Tutti gli articoli sulle versioni popolari di Cappuccetto rosso

III - Le versioni di Chaperon Rouge riportate nella rivista francese Mélusine nel XIX secolo: le due versioni della Nièvre


La seguente versione è stata raccolta da Achille Millien dalla voce di Marie Rougelot, femme Charlot, a Murlin, canton de la Charité(Nièvre).
Una donna ha una figlia molto saggia e risoluta(ma la fanciulla non ha alcun nome, nonostante sia saggia). Ogni settimana la donna, quando fa il pane, affida alla figlia il compito di portare una pagnotta di pane alla nonna che sta in un villaggio vicino. Ma un giorno la fanciulla incontrò a un trivio un lupo che le chiese cosa facesse. La fanciulla s'impaurì, ma prese coraggio quando sentì che là vicino ci stavano dei taglialegna. Quindi parlò con sincerità e che andava a trovare la nonna che abitava la prima casa del villaggio, laggiù (probabilmente questo particolare di riuscire a vedere le case da molto lontano è dovuto ad una caratteristica di molte campagne francesi: i contadini non erigevano muri di cinta o recinti per indicare i confini dei loro terreni in quanto era consuetudine e anche legge che le greggi potessero passare per i campi coltivati nell'anno di maggese). Quindi il lupo le chiese se avrebbe preso per la strada delle spille o per quella degli aghi. La fanciulla rispose che, com'era sua abitudine, avrebbe preso la strada delle spille. Il lupo la salutò e corse per la via degli aghi verso la casa della nonna. A sorpresa l'affrontò e la uccise. Il suo sangue lo mise in delle bottiglie nella credenza, la sua carne in un grande vaso vicino al fuoco. Poi chiuse le persiane e si mise sotto le coperte del letto della nonna uccisa. Arriva la fanciulla e chiede alla finta nonna della sua salute intuendo che abbia oscurato, chiuso la casa per via di un malessere. Ma la finta nonna risponde che è soltanto un poco affaticata. Poi la fanciulla dice che ha portato la pagnotta e la finta nonna dice di metterla sopra la madia e le consiglia di rifocillarsi, di mangiare della carne che si trova sul vaso vicino al fuoco e di bere del vino che si trova nella credenza e poi di venire a letto con lei. La fanciulla mangia con buon appetito, ma passa il gatto di casa e dice: "Tu mangi la carne, tu bevi il sangue della tua nonna". La fanciulla fa notare la stranezza alla finta nonna e quella le dice di scacciarlo con un bastone. Ma subito dopo un uccellino cantando dice le stesse parole che aveva detto il gatto e anche questa volta la finta nonna dice alla fanciulla di scacciarlo con un bastone e di venire a letto. La fanciulla inizia a spogliarsi e chiede alla finta nonna dove mettere il grembiule, poi il fasciacollo e poi ancora il vestito. La finta nonna risponde sempre di mettere tutte queste cose sul fuoco, tanto domani se ne sarebbero comprate di nuove. Poi la fanciulla entrando nel letto nota le stranezze della finta nonna. Fra queste esclamazioni non ce n'è una particolare. Dopo che la fanciula dice: "Che bocca grande che hai?"; il lupo se la mangia(Il racconto in francese).

In un altro racconto raccolto pure nella regione della Nièvre la fanciulla, ancora senza nome, deve portare alla nonna(anch'ella non ha nome) un pane appena sfornato e una bottiglia di latte. La fanciulla nel tragitto incontra un bzou(colui che ha raccolto il cunto, Achille Millien, chiede al novellatore chi sia il bzou ed il novellatore dice che si intende con questa parola le loup-brou o loup-garou, cioè il lupo mannaro). In questa versione, molto simile a un'altra versione raccolta nella Nièvre(quella soprastante), il lupo mannaro arriva molto prima perché prende la via più breve per raggiungere la nonna, mentre la fanciulla si diverte a raccogliere le spille, perdendo del tempo. Il racconto continua come nell'altra versione della Nièvre, ma non è il pettirosso che commenta la scena cannibalica, ma una gatta che dice: "Puzzolente meretrice, che mangi la carne e bevi il sangue della nonna". Dopo, la fanciulla, spogliatasi, entra nel letto dove sta il lupo mannaro, ma quei suoi grandi occhi e i suoi lunghi denti le fanno paura, quindi per cercare di sfuggire, dice al lupo mannaro che deve fare un bisognino. Il lupo mannaro cerca di trattenerla, ma la fanciulla dice che si sente male e che vuole uscire. Allora il lupo mannaro lega un filo di lana al piede della fanciulla e le consente di andare fuori a fare il bisognino, ma l'avverte di rientrare subito. La fanciulla, appena uscita, si libera del filo al piede, lo attacca a un tronco d'albero di prugne e scappa verso la casa della mamma. Il lupo mannaro, dopo qualche tempo, non vedendola più rientrare, si alza dal letto, comprende l'inganno e la insegue. Tenendo nella corsa le mascelle aperte il lupo stava per riprenderla, ma la fanciulla arriva in tempo a mettere la mano sull'apertura della porta di casa e a chiamare a gran voce la mamma. Il lupo arrestò la corsa e non fece più nulla(racconto raccolto dal novellatore Francois Briffault, a Montighy-aux-Amognes, Nièvre, vedi la versione in francese).
Nella seconda di queste versioni della Nièvre c'è per la fanciulla l'epiteto di salope ovvero meretrice. L'epiteto glielo affibbia la gatta. Eppure in questa versione la fanciulla si salva, riesce a sfuggire al lupo mannaro. Probabilmente il narratore o coloro che gliel'avevano narrata, a loro volta, hanno modificato qualcosa e probabilmente questa modifica investe il personaggio violentatore-divoratore. All'animale lupo, l'animale che effettivamente in Francia ha fatto molte vittime in specie tra le donne anziane e le fanciulle, non si sfugge, al lupo mannaro invece si può sfuggire, come del resto al diavolo(vedi la versione de la petite Jeannette della Touraine), perché per il popolo le donne ne sanno più del diavolo o del lupo mannaro(una sorta di indemoniato, di posseduto dagli spiriti secondo le antiche tradizioni). Questa fanciulla o ragazza ha le idee molto chiare sul da farsi, in un certo senso ha lasciato la via tradizionale della nonna, ovvero la salvaguardia assoluta della propria reputazione, lo spirito di rassegnazione che portava le donne a stare tappate in casa e ad obbedire al capo famiglia. Raccogliere spille è per lei una divertente occupazione e forse questa ricerca sottintende che la ragazza il marito lo vuole scegliere lei: forse questa strada è più lunga, ma certamente, anche se molto povera, la ragazza non vuole intraprendere la strada degli aghi, ovvero, (almeno in quella versione in cui è la strada percorsa dal lupo), la strada di colei che mette come distintivo l'aiguillette, ovvero la strada della prostituzione. L'epiteto di meretrice è possibile che venga fuori perché fa paura una ragazza che si fida molto di più della sua capacità di seduzione(le spille servono soprattutto alla seduzione), piuttosto che accettare le proposte di matrimonio di pretendenti non graditi. Il racconto, in questo caso, ammonisce le fanciulle, a non fidarsi troppo delle proprie capacità seduttive di convincimento. Interessante il doppio stratagemma del bisognino e della legatura del filo ad un albero di prugne. Questi due stratagemmi possono essere ricondotti a delle pratiche agrarie del viticultore. L'orina umana conservata almeno 6 mesi, secondo il Columella, se data al terreno della vite al tempo della concimazione, può portare gusto e profumo all'uva e al vino ottenuto. Per quanto riguarda l'albero di prugne, pare che qualche volta in Italia sia stato adottato come albero di sostegno della vite maritata(l'uso viene ricordato per l'Emilia e Romagna). Mentre in Francia l'albero di prugne è quasi l'albero nazionale: famose le susine regina claudia,una varietà molto apprezzata già da prima del 1500 e che deve il suo nome alla Regina Claudia, moglie di Francesco I, alla quale fu dedicata.
Quel buttare i vestiti sul fuoco potrebbe essere un residuo di un rito di passaggio da una condizione di fanciulla impubere a quella di fanciulla mestruata. Oppure un residuo della pratica d'estirpazione dei vigneti vecchi che prevedeva come accennato sopra che le radici divelte delle viti venissero bruciate sul terreno stesso, o meglio ancora questi vestiti della fanciulla possono essere riportati ai rami vecchi potati della vite. Pare che i Celti avessero adottato l'uso di raccogliere e ammonticchiare questi rami, detti sarmenti, presso i filari e di bruciarli quando, in primavera, la temperatura scendeva vicino allo zero. In un certo senso potare la vite è come rinnovarle il vestiario di foglie. Ma probabilmente la gente del popolo francese del XIX secolo vedeva, nella scena della svestizione della fanciulla, un atteggiamento delle donne seduttrici che amano seguire la moda e disfarsi facilmente dei vestiti anche poco usati, principalmente per aumentare la capacità seduttiva. I due racconti de la Nièvre sembrano comunque un avvertimento per le ragazze: se si prende la cattiva strada, quella della prostituzione, è difficile, se non impossibile uscirne. Anche la strada della seduzione per accaparrarsi un marito è probabilmente considerata una strada difficile.
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Sopra un video che mostra come l'antico uso dei Celti di bruciare i sarmenti per scongiurare i danni di una gelata primaverile sia stato ripreso a Capestrano in provincia dell'Aquila in Abruzzo.



Tutti gli articoli sulle versioni popolari di Cappuccetto rosso

1 - Le versioni orali del racconto in cui il percorso per raggiungere la nonna sembra abbia una parte rilevante

2 - La versione orale dell'Haute-Bretagne in cui la nonna potrebbe indicare un campo o una vigna o vite sterile

3 - Le due versioni de la Nièvre. In una di esse la fanciulla si salva

4 - La versione della Touraine. In questo racconto al lupo subentra il diavolo e la fanciulla si salva

5 - La versione del Forez in cui la fanciulla cede il paniere al lupo e poi viene divorata

6 - La versione raccolta a Valencay nell'Indre in cui la fanciulla dice alla finta nonna che ha delle grandi mani e quella le risponde che servono per frustarla

7 - La versione provenzale, molto simile a quelle del Forez, ma più eleborata

8 - La generazione agricola per talee, associata nei miti e nei racconti enigmatici all'endocannibalismo e all'incesto

9 - Le correlazioni tra i miti e il culto di Fauna-Bona Dea e i racconti orali di Cappuccetto rosso

10 - L'alternativa del percorso come traccia per risolvere l'indovinello del racconto enigmatico

11 - Il sostrato culturale della religione arcaica dei Romani: ovvero l'agricoltura - La fondazione di Roma legata a un solco tracciato dall'aratro tirato da un toro e una vacca

12 - Analogie e differenze tra mirto e vite - Il mirto pianta spia del tempo, Il dio Fauno sia lupo, sia serpente, sia lupino

13 - Le madonne nere francesi rimpiazzarono le figure divine pagane, e principalmente Bona Dea





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