Gli ultimi video di Diego Fusaro e le news di antidiplomatico


Ultimi video del canale di Diego Fusaro

DIEGO FUSARO: La Russia contro la U
Data video: 2025-12-14T09:45:02+00:00
DIEGO FUSARO: Elly Schlein si dice
Data video: 2025-12-14T10:07:02+00:00


News antidiplomatico

#news #antidiplomatico

News lantidiplomatico.it

Lavoro e Lotte sociali
Sciopero generale della Cgil, una surreale manifestazione concertativa

 

di Federico Giusti

La Cgil scende in piazza per lo sciopero generale e l'indomani la Cisl organizza una manifestazione a Roma senza sciopero, poche centinaia di attivisti ma sufficienti a rilanciare la concertazione.
 
I sindacati che sottoscrivono intese economiche a perdere, contratti nazionali con erosione del potere di acquisto ricevono consensi crescenti, il vero paradosso è proprio questo, la classe lavoratrice sega l'albero su cui è seduta o, per riprendere un proverbio boccaccesco diffuso in Toscana, potremmo parlare del marito che per recar dispetto alla moglie (infedele) si tagliò gli attributi.
 
Bando alle ciance, la situazione è drammatica se guardiamo alla realtà con un occhio attento e obiettivo, lo abbiamo scritto e spiegato  in tanti articoli cercando di suscitare interesse, dubbi, rabbia in un ipotetico lettore ma ogni speranza si è forse infranta nell'invalicabile muro della rassegnazione.
 
Siamo andati a leggere l'intervento della segretaria generale della Cisl e la prima dichiarazione che ci ha colpito è quella ove si dice di volere cambiare l'immediato futuro e non subirlo.
 
In questa frase si riassume il pensiero del sindacato collaborazionista, gli scioperi spesso non servono specialmente se generali, il dialogo, la non contrapposizione al Governo e alle associazioni datoriali consente un peso decisamente maggiore di quello derivante da una azione conflittuale.
 
In sostanza la Cisl chiede al Governo un nuovo patto sociale e per farlo chiede di rivedere parte della manovra.
 
Qualora la Maggioranza dovesse accogliere anche solo una o due proposte della Cisl, questa organizzazione sindacale potrebbe cantar vittoria asserendo di essere stata ascoltata , in altri termini il messaggio lanciato ai lavoratori sarebbe quello di delegittimare la lotta tra capitale e lavoro, il conflitto sociale sostituendolo con la concertazione che proprio il Governo Meloni aveva dichiarato morta e sepolta.
 
Lo hanno definito il "Cammino della Responsabilità, una campagna di pseudo mobilitazione finalizzata a rilanciare la concertazione proponendo un nuovo "patto sociale” su lavoro, crescita, coesione.
 
La piazza della responsabilità ha intanto portato la Cgil a sottoscrivere intese contrattuali decisamente brutte, assai lontane dalle piattaforme rivendicative, forse queste firme aiuteranno a comprendere la ragione per la quale l'alleanza tra le tre sigle (Cgil Cisl Uil) alla fine non sia mai stata messa in discussione nonostante divisioni palesi come quelle relative ai contratti della Pubblica amministrazione.
 
Non siamo davanti a differenti linguaggi ma a ipotesi e prospettive sindacali assai diverse, qualora dovesse prevalere il modello cislino sarebbero dolori per chi rivendica coerentemente la tutela del potere di acquisto e di contrattazione.
 
Nella piazza cislina alla fine si ripetono concetti e verità che ritroviamo nelle manifestazioni della Cgil o del sindacalismo di base: non si arriva a fine mese, il servizio sanitario nazionale cade a pezzi e costringe, per le sue inefficienze, a ricorrere alla sanità privata, i giovani poi sono le vittime sacrificali di un sistema che li mortifica costringendoli al precariato.
 
Ma invece di chiamare in causa direttamente il Governo Meloni e le associazioni datoriali che cosa fa la Cisl?
Ironizza sul paternalismo alto borghese della ex Ministra Fornero contro la quale per altro non si mobilitarono ma nulla ha da dire degli attuali ministri, eppure di ragioni per inferiori ve ne sarebbero fin troppe.
 
La Cisl c'è, dice la segretaria nazionale ove le famiglie non arrivano in fondo al mese o si ammalano di lavoro o muoiono sul lavoro, eppure non si intravede uno sciopero generale anche al di fuori delle norme che limitano il diritto di sciopero, per esigere l'assunzione di centinaia di ispettori alla sicurezza , per rafforzare le pene e le sanzioni in caso di infortuni e malattie professionali, per cancellare il sistema delle deroghe rispetto ai contratti nazionali che alla fine scambia pochi euro con un aumento degli orari e dello sfruttamento.
 
Per essere chiari è proprio la Cisl a spingere più di ogni altro sul sistema delle deroghe, parlano di responsabile cammino ma cosa c'è di più irresponsabile del sistema delle deroghe ai contratti nazionali?
 
L'Italia avrebbe bisogno di un sindacato forte, autonomo, riformista, capace di contrattare, di negoziare, di ottenere risultati, la responsabilità si riconosce dalle proposte avanzate : non l'aumento delle aliquote fiscali, non la riduzione delle spese militari ma il finanziamento del Fondo per la legge 76 sulla partecipazione.
 
Di cosa stiamo parlando?
 
Delle disposizioni relative alla partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese, ossia alla proposta di Legge Popolare della Cisl poi accolta , fatta propria e gettata subito nel dimenticatoio dal Governo di centro destra. E il potere di acquisto? I salari e le pensioni? E istruzione e sanità? Si facciano da parte, quello che conta è oleare quel meccanismo che renderà subalterni i lavoratori alla logica di impresa . Ecco spiegato il Cammino della responsabilità.

_______________________________________________________________

UNO SGUARDO DAL FRONTE

 19,00

UNO SGUARDO DAL FRONTE DI FULVIO GRIMALDI
 
IN USCITA IN TUTTE LE LIBRERIE DAL 12 DICEMBRE.

PER I PRIMI 50 CHE ACQUISTANO IN PREVENDITA: SCONTO DEL 10% E SENZA SPESE DI SPEDIZIONE!

Fulvio Grimaldi, da Figlio della Lupa a rivoluzionario del ’68 a decano degli inviati di guerra in attività, ci racconta il secolo più controverso dei tempi moderni e forse di tutti i tempi. È la testimonianza di un osservatore, professionista dell’informazione, inviato di tutte le guerre, che siano conflitti con le armi, rivoluzioni colorate o meno, o lotte di classe. È lo sguardo di un attivista della ragione che distingue tra vero e falso, realtà e propaganda, tra quelli che ci fanno e quelli che ci sono. Uno sguardo dal fronte, appunto, inesorabilmente dalla parte dei “dannati della Terra”.

Data articolo: Sun, 14 Dec 2025 07:00:00 GMT
I media alla guerra
Perché proprio ora Londra commemora il "primo" ufficiale britannico morto in Ucraina?


di Francesco Santoianni

Ha fatto il giro del mondo il comunicato del governo di Londra che annunciava la morte del “primo militare britannico, in servizio attivo, morto durante la guerra in Ucraina: il vice-caporale George Hooley (in) “un tragico incidente durante l'osservazione di test di nuove capacità difensive ucraine, lontano dalla linea del fronte, e non per fuoco ostile”.

In realtà, George Hooley non è il primo ma l’ultimo di una lunga serie di militari britannici uccisi dai russi. Ad esempio: i numerosi ufficiali NATO morti, nella notte tra l’8 e il 9 marzo 2023, in un bunker sotterraneo nei pressi di Kiev colpito da un missile ipersonico russo Kinzhal; quelli morti il 1° dicembre 2024 in una base NATO sotterranea nei pressi della città di L’vov; quelli morti, qualche giorno dopo, nei pressi della Moldavia in un treno diretto ad Odessa pieno di missili….

Tutte notizie smentite dai governi occidentali - e, ça va sans dire, dai loro media (con qualche lodevole eccezione) - che hanno sempre negato la presenza di militari USA in Ucraina. Anche davanti all’evidenza, come dopo la liberazione dei sotterranei delle acciaierie Azovstal. Qui, nel giugno 2022, i russi dichiararono di aver ritrovato, oltre a cadaveri cremati e altri stipati in celle frigorifere, piastrine metalliche che attestavano la presenza di militari USA uccisi, proponendo una inchiesta internazionale, basata anche sull’analisi del DNA, finalizzata anche alla restituzione dei corpi alle rispettive famiglie.

Proposta, ovviamente, caduta nel vuoto anche perché, qualche settimana prima, considerata l’imminente presa delle acciaierie Azovstal , qualcuno aveva già fatto partire una preventiva campagna di intossicazione mediatica che “smentiva” la cattura nei pressi delle acciaierie Azovstal, dell’ammiraglio statunitense Eric Olson grazie ad una foto - risalente al marzo 2022,  scovata in aprile (non si sa perché e non si sa da chi) nell’archivio fotografico di Sputnik Images e che mostrava un prigioniero dei russi con la faccia seminascosta dal berretto avente una vaga somiglianza con quella di George Hooley.

Sì, ma allora perché ora il governo di Londra si sente in dovere di commemorare pubblicamente George Hooley? Verosimilmente, perché, considerando che la “soluzione” che oggi confusamente propone la “coalizione dei volenterosi” (Regno Unito, Francia, Germania) è è quella di inviare proprie truppe in Ucraina, niente di meglio per preparare l’opinione pubblica, che dichiarare che i loro militari in Ucraina combattono già da anni.

 E che George Hooley non è morto invano.

Data articolo: Sat, 13 Dec 2025 20:00:00 GMT
Mondo Multipolare
Il Venezuela e la nuova era: Maduro annuncia la fine del colonialismo in un ordine multipolare

Un nuovo mondo multipolare e finalmente libero dalle catene del colonialismo sta sorgendo per la prima volta in quattordicimila anni di storia documentata degli Stati. Lo ha annunciato con toni solenni il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, in un incontro con gli studenti dell’Università Nazionale delle Scienze, dipingendo un quadro epocale della trasformazione geopolitica in atto. Secondo il leader bolivariano, l’umanità ha semplicemente detto "basta" alle forme di dominazione imperialista e coloniale, aprendo una fase inedita per la civiltà.

Maduro ha tracciato una lettura della storia come una sequenza ininterrotta di despotismi e imperi succedutisi l’uno all’altro, non per liberare i popoli ma per conquistarli. "Un impero sostituì l’altro, un impero sconfisse l’altro", ha osservato, riferendosi ai secoli di arbitrio nella distribuzione della terra e del potere. Oggi, però, questa logica ciclica viene spezzata. Il presente è segnato, come evidenzia, da una "intensa lotta di modelli" tra due visioni opposte: da un lato la ricerca dell’indipendenza, della libertà e della cooperazione armonica tra le nazioni, dall’altro la pretesa di pochi di ergersi a nuovi padroni e imperatori del mondo.

Questa contesa, iniziata secondo la sua analisi all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, sarebbe oggi giunta a un punto di svolta. Il presidente venezuelano ha posto l’accento sul diritto inalienabile di ogni popolo a scegliere il proprio percorso, con umiltà e rispetto per la diversità umana. Ha esaltato la storia "ammirevole" del Venezuela, legandola alla tradizione di resistenza che parte dal cacique Guaicaipuro, oppositore dei colonizzatori spagnoli, e arriva al Libertador Simón Bolívar. "Siamo nel mondo di coloro che vogliono essere liberi e indipendenti e si oppongono a ogni forma di colonialismo e schiavitù", ha dichiarato con enfasi.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Nicolás Maduro (@nicolasmaduro)

In questo quadro si inserisce un secondo, simbolico episodio evocato da Maduro nello stesso discorso, che assume i toni di una lezione di patriottismo in contrapposizione alle "attitudini sleali". Parlando in occasione del primo anniversario dell’ateneo intitolato al celebre scienziato venezuelano Humberto Fernández-Morán, inventore del bisturi di diamante, il presidente ha rievocato un aneddoto esemplare. Secondo il racconto, allo scienziato, pioniere delle neuroscienze, fu offerto il Premio Nobel a condizione di rinunciare alla cittadinanza venezuelana per assumere quella statunitense. La sua risposta, ha narrato Maduro, fu: "Tenetevi pure il Nobel, io tengo la mia nazionalità venezuelana".

Questa scelta di etica e "vero patriottismo" viene contrapposta, in un chiaro parallelismo politico, alle scelte di settori dell’opposizione di estrema destra, che il governo accusa di tradire il paese con la richiesta di sanzioni internazionali, di interventi armati da parte di potenze straniere e di cercare riconoscimenti esteri a scapito della sovranità nazionale. L’allusione diretta è alla golpista María Corina Machado, recentemente insignita del Premio Nobel per la Pace 2025. "C’è chi vende la patria per un premio Nobel o per mille altre cose", ha tuonato Maduro, elevando la figura di Fernández-Morán a simbolo di integrità nazionale e di una scienza al servizio del paese.

Nel complesso, il discorso del presidente venezuelano delinea ha una duplice lettura: da una parte l’affermazione di un irreversibile e storico avanzamento multipolare sulla scena mondiale, dall’altra la definizione di un confine netto, sul piano interno e internazionale, tra chi incarna la lealtà alla patria e alla sovranità e chi, invece, è un vile servo di interessi imperiali. È la visione di un ordine globale in trasformazione, dove il Venezuela rappresenta l’avanguardia di un riscatto storico contro ogni forma di dominazione.

Data articolo: Sat, 13 Dec 2025 17:16:00 GMT
Diritti e giustizia
Solidarietà principio irrinunciabile

 

di Michele Blanco*

Negli ultimi anni, a causa delle innumerevoli crisi globali, guerre e genocidio che stiamo subendo, la solidarietà viene spesso citata, ma molto poco praticata. Il cambiamento climatico con i relativi disastri ecologici, nuovi e vecchi conflitti, migrazioni di massa, le continue minacce del terrorismo internazionale, praticato anche da nazioni che si autodefiniscono democratiche, il rischio sempre maggiore di pandemie, tutto ci porta alla consapevolezza che viviamo in un mondo interconnesso, che sta diventando fuori controllo con gravi pericoli di disinformazione. È fondamentale riuscire a capire bene che cos’è veramente la solidarietà - uno dei principali “valori” a cui tornare ad appellarci - e come essa si rapporta con l’idea di giustizia, nelle sue varie declinazioni: giustizia sociale, giustizia nel diritto.
 
La grande “fortuna storica” del concetto di solidarietà avviene con l’avvento delle prime teorie socialiste, nelle quali un termine poco strutturato come fraternité viene appunto sostituito da solidarité. Durante la Rivoluzione industriale la solidarietà era un forte dispositivo di critica delle contraddizioni del mondo industriale e rappresentava molto bene l’aspirazione all’ emancipazione sociale da parte dei più deboli, che avevano un sentimento crescente di vicinanza solidale, per le loro tristi condizioni di vita e sfruttamento. Secondo Émile Durkheim la solidarietà è il legame sociale fra gli individui sempre più autonomi e divisi dallo stile di vita imposto dalla società industriale.
 
La solidarietà è stata associata al concetto di identità di gruppo che determina lo status di quella minoranza vittima di oppressione, ma che al contempo viene rivendicata, perché impiegata come terreno stesso di organizzazione e rivendicazione dei propri diritti. La tradizione socialista è quella che maggiormente ha fatto valere, in chiave politica, l’idea di solidarietà a partire dai moti del 1848. Di certo possiamo ritenere il concetto di solidarietà come complementare all’idea di giustizia nella pluralità dei contesti sociali possibili. L’esempio del caso di una violazione di diritti di tipo istituzionale, il richiamo alla solidarietà non è soltanto ciò che consentirebbe un recupero degli stessi, ma anche una misura difensiva che si attua nella denuncia preventiva di una possibile ingiustizia.
 
Della solidarietà nell’ambito del progetto europeo, ci basti ricordare le parole di Robert Schuman, pronunciate a Parigi nel corso della dichiarazione del 9 maggio 1950 che annunciava la creazione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA): «L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto».
 
Questo è confermato anche sul piano giuridico, nei Trattati, nelle Carte e nelle politiche istitutive dell’Unione. La solidarietà è infatti al centro del Trattato sull’Unione Europea, del Trattato di Lisbona, così come tutto il capitolo IV della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea è dedicato a questo concetto. Oltre a questa fondamentale dichiarazione, anche specifiche politiche comunitarie vi fanno e vi hanno fatto esplicito riferimento come il Fondo solidarietà o il Corpo europeo di solidarietà. Purtroppo con l’attuale Unione Europea il rischio è quello che la solidarietà diventi un “significante vuoto”, utilizzabile a proprio piacimento dai vari schieramenti politici.
 
Senza il rispetto e l’ implementazione dei diritti sociali, come l’istruzione garantita a tutti, non si potranno avere mai dei buoni cittadini. I diritti sociali sono dichiarati nelle Costituzioni democratiche moderne, ma negli ultimi decenni sono stati messi seriamente in discussione.
 
Nell’ambito dell?Unione Europea le difficoltà politiche dell’affermazione effettiva della solidarietà sono state evidenti in particolare negli ultimi anni. Se nell’idea dei primi architetti europei, come Jean Monnet e Robert Schuman, si sarebbero dovuti attivare non solo degli strumenti tecnici, ma anche un ethos solidaristico, questo non sembra così scontato nella realtà odierna. A questo corrisponde anche una gravissima insufficienza normativa, dovuta al Trattato di Maastricht, che ancora vieta ogni forma di aiuto verso Stati in difficoltà. Invece le pratiche di solidarietà informale tra i cittadini, nonché la loro volontà di rafforzare misure solidaristiche a livello comunitario, devono potersi integrare, sempre più, con il livello giuridico-istituzionale.
 
Senza il ritorno ad una democrazia partecipativa, come affermatasi specialmente nei Paesi dell’Europa occidentale fino agli inizi degli anni ottanta del secolo scorso non è possibile parlare di solidarietà. Oggi le istituzioni europee oltre a togliere la “sovranità democratica”, impongono, sovente, politiche neoliberiste e austerità, in particolare sulla questione del lavoro, favorendo la precarizzazione e imponendo processi che hanno ridotto il ruolo dei lavoratori.
 
Oggi solidarietà richiama l’importanza del reddito di base universale a fronte della riduzione strutturale del “lavoro socialmente necessario”. Il reddito universale potrebbe remunerare forme nuove di lavoro, contrastando il capitale finanziario speculatore, porterebbe a una effettiva redistribuzione dei redditi permettendo di recuperare tempo di vita contro la ratio strumentale (e iper-produttivistica) del capitalismo.
 
Nel presente siamo abituati a convivere con crisi di ogni genere e tutte interconnesse fra loro, allora un concetto come quello di solidarietà non deve soltanto esser fatto riemergere, ma deve poter fornire un orizzonte di senso critico nei confronti della realtà, non in senso negativo ma semmai propositivo. L’universalismo dei diritti umani rappresenta, da sempre, l’affermazione pacifica della libertà e dignità umana, quindi di ciascun individuo in tutto il mondo. Lottare per la giustizia, la dignità e i diritti delle persone diventa essenziale per permettere un futuro in cui vivere una vita dignitosa per tutti gli esseri umani.
 
Dobbiamo tornare a pensare ad una società solidale, libera, democratica, partecipativa, con al primo posto una istruzione adeguata per tutti, con diritti sociali garantiti, dove le persone siano veramente uguali, e ognuno possa sviluppare le proprie capacità per potere vivere con dignità.
*Articolo pubblicato su "La Fonte. Periodico dei terremotati o di resistenza umana", novembre 2025, ANNO 22, N. 10, p. 21.

_______________________________________________________________

UNO SGUARDO DAL FRONTE

 19,00

UNO SGUARDO DAL FRONTE DI FULVIO GRIMALDI
 
IN USCITA IN TUTTE LE LIBRERIE DAL 12 DICEMBRE.

PER I PRIMI 50 CHE ACQUISTANO IN PREVENDITA: SCONTO DEL 10% E SENZA SPESE DI SPEDIZIONE!

Fulvio Grimaldi, da Figlio della Lupa a rivoluzionario del ’68 a decano degli inviati di guerra in attività, ci racconta il secolo più controverso dei tempi moderni e forse di tutti i tempi. È la testimonianza di un osservatore, professionista dell’informazione, inviato di tutte le guerre, che siano conflitti con le armi, rivoluzioni colorate o meno, o lotte di classe. È lo sguardo di un attivista della ragione che distingue tra vero e falso, realtà e propaganda, tra quelli che ci fanno e quelli che ci sono. Uno sguardo dal fronte, appunto, inesorabilmente dalla parte dei “dannati della Terra”.

Data articolo: Sat, 13 Dec 2025 17:00:00 GMT
IN PRIMO PIANO
Iran: sequestrata petroliera straniera con sei milioni di litri di carburante di contrabbando

Le autorità iraniane hanno annunciato il sequestro di una petroliera battente bandiera estera nel Golfo dell'Oman, accusata di aver trasportato sei milioni di litri di carburante di contrabbando. L'operazione, confermata dal capo della Giustizia della provincia di Hormozgan, Mojtaba Ghahremani, ha portato anche alla detenzione di 18 membri dell'equipaggio. L'unità è stata intercettata nelle acque sotto sovranità iraniana, vicino alla zona di Jask, dopo un periodo di monitoraggio dei servizi di intelligence sulle sospette attività di contrabbando lungo i confini marittimi del paese.

Gli ufficiali giudiziari, agendo su mandato del tribunale, hanno ispezionato la nave, riscontrando numerose violazioni marittime e la mancanza di documentazione legale relativa al carico. La petroliera è stata quindi confiscata con l'accusa di trasportare l'ingente quantitativo di carburante, equivalente alla capacità di circa 200 chiatte. Secondo i media iraniani, i 18 detenuti, ora sotto controllo giudiziario in attesa del completamento delle indagini, includono il comandante e membri dell'equipaggio di nazionalità indiana, singalese e bengalese. A loro carico pendono accuse come l'aver ignorato l'ordine di fermarsi, il tentativo di fuga, la navigazione senza documenti e lo spegnimento intenzionale dei sistemi radar.

Questo sequestro si inserisce in una campagna più ampia di contrasto al traffico illegale di prodotti petroliferi iraniani, principalmente carburanti, verso gli Stati arabi della regione, dove i prezzi sono significativamente più alti. Le autorità di Teheran sostengono che gli sforzi intensificati stiano infliggendo un duro colpo alle reti di contrabbando organizzato. Solo pochi giorni fa, mercoledì, era stata sequestrata un'altra nave, battente bandiera di Eswatini, con a bordo 350.000 litri di gasolio di contrabbando.

L'azione riporta l'attenzione su una serie di interventi simili nelle acque del Golfo. A metà novembre, i corpi della Guardia Rivoluzionaria Islamica (IRGC) avevano sequestrato una petroliera battente bandiera delle Isole Marshall per carico non autorizzato, poi rilasciata dopo lo scarico. Precedentemente, il 3 maggio 2023, era stata intercettata la nave Panama-flagged Niovi, a seguito di una denuncia privata, e il 27 aprile la Advantage Sweet, battente bandiera delle Isole Marshall, dopo una collisione con una barca iraniana. Le autorità difendono queste operazioni come parte della missione di contrasto al contrabbando, di applicazione delle normative marittime e di risposta a violazioni o reclami legali nelle proprie acque territoriali.

Data articolo: Sat, 13 Dec 2025 16:20:00 GMT
IN PRIMO PIANO
La Slovacchia accusa l'UE di sostenere “massacri insensati†in Ucraina

Il primo ministro slovacco Robert Fico ha ribadito che bloccherà qualsiasi decisione volta a trasferire i beni russi congelati per finanziare l'Ucraina durante il prossimo vertice del Consiglio Europeo.

L'avvertimento è arrivato dopo una conversazione telefonica di quasi un'ora con il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, durante la quale Fico ha chiarito la sua opposizione a continuare a destinare fondi alle ostilità. 

Lo rispetto pienamente, ma mentre parlava dei soldi per la guerra in Ucraina, non smettevo di ripetergli che ogni giorno muoiono inutilmente centinaia e migliaia di russi e ucraini”, ha scritto su X. “Ho detto ad A. Costa che non sosterrò nulla - nemmeno se dovessimo rimanere a Bruxelles fino a Capodanno - che implichi il sostegno alle spese militari dell'Ucraina”, ha sottolineato.

Il primo ministro slovacco ha dichiarato di essere disposto a sostenere l'Ucraina esclusivamente nella sua ricostruzione, attraverso accordi bilaterali diretti tra Bratislava e Kiev, ma rifiuta le “stragi insensate” fomentate dai meccanismi europei che perpetuano la violenza.

La politica di pace che sostengo costantemente mi impedisce di votare a favore del prolungamento del conflitto militare, perché destinare decine di miliardi di euro alla spesa militare significa prolungare la guerra”, ha ragionato Fico in una lettera a Costa, aggiungendo che tale conflitto armato “non ha una soluzione militare” e definendo “errata e inefficace” la strategia dell'UE al riguardo.

Data articolo: Sat, 13 Dec 2025 15:44:00 GMT
IN PRIMO PIANO
Luis Arce: “Cercano capri espiatoriâ€

L'ex presidente della Bolivia Luis Arce si è dichiarato innocente delle accuse mosse contro di lui durante la sua comparizione di venerdì davanti a un giudice anticorruzione.

Sono assolutamente innocente delle accuse che vengono allegramente mosse contro di me, per motivi chiaramente politici, vista la situazione che sta attraversando il governo”, ha affermato durante l'udienza sulle misure cautelari.

Cercano capri espiatori, cercano di nascondere quello che sta accadendo con questo tipo di azioni. Ci rammarichiamo che in meno di 24 ore sia stato preparato tutto questo per portare avanti un'azione di persecuzione e un arresto assolutamente illegali”, ha affermato Arce.

L'ex presidente ha sostenuto che, se ci fosse stata una citazione preventiva, si sarebbe presentato senza bisogno di un arresto, aggiungendo di essere stato intercettato da persone con passamontagna che non gli hanno mostrato il relativo mandato.

Avrebbe potuto essere un rapimento, avrebbe potuto essere qualsiasi situazione assolutamente irregolare, ma sono salito su quel veicolo. Mi hanno portato a un cambio di mezzo, su un altro veicolo e poi, come ha detto il nostro avvocato, in Plaza Triangular, dopo più di 10 o 15 minuti dall'arresto, non avevo ricevuto né l'ordine di arresto né la relativa notifica”, ha denunciato.

Tuttavia, il giudice anticorruzione boliviano Elmer Laura ha ordinato cinque mesi di custodia cautelare, da scontare nel carcere di San Pedro, nella città di La Paz. Il magistrato ha ritenuto che il danno economico “sia grave”, quantificandolo in 40 miliardi di boliviani (circa 5,8 miliardi di dollari) e, trattandosi di reati di corruzione, ha stabilito che fosse opportuno procedere con la detenzione preventiva.

Nonostante l'ex presidente abbia dichiarato di avere una residenza nota e un lavoro in Bolivia, l'accusa ha insistito affinché fosse incarcerato per pericolo di fuga e ostacolo alle indagini.

 

 

Data articolo: Sat, 13 Dec 2025 15:27:00 GMT
IN PRIMO PIANO
Mosca all'UE: "Il blocco degli asset russi è un furto, la risposta non tarderà"

La decisione improvvida dell'Unione Europea di bloccare indefinitamente le riserve del Banco Centrale russo custodite in Europa, fino al termine della guerra in Ucraina e legare il blocco a un risarcimento dei danni, ha scatenato la reazione infuocata del Cremlino. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha definito "un furto puro e semplice" la mossa comunitaria, annunciando una risposta imminente. "Tali delitti non restano senza conseguenze nelle relazioni internazionali", ha avvertito in un messaggio su Telegram.

Le parole di Zakharova rispondono direttamente alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che aveva accolto "con soddisfazione" la misura, presentata con enfasi come un "segnale forte" a Mosca: "Finché continuerà questa brutale guerra di aggressione, i costi per la Russia continueranno ad aumentare". Un'affermazione che la diplomatica russa ha ironicamente ribaltato, chiedendosi quali segnali stia inviando von der Leyen ai cittadini europei, "che si confrontano con un aumento costante dei costi", e perché li stia "punendo". Già nei giorni scorsi, Zakharova aveva bollato i leader UE come "truffatori".

Lo scontro giuridico e politico si fa sempre più aspro. L'UE ha fatto un passo ulteriore, trasformando il congelamento temporaneo in un blocco a tempo indeterminato. Il presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, ha affermato che l'obiettivo sarebbe quello di garantire che la Russia paghi per i danni causati in Ucraina. Il passo successivo, ha annunciato, sarà assicurare il supporto finanziario al regime neonazista di Kiev per il periodo 2026-2027, esplorando proprio l'uso di questi fondi.

È qui che Bruxelles però gioca d'azzardo: la proposta di un "prestito di riparazione" per l'Ucraina, fino a 140 miliardi di euro, garantito proprio dagli asset russi congelati. Una manovra che però mostra già crepe nella coesione europea. Il Belgio, dove risiede una parte significativa di queste risorse, ha espresso forti riserve, temendo azioni legali di ritorsione da parte di Mosca.

La risposta russa non si è fatta attendere: Zakharova ha sottolineato che qualsiasi azione su questi asset senza il consenso di Mosca costituisce "una grave violazione del diritto internazionale", indipendentemente dai "trucchi pseudolegali" usati per giustificarla. La portavoce ha inoltre colto l'occasione per mettere in luce le divisioni europee, evidenziando come "rappresentanti di diversi Stati membri abbiano dichiarato apertamente il loro rifiuto categorico" al piano della Commissione, sostenuto secondo Mosca solo dalle "capitali aggressivamente russofobe" dell'UE.

La posta in gioco è enorme. Da febbraio 2022, i paesi occidentali mantengono congelati oltre 300 miliardi di dollari di asset russi. Mosca ha ripetutamente denunciato l'illecito e minacciato contromisure. Alla fine di novembre, il presidente Vladimir Putin aveva già annunciato che il suo governo stava preparando "un pacchetto di misure di ritorsione" in caso di confisca, definendola senza mezzi termini un "furto di proprietà altrui".

Data articolo: Sat, 13 Dec 2025 15:05:00 GMT
OP-ED
Patrick Lawrence: il momento della "fine della storia" di Trump

 

di Patrick Lawrence* - ScheerPost

Trump non ha ancora terminato il suo primo anno alla Casa Bianca, e non riesco a immaginare come la nostra repubblica in rovina sopravviverà ad altri tre anni di questo bambinone e dei disadattati e dei delinquenti di cui si è circondato. E ultimamente mi rendo conto che né io né nessun altro dovremmo immaginare alcun tipo di futuro – buono, cattivo, intermedio – oltre il 20 gennaio 2029, quando il Presidente Trump non sarà più presidente. Il futuro non sarà più il punto. A quel punto dovremmo vivere in un passato immaginario che non dovremo immaginare perché il passato immaginario sarà il presente reale. 

Non sono passati nemmeno tre mesi da quando Trump ha emesso un ordine esecutivo che definisce "antifa", l'"organizzazione" più o meno fittizia di antifascisti, un'"organizzazione terroristica interna". Nella versione della Casa Bianca di Trump, l'antifa "chiede esplicitamente il rovesciamento del governo degli Stati Uniti, delle forze dell'ordine e del nostro sistema legale". A tal fine, organizza e attua vaste campagne di violenza. Coordina tutto questo in tutto il paese. Recluta e radicalizza i giovani, "quindi impiega mezzi e meccanismi elaborati per nascondere l'identità dei suoi agenti, nascondere le sue fonti di finanziamento e le sue operazioni nel tentativo di frustrare le forze dell'ordine e reclutare ulteriori membri".

Non ho preso minimamente sul serio l'ordine esecutivo contenente questo tipo di linguaggio quando è stato emanato il 22 settembre. L'Antifa, per quanto ne so, non esiste davvero. È uno stato d'animo, o indica un insieme condiviso di sentimenti politici vagamente orientati verso l'anarchismo tradizionale – un ultralibertarismo iper-individualista se tradotto nel contesto americano. 

L'ordine esecutivo di Trump che descrive l'antifa come un'organizzazione terroristica organizzata non mi ha ricordato altro che quei vecchi bacucchi degli anni della Guerra Fredda che, nostalgici di un'epoca più semplice ma senza capire nulla, continuavano a parlare di "agitatori esterni" come della radice dei mali dell'America. 

Mi sbagliavo su un aspetto, forse di più, riguardo a Trump e ai suoi aiutanti e a ciò che hanno in mente. Queste persone non sono superficiali. Sanno esattamente cosa stanno facendo e si stanno muovendo rapidamente per realizzarlo. È ora di prendere sul serio, voglio dire, la totale mancanza di serietà dei piani del regime di Trump per una nazione in cui sarebbe impossibile vivere se mai dovesse nascere. La salvezza in questo caso è che non possono assolutamente creare l'America che hanno in mente. Ma, devo aggiungere, combineranno un disastro infernale sulla loro strada verso il fallimento.   

Tre giorni dopo l'ordine esecutivo antifa, la Casa Bianca ha reso pubblico un memorandum presidenziale sulla sicurezza nazionale intitolato "Contrastare il terrorismo interno e la violenza politica organizzata".

NSPM-7, come è noto questo documento, è formalmente indirizzato a Marco Rubio, segretario di Stato di Trump, al segretario al Tesoro Scott Bessent, al procuratore generale Pam Bondi e a Kristi Noem, segretario alla sicurezza interna. 

Questo articolo riprende da dove finisce l'ordine esecutivo di una sola pagina. Cita vari omicidi e tentati omicidi – Charlie Kirk, Brian Thompson, l'amministratore delegato di United Healthcare, i due attentati alla vita di Trump durante la sua campagna del 2024 – ed è abbastanza giusto, anche se definire la violenza politica come violenza terroristica è un gioco di prestigio eccessivo. È quando l'NSPM-7 evoca le recenti proteste contro gli agenti dell'Immigration and Customs Enforcement e le "rivolte a Los Angeles e Portland" che si intuisce il pericolo che si profila. 

Dalla prima delle cinque sezioni del documento:

Questa violenza politica non è una serie di episodi isolati e non emerge in modo organico. È piuttosto il culmine di sofisticate e organizzate campagne di intimidazione mirata, radicalizzazione, minacce e violenza, progettate per mettere a tacere le opinioni di opposizione, limitare l'attività politica, modificare o orientare i risultati delle politiche e impedire il funzionamento di una società democratica. È necessaria una nuova strategia di applicazione della legge che indaghi su tutti i partecipanti a queste cospirazioni criminali e terroristiche, comprese le strutture organizzate, le reti, le entità, le organizzazioni, le fonti di finanziamento e le azioni preconcette che le sostengono.

Ciò che serve, a quanto pare, è un'operazione di sorveglianza istituzionalizzata che vada ben oltre il Patriot Act. "Questa guida", si legge nella Sezione 2, "dovrà anche includere l'identificazione di eventuali comportamenti, modelli di fatto, motivazioni ricorrenti o altri indizi comuni alle organizzazioni e alle entità che coordinano queste azioni, al fine di indirizzare gli sforzi per identificare e prevenire potenziali attività violente". 

E poi NSPM–7 arriva al punto in cui il regime di Trump vuole veramente arrivare:

I fili conduttori che animano questa condotta violenta includono l'antiamericanismo, l'anticapitalismo e l'anticristianesimo; il sostegno al rovesciamento del governo degli Stati Uniti; l'estremismo su migrazione, razza e genere; e l'ostilità verso coloro che hanno idee tradizionali americane su famiglia, religione e moralità.  

Non lascerò che l'ala liberale del Partito della Guerra Tardo-Imperiale al potere, comunemente noto come Democratici, se ne scappi da questa faccenda del terrorismo interno. Joe Biden ha continuato a insistere su questo argomento ogni volta che gli è sembrato politicamente opportuno per tutto il suo mandato confuso, e ora assistiamo alle conseguenze di tutti i suoi discorsi superficiali e opportunistici. Di fatto, Biden ha premesso ciò che il regime di Trump sta gradualmente codificando in legge.

Una delle caratteristiche più perniciose tra le tante discutibili della NSPM-7 merita di essere immediatamente sottolineata. Si tratta della vaghezza del suo linguaggio. Ogni volta che vedo documenti ufficiali di questo tipo, la mia mente torna alla Cina imperiale, i cui mandarini erano altamente legalisti ma mantenevano il diritto scritto volutamente ambiguo per massimizzare le prerogative del potere imperiale. Un eccesso di leggi, tutte da interpretare nel modo più confacente al trono.

Dallo scorso fine settimana sappiamo come Pam Bondi, il procuratore generale palesemente fascista di Trump, intende interpretare la NSPM-7. Questo è possibile grazie a un memorandum del Dipartimento di Giustizia di cui Ken Klippenstein, l'esemplare giornalista investigativo, ha parlato (ma non ha pubblicato integralmente) sabato 6 dicembre. Si tratta di un'esclusiva di Klippenstein. Ecco l'inizio dell'articolo che ha pubblicato nella sua newsletter Substack con il titolo "L'FBI sta compilando una lista di 'estremisti' americani, rivela un memorandum trapelato": 

Il procuratore generale Pam Bondi ha ordinato all'FBI di "compilare un elenco di gruppi o entità coinvolti in atti che potrebbero costituire terrorismo interno"... L'obiettivo sono coloro che esprimono "opposizione alla legge e all'applicazione delle leggi sull'immigrazione; opinioni estreme a favore dell'immigrazione di massa e delle frontiere aperte; adesione all'ideologia di genere radicale", nonché "antiamericanismo", "anticapitalismo" e "anticristianesimo".

Per definire tutte queste minacce terroristiche interne, riporta Klippenstein, il memorandum del Dipartimento di Giustizia cita "punti di vista estremi sull'immigrazione, ideologia di genere radicale e sentimento antiamericano". Per quanto riguarda l'applicazione della legge, il memorandum autorizza l'FBI ad aprire una hotline tramite la quale i cittadini americani possono segnalare informazioni su altri cittadini americani, insieme a "un sistema di ricompensa in denaro" che la accompagni. L'agenzia dovrà inoltre sviluppare una schiera di informatori ("collaboratori"); i governi statali e locali dovranno essere finanziati per sviluppare i propri programmi in conformità con le direttive del Dipartimento di Giustizia. Quelle che il memorandum definisce Task Force congiunte antiterrorismo dovranno "mappare l'intera rete di attori colpevoli".

Questo è più di quello che oggi chiamiamo un programma di sorveglianza e applicazione di leggi che coinvolge l'intero governo e che mette fuori legge in modo netto una serie di diritti costituzionali. È un'operazione che coinvolge l'intera società e che induce a paragoni con regimi storici che non avrei mai immaginato di evocare in un contesto simile. I "punti di vista estremisti" devono essere criminalizzati? Sono un fuorilegge se critico il cristianesimo ortodosso, se sono "ostile" alla famiglia nucleare, alla moralità tradizionale e così via? Quanto vicino al controllo del pensiero intende navigare il regime di Trump?  

Mentre leggevo l'eccellente lavoro di Klippenstein, mi sono imbattuto in un altro rapporto che vale la pena menzionare.

Martedì 9 dicembre, la Corte Suprema ha iniziato ad ascoltare le argomentazioni in un caso presentato da gruppi di pressione politica repubblicani che chiedono alla Corte di rimuovere alcuni degli ultimi limiti rimanenti al finanziamento delle campagne elettorali. In un eccellente rapporto sulle argomentazioni del giorno di apertura, la CBS News ha citato Sonia Sotomayor, che fa parte della minoranza progressista della Corte, in questo modo: "Una volta eliminato questo limite di spesa coordinata, cosa rimane? Ciò che rimane è il nulla, nessun controllo di sorta".

Nessun controllo di sorta, senza vincoli di stato di diritto, Costituzione, controllo legislativo. A undici mesi dall'inizio del secondo mandato di Trump, questo emerge come l'agenda di coloro che risiedono nella parte più lontana del giardino di Trump. Alla Corte Suprema – questo caso sarà probabilmente deciso la prossima primavera – il tema è l'ulteriore sequestro del potere attraverso la più o meno completa monetizzazione e aziendalizzazione del processo politico. In un momento in cui le élite politiche sono sempre meno responsabili nei confronti degli elettori, la Corte sta valutando non di correggere questa situazione ma, come ha affermato Sotomayor durante la discussione introduttiva, di "peggiorare la situazione". 

Rileggete NSPM–7 e il reportage di Klippenstein e riflettete su cosa passa per la testa di chi lavora alla Casa Bianca di Trump e al Dipartimento di Giustizia di Bondi. "Antiamericanismo", "frontiere aperte", "anticapitalismo", "ideologia di genere radicale" e così via. Queste persone si sono prefissate di riportare l'America a uno stato rigidamente ideologico, bianco, cristiano e pre-femminista che non è mai esistito nella storia, ma vive solo nella loro immaginazione. 

Come rifletteva la mia collega Cara Marianna mentre scrivevo questo commento: "I liberali avevano la loro tesi della 'fine della storia' alla fine della Guerra Fredda. Questo è il momento della 'fine della storia' dei repubblicani. Intendono distruggere qualsiasi visione del futuro che si discosti dalla loro. Non può esserci una versione della realtà che si discosti dalla versione di Trump".

Di solito evito termini come "totalitario" e "fascista", perché le iperboli non servono mai alla causa della comprensione. Ma ho descritto Pam Bondi con quest'ultimo termine, come i lettori avranno notato. Ci stiamo muovendo rapidamente in questa direzione, mi spingono a dire questi ultimi documenti del regime di Trump: illegalità in nome della legge.    

Stephen Holmes, professore alla New York University e commentatore energico di attualità, ha pubblicato un interessante articolo su Project Syndicate il 1° dicembre, intitolato "MAGA's Death Wish". Holmes esprime il suo punto di vista con ammirevole chiarezza:

Poiché il futuro che il MAGA desidera non può essere raggiunto, il movimento non ha un programma costruttivo. Non può costruire nulla, perché nulla di ciò che costruisce lo soddisferebbe. Tutto ciò che può fare è distruggere... La rabbia che anima il MAGA è la rabbia dell'impossibile, la furia che nasce dal desiderare qualcosa che non si può avere... Questo è ciò che accade quando un movimento politico promette di ripristinare un passato irrecuperabile. Incapace di mantenere la promessa, può solo demolire.

Non ho mai capito da dove provengano tutte queste fantasticherie sulla fine della storia.

Francis Fukuyama, il ciarlatano da ragazzino che rese popolare questo pensiero a un anno dall'inizio del terribile trionfalismo del primo decennio post-Guerra Fredda, era un burocrate mediocre al Dipartimento di Stato quando scrisse "La fine della storia e l'ultimo uomo" (Free Press, 1992). Forse questo lo spiega: l'America come parola finale, il migliore dei mondi possibili, è un sottoinsieme ideologico della coscienza eccezionalista. 

Comunque sia, la situazione si andrà in rovina in modo ridicolo, per non dire pericoloso, man mano che Trump e i suoi luogotenenti ci proveranno. Fortunatamente, la storia continuerà quando vedremo la loro fine e inizierà il lavoro per riparare al disastro che stanno combinando. 

(Traduzione de l'AntiDiplomatico)

*Patrick Lawrence, per molti anni corrispondente all'estero, soprattutto per l'International Herald Tribune, è editorialista, saggista, conferenziere e autore, di recente, di Journalists and Their Shadows, disponibile presso Clarity Press o su Amazon.  Tra gli altri libri ricordiamo Time No Longer: Americans After the American Century. Il suo account Twitter, @thefloutist, è stato definitivamente oscurato. 

_______________________________________________________________

UNO SGUARDO DAL FRONTE

 19,00

UNO SGUARDO DAL FRONTE DI FULVIO GRIMALDI
 
IN USCITA IN TUTTE LE LIBRERIE DAL 12 DICEMBRE.

PER I PRIMI 50 CHE ACQUISTANO IN PREVENDITA: SCONTO DEL 10% E SENZA SPESE DI SPEDIZIONE!

Fulvio Grimaldi, da Figlio della Lupa a rivoluzionario del ’68 a decano degli inviati di guerra in attività, ci racconta il secolo più controverso dei tempi moderni e forse di tutti i tempi. È la testimonianza di un osservatore, professionista dell’informazione, inviato di tutte le guerre, che siano conflitti con le armi, rivoluzioni colorate o meno, o lotte di classe. È lo sguardo di un attivista della ragione che distingue tra vero e falso, realtà e propaganda, tra quelli che ci fanno e quelli che ci sono. Uno sguardo dal fronte, appunto, inesorabilmente dalla parte dei “dannati della Terra”.

Data articolo: Sat, 13 Dec 2025 11:30:00 GMT
OP-ED
Pepe Escobar - La Bella e la Bestia: Sulla Strategia di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti

 

di Pepe Escobar Sputnik

[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]



FIRENZE, Italia - La nuova Strategia di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, nella versione del dicembre 2025, è una creatura ibrida intrigante, eccentrica, in stile Bosch. Non è esattamente ciò che sembra.

 

Uno tsunami di titoli in tutto l'Occidente scombussolato si è concentrato su una apparente spinta verso la normalizzazione tra Washington e Mosca. Ma questo è ben lontano dal fulcro principale di questa creazione di La Bella e la Bestia.

Per cominciare, quale centauro ha progettato la Bestia NSS? Potrebbe essere stato Trump? Improbabile. Non poteva essere il Segretario buffone delle Guerre Eterne. Non potrebbe essere Marco Rubio – che a malapena riesce a indicare qualcosa al di fuori di Venezuela e Cuba su una mappa. Allora, chi l'ha fatto?

Il fuoco nel ventre della Bestia NSS è contro la partnership strategica Russia-Cina: cercare di minarla con ogni mezzo necessario. Trump, istintivamente, e le classi dirigenti classiche e benestanti americane potrebbero finalmente aver concluso che è inutile investire in una guerra frontale contro due concorrenti strategicamente allineati tra Russia e Cina. Quindi si torna, ancora una volta, al Divide et Impera. E per tutti gli altri, al Saccheggio.

Il NSS apparentemente offre a Mosca una serie di carote geoeconomiche e geopolitiche mentre inserisce meticolosamente i bastoni in formati ibridi - inclini a provocare la frammentazione delle élite russe attirandole di nuovo verso il mercato americano e i "valori" americani, oppure a far precipitare la Federazione Russa in "tensioni" etniche, coordinate da guerra cibernetica.

Non vi è alcuna garanzia che il Team Trump 2.0 sia abbastanza sofisticato da riuscirci. In poche parole, in un linguaggio non diplomatico, ciò equivarrebbe a “isolare” nuovamente Mosca e a “contenere” la Cina. Mosca e Pechino non ci cascheranno.

Quello che è chiaro finora è che con il nuovo NSS, l'etica della Guerra Eterna rimane. Ma ora sotto un nuovo marchio: le guerre saranno per lo più ibride, indirette e a basso costo.

 

Benvenuti nella Multipolarità Gestita

Anche riducendo la NSS al ruolo di un'altra narrazione – l'Impero del Caos è un maestro produttore di narrazioni – sembrano essere in atto sostanziali cambiamenti retorici. L'ex "nazione indispensabile" ora non è più caratterizzata come un Robocop Globale che impone la propria egemonia, ma come un Robocop Regionale, in latitudini selezionate (principalmente nell'emisfero occidentale). Europa e Asia occidentale sono state declassate a priorità di secondo livello.

A complicare il cambiamento (pragmatico?) di realpolitik, questo è ora, almeno in tesi, un Impero Non Ideologico. Le "autocrazie" vanno bene, purché giochino al gioco imperiale; ora sono i chihuahua dell'UE a essere etichettati come "antidemocratici". Trump 2.0 sosterrà una serie di partiti europei "patriottici": che prevedibilmente hanno scatenato attacchi cardiaci in serie in tutta la sfera vassallizzata di Bruxelles.

Il NSS ha anche un marchio per una propria versione del mondo multipolare. Chiamiamola la Multipolarità Gestita – come nel Giappone che "gestisce" l'Asia orientale e i vassalli israelo-arabi che "gestiscono" l'Asia occidentale tramite gli Accordi di Abramo, con il "controterrorismo" imposto dalle viscide petro-monarchie del Golfo. In entrambi i casi, avremo l'Impero del Caos che guiderà da dietro.

La NATO è stata gettata, a tutti gli effetti, nel territorio del Banchetto dei Mendicanti. L'Impero monopolizza tutto: armi, distribuzione dei fondi, garanzie nucleari. Spetta alla collezione dei vassalli adattarsi a ogni richiesta imperiale, specialmente al 5% dei loro esigui budget per l'acquisto di armi.

Non ci sarà più espansione della NATO: dopotutto le vere priorità sono l'emisfero occidentale e l'"Indo-Pacifico", quella formulazione inesistente applicata alla reale Asia-Pacifica.

La combo NATO/UE d'ora in poi si qualifica al massimo come un fastidio – come le zanzare in un resort a cinque stelle. Anche con l'Articolo 5 e l'ombrello nucleare ancora in vigore. Eppure spetta agli euro-chihuahua pagare, e pagare e pagare. Altrimenti, l'Impero vi punirà.

Il Sud Globale/ la Maggioranza Globale riesce a malapena a contenere le aspettative quando arriverà – e arriverà – che la Russia sigilli la definitiva sconfitta strategica dell'Occidente collettivo sul suolo nero della Novorossiya.

In un certo senso, la NSS sta già anticipando quel giorno, con la nuova narrazione che chiarisce che l'Impero ha già voltato pagina.

 

Contenere di nuovo la Cina

L'America Latina, come nell'emisfero occidentale, sarà sotto la massima pressione secondo il NSS – che riafferma esplicitamente un "corollario Trump" alla Dottrina Monroe. L'Impero vuole riavere il proprio cortile – tutta la combo, così da poter essere depredato correttamente.

Tutto questo riguarda le risorse naturali: vale per Venezuela e Colombia, ma anche, in modo inquietante, per Brasile e Messico. I “rivali non emisferici” – come la Cina – saranno “contrastati”. Una guerra ibrida in atto – ancora una volta.

La narrazione della NSS fa del suo meglio per mascherare l'ossessione per la Cina. La maschera cade quando si rivolge alla Prima Catena di Isole":

"Costruiremo un esercito capace di negare l'aggressione ovunque nella Prima Catena di Isole. Ma l'esercito americano non può, e non dovrebbe doverlo fare, da solo. I nostri alleati devono farsi avanti e spendere - e cosa più importante - fare molto di più per la difesa collettiva."

Traduzione: la "Prima Catena di Isole" - dalle isole Curili in Russia, passando per Okinawa e Taiwan, attraverso le Filippine e fino al Borneo – sarà il culmine della militarizzazione nell'Asia-Pacifico. La NSS essendo una narrazione, presenta questa strategia di accerchiamento della Guerra Fredda come uno scudo protettivo. Pechino non si lascerà ingannare: a tutti gli effetti, questa è la contenimento cinese in Asia-Pacifico sotto steroidi.

Pechino ne è impressionata? Non molto. Soprattutto quando il surplus commerciale della Cina per la prima volta è salito oltre il trilione di dollari, anche considerando il calo delle esportazioni verso gli Stati Uniti durante la Tempesta Tariffaria di Trump. Make Trade, Not Containment. [Facciamo commercio, non contenimento.]

Torniamo al Chihuahuastan. Ora tutto il pianeta sa che la combo UE/NATO si sta preparando a una guerra con la Russia prima del 2030; Potrebbe anche essere l'anno prossimo. E stanno anche considerando un attacco preventivo contro la prima potenza nucleare e ipersonica al mondo.

 

Lontano dal sollievo comico insito nel lento suicidio politico al rallentatore dell'Europa, nella vita reale sia gli Stati Uniti che il Giappone vassallo hanno rifiutato di unirsi all'ossessione europea di rubare i fondi russi.

 

Il crollo dell'UE – una costruzione artificiale fin dall'inizio – è inevitabile quanto morte e tasse: incombe all'orizzonte oscuro una nube tossica di uscite in stile Brexit; un'area euro ingovernabile; fughe di capitali seriali; rendimenti obbligazionari sempre più alti; debito pubblico insostenibile; un crollo del mercato unico; paralisi istituzionale; e una perdita totale, irrimediabile, definitiva della legittimità che non avevano mai avuto in primo luogo.

Un libro appena pubblicato in Italia da una giovane economista, Gabrielle Guzzi, racconta tutto nel titolo: Eurosuicidio. Spengler osservò che ogni civiltà prima o poi muore; questo attuale progetto europeo potrebbe essere il canto del cigno – politico, militare, spirituale – di un'area geografica, una penisola dell'Eurasia, che svolge il suo ruolo finale nella Storia, dopo non aver imparato nulla da due precedenti tentativi di suicidio: la Prima e la Seconda Guerra Mondiale.

All'Impero importa? Niente affatto. La Bella muore mentre la Bestia volta pagina.

Data articolo: Sat, 13 Dec 2025 11:00:00 GMT