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Tutti gli articoli sulle versioni del Perrault e dei F.lli Grimm
C'è una fiaba nella raccolta di fiabe dei F.lli Grimm che narra una
storia che ha qualche somiglianza con quella di Cappuccetto Rosso. Gli studiosi
della scuola
diffusionistica, Aarne e Thompson, li mettono insieme nel Tipo 333. In questa
fiaba il lupo, dissimulando la parte della madre capra, riesce a farsi aprire
la porta di casa in cui erano custoditi i sette capretti. Questo nonostante
che la capra madre avesse raccomandato ai figli di non aprire ad alcuno. La
porta viene aperta e i capretti scappano e cercano un rifugio per sfuggire
al lupo, ma sei capretti vennero scoperti e divorati; solo il settimo, probabilmente
il più piccolo, si salvò perché, nascostosi nella cassa
dell'orologio a pendolo, non fu scoperto dal lupo. Ma l'orologio indica il
tempo e il numero dei sette
capretti è significativo da un punto di vista magico-temporale. In tantissime
fiabe e anche racconti sacri suona la cantilena dei sette anni di sofferenze,
di carestie, di patimenti. Quindi il lupo potrebbe rappresentare quel tempo
necessario affinché una terra, non più fertile, ritorni alla
fertilità. La
fiaba riporta anche una indicazione relativa ai cereali con cui si fa la farina
e l'impasto del pane. L'impasto del pane e la farina se li fa mettere il
lupo nelle zampe per far credere ai capretti che egli è la loro capra-madre.
E dopo aver divorato sani i capretti, come fosse un serpente, si sdraia nel
prato vicino e si addormenta: ed effettivamente i serpenti che ingoiano le
prede stanno ferme per qualche tempo per digerirle, dopodiché ne eruttano
i resti. Nella fiaba invece la capra ritornando a casa la trova in grande confusione
e senza sei capretti: il settimo capretto la informa che il lupo ha divorato
i fratellini. Con il settimo capretto la capra va in cerca del lupo e lo trova
appisolato sotto un albero. Con le forbici gli apre la pancia e ne fa uscire
i sei caprettini. Poi riempie lo stomaco di pietre, raccolte su suo ordine
dai sette capretti, e infine glielo cuce con ago e filo. Il lupo, quando si
sveglia, sente una gran sete per via delle pietre e si dirige alla fontana,
ma
quando arriva alla fontana e si china sull'acqua per bere, il
peso delle pietre lo tira giù e annega affogato. Probabilmente
questo lupo ha la stessa sorte e/o punizione che spettava ai vili,
agli imbelli,
ed anche a quanti commettevano reati sessuali e/o praticavano l'omosessualità presso
i Germani. Tacito ci informa che costoro dopo l'esecuzione erano deposti sotto
dei graticci nelle paludi.
Probabilmente, il lupo che divora i capretti, per le minaccie che rivolge
al mugnaio, corrisponde a persone che facevano parte delle classi più elevate.
Anche i
cadaveri
che sono
stati
trovati
nelle
paludi
e nelle torbiere, sembrano costantemente appartenere alle classi superiori,
le loro unghie sono curate
e le proteine
prelevate dai
loro
capelli
indicano una buona alimentazione(vedi Mummie
di paludi in Wikipedia).
Parecchie indicazioni del racconto fanno intravedere una struttura di un
tempo che ha una fine e un principo. La madre-capra si allontana, il lupo divora
sei capretti, la madre-capra ritorna quando rimane solo il settimo capretto,
la madre-capra toglie i capretti dalla pancia del lupo. Poi c'è da sottolineare
che il lupo dissimula la madre-capra con segni che appartengono all'agricoltura:
la farina e l'impasto del pane; quindi il lupo è un falso portatore
di simili beni. Per ciò che riguarda il riferimento al ciclo agricolo,
al maggese lungo passivo, la fiaba del lupo che mangia sei capretti può essere
collegata alla leggende sui licantropi dell'Arcadia che ridiventavano uomini
normali
se per otto anni si astenevano da carne umana.
La struttura dei due racconti, Cappuccetto rosso e il Lupo e i sette capretti si
può assimilare a un lasso temporale in cui domina il lupo-bosco come
messo in evidenza nella nostra analisi dei Lupercalia. I capri, i capretti
sono collegati al lupo perché il
terreno agricolo
è abbandonato alla natura e quindi al lupo, e nel contempo, in un certo
senso concesso anche ai pastori per il passaggio delle greggi. La madre-capra
non
può opporsi
al lupo se non dopo un certo lasso di tempo, essa ha fiducia nella natura.
Le dee romane Giunone
Sospita, rivestita con pelle di capra, e Fauna, la dea che venne sedotta dal
dio Vertumno travestito da vecchia, allevano nei loro templi serpenti che indicano
il ciclo della natura che si rinnova. Certo il lupo nei racconti popolari può benissimo
rappresentare anche l'inverno o l'anno vecchio che se ne va. Il suo comportamento
di mangione nelle fiabe,
fra l'altro, non è quello suo tipico: il lupo azzanna con i lunghi denti
e non divora la preda come il serpente. Da un lato si comporta come un serpente
e quindi è possibile
che sia l'essere iniaziatore delle iniziazioni tribali e/o per sciamano, d'altro
lato
nessuno
può negare
che ha molto dell'uomo ingannatore che non attacca d'istinto all'aperto, ma
preferisce aspettare
ed entrare nelle
case
per agire e gettare solo nel chiuso di una stanza la maschera.
Un carattere del lupo nelle fiabe di Cappuccetto rosso, sia nella versione
del Perrault, sia in quella dei F.lli Grimm, è la
sua prudenza. Il Perrault frena la brama del lupo mettendo sullo sfondo del
bosco dei taglialegna che potrebbero assistere e reagire alla furia del lupo.
Il lupo non solo corre a grandi salti, ma per di più prende un'accorciatoia
per
raggiungere
la nonna:
che
motivo
avrebbe
avuto di prendere un'accorciatoia se fosse stato un giovane lupo? E probabilmente
non era un giovane lupo che si fa vincere dall'istinto, bensì un lupo
calcolatore di una certa età. Il lupo imposta il percorso verso la nonna
dell'eroina come fosse una gara
a chi
arriva
primo.
Come può essere venuta l'idea della gara al Perrault o al narratore-narratrice
da cui apprese la trama? Probabilmente dalle tradizioni campagnole oppure dalla corsa tra Luperci Fabiani e Luperci Quinziali nell'antica Roma. In questa corsa vincevano sempre i Fabiani, probabilmente perché prendevano un'accorciatoia.
Continua
Tutti gli articoli sulle versioni del Perrault e dei F.lli Grimm
2 - Il lupo nella cultura dei greci
3 - Alla ricerca della pietra simbolo della sterilità
4 - Le pietre nel ventre dell'iniziando sciamano
5 - Divoramento e travestitismo nelle iniziazioni tribali
6 - Culto delle pietre presso i Lapponi
7 - Il lupo nelle culture che praticavano un'agricoltura primordiale
9 - La struttura dei Lupercalia
10 - Il lupo e i sette capretti
11 - Lo spirito del grano nell'ultimo covone denominato il Vecchio, la Vecchia e anche il Lupo
12 - I popoli che praticavano la patrofagia, i racconti popolari con la prova cannibalica
17 - Il comportamento del lupo come indice di civiltà
19 - Interpretazione storica della versione del Perrault, le ruelles e le preziose
20 - Le versioni più studiate della fiaba di Cappuccetto rosso
Tutti gli articoli sulle versioni popolari di Cappuccetto rosso
3
- Le due versioni de la Nièvre. In una di esse la fanciulla si salva 5 - La versione del Forez in cui la fanciulla cede il paniere al lupo e poi viene divorata 7 - La versione provenzale, molto simile a quelle del Forez, ma più eleborata 9 - Le correlazioni tra i miti e il culto di Fauna-Bona Dea e i racconti orali di Cappuccetto rosso 10 - L'alternativa del percorso come traccia per risolvere l'indovinello del racconto enigmatico 13 - Le madonne nere francesi rimpiazzarono le figure divine pagane, e principalmente Bona Dea