Tutti gli articoli sulle versioni popolari di Cappuccetto rosso

II - Le versioni di Chaperon Rouge riportate nella rivista francese Mélusine nel XIX secolo: la versione dell' Haute-Bretagne


In una versione raccolta nel 1878 da Marie Huchet abitante a Ercé in Haute-Bretagne si racconta di una fanciulla(non ha alcun nome) che era in cammino per portare delle tourtelettes alla nonna Jeannette che non mangiava da sette anni. La fanciulla incontra un cane che le chiede dove si dirige. La fanciulla risponde, ma si rifiuta di dare un pezzetto della vivanda che stava portando alla nonna che non mangiava da sette anni. Il cane allora le dice che incontrerà una bestia più grande. E dopo un pò la fanciulla incontra una volpe: si ripete la scenetta che era avvenuta col cane. Dopo un bosco la fanciulla incontra un lupo. Alle solite domande il lupo ne aggiunge due: Vuole sapere dove si trova la casa della nonna, inoltre le chiede se seguirà il sentiero, la trazzera, oppure attraverserà i campi. La fanciulla non conosce il nome del villaggio, ma sa come arrivarci. Dice al lupo che preferisce attraversare i campi perché la trazzera è piena di fango. Il lupo arriva per primo dalla nonna Jeannette, la uccide, la mangia in parte, e la divide in pezzi. Inoltre si mette nel letto al suo posto. Quando arriva la nipote, le chiede se ha freddo. Alla risposta affermativa della fanciulla le dice di prendere della legna da sotto il letto e di metterla sul focolare. Quei legni erano le ossa della nonna. Poi il lupo le chiede se ha sete. Dopo il si della fanciulla le dice di bere il vino che c'era in una scodella sulla tavola. La fanciulla beve e si sente un pettirosso, che stava su un albero vicino alla porta, cantare:
Tu bois le sang de ta grandmére, ma petite fille.
Poi il lupo dice alla fanciulla di portargli da bere nel letto e qui inizia la solita tiritera che esprime la meraviglia della fanciulla nel vedere una nonna molto pelosa, dalle grandi orecchie e dai denti molto lunghi. Finisce che il lupo mangia la fanciulla(Vedi su fabiendelorme.fr la versione in lingua francese).
In questo racconto nonna Jeannette ricorda il terreno non più fertile abbandonato per sette anni. Le sua ossa erano la legna da mettere sul focolare. Da notare che la parola bois in questo racconto è ripetuta diverse volte e sta per bosco, per legna e per bere. Si può congetturare che antichi abitanti della Bretagna o di qualche posto vicino facessero una festa o un rituale prima di rimettere alla coltivazione un terreno abbandonato per tanti anni. Probabilmente i rituali concernevano anche qualche tipo di magia simpatica di tipo sessuale: la ragazza o le ragazze che partecipavano al rito non dovevano essere delle santuzze. Questa fanciulla, in effetti, non dimostra alcuna carità nei confronti del cane e della volpe. La fanciulla sceglie la strada senza o con meno fango. Probabilmente il racconto non è ambientato nel periodo di maggio, ma forse qualche mese prima o dopo le prime pioggie sul finire dell'estate, quando la terra sarà vangata e riseminata: nel racconto dopo sette anni. Le tourtelettes in Francia sono dei dolci fatti con burro, zucchero e molte mele. Se si deve dare retta all'abbondanza di mele nel dolce che la fanciulla porta alla nonna, il racconto dovrebbe essere collegato al periodo di fine settembre, primi di ottobre, mesi della raccolta delle mele, ma periodo molto vicino alla prima aratura dopo le prime pioggie. Ma prima di essere arato, un campo abbandonato per sette anni deve essere ripulito. E alberelli e piante che vi sono cresciuti spontaneamente devono essere abbattuti e la legna, che se ne ricava, probabilmente utilizzata per i camini.
Oltre che campo abbandonato la vecchia nonna può essere intesa anche come una vigna vecchia da estirpare perché da poco frutto e quindi poco vino, ma anche una vite a pergola molto vecchia e poco fruttifera. Probabilmente questa fase calante dura da qualche tempo e dopo 7 anni di penuria(quì i sette anni non devono intesi realmente per 7 anni, ma per un periodo consono a comprendere che per la vigna o la vite a pergola non c'è più nulla da fare) la vigna o la vite a pergola deve essere abbattuta. Ma prima di essere abbattuta sembra che si debba adottare un rituale, che, in effetti, rituale non è, bensì una pratica coltivatoria indispensabile. Probabilmente il racconto o il mito da cui fu tratto questo racconto ha trasposto una pratica agraria di estirpazione e reimpianto vigna o vite a pergola nella vita umana: da questo deriva la sua apparente mostruosità. Dopo la raccolta dell'ultima vendemmia, a ottobre, la vigna vecchia o la vite a pergola vecchia viene dunque estirpata: se ne ricava dunque legna, uva da tavolo e talee(collegabili alla carne) e vino nuovo, come ultimo raccolto e nell'ultimo raccolto sta lo spirito della pianta, come nell'ultimo covone sta lo spirito del grano.
Per essere reimpiantata il contadino deve usare delle talee provenienti dalla stessa vite: non è il seme che deve essere seminato, ma le talee in modo che si abbia una stessa vite di quella soppressa. Quindi in campo umano la nipote è la talea. La talea, la nipote non vuole passare per un terreno molto fangoso e infatti sceglie la via dei campi lontani dalla strada, ovvero un terreno più consono alla vigna. Sembra infatti sconsigliabile piantare un vigneto su un terreno fangoso, oppure un terreno dove si deposita dopo ogni pioggia molta acqua. L'eccesso di fango fa male al vigneto, lo dice pure un'antica guida francese sulla cura dei vigneti. Il fatto che la talea, la fanciulla, beve il sangue della nonna, può essere accostato alla pratica agricola della talea per propaggine in cui in effetti per un certo tempo la talea riceve il nutrimento dalla pianta madre. Anzi secondo i più antichi cultori di viticoltura(Columella, III,11) è sconsigliabile riutilizzare il terreno del vecchio vigneto. Columella consiglia un terreno selvatico, anche se pieno di rovi e di arbusti, perché dice che comunque queste piante spontanee hanno radici superficiali, al contrario della vite coltivata per tanti anni, e quindi le loro radici si possono facilmente strappare con un rastrello. Per Columella comunque c'è il metodo per reimpiantare una vigna sullo stesso terreno: estirpare tutte le viti, concimare il terreno fino in fondo con letame secco oppure altro letame purché sia freschissimo, poi ararlo e portare alla superficie tutte le radici scavando con la massima diligenza, bruciare le radici sul campo, poi coprire di nuovo il terreno con letame vecchio, che non produce erbe, o con terra raccolta sotto i cespugli. Il Columella osserva pure(e ciò lo rammento per le connessioni coi racconti popolari di Cappuccetto rosso) che come nuovo terreno della vigna va bene pure un terreno sassoso e ricco di pietre mobili o piccole purché mescolate a terra fertile, mentre non va bene un terreno solo sabbioso o il terreno acquoso o salato. Sempre il Columella riferisce che la vigna non dovrebbe essere concimata con letame, ma vi dovrebbe essere aggiunta della terra raccolta sotto i cespugli oppure resa fertile dalla coltivazione del lupino a settembre e il suo sovescio nel periodo della loro fioritura(ibidem II, 15). Notevole che presso i Romani, Stercuto, il nume inventore della concimazione fosse ritenuto figlio di Fauno(Plinio, N.h. XVII.50). Il che rafforza l'interpretazione della metamorfosi misterica di Fauno in serpente come coltivazione della terra a lupino(vedi il mito di Fauno che divora-possiede la figlia Fauna-Bona Dea sotto forma di serpente) .
Ma perché la nipote è divorata dal lupo? In effetti il lupo ha capacità di trasformarsi in serpente, ma in questo caso il lupo-serpente si comporta come il lupino, la leguminosa, col terreno su cui viene impiantato un vigneto, o su terreno con vite maritata o a pergola. Il lupino concima naturalemente il terreno e favorisce l'impianto delle nuove talee. La talea, ovvero la nipote, viene presa, quasi divorata, da un terreno concimato dal lupino: è un divoramento sui generis. E probabilmente il passaggio da lupo a serpente-lupino è dovuto al diffondersi in Francia del culto romano di Bona Dea e del dio Fauno. Ma circa la diffusione di questo culto in Francia ci occuperemo in seguito.
Ora proviamo ad allontanarci dalla materialità e dalla visione del mondo dei contadini e avviciniamoci ai rituali religiosi pagani. Ammettiamo che la fanciulla vada all'altro mondo, ammettiamo che la nonna è morta e sta nell'aldilà: non mangia da sette anni e quindi è morta da sette anni, tenendo conto che solo i viventi mangiano. La fanciulla porta una offerta ai morti, ma nel mondo dei morti i vivi non devono mangiare, se mangiano sono destinati a morire o, come Persefone, che prese da Ades alcuni chicchi di melagrana, a ritornarvi periodicamente. Mangiare nel mondo dei morti può essere inteso come mangiare i propri morti: e probabilmente questa considerazione informa tanti rituali di tipo endocannibalico. Il lupo, allora, non è che l'agente della morte. Egli invita la fanciulla a mangiare e bere per condurla al destino di morte cui tutti i mortali devono sottostare.Ma sembra difficile che la genesi del racconto sia una tale concezione.
In una visione contadina del racconto si potrebbe nascondere un'enigma, ovvero il racconto essere considerato come indovinello. Cioè alla fine del racconto gli ascoltatori dovevano indicare a cosa si dovesse ricondurre qualla trama. Ma è pur possibile che il racconto sia passato col tempo tra i racconti che ammonivano le fanciulle a non dare confidenza a persone estranee, a rifiutare le loro proposte, a non mangiare e bere cibo dato da sconosciuti.

Sopra il video dell'estirpazione di una vecchia vigna al giorno d'oggi. Oggi ci sono le macchine a fare il lavoro, ma in tempi passati l'estirpazione di un vigneto era un lavoraccio. Praticamente era un'opera fortemente distruttiva: paragonabile a quella di un branco di lupi arrabbiati o di un branco di cinghiali.
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Tutti gli articoli sulle versioni popolari di Cappuccetto rosso

1 - Le versioni orali del racconto in cui il percorso per raggiungere la nonna sembra abbia una parte rilevante

2 - La versione orale dell'Haute-Bretagne in cui la nonna potrebbe indicare un campo o una vigna o vite sterile

3 - Le due versioni de la Nièvre. In una di esse la fanciulla si salva

4 - La versione della Touraine. In questo racconto al lupo subentra il diavolo e la fanciulla si salva

5 - La versione del Forez in cui la fanciulla cede il paniere al lupo e poi viene divorata

6 - La versione raccolta a Valencay nell'Indre in cui la fanciulla dice alla finta nonna che ha delle grandi mani e quella le risponde che servono per frustarla

7 - La versione provenzale, molto simile a quelle del Forez, ma più eleborata

8 - La generazione agricola per talee, associata nei miti e nei racconti enigmatici all'endocannibalismo e all'incesto

9 - Le correlazioni tra i miti e il culto di Fauna-Bona Dea e i racconti orali di Cappuccetto rosso

10 - L'alternativa del percorso come traccia per risolvere l'indovinello del racconto enigmatico

11 - Il sostrato culturale della religione arcaica dei Romani: ovvero l'agricoltura - La fondazione di Roma legata a un solco tracciato dall'aratro tirato da un toro e una vacca

12 - Analogie e differenze tra mirto e vite - Il mirto pianta spia del tempo, Il dio Fauno sia lupo, sia serpente, sia lupino

13 - Le madonne nere francesi rimpiazzarono le figure divine pagane, e principalmente Bona Dea





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