Tutti gli articoli sulle versioni popolari di Cappuccetto rosso

IX -Le correlazioni tra i miti e il culto di Fauna-Bona Dea e i racconti orali di Cappuccetto rosso


La nonna morta e l'azione del mirto, bere il vino-sangue della nonna come trasposizione in campo umano della moltiplicazione delle piante per talee a propaggine, parafrasare l'atto cannibalico, il linguaggio degli uccelli, il sacrificio della scrofa e la scrofa magica come cavalcatura, il buio e la notte nella scenografia del fatto misterico, il serpente divoratore derivazione misterica del serpente domestico cui vengono offerte delle leguminose

Ora vediamo di tracciare le correlazioni tra le versioni orali, in specie quella dell'Haute-Bretagne, di Cappuccetto rosso e le versioni di Fauno che uccide Fauna o Bona Dea, aggiungendo al confronto quanto ci è pervenuto del rito. Ovviamente Fauno corrisponde al lupo, mentre Fauna-Bona Dea è sia la nonna, sia la fanciulla.

Innanzi tutto bisogna mettere in evidenza la correlazione di un particolare non di poco conto. Il nome della Bona Dea non doveva essere pronunciato, era tabu' e per questo veniva chiamata genericamente Bona Dea. Nelle versioni popolari del nostro racconto, quasi sempre, il nome della fanciulla non è ricordato, tranne una volta in cui è chiamatta Jeannette in concomitanza con Petite-Fillon. Dove è chiamata Cappuccetto rosso è chiaro che questo dipese dal fatto che la versione del Perrault era diventata troppo famosa.

A-Cappuccetto: nella versione dell'Haute-Bretagne la fanciulla dice che la nonna non mangia da sette anni.
A-Bona Dea: Bona Dea beve il vino e Fauno la punisce percuotendola con rami di mirto.
A-Cappuccetto: nella versione raccolta a Valencay nell'Indre il lupo ha mani grandi per frustare(fouetter) meglio.

Dunque il primo rimedio per una vigna o vite a pergola sterile fu quella di abbandonarla per un certo numero di anni, di percuoterla con rami di mirto nella misterica agraria, come se la natura stessa potesse riportarla alla fecondità e quindi a produrre molta uva. C'è da dire che, presso gli etruschi e quindi presso gli antichi laziali, cerealicoltura e viticoltura e a volte olivocoltura convivevano sullo stesso terreno, in quanto le viti erano maritate ovvero appoggiate ad alberi(pioppo, olmo, olivo o altri alberi) oppure piantate a pergola. Fra l'altro questo tipo di coltivazione della vite consentiva che nel periodo del maggese o abbandono della terra(nel mito adombrato dal mirto) potessero passare le mandrie di ovini e caprini senza fare danno.
B-Cappuccetto: in molte versioni orali beve il sangue della nonna come se fosse vino.
B-Bona Dea: in tutte e due le versioni beve il vino.

Bere il vino è tabù per la donna, perché probabilmente il vino debilita la volontà ed eccita la fantasia facendo perdere l'autocontrollo. Nella Bibbia sono gli uomini che bevendo il vino perdono il controllo e Lot giace con le figlie. Ma, probabilmente, nel rito misterico di Bona Dea bere il vino permette il passaggio della linfa vitale da un soggetto ad un'altro, senza dover ricorrere ad unione di maschio e femmina, ed è basilare per la fruttificazione, nella riproduzione del mondo vegetale. Se si valuta che dei tralci di vite pendevano sulla statua di Bona Dea si può concludere che gli antichi laziali credevano che la riproduzione della vite fosse legata solo alla sfera femminile? La risposta può essere affermativa. Probabimente l'avvento di un dio, a volte rappresentato androgino, come Dioniso, come divinità legata alla riproduzione della vite, fu dovuta alla scoperta che la migliore qualità di vite per fare il vino era la pianta che aveva fiori bisessuali o ermafroditi. Ma Fauno ha poco in comune con Dioniso, mentre è molto vicino al dio greco Pan. Probabilmente fare bere, costringere la figlia a bere il vino, equivaleva a reimpiantare una vite riluttante(quindi non fertile), maritata o a pergola che fosse, sullo stesso terreno.
C-Cappuccetto: in alcune versioni orali il lupo, quando esorta la fanciulla a bere il vino e a mangiare la carne, accompagna l'invito con l'espressione che si tratta del sangue e della carne della nonna.
C-Bona Dea: nel rito il vino è chiamato come se fosse il latte
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Probabilmente nel racconto popolare la doppia significazione del magico è stata resa platealmente. L'ascoltatore del racconto popolare era informato effettivamente su che cosa verteva la trama, ma era tenuto sulle corde. Il racconto non voleva essere edificatorio, ma enigmatico e, probabilmente, alla fine gli ascoltatori erano chiamati a dare il proprio parere sugli accadimenti contenuti nella storia.
D-Cappuccetto: in una versione della Nièvre il lupo chiude le persiane o i battenti delle finestre dopo aver ucciso la nonna; la fanciulla, quando arriva, trova la casa della nonna al buio.
D-Bona Dea: il rito che si svolgeva ai primi di dicembre era tenuto di notte.

Nel racconto popolare il buio della casa è associato alla cattiva salute. A Roma il vino poteva essere assunto dalle donne come eccipiente di medicamenti. Il vino e un pezzo di focaccia sono come alimenti che dovrebbero rifocillare una nonna malata nella versione dei F.lli Grimm.
E-Cappuccetto: In quasi tutte le versioni orali si ode una voce e la fanciulla riesce ad ascoltare le parole che dice: una volta è il gatto, una volta è il pettirosso, una volta le voci degli angeli, un'altra volta si tratta di voci misteriose. La fanciulla chiede spiegazioni di ciò al lupo e quando si tratta della voce degli angeli, il lupo risponde che si tratta di linguaggio degli uccelli. Quindi la fanciulla conosce il linguaggio degli uccelli e degli animali, come una profetessa, come una sacerdotessa oracolare. Anche se nelle versioni orali si può sempre osservare che la fanciulla ode gli animali mentre si accinge a compiere l'atto cannibalico. C'è da ricordare, infatti, che nella mitologia norrena si pensava che l'abilità potesse essere acquisita anche assaporando il sangue di drago( è ciò che accade a Sigfrido nell'Edda maggiore e nella Saga di Volsung, quando assaggia accidentalmente il sangue del drago, mentre sta arrostendo il cuore di Fafnir).
E-Bona Dea: nel mito Bona Dea beve il vino, e questo atto, pur così castigato negli usi romani se commesso da una donna, lo si continua a fare nei suoi riti. Quindi il bere vino sottintende una magia. Fauna, secondo alcune tradizioni era detta anche Fatua, come se fosse una fata e avesse anche facoltà divinatorie. Ma probabilmente, almeno nella Roma non arcaica, quando gli fu dedicato un tempio, questa capacità divinatoria si ridusse a capacità di guaritrice e infatti nel tempio c'era un reparto farmacia, fornito di erbe medicinali, cui si dedicavano delle sacerdotesse. Probabilmente, invece quando i suoi riti, si svolgevano all'aperto, e cioè nella parte dell'Aventino che ancora era una zona boschiva con ruscelli che scendevano a valle(era chiamata Bona Dea Subsaxana, perché il suo santuario all'aperto stava sotto una grande roccia nell'Aventino), aveva pure capacità divinatorie.
F-Cappuccetto: nella versione della Nièvre in cui la fanciulla riesce a sfuggire al lupo-diavolo, quest'ultimo ha una scrofa come cavalcatura e come aiutante magico.
F-Bona Dea: a questa dea veniva sacrificata una scrofa nella festa, probabilmente sia ai primi di maggio nel suo tempio sull'Aventino, sia ai primi di dicembre nella casa della matrona romana.
A mio avviso il sacrificio di una scrofa è di derivazione greca e molto probabilmente era essenzialmente un sacrificio alla dea della Magna Grecia Damia. Nella versione orale di Cappuccetto rosso la scrofa è demonizzata come il suo padrone. Ma in questa versione edificante la fanciulla si salva, mentre il diavolo e la scrofa sprofondano e annegano nel fiume.
G-Cappuccetto: il lupo divora la fanciulla.
G-Bona Dea: Fauno, solitamente associato al lupo, si trasforma in serpente e divora o possiede la figlia.

Probabilmente la versione orale francese nel suo nascere puntava pure sul lupino come leguminosa da seminare in un terreno in cui si deve impiantare un vigneto: in francese questa leguminosa è chiamata lupin, con riferimento al lupo come in latino. Mentre nel mito laziale questo agire di Fauno era l'ultima ratio per riottenere quell'uva e quel vino buono che aveva dato in precedenza quella vite. L'agricoltore, praticamente, era costretto a reimpiantare la vite in un altro posto o terreno, previa coltivazione di questo terreno a leguminosa, fava o lupino, piante molto simili, anche se la prima poteva essere mortale per gli uomini, mentre la seconda poteva essere mortale per ovini e caprini. Era sicuramente un danno per l'agricoltore, perché doveva procurarsi un terreno, doveva lavorarlo, zapparlo e seminarlo a fave o lupini: sia nel caso di fave, sia nel caso di lupini doveva agire con cautela. E poi doveva fare il nuovo impianto del pergolato, se non trovava un terreno con degli alberi abbastanza distanti gli uni dagli altri. Oppure il divoramento della figlia da parte di un serpente potrebbe essere interpretato come abbandono del vecchio sistema di vite maritata o a pergola, vite quindi sospesa tra cielo e terra, e adozione dell'alberello basso, tipico della Grecia, quindi molto più vicino alla terra e quindi ai rettili. Ma contro questa seconda interpretazione sta la vite a pergola sopra la statua della Bona Dea.
Continua...

Il disegno schematico di una vite maritata ad un albero presso gli Etruschi e presso gli antichi abitanti del Lazio

Sopra il disegno schematico della vite maritata presso gli Etruschi e gli antichi abitatori del Lazio.


Tutti gli articoli sulle versioni popolari di Cappuccetto rosso

1 - Le versioni orali del racconto in cui il percorso per raggiungere la nonna sembra abbia una parte rilevante

2 - La versione orale dell'Haute-Bretagne in cui la nonna potrebbe indicare un campo o una vigna o vite sterile

3 - Le due versioni de la Nièvre. In una di esse la fanciulla si salva

4 - La versione della Touraine. In questo racconto al lupo subentra il diavolo e la fanciulla si salva

5 - La versione del Forez in cui la fanciulla cede il paniere al lupo e poi viene divorata

6 - La versione raccolta a Valencay nell'Indre in cui la fanciulla dice alla finta nonna che ha delle grandi mani e quella le risponde che servono per frustarla

7 - La versione provenzale, molto simile a quelle del Forez, ma più eleborata

8 - La generazione agricola per talee, associata nei miti e nei racconti enigmatici all'endocannibalismo e all'incesto

9 - Le correlazioni tra i miti e il culto di Fauna-Bona Dea e i racconti orali di Cappuccetto rosso

10 - L'alternativa del percorso come traccia per risolvere l'indovinello del racconto enigmatico

11 - Il sostrato culturale della religione arcaica dei Romani: ovvero l'agricoltura - La fondazione di Roma legata a un solco tracciato dall'aratro tirato da un toro e una vacca

12 - Analogie e differenze tra mirto e vite - Il mirto pianta spia del tempo, Il dio Fauno sia lupo, sia serpente, sia lupino

13 - Le madonne nere francesi rimpiazzarono le figure divine pagane, e principalmente Bona Dea





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