Tutti gli articoli sulle versioni del Perrault e dei F.lli Grimm

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

I Lupercalia dei Romani

Non è facile trovare traccia di questi passaggi di uso, dei campi e dei territori in cui veniva praticata l'agricoltura, connessi al lupo. Probabilmente in certi territori il lupo fu sostituito dal cinghiale, oppure per esempio nella Grecia antica il maggese fu opera di una dea, Demetra, che aveva subito uno stupro, oppure il ratto della figlia. Presso gli Etruschi nella Tomba dell'Orco a Tarquinia è raffigurato Ade barbato con elmo a testa di lupo, con un serpente nella sinistra, mentre con la testa accenna al gigante Gerione tricipite (Kelun). Persefone è in piedi con la chioma irta di serpentelli. Si tratta degli dei, Ades e Persefone, che presiedevano al regno della morte, ma erano anche connessi mistericamente alla fecondità della terra. Per fortuna gli antichi hanno conservato dei rituali antichissimi che anche coloro che ci hanno tramandato non riuscivano a spiegare in maniera completa. Poi ci sono le fiabe e i racconti popolari in cui c'è traccia, pur con tutte le modifiche e le trasposizioni di senso che comporta il tramandamento orale, dei riti e dei miti antichi. Poiché ho intravisto nel rito romano dei Lupercalia un riferimento agli antichi passaggi di uso dei campi, li riporto di seguito.
I Lupercalia erano un rito molto arcaico che si continuò a celebrare fino al V secolo d. C. Si svolgevano il 15 febbraio di ogni anno all’interno del periodo dedicato ai Parentalia, le feste consacrate agli antenati defunti. La cerimonia aveva inizio al Lupercale, una grotta alle pendici del Palatino dove la leggenda narrava che Remo e Romolo erano stati nutriti dalla lupa. I membri che partecipavano attivamente al rito erano chiamati Luperci,(ovvero lupacchiotti, sull’etimologia dei luperci, cfr. Károly Kerényi, Lupo e capra nella festa dei Lupercalia, in Miti e misteri, trad. it., Torino 1979, pagg. 347-348; Georges Dumézil, La religione romana arcaica, trad. it., Milano 1977, pag. 306, nota 31): formati da due gruppi, Luperci quinctiales e Luperci fabiani, erano diretti da un unico magister. Si procedeva ad uccidere dei capri e un cane. In seguito la fronte di due giovani nobili, in rappresentanza probabilmente delle due confraternite (i Fabiani e i Quinziali) erano macchiate col coltello insanguinato usato per il sacrificio. Il sangue veniva subito dopo rimosso dalla fronte con un panno di lana intriso di latte. A questo punto i due giovani oggetto della cerimonia dovevano ridere. Indi i Luperci, completamente nudi, a parte i fianchi coperti con alcune strisce di pelle ricavate dai capri sacrificati, iniziavano a correre percuotendo con altre strisce chiunque incontrassero sul loro cammino, ma in particolare le donne considerate sterili che desideravano avere figli. La frusta che percuoteva era chiamata februa( dal mese di febrarius e in latino februare equivale a purificare) o amiculum Iunonis. Probabilmente la dea Giunone, che era chiamata anche Iuno februata, ovvero purificata, presiedeva in qualche maniera al rituale, stante la leggenda citata da Ovidio, accennata appresso. lnoltre la Giunone di Lanuvio aveva anch'essa una sopravveste formata da pelle di capra(vedi un cunto del Pentamerone in cui si intravede l'influenza di un rito a lei dedicato, La faccia di capra). E ancora la dea si ricordava anche alle calende di febbraio con il nome di Iunio Sospita(era probabilmente la dea originaria degli Albani, quella di Lanuvio), ovvero la Salvatrice, quando si commemorava la dedicazione del suo tempio sul Palatino.
Secondo Dionisio di Alicarnasso(Antichità romane, I, 80, 1-3) e Plutarco( Vita di Romolo, 21, 4) i Lupercali potrebbero essere stati istituiti da Evandro(eroe greco che proveniente dalla città di Argo nel Peloponneso aveva fondato nel Lazio la città di Pallante sul Palatino), che aveva recuperato un rito arcade. Tale rito consisteva in una corsa a piedi degli abitanti del Palatino (allora chiamato Pallanzio, dalla città dell'Arcadia di Pallanteo), senza abiti e con le pudenda coperte dalle pelli degli animali sacrificati, tutto in onore di Pan Liceo ("dei lupi").
L'antecedente del rito doveva essere riportato, secondo una leggenda narrata da Ovidio(Fasti, II, 425-452), al tempo di re Romolo quando vi sarebbe stato un prolungato periodo di sterilità nelle donne. Uomini e donne si recarono perciò in processione fino al bosco sacro di Giunone, ai piedi dell'Esquilino, e qui si prostrarono in atteggiamento di supplica. Attraverso lo stormire delle fronde, la dea rispose, sgomentando le donne: “Un sacro capro si congiunga con le mogli latine” (Italicas matres, inquit, sacer hircus inito! (Ovidio, I Fasti, II, 425-452, inito, che rimanda a Inuus, altro nome di Fauno), ma un augure etrusco interpretò l'oracolo nel giusto senso, sacrificando un capro e tagliando dalla sua pelle delle strisce con cui colpì la schiena delle donne e dopo dieci mesi lunari le donne partorirono.
Ma altri scrittori diedero altri antecedenti al rituale. Plutarco riferisce due leggende per spiegare il rito: la prima, narrata da un tale Buta, “espositore in versi elegiaci delle più fantastiche notizie sulle origini delle feste romane”, narra che Romolo e Remo, dopo la vittoria su Amulio, corsero esultanti sul posto dove la lupa li aveva allattati da piccoli. Perciò, i Lupercalia erano una commemorazione di quella corsa, e la cerimonia con cui si toccava la fronte dei giovani mediante una lama ricordava allegoricamente il pericolo di morte corso dai gemelli, salvati dal latte della lupa. La seconda leggenda, attribuita a Gaio Acilio, narra che, prima della fondazione di Roma, un giorno il bestiame di Romolo e Remo scomparve. I due gemelli, dopo aver implorato Fauno, la divinità che regnava sui boschi, assimilata poi al Pan greco, si slanciarono nudi alla ricerca degli animali per non essere impacciati nella corsa dagli abiti.
Rimarchevole il nome delle due confraternite, Fabiani e Quintiali: secondo Dumézil è probabile che in origine le due schiere, formate ognuna da dodici elementi, fossero formate dai membri delle gentes dalle quali prendono il nome (cioè i Fabii e i Quinctii). E se si mettono in evidenza questi due nomi si risale rispettivamente alla fava(in latino faba)e al grano o farro, cioè la pianta che viene raccolta al quinto mese dell'anno(quindi equivalente a quinctii), cioè luglio, poiché presso i Romani l'anno iniziava nel mese di marzo. Sulla base di questa indicazione agraria nel prossimo capitolo cercherò di tracciare uno schema, una struttura diacronica dei Lupercalia.
Continua

Sopra retro del cosiddetto "Altare di Marte e Venere", ara romana di epoca traianea, riutilizzata in epoca adrianea (nel 124 d.C.) come base per una statua del dio Silvano. Il rilievo mostra Romolo e Remo con la lupa capitolina. Proviene da un sacello del Piazzale delle Corporazioni, ad Ostia Antica, ed è oggi esibito nel Museo di Palazzo Massimo alle Terme a Roma.


Tutti gli articoli sulle versioni del Perrault e dei F.lli Grimm

1 - Premessa


2 - Il lupo nella cultura dei greci


3 - Alla ricerca della pietra simbolo della sterilità


4 - Le pietre nel ventre dell'iniziando sciamano


5 - Divoramento e travestitismo nelle iniziazioni tribali


6 - Culto delle pietre presso i Lapponi


7 - Il lupo nelle culture che praticavano un'agricoltura primordiale


8 - I Lupercalia dei Romani


9 - La struttura dei Lupercalia


10 - Il lupo e i sette capretti


11 - Lo spirito del grano nell'ultimo covone denominato il Vecchio, la Vecchia e anche il Lupo


12 - I popoli che praticavano la patrofagia, i racconti popolari con la prova cannibalica


13 - Il racconto rielaborato e ambientato in una cultura in cui si praticava la patrofagia e si aveva il terrore degli spiriti


14 - l'ipotesi del lupo come demone della morte, e l'ipotesi agraria connessa alle antiche feste germaniche


15 - Il carattere solitamente critico dei racconti popolari verso le classi superiori, ma nella versione dei F.lli Grimm il lupo acquisisce una funzione quasi conservativa


16 - Lupo e taglialegna gli estremi, nipote e nonna i mediatori; il demone germanico Loki vicino al lupo della fiaba grimmiana


17 - Il comportamento del lupo come indice di civiltà


18 - Il comportamento del lupo nei confronti dell'uomo dal medioevo fino ai fatti del lupo di Gévaudan


19 - Interpretazione storica della versione del Perrault, le ruelles e le preziose


20 - Le versioni più studiate della fiaba di Cappuccetto rosso



Tutti gli articoli sulle versioni popolari di Cappuccetto rosso

1 - Le versioni orali del racconto in cui il percorso per raggiungere la nonna sembra abbia una parte rilevante

2 - La versione orale dell'Haute-Bretagne in cui la nonna potrebbe indicare un campo o una vigna o vite sterile

3 - Le due versioni de la Nièvre. In una di esse la fanciulla si salva

4 - La versione della Touraine. In questo racconto al lupo subentra il diavolo e la fanciulla si salva

5 - La versione del Forez in cui la fanciulla cede il paniere al lupo e poi viene divorata

6 - La versione raccolta a Valencay nell'Indre in cui la fanciulla dice alla finta nonna che ha delle grandi mani e quella le risponde che servono per frustarla

7 - La versione provenzale, molto simile a quelle del Forez, ma più eleborata

8 - La generazione agricola per talee, associata nei miti e nei racconti enigmatici all'endocannibalismo e all'incesto

9 - Le correlazioni tra i miti e il culto di Fauna-Bona Dea e i racconti orali di Cappuccetto rosso

10 - L'alternativa del percorso come traccia per risolvere l'indovinello del racconto enigmatico

11 - Il sostrato culturale della religione arcaica dei Romani: ovvero l'agricoltura - La fondazione di Roma legata a un solco tracciato dall'aratro tirato da un toro e una vacca

12 - Analogie e differenze tra mirto e vite - Il mirto pianta spia del tempo, Il dio Fauno sia lupo, sia serpente, sia lupino

13 - Le madonne nere francesi rimpiazzarono le figure divine pagane, e principalmente Bona Dea





TAGS: Lupo, licantropia, pietre, sterilità, sciamano, iniziazione sciamanica, pietre nel ventre, endocannibalismo, patrofagia, paura degli spiriti, paura dei morti, divoramento iniziazioni tribali, travestitismo iniziazioni tribali, serpente divoratore, Lupercalia, luperci, Fabiani, Quinziali, leguminosa, maggese lungo passivo, amiculum Iunonis, Giunone Sospita, Giunone di Lanuvio, pastori, agricoltori, favole di Esopo sul lupo, cambiamento d'uso dei terreni, struttura diacronica dei Lupercalia, maggese verde, morte come possessione demonica, dio Fauno, dio Silvano, battere del piede del contadino, frustate dei Luperci alle donne, dea Fauna, Bona Dea, corsa dei Luperci, danza Fratres Arvales, Ambarvalia, offerte di leguminose ai serpenti domestici, Lemuria, Feralia, fave scure ai fantasmi dei morti, sovescio, Il lupo e i sette capretti, omosessualità punita dai Germani, Loki, Fenrir, gara del lupo nei confronti di Cappuccetto rosso, vince chi arriva prima dalla nonna, lupo come rappresentante del bosco e della natura, lo spirito del grano nell'ultimo covone, ultimo covone, il Vecchio nell'ultimo covone, la Vecchia nell'ultimo covone, inserimento di pietre nell'ultimo covone come magia simpatica, il Lupo nell'ultimo covone, popoli che praticavano la patrofagia, racconti popolari con la prova cannibalica, Lu scavu, racconto rielaborato e ambientato in una cultura in cui si praticava la patrofagia e si aveva il terrore degli spiriti, l'ipotesi del lupo come demone della morte, ipotesi agraria connessa alle antiche feste germaniche, carattere solitamente critico dei racconti popolari verso le classi superiori, lupo con funzione quasi conservativa, Lupo e taglialegna gli estremi, nipote e nonna i mediatori, demone germanico Loki vicino al lupo della fiaba grimmiana, Il comportamento del lupo come indice di civiltà, comportamento del lupo nei confronti dell'uomo dal medioevo fino ai fatti del lupo di Gévaudan, Interpretazione storica della versione del Perrault, le ruelles, le preziose, versioni fiaba di Cappuccetto rosso