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#news #antidiplomatico
I negoziatori dell’amministrazione statunitense hanno concesso al presidente ucraino Volodymyr Zelensky un lasso di tempo di “alcuni giorni” per rispondere a una proposta di pace che richiederebbe a Kiev di accettare perdite territoriali a favore della Russia, in cambio di garanzie di sicurezza non ancora specificate. Lo riporta il Financial Times, citando funzionari al corrente delle discussioni.
Secondo una fonte del quotidiano finanziario, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump spera di raggiungere un accordo definitivo entro il prossimo Natale. Zelensky, durante l’incontro con gli inviati americani, avrebbe richiesto tempo necessario per consultarsi con i partner europei che sostengono Kiev.
Questo sviluppo segue le dichiarazioni di Trump dello scorso mese, in cui auspicava un accordo già per il Giorno del Ringraziamento, per poi precisare in seguito ai giornalisti di non avere, in realtà, una scadenza rigida.
Il piano di pace presentato dall’amministrazione statunitense a novembre, stando alle informazioni circolate, chiederebbe all’Ucraina di ritirare le proprie truppe da porzioni del Donbass attualmente sotto il suo controllo, una delle condizioni chiave di Mosca per un ampio cessate il fuoco.
La posizione di Kiev e la pressione sul campo
Zelensky, durante una visita a Londra lunedì, ha riconosciuto pubblicamente la pressione degli Stati Uniti verso “un compromesso”, ma ha tenuto a chiarire che non è stato raggiunto alcun accordo sul tema territoriale. Ha ribadito con fermezza la posizione ucraina: “Non siamo disposti a cedere alcun territorio senza combattere”.
La trattativa si svolge sullo sfondo di un contesto militare complesso per Kiev. Le truppe russe hanno registrato progressi costanti su diversi settori del fronte orientale. I comandanti ucraini, dal canto loro, continuano a segnalare una cronica inferiorità numerica e significative difficoltà nel sostituire le perdite in vite umane con nuove reclute.
All’inizio di dicembre, il Ministero della Difesa russo ha annunciato la conquista di Krasnoarmeysk (Pokrovsk), città nel Donbass che il Presidente Vladimir Putin ha definito un importante “caposaldo” per future offensive.
Data articolo: Wed, 10 Dec 2025 08:00:00 GMT
Dopo aver basato la sua campagna elettorale sulla promessa di ridurre gli aiuti militari all’Ucraina e di concentrarsi sulle questioni interne, Andrej Babiš ha prestato giuramento come nuovo Primo Ministro della Repubblica Ceca.
Il partito ANO di Babiš ha vinto le elezioni parlamentari di ottobre, senza ottenere la maggioranza assoluta, e ha formato una coalizione con i partiti SPD e AUTO. Babis ha ricoperto la carica di Primo Ministro tra il 2017 e il 2021 e, precedentemente, quella di Ministro delle Finanze e Vice Primo Ministro.
Il nuovo premier ha ringraziato i suoi sostenitori per la fiducia riposta nel suo partito in una breve dichiarazione sulla piattaforma X. “Prometto che sarò un Primo Ministro che difenderà gli interessi di tutti i nostri cittadini in patria e all’estero e... che lavorerà per rendere la Repubblica Ceca il miglior posto in cui vivere dell’intero pianeta”, ha scritto.
Scontro con Bruxelles su aiuti, energia e migrazione
Nel suo discorso al Castello di Praga dopo la cerimonia di nomina, Babiš ha dichiarato che avrebbe affrontato Bruxelles non solo sulla questione degli aiuti all’Ucraina, ma anche su temi come energia, IVA e tariffe doganali. Il politico ha promesso di respingere la politica migratoria dell’Unione Europea e i suoi piani per la riduzione delle emissioni di carbonio.
Babiš ha da tempo promesso di spostare l’attenzione del governo ceco sulle questioni interne, criticando gli aiuti statali all’Ucraina forniti dal suo predecessore Petr Fiala. Sotto il governo Fiala, il Paese aveva avviato un importante programma internazionale di approvvigionamento di munizioni per Kiev.
“Non daremo all’Ucraina una sola corona del nostro bilancio per le armi”, aveva affermato Babiš poco dopo la vittoria del suo partito all’inizio di quest’anno. Tuttavia, nonostante la promessa di interrompere i finanziamenti pubblici a Kiev, ha segnalato che consentirà alle aziende produttrici di armi del Paese di continuare a esportare in Ucraina.
Il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán, altro critico aperto degli aiuti militari all’Ucraina, si è congratulato con Babiš per la sua nomina. “Un patriota ceco impegnato è tornato al timone”, ha scritto martedì su X.
Data articolo: Wed, 10 Dec 2025 08:00:00 GMT
Il Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha dichiarato mercoledì che Mosca non intende entrare in guerra con l'Europa, ma risponderà a qualsiasi misura ostile, inclusi lo schieramento di contingenti militari europei in Ucraina e l'espropriazione dei beni russi congelati. Le dichiarazioni sono state rilasciate durante un discorso al Consiglio della Federazione, la Camera alta del Parlamento russo, sulle principali questioni di politica estera del Paese.
"Come ha ripetutamente sottolineato il presidente [Vladimir Putin], non abbiamo alcuna intenzione di entrare in guerra con l'Europa, né ci passa per la mente un'idea del genere. Tuttavia, risponderemo a qualsiasi misura ostile, compreso lo schieramento di contingenti militari europei in Ucraina e la confisca di beni russi, e siamo già pronti a farlo", ha affermato con fermezza il capo della diplomazia russa.
L'accusa: "L'Europa frena artificialmente il processo di pace"
Lavrov ha rivolto aspre critiche verso i Paesi europei, accusandoli di aver investito il proprio capitale politico nella guerra contro la Russia "utilizzando le mani e i corpi dei cittadini ucraini" e di persistere, in una "cecità politica senza speranza", nell'illusione di poter sconfiggere Mosca.
Il Ministro ha inoltre dichiarato che diverse nazioni europee stanno deliberatamente ostacolando il processo di pace, spingendo il leader ucraino Volodymyr Zelensky a protrarre il conflitto. "L'Europa sta frenando artificialmente questo processo, cercando con tutti i mezzi di incitare il presunto leader ucraino e i membri del suo regime a continuare la lotta fino all'ultimo ucraino. Tuttavia, non ci sono abbastanza soldi", ha aggiunto.
Nel suo intervento, Lavrov ha evidenziato una mancanza di coesione in seno all'Occidente riguardo all'approccio da adottare sulla situazione ucraina. Ha citato come prova di queste divisioni le recenti dichiarazioni del Presidente statunitense Donald Trump.
"L'Occidente non è unito, e ciò è confermato ancora una volta dagli eventi degli ultimi giorni, quando il presidente Trump, in una delle sue interviste, ha duramente criticato le azioni dell'Europa volte a ritardare artificialmente gli accordi che avrebbero potuto essere raggiunti sulla soluzione ucraina, garantendo l'eliminazione delle cause fondamentali che costituiscono il principale ostacolo a questo percorso", ha concluso il Ministro.
Data articolo: Wed, 10 Dec 2025 08:00:00 GMT
Può l'Unione Europea sopravvivere agli sconvolgimenti epocali in corso?
Lo abbiamo chiesto a Lidia Undiemi, economista e saggista, che dal Mes al riarmo sull'Ucraina ha sempre avuto il merito di anticipare di anni il dibattito sull'organizzazione sovranazionale.
Questa la sua risposta.
IL VIDEO:
di Paolo Desogus*
*Post Facebook del 8 dicembre 2025
di Marinella Mondaini*
di Daniele Luttazzi - Fatto Quotidiano, Nonc'èdiche 8 dicembre 2025
Per capire come funziona e quanto sia capillare la propaganda israeliana basta dare un’occhiata alla pagina in inglese che Wikipedia dedica a Screams before silence, il documentario con cui la famigerata Sheryl Sandberg rilanciò la balla degli “stupri di massa” di Hamas già debunkata dal New York Times (t.ly/U7HPj). Il magazine web The Electronic Intifada (Ei) confutò tutte le menzogne presenti nel film della Sandberg (t.ly/prfJl).
Oggi la pagina di Wikipedia relega a due frasette la critica al filmato, facendole precedere e seguire da lodi smaccate, fra cui quella di Trump: il panino hasbara. Istruttiva la cronologia della voce. La pagina fu creata il 2 maggio 2024 (ovvero 3 mesi dopo che il Nyt aveva scoperto che quella sugli “stupri di massa di Hamas” era una balla creata da 3 propagandisti sionisti in forza al giornale). L’autore della voce è Eliezer1987, che nell’oggetto spiega “Nuovo articolo. Ispirato all’articolo della Wikipedia ebraica”. Il testo è pura propaganda sionista: dà per buone le balle del video. Il giorno dopo, la voce è perfezionata da Hila Livne, una wikipediana della Hebrew Wikipedia. Il 5 maggio l’utente 212.166.220.28 aggiunge alla voce questo capitoletto: “Debunking. Le ‘invenzioni, distorsioni e menzogne’ del film sono state confutate dalla pubblicazione online The Electronic Intifada”, con tanto di link al lungo video che la rivista, com’è sua consuetudine, ha pubblicato su YouTube.
Poche ore dopo, l’utente Denial aggiunge questa postilla: “Sheryl Sandberg ha replicato che negare ciò che è realmente accaduto è l’unica opzione per i difensori di Hamas”. Ma la Sandberg non ha replicato al video di Ei: la sua frase, presa da un altro contesto, è stata usata strumentalmente da Denial. Così l’utente 31.4.241.171 cancella la postilla furbetta (e diffamatoria) di Denial.
Il 6 maggio, però, torna in azione Hila Livne: cancella l’intero capitoletto “Debunking” perché “queste sono informazioni inaffidabili e non pertinenti”. È falso: il debunking di Ei, una rivista usata come fonte anche dal Washington Post e dal Financial Times, è documentato e pertinente assai. L’8 maggio, l’utente 198.16.214.226 annulla la cancellazione di Hila Livne: il capitoletto “debunking” torna in pagina. Ma il 10 maggio l’utente Georgeee101 lo cancella di nuovo con questa spiegazione: “Rimosse affermazioni non verificate; il riferimento citato proviene da YouTube, che deride lo stupro e le aggressioni sessuali. Inoltre, YouTube è un social media, non una fonte affidabile”. 3 balle: le affermazioni sono verificate, il video di Ei su YouTube non deride affatto lo stupro, il video di Ei su YouTube è una fonte affidabile.
Dieci ore dopo, l’utente 2604:3d09 ripubblica il capitoletto. L’11 maggio, Georgeee101 lo cancella di nuovo. Il 12, 2604:3d09 lo ripubblica. Georgeee101 lo ricancella. È in atto una edit war. 2604:3d09 ci riprova, Georgeee101 ricancella: “Le fonti citate non sono affidabili, affermazioni false. Per l’ultima volta: smetti di riaggiungerlo”. Il 19, l’utente Asonnlakn lo ripubblica, con nuovi dettagli, sotto il titolo “Critiche”, e nella pagina di discussione spiega perché. Il 20, Georgeee101 lo ricancella e mezz’ora dopo l’admin Daniel Case prova a metterci il tombale: “Restrizione per argomento controverso”. Due mesi dopo, il 20 agosto, l’utente Raskolnikov.Rev riposta il capitoletto aggiornandolo con le critiche del quotidiano The Hill. Il 6 settembre l’utente AndreJustAndre cancella la parte su Ei (“fonte non affidabile”: lo decide lui, ne sa più del Washington Post e del Financial Times) e, citando Axios, aggiunge un nuovo capitoletto sulla proiezione del film alla Casa Bianca (“Reception”).
Oggi non è più possibile correggere la pagina se non si è amministratori wiki o utenti di lungo corso. L’hasbara ha vinto. (Full disclosure: 212.166 e 31.4 ero io).
Data articolo: Wed, 10 Dec 2025 07:00:00 GMT
di Alessandro Volpi*
*Post Facebook del 9 dicembre 2025
Data articolo: Wed, 10 Dec 2025 07:00:00 GMT
di Francesco Dall'Aglio*

di Marco Travaglio - Fatto Quotidiano, 10 dicembre 2025
Forse, col titolo del libro Scemi di guerra, ho contribuito a diffondere un tragico equivoco: che, cioè, gli sgovernanti europei terrorizzati dalla pace e arrapati dalla guerra permanente con la Russia siano stupidi. Lo sarebbero se il loro scopo fosse fare gli interessi dell’Europa, visto che ogni giorno fanno gl’interessi di tutti – degli Usa, della Russia, di Zelensky e della sua cricca – fuorché quelli dei loro popoli. Ma il loro scopo è fare i loro interessi, che sono opposti ai nostri. Quindi sono furbissimi. Gli scemi sono quelli che continuano a votarli e ad appoggiarli, pensando che il pericolo per l’Europa venga da fuori (dagli Usa, dalla Russia, dalla Cina) e non da dentro, anzi dall’alto.
Se “siamo in guerra” – come ci dicono, aggiungendo l’aggettivo “ibrida” (che si porta su tutto e indora la pillola) – noi paghiamo il riarmo, gli “aiuti” a Kiev, l’energia più cara, la crisi economica e industriale, i salari più bassi, i tagli ai servizi e allo Stato sociale, ma lorsignori ci guadagnano. Governare in stato di guerra, cioè di eccezione, è una pacchia. Netanyahu insegna: finché c’è guerra c’è speranza. In guerra i governi non si discutono, non si contestano, non si processano, non possono cadere. Vale tutto: governi tecnici di larghe intese (Italia), governi di minoranza per non far governare la maggioranza (Francia), elezioni rinviate (Ucraina), voto annullato se vince quello sbagliato, con arresto e messa al bando del favorito (Romania), partiti di opposizione aboliti (Ucraina e Moldova), vittoria negata a chi prende più voti (Georgia), Parlamenti aggirati (Von der Leyen sul riarmo). Le opposizioni devono smettere di opporsi, se no è disfattismo. Chi critica è un agente ibrido dell’Impero del Male: va isolato e imbavagliato con appositi “scudi democratici”, incriminato per intelligenza col nemico, indotto a tacere o a cantare nel coro. I giornalisti devono osservare la censura di guerra e passare solo le veline giuste (“Taci, il nemico ti ascolta”), altrimenti sono accusati di prendere soldi e ordini dal nemico (“omnia sozza sozzis”, per dirla con Massimo Fini) e banditi dai media, dai festival, persino dai teatri privati. In compenso gli sgovernanti e i loro trombettieri possono fare tutto ciò che vogliono: se prendono tangenti o truccano appalti, è colpa dei russi che rubano di più oppure pilotano i magistrati; se perdono consensi, è colpa di Putin e della sua guerra ibrida; se perdono la guerra, tutti dicono che la vincono; se qualcuno gli chiede conto di qualche balla, è un nemico della Patria; se le loro condotte sono contro le leggi o le Costituzioni, non si cambiano le condotte, ma le leggi e le Costituzioni; e se poi la guerra, a furia di inventarsi nemici inesistenti, scoppia davvero, al fronte ci mandano gli altri. Chi sta meglio di loro?
Data articolo: Wed, 10 Dec 2025 07:00:00 GMT