Tutti gli articoli sulle versioni del Perrault e dei F.lli Grimm

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Ipotesi della trasformazione del racconto a partire dai rituali funebri endocannibalici fino ai racconti del Perrault e dei F.lli Grimm:
1) I popoli che praticavano la patrofagia, i racconti popolari con la prova cannibalica


Lasciando perdere le iniziazioni femminili, poco studiate dagli etnologi, probabilmente perché gli informatori non li consideravano di pari valore a quelli maschili, si può agevolmente ricorrere a quello che raccontavano Erodoto e altri antichi scrittori su alcune popolazioni che praticavano l'endocannibalismo come un rito funebre. Dice Erodoto che i Massageti(I,26), tribù scitica stanziata nelle steppe a nord della Persia, immolavano i propri anziani per pietà e ne consumavano le carni insieme a quelle di animali sacrificati. Ancora Erodoto riferisce della consumazione delle carni dei vecchi uccisi presso i Padei(III, 99). Secondo Strabone(XV, 1, 56) i Derbicchi dell'Iran settentrionale macellavano gli uomini ultrasettanttenni e li mangiavano. A livello etnologico la patrofagia (endocannibalismo rituale) è molto documentata. Per il Volhard (Il cannibalismo, Bollati Boringhieri) la patrofagia nasce dal dovere di pietà dei sopravvissuti verso il parente anziano e prossimo a morire. I figli hanno l'obbligo di mangiarne le carni o, dove tale pratica è venuta meno, di curare che altri le mangino. La particolarità di tale consuetudine sta nel fatto che non si attende la morte del consanguineo, ma essa si previene mediante uccisione cerimoniale.
Questo endocannibalismo rituale probabilmente si intravede in alcuni racconti popolari in cui l'eroina o l'eroe, pena la morte o l'esclusione sociale, sono invitati a consumare carne umana. Le fiabe in questione si riconducono ad una in particolare, Lu scavu (Giuseppe Pitrè, Fiabe novelle racconti popolari siciliani, XIX). Molto vicina a questa fiaba è quella intitolata Lu re d'amuri(Pitrè, ib. XVIII) che condivide una identica situazione iniziale di crisi e povertà. In "Lu re d'amuri" vanno a raccogliere cavuliceddi un padre che faceva il cavuliciddaru(raccoglitore di erbe spontanee)e la figlia più piccola di tre sorelle, in "Lu scavu" a sradicare una grossa pianta selvatica commestibile è una fanciulla e suo padre. Dal buco lasciato dalla radice della pianta esce uno schiavo dalla pelle scura. Iniziano così in tutte e due i racconti le vicissitudini della fanciulla o delle tre sorelle nel mondo sotterraneo dove stanno ricchezze, ma anche usi cannibalici. Dove la madre dell'eroe che sposerà l'eroina è una mamma-draga, e questa mamma-draga ha delle sorelle, a volte sono sette sorelle, anch'esse mamme-draghe. Ne Lu scavu il personaggio scuro impone alle figlie del raccoglitore di erbe, una dopo l'altra, di mangiare una mano di carne viva(ritenuta viva, probabilmente, perché si connette a qualcosa di sacro), ovvero una prova cannibalica. Le prime due sorelle non riescono a mangiare la mano e non escogitano alcunché di originale, per cui vengono scoperte, anche perché quella mano è capace di rivelarsi parlando al personaggio scuro: a loro viene tagliata la testa che insieme al loro corpo è buttato in una camera. Simile prova di cannibalismo viene richiesta in altri racconti popolari riportati dal Pitrè. Nella Manu pagana di Polizzi, n. IV del Nuovo saggio di Fiabe ecc. di Pitré, le ragazze son sette e l'ultima mangia in pillole la mano pesta; manca la punizione del mago. Un altro riscontro è nelle Fiabe siciliane di Laura Gonzebach, n. 23, Die Geschichte von Ohimè (La novella di Ohimè), ove le stesse tre ragazze sono nipoti non figlie d'un taglialegna; un mago esce dicendo ohimè, e poi dà, invece d'una mano, una gamba, coll'ingiunzione che venga mangiata. La prova cannibalica di queste fiabe probabilmente è il residuo di un rito di aggregazione ad un gruppo per via di un matrimonio che prevede il passaggio della sposa dal clan d'origine al clan del marito. Nella fiaba Lu re d'amuri (ib.XVIII), fiaba con molte somiglianze con Lu scavu, l'eroina ha un particolare rapporto con le minne (seni) della mamma-draga suocera. Nel racconto con lo stringere forte le minne alla suocera l'eroina riesce a farsi promettere che non sarà divorata. Infatti, su suggerimento del futuro marito, l'eroina doveva stringere finché la suocera non avesse pronunciato "lassami pi l'amuri di mè figghiu lu Re d'Amuri ". Ma molto probabilmente questo episodio deriva da un antico rito di aggregazione testimoniato dal rituale d'allattamento nell'adozione dell'antica Roma, o dal rituale d'allattamento ad opera di una dea nell'intronizzazione del faraone (A. Van Gennep, I riti di passaggio, Boringhieri,1981 pag.32, pag.95). Nella fiaba popolare riportata di Paul Delarue l'eroina, che non ha un cappuccetto rosso, è proprio una cannibale inconsapevole perché mangia la carne e il sangue della nonna uccisa dal lupo. E' lo stesso lupo, travestito da nonna(dovrebbe essere così anche se il racconto non lo mette in evidenza), a suggerirle di prendere quel cibo dalla madia. Per il Delarue questo racconto, in cui l'eroina è una endocannibale inconsapevole, risale a tempi molto più antichi rispetto alla versione del Perrault. Simile prova di cannibalismo in una versione italiana di Cappuccetto rosso ripresa da Italo Calvino. La finta nonna (Fiabe italiane 116). In questa favola abbruzese una madre manda la figlia bambina dalla nonna per farsi imprestare il setaccio per la farina. L'eroina va in casa della nonna che pare conosca molto bene, ma al posto della nonna c'è l'orca. L'orca dice all'eroina di infilarsi nel letto, ma la bambina dice che ha fame. Allora l'orca le propone di mangiare i denti e le orecchie della nonna che aveva divorato per intero, tralasciando denti e orecchie. L'orca le aveva preparate presumibilmente proprio per la bambina. I denti li aveva messi a cuocere in un pentolino, le orecchie le aveva messe a friggere in una padella. L'orca dice di mangiare i fagioli all'eroina, ma quei fagioli erano i denti della nonna e la bambina li trova troppo duri. Allora l'orca invita la bambina a mangiare le frittelle, ovvero le orecchie della nonna, ma la bambina li rifiuta perché non sono croccanti.
Ma in effetti c'era cannibalismo o endocannibalismo nei rituali di popolazioni che praticavano l'iniziazione tribale e/o per sciamani? Lo stesso V. Propp ammette: "Non veniva […] ucciso il neofita, ma si procedeva all’uccisione fittizia di un altro al suo posto. È probabile che questo assassinio fittizio fosse preceduto da un assassinio vero di uno degli astanti che in questo caso veniva mangiato. Non vi sono dubbi sulla pratica effettiva del cannibalismo. Ne parlano tutti gli studiosi, sebbene per motivi del tutto comprensibili nessuno abbia potuto assistervi personalmente"(Le radici storiche dei racconti di magia, Newton Compton, 1976, n.ed. 1992 p.216).
Probabilmente in quei riti avveniva qualcosa ritenuto incivile e caotico nella vita quotidiana, ma è difficile stabilire se si trattasse di atti cannibalici o di pantomine di atti cannibalici, di atti sessuali completi o quasi, oppure di atteggiamenti sessuali equivoci (toccatine, pizzicotti, linguaccie ecc.). Fatto sta che il racconto popolare ha tramandato che vi si svolgessero azioni caotiche, probabilmente perché, nell'epoca in cui quei racconti sono stati rilevati, la cultura, la società viva aveva associato quasi inconsapevolmente quelle attività a qualcosa di fortemente incivile: poiché le iniziazioni sono state sempre circondate, presso tutti i popoli che li praticavano, da un velo misterico, può essere successo che quello che il racconto popolare tramanda sia solo una parvenza delle azioni rituali.
Continua

Illustrazione europea di riti cannibalici del Nuovo Mondo, le Americhe


Tutti gli articoli sulle versioni del Perrault e dei F.lli Grimm

1 - Premessa


2 - Il lupo nella cultura dei greci


3 - Alla ricerca della pietra simbolo della sterilità


4 - Le pietre nel ventre dell'iniziando sciamano


5 - Divoramento e travestitismo nelle iniziazioni tribali


6 - Culto delle pietre presso i Lapponi


7 - Il lupo nelle culture che praticavano un'agricoltura primordiale


8 - I Lupercalia dei Romani


9 - La struttura dei Lupercalia


10 - Il lupo e i sette capretti


11 - Lo spirito del grano nell'ultimo covone denominato il Vecchio, la Vecchia e anche il Lupo


12 - I popoli che praticavano la patrofagia, i racconti popolari con la prova cannibalica


13 - Il racconto rielaborato e ambientato in una cultura in cui si praticava la patrofagia e si aveva il terrore degli spiriti


14 - l'ipotesi del lupo come demone della morte, e l'ipotesi agraria connessa alle antiche feste germaniche


15 - Il carattere solitamente critico dei racconti popolari verso le classi superiori, ma nella versione dei F.lli Grimm il lupo acquisisce una funzione quasi conservativa


16 - Lupo e taglialegna gli estremi, nipote e nonna i mediatori; il demone germanico Loki vicino al lupo della fiaba grimmiana


17 - Il comportamento del lupo come indice di civiltà


18 - Il comportamento del lupo nei confronti dell'uomo dal medioevo fino ai fatti del lupo di Gévaudan


19 - Interpretazione storica della versione del Perrault, le ruelles e le preziose


20 - Le versioni più studiate della fiaba di Cappuccetto rosso



Tutti gli articoli sulle versioni popolari di Cappuccetto rosso

1 - Le versioni orali del racconto in cui il percorso per raggiungere la nonna sembra abbia una parte rilevante

2 - La versione orale dell'Haute-Bretagne in cui la nonna potrebbe indicare un campo o una vigna o vite sterile

3 - Le due versioni de la Nièvre. In una di esse la fanciulla si salva

4 - La versione della Touraine. In questo racconto al lupo subentra il diavolo e la fanciulla si salva

5 - La versione del Forez in cui la fanciulla cede il paniere al lupo e poi viene divorata

6 - La versione raccolta a Valencay nell'Indre in cui la fanciulla dice alla finta nonna che ha delle grandi mani e quella le risponde che servono per frustarla

7 - La versione provenzale, molto simile a quelle del Forez, ma più eleborata

8 - La generazione agricola per talee, associata nei miti e nei racconti enigmatici all'endocannibalismo e all'incesto

9 - Le correlazioni tra i miti e il culto di Fauna-Bona Dea e i racconti orali di Cappuccetto rosso

10 - L'alternativa del percorso come traccia per risolvere l'indovinello del racconto enigmatico

11 - Il sostrato culturale della religione arcaica dei Romani: ovvero l'agricoltura - La fondazione di Roma legata a un solco tracciato dall'aratro tirato da un toro e una vacca

12 - Analogie e differenze tra mirto e vite - Il mirto pianta spia del tempo, Il dio Fauno sia lupo, sia serpente, sia lupino

13 - Le madonne nere francesi rimpiazzarono le figure divine pagane, e principalmente Bona Dea





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