Tutti gli articoli sulle versioni del Perrault e dei F.lli Grimm
Ipotesi della trasformazione del racconto a partire dai rituali funebri
endocannibalici fino ai racconti del Perrault e dei F.lli Grimm:
3) l'ipotesi del lupo come demone della morte, e l'ipotesi agraria connessa alle antiche
feste germaniche
Si potrebbe ipotizzare come racconto d'origine anche una storiella imperniata
sulla
figura e sulla sorte della nonna. Fino a qual punto la nonna è malata?
Perché
la
figlia con il tramite della fanciulla le manda pane e burro? Questo dono può
essere
considerato
una risorsa magica per risollevare persone ritenute molto malate e quindi molto
prossime
alla
morte?
Se
la risposta fosse positiva si potrebbe congetturare che il lupo sia una sorta
di
demone della
morte e non uno sciamano. La gara tra il lupo e la fanciulla è fondamentale
per stabilire la sua sorte. Se arriva prima dalla nonna la fanciulla col dono,
allora
la vecchia si guarirà; se invece arriva prima il lupo, il demone della
morte, cannibale per possessione magica, la nonna sarà sua preda e nonna
e lupo saranno una sola persona.
Nella
fiaba,
almeno nelle due versioni di Perrault e dei Grimm, avviene
che il lupo arrivi prima e quindi la nonna diventa una cosa sola col lupo, ovvero
un cadavere vivente a sua volta cannibale. In questa ipotetica storia d'origine
il sesso non c'entra, è soltanto accessorio alla possessione demoniaca?
Se invece fosse fondamentale la parte sessuale questa
storia ipotetica d'origine lascierebbe comunque le porte aperte alla significazione
agraria. In questo caso la nonna dovrebbe essere associata alla
terra
sterile
e
la fanciulla alla terra vergine. In questo caso però il
lupo non sarebbe più lo
spirito o
mostro cannibale della morte, ma bensì il demone, uno degli attori principali
che
impersonifica
la
natura o il bosco che s'impossessa della terra abbandonata. E questo è il
primo
passaggio. Il secondo passaggio sarebbe una commistione tra lupo-bosco-terra
abbandonata e fanciulla-terra vergine, ovvero sarebbe il rito centrale,
permeato
da
una
magia
di
tipo
caotico-simpatico,
che va dalle
oscenità e dai travestimenti alle danze orgiastiche, da pantomime di carattere
sessuale ai finti combattimenti,
dalle
feste
augurali
con
consumo abbondante di cibo(orgia alimentare) al ritorno dei morti. E questi caratteri
li hanno due feste germaniche, la
festa del sacrificio di Frey e la festa del Jul cui si rimanda. In queste
feste
pare non sia menzionato il lupo, ma in entrambe le feste c'è il ritorno
dei morti, inoltre nella festa di Frey vengono sacrificati anche dei cani. Nella
festa del Jul c'è la cavalcata degli spettri, cioè delle anime
di persone morte anzitempo, soldati morti in battaglia, persone morte per violenza,
al seguito
del "cacciatore selvaggio". Gli studiosi riportano che durante le celebrazioni
di queste feste nei villaggi ci si si tappava in casa per il timore
di
incontrare questi spettri (Carlo Ginzburg, I benandanti,
Stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento, 1966, p.62): può essere
associata l'ammonizione a stare attenti della madre della fanciulla alla precauzione
di stare chiusi in casa durante queste antiche feste?
Terzo e ultimo passaggio: alla
fine della fiaba di Cappuccetto rosso dei F.lli Grimm il taglialegna riporta
in vita
sane e salve la fanciulla e la vecchia, ovvero anche la vecchia terra abbandonata
torna a essere fertile, mentre il lupo ottiene pietre nel suo stomaco, ovvero
ritorna nella sua antica veste di sciamano.
Certo
non
si
può
raffrontare il racconto di Cappuccetto rosso con le feste germaniche riportate,
la fiaba
per
sua natura
da un lato sintetizza il mito-rito, dall'altro lo rende anche
più impressionante, perché la fiaba può essere vista come il mito spiegato
alle donne e ai piccoli.
Ma
molto
probabilmente
quando
nel
1857,
nell'ultima
edizione
delle Kinder und -Hausmärchen i F.lli Grimm sostituirono il cacciatore col
taglialegna, essi avevano in mente, come sostrato culturale della fiaba, proprio
le antichissime tradizioni germaniche.
Analoghe tradizioni ci sono pure in territorio francese, presso gli antichi
Celti.
Presso
i Celti il dio protettore dell'agricoltura è
Amaethon
(“figlio
dell’aratro”), dal gallico Ambactos (“servitore” vedi
Cesare,
De Bello gallico, VI, 15),
che
mostra come l’agricoltura fosse
considerata una funzione subalterna, affidata non ai cittadini ma a servitori
o a schiavi.
Forse anche per questa netta sudditanza degli agricoltori ai sacerdoti Druidi
(studiosi riferiscono che questi sacerdoti dettavano agli agricoltori il tempo
giusto della
semina) la versione francese di Cappuccetto rosso non presenta un ritorno. Anche
i Celti avevano una festa a maggio che ha dei tratti in comune con le feste germaniche
sopra citate. Si tratta della festa di Beltaine o Belenos o Belenus. I rituali
di questa festa vedevano in prima linea i druidi e i re, che accendevano delle
enormi pire di fuoco a cui facevano seguito cerimonie, giochi e gli immancabili
banchetti
(vere e proprie gozzoviglie, non lontane dalle più antiche orgie alimentari).
La
festa
si
svolgeva
sotto
il
patrocinio
del
dio
Belenos
o Belenus (di cui Bel ne è l’abbreviazione), il cui nome significa “brillante”,
chiaro collegamento ad un culto solare di epoca preceltica. Giulio Cesare osservò
la festa e nel De Bello Gallico la ricorda così: "Hanno dei grandi
fantocci dalle pareti di vimini, che riempiono di uomini viventi; vi appiccano
il fuoco, e gli
uomini vi muoiono, avvolti dalle fiamme"
(De Bello Gallico, VI, 16)
Marco Anneo Lucano dice la stessa cosa al proposito: “Viene bruciato un
certo numero di uomini in una gabbia di legno”. Il greco Strabone afferma
che i Galli “…fabbricavano
un
colosso con del legno e del fieno, vi chiudevano degli animali selvaggi e domestici
come pure degli uomini, e bruciavano il tutto”.
I Celti avevano due feste principali
quella di Ognissanti, nei primi giorni del nostro novembre, e quella di Beltaine,
dei
primi giorni del nostro maggio. Quindi probabilmente queste feste servivano a
chiudere
e
ad aprire un ciclo che più che solare sembra agricolo. Comunque gli studiosi
parlano
dei
fuochi come delle cerimonie di purificazione in onore della divinità solare
Belenos.
Ma chi erano gli uomini destinati al rogo? Prigionieri di guerra, agricoltori-schiavi
ribelli, persone devianti, ladri, assassini, pellegrini, senza fissa dimora?
Comunque
in altre culture e anche nel nostro medievo e anche oltre le condanne a morte
venivano eseguite molto spesso nei giorni festivi in modo che fossero un monito per il popolo che accorreva a tali manifestazioni. Invece in
una
apparente
bella
giornata
di
maggio
Cappuccetto
rosso
viene
divorata
da
un lupo e nella mitologia scandinavo-norrena Sól, la divinità del
sole,
viene divorata dal lupo Sköll.
Il nome Sköll significa verosimilmente "inganno".
Oltre all'alternanza inverno-bella stagione, il rituale del rogo potrebbe accompagnarsi
o meglio essere una alternativa all'endocannibalismo nei riti funerari. In effetti
se si esaminano bene i riti celtici delle gabbie
incendiate, se si ammettesse
che gli uomini posti dentro erano criminali, delinquenti, si potrebbe considerare
quel rito una sorta di purificazione della società. E probabilmente pure
tra
i
Romani ed altri popoli la condanna al rogo è ed è stata una distruzione
del cadavere
di persone che anche da morte, secondo una certà mentalità, potevano
danneggiare
la società, i sopravvissuti.
Continua
Tutti gli articoli sulle versioni del Perrault e dei F.lli Grimm
1 - Premessa
2 - Il lupo nella cultura dei greci
3 - Alla ricerca della pietra simbolo della sterilità
4 - Le pietre nel ventre dell'iniziando sciamano
5 - Divoramento e travestitismo nelle iniziazioni tribali
6 - Culto delle pietre presso i Lapponi
7 - Il lupo nelle culture che praticavano un'agricoltura primordiale
8 - I Lupercalia dei Romani
9 - La struttura dei Lupercalia
10 - Il lupo e i sette capretti
11 - Lo spirito del grano nell'ultimo covone denominato il Vecchio, la Vecchia e anche il Lupo
12 - I popoli che praticavano la patrofagia, i racconti popolari con la prova cannibalica
13 - Il racconto rielaborato e ambientato in una cultura in cui si praticava la patrofagia e si aveva il terrore degli spiriti
14 - l'ipotesi del lupo come demone della morte, e l'ipotesi agraria connessa alle antiche feste germaniche
15 - Il carattere solitamente critico dei racconti popolari verso le classi superiori, ma nella versione dei F.lli Grimm il lupo acquisisce una funzione quasi conservativa
16 - Lupo e taglialegna gli estremi, nipote e nonna i mediatori; il demone germanico Loki vicino al lupo della fiaba grimmiana
17 - Il comportamento del lupo come indice di civiltà
18 - Il comportamento del lupo nei confronti dell'uomo dal medioevo fino ai fatti del lupo di Gévaudan
19 - Interpretazione storica della versione del Perrault, le ruelles e le preziose
20 - Le versioni più studiate della fiaba di Cappuccetto rosso
Tutti gli articoli sulle versioni popolari di Cappuccetto rosso
1 - Le versioni orali del racconto in cui il percorso per raggiungere la nonna sembra abbia una parte rilevante
2 - La versione orale dell'Haute-Bretagne in cui la nonna potrebbe indicare un campo o una vigna o vite sterile
3
- Le due versioni de la Nièvre. In una di esse la fanciulla si salva
4
- La versione della Touraine. In questo racconto al lupo subentra il diavolo e la fanciulla si salva
5 - La versione del Forez in cui la fanciulla cede il paniere al lupo e poi viene divorata
6 - La versione raccolta a Valencay nell'Indre in cui la fanciulla dice alla finta nonna che ha delle grandi mani e quella le risponde che servono per frustarla
7 - La versione provenzale, molto simile a quelle del Forez, ma più eleborata
8 - La generazione agricola per talee, associata nei miti e nei racconti enigmatici all'endocannibalismo e all'incesto
9 - Le correlazioni tra i miti e il culto di Fauna-Bona Dea e i racconti orali di Cappuccetto rosso
10 - L'alternativa del percorso come traccia per risolvere l'indovinello del racconto enigmatico
11 - Il sostrato culturale della religione arcaica dei Romani: ovvero l'agricoltura - La fondazione di Roma legata a un solco tracciato dall'aratro tirato da un toro e una vacca
12 - Analogie e differenze tra mirto e vite - Il mirto pianta spia del tempo, Il dio Fauno sia lupo, sia serpente, sia lupino
13 - Le madonne nere francesi rimpiazzarono le figure divine pagane, e principalmente Bona Dea
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superiori, lupo con funzione
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Il comportamento del lupo come indice di civiltà, comportamento del
lupo nei confronti dell'uomo dal medioevo fino ai fatti del lupo di
Gévaudan,
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