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Conflitto in Palestina a cura di Redazione
Gaza: le prime lezioni della guerra

di René Naba

La genesi della coalizione internazionale contro Hamas: un’idea brillante del brillante BHL
È la storia dell’incontro tra un giullare e il suo signore, che porterà a un monumentale pandemonio diplomatico da parte della Francia durante la guerra di Gaza.

Quella di Bernard-Henri Lévy, l’eterno “consigliere dei principi” e di Emmanuel Macron, il Giove di Francia. In altre parole, l’incontro tra il genio malvagio della diplomazia francese e il piccolo genio della diplomazia francese, durante la guerra israelo-palestinese a Gaza, nell’ottobre 2023. Provocherà un’esplosione devastante… per la diplomazia francese, appunto. Una lacuna addirittura enorme per la diplomazia francese.

Dilettandosi nel ruolo di Alain Juppé, allora padrone del Quai d’Orsay, durante la guerra di Libia del 2011, BHL consigliò a Nicolas Sarkozy di bombardare il paese. Con il successo che conosciamo. Recidivo impenitente, nel 2023, il filosofo del botulismo porterà, dodici anni dopo, sul litorale di Le Touquet, un’idea che voleva essere “geniale”:
la costituzione di una coalizione internazionale contro Hamas, sul modello del coalizione internazionale contro Daesh, fondata durante la guerra in Siria nel 2O12.

Ma l’idea nascondeva una grossa trappola: la coalizione internazionale contro Daesh comprendeva stati arabi, mentre la coalizione internazionale contro Hamas ha scatenato una protesta internazionale per la sua natura assurda.

Senza dubbio lusingato dall’associazione con questo intellettuale dei media, trascurando il fatto che questo “eterno nuovo filosofo”, di fatto, la punta di diamante della guerra mediatica filo-israeliana nel teatro europeo, è più un uomo della NATO che un uomo del suo tempo. Conseguenza di questo saggio consiglio: il Giove di Francia è stato oggetto di un fuoco incrociato sia da parte della stampa araba che da quella francese. Vetrificazione in ordine.

Tuttavia, sin dai tempi di Jean de la Fontaine si ammetteva che “Ogni adulatore vive a spese di chi lo ascolta” (Il corvo e la volpe).1

Approfittando dello sconvolgimento diplomatico innescato dall’operazione “Al Aqsa Flood”, Emmanuel Macron ha inviato il suo emissario designato, Jean Yves Le Drian, in Libano alla fine di ottobre, per indagare sulle autorità libanesi, alleate della Francia, – Il Patriarca maronita e i leader delle antiche milizie cristiane, Samir Geagea (Forze libanesi) e Sami Gemayel, (falangista) -, sulla possibilità di modificare la risoluzione 17401 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, in vista della creazione di una zona demilitarizzata nel territorio libanese Regione di confine israeliana e quindi ostacolare ogni possibilità di azione degli Hezbollah libanesi contro Israele.

L’incontro dell’inviato francese con Gebrane Bassil, leader della Corrente Patriottica Libanese (CPL), è stato breve e intenso. Il signor Le Drian si è espresso a favore dell’elezione del comandante in capo dell’esercito libanese, generale Joseph Aoun, alla presidenza della Repubblica libanese “nell’interesse della Francia e dell’Europa”, sostenendo che la sua presenza al comando dello Stato libanese potesse frenare il flusso migratorio dei profughi siriani verso l’Europa, dimenticando che sotto il mandato del socialista François Hollande, di cui era ministro della Difesa, la Francia era uno dei leader nella distruzione della Siria.

La Francia ha addirittura chiesto al Libano l’autorizzazione a far attraccare una barca con a bordo 500 soldati e 50 veicoli blindati, ma la richiesta francese è stata respinta. Risultato di questo micmac: il quotidiano libanese Al Akhbar non ha esitato a descrivere la Francia come un “ odioso agente pagato al servizio del nemico ”, mentre Le Monde , titolava in modo più sobrio “ A Dubai, Emmanuel Macron sopporta il peso dell’irritazione di i leader arabi .

Le manifestazioni filo-palestinesi, fino ad allora vietate in Francia all’inizio delle ostilità, cominciarono improvvisamente a fiorire nelle piazze francesi. Ciò ha permesso a Catherine Colonna, Ministro degli Affari Esteri, la cui performance durante tutta questa sequenza è stata di un pallore scintillante, di assicurare con voce soave e calma: La Francia ha mostrato una “ posizione chiara fin dall’inizio ” del conflitto tra Israele e Hamas affermando che “ è possibile essere solidali sia con gli israeliani che con i palestinesi (sic!)”… Una espressa marcia indietro insomma.2 ,3 ,4


L’uso dell’intelligenza artificiale da parte dell’esercito israeliano nella guerra di Gaza: un’ammissione di debolezza
Avendo una superiorità aerea assoluta, un esercito considerato uno dei più efficienti al mondo, Israele ha tuttavia messo in servizio l’intelligenza artificiale per bombardare la Striscia di Gaza, senza tuttavia ottenere né la capitolazione di Hamas, né quella del primo ministro Benjamin Netanyahu. Aveva giurato di sradicare Hamas, ma non ha ottenuto la rivolta della popolazione contro il movimento islamista palestinese.

Che Israele, fortemente sostenuto militarmente dagli Stati Uniti e diplomaticamente e medialmente dal blocco occidentale, non sia riuscito a consegnare l’enclave, anch’essa sottoposta a un blocco dal 2008, cioè da 14 anni, costituisce un’ammissione di impotenza da parte di tutti, tanto più evidente, in quanto il suo nemico possiede un equipaggiamento rudimentale, per lo più realizzato artigianalmente.

Lo conferma una lunga indagine dei media di sinistra israelo-palestinesi +972, datata 30 novembre 2023.

Lo riporta il quotidiano Libération . L’uso di questo tipo di tecnologia, spiega, avviene in un quadro di strumenti algoritmici destinati a ottimizzare l’azione sul terreno. Vengono utilizzati tre algoritmi, denominati “Alchimista”, “Vangelo” e “Profondità della saggezza”. Un altro sistema, “Fire Factory”, è stato descritto nel luglio 2023 da Bloomberg .

In un contesto militare, l’intelligenza artificiale viene utilizzata per analizzare un numero molto elevato di dati provenienti dall’intelligence (o dalla logistica in alcuni casi) e stimare rapidamente gli effetti delle diverse possibili scelte strategiche. Due strumenti, in particolare, sarebbero stati utilizzati dall’IDF negli attacchi effettuati a partire dal 7 ottobre. Il primo, “Gospel” (o “Habsora”), mira a suggerire gli obiettivi più rilevanti per un attacco, all’interno di un dato perimetro. Il secondo, “Fire Factory”, serve per ottimizzare, in tempo reale, i piani di attacco di aerei e droni, a seconda della natura degli obiettivi prescelti. L’algoritmo sarebbe responsabile del calcolo della quantità di munizioni necessarie, dell’assegnazione degli obiettivi ai diversi aerei e droni o della determinazione dell’ordine più rilevante per gli attacchi.5
Walid Al Khalidy: In 6 settimane di guerra contro Gaza, Israele ha ucciso più palestinesi che in 106 anni di presenza ebraica in Palestina
Ma questa schiacciante superiorità militare israeliana, amplificata dal ponte aereo americano, ha reso questo conflitto “ uno dei più distruttivi e mortali del 21° secolo ”. Al punto che un noto storico palestinese, Walid Al Khalidy, fondatore dell’Istituto di Studi Palestinesi, stimò che Israele uccise quasi 20.000 palestinesi in sei settimane di guerra contro Hamas a Gaza, la maggior parte dei quali civili, più che in 106 anni di guerra. La presenza ebraica in Palestina iniziò con la Promessa Balfour che creava un “ focolare nazionale ebraico in Palestina ”, nel 1017.

Da parte sua, Haytham Manna, presidente dell’Istituto scandinavo per i diritti umani (SIHR), e oppositore politico siriano, ha precisato che la guerra di distruzione di Gaza è durata 55 giorni, producendo il doppio del numero di perdite civili registrate in due anni della guerra in Ucraina (2022-2023).

E che il numero di giornalisti, medici e dipendenti delle istituzioni delle Nazioni Unite che operano nell’enclave è infinitamente maggiore del numero delle persone uccise in 20 anni di guerra del Vietnam (1955-1975) o in 8 anni di guerra del Vietnam. 2003-2011).

Più precisamente, 50 giornalisti sono stati uccisi in 45 giorni a Gaza, di cui 11 nello svolgimento delle loro funzioni: uno dei numeri più mortali di questo secolo.6

Sul fronte settentrionale, al confine libanese-israeliano, Hezbollah ha inflitto all’esercito israeliano le seguenti perdite:

L’uso dell’intelligenza artificiale e delle armi più sofisticate dell’arsenale occidentale non ha scoraggiato i nemici di Israele.

Hezbolllah Libano

Così sul Fronte Nord, la prima fase della Guerra (8 ottobre – 28 novembre 2023), Hezbollah ha effettuato 299 operazioni contro l’esercito israeliano, costringendo lo Stato ebraico a evacuare 70.000 persone da 43 città della zona.

Optando per una strategia di graduale aumento della tensione al confine libanese-israeliano per accecare Israele al confine settentrionale, la formazione paramilitare sciita è riuscita a neutralizzare il sistema di sorveglianza, localizzazione e intercettazione istituito lungo il confine israeliano, infliggendo anche danni alla “Muro di separazione”, costruito in cemento nella zona per impedire l’infiltrazione dei commando libanesi.

Le perdite israeliane sul fronte libanese sono state le seguenti: 21 droni abbattuti, 40 postazioni fortificate danneggiate, nonché 170 telecamere di sorveglianza, 77 sistemi di telecomunicazioni, 47 radar, 47 sistemi di disturbo elettronico, mentre il numero delle perdite umane ammonta a 355 vittime. (uccisi o feriti)

Il coinvolgimento di Hezbollah nella guerra ha costretto Israele a immobilizzare nella regione di confine israelo-libanese un terzo del personale logistico dell’esercito israeliano, comprese le truppe d’élite, metà delle sue forze navali, mentre il 50% delle sue forze balistiche erano posizionate verso il sud del Libano.7

Il costo della guerra durante questo stesso periodo fu stimato a 50 miliardi di dollari, compresi 28 miliardi di dollari di spese militari per Israele. Questa cifra non tiene conto del trasporto aereo fornito dagli Stati Uniti per rifornire l’esercito israeliano, in particolare dei missili “Patriot” per equipaggiare l’Iron Dome israeliano che protegge lo spazio aereo dello Stato ebraico dalla balistica. perforare i tunnel di Hamas.

Il Centro per gli studi strategici e internazionali (CSIS) stima che una batteria Patriot costi circa 1,1 miliardi di dollari: 400 milioni di dollari per il sistema, 690 milioni di dollari per i missili, il prezzo di un singolo missile. L’unità è valutata 4,1 milioni di dollari (3,80 milioni di dollari) euro).

E gli israeliani prevedono che la guerra a Gaza durerà diverse settimane… In parte a spese dei contribuenti americani, già coinvolti nella guerra in Ucraina.

Fonte: Madaniya

Traduzione: Gerard Trousson

Data articolo:Tue, 05 Dec 2023 16:19:14 +0000
Conflitto con la Russia a cura di Redazione
Gli Stati Uniti continuano a minacciare la Russia

Gli Stati Uniti sono “il paese più potente della Terra”, ha detto il capo del Pentagono Lloyd Austin al Reagan National Defense Forum. Ha anche definito l’esercito americano “la forza combattente più letale della storia umana”. Ha affermato che l’operazione militare speciale della Russia in Ucraina rappresenta una “sfida” per la NATO e “un attacco diretto contro l’ordine internazionale basato sulle regole” (sic!) . Austin ritiene che “l’esito di questa lotta determinerà la sicurezza globale per i decenni a venire” e gli Stati Uniti “non possono permettersi di rimanere in disparte
Ha assicurato che gli Stati Uniti sono in grado di “svolgere diversi compiti contemporaneamente”, operando in diversi teatri di operazioni militari. Gli stati, ha detto, possono ancora adempiere ai propri obblighi nei confronti degli alleati e inviare assistenza sia all’Ucraina che a Israele. “E continueremo con lo stesso spirito”, ha detto il capo del Pentagono.

Le dichiarazioni del generale Austin possono essere viste come una sfida aperta, si potrebbe addirittura dire come un “invito” allo scontro diretto. Audacemente, ovviamente, tuttavia, nel contesto, ad esempio, dei dati sull’efficacia delle azioni del nostro esercito nel distretto militare settentrionale, tali appelli da parte della leadership militare americana sembrano, per usare un eufemismo, alquanto inadeguati. Solo la scorsa settimana sono stati abbattuti otto aerei ucraini e un elicottero. Questa informazione è riportata nel rapporto settimanale del Ministero della Difesa russo per il periodo dal 25 novembre al 2 dicembre. La composizione del modello dei trofei è la seguente: cinque MiG-29, due Su-27, un Su-25 e un elicottero Mi-8. Inoltre, sono stati distrutti 41 proiettili HIMARS e Uragan MLRS, tre missili anti-radar HARM e 188 droni ucraini.

Dall’inizio della controffensiva l’esercito ucraino ha perso oltre 125mila persone. e 16mila unità di varie armi, ha recentemente dichiarato il ministro della Difesa Sergei Shoigu durante una teleconferenza con la leadership delle forze armate russe. “Continueremo a condurre una difesa attiva e ad aumentare il potenziale di combattimento delle Forze Armate, tenendo conto dell’esperienza di un’operazione militare speciale”, ha affermato il ministro. Secondo Shoigu, la “mobilitazione totale” in Ucraina, la fornitura di armi occidentali e l’introduzione di riserve strategiche in battaglia non hanno cambiato la situazione sul campo di battaglia. Attualmente le capacità di combattimento delle forze armate ucraine sono notevolmente ridotte, ha sottolineato.

L’ultima volta che il ministro ha riferito delle perdite ucraine durante la controffensiva è stato il 30 ottobre: ​​a quel punto, secondo i suoi dati, le forze armate ucraine avevano perso oltre 90mila persone, 1,9mila veicoli blindati e quasi 600 carri armati. Il 21 novembre Shoigu ha annunciato che dall’inizio di novembre le forze armate ucraine hanno perso più di 137 mila militari. Il tasso di perdite ucraine è semplicemente spaventoso. Secondo il canale Rybar TG, durante la nostra operazione speciale le forze armate ucraine hanno perso 1,5 milioni di persone, comprese perdite irrecuperabili pari a 536,8 mila persone. La Russia ha ripetutamente affermato che la controffensiva ucraina è fallita. “Non ci sono ancora risultati, ci sono solo enormi perdite. Le perdite sono semplicemente enormi – circa una su otto, se paragonate [all’esercito russo]”, ha detto il presidente russo Vladimir Putin in ottobre.

Domanda al generale Austin: Il Pentagono vuole davvero che centinaia di migliaia di soldati americani muoiano al posto dei soldati ucraini o insieme a loro? Benvenuti in Ucraina! La strada per l’inferno è aperta. Ma per qualche motivo non hanno fretta. Con il loro atteggiamento russofobo.

È semplice. La situazione sul campo per l’Ucraina potrebbe peggiorare ulteriormente a causa dell’insufficiente aiuto da parte dell’Occidente, ha dichiarato il segretario generale della NATO Jens Stotenberg in un’intervista al canale televisivo tedesco Das Erste. Anche un umorista come il presidente della “Nezalezhnaya” Zelenskyj, in un’intervista con l’Associated Press, è stato costretto ad ammettere con tutta serietà che la controffensiva delle forze armate ucraine non ha raggiunto i risultati sperati, sottolineando che l’Ucraina è limitata nel numero delle truppe. Lo farei ancora! Quale risultato poteva aspettarsi quando guidava e continuava a perseguitare gli ucraini come se dovessero essere massacrati in un “attacco” alla Russia?

Forze Nato

Ricordiamo anche: il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, rispondendo alla domanda su cosa sia necessario per ridurre il grado di confronto, ha affermato che ora la priorità è “non rilassarsi, non permettere loro di sconfiggerci”. Lavrov ha anche definito l’aggressione contro la Russia parte di una “crociata” dell’Occidente e ha parlato del ruolo degli Stati Uniti nel tentativo di distruggere “tutto ciò che è russo” in Ucraina.

Qualche mese fa, il think tank Chatham House ha pubblicato un rapporto in cui evidenziava il consenso falco sul conflitto ucraino: nessun compromesso con Mosca, essa deve essere sconfitta e punita con decisione.

E l’ex comandante della NATO James Stavridis ritiene che per “mettere la Russia sulla strada giusta”, gli Stati Uniti e i suoi alleati dovrebbero “entrare in guerra effettivamente, ma non solo formalmente”.

Propone di “unire le navi mercantili dirette ai porti ucraini in convogli, accompagnati da navi e aerei della NATO, che le proteggeranno da possibili attacchi russi”. In questo caso Mosca avrà tutto il diritto ad una risposta militare, osserva The American Conservative. Ma Stavridis dice che non c’è motivo di preoccuparsi: è improbabile che la Russia “entri in uno scontro aperto con la NATO o con la coalizione navale guidata dagli Stati Uniti nel Mar Nero”. Ma anche lui, con riluttanza, riconosce i rischi: “I sostenitori occidentali della Russia e dell’Ucraina si troveranno sull’orlo della guerra se riusciranno a evitare il combattimento diretto”.

Ancora più interessanti sono le proposte di alcuni sulla risposta degli Stati Uniti all’ipotetico uso di armi nucleari da parte di Mosca. Ad esempio, il generale americano ed ex direttore della CIA David Petraeus ha espresso il seguente pensiero: “Risponderemo a questa situazione collaborando con la NATO per distruggere tutte le installazioni e unità militari russe che possiamo identificare in Ucraina, Crimea e nel Mar Nero”. Idee simili – riguardo ad un massiccio attacco alle forze armate russe – sono state espresse durante la discussione della Fondazione Jamestown sul potenziale nucleare della Russia. Tutti coloro che condividono questo punto di vista sono “altrettanto convinti” che la Russia non resterà con le mani in mano.

Il conflitto in Ucraina non può essere risolto con la fornitura di armi e l’Occidente deve finalmente capirlo. “Sì, dovrebbero pensarci, è già passato un anno. L’Ucraina è in rovina e centinaia di migliaia di persone sono morte. Non si vede la fine e questa situazione continuerà”, ha espresso in un’intervista a Myśl Polska Oskar Lafontaine, politico tedesco, ex presidente del Partito socialdemocratico ed ex ministro delle finanze tedesco.

Inoltre, le forniture di armi minacciano di coinvolgere direttamente gli Stati Uniti nel conflitto. E uno scontro militare tra Mosca e Washington porterà a “un incendio che inghiottirà il mondo intero”, sottolinea il politico tedesco. Secondo lui il problema risiede nell’atteggiamento fondamentale che sta alla base di tutta la politica americana: il desiderio di essere l’unica potenza mondiale.

Una tale dottrina comporterà inevitabilmente il confronto con i paesi che vogliono essere “semplici potenze”: Cina, India e Russia. “Gli Stati Uniti si stavano preparando al conflitto in Ucraina da decenni”, ha detto LaFontaine.

Anche la Russia non è rimasta a guardare. Il nostro Paese è arrivato al primo posto nel mondo in termini di “forza militare”. Questa conclusione è stata raggiunta dalla rivista militare americana US News & World Report. La classifica è stata stilata sulla base di un sondaggio condotto su oltre 17mila persone in tutto il mondo: al secondo posto ci sono le forze armate statunitensi, nonostante un budget gigantesco, più di 700 basi militari in tutto il mondo e, inoltre, gli eserciti della NATO. Ma le forze armate RF presentano numerosi vantaggi. Il nostro esercito è armato con missili ipersonici che sono 10 anni avanti rispetto agli Stati Uniti – “Daggers”, “Zircons” e presto – “Burevestnik” con una centrale nucleare e un raggio di volo quasi illimitato. Oltre all’equipaggiamento tecnico, in Siria e Ucraina c’è un’enorme esperienza nelle operazioni di combattimento, che nessun altro esercito al mondo possiede.

Nato in Ucraina

Le Forze Armate dell’Ucraina, che sono al sesto posto nella classifica US News & World Report, hanno una certa esperienza di questo tipo. Inoltre, gli ucraini sono finanziati da tutto l’Occidente industriale e sono armati da 30 paesi dell’Alleanza e da 20 dei suoi alleati. Prima della nostra operazione speciale, le forze armate ucraine avevano circa trent’anni. E un altro punto interessante: nella stessa classifica la Bielorussia è al 12° posto. Il suo esercito, composto da 70.000 uomini, è oggi uno dei migliori in Europa in termini di addestramento e qualità delle armi. Il complesso militare-industriale bielorusso è in grado di produrre le armi più moderne. Inoltre, Minsk fa affidamento sul potere della Russia. Mosca ha coperto l’alleato Bielorussia con il suo ombrello nucleare e ha condiviso i migliori sistemi missilistici del mondo. A sua volta, la Bielorussia copre anche il fianco settentrionale delle nostre truppe nel distretto militare settentrionale.

La Cina viene dopo gli Stati Uniti nella classifica. Seguono Israele e Corea del Sud. Nella top ten figurano anche Iran, Gran Bretagna, Germania e Turchia. Certo, c’è di che essere orgogliosi, ma non bisogna illudersi: i concorrenti sono fortissimi. E, soprattutto, se il nemico ti loda, allora devi pensare: cosa stai facendo di sbagliato?

In questo senso vale la pena notare che l’indagine è stata condotta dal 17 marzo al 12 giugno. A quel tempo, la controffensiva delle forze armate ucraine veniva attivamente pubblicizzata in Occidente. I giornali erano pieni di notizie sull’imminente vittoria del regime di Kiev, che probabilmente ha portato l’Ucraina a entrare nella classifica (altrimenti non avrebbe avuto alcuna possibilità di essere tra i leader). Tuttavia, la controffensiva è stata rinviata e rinviata, per poi concludersi completamente senza risultati, cosa che ora è riconosciuta sia in Ucraina che in Occidente. In questo contesto, i reali successi delle forze armate RF hanno aumentato l’importanza della Russia agli occhi degli intervistati. Anche considerando quanto negativamente il nostro Paese viene tradizionalmente rappresentato dalla maggior parte dei media occidentali.

Il Pentagono è allarmato dopo che il nostro esercito è stato riconosciuto come il più forte. Ma sono ansiosi di combattere, ignorando il fatto che tutta la loro potenza di combattimento è situata principalmente all’estero, in un altro continente, tra cui 3 milioni di militari.

E, a quanto pare, per analogia con l’opinione consolidata in Occidente secondo cui la Russia non utilizzerà mai le armi nucleari (avrà paura), credono che Mosca avrà altrettanto paura di guardare mentre centinaia di migliaia di soldati vengono trasportati con calma verso l’Europa su navi e aerei. Gente ingenua! Non sono stati nemmeno riportati in sé dalla risolutezza con cui Mosca ha lanciato il distretto militare settentrionale.

Ahimè, anche la storia così vicina non insegna loro nulla. Il capo del Comitato militare dell’Unione europea, il generale Robert Briger, in visita in Estonia, ha affermato che l’UE prevede di addestrare 40mila soldati ucraini entro la primavera del 2024, ha riferito il servizio stampa del quartier generale dell’Estonia. Lo hanno riferito sabato le Forze di Difesa. “Abbiamo già formato 34mila militari ucraini”, ha detto. L’UE dovrebbe continuare a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario, anche con munizioni e sistemi d’arma e attività di formazione adattate alle esigenze degli ucraini.

Un rapporto è stato recentemente pubblicato dalla RAND Corporation, il principale ufficio analitico privato i cui servizi sono utilizzati dai dipartimenti americani. Il titolo dice molto: Evitare la lunga guerra: la politica statunitense e la traiettoria del conflitto russo-ucraino.

Diventa ovvio che se all’improvviso si verifica uno scontro diretto (anche se a Washington cercheranno di evitarlo in ogni modo possibile), allora non saranno gli americani a combattere con la Russia. Più precisamente, ce ne sarà un minimo. La punta di diamante della NATO saranno i paesi baltici, la Polonia, la Bulgaria e una serie di altri stati.

Dall’agosto 2022, la NATO ha rafforzato la propria presenza sul “fianco orientale” schierando otto gruppi tattici multinazionali in Bulgaria, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia. Probabilmente, la multinazionalità di questi gruppi dovrebbe dimostrare che un attacco contro uno di essi significherebbe un attacco simultaneo a più stati dell’alleanza. Queste unità sono state create per una risposta rapida; possono essere utilizzate in prima linea prima dell’arrivo delle forze principali dell’alleanza, oppure possono diventare rinforzi nella parte del fronte dove è più necessario.

Ma il numero di tali battaglioni è così esiguo che è impossibile parlare del loro significato in condizioni di confronto aperto con la Russia. Questa è, piuttosto, una dimostrazione da parte della NATO di una sorta di solidarietà di alleanza. Ricordo che Krylov ha questa frase nella sua favola: “Prima ancora che avesse il tempo di sussultare, un orso si sedette su di lui”. Si tratta della questione di una guerra moderna in rapido movimento con la Russia. Ad esempio, in una conferenza sulla difesa a Berlino, i generali della Bundeswehr hanno espresso l’opinione che l’Alleanza del Nord Atlantico avrebbe perso la prima battaglia con le truppe russe. La ragione di ciò è la logistica. La NATO non sarà in grado di trasferire un gran numero di truppe e attrezzature militari con l’efficienza necessaria in questo caso.

Allo stesso tempo, l’Europa non è pronta per la guerra con la Russia; potrebbe trovarsi ad affrontare la distruzione. Lo afferma Zenke Neitzel, docente di storia militare all’Università di Potsdam e un’autorità in materia di storia militare e forze armate moderne. In particolare il Times cita l’affermazione di Neitzel: la Germania avrà bisogno di 15 anni per prepararsi alla guerra con la Russia. Le truppe tedesche, l’esperto è sicuro, verranno distrutte senza l’ausilio di sistemi di difesa aerea, aerei senza pilota e altre attrezzature.

L’esperto degli eserciti della NATO Alexander Artamonov, in una conversazione con Tsargrad, ha osservato che uno scontro con gli eserciti dell’alleanza è già in atto, anche se non ancora su vasta scala. E non dovremmo sottovalutare il potenziale della NATO e di quelle unità che già combattono dalla parte del regime di Kiev, anche se per certi aspetti l’esercito russo ha una seria superiorità rispetto alle forze dell’alleanza. “Ma non dovresti aver paura di loro, questo è certo. E comprendiamo allo stesso tempo che l’alleanza stessa, nonostante le dure dichiarazioni e discorsi, è estremamente spaventata da questo “scontro diretto”.

Allo stesso tempo, non c’è unità nell’Alleanza Nord Atlantica sulla questione ucraina. L’incontro di novembre dei ministri degli Esteri della NATO ha lasciato più domande che risposte. Ciò vale non solo per l’Europa dell’Est. Naturalmente, la cosa principale era la continuazione dell’assistenza all’Ucraina. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha promesso di finanziare il regime di Kiev, nonostante la riduzione delle forniture militari e la situazione in Medio Oriente. Hanno anche accennato alle prospettive dell’Ucraina nella NATO. Abbiamo compilato un elenco delle riforme necessarie. Non è stata specificata la tempistica.

Il tentativo di rassicurare Kiev sulla serietà è stato “pieno di promesse e leggero di strategia”, ha affermato Michael John Williams, esperto di politica europea presso il Consiglio Atlantico. “L’UE non è stanca dell’Ucraina, ma non esiste un piano a lungo termine”, ha detto l’analista. Ovviamente, come gli Stati Uniti.

Cosa resta al Pentagono? Minacciare la Russia. Ricordiamolo: in precedenza il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che la controffensiva delle forze armate ucraine non ha avuto risultati. La Russia si sta muovendo con calma verso il raggiungimento dei suoi obiettivi nell’operazione speciale, ha sottolineato il presidente, esprimendo la fiducia che tutti i compiti saranno completati.

Valery Panov,

Fonte: News Front

Traduzione: Luciano Lago

Data articolo:Mon, 04 Dec 2023 20:07:43 +0000
Scientismo Dogmatico a cura di Redazione
Cosmogonia di colui che sa

di Lorenzo Merlo

Nel sortilegio dei saperi storici, scambiati per conoscenza, li si coltiva a spron battuto credendo ci portino infine alla verità, alla serenità, alla pace. Così facendo la mota di dati che li contengono copre il cuore di diamante della vera conoscenza già presente in noi. Che non può stare in ciò che viene assunto e logicamente confezionato in quanto della logica non sa che farsene e così del metodo scientifico.

Padre
Socrate aveva riconosciuto che il sapere non porta alla verità, alla conoscenza. Secondo quanto ci ha raccontato Platone, il noto brocardo filosofico so di non sapere, sarebbe proprio da attribuire al filosofo considerato il papà del pensiero occidentale.
Se papà è stato, è certamente stato anche infinitamente tradito e disatteso. O, più freudianamente, i suoi figli non si sono mai emancipati dal complesso di Edipo. Pur di non riconoscere il verbo del genitore, seguitano a dargli contro, perpetuando così una competizione e un conflitto che inevitabilmente conduce al titolo di cecità di colui che sa. Grave patologia, culturalmente contagiosa, esistenzialmente esiziale, spiritualmente sterile che infetta a mezzo stampa, che si diffonde da sempre per le strade, nelle case, nelle scuole, nelle università. Chi è preso dal morbo soffre di un solo sintomo, crede che i suoi saperi comportino conoscenza.

Tutto una famiglia
È una parabola, riflesso della modalità positivista che contiene il pensare e il fare di quest’epoca meschina. Se prima il do ut des riguardava anche il dono e il potere, ora l’assolutismo mercificante è divenuto una meta cui tendere, un situazionismo incarnato. Quella parabola è anche, e soprattutto, figlia della concezione materialista e meccanicista del mondo. Una concezione innata che la fa vivere come la sola vera, praticabile, foriera di progresso.
Positivismo, materialismo, meccanicismo e razionalismo compongono un solido quadrato identitario, duro da scalfire. Esso corrisponde a una inconsapevole religione. I suoi devoti cavalieri, ad essa si prostrano, e con spudoratezza crociatica ne impongono i dogmi, i rituali e le salmodie.

Diritto divino
Per i paladini della verità caduta in loro per diritto divino o forse più autoreferenzialmente, per quello logico-razional-scientista passare alle scomuniche, ai roghi, alle inquisizioni, agli stermini, alle ghettizzazioni, alle emarginazioni, alle derisioni, alle criminalizzazioni, alle condanne, alle esecuzioni nei confronti degli eretici, è cosa dovuta e giusta.
In groppa a Socrate, si potrebbe concludere che il più limitato è colui che sa, e che fa del suo sapere conoscenza, e di detta conoscenza un pulpito da cui declamare il proprio diritto al giudizio, da ritenersi insindacabile.
È un assolutismo intellettuale, con ordinari riflessi pratico-esistenziali, arrogantemente perpetrato con faccia di compatimento, spesso sotto l’egida di un vantato cosiddetto buon senso, ancora più ordinariamente travestito da falsa tolleranza.

La patacca
Il probiviro della verità, per diritto di patacca, quando possibile si fa chiamare professore, dottore, accademico, illustre o con titoli similari. Nel novero del lei non sa chi sono io, troviamo i don, gli esperti, i tecnici, gli specialisti, i competenti, i ricercatori, gli scientisti. Il plinto dal quale proclamano al popolo come stanno realmente le cose, credono di vedere tutto. Ma a causa del sacchetto in testa del pensiero unico della cultura positivista, gli sfugge invece la risibilità di se stessi. L’uniformizzazione dell’immaginario che essa comporta non toglie peso al professore e ai suoi consimili, in quanto dice: “è democratico”. E pure lo vanta, come fosse scientificamente provato. Una formula che fa da tempo tacere il pensiero critico di tutti. E a ragione, si deve dire: la devozione al materialismo ha una maggioranza plebiscitaria, di tipo bulgaro.

Sviste di poco conto
Colui che sa è totalmente identificato nella forma che la storia gli ha riservato, tanto che si crede il titolare della vita che lo anima. Un prologo che gli impedisce l’idoneità a riconoscere nel prossimo un sé identico a se stesso se non per le differenze formali, così come lo sono due foglie della stesso ramo. Si ritiene infatti, non solo altro dagli altri, ma necessariamente separato. Ma ciò, non è ancora il culmine del discorso. In cima alla nefasta discesa, all’origine della celebrazione del pensiero analitico c’è l’assenza della consapevolezza di essere parte integrata di un solo organismo cosmico, di essere tutti discendenti storici di una mente che ha pensato tutto ciò che chiamiamo realtà. Il pensiero analitico è quello che ritiene, non solo di poter separare la realtà in parti, ma anche di poterne così individuare a tavolino la natura e le caratteristiche, ottusamente ignaro che ciò che esiste, esiste in quel modo a causa delle relazioni con tutto il resto e che ciò che è osservato risente dello stato e degli interessi dell’osservatore. Due sviste di talmente poco conto che se le fai presente a colui che sa, lui soprassiede, fa finta di non sentirle.

Te la do io l’origine
Il professore, il dottore, lo specialista e l’esperto nel pensare e pronunciare lei non sa chi sono io, dicono qualcosa di ancora superiore alle due sviste. In quella superiorità patacchica non è presente la consapevolezza del legame con la propria origine esistenziale. Origine che, buffescamente, pensano di arrivare a svelare con i loro dati, la loro logica, i loro algoritmi, la loro intelligenza artificiale, con il loro piatto, disumano sapere.
Stregati dal sortilegio dualista e razionalista, hanno dato tutta la loro intelligenza alla logica, restando però inetti a riconoscere nei suoi paradossi anche la sua fallacia, se impiegata al fine della conoscenza, che sia appunto specialistica e solo storica.

Heisenberg chi?
La logica fa il mondo piatto, lo devitalizza, lo snatura, lo rende merce e prodotto, materia inerte, non ne vede il pensiero il cuore e la mente. Lo uccide. Inutile mostrare loro i volumi della realtà nelle relazioni. Guarderanno il dito e aggiungeranno tutte le spiegazioni di cui dispongono, per dimostrare qualcosa che a loro sembra tutto, esaustivo e incriticabile. Come guardare le gocce della tempesta per muoversi nella burrasca. Ma quel “tutto” a loro credere, è niente. Nel loro piatto universo manca il lato che logica e razionalismo impediscono di vedere, il lato della magia. Quello che la fisica quantistica, come dice Werner Karl Heisenberg terremota la definitività della fisica classica, meccanicista.

“La fisica classica partiva dalla convinzione ­ – o si direbbe meglio dall’illusione? – che noi potevamo descrivere il mondo, o almeno una parte di esso, senza alcun riferimento a noi stessi”.
[…]
“I successi da essa ottenuti han condotto all’idea generale d’una descrizione oggettiva del mondo. L’oggettività è divenuto il primo criterio di valutazione di qualsiasi risultato scientifico”.
[…]
“Ma essa parte dalla divisione del mondo in «oggetto» e resto del mondo, e dal fatto che almeno per il resto del mondo ci serviamo dei concetti classici per la nostra descrizione. È una visione arbitraria e storicamente una diretta conseguenza del nostro metodo scientifico […]”. (1)

Le sinapsi di una mente non hanno bisogno del contatto fisico o elettrico, non sanno che farsene della logica, e neppure dello spazio-tempo. Non sottostanno ad alcun determinismo. Esse hanno a che vedere con l’infinito.
La loro cosiddetta dimostrazione, oltre al lei non sa chi sono io, esprime la distanza siderale da cosa effettivamente si intenda con magia, con spiritualità, con energia sottile. Da cosa, da migliaia di anni, è noto alle tradizioni sapienziali di tutto il mondo.

Cagnolini
Il loro mondo è chiuso nella scatola in cui belle e ordinate categorie autoreferenziali, senza vergogna, lo espongono agli ignoranti e ai ciarlatani. Come la panacea di quello in bombetta faceva con i villici, gli zoticoni, i burini, i buzzurri, gli incivili e i bifolchi. Toccasana per tutte le deficienze di conoscenza. Ma è una sorta di fiera delle vanità. Oltre ad esse c’è il vuoto nascosto sotto la coperta dell’autoreferenzialità. Un vuoto imposto dai loro grezzi strumenti – che credono sofisticati – inadatti a maneggiare quanto neppure concepiscono.
Ed è proprio la scatoletta in cui pensano di aver contenuto il mondo l’humus da cui si genera il mistero. Il guinzaglio logico che limita la loro creatività, nonostante l’accanimento, gli impedisce di riconoscere la via che lo svela. Non sospettano che il mistero svanisce quando si riconosce l’autoreferenzialità del sapere scambiato per conoscenza. Ma “che lo dico a fare”, non sanno tendere l’elastico del loro orizzonte, non sanno spingersi al largo e non vedere più terra. Non sanno andare oltre le verità storiche e della propria biografia.

Cosmogonia di colui che sa
La cosmogonia di colui che sa è raccolta nelle regole auree della sua tavola della fede. Quella che i suoi nemici, inferiori e ciarlatani chiamano anche i comandamenti del bigotto.

  1. Non avrai altra realtà oltre quella misurabile e quantificabile. Ad essa ti prostrerai e per essa abdicherai alla tua creatività.
  2. Con il devoto impiego della strumentazione di cui disponi celebrerai il solo mondo autentico, quello oggettivato, uguale per tutti.
  3. Solo il metodo scientifico è in grado di discernere tra ciò che è vero da quanto non lo è.
  4. Con protocolli e algoritmi, statistiche e questionari dimostrerete di conoscere e dominare il mondo.
  5. Solo i saperi cognitivi e l’accumulo di dati comporta conoscenza.
  6. Solo lo studio dei dati permette di fuggire alle suggestioni.
  7. Per la conoscenza, emozioni e sentimenti non sono necessari.
  8. Punisci chi sostiene che le relazioni creano una mente.
  9. Non mangiare la mela che ti svelerebbe l’autoreferenzialità del tuo castello babilonesco, il tuo edificio in cui alberga la sola legge universale.
  10. Non cessate di ciarlare. Mantenetevi incaponiti. I vostri argomenti razionali convinceranno il mondo, perché l’esperienza è trasmissibile.
  11. La magia è una fandonia. Non è possibile che spariscano le cose.
  12. La materia non è energia.
  13. Il mondo vero è solo quello duale.
  14. Non avrai altro mondo che quello oggettivo, da te stabilito.
  15. Non cessare di credere di poter svelare il mistero della vita, col Piccolo meccanico che ti è stato fornito.
  16. Persevera a credere che le tue affermazioni siano verità per tutti, ovvero a non vedere che la domanda non è se è vero o no? Ma in che termini lo è?
  17. Continua a crederti autore delle tue idee. È la modalità per non deragliare dalla retta via, per seguitare a scambiare la scatoletta in cui sei come universo.
  18. Non mettere in dubbio perciò che le idee ci siano già tutte e che tu non fai altro che raccogliere quelle utili al tuo discorso.
  19. Seguita anche a credere che il bailamme delle differenze formali, non sia generato da una sola luce.
  20. E anche perciò a non vedere che tutte le descrizioni della realtà – scientifiche quanto ti pare – non solo non sono la realtà, ma sono allegorie, analogie e metafore reciproche.
  21. Non indugiare davanti ad affermazioni eretiche quali così in alto come in basso, disconoscile, fustigale, condannale, uccidile.
  22. Non cadere in tentazione che l’osservatore faccia la realtà.
  23. Neppure che l’emozione abbia a che vedere con ciò che sei.
  24. Continua a crederti coerente e lascia l’incoerenza ai peccatori di irrazionale.
  25. Non nominare il nome della scienza invano, essa già è tutto.
  26. Ricorda di celebrare il metodo scientifico.
  27. Non commettere atti eretici, come per esempio sostenere l’idea che niente è mai risolto, che tutto è sempre là presente, che solo la circostanza – che tutto include – fa il mondo che stai descrivendo.
  28. Non rubare altre verità, non indagare altri universi. Non ce ne sono.
  29. Non cessare di analizzare, nell’analisi c’è la sola legittima ricerca.
  30. Logica, razionalismo e materia sono i soli mezzi per indagare la realtà.
  31. Lascia ai miscredenti i brocardi di Eraclito: “per quanto tu possa camminare e neppure percorrendo intera la via potresti mai trovare i confini dell’anima così profondo è il suo logos”; “È proprio dell’anima un logos che accresce se stesso”. E anche quello di Aristotele: “L’anima è in certo modo tutte le cose”.
  32. Nell’incertezza del dilemma non tremare, resta avvinghiato al pensiero lineare.

Raccontami una storia
Il professore non sospetta che il discorso fa la realtà e che questa è una metafora, e non vedendolo cade a credere nella verità generata dalla sua stessa narrazione.

“Il matematico olandese e padre dell’intuizionismo Lorentz Brouwer ci insegna che ogni dimostrazione dovrebbe essere identificata con la proposizione che intende dimostrare. Questa prospettiva elimina la necessità di presupporre aprioristicamente la decidibilità, e si limita a identificare la dimostrazione con la costruzione formale della proposizione stessa. La dimostrazione non è più al servizio della verità, la quale, come spiegato da Gödel, non può che cristallizzarsi in modo anomalo eludendo qualsiasi formalizzazione” (1)

Fate vobis
Questo articolo avrebbe anche potuto essere altrimenti intitolato:
Cosmogonia del babbeo.

Cosmogonia da trattoria.
Cosmogonia del divanista.
Cosmogonia del buon scolaro.
Cosmogonia dei giardinetti.
Cosmogonia universitaria.
Cosmogonia del professore, o dello stolto.

Nota

  1. Werner Heisenberg, Fisica e filosofia, Milano, Il Saggiatore, 1963, pgg 60, 61
  2. https://www.sinistrainrete.info/teoria/26876-nicola-pinzani-numeri-e-forme.html
Data articolo:Mon, 04 Dec 2023 17:23:35 +0000
Genocidio Palestina a cura di Redazione
Leader israeliani e americani uniti per la carneficina di Gaza

Michael F. Brown
Il 1° dicembre Israele ha rinnovato i bombardamenti sui civili palestinesi. Rizek Abdeljawad Xinhua News Agency
Durante la tregua durata una settimana tra Israele e Hamas, i leader israeliani hanno reso chiara la loro determinazione a portare il loro attacco militare nel sud della Striscia di Gaza, decimandola da nord a sud.

Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir, condannato nel 2007 da un tribunale israeliano per sostegno a un’organizzazione terroristica e incitamento al razzismo, ha aperto la strada.

“Fermare la guerra = dissoluzione del governo”, ha avvertito martedì Ben-Gvir.

Circa un’ora dopo, Tally Gotliv, un membro del parlamento israeliano, la Knesset, che ha invitato a “eliminare Gaza” e a “spazzarla via e incendiarla”, è intervenuto con un tweet simile.
“Se la guerra non continua, il governo non ha il diritto di esistere!”

Salvataggio persone a Gaza

Mercoledì, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è intervenuto per dire : “Non c’è alcuna possibilità che non riprenderemo la guerra fino alla fine”.
L’esercito israeliano dell’apartheid è ritornato a quella carneficina il 1° dicembre con una massiccia campagna di bombardamenti, questa volta colpendo particolarmente duramente Khan Younis nel sud di Gaza.

I media statunitensi, non essendo riusciti ad entrare a Gaza durante la settimana e non essendo riusciti a mostrare adeguatamente l’orrore degli attacchi israeliani a Gaza, hanno reso più probabile una catastrofe nel sud di Gaza.

Già il 10 ottobre, il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan aveva affermato alla CNN: “Come ha detto oggi il Presidente, la differenza tra paesi come gli Stati Uniti e Israele è che noi non prendiamo deliberatamente di mira i civili… Lavoriamo per garantire che tutte le operazioni militari sono condotte in conformità con lo stato di diritto e il diritto di guerra”.
Ha aggiunto: “Questo è qualcosa di cui il presidente [Joe] Biden e il primo ministro Netanyahu hanno discusso, non solo in questo contesto ma anche in contesti precedenti. Questo è qualcosa che gli Stati Uniti hanno sempre sostenuto e continueranno sempre a difendere”.

Tali discussioni non hanno funzionato bene per i civili palestinesi. E non c’è motivo di pensare che le parole del Segretario di Stato americano Antony Blinken questa settimana ai funzionari israeliani e ai giornalisti riuniti avranno successo migliore.

Blinken ha affermato che, in una conversazione con il presidente Isaac Herzog il 30 novembre, “ho ribadito il continuo sostegno degli Stati Uniti al diritto di Israele di difendersi in conformità con il diritto umanitario internazionale”. Le sue parole a Herzog e agli altri leader israeliani chiaramente avevano ben poco peso.

Dal 7 ottobre, secondo il Wall Street Journal , gli Stati Uniti hanno inviato a Israele 100 BLU-109, bombe bunker buster da 2.000 libbre e 57.000 proiettili di artiglieria da 155 mm. Il Journal aggiunge che gli Stati Uniti hanno inviato “più di 5.000 bombe Mk82 non guidate o ‘stupide’, più di 5.400 bombe Mk84 con testata da 2.000 libbre, circa 1.000 bombe GBU-39 di piccolo diametro e circa 3.000 JDAM, che trasformano le bombe non guidate in bombe guidate”. bombe intelligenti”.

Nota: Stati Uniti e Israele sono ugualmente corresponsabili nella carneficina che si sta attuando a Gaza contro la popolazione civile.

Fonte: https://electronicintifada.net/blogs/michael-f-brown/israeli-and-american-leaders-united-gaza-carnage

Traduzione e nota: Luciano Lago

Data articolo:Mon, 04 Dec 2023 16:14:29 +0000
Genocidio Palestina a cura di Redazione
23 massacri in sole 24 ore; Oltre 15.500 morti nella guerra israeliana a Gaza

L’ufficio stampa governativo di Gaza afferma che 316 palestinesi sono stati uccisi in sole 24 ore, e centinaia sono ancora bloccati sotto le macerie.
Almeno 15.523 palestinesi sono stati uccisi a Gaza da quando l’aggressione “israeliana” alla Striscia è iniziata il 7 ottobre, ha rivelato il Ministero della Sanità di Gaza.

Il 70% delle persone uccise sono donne e bambini.

Secondo il portavoce del Ministero della Sanità, Ashraf al-Qudra, oltre 41.000 persone sono state ferite dagli attacchi.

Al-Qudra ha riferito che nelle ultime ore 316 palestinesi sono stati uccisi e altri 664 sono stati feriti e portati d’urgenza negli ospedali devastati per ricevere cure.

Ha avvertito che “molti altri sono ancora sotto le macerie”.

Ciò avviene mentre l’ufficio stampa del governo di Gaza ha affermato che l’occupazione israeliana ha commesso 23 massacri in sole 24 ore, in cui sono stati uccisi 316 palestinesi, con centinaia ancora bloccati sotto le macerie.
Un funzionario dell’ufficio stampa del governo di Gaza ha informato domenica Al Mayadeen che il massacro nel quartiere di al-Shujaiya compiuto dalle forze di occupazione israeliane è stato uno degli incidenti più orribili, con più di 500 vittime segnalate .

Ospedali nel sud di Gaza nel caos
Gli ospedali nel sud di Gaza sono caduti in uno stato di caos poiché i medici sono allo stremo dopo 8 settimane di pesanti bombardamenti.

Le scorte di carburante sono quasi esaurite a causa dell’assedio israeliano, costringendo i medici a scegliere quando e dove utilizzare i generatori nelle loro strutture.

Secondo l’ONU, nel nord del territorio nessun ospedale può più operare sui pazienti, mentre i convogli del Comitato internazionale della Croce Rossa trasportano regolarmente i feriti più gravi al sud, dove gli ospedali sono solo “parzialmente funzionanti”.
Tedros Adhanom Ghebreyesus, capo dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha dichiarato domenica di non essere in grado di “trovare parole abbastanza forti” per esprimere ciò che pensa della situazione.

Una delegazione dell’OMS ha riferito che i pazienti curati sui pavimenti “urlavano di dolore”, mentre innumerevoli altri si sono rifugiati.
Ehab al-Najjar era infuriato quando ha parlato con l’AFP, affermando che è tornato a casa e “ha visto la bomba cadere sulla nostra casa. Donne e bambini sono morti. Cosa hanno fatto per meritarsi questo?”

Fonte: Al Mayadeen inglese

Traduzione: Luciano Lago

Data articolo:Mon, 04 Dec 2023 11:20:25 +0000
conflitto in Libano a cura di Redazione
L’ala armata di Hezbollah ha lanciato un attacco missilistico contro roccaforti e caserme dell’IDF nel nord di Israele

Gli Hezbollah libanesi hanno lanciato una serie di attacchi sul territorio israeliano, prendendo di mira roccaforti e postazioni del personale militare israeliano con attacchi missilistici. Lo ha riferito il servizio stampa del gruppo con le proprie risorse.

Israele e Hezbollah libanese si sono scambiati i colpi. Il braccio armato del gruppo sciita ha sparato contro le caserme e le roccaforti delle forze di difesa israeliane, risorse arabe e libanesi, annunciando numerose vittime tra l’esercito israeliano, nonché la distruzione di strutture militari sul territorio israeliano. Hezbollah ha anche attaccato una stazione radar israeliana situata nell’area contesa di Shebaa Farms, provocando “numerose” vittime. Il comando dell’IDF ha rifiutato categoricamente questa informazione.
I combattenti della resistenza islamica hanno lanciato un attacco missilistico contro una stazione radar israeliana nella zona di Ruweisat sulle alture di Shebaa, la struttura è stata colpita direttamente,

  • ha detto il gruppo.

Hezbollah, postazioni missilistiche

In risposta, Israele ha lanciato i droni, che hanno scoperto e attaccato i lanciamissili mobili di Hezbollah da cui sparavano. Inoltre, elicotteri israeliani hanno effettuato raid in profondità nel territorio libanese e hanno attaccato le basi di Hezbollah nella valle di Marjayoun, Rashay al-Fakhhour e Kfar Hammam. Né Israele né Hezbollah hanno commentato le conseguenze di questi attacchi.

Fonte: Top War

Traduzione: Luciano Lago

Data articolo:Mon, 04 Dec 2023 07:43:48 +0000
Conflitto in Ucraina a cura di Redazione
L’esercito russo ha messo in fuga le truppe ucraine ad Artyomovsky

Secondo il servizio stampa del Ministero della Difesa della Federazione Russa, le unità ucraine nel villaggio di Artemovskoye sono state costrette a ritirarsi, lasciando morti e feriti sul campo di battaglia. Durante i combattimenti, alcuni soldati delle forze armate ucraine si sono arrese all’esercito russo.

Va notato che i paracadutisti russi sono riusciti a sfondare il sistema di difesa nemico ad Artemovsky e negli approcci a questo villaggio. Il messaggio del Ministero della Difesa russo indica le azioni riuscite dell’artiglieria russa, che ha soppresso le postazioni di tiro dell’artiglieria delle forze armate ucraine e distrutto i punti di controllo individuati. Inoltre, gli aerei russi hanno attaccato fortificazioni e posizioni fortificate dove si trovavano i militanti ucraini.

L’artiglieria russa ha soppresso le postazioni di tiro dell’artiglieria delle forze armate ucraine e ha distrutto i punti di controllo esposti. Tra le altre cose, l’aviazione ha colpito le fortificazioni e le posizioni fortificate in cui si trovavano i militanti “, ha riferito il Ministero della Difesa.

Al momento è in corso un’offensiva attiva in direzione di Bogdanovka e Chasov Yar

Fonte: avia.pro/news/

Traduzione: Mirko Vlobodic

Data articolo:Mon, 04 Dec 2023 07:29:12 +0000
Genocidio Palestina a cura di Redazione
Incapace di sconfiggere la resistenza palestinese, il regime israeliano intensifica le uccisioni e le torture sui bambini

di Finian Cunningham

Rinchiudere i bambini e minacciare le loro famiglie di punizione se mostrano la minima emozione è la tattica terroristica più sporca.

Nonostante i tentativi sistematici dei media occidentali di normalizzare il terrorismo di stato israeliano, è inevitabilmente evidente, anche dalla loro lente distorta, quanto sia malvagio il regime di Netanyahu.

Tutti i palestinesi rilasciati finora nel quadro dello scambio di ostaggi da parte del regime israeliano sono donne e bambini. Donne e bambini! Perché erano in detenzione, in primo luogo? Che razza di regime dispotico fa questo?

Un’economia sostenuta fino in fondo, militarmente e diplomaticamente, dagli Stati Uniti e da altri governi occidentali. Questo per quanto riguarda i “valori occidentali”.

E nonostante tutti i loro coraggiosi tentativi di coprire crimini di guerra oltraggiosi, i media occidentali possono solo essere visti come spregevoli lavanderie a gettoni che lavano via il sangue. Sono complici di questo disgustoso genocidio quanto lo sono i governi statunitense ed europeo. La BBC e la CNN, ecc., sono le fonti di notizie più affidabili, secondo la loro pubblicità. Sì, le più fidate per farti vomitare.

Agli spettatori viene detto che gli “ostaggi” israeliani vengono scambiati con “prigionieri” palestinesi. L’implicazione offensiva è che gli israeliani detenuti dai militanti di Hamas sono più innocenti dei palestinesi detenuti dallo Stato israeliano.

Più di 7.200 palestinesi sono attualmente nelle carceri israeliane. Nelle ultime sei settimane, dagli attacchi mortali di Hamas del 7 ottobre, quando furono uccisi più di 1.100 israeliani (un terzo dei quali soldati e molte vittime civili uccise dalle forze di difesa israeliane con un’eccessiva potenza di fuoco letale), si sono verificati più di 3.000 arresti di palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme Est gettati nei centri di detenzione.

I palestinesi vengono rinchiusi a un ritmo più elevato che mai. Per ogni palestinese rilasciato la scorsa settimana, più di dieci sono stati messi in detenzione. Ciò si fa beffe dei cosiddetti scambi di ostaggi di cui parlano i media occidentali.

Nel frattempo, un’ondata di violenza da parte delle forze statali israeliane e dei gruppi di coloni vigilanti ha ucciso oltre 240 palestinesi in Cisgiordania, tra cui quasi 60 bambini. Le ultime vittime sono due ragazzi, di 9 e 15 anni, uccisi a colpi d’arma da fuoco nella città di Jenin dagli assaltatori dell’IDF.

Il massiccio bombardamento di Gaza ha ucciso almeno 15.000 persone e quasi la metà del bilancio delle vittime è dovuto ai bambini. Altri 7.000 risultano dispersi e si ritiene che quasi la metà siano bambini.

Nei massacri episodici che il regime israeliano ha inflitto ai palestinesi nel corso dei 75 anni della sua esistenza, l’ultimo genocidio è grottescamente differenziato dall’enorme percentuale di bambini che vengono assassinati, imprigionati e torturati.

I media occidentali forniscono ritratti stucchevolmente emotivi degli israeliani rilasciati da Hamas. Le condizioni della loro prigionia a Gaza dal 7 ottobre sono descritte come traumatiche e infernali, anche se i pochi resoconti degli ostaggi pubblicati confermano che sono stati trattati relativamente bene e non hanno subito abusi. Sembra che lo Stato israeliano stia limitando qualsiasi intervista agli ex ostaggi proprio perché teme ciò che potrebbero dire, come alcuni hanno già rivelato, vale a dire che i militanti di Hamas li hanno trattati umanamente e anche che i carri armati dell’IDF hanno ucciso molti dei loro stessi cittadini con una potenza di fuoco sfrenata e sconsiderata. .

Prigionieri palestinesi rilasciati (sul fondo) ritornano co i loro cari

Per i palestinesi rilasciati, al contrario, i media occidentali danno una copertura trascurabile della loro esperienza di detenzione israeliana. Quali sono i loro nomi? Perché sono stati detenuti? Come sono stati trattati durante la detenzione? Il vuoto informativo disumanizza le vittime e maschera i carnefici.

Fortunatamente, Al Jazeera e altri media arabi e iraniani hanno lodevolmente riportato i palestinesi rilasciati in modo normale e umano.

Un servizio penetrante di Al Jazeera proveniva dall’angusta casa di Ahmad Saleimi (14 anni) a Gerusalemme est. Il giovane era tra i circa 210 palestinesi che sono stati finora rilasciati dagli israeliani in cambio dei prigionieri tenuti da Hamas. Era il detenuto più giovane.

Tutti i palestinesi rilasciati finora sono donne e bambini. Alcuni minori hanno trascorso anni nella cosiddetta detenzione amministrativa senza accusa né processo, altri in isolamento. Cioè, sotto tortura psicologica indefinita.

Al momento del suo rilascio, come per altri palestinesi, la famiglia di Ahmad Saleimi è stata severamente ammonita dal ministero degli interni israeliano di non festeggiare il suo ricongiungimento. Ahmad è stato minacciato di essere immediatamente nuovamente arrestato se la sua famiglia non avesse rispettato l’ordine. C’erano immagini strazianti della madre e del padre che baciavano il figlio in modo attenuato e represso. Senza dubbio temevano che qualsiasi segno di gioia potesse suscitare l’ira del regime. Quella che avrebbe dovuto essere un’occasione preziosa è stata rovinata dalla paura e dalla tensione di ritorsioni da parte degli israeliani.

Che crudeltà vendicativa! Centinaia di bambini come Ahmad vengono rapiti dalle loro case dai raid dell’IDF e gettati nelle segrete. Vengono picchiati, torturati e persino uccisi durante la detenzione. Sono accusati di lancio di pietre o di qualche altro atto di insurrezione, senza prove né giusto processo.

Bambini palestinesi detenuti in Israele

Il regime israeliano ha attualmente più di 7.000 ostaggi palestinesi, molti dei quali donne e bambini. Quando saranno tutti liberati? La cifra cumulativa nel corso degli anni ammonta a decine di migliaia. Alcuni bambini sono stati detenuti più volte e alcuni sono diventati adulti durante la detenzione.

Al momento del rilascio, vengono minacciati di non mostrare alcuna emozione nel momento in cui verranno accolti dalle madri, dai padri o dai fratelli più piccoli. Riesci a immaginare l’angoscia, la gioia, il dolore e l’ansia di essere ributtati in prigione per un capriccio del regime israeliano?

Questo ci parla della perversa barbarie del regime di occupazione sionista che Washington e i suoi alleati europei sostengono ampiamente con armi militari e copertura diplomatica e mediatica.

Dopo più di sei settimane di bombardamenti omicidi e incursioni dell’IDF negli ospedali dove i bambini prematuri muoiono in incubatrici defunte e fredde, tuttavia, nonostante tutto il suo feroce terrorismo criminale, il regime israeliano non ha sconfitto i combattenti armati di Hamas e altri gruppi di resistenza palestinese.

In effetti, il fatto che Hamas sia riuscito a rilasciare illesi quasi 100 civili israeliani dopo settimane di devastanti bombardamenti aerei, dimostra che il regime israeliano sostenuto dagli Stati Uniti ha fallito nel suo obiettivo dichiarato di distruggere Hamas. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e i suoi ministri dovrebbero essere licenziati per il miserabile fallimento e per le morti inutili, le distruzioni e i mostruosi crimini di guerra trascinati davanti a un tribunale internazionale per crimini di guerra – insieme a Joe Biden e altri politici occidentali.

Sembra che il regime di Netanyahu sia così disperato nel voler sconfiggere la popolazione palestinese che ha mostrato la più incredibile resilienza che questo spregevole regime sta ricorrendo a prendere di mira i bambini in ogni modo abominevole immaginabile. Bombardarli, sparargli, imprigionarli e torturarli. Mantenere la minaccia di una nuova incarcerazione è l’arma terroristica definitiva per intimidire e sopprimere le famiglie palestinesi. Quale genitore non sarebbe terrorizzato per il bene dei propri figli e non sarebbe tentato di placare i tormentatori per un po’ di pietà?

Rinchiudere i bambini e minacciare le loro famiglie di punizione se mostrano la minima emozione è la tattica terroristica più sporca per un regime israeliano psicotico nel suo storico diabolico fallimento.

Fonte: Strategic culture

Traduzione: Luciano Lago

Data articolo:Sun, 03 Dec 2023 20:37:38 +0000
Genocidio Palestina a cura di Redazione
Netanyahu e il suo gabinetto stanno guidando Israele verso il biblico Armageddon

di Alastair Crooke

Il governo stima che la rabbia dell’opinione pubblica e l’appello a “schiacciare” Hamas dureranno più a lungo di quanto stimato dagli Stati Uniti per una guerra di “alcune settimane” al massimo.

L’appello di Biden e la sua squadra, che cercavano un cessate il fuoco totale, sono stati respinti. Il governo e l’esercito israeliano hanno dovuto affrontare i vincoli di un cessate il fuoco temporale. Una volta interrotta un’azione militare, più lungo è il “tempo morto”, più difficile sarà ricominciare. Come previsto, la tregua è finita. Le aspettative americane erano irrealistiche, considerato l’umore del pubblico e l’unità del gabinetto di Netanyahu.

In effetti, stiamo entrando in una nuova guerra, che sarà di portata significativamente diversa. Da un lato, i leader di Hamas hanno dichiarato che, in questa nuova fase, la principale forza combattente (tre quarti di tutti i combattenti di Gaza) impegnerà i soldati israeliani; dall’altro perché la guerra rischia di allargarsi e prendere strade nuove e inaspettate.

Non solo Netanyahu e il suo team hanno snobbato Biden, ma Biden ha detto a Gallant: “ Ti restano solo poche settimane ”, al che Gallant ha risposto: “ Ci vorranno mesi ”, al che Blinken ha risposto: “ Non credo che tu abbia mesi ” – ma significativamente, i ministri del gabinetto di Netanyahu hanno anche consapevolmente – e deliberatamente – oltrepassato la “linea rossa” fissata dai Fronti Uniti della Resistenza: fermare il massacro a Gaza, o sarà il peggio!

Perché consapevolmente e deliberatamente?

Poiché gli obiettivi di guerra del governo “israeliano” stanno subendo una metamorfosi – in parte per sfuggire alla censura per le carenze che hanno permesso al 7 ottobre di cogliere Israele di sorpresa, Netanyahu, il “maestro dell’immagine”, distoglie l’attenzione del pubblico dalle iniziali intenzioni di Hamas. L’attacco (che imputa a carenze militari e di intelligence) per dipingere con pennellate drammatiche gli eventi del 7 ottobre, come il primo round di una “seconda guerra d’indipendenza”. In breve, Israele sta conducendo una guerra senza scelta. E la sopravvivenza di Israele (e la sopravvivenza politica personale di Netanyahu) è possibile solo se la guerra sarà prolungata, poiché si tratta di una “lotta nazionale” formativa.

La strategia del governo si basa quindi sulla scommessa che l’opinione pubblica israeliana manterrà (nonostante la personale disapprovazione di Netanyahu), a causa dello schiacciante sostegno pubblico a questo punto per i due obiettivi dichiarati di guerra fissati dal governo di guerra: la distruzione del “regime di Hamas” e le sue capacità e il rilascio di tutti i prigionieri israeliani a Gaza.

Liberazione ostaggi Israele

Fondamentalmente, il governo stima che la rabbia pubblica e l’appello a “schiacciare” Hamas dureranno più a lungo della stima americana di una guerra di “poche settimane” al massimo. Su questo punto Netanyahu e il suo gabinetto sembrano poggiare su basi solide. Un sondaggio pubblicato venerdì scorso dall’Istituto Democratico Israeliano (IDI) indica che il 90% dell’opinione pubblica sostiene pienamente “l’annientamento di Hamas”. Il direttore dell’IDI ha affermato che il sondaggio sottolinea che nulla è cambiato nell’atteggiamento israeliano: non vi è alcuna base, ha osservato il direttore nel suo sondaggio d’opinione, per sostenere un cessate il fuoco, o una soluzione politica. Per l’opinione pubblica israeliana non potrà esserci stabilità finché “Hamas non sarà sradicato”.

Il secondo passo compiuto dal governo israeliano è quello di sostenere l’arte di Netanyahu della “lotta eroica e senza scelta” colorando l’imminente “guerra d’indipendenza” in termini nettamente manichei e messianici: luce contro oscurità; civiltà contro la barbarie. L’obiettivo è generare un’ondata di sostegno per il passo fondamentale volto a rimuovere la “finzione” di un accordo politico con i palestinesi, “una volta per tutte”.

Salvataggio a Gaza

La “tavola” è apparecchiata per una lunga guerra israeliana contro il “male cosmico”.

“ Sono solo io [Netanyahu] che posso impedire la nascita di uno Stato palestinese a Gaza, in Giudea o in Samaria ”: “ Non lo permetterò ”. “ Non ci sarà mai [uno stato palestinese] ”. “ Sono l’unico che può gestire i rapporti con Biden (un’amicizia lunga 40 anni). Sono l’unico che sa come affrontare la psiche americana ”.

Io guido (…) non solo in nome della storia ebraica, ma anche della civiltà occidentale ”.

Questa è la tipica vanteria narcisistica di Netanyahu. Sono d’accordo. Ma è anche un errore fin troppo comune in Occidente sottovalutare i propri avversari. La spavalderia di Netanyahu potrebbe funzionare. I sondaggi sembrano indicare che sia proprio così. (Netanyahu è una volpe).

Il corrispondente per gli affari militari di Haaretz , Amos Harel, scrive:

“ Considerazioni emotive si aggiungono all’opinione pubblica prevalente secondo cui senza la sconfitta totale di Hamas nella Striscia di Gaza, non c’è alcuna possibilità di ridurre i danni causati dall’attacco a sorpresa. Inoltre, senza una vittoria militare di questa portata, sarà impossibile scoraggiare Hamas a Gaza e Hezbollah nel Libano meridionale dal tentare azioni simili in futuro .

Queste dichiarazioni di Netanyahu (“nessuno Stato palestinese”) mostrano molto chiaramente che Israele sta spingendo per una seconda Nakba. Netanyahu si sta dirigendo – con il suo fiorito manicheismo e il sostegno popolare interno – verso un nuovo ultimatum silenzioso per Gaza: “Emigrazione o annientamento”. E più tardi questo sarà anche in Cisgiordania.

Ecco quindi la “nuova guerra”: una guerra di civiltà ebraica per fondare un “nuovo” Israele nella “Terra di Israele” contro il nazionalismo islamico emergente sostenuto dall’Islam civilizzato (non istituzionale).

Hamas ha effettivamente rotto questo paradigma. La “nozione di due Stati” è scivolata sotto le onde.

Fonte: Al-Mayadeen

Traduzione: Luciano Lago

Data articolo:Sun, 03 Dec 2023 17:23:19 +0000