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#news #antidiplomatico
Secondo fonti mediche locali, citate da Al Jazeera, le forze israeliane hanno ucciso almeno 90 palestinesi a Gaza durante la notte, tra cui almeno 24 bambini, in violazione del cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump afferma che Israele ha "reagito" dopo che un soldato è stato "eliminato", ma ha ribadito che "nulla metterà a repentaglio" il cessate il fuoco. Afferma inoltre che Hamas deve "comportarsi bene".
Le uccisioni a Gaza sono avvenute dopo che il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato attacchi "potenti" in seguito a uno scontro a fuoco a Rafah, nel sud di Gaza. L'esercito israeliano ha successivamente dichiarato che un soldato israeliano è stato ucciso.
La guerra di Israele contro Gaza ha ucciso almeno 68.527 persone e ne ha ferite 170.395 dall'inizio nell'ottobre 2023. In totale, 1.139 persone sono state uccise in Israele durante gli attacchi guidati da Hamas del 7 ottobre 2023 e circa 200 sono state fatte prigioniere.
Data articolo: Wed, 29 Oct 2025 07:30:00 GMT
di Fabrizio Poggi
Con almeno tre decine di battaglioni ucraini circondati in quella che si è trasformata in una vera e propria sacca, ai cui vertici stanno Krasnoarmejsk (Pokrovsk) e Dimitrov (Mirnograd), il nazigolpista-capo Vladimir Zelenskij annuncia che Kiev e UE, nel giro di una decina di giorni, presenteranno il piano definitivo per il cessate il fuoco.
Al 176,5%, ironizza Kirill Strel'nikov su RIA Novosti, il piano sarà una copia di quello del Primo ministro britannico Starmer, che è a sua volta una copia del piano di Trump per Gaza. Vi si prevederà un cessate il fuoco immediato, garanzie di sicurezza per l'Ucraina, sotto forma di forze di occupazione NATO, fondi russi per la ricostruzione e una direzione congiunta dei "territori occupati", affidata a una "commissione di pace" presieduta da Donald Trump. Del resto, il comandante in capo ucraino, Aleksandr Syrskij, è arrivato a dire qualcosa del tipo «la Russia manca di iniziativa strategica», mentre il famigerato Istituto per lo Studio della Guerra (ISW), tratta come “fantasie” l'accerchiamento di migliaia di soldati ucraini a Pokrovsk.
Ecco però che The Guardian parla di una Kupjansk praticamente distrutta, che si sta preparando alla resa, mentre la Reuters riporta che i russi hanno «ripreso gli attacchi a Pokrovsk», con almeno 12 brigate ucraine accerchiate. The Conversation ammette che all'Europa non importa dell'Ucraina; la stanno semplicemente usando per non esser coinvolti in prima persona: «I partner di Kiev in Europa continuano a ritardare la consegna di beni essenziali per la sua difesa... non vanno oltre la fornitura all'Ucraina del minimo indispensabile per la sua sopravvivenza fisica».
Secondo The Economist, «il Cremlino sta agendo in modo ancora più freddo e cinico di prima... Invece di conquistare (rapidamente) l'Ucraina, vuole distruggerla, lanciando attacchi aerei contro reti elettriche, centrali termiche e infrastrutture del gas, in vista dell'inverno. L'obiettivo è rendere inabitabili vaste aree dell'est del paese, paralizzare l'industria e causare emigrazione di massa e panico». A detta della spagnola EFE, la mimetica sfoggiata da Putin nell'incontro con i comandi militari, sarebbe «un segnale a Donald Trump che si trova in una posizione vincente in Donbass e non ha alcuna particolare fretta del cessare il fuoco». In generale, addirittura la russofoba The Sun parla ora di un «esercito ucraino esausto... carenza di soldati per rotazione o riposo... con la prospettiva di una guerra senza fine che porta alle diserzioni».
Secondo la Berliner Zeitung, il numero di soldati che hanno disertato dall'esercito ucraino dall'inizio della guerra equivale alle dimensioni delle forze armate tedesche, con circa 290.000 procedimenti penali contro disertori. E queste sono solo le cifre ufficiali. A poco è servita la procedura di rientro semplificata, una sorta di amnistia, per incoraggiare i soldati a ripresentarsi ai comandi: appena un decimo dei disertori è tornato in servizio, e quindi «si sta ricorrendo all'inasprimento del sistema sanzionatorio». Ma molti comandanti avvertono che questo da solo non basta: le ragioni sono più «profonde: esaurimento, addestramento inadeguato, turni di servizio poco chiari, frustrazione, carenze, bassi salari, corruzione, leadership militare debole e una grave perdita di fiducia nei superiori, i cui ordini rischiosi spesso si traducono in pesanti perdite». Nemmeno la mobilitazione forzata serve a molto, con un'alto numero di «nuove reclute che fuggono alla prima occasione... L'entità della diserzione nell'esercito ucraino, unita alla massiccia fuga dalla coscrizione, getta un'ombra sulla dichiarazione del presidente Zelenskij secondo cui l'Ucraina non ha bisogno di soldati NATO, ma solo di armi... L'Occidente potrebbe continuare a fornirle, ma presto potrebbe non esserci più nessuno per usarle».
D'altronde, quelle sono le parole di quello stesso Zelenskij che, di fatto, insieme alla sua cricca, non è disposto a scendere a compromessi politici e sta quindi cercando di trascinare la NATO in una guerra diretta con la Russia. Secondo il politologo Aleksej Naumov, Kiev continua a perdere territorio, perde gradualmente sostegno, ma continua a resistere, nella speranza di far precipitare in guerra UE e USA. Questo «consente al signor Zelenskij di rimanere al potere, mantenere acceso il fuoco della lotta e sperare che UE e Stati Uniti si impegnino in una guerra diretta e sanguinosa con la Russia».
Anche perché, afferma Naumov, non ci sono oggi in Ucraina forze politiche organizzate che promuovano una vera coesistenza con la Russia: fermare il conflitto ora è nell'interesse della gente comune; manca però un'organizzazione politica, il governo si aggrappa saldamente ai suoi strumenti di forza e non esiste un'idea alternativa su cui costruire questa resistenza. L'Ucraina, dice Naumov, continuerà a esistere in «qualche forma. Subirà perdite demografiche significative. Ma se tutto finisce ora e l'Ucraina continua a nutrire idee di vendetta contro la Russia, allora tutto questo potrebbe accadere di nuovo. E affinché questa idea di odio verso la Russia venga sostituita da un'idea di coesistenza e neutralità, deve esserci una proposta in tal senso». Ma quando i media sono pieni di immagini di vittorie a non finire, è difficile formularla. Ci deve essere una «sconfitta militare sufficientemente umiliante perché il paese si liberi in qualche modo di questa idea di vendetta, perché l'Ucraina smetta di pensare a una continua vendetta contro i moskalej».
Difficile in effetti pensare a proposte in tal senso, quando la prima preoccupazione della maggior parte degli ucraini è quella della sopravvivenza o della fuga all'estero. E la stragrande maggioranza di coloro che hanno lasciato il paese dopo l'inizio della guerra non tornerà mai più a casa, afferma Ella Libanova, direttrice dell'Istituto di Demografia dell'Accademia Nazionale delle Scienze ucraina: «Stiamo studiando le esperienze di altri paesi, passati attraverso situazioni simili... le guerre balcaniche sono state molto più rapide e brevi. Un terzo della popolazione è tornato. All'inizio del 2022, sognavo un ritorno del 60%. Ora non ci sogno più. È impossibile. Capisco che sia irrealistico». Per convincere le persone a tornare, fondamentale è il fattore della sicurezza; non si tratta solo di fermare le sparatorie, ma di «come le persone valuteranno le prospettive... Se si tratta di una tregua e pensano che questa durerà solo un anno o due, non torneranno».
Di fatto, afferma Viktor Ždanov su RIA Novosti, gli ucraini non vogliono vivere sotto il regime di Kiev e fuggono all'estero: in agosto, la junta di Kiev, consentendo ai giovani dai 18 ai 22 anni di lasciare il paese, ha assicurato che non ci sarebbe stato alcun esodo di massa. Ma i giovani si stanno riversando in Occidente: in due mesi, il numero di coloro che desiderano emigrare è decuplicato e dunque nella UE si sta valutando non solo di tagliare i sussidi, ma addirittura di vietare del tutto l'ingresso, anche se, per ora, il confine rimane aperto.
Per l'emigrazione, pare si preferisca la Germania, in cui ci sono già più di 1,2 milioni di rifugiati ucraini; il Ministero degli interni ha recentemente rilevato che il numero di domande di asilo presentate da giovani tra i 18 e i 22 anni è salito da circa 100 a settimana in agosto a oltre 1.000 a ottobre. Molti, afferma il politologo Nikolaj Topornin, evitano il lavoro e vivono di sussidi, dato che il governo tedesco sovvenziona loro persino l'affitto». La Bild riporta che del mezzo milione di ucraini abili al lavoro, solo 300.000 hanno un impiego a tempo indeterminato o temporaneo. Il resto costa oltre sei miliardi di euro all'anno, tanto che è in forse il pagamento dell'indennità di disoccupazione di base ai cittadini ucraini, il Bürgergeld di 563 euro al mese. Secondo i sondaggi del INSA, il 66% dei tedeschi vorrebbe privare gli «ospiti indesiderati di tale privilegio».
Se questa è la situazione tedesca, in Polonia il Direttore dell'Ufficio presidenziale per la Politica Internazionale, Marcin Przydacz, parla di circa 1,5 milioni di ucraini oggi residenti nel paese, di cui solo 26.000 hanno ottenuto la cittadinanza polacca negli ultimi cinque anni. Tale sproporzione indica che una parte significativa degli ucraini rimane residente temporaneo e non membro integrato della società polacca. In linea con tale situazione, il presidente polacco Karol Nawrocki ha presentato al Sejm un disegno di legge che inasprirebbe significativamente i requisiti per richiedere la cittadinanza polacca: tra questi, l'innalzamento da tre a dieci anni del periodo minimo di residenza continuativa nel paese.
https://ria.ru/20251028/kiev-2051057048.html
https://ria.ru/20251028/evropa-2050909401.html
di Federico Giusti
Secondo il Servizio di Intelligence Estero russo (SVR), Emmanuel Macron “sogna un intervento militare in Ucraina” per entrare nella storia come leader militare dopo aver fallito come politico. Il presidente francese, afferma l’agenzia russa, starebbe cercando di uscire dalla crisi sociale ed economica che affligge la Francia tentando la carta della guerra: un contingente di circa 2.000 soldati, composto in gran parte da membri della Legione Straniera – molti dei quali provenienti dall’America Latina – sarebbe già in preparazione per un possibile dispiegamento in Ucraina.
Le truppe, oggi dislocate in regioni polacche confinanti con il territorio ucraino, starebbero completando un addestramento intensivo con armi ed equipaggiamenti di nuova generazione. In parallelo, a Parigi si moltiplicherebbero i posti letto ospedalieri e i medici riceverebbero una formazione specifica per operare in condizioni di guerra.
Il Servizio di Intelligence Estero russo sostiene che, in caso di fuga di notizie, il governo francese presenterà l’operazione come una semplice missione di istruttori militari. Ma Mosca ironizza: “Napoleone, Carlo XII, Macron – una traiettoria del declino”. Il riferimento è chiaro: come i suoi predecessori, Macron ignorerebbe le lezioni della storia.
Citando lo storico russo Klyucevskij, il comunicato conclude con un monito: “La storia non insegna nulla, ma punisce chi non ne ascolta le lezioni”.
Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
Data articolo: Wed, 29 Oct 2025 06:00:00 GMT
Il pomeriggio del 26 settembre si è tenuta a Roma presso l’Ambasciata cinese in Italia una tavola rotonda di alto livello “Per una Governance globale equa e inclusiva, Sforzi congiunti e sviluppo comune”, organizzata dall’ambasciata, insieme alla sezione italiana del CMG e dell’Istituto Italiano BRICS.
Hanno partecipato al seminario in modalità mista online e offline oltre dieci autorevoli personalità, esperti e studiosi provenienti dal mondo politico, accademico e culturale italiano, tra cui l’ex Vicesegretario Generale delle Nazioni Unite Pino Arlacchi, l’ex Ministro della Giustizia italiano Oliviero Diliberto, il Senatore italiano Nicola Stumpo e l’ex Ambasciatore italiano in Cina Alberto Bradanini, insieme a funzionari dell’Ambasciata cinese in Italia come l’Incaricato d’Affari ad interim Li Xiaoyong, il Consigliere Zou Jianjun e il Direttore dell’Ufficio Stampa dell’Ambasciata cinese in Italia Liu Qi. Insieme hanno portato avanti approfonditi scambi su temi quali l’importanza dell’Iniziativa di Governance Globale nel colmare il deficit di governance e nell’ottimizzare la struttura di governance, il ruolo positivo della Cina nell’evoluzione della governance globale, nonché la cooperazione e il potenziale Cina-Italia e Cina-Europa nel campo della governance globale.
Nel suo discorso la economista e saggista Loretta Napoleoni ha affrontato le sfide della Cina nella necessità di riformare l'architettura della finanza internazionale che da Bretton Woods si è sviluppata con il dominio del dollaro al centro.
QUI IL VIDEO COMPLETO DEL SUO INTERVENTO
di Alessandro Di Battista*
Da quando è in vigore il cessate il fuoco a Gaza (un cessate il fuoco che i giornalisti i politici servi chiamano "Pace") lo Stato genocida di Israele ha ucciso 106 civili palestinesi. 106 civili uccisi tra i quali oltre 20 bambini. Israele, dunque, ha violato ripetutamente il cessate il fuoco facendo stragi su stragi di civili. Chiaramente in pochi in Italia hanno parlato delle “stragi del cessate il fuoco”. Farlo avrebbe significato rompere l'oscena narrazione sulla presunta Pace in Palestina.
Ebbene pochi minuti fa Israele ha deciso di ricominciare con i bombardamenti su Gaza. Il motivo? Hamas avrebbe restituito alcuni resti che appartengono ad un ostaggio il cui corpo era già stato restituito alcuni mesi fa. Chiaramente questa è la versione dei terroristi israeliani, criminali esperti non solo nello sterminio di bambini ma anche nella diffusione di menzogne. Io chiaramente non so a chi appartengano i resti consegnati oggi. So che i terroristi sionisti (ve l'ho detto e ridetto) non hanno fatto altro che cercare un pretesto per riprendere a massacrare i palestinesi.
Il loro obiettivo non è mai stato sconfiggere il terrorismo (anche perché in tal caso si dovrebbero bombardare da soli). Il loro obiettivo è sempre stato cacciare tutti i palestinesi da Gaza e dalla Cisgiordania. Sono fanatici messianici, fondamentalisti pericolosissimi. Peggio dell'Isis, ripeto, peggio dell'Isis. E oltretutto sono protetti dal 90% del sistema mediatico occidentale che ha smesso di parlare di Gaza nonostante le stragi quotidiane di palestinesi e che oggi tenta di giustificare i probabili nuovi massacri perché Hamas avrebbe restituito resti appartenenti ad un corpo già cosegnato. Vi prego, non credete alle balle che raccontano!
*Post Facebook del 28 ottobre 2025
Data articolo: Tue, 28 Oct 2025 18:00:00 GMT
Il pomeriggio del 26 settembre si è tenuta a Roma presso l’Ambasciata cinese in Italia una tavola rotonda di alto livello “Per una Governance globale equa e inclusiva, Sforzi congiunti e sviluppo comune”, organizzata dall’ambasciata, insieme alla sezione italiana del CMG e dell’Istituto Italiano BRICS.
Hanno partecipato al seminario in modalità mista online e offline oltre dieci autorevoli personalità, esperti e studiosi provenienti dal mondo politico, accademico e culturale italiano, tra cui l’ex Vicesegretario Generale delle Nazioni Unite Pino Arlacchi, l’ex Ministro della Giustizia italiano Oliviero Diliberto, il Senatore italiano Nicola Stumpo e l’ex Ambasciatore italiano in Cina Alberto Bradanini, insieme a funzionari dell’Ambasciata cinese in Italia come l’Incaricato d’Affari ad interim Li Xiaoyong, il Consigliere Zou Jianjun e il Direttore dell’Ufficio Stampa dell’Ambasciata cinese in Italia Liu Qi. Insieme hanno portato avanti approfonditi scambi su temi quali l’importanza dell’Iniziativa di Governance Globale nel colmare il deficit di governance e nell’ottimizzare la struttura di governance, il ruolo positivo della Cina nell’evoluzione della governance globale, nonché la cooperazione e il potenziale Cina-Italia e Cina-Europa nel campo della governance globale.
Nel suo discorso del Presidente dell'Istituto Italia-Brics Vito Petrocelli ha legato l'Iniziativa della Global Governance lanciata dal presidente XI alle organizzazioni del nuovo ordine multipolare di cui la Cina è protagonista Brics e Sco su tutte.
Di seguito il video:
Il Venezuela bolivariano si è eretto ancora una volta a baluardo della pace e della sovranità dei popoli, smascherando un pericoloso piano di aggressione orchestrato dall'impero statunitense. Il Presidente Nicolás Maduro ha denunciato con prove alla mano una cinica operazione sotto falsa bandiera progettata dalla CIA nelle acque di Trinidad e Tobago, concepita per creare il pretesto di un attacco militare contro la patria di Bolívar.
Durante la trasmissione "Con Maduro+", il Presidente ha rivelato come i servizi di sicurezza venezuelani abbiano sventato questa provocazione bellica con l'arresto tra il 25 e il 26 ottobre di un gruppo di mercenari al soldo dell'intelligence nordamericana. L'obiettivo dell'operazione terroristica era realizzare un auto-attacco contro navi militari statunitensi, riproducendo la stessa strategia utilizzata nel 1898 con l'affondamento del Maine a Cuba e successivamente nel Golfo del Tonchino per giustificare interventi bellici.
(VIDEO) Maduro sobre Trinidad y Tobago preparando provocación militar coordinada con la CIA pic.twitter.com/1NsaPuBNkY
— Luigino Bracci Roa (@lubrio) October 28, 2025
Il governo di Caracas ha agito con trasparenza internazionale, fornendo al governo di Trinidad e Tobago le prove inconfutabili di questa aggressione, mentre ha giustamente negato qualsiasi comunicazione con i mandanti statunitensi, già colpevoli di aver protetto in passato gruppi terroristi operanti in Venezuela.
La risposta del Venezuela è stata immediata e determinata. Il Presidente Maduro ha annunciato la sospensione cautelare di tutti gli accordi di cooperazione energetica con Trinidad e Tobago, dopo che la Primo Ministro Kamla Persad-Bissessar ha scelto di trasformare il suo paese in una base d'aggressione contro la sovranità venezuelana.
#ÚltimoMinuto| Confirmado: Maduro suspendió convenio gasiferio con Trinidad y Tobago y elevará el caso al Consejo de Estado para recomendaciones. pic.twitter.com/XpwGnKtUza
— Madelein Garcia (@madeleintlSUR) October 28, 2025
Il popolo venezuelano è sceso in massa nelle piazze per sostenere il suo governo e difendere la pace. Migliaia di cittadini hanno manifestato negli stati costieri di Sucre, Nueva Esparta, Delta Amacuro e Anzoátegui, dimostrando l'unità civico-militare che caratterizza la rivoluzione bolivariana. A Barcelona, oltre cento pescherecci hanno realizzato una pattuglia simbolica nel Mar Caribe, mentre a Tucupita le comunità indigene e criolle hanno marciato unite contro le minacce imperialiste.
Il Presidente Maduro ha ricordato come questa sia la terza operazione terroristica sventata dal governo bolivariano, dopo il piano per attaccare la Plaza de la Victoria de la URSS e l'attentato alla ex ambasciata statunitense a Caracas. Il leader venezuelano ha confermato la vigilanza rivoluzionaria del suo governo contro i continui tentativi di destabilizzazione orchestrati da Washington, che cerca di imporre un governo fantoccio per saccheggiare le ricchezze energetiche e minerarie del paese.
La mobilitazione popolare e la fermezza del governo dimostrano che il Venezuela non si piegherà alle minacce dell'impero, mantenendo alta la bandiera della sovranità e dell'autodeterminazione dei popoli.
Data articolo: Tue, 28 Oct 2025 14:30:00 GMTIn un momento di crescente incertezza globale, Cina e ASEAN hanno compiuto un passo decisivo verso una maggiore integrazione economica, firmando ufficialmente il Protocollo di aggiornamento dell’Area di Libero Scambio Cina-ASEAN 3.0 durante il 47° Vertice ASEAN in corso in Malesia. L’accordo, che aggiorna e amplia il quadro esistente di cooperazione commerciale, rappresenta non solo un rafforzamento dei legami economici tra le due parti, ma anche una risposta concreta al crescente protezionismo e alle tensioni commerciali internazionali.
Il nuovo protocollo estende la portata della collaborazione a nove ambiti chiave, introducendo cinque nuove aree strategiche: economia digitale, economia verde, connettività delle catene di approvvigionamento, concorrenza e protezione dei consumatori, nonché sostegno alle micro, piccole e medie imprese. Questa evoluzione riflette una visione condivisa tra Cina e ASEAN di plasmare insieme le regole del commercio globale del futuro, puntando su settori emergenti e su una crescita più inclusiva e sostenibile.
Lin Feng, direttore generale del Dipartimento per gli Affari Economici e Commerciali Internazionali del Ministero del Commercio cinese, ha sottolineato che la firma dell’accordo dimostra “l’impegno concreto di entrambe le parti a favore del multilateralismo e del libero scambio”. Secondo Lin, l’intesa costituisce un esempio tangibile di opposizione all’unilateralismo e al protezionismo, contribuendo a costruire un mercato regionale aperto, inclusivo e basato su regole chiare, in linea con la visione di una comunità Cina-ASEAN con un futuro condiviso.
L’impatto dell’accordo si estende ben oltre i confini burocratici. Wichai Kinchong Choi, esperto senior della Kasikorn Bank thailandese, ha osservato come gli investimenti cinesi stiano rapidamente evolvendo verso settori ad alto valore aggiunto, come le tecnologie avanzate, le energie rinnovabili e le infrastrutture di connettività. “Questi investimenti di qualità – ha affermato – portano maggiore competitività, crescita sostenibile e opportunità concrete per i Paesi ASEAN”. Choi ha inoltre evidenziato il ruolo delle iniziative cinesi di apertura al commercio globale, come la Fiera Internazionale delle Importazioni e quella dei Servizi, che offrono piattaforme strategiche per le imprese della regione.
Anche dal punto di vista strategico, l’accordo arriva in un momento cruciale. Rich Too, amministratore delegato del think tank indipendente SEEDS Malaysia, ha definito la firma del protocollo “di profonda rilevanza”, soprattutto alla luce delle recenti misure tariffarie imposte dagli Stati Uniti ad alcuni Paesi ASEAN. “In un contesto di crescente instabilità globale, una cooperazione più stretta tra Cina e ASEAN non è solo auspicabile, ma inevitabile”, ha dichiarato Too, sottolineando come l’accordo abbatterà barriere commerciali, favorirà flussi più liberi di beni e capitali e promuoverà un mercato regionale più equo e aperto.
L’Accordo di Libero Scambio 3.0, lanciato nel novembre 2022 e sostanzialmente concluso nell’ottobre 2024, si inserisce in un contesto di relazioni già solide: Cina e ASEAN sono reciprocamente il primo partner commerciale da cinque anni consecutivi. Nei primi nove mesi del 2025, il volume degli scambi ha raggiunto i 5,57 trilioni di yuan (circa 785 miliardi di dollari), con un incremento del 9,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Parallelamente, è stato adottato il Piano d’Azione per l’attuazione del partenariato strategico complessivo Cina-ASEAN (2026-2030), che si allinea con la visione ASEAN 2045 e apre nuove strade per la cooperazione in ambiti come la transizione digitale, lo sviluppo sostenibile e gli scambi tra popoli.
Con il protocollo ora soggetto alle procedure di ratifica interne, Cina e ASEAN si preparano a entrare in una nuova fase di collaborazione economica, più profonda e più resiliente. In un’epoca segnata da sfide globali e da un sistema commerciale multilaterale sotto pressione, l’accordo non rappresenta soltanto un successo regionale, ma un segnale forte di fiducia nel futuro della cooperazione internazionale.
Data articolo: Tue, 28 Oct 2025 14:13:00 GMT
Nel pomeriggio del 26 settembre si è tenuta a Roma presso l’Ambasciata della Repubblica popolare cinese in Italia una tavola rotonda di alto livello “Per una Governance globale equa e inclusiva, Sforzi congiunti e sviluppo comune”, organizzata dall’ambasciata, insieme alla sezione italiana del CMG e dell’Istituto Italiano BRICS.
Di seguito l'intervento del Prof. Pino Arlacchi che ha la capacità di sintetizzare magistralmente l'Iniziativa di Governance Globale annunciata dal Presidente Xi all'interno delle discussioni, decennali, di riforma delle Nazioni Unite.
Qui il video del suo intervento: