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Tutti gli articoli sulle versioni del Perrault e dei F.lli Grimm
L'agricoltura o cerealicoltura primordiale secondo gli studiosi prese piede
nel territorio della "mezzaluna fertile", cioè nella vasta
area del Medioriente che si estende dalla penisola del Sinai e dal delta del
Nilo
fino agli odierni
territori dell’Iraq,
Palestina, Libano e Turchia intorno al 10.000 a.C. in età neolitica.
Secondo l'ipotesi di Gordon Childe una primitiva cerealicoltura, essendo le
pratiche agricole piuttosto precarie e poiché ciò inizialmente
causava un rapido esaurimento del
terreno,
non poteva essere stata che un'agricoltura itinerante di popolazioni seminomadi
costretti a spostarsi periodicamente su altri territori alla ricerca di terreni
fertili. Del resto, per valorizzare la sua tesi, Childe fa pure riferimento
al sistema cerealicolo del "taglia e brucia" che si praticava ancora
in qualche paese nel XVIII secolo. In effetti la cerealicoltura ebbe maggiore
rilevanza
di tipo alimentare quando si pensò all'occupazione permanente di un
territorio. Se questo territorio veniva diviso in tot parti e queste parti
si coltivavano
anno dopo anno secondo una certa rotazione, non ci sarebbe stato più bisogno
di spostarsi. Bisognava solo conoscere il tempo, il numero di anni in cui un
terreno riprende da solo la fertilità: ovvero il periodo di maggese
lungo passivo. Se fosse stato questo tempo di 10 anni e se il tipo di terreno
occupato restava
fertile per soli due anni, bisognava detenere 6 grandi appezzamenti da coltivare
e abbandonare in ordine: il terreno abbandonato, poi, dopo un rinselvaticamento(veniva
ripreso dal bosco che ricopriva sempre una grandissima maggioranza del territorio
esistente), veniva ripreso dopo aver
coltivato gli altri 5, ovvero
dopo
10
anni.
Con questo
sistema
le
terre
abbandonate
venivano lasciate e ritornavano al bosco o alla macchia o vi si potevano tenere
o far passare animali addomesticati e continuare a praticare la caccia o raccogliere
le piante selvatiche. Quindi nei territori in cui il lupo era al vertice della
catena
alimentare insieme
all'uomo,
era
proprio a quest'animale e alla divinità a lui collegata che ritornava
il territorio non più fertile.
Proprio per questo ruolo del lupo, presumibilmente, si trova spesso il lupo
associato ad alcune importanti divinità. Però, questo sistema, cominciò a mostrare
i suoi limiti quando la popolazione prese ad aumentare e i campi agricoli non
furono più sufficienti per sfamare la comunità, senza contare le carestie
per le annate cattive che depauperavano il raccolto. Anche per questo, probabilmente,
il
lupo è anche
associato al cannibalismo e alla licantropia: due tremende
conseguenze anche della scarsità di cibo.
Nella Grecia antica come divinità collegate al lupo abbiamo visto già Zeus
Likayos e Apollo Likayos. Ma nell'arcaico Lazio o presso il primo nucleo dei
Romani abbiamo sia Marte, sia Fauno associati anche al lupo ed inoltre una
lupa nel mito alleva i due gemelli esposti Romolo e Remo. Ma la schiera dei
numi associati ai lupi è lunga. Presso gli Osseti, un antico popolo
paleocaucasico, c'è un dio, Tutyr o Tutur (dio che in epoca medievale
ha un sincretismo con San Teodoro) che ha potere sui lupi: li scatena e talvolta
li fa morire ficcando
loro in bocca delle pietre. Presso i Suani o Svani, popolazione del Caucaso(oggi
Georgia occidentale) San Giorgio è il protettore dei lupi. Nella Georgia
e più esattamente nella Psciavia e nella Chevsuria vivevano popolazioni
chiamate Psciavi e Chevsuri che praticavano lo sciamanesimo. Presso di loro
il dio K'viria(
a volte confuso con San Giorgio) dirige la "legione di Issual" di
cui fanno parte i lupi che agiscono a volte come flagelli e castighi mandati
da questo
dio. Anche Odino, dio più importante della religione dei Germani, a
volte è
associato al lupo e al corvo, animali che abitualmente si nutrono anche dei
cadaveri umani abbandonati nei campi di battaglia. Sempre
presso
i Germani,
ma mille anni
dopo
Giulio
Cesare,
nei racconti mitici spunta il lupo Fenrir, figlio del dio
Loki, di cui condivide
la natura
malvagia, che
sarà il responsabile di una fine del mondo (crepuscolo degli dei), quando
divorerà il dio Odino, e, secondo una versione, il Sole e la Luna, per
poi essere ucciso dal figlio di Odino, Vidhar: secondo la consuetudine della "faida" vendicativa.
Per quanto riguarda il tipo di agricoltura praticata da popolazioni in cui
il lupo è connesso a divinità per fortuna abbiamo le testimonianze
di scrittori latini. Giulio Cesare nel De
bello gallico(IV, 1) mise
in evidenza che i Germani non erano per cultura molto attaccati al lavoro dei
campi anche se non lo tralasciavano, che
non producevano
molto cereale in quanto si nutrivano molto di più di latte e carne ovina.
Inoltre Giulio Cesare riferisce che non potevano rimanere più di un
anno nello stesso campo per l'agricoltura, che i campi non erano di proprietà privata
e divisi. E' probabile che i Germani lavorassero a rotazione i loro campi per
non ridurli
all'infertilità.
Sempre Giulio Cesare nel De Bello gallico(VI, 22) riferisce che presso
i Germani le terre vengono assegnate dai magistrati ogni anno nella giusta
quantità e nelle
zone
ritenute
giuste.
Secondo Tacito (Germania, 26) i Germani occupano,
volta a volta, le terre in proporzione al numero di chi le lavora e poi le dividono
fra loro in base al rango; la grande estensione del terreno facilita la ripartizione.
Inoltre cambiano ogni anno il suolo coltivato e vi è sempre terra in sovrappiù.
Sono, queste indicazioni, indizi chiari che i Germani utilizzassero una rotazione
sui terreni coltivati e che per lo più li lasciassero improduttivi per
lungo tempo.
Continua
Tutti gli articoli sulle versioni del Perrault e dei F.lli Grimm
2 - Il lupo nella cultura dei greci
3 - Alla ricerca della pietra simbolo della sterilità
4 - Le pietre nel ventre dell'iniziando sciamano
5 - Divoramento e travestitismo nelle iniziazioni tribali
6 - Culto delle pietre presso i Lapponi
7 - Il lupo nelle culture che praticavano un'agricoltura primordiale
9 - La struttura dei Lupercalia
10 - Il lupo e i sette capretti
11 - Lo spirito del grano nell'ultimo covone denominato il Vecchio, la Vecchia e anche il Lupo
12 - I popoli che praticavano la patrofagia, i racconti popolari con la prova cannibalica
17 - Il comportamento del lupo come indice di civiltà
19 - Interpretazione storica della versione del Perrault, le ruelles e le preziose
20 - Le versioni più studiate della fiaba di Cappuccetto rosso
Tutti gli articoli sulle versioni popolari di Cappuccetto rosso
3
- Le due versioni de la Nièvre. In una di esse la fanciulla si salva 5 - La versione del Forez in cui la fanciulla cede il paniere al lupo e poi viene divorata 7 - La versione provenzale, molto simile a quelle del Forez, ma più eleborata 9 - Le correlazioni tra i miti e il culto di Fauna-Bona Dea e i racconti orali di Cappuccetto rosso 10 - L'alternativa del percorso come traccia per risolvere l'indovinello del racconto enigmatico 13 - Le madonne nere francesi rimpiazzarono le figure divine pagane, e principalmente Bona Dea