Tutti gli articoli sulle versioni popolari di Cappuccetto rosso

IV - Le versioni di Chaperon Rouge riportate nella rivista francese Mélusine nel XIX secolo: La versione della Touraine


In una versione della Touraine, regione interna della Francia nel bacino della Loira, la protagonista a volte è chiamata la petite Jeannette, a volte Fillon-Fillette. Ella viene a sapere che la nonna è malata e allora si mette in cammino per andarla a visitare. Ma non conosce o non ricorda la strada. A un incrocio incontra un cencioso e brutto villano che portava con sè una scrofa e gli chiede la strada per raggiungere la casa della nonna. Il villano le indica una strada molto lunga e tortuosa. La fanciulla segue le indicazioni del villano, mentre il villano con la scrofa fa la strada più breve e raggiunge ben presto la nonna. Il villano uccide la nonna e deposita il suo sangue in un recipiente e si corica nel suo letto. Quando arriva la fanciulla, ella chiede alla finta nonna della sua salute. La finta nonna, contraffacendo la voce, dice di stare meglio e chiede alla fanciulla se ha fame. Alla risposta positiva le dice di prendere il sangue del recipiente, di metterlo in pentola e cucinarlo. La fanciulla obbedisce. Nel mentre cucinava quel sangue si sentono delle vocine d'angelo provenienti dall'alto del caminetto che dicono: "Maledetta fanciulla che cucina il sangue di sua nonna". La fanciulla chiede spiegazione di ciò alla finta-nonna e quella le risponde di non farci caso perché si tratta di linguaggio di uccelli. Ma le voci continuano e la fanciulla sente che le voci dicono: Ah! la vilain petite coquine(donnaccia, sgualdrina) qui fricasse le sang de sa grand'mère!". A questo punto Jeannette dice che non ha più fame e che non vuole mangiare il sangue della nonna. La finta nonna la invita a letto e la fanciulla la raggiunge a letto e si accorge che quella che pensava fosse la nonna aveva una corporatura particolare. Nel contempo esprime le sue osservazioni: "Nonna, che braccia lunghe che hai?" - Per abbracciarti meglio, la risposta della finta nonna - "Che grandi gambe che hai" - Per correre meglio - "Che occhi grandi che hai? - Per guardarti meglio - "Che denti lunghi che hai? - Per mangiare meglio -. La fanciulla, a questo punto, dice alla finta nonna che ha un bisogno impellente. La finta nonna le suggerisce di farlo a letto. Ma la fanciulla lo reputa molto sporco e suggerisce alla finta nonna di legarla con un fil di lana, così da poterla controllare, mentre va fuori a fare il bisognino. La finta nonna segue il suggerimento e la fanciulla può andare fuori. Una volta fuori la fanciulla si libera del filo di lana e scappa. Dopo qualche minuto la finta nonna la chiama, ma le voci degli angeli dicono: "Pas ancore, ma grand'mère". E così un'altra volta. Poi quando la fanciulla era lontano, le voci risposero: "C'est fini". La finta nonna tira il filo, ma all'altro capo non c'era nulla. Quindi la finta nonna, cerca di inseguire la fanciulla sfuggita. Ora è il diavolo(secondo quanto riferisce il novellatore) e monta sul dorso della scrofa che aveva lasciato sotto la tettoia. Arriva in riva a un fiume dove stavano delle lavandaie che lavavano i panni. Il diavolo si informa con loro se per caso hanno visto una fanciulla con un cagnolino forse un barboncino che la seguiva(il particolare del cane che accompagnava la fanciulla non era stato menzionato prima, nel racconto). Le lavandaie lo avvisano che la fanciulla poco tempo prima era andata sull'altra riva del fiume, passando sopra un lenzuolo che loro stesse avevano disteso sull'acqua. Il diavolo chiede loro che facciano lo stesso per lui. Le lavandaie lo accontentano. Sia il diavolo, sia la scrofa salgono sul lenzuolo, ma subito affossano e il diavolo annega. Nel racconto francese il diavolo esclama rivolgendosi alla scrofa: "Lappe, lappe, lappe, ma grande truie, si tu ne lappes pas tout, nou nous noierons tous deux." E quel "lappe" probabilmente intendeva dire "fai la magia", dai un tocco magico, come fa il giocatore di carte quando "lappe" le carte.(Versione raccolta nella Touraine dalla voce di M. Lègot e pubblicata nella rivista Revue de l'Avranchin, 1885, pp.550-552, vedi la versione in francese)


In questo racconto, non ben congegnato nelle sue parti(per il particolare del cane della fanciulla, non menzionato prima), entrano in gioco considerazioni magico-religiose. Le vocine degli angeli che vengono da sù prendono la parte degli angeli protettori dal male, la persona che circuisce la fanciulla diventa il diavolo, molto simile al dio pagano norreno Frey, dio dell'amore e della fertilità, che nelle saghe norreniche aveva come cavalcatura il porco Gullinborsti, Setola d'oro(vedi nostro articolo). Viene ribadito che, se una ragazza segue quello che dice la finta nonna, ovvero il diavolo, si è coquine, ossia delle sgualdrine e mangiare il sangue della nonna viene considerato un atto indegno. Di fatto la fanciulla, che questa volta si chiama Jeannette(lo stesso nome della nonna nella versione dell'Haute-Bretagne), non beve il sangue della nonna, quindi non è coquine. Quindi, in questa versione edificatoria, si salva. Interessante lo stratagemma del bisognino per allontanarsi dal villano ed è pure notevole che il personaggio divoratore venga avvicinato a un infimo allevatore di maiali. In effetti per la concimazione della vigna(anche a pergola o maritata) i prodotti derivanti dai bisogni umani sono considerati diversamente dal Columella: gli escrementi umani non vanno bene perché ritenuti troppo caldi, cioé possono bruciare la terra, mentre l'orina umana è consigliata se conservata per 6 mesi, perché l'uva e il vino ottenuti ne guadagnano in gusto e profumo(ibidem II,14). Sono certo discorsi da villano e probabilmente un viticultore appassionato poteva essere confuso a volte con un allevatore di maiali. Da notare che in questa versione il novellatore, ripensando il racconto, non fa più riferimento alla carne della nonna, c'è solo il suo sangue. Resta l'enigma del cane che accompagnava la fanciulla. C'è stato qualche novellatore, nel corso dei tramandamenti orali del racconto, che ha visto nella fanciulla vincente sul lupo o diavolo, una epifania di Epona, spesso rappresentata con un cane? Purtroppo pare che non ci sia qualche altra versione del racconto in cui c'è la presenza di un cane. C'è da sottolineare comunque che la fanciulla ha una dote portentosa, cioè conosce il linguaggio degli uccelli. Proprio questa conoscenza le fa comprendere il monito lanciato dalle voci d'angelo. Non prendendo il sangue della nonna, della morta, si salva. Il racconto, per questa sua svolta edificante-religiosa, redime la fanciulla e le apre gli occhi davanti alla realtà. Il finale, probabilmente inconsapevolmente, indica una via concreta di salvezza: ovvero il lavoro come lavandaie, certo un lavoro duro, ma onesto; lavoro all'aria aperta e non lavoro domestico come quello della sarta. Per quanto riguarda il percorso, in questo racconto il diavolo è un ingannatore: l'indicazione sbagliata data alla fanciulla serve al diavolo per arrivare prima presso la nonna, la cui dimora sembra una entità misteriosa. Nemmeno la nipote la conosce, al contrario del diavolo. Questa versione pare indubitabile sia stata risistemata in chiave cristiana e contro le antiche divinità pagane.
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Una moderna rappresentazione del dio norreno Freyr con un cinghiale


Tutti gli articoli sulle versioni popolari di Cappuccetto rosso

1 - Le versioni orali del racconto in cui il percorso per raggiungere la nonna sembra abbia una parte rilevante

2 - La versione orale dell'Haute-Bretagne in cui la nonna potrebbe indicare un campo o una vigna o vite sterile

3 - Le due versioni de la Nièvre. In una di esse la fanciulla si salva

4 - La versione della Touraine. In questo racconto al lupo subentra il diavolo e la fanciulla si salva

5 - La versione del Forez in cui la fanciulla cede il paniere al lupo e poi viene divorata

6 - La versione raccolta a Valencay nell'Indre in cui la fanciulla dice alla finta nonna che ha delle grandi mani e quella le risponde che servono per frustarla

7 - La versione provenzale, molto simile a quelle del Forez, ma più eleborata

8 - La generazione agricola per talee, associata nei miti e nei racconti enigmatici all'endocannibalismo e all'incesto

9 - Le correlazioni tra i miti e il culto di Fauna-Bona Dea e i racconti orali di Cappuccetto rosso

10 - L'alternativa del percorso come traccia per risolvere l'indovinello del racconto enigmatico

11 - Il sostrato culturale della religione arcaica dei Romani: ovvero l'agricoltura - La fondazione di Roma legata a un solco tracciato dall'aratro tirato da un toro e una vacca

12 - Analogie e differenze tra mirto e vite - Il mirto pianta spia del tempo, Il dio Fauno sia lupo, sia serpente, sia lupino

13 - Le madonne nere francesi rimpiazzarono le figure divine pagane, e principalmente Bona Dea





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