Oggi è Venerdi' 20/09/2024 e sono le ore 15:40:06
Nostro box di vendita su Vinted
Condividi questa pagina
Oggi è Venerdi' 20/09/2024 e sono le ore 15:40:06
Nostro box di vendita su Vinted
Condividi questa pagina
Nostra publicità
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Recensione
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
di Salvatore La Grassa
TAG: Giuseppe Pitré, Fiabe novelle e racconti popolari siciliani, Agatuzza Messia, Giovambattista Basile, Pentamerone, Giovanni Patuano, Matri-drau, tipo Amore e Psiche, Il ceppo d'oro, Il tronco d'oro, Marvizia, Lu re d'amuri
In questo breve saggio si cercherà un raccordo tra il racconto Marvizia di Agatuzza Messia, il racconto Lu re d'amuri di Giovanni Patuano e Il Ceppo d'oro del Pentamerone(V, 4) del Basile, altrimenti denominato Il tronco d'oro. I raccontatori dei racconti siciliani sono entrambi di Palermo, ma i loro racconti, pur se hanno diversi punti in comune, presentano molte differenze. Per analizzare il racconto della Messia abbiamo a dispozione tanti altri suoi racconti, riportati dal Pitrè. Meno numerosi sono, invece, i racconti del Patuano trascritti dal Pitré.
Marvizia: quando le ragazze da marito si ritengono colpevoli solo per aver
provato un desiderio
Un particolare importante di Marvizia(nome che le affibbia la mamma-draga) sta nel fatto
che la principessa protagonista non compie alcuna mancanza. Nello schema dello studioso
Propp la fiaba va in una certa direzione a partire da una mancanza o da un atto colposo del protagonista.
Nelle fiabe del tipo ricerca dello sposo perduto, cui appartiene il
racconto Marvizia, per solito la protagonista pecca di curiosità, ovvero vuole
vedere e riconoscere l'uomo che dorme con lei, nonostante sia stata avvisata
a non soddisfare la sua curiosità.
Spesso sono le sorelle che la incitano a rompere le regole imposte dallo sposo o dal suo servo. Ma
il racconto della Messia non presenta il motivo della scuola finlandese C32.1.
ovvero il non rispetto del Tabù di guardare il marito soprannaturale.
La protagonista quando nel suo pellegrinare incontra la reggina, madre del
personaggio Uccello Verde secondo il racconto della Messia, le dice espressamente
che deve pellegrinare sette anni per aver commesso un peccato grave. Ma quale
peccato? Probabilmente il desiderare a tutti i costi l'uccello verde che aveva rubato i semini della
sua rosa. Nella mente della Messia o di un raccontatore precedente, nel tramandamento orale,
molto probabilmente c'è stata una trasposizione di senso dell'azione dell'uccello verde di rubare i
semini di una rosa: una rosa unica in un vaso. Potrebbe la rosa unica essere la metafora
del sesso o meglio della verginità della protagonista? Questo è possibile,
specie se si considera che in ambiente cattolico i racconti popolari tendono
ad essere paludati, riproposti in forme che si addicono agli ascoltatori più piccoli.
L'Uccello verde è il pappagallo?
Ma ci può essere un'altra spiegazione, se si riconosce che l'uccello verde sia un pappagallo,
ovvero un uccello che parla. E ci sono numerosi racconti popolari e non, che hanno come personaggio importante l'uccello
verde che parla e che proferisce sentenze. Italo Calvino in Fiabe Italiane
ne ha rimodulata una versione al n.87 della raccolta. Italo Calvino ha trovato
tante versioni in Italia e fuori d'Italia. Egli ha scelto le versioni de La Novellaja Fiorentina
dell'Imbriani, L'uccellin che parla(VI) e la molto simile L'uccel
bel verde(VI bis). Ma il Calvino ricorda tante altre versioni tra cui le siciliane Li
figghi di la cavuliciddaru e La cammisa di lu gran jucaturi e l'auceddu
parlanti (Pitré XXXVI). Li figghi di la cavuliciddaru, è racconto raccolto dalla popolana
palermitana Teresa Varrica, di mestiere frangiaia, l'altro proviene da Montevago.
Ed un personaggio che si trasforma per amore in pappagallo è il notaio
nel racconto cornice Lu
Pappagaddu chi cunta tri cunti (Pitré II), appreso da Agatuzza Messia. In questo racconto il notaio è il campione
d'amore che si vende pure l'anima al diavolo per conquistare la moglie del
commerciante che era partito per motivi di lavoro( vedi nostro commento). Quindi è possibile che la protagonista del racconto
della Messia desideri il campione d'amore, fortemente risoluto nel raggiungere i
suoi obbiettivi. Ma non solo. Nella parte finale del racconto la protagonista
rimane con Uccello verde trasformato in uomo, ed anche col servo giagante Alì
che ha fatto da tramite tra lei e Uccello verde, non ancora trasformato in
uomo, e che se l'è caricata sul collo per portarla alla mannara delle
capre cannibali. Fa pure senzazione quell'usufruire nel finale della statua
in oro della mamma-draga. Probabilmente il peccato della protagonista è solo il desiderio
dell'uccello verde, peccato solo di pensiero o intenzionale, sentito come
peccato perché connesso alla sua materialità. Il nome
alla protagonista è dato dalla mamma-draga e quest'ultima rimane come statua d'oro, come ricordo indelebile
del suo periodo di peregrinazione. Questa trasformazione della mamma-draga
in statua d'oro sottintende forse che dopo la sua morte la suocera (mamma-draga)
deve essere riverita dalla nuora come una statua d'oro?
Fino a qual punto in Marvizia si trova il retaggio della sciamana che poteva
contravvenire alle consuetudini claniche?
Per questi particolari suesposti si può annoverare la protagonista del
racconto Marvizia come una succedanea di protagoniste di quei racconti simili
ad Amore e Psche e che un nostro studio ha ipotizzato derivino dal riporto antichissimo
di storie di sciamane che sognavano di incontrare un uomo o dio bellissimo e che spesso
effettivamente sposavano, nonostante che fossero già sposate. Da questi sposalizi, che venivano celebrati
solennemente, potevano nascere pure dei bambini. Per quanto riguarda i matrimoni
nelle società divise in clan e sottoclan, c'è da dire che solitamente
le unioni matrimoniali non erano necessariamente caratterizzate da amore reciproco.
I matrimoni avvenivano tra componenti dei sottoclan di corrispondenza nuziale, e coloro che contravvenivano
a queste regole claniche venivano espulse dalla tribù o comunque emarginati. Oppure i matrimoni venivano combinati dai genitori, molto spesso tra cugini quando i promessi erano molto piccoli, secondo delle antiche tradizioni che avevano pure una rispondenza di tipo economico nel caso che le famiglie dei promessi fossero state dei proproetari terrieri e di bestiame.
Probabilmente l'unica eccezione era concessa alle sciamane. Se la sciamana aveva pure
dei figli da questa relazione, molto probabilmente a lei era concesso di avere degli amanti, ufficiali o segreti
che fossero. Del resto, essendo una sciamana, poteva anche sostenere che il
dio incontrato nel sogno o nell'altro mondo, si era impadronito del corpo di
un bellissimo giovane della tribù, o meglio ancora di un bellissimo
giovane prigioniero di guerra, oppure di un giovane straniero catturato.
In questi ultimi casi la sciamana, soddisfacendo la sua fantasia, salvava la vita al prigioniero che per questo, se non altro, le doveva riconoscenza.