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La situazione del traffico sulle autostrade italiane del 6 dicembre 2025 è segnata principalmente da vari tratti chiusi per lavori in diverse regioni, soprattutto nel Nord-Ovest. Tra gli interventi più significativi, si segnala la chiusura sulla A10 tra Genova Pra’ e il Bivio A10/A7 Milano-Genova fino alle 5 del mattino, e la chiusura dell’entrata di Orte sulla A1 in entrambe le direzioni fino alle 5 per lavori. Questi eventi, insieme ad altri cantieri e limitazioni, influenzano la circolazione in modo rilevante in diversi punti della rete autostradale.
00:03 – Orte in entrambe le direzioni
Entrata Chiusa fino alle 05:00 del 6/12/2025 per lavori.
Direzione in entrambe le direzioni
Entrata consigliata verso Firenze: Attigliano. Entrata consigliata verso Roma: Magliano Sabina.
00:02 – Tratto tra Genova Bolzaneto e Bivio A7/A12 Genova-Livorno
Tratto Chiuso fino alle 06:00 del 6/12/2025 per lavori.
Direzione Genova
Entrata consigliata verso Genova: Genova Ovest.
00:03 – Tratto tra Genova Pra’ e Bivio A10/A7 Milano-Genova
Tratto Chiuso fino alle 05:00 del 6/12/2025 per lavori.
Direzione Genova
Entrata consigliata verso Genova: Genova Ovest su A7 Milano-Genova.
00:02 – Tratto tra Varazze e Celle Ligure
Tratto Chiuso fino alle 06:00 del 6/12/2025 per lavori.
Direzione Ventimiglia
Entrata consigliata verso Ventimiglia: Celle Ligure.
00:02 – Uscita di Genova Aeroporto
Uscita Chiusa fino alle 05:00 del 6/12/2025 provenendo da Genova per lavori.
Direzione Ventimiglia
Uscita consigliata provenendo da Genova: Genova Ovest su A7 Milano-Genova.
00:00 – Tratto tra Recco e Rapallo
Tratto Chiuso fino alle 06:00 del 6/12/2025 per lavori.
Direzione Rosignano
Entrata consigliata verso Livorno: Rapallo.
00:01 – Tratto tra Villamarzana e Rovigo
Tratto Chiuso fino alle 06:00 del 6/12/2025 per lavori.
Direzione Padova
Entrata consigliata verso Padova: Boara. Uscita consigliata provenendo da Bologna: Villamarzana.
00:00 – Tra Ferrara sud e Occhiobello
Nebbia con visibilità di 90 metri.
Direzione in entrambe le direzioni
00:00 – Tratto tra Castel San Pietro e Bologna San Lazzaro
Tratto Chiuso fino alle 06:00 del 6/12/2025 per lavori.
Direzione Bologna
Entrata consigliata verso Bologna: Bologna San Lazzaro. Uscita consigliata provenendo da Ancona: Castel San Pietro.
Fonte: Autostrade per l’Italia
Data articolo: Fri, 05 Dec 2025 23:08:00 +0000Durante il Ponte dell’Immacolata, le strade italiane si preparano a registrare un vero e proprio esodo di autoveicoli. Secondo le stime di Anas saranno circa 31,4 milioni gli spostamenti verso le località montane, i capoluoghi e i centri commerciali per shopping o gite ai mercatini di Natale. Numeri che confermano quanto la mobilità nel periodo festivo rappresenti un fenomeno di massa, coinvolgendo non solo le grandi città ma anche i territori più periferici.
“In queste festività caratterizzate da spostamenti di breve e media percorrenza – ha dichiarato Claudio Andrea Gemme, Amministratore Delegato di Anas – chiediamo a chi si mette in viaggio di rispettare i limiti di velocità , le distanze tra i veicoli e di evitare qualsiasi tipo di distrazione alla guida, innanzitutto con l’uso del cellulare. Inoltre, dotarsi, come previsto dalla normativa nazionale, di catene a bordo o di pneumatici invernaliâ€. Un monito chiaro che unisce sicurezza e rispetto delle regole, in un periodo dell’anno in cui la mobilità diventa particolarmente complessa.
La previsione di traffico sulle strade Anas evidenzia come il flusso sia destinato a crescere in maniera costante. Il pomeriggio del venerdì e sabato mattina saranno le finestre più critiche per gli spostamenti da e verso i grandi centri urbani, mentre lunedì pomeriggio sarà la volta dei rientri verso le città , con possibili congestioni soprattutto sulle direttrici principali.
Gli itinerari più interessati saranno quelli in direzione sud, verso le località di provincia, lungo le dorsali adriatica, tirrenica e jonica, ma anche le uscite dai centri urbani. Tra le arterie maggiormente sollecitate figurano la A2 Autostrada del Mediterraneo, che attraversa Campania, Basilicata e Calabria, le statali 106 Jonica e 18 Tirrena Inferiore in Calabria, le autostrade siciliane A19 Palermo-Catania e A29 Palermo-Mazara del Vallo, la statale 131 Carlo Felice in Sardegna. Nel Lazio, la SS148 Pontina e la SS7 Appia garantiranno i collegamenti tra Roma e le località turistiche del basso Lazio.
Il flusso al nord interesserà invece i Raccordi Autostradali RA13 e RA14 in Friuli-Venezia Giulia verso i valichi di confine, la SS36 del Lago di Como e dello Spluga in Lombardia, la SS45 di Val Trebbia in Liguria, la SS26 della Valle D’Aosta, la SS309 Romea tra Emilia-Romagna e Veneto e la SS51 di Alemagna in Veneto. Una rete capillare che copre tutta la penisola, a testimonianza di come il Ponte dell’Immacolata sia ormai un appuntamento nazionale che muove milioni di cittadini.
In questa cornice, Anas ricorda l’importanza di osservare i divieti per i veicoli pesanti: domenica 7 e lunedì 8 dicembre, infatti, è in vigore il divieto di transito dalle 9 alle 22. Una misura che contribuisce a rendere più scorrevole il traffico delle autovetture e a prevenire possibili incidenti sulle arterie più trafficate.
Oltre ai divieti, il consiglio degli esperti resta quello di dotarsi di pneumatici invernali o catene a bordo, strumenti indispensabili per affrontare eventuali tratti montani o condizioni meteorologiche avverse. La prudenza alla guida si conferma dunque come elemento centrale per garantire che gli spostamenti festivi si svolgano senza incidenti.
Per chi si muove verso i mercatini di Natale o le mete sciistiche, il Ponte dell’Immacolata diventa così un test per la mobilità italiana, un banco di prova della capacità delle infrastrutture e della responsabilità dei conducenti. La combinazione tra traffico intenso, possibili condizioni meteo sfavorevoli e flussi concentrati richiede attenzione e pianificazione.
Data articolo: Fri, 05 Dec 2025 16:03:11 +0000Alpine scrive un nuovo capitolo della propria storia con la A390, una fastback sportiva che incarna tutto il DNA del marchio francese. La filosofia alla base di questa vettura è chiara e semplice: trasferire il piacere di guida dell’A110 in un’auto più versatile, senza compromessi sulle sensazioni al volante. Il risultato può essere definito così: una macchina da corsa vestita da elegante macchina stradale.
La A390 non è soltanto una reinterpretazione elettrica della sportiva francese. È una dimostrazione di ingegneria avanzata, frutto di anni di esperienza e di una cura quasi ossessiva per i dettagli. Gli ingegneri Alpine hanno sviluppato un sistema a tre motori elettrici – uno anteriore e due posteriori – che garantiscono l’apporto della trazione integrale per la prima volta nella storia del marchio. Questa configurazione permette di sfruttare l’Alpine Active Torque Vectoring (AATV), tecnologia che ottimizza la distribuzione della coppia tra le ruote posteriori e migliora dinamica, sicurezza e agilità . È un livello di sofisticazione che, fino a oggi, si riservava ai segmenti superiori e che diventa qui accessibile in un contesto più compatto.
L’obiettivo è chiaro: offrire un’esperienza di guida superiore più che inseguire i numeri sul cronometro. La A390 è pensata per esprimere tutto il suo potenziale nelle condizioni più impegnative, dalle curve strette dei passi di montagna alle strade più scorrevoli, mantenendo sempre il controllo e il piacere di guida che contraddistingue tutto ciò che indossa il fregio Alpine. Ogni intervento, ogni regolazione, è orientato a far sentire chi è al volante parte integrante della macchina.
Questo modello rappresenta il secondo passo del Dream Garage di Alpine, dopo la A290, e apre la strada alla futura A110 completamente elettrica. La A390 è concepita per attrarre nuovi clienti e soddisfare le esigenze di chi ricerca un’auto sportiva a cinque posti senza rinunciare alla tecnologia elettrica più avanzata. L’auto si integra con l’ecosistema Ampere, offrendo servizi per ottimizzare la ricarica domestica e il V2G bidirezionale, per trasformare l’esperienza elettrica in un percorso completo e senza compromessi.
La produzione della A390 è interamente francese: dalla storica Manufacture di Dieppe, che unisce passato e futuro del marchio, fino agli stabilimenti di Cléon per i motori e Douai per le batterie ad alte prestazioni con celle Verkor provenienti da Dunkerque. Anche i dettagli sono frutto di una filiera interamente nazionale: pneumatici esclusivi Michelin e sistema audio Devialet. Un’Alpine autentica, dall’aspetto raffinato e dalla sostanza tecnologica.
Philippe Krief, CEO di Alpine, sintetizza così la filosofia della A390: “La Alpine A390 ci ha permesso di reinventare lo spirito dell’A110 in una fastback sportiva a cinque posti. La A390 è l’Alpine per eccellenza, che unisce sportività e performance con tecnologia e raffinatezza, offrendo un’esperienza di guida unica, adatta sia all’uso quotidiano che alla guida più emozionante. Ispirata all’expertise del design francese, la sua linea distintiva conquisterà tutti gli amanti delle belle sportive, come Alpine fa da oltre settant’anniâ€.
Dunque, la nuova fuoriserie francese non punta solo a stupire per le prestazioni, ma anche a consolidare l’identità del marchio in un’epoca in cui l’elettrificazione è in espansione. Con la A390, Alpine dimostra che la sportività può convivere con la tecnologia sostenibile, senza sacrificare emozioni e piacere di guida. È la sintesi perfetta tra heritage e innovazione, tra precisione meccanica e entusiasmo emotivo.
Data articolo: Fri, 05 Dec 2025 15:07:52 +0000A Bruxelles, dove spesso si immaginano scenari regolatori più ambiziosi della realtà , la partita sulla revisione annuale delle auto con più di dieci anni si è conclusa in poche ore. Dopo settimane di confronti, prese di posizione pubbliche e pressioni da parte delle principali associazioni automobilistiche europee, i ministri dei Trasporti dell’Unione hanno deciso: l’ipotesi di un controllo tecnico con cadenza ogni anno non vedrà la luce. Nessun irrigidimento, nessun obbligo aggiuntivo. Si resta allo schema attuale, con un controllo ogni due anni per le vetture più anziane, come avviene oggi nella maggior parte dei Paesi dell’Ue.
Una decisione che segue il vento politico degli ultimi giorni e che mette fine a un dibattito diventato rapidamente centrale per milioni di automobilisti europei. La Commissione aveva inserito la misura all’interno di un pacchetto più ampio, finalizzato a rafforzare la sicurezza su strada e monitorare con maggiore frequenza le emissioni dei veicoli più datati. Obiettivi chiari, ma che hanno incontrato resistenze crescenti tra gli Stati membri.
I ministri, riunitisi nella capitale belga, hanno respinto la proposta con una motivazione semplice e diretta: evitare di “imporre costi aggiuntivi ai proprietari dei veicoliâ€. Una posizione condivisa da più governi, tra cui Parigi e Berlino, che nelle ultime settimane avevano già espresso dubbi sul peso economico di una revisione annuale obbligatoria.
Dietro la scelta politica si muovono due forze di rilievo. Da un lato, l’ADAC, il colosso tedesco da oltre 21 milioni di iscritti, capace come poche altre realtà di orientare il dibattito pubblico: secondo l’associazione, “l’autodiagnosi e la sorveglianza di bordo sono sufficienti a garantire sicurezza e controllo delle emissioniâ€. Una frase che ha trovato eco in diversi ministeri e che fotografa un punto spesso sottovalutato: le auto moderne, anche quelle non più giovanissime, sono ormai dotate di sistemi in grado di monitorare in autonomia lo stato di salute dei principali componenti.
Dall’altro lato, però, c’era Mobilians, il principale movimento che rappresenta le imprese francesi ed europee dei servizi alla mobilità , per il quale un controllo annuale avrebbe generato un aumento significativo dell’attività nei centri autorizzati. Un potenziale beneficio per il settore, certo, ma non sufficiente per convincere i ministri ad appoggiare la proposta della Commissione. L’ipotesi di un irrigidimento generalizzato, dunque, si ferma qui. Ma il dossier non è stato chiuso del tutto. I ministri hanno approvato invece altri elementi del pacchetto europeo: l’introduzione di nuovi strumenti per verificare in maniera più accurata le emissioni di ossidi di azoto e particolato, e un rafforzamento delle misure contro la manipolazione dei contachilometri, un fenomeno che in molti Paesi continua a rappresentare una criticità .
L’idea di fondo è modernizzare il controllo tecnico senza aumentare i costi strutturali per gli automobilisti. Una strategia che trova sostegno soprattutto tra gli Stati membri che da tempo chiedono verifiche più tecnologiche e meno frequenti, affidate ai sistemi digitali installati a bordo e non esclusivamente ai controlli fisici in officina.
Il confronto ora passa al Parlamento Europeo, chiamato a pronunciarsi nei prossimi mesi sul pacchetto complessivo. E non è escluso che arrivino emendamenti, aggiustamenti o proposte alternative. Ma il punto principale sembra ormai definitivo: la revisione annuale per le auto con più di dieci anni non entrerà nell’agenda normativa europea. Per gli automobilisti, questo significa due cose. La prima: nessuna spesa imprevista nel breve periodo. La seconda: una transizione verso un modello di controllo più moderno, basato su diagnosi elettroniche, sistemi telematici e strumenti in grado di intercettare in tempo reale le anomalie. Per adesso va bene così.
Data articolo: Fri, 05 Dec 2025 14:09:37 +0000Se è vero che i record sono fatti per essere infranti, questo momento doveva prima o poi arrivare. Tra le Ferrari, le Bugatti e le Lamborghini, l’auto nuova più costosa al mondo ha ora un nuovo nome: Gordon Murray S1 LM. L’ultimo esemplare dei cinque previsti, il Chassis #1, è stato battuto a Las Vegas per 20,63 milioni di dollari, al termine di una serratissima asta durante il Gala amfAR legato al weekend della Formula 1. Già l’ingresso in scena aveva lasciato intuire la natura altamente esclusiva del modello, calato del cielo appeso a un elicottero, tra l’incredulità dei presenti.
La battaglia per aggiudicarsela non è stata il solito scambio di rilanci tra due paperoni annoiati. Da mezzo mondo hanno lanciato offerte, alcune urlate in sala, altre filtrate da telefoni e collegamenti sparsi tra Europa, Medio Oriente e Stati Uniti. Aggiungere quel pezzo alla personale collezione di hypercar era diventata una missione da portare assolutamente a termine, perché mai sarebbe ricapitata l’occasione di aggiudicarsela. In un clima elettrizzante si è chiuso un cerchio partito dalla McLaren F1 LM e giunto fino all’interpretazione moderna di un’auto costruita attorno al pilota, su direttive di Gordon Murray, la mente dietro anche al capolavoro premiato al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este 2024.
Il nuovo proprietario può ore sfregarsi le mani, al pensiero dei numerosi benefici legati all’acquisto. Invece di ritrovarsi il bolide già confezionato come gioiello da vetrina, potrà partecipare al percorso di sviluppo. Si siederà al tavolo con il signor Murray in persona, ascoltarlo ragionare sulle proporzioni e sulle caratteristiche tecniche, senza tralasciare i dettagli che di solito i grandi costruttori non permettono di correggere.
Negli oltre 20 milioni di dollari offerti c’era anche questo privilegio: l’opportunità di configurare il veicolo a piacimento e di interagire con chi ha fatto dell’arte meccanica il suo pane quotidiano. Inoltre, il cliente avrà un compagno di viaggio eccezionale: Dario Franchitti, un pilota in grado di leggere ogni aspetto della vettura nelle prove su pista e di suggerirne le migliorie. Insieme definiranno le ultime regolazioni, un livello di coinvolgimento che l’industria, ormai dominata da modelli programmati, mette sempre meno a disposizione.
Tra i contenuti esclusivi il cliente riceverà pure un volume di cinquecento pagine, dove confluiscono schizzi, appunti, intuizioni e ripensamenti di Murray, nel tentativo di fissare su carta un metodo coltivato da decenni, contraddistinto dall’ossessione per la leggerezza e la pulizia tecnica. Dalla nascita alle modifiche in corso d’opera, il volume raccoglie informazioni di norma tenute nascoste a occhi esterni.
Sotto la carrozzeria, completamente in carbonio, un V12 da 4,3 litri spinge fino a oltre 12.000 giri, quasi anacronistico per un’auto omologata. Il dodici cilindri sale di intensità in modo lineare e poi, senza preavviso, cambia timbro: per quanto rispetto alle hypercar moderne possa sembrare insolito, in realtà qui è assolutamente ordinario. A volte la scelta del cambio manuale, sei rapporti secchi, risulta quasi brusca, e il punto è proprio sfidare le capacità della persona al volante: la vuoi comandare? È compito tuo dimostrare di esserne all’altezza.
Data articolo: Fri, 05 Dec 2025 12:29:45 +0000La mobilità elettrica in Italia vive già su un filo sottile. Oltre alle incertezze dei consumatori e alle discussioni sui costi reali, le colonnine hanno dovuto affrontare nell’ultimo anno un’altra variabile, i ladri di rame. Sebbene il fenomeno si trascini da decenni, da noi ha trovato terreno fertile soprattutto nel momento in cui il Paese stava iniziando a prendere confidenza con la ricarica pubblica. Nel cuore della notte i malviventi tagliano i cavi, costringendo le stazioni a chiudere in attesa delle riparazioni. Visto e considerato il loro scopo (garantire un futuro più “pulito”), la scena assume tinte quasi grottesche se pensiamo che permettono di realizzare solo un piccolo guadagno.
Ora però qualcosa si muove. Stanno infatti arrivando anche qui delle soluzioni anti-taglio, testate all’estero negli scorsi mesi: cavi avvolti in un manicotto per rallentare e complicare le malefatte. Invece di trasformare la colonnina in un fortino, i progettisti hanno deciso di alzare la soglia di rischio e i primi risultati indurrebbero all’ottimismo.
La parte più interessante? Nei manicotti è presente un liquido marcante, che rimane addosso a chiunque tenti di tagliare la guaina. In alcuni casi è invisibile a occhio nudo e richiede la luce UV, in altri è blu acceso e facilita l’individuazione dei colpevoli. Altro che mille telecamere nascosti o angoli bui dove i ladri credono di farla franca: una macchia ti inchioda perché se impedire il furto non è sufficiente, allora è il caso di mettere i responsabili con le spalle al muro.
Tra gli addetti ai lavori ci si interroga se sia davvero il caso di arrivare a questo punto. Se sia necessario ricorrere a una tecnologia costosa, quasi da scena del crimine, per proteggere cavi dal valore risibile sul mercato nero perché il rame estratto può essere utilizzato solo dopo un accurato processo di pulitura. Dati alla mano, la sproporzione tra il danno inflitto al servizio pubblico e il guadagno dei ladri sfiora il ridicolo, a discapito degli utenti e delle aziende di settore.
A livello teorico, le colonnine di ricarica costituiscono uno strumento di pubblica utilità , rivolto ai proprietari di un mezzo elettrico, qualunque sia il modello o la marca. Eppure, i fatti di cronaca ci segnalano che è anche un bene di lusso esposto, da proteggere con strumenti innovativi dai malintenzionati per non arrecare un disagio troppo grave agli utenti. Che questi sistemi siano la risposta definitiva è difficile dirlo. Secondo gli sviluppatori scoraggeranno i furti e magari li spingeranno a cercare altrove una fonte di lucro, tuttavia solo il tempo potrà sciogliere i dubbi. Del resto, investire milioni nella mobilità a zero emissioni e poi ritrovarsi a investire cifre importanti a protezione dei cavi cela un controsenso inaccettabile.
Se il rame recuperato non giustifica le contromisure, il danno – sociale e simbolico – sì. Con la sua rete di ricarica ancora in crescita, il Belpaese non può permettere a qualche taglio notturno di farle perdere terreno. Se le soluzioni anti-taglio serviranno davvero, lo scopriremo nei prossimi mesi, nel frattempo, almeno, si è smesso di aspettare che il problema si risolvesse da solo.
Data articolo: Fri, 05 Dec 2025 12:04:27 +0000Buon sangue non mente? Nel GP di Abu Dhabi 2025, quello che decreterà il campione di Formula 1, la Scuderia Ferrari schiera per il primo turno di prove libere un nuovo volto, dal cognome molto familiare: Arthur Leclerc. No, nessun strano caso di omonimia, infatti, com’è facile intuire, si tratta del fratello di Charles. Stavolta non c’è alcun cambio di gerarchie né strana mossa politica: ogni pilota deve lasciare la propria monoposto, almeno una volta all’anno, a un rookie. E Hamilton passa la sua macchina al giovane monegasco, chiamato alla missione di non far rimpiangere il più blasonato alfiere britannico.
Nato a Montecarlo il 14 ottobre 2000, Arthur ha coltivato fin dai primi anni la sua passione per i motori intraprendendo il percorso sui kart. Nel 2018 ha compiuto il salto alle monoposto in F4, ottenendo due vittorie, seguite da prestazioni solide nel campionato ADAC di Formula 4. Maturata ulteriore esperienza nelle formule minori (Formula Regional, Formula 3), ha gareggiato in Formula 2 nel 2023 e dal 2024 è ufficialmente parte del programma di sviluppo (development driver) per la scuderia Ferrari. Nel palmarès può vantare il campionato Formula Regional Asian (2022) e il titolo nell’Italian GT Endurance Championship (2024).
Ormai Arthur è una presenza costante a Maranello dato il lavoro al simulatore. Dopo aver condiviso lo stesso scenario con il fratello maggiore nel 2024, torna sulla pista araba per tenere alta la bandiera del Cavallino e mostrare i progressi fatti nel corso degli ultimi mesi. Allora l’episodio sembrava un episodio isolato, quasi un omaggio di fine stagione, e invece si ripete, sebbene lo scenario cambi in maniera radicale: al posto di Charles sostituisce un sette volte campione iridato, protagonista di una stagione in chiaroscuro su una Ferrari camaleontica, mai del tutto convincente nei momenti decisivi.
Più che nel simbolo dei due Leclerc di nuovo nello stesso box, l’interesse sta nel tipo di esperienza da gestire. Perché guidare una Formula 1 attuale richiede un accumulo di dati fondamentali nello sviluppo del prossimo anno. E, come ammesso dallo stesso Arthur con tono quasi più pratico che emozionato, sfrecciare in pista gli permette di chiudere il cerchio del lavoro compiuto da ingegneri e meccanici. Dà un senso concreto alle ore infinite passate al simulatore, in cui i piloti di riserva portano avanti metà dell’evoluzione della monoposto in gran segreto. Alla vigilia ha dichiarato:
“Guidare in pista è sempre utile, soprattutto per noi che lavoriamo così tanto nel simulatore. Io e Charles siamo felici di essere di nuovo insieme in queste Libere 1â€
Profilo basso, testa in pista. Gli uomini in rosso si appoggiano molto a lui nelle verifiche di set-up, in quei passaggi poco raccontati nei comunicati ma elemento imprescindibile in una stagione, quasi quanto le gare. Per un’ora al volante solitamente riservato a Hamilton, il 25enne metterà alla frusta le potenzialità tecniche della monoposto, raffinata soprattutto dal punto di vista degli ingressi in curva. L’imperativo è riportare sensazioni pulite, dare al team un riferimento incrociato utile a capire quanto la Ferrari abbia davvero assorbito le modifiche da poco apportate.
Data articolo: Fri, 05 Dec 2025 10:53:44 +0000Parte con il piede giusto la Rossa, che a Yas Marina si presenta con una messa a punto di base in grado di valorizzare le buone caratteristiche della monoposto italiana. Serve però ancora molto lavoro, soprattutto nel primo settore: la seconda sessione di libere sarà cruciale per interpretare al meglio la pista in condizioni simili a quelle della qualifica. La Ferrari ha così l’opportunità di costruire un weekend di gara solido.
Le due Rosse sono scese in pista per il primo run con gomme Medium, mescola finora mai utilizzata dal team di Maranello in questa sessione. Questo compound permette di avere una buona simulazione sul giro secco, offrendo al contempo prestazione e durata sufficienti per comprendere meglio il comportamento della SF-25. Charles Leclerc è il primo a uscire, ma interrompe subito il giro a causa di un’imprecisione nel T1.
Poco dopo, gli alfieri della Rossa tornano insieme in pista. La vettura non sembra confermare le buone sensazioni emerse nelle FP1, considerando che l’handling richiede ulteriori aggiustamenti: in alcune curve, infatti, il comportamento non è ancora ottimale. Per Leclerc, in particolare, la percorrenza della curva 6 resta critica, dove il monegasco perde tempo prezioso rispetto a Max Verstappen.
Nel frattempo, Lewis Hamilton non ha ancora completato un tentativo buono, limitandosi a raffreddare le coperture insieme al compagno di squadra. Dai primi giri emerge che il team di Maranello potrebbe aver spostato il bilanciamento della vettura verso l’anteriore, ma sarà necessario attendere ulteriori prove per confermare questa direzione di setup. Test si conferma fondamentale per definire i contorni della finestra di funzionamento dell’auto.
Con le gomme Medium, si nota un eccesso di rotazione abbastanza marcato in fase di uscita di curva. Come già osservato nelle FP1, persistono microinstabilità nei cambi di direzione che influenzano la trazione, costringendo i piloti a ritardare l’apertura del gas. Il primo run procede con un passaggio dai box. dove con breve risconto con il muretto arrivano dei ritocchi al carico anteriore per ribilanciare la vettura.
Nei giri successivi si registrano molte comunicazioni via radio. Si discute su tutti i punti del tracciato in cui il rendimento deve migliorare, considerando le tre fasi della curva, dove vengono regolati parametri relativi a freni, differenziale e utilizzo dell’energia. Il T3 continua a rappresentare una difficoltà , tenendo conto della costruzione sul giro per sacrificare leggermente questo punto in favore di altri. Tuttavia, è necessario fare di più.
Una breve sosta per il monegasco, che torna a calcare l’asfalto di Yas Marina per primo. Lo fa con le gomme Soft, per poi lanciarsi full throttle nel passaggio successivo. Si tratta di una prestazione abbastanza pulita nell’arco del giro, benché il sovrasterzo in accelerazione sia sempre dietro l’angolo. Sebbene il bilanciamento della vettura non sia male, i riscontri cronometrici non funzionano. Charles si apre in radio, facendo capire che, come previsto, non c’è passo.
Un messaggio che indica come anche le gomme, ancora una volta, possano essere in buona parte responsabili, con un livello di grip insufficiente per ottenere di più. Il ferrarista passa dalla piazzola box per un ulteriore ritocco al carico: 4 punti in più per avere maggiore incisività sull’avantreno. Anche Hamilton incontra gli stessi problemi e, nel suo caso, riesce ancora meno a sfruttare al meglio la vettura.
Anche l’inglese richiede e ottiene un ritocco sull’anteriore che però non funziona come dovrebbe. Adami fornisce una serie di parametri per cercare di sistemare alcune cose: una quantità infinita di comandi, curva per curva, che ascoltarli provoca già mal di testa, figuriamoci doverli applicare mentre si è concentrati sulla guida. Se la SF-25 era partita bene, in queste FP2 sembra che le cose siano peggiorate.
Interessanti alcune comunicazioni radio, in cui si parla della temperatura target che le due SF-25 non riescono a raggiungere durante il giro push. Un limite pesante, sempre lo stesso, che ha accompagnato il team in quasi tutti i Gran Premi della stagione. Una condizione che provoca scarsa aderenza e impedisce alle due Ferrari di ottenere riscontri cronometrici all’altezza del potenziale ideale presente nell’auto.
Cercare di carpire il passo con tanta benzina a bordo della Rossa è complicato. È chiaro che in questo momento la vettura non sta esprimendo il massimo. I due ferraristi, infatti, sono impegnati nella simulazione passo gara con le gomme Medium. In realtà il ritmo non è poi così male se messo a confronto con il resto dei top team, almeno nei primi giri. Ma il fatto principale che ancora una volta spaventa è il seguente.
Se il Cavallino Rampante sarà capace di amministrare le gomme, sia sul push lap che nella prestazione in high fuel, la SF-25 sembra decente. Se, al contrario, i soliti grattacapi relativi alle coperture prenderanno il sopravvento, ecco che un altro fine settimana sofferente sarà servito. L’handling con più carburante non è male, specie con Charles, che rispetto a Lewis sembra essere in grado di gestire meglio tale contesto competitivo.
Questo considerando che non mancano le lamentele via radio per un rendimento che non lo soddisfa quanto vorrebbe. Stessa cosa per il sette volte campione del mondo di Formula 1. Va detto che il maggiore limite della giornata è il terzo settore, dove le gomme, sul giro lanciato, non hanno offerto il grip atteso. Serve un lavoro specifico al simulatore per sistemare o perlomeno limitare questo grande difetto della Ferrari.
La Rossa arriva all’ultimo weekend di gara con un sentimento quasi liberatorio: questa sarà l’ultima apparizione della SF-25. Un congedo che, in un certo senso, suona come un regalo per tifosi, tecnici e piloti che per tutta la stagione hanno dovuto convivere con le bizze di una monoposto non all’altezza delle aspettative.
Yas Marina, inoltre, non è il Qatar: il tracciato si sposa meglio con le caratteristiche dell’auto modenese e, per questo — per quel che ormai conta — possiamo attenderci un fine settimana meno tormentato.
I due fratelli Leclerc scendono in pista. Sì, perché nelle Libere 1 Lewis Hamilton lascia spazio ad Arthur Leclerc. Entrambi montano un set di gomme Hard per dare il via al programma di lavoro. Gli alfieri della Rossa iniziano a spingere per valutare se l’assetto di base della monoposto sia quello giusto. Sarà anche per il tipo di pista, ma il comportamento dell’auto appare decisamente diverso rispetto a quanto visto a Lusail.
Dopo un primo assaggio di pista, arrivano i consueti suggerimenti sulle mappature, prima di lanciarsi nuovamente. Questo non significa che raggiungere il limite sia semplice, ma quantomeno l’handling appare di base solido. Restano piccoli problemi nei cambi di direzione e, a quanto pare, un lieve ritardo nel primo settore, dove il tratto con le curve rapide non risulta ancora perfetto.
Charles chiede e ottiene un ritocco all’ala anteriore: “plus 4 clickâ€, così da avere un avantreno più solido in staccata. Una breve sosta sulla piazzola davanti ai box e poi di nuovo in pista, mentre Arthur continua a girare ancora un po’ prima di rientrare in garage, dopo aver preso confidenza con la SF-25. Nel frattempo Bozzi suggerisce di aumentare il valore della velocità minima in curva 7, la seconda piega che porta sulla seconda retta.
Per l’ex Alfa Romeo arrivano anche alcune modifiche alle mappature del differenziale, nel tentativo di ottenere una rotazione più semplice e lineare. L’intervento sembra dare maggiore stabilità alla Rossa che, dopo un paio di tornate, rientra in corsia box per passare al secondo step del programma, dove resta da capire se si passerà a una mescola diversa o se, per il momento, il lavoro proseguirà con la Pirelli cerchiata di bianco.
Mentre Arthur prosegue il suo programma di lavoro con le gomme Hard, suo fratello torna a calcare l’asfalto arabo con le Soft. Una mescola che ovviamente offre più grip e fornisce un primo assaggio del comportamento della vettura con un grado di aderenza superiore. Va detto che com le Hard, Leclerc ha faticato specie nel tratto che da curva 5 porta alla 9, dove la differenza prestazionale sulla McLaren è parsa molto evidente.
C’è poi il terzo settore, dove anche in questo caso il rendimento non era brillante sul piano cronometrico. Con le gomme Soft, però, il monegasco titolare riesce a migliorare la situazione. Bene in curva 1, poi i soliti problemini nel centrare l’apice della 5. La fase di trazione è buona e il comportamento nella piega a “U†numero 9 risulta superiore. Interessante notare come, nel terzo settore, con più grip a disposizione, il balance appaia decisamente più omogeneo.
Per il resto la carenza di rotazione resta. Non si può cancellare, essendo un difetto endemico dell’auto. Tuttavia si può minimizzare il sottosterzo con il fine tuning. Charles mette assieme un doppio passaggio per raffreddare le coperture. Nel mentre Arthur prosegue il suo lavoro, impratichendosi con la vettura. Nello stint seguente passa pure lui alle Soft, tira giù dal crono 50 millesimi e poi torna ai box.
Una breve sosta, poi di nuovo in pista: i ferraristi montano ciascuno un set di Pirelli a banda rossa. Arthur firma il suo primo giro lanciato con la Soft, utile per valutare la Rossa con un livello di prestazione più elevato. Il distacco dal fratello resta ampio, ma il suo obiettivo non è certo il tempo sul giro. Nel frattempo Charles si dedica a una mini simulazione passo gara, con un quantitativo di benzina a bordo più alto.
Traffico a parte, specie nel terzo settore, la vettura italiana sembrava comportarsi bene a livello di handling, sino a che, giro 3, il monegasco perde il posteriore dell’auto nella prima parte del secondo settore. Un testacoda senza danni, per fortuna. Charles non molla la presa, raddrizza la monoposto e continua a spingere, sebbene — come lui stesso in radio fa sapere — le coperture siano un po’ spiattellate.
Anche per questo effettua un passaggio rapido ai box dove, una volta montate le Hard, torna in pista proseguendo il programma high fuel. Per concludere, due considerazioni. Come detto, Yas Marina è una pista che aiuta la Rossa, che però arriva ad Abu Dhabi con idee abbastanza chiare sulla messa a punto di base. Un buon inizio, insomma, al quale dovrà seguire uno sviluppo dell’assetto in linea con le aspettative.
Da settimane si rincorrevano le voci, ora si passa ai fatti: dopo il ritocco alla gamma della Model Y, nel momento più affollato dell’elettrico, Tesla corregge verso il basso il prezzo della Model 3. Non si tratta, però, di un semplice sconto, bensì di una vera e propria nuova variante, chiamata semplicemente Standard, che apre un nuovo minimo nella storia del marchio in Italia. I prezzi da 36.990 euro possono essere ulteriormente abbassati a 34.015 euro fino al 31 marzo 2026 grazie al bonus temporaneo, con le consegne previste a partire da febbraio. In alternativa all’esborso diretto, la Casa di Elon Musk mette a disposizione un piano di finanziamento da 299 euro mensili, leasing o finanziamento comprensivo di maxirata, tasso promozionale fino a esaurimento.
La novità va inquadrata in una strategia di più ampio respiro: da un lato il precedente modello passa ai saluti, dall’altro gli allestimenti a doppio motore assumono la sigla Premium, quasi a voler portare maggiore chiarezza. I prezzi di listino della Model 3 partono dai 36.990 euro della Standard, salgono ai 42.690 euro della Premium Long Range e ai 48.690 euro dell’AWD, e arrivano ai 57.490 euro della Performance. Tra aggiornamenti software e revisioni tecniche, l’offerta commerciale aveva perso un po’ della sua nitidezza e la mossa serve proprio a sgombrare il campo da fraintendimenti ed equivoci.
Sulla carta la nuova Standard sarebbe la versione “povera”, in realtà la politica è meno drastica nelle rinunce. Non vengono toccati né il tetto in vetro né il frunk sotto il cofano, così come la telecamera frontale, che garantisce una visuale più ampia dell’area circostante grazie al recente aggiornamento. Inoltre, dopo la breve parentesi dei comandi tattili accolti in maniera divisiva dal pubblico, rimane la leva delle frecce e i fari anteriori sono adattivi, per evitare di abbagliare chi arriva dalla direzione di marcia opposta. Infine, i sedili, ora in tessuto, mantengono il riscaldamento e le regolazioni elettriche.
I sacrifici, quelli che fanno capire dove Tesla ha operato per tenere sotto controllo il prezzo della Model 3, emergono solo quando si va a guardare i dettagli. Spariscono l’illuminazione ambientale, lo schermo da 8 pollici dedicato ai passeggeri posteriori, la regolazione elettrica del volante e degli specchietti. In aggiunta, i sedili dietro non sono più riscaldabili e l’abitacolo perde qualche tocco di ricercatezza che nei modelli superiori era diventato quasi scontato.
Piccoli colpi di lima a un abitacolo che, per il resto, conserva la dotazione tipica del marchio: chiave digitale sul telefono, comandi vocali, due caricatori wireless, portellone elettrico con accesso a un bagagliaio da 682 litri (che diventano 1.659 abbattendo gli schienali) e il frunk da 88 litri.
Sul fronte tecnico, Tesla si limita a comunicare i 534 km di autonomia (ciclo WLTP) e i 13 kWh/100 km dei consumi. Probabilmente il pacco batteria rimane attorno ai 70 kWh, e di conseguenza assicura una potenza molto vicina ai 290 CV della Model Y. All’esterno giusto il disegno dei cerchi da 18 pollici tradisce la natura della nuova versione, fedele a quel minimalismo caratteristico del produttore. La coerenza visiva della gamma non viene mai a mancare.
Data articolo: Fri, 05 Dec 2025 09:11:13 +0000Il team di Maranello si presenta a Yas Marina senza un target competitivo. Giunti all’ultimo appuntamento iridato, il fatto più positivo per gran parte dei tifosi è il prossimo pensionamento della SF-25. Parole forti che fanno capire quanto la Ferrari abbia deluso. Cancellare di netto la frustrazione, togliersi un peso da dosso importante e pensare solamente al nuovo ciclo normativo 2026. Tutto il resto conterà poco.
Pensare di ripetere un fine settimana così disastroso come quello del Qatar è impensabile. Per fortuna l’ennesima pista araba strizza l’occhio alla vettura italiana.Non vogliamo di certo sostenere che sarà favorita. Tuttavia, i diversi problemi sofferti a Lusail non faranno presenza. Uno su tutti dovrebbe essere quello legato all’amministrazione degli pneumatici, maggiormente sotto stress per via delle pressioni imposte da Pirelli.
La SF-25 ha patito un chiaro scompenso termico sui due assi, dato dal disequilibrio che il gommista italiano ha dovuto mettere in piazza per questioni di sicurezza. Scenario tecnico sul quale la storica scuderia si è persa totalmente. Andava sottolineato. Inoltre, Yas Marina non mostra lo stesso livello di sforzi laterali sui compound, caratteristica del layout che andrà incontro alla comunque sempre complicata gestione mescole per la Rossa.
Parliamo di stress longitudinale, sia nelle fasi di frenata che in quelle di accelerazione, dove la monoposto modenese ha dimostrato di trovarsi più a proprio agio. Per di più, non sarà della partita il graining, mentre il livello di degrado si preannuncia contenuto, dove una strategia con sosta singola è tutt’altro che utopia. Resta il fatto che il setup dovrà essere centrato per gestire bene l’unico punto di contatto dell’auto con l’asfalto.
Proseguendo il discorso legato alla messa a punto, c’è un vantaggio per la Ferrari: team che in stagione ha ampiamente dimostrato che una sola sessione di prove libere non è abbastanza per identificare la corretta strada sull’assetto e il suo conseguente sviluppo nella giusta direzione. Per fortuna, ad Abu Dhabi faranno presenza tre prove libere, dove tecnici e piloti potranno testare al meglio tutte “le doti” della SF-25.
Tenendo in considerazione il layout di Yas Marina, salta alla vista come il tracciato che si srotola vicino al porto “pretenda” un grado di equilibrio tecnico più facile da centrare per il team di Maranello. Per questo motivo, la costruzione del setup, partendo dalla fabbrica (studio al simulatore) per poi atterrare in pista, dovrebbe essere senza dubbio più coerente e compatibile con la SF-25. A quanto pare, ci sono due percorsi da battere.
Stringere un po’ i denti tra il primo e il secondo settore, cercando di mascherare i difetti per godere di un’ottima trazione nel T3. Fare il contrario fa parte del secondo scenario. La scelta dipenderà dalla capacità di generare grip e dal grado di sottosterzo di base della vettura. Carenza di rotazione che, per fortuna, per quanto fastidiosa possa essere, non sarà così invalidante come emerso sulla pista qatariota nello scorso fine settimana.
Yas Marina è un circuito che in gergo viene definito rear limited. Contesto tecnico dove, nell’arco di questa disperata campagna agonistica, Ferrari ha mostrato di sapersi muovere abbastanza bene. Ovviamente, sarà ancora una volta decisiva l’esecuzione in pista, fatto che per una volta Vasseur non ha menzionato nella consueta preview del team: anticipazione molto scarna, che si focalizza proprio sull’impegno massimo.
E tristemente è proprio questo l’unico target del Cavallino Rampante, considerando che oltre al massimo impegno non può garantire altro dopo un’annata persa a spiegare cosa non ha funzionato (tantissime cose) di un progetto assolutamente fallimentare. Per Abu Dhabi non importa che tipo di risultato arriverà , perché il sollievo di mettere in soffitta una delle auto più scarse partorite nell’ultimo decennio varrà il prezzo del biglietto.
Data articolo: Fri, 05 Dec 2025 08:02:25 +0000Nel mese di dicembre 2025 si segnalano diversi scioperi che riguardano vari settori dei trasporti in Italia, dalla capitale Roma alle principali regioni e province, fino a scioperi di rilievo nazionale che possono coinvolgere servizi ferroviari, aerei, autostradali e del trasporto pubblico locale. Di seguito il calendario degli scioperi previsti con dettagli su città , categorie coinvolte, orari e sindacati promotori, così da offrire un quadro utile per cittadini, pendolari e lavoratori in viaggio.
Nella città di Roma è indetto uno sciopero di 24 ore per il trasporto pubblico locale. A essere coinvolto è il personale della società ATAC di Roma. Lo sciopero è proclamato dal sindacato OSR SUL.
In tutta Italia è previsto uno sciopero generale che interessa i settori pubblici e privati, compresi quelli in appalto e strumentali, per l’intera giornata. Per il settore ferroviario lo sciopero si svolgerà dalle 00:01 alle 21:00. Il sindacato promotore è la CGIL.
In tutta la regione Veneto è indetto uno sciopero nel settore ferroviario, che coinvolge il personale della società RFI Manutenzione Infrastrutture Unità Territoriale Sud, amministrativo e ingegneria DOIT Verona con sciopero di 8 ore dalle 9:01 alle 17:00. Sindacati promotori: OSR ORSA FERROVIE/SLM-FAST-CONFSAL.
Nella provincia di Bolzano (Trentino-Alto Adige) è proclamato uno sciopero di 4 ore dalle 16:00 alle 20:00 nel trasporto pubblico locale. Coinvolto il personale della società SASA di Bolzano. Sindacati promotori: OSR UGL, USB LAVORO PRIVATO e ORSA TRASPORTI.
In tutta la Lombardia è programmato uno sciopero di 8 ore per ciascun turno di lavoro nel settore circolazione e sicurezza stradale, coinvolgendo il personale della società Autostrade per l’Italia, Direzione II Tronco Milano. Sindacato: OSR UILT-UIL.
In tutta Italia si concentrano diversi scioperi nel settore aereo, ciascuno proclamato per la fascia oraria 13:00 – 17:00:
– Il personale della società ENAV ACC Roma aderirà allo sciopero (sindacati RSA FILT-CGIL/UGL-TA/FAST-CONFSAL-AV).
– Le aziende handling associate a Assohandlers operanti nei sedimi aeroportuali italiani sono coinvolte (sindacato FLAI Trasporti e Servizi).
– Per la società Vueling aderisce sia il personale (sindacato UILT-UIL), sia quello navigante (USB LAVORO PRIVATO) e gli assistenti di volo (RSA FILT-CGIL/ANPAC).
– Sono inoltre coinvolti: il personale di terra delle società Air France e KLM (FILT-CGIL/FIT-CISL/UILT-UIL/UGL-TA), il personale della società ITA Airways (FILT-CGIL/FIT-CISL/UILT-UIL/UGL T.A./ANPAC/ANP), il personale della società Techno Sky del gruppo ENAV comprensorio Sicilia (RSU) e il personale navigante della compagnia EasyJet Airline Company Limited (USB LAVORO PRIVATO).
In tutta Italia è previsto uno sciopero nazionale nel settore trasporto merci, che riguarderà il personale viaggiante dipendente della società Number 1 Logistic Group. Lo sciopero avrà una durata di 72 ore, dalle ore 00:00 del 22 dicembre fino alle 24:00 del 24 dicembre. Il sindacato coinvolto è FAO COBAS.
Fonte: Mit
Data articolo: Fri, 05 Dec 2025 07:00:00 +0000Oggi, 05 dicembre 2025, i prezzi medi praticati lungo la rete autostradale italiana sono i seguenti: benzina (self) a 1.821 €, gasolio (self) a 1.790 €, Gpl (servito) a 0.828 € e metano (servito) a 1.486 €. Si tratta di valori unitari in euro che riflettono la somma di due grandi componenti: quella industriale, legata al costo della materia prima e ai margini lordi della filiera, e quella fiscale, data da accise e Iva. Nel seguito trovi la tabella di dettaglio aggiornata all’ultima comunicazione disponibile e un approfondimento su come si forma il prezzo alla pompa di benzina e gasolio.
Ultimo aggiornamento rilevato: 04-12-2025
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.790 |
| Benzina | SELF | 1.821 |
| GPL | SERVITO | 0.828 |
| Metano | SERVITO | 1.486 |
Per la benzina, il prezzo finale che l’automobilista paga alla pompa nasce dall’incontro tra dinamiche di mercato e componenti fiscali. La parte fiscale pesa per il 58% del prezzo totale e include accise e Iva, imposte che vengono applicate in modo uniforme e che tendono a smorzare o amplificare le variazioni della componente industriale. Il restante 42% è la componente industriale, a sua volta suddivisa tra costo della materia prima e margine lordo lungo la filiera. Il costo della materia prima vale il 30% del prezzo: qui incidono le quotazioni internazionali dei prodotti petroliferi, che risentono delle condizioni dell’offerta globale, delle scorte, delle decisioni dei principali produttori e, in modo non trascurabile, dell’andamento del cambio euro/dollaro, perché le transazioni avvengono prevalentemente in dollari. Il margine lordo, pari al 12% del prezzo, remunera attività come raffinazione, logistica, distribuzione e gestione del punto vendita; su questa parte l’operatore può intervenire, entro limiti competitivi e regolatori, per adeguare il prezzo alla pompa alle condizioni locali (traffico, orari, servizi) e alla pressione concorrenziale. Nel suo insieme, quindi, il prezzo della benzina riflette sia variabili macro (petrolio e cambio) sia scelte micro (politiche commerciali e di servizio), con l’imposizione fiscale che rappresenta la quota prevalente del totale.
Il gasolio segue una logica di formazione del prezzo in parte analoga ma con pesi differenti tra le componenti. In questo caso la componente fiscale incide per il 45%, mentre la componente industriale arriva al 55%. All’interno della quota industriale, il costo della materia prima rappresenta il 45% del prezzo: anche per il gasolio le oscillazioni dipendono dalle quotazioni internazionali dei distillati medi e dal cambio euro/dollaro, che può amplificare o attenuare l’impatto dei movimenti del mercato globale sul prezzo nazionale. Il margine lordo pesa il 10%: questa è la leva su cui l’operatore può agire per modulare il prezzo alla pompa, tenendo conto dei costi di approvvigionamento, della logistica (trasporto e stoccaggio), delle condizioni di mercato locali e dei servizi offerti nell’area di rifornimento. La maggiore incidenza della componente industriale nel gasolio riflette sia le dinamiche della domanda (ad esempio l’uso commerciale e professionale del carburante) sia le caratteristiche della catena di raffinazione e distribuzione. Nel complesso, quindi, il prezzo del gasolio è più sensibile ai movimenti della materia prima e del cambio rispetto alla benzina, pur restando fortemente influenzato dalla fiscalità che determina quasi la metà del prezzo finale pagato dagli utenti.
Fonte: Osservatorio prezzi Mimit
Data articolo: Fri, 05 Dec 2025 07:00:00 +0000Ogni giorno dalle 8.30 del mattino, Virgilio Motori vi informa sul costo dei carburanti in tutte le regioni italiane. Il costo medio attuale è di 1.730 per la benzina, 1.703 per il diesel, 0.706 per il gpl, 1.426 per il metano. Per sapere il prezzo esatto nella tua regione scorri in basso per tutti i dettagli di costo. Il costo medio si riferisce al prezzo mostrato dai distributori di carburanti presenti sulle strade comunali, provinciali e statali.
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Abruzzo.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.702 |
| Benzina | SELF | 1.720 |
| GPL | SERVITO | 0.700 |
| Metano | SERVITO | 1.404 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Basilicata.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.713 |
| Benzina | SELF | 1.759 |
| GPL | SERVITO | 0.680 |
| Metano | SERVITO | 1.460 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella provincia autonoma di Bolzano.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.762 |
| Benzina | SELF | 1.782 |
| GPL | SERVITO | 0.775 |
| Metano | SERVITO | 1.581 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Calabria.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.715 |
| Benzina | SELF | 1.757 |
| GPL | SERVITO | 0.732 |
| Metano | SERVITO | 1.502 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Campania.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.676 |
| Benzina | SELF | 1.713 |
| GPL | SERVITO | 0.639 |
| Metano | SERVITO | 1.391 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Emilia Romagna.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.691 |
| Benzina | SELF | 1.715 |
| GPL | SERVITO | 0.658 |
| Metano | SERVITO | 1.349 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Friuli Venezia Giulia.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.710 |
| Benzina | SELF | 1.734 |
| GPL | SERVITO | 0.671 |
| Metano | SERVITO | 1.356 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Lazio.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.687 |
| Benzina | SELF | 1.706 |
| GPL | SERVITO | 0.665 |
| Metano | SERVITO | 1.474 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Liguria.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.720 |
| Benzina | SELF | 1.741 |
| GPL | SERVITO | 0.778 |
| Metano | SERVITO | 1.440 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Lombardia.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.690 |
| Benzina | SELF | 1.715 |
| GPL | SERVITO | 0.665 |
| Metano | SERVITO | 1.374 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Marche.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.681 |
| Benzina | SELF | 1.704 |
| GPL | SERVITO | 0.703 |
| Metano | SERVITO | 1.307 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Molise.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.702 |
| Benzina | SELF | 1.729 |
| GPL | SERVITO | 0.697 |
| Metano | SERVITO | 1.410 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Piemonte.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.692 |
| Benzina | SELF | 1.711 |
| GPL | SERVITO | 0.666 |
| Metano | SERVITO | 1.429 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Puglia.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.691 |
| Benzina | SELF | 1.740 |
| GPL | SERVITO | 0.660 |
| Metano | SERVITO | 1.476 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Sardegna.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.712 |
| Benzina | SELF | 1.734 |
| GPL | SERVITO | 0.797 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Sicilia.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.699 |
| Benzina | SELF | 1.747 |
| GPL | SERVITO | 0.760 |
| Metano | SERVITO | 1.746 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Toscana.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.699 |
| Benzina | SELF | 1.708 |
| GPL | SERVITO | 0.686 |
| Metano | SERVITO | 1.446 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella provincia autonoma di Trento.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.725 |
| Benzina | SELF | 1.758 |
| GPL | SERVITO | 0.726 |
| Metano | SERVITO | 1.323 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Umbria.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.700 |
| Benzina | SELF | 1.714 |
| GPL | SERVITO | 0.697 |
| Metano | SERVITO | 1.320 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Valle d’Aosta.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.724 |
| Benzina | SELF | 1.743 |
| GPL | SERVITO | 0.808 |
Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 05 dicembre 2025 nella regione Veneto.
| TIPOLOGIA | EROGAZIONE | PREZZO MEDIO |
| Gasolio | SELF | 1.684 |
| Benzina | SELF | 1.709 |
| GPL | SERVITO | 0.674 |
| Metano | SERVITO | 1.309 |
Fonte: Osservatorio prezzi Mimit
Data articolo: Fri, 05 Dec 2025 07:00:00 +0000Fiat e Fiat Professional continuano a essere un punto di riferimento del mercato italiano delle quattro ruote. La conferma arriva dai dati forniti da Dataforce divulgati direttamente da Stellantis. I due brand italiani guidano il mercato italiano, sia nel corso del mese di novembre che per quanto riguarda il parziale annuo (gennaio – novembre). Nel corso del mese di novembre, in particolare, i due marchi hanno registrato un totale di 14.701 immatricolazioni e una quota complessiva dell’11,3%. Rispetto al novembre dello scorso anno, le immatricolazioni sono cresciute di oltre 2.500 unità . Andiamo ad analizzare i dati completi relativi all’andamento delle vendite di Fiat e di Fiat Professional sul mercato italiano.
Il marchio Fiat rafforza la sua posizione di leader del mercato auto italiano, che, come confermano i dati di vendita, potrebbe chiudere il 2025 con un calo generale delle immatricolazioni. Nel corso del mese di novembre, infatti, le vendite sono state pari a 10.849 unità , con una quota pari all’8,7%, in crescita di 1,8 punti rispetto all’anno precedente. Nel cumulato dei primi 11 mesi, invece, il market share è pari all’11,3% con un totale di 180.436 unità immatricolate e una crescita di 0,4 punti rispetto allo scorso anno.
Continua il buon momento della Pandina Hybrid che, nel mese di novembre, ha raggiunto 6.832 unità immatricolate. La segmento A prodotta nello stabilimento di Pomigiliano d’Arco si conferma, ancora una volta, l’auto più venduta in Italia (sia a novembre che nel parziale annuo). La vettura sarà presto affiancata dalla nuova 500 Hybrid, altro modello chiave per il futuro di Fiat.
Per scoprire tutte le auto più vendute potete dare un’occhiata al nostro approfondimento sulle dieci auto più vendute in Italia a novembre 2025. Fiat domina anche il segmento della micromobilità con la Topolino, che detiene oltre il 40% di quota di mercato nel suo comparto. La più piccola della gamma continua a registrare forte richiesta, soprattutto grazie a un prezzo contenuto che la rende conveniente e accessibile per gli spostamenti urbani.
Anche Fiat Professional sta attraversando un periodo positivo: a novembre è stato il brand più venduto in Italia tra i veicoli commerciali con 3.852 unità immatricolate e una quota di mercato del 24,3%, in crescita di 2,8 punti rispetto al novembre 2024. A guidare il mercato è sempre il Ducato, veicolo commerciale più venduto in Italia con 1.614 unità e un market share del 26% nel suo segmento. Tra i van compatti domina invece il Doblò: 1.600 immatricolazioni e una quota del 40% nel segmento.
I dati di novembre confermano il ruolo di primo piano per Fiat e Fiat Professional sul mercato italiano. I due marchi continuano a essere tra i più richiesti dagli acquirenti italiani. Per il futuro, però, sarà sempre più importante riuscire a rafforzare la propria presenza al di fuori del Paese. Staremo a vedere quali saranno i prossimi risultati dei marchi del Gruppo Stellantis.
Data articolo: Fri, 05 Dec 2025 06:30:43 +0000BYD le prova davvero tutte per cercare di convincere gli automobilisti ad acquistare uno dei suoi modelli. L’ultima campagna per dimostrare la resistenza del SUV Yangwang U8L rappresenta una delle operazioni di marketing più originali degli ultimi tempi nel settore automotive. Per evidenziare le capacità del veicolo, una delle ultime novità della gamma cinese, BYD ha realizzato un test spettacolare che conferma l’eccellente lavoro dei progettisti. Vediamo di cosa si tratta.
Per testare la resistenza dello Yangwang U8L, BYD ha fatto cadere un albero di 13 metri sulla carrozzeria del SUV per tre volte consecutive. Il pesante tronco non ha provocato danni significativi al veicolo nonostante i ripetuti impatti. Il video promozionale del test è stato condiviso su Instagram e sulla piattaforma cinese Bilibili (simile a YouTube), dove nella descrizione si legge: “La tua sicurezza è la nostra priorità . Un albero cade improvvisamente durante un tifone? L’U8L, con la sua struttura superiore, gestisce con calma i rischi imprevisti.”
La caduta ripetuta dell’albero sul SUV di BYD non ha avuto particolari effetti. La carrozzeria risulta leggermente graffiata e nella parte dell’impatto compaiono piccole ammaccature. In ogni caso, la struttura del modello resta intatta, la portiera si può aprire normalmente e i montanti non sembrano aver subito danni. Il SUV è in grado anche di riprendere la marcia, senza apparenti problematiche. Il test di resistenza, quindi, è stato superato a pieni voti, confermando la qualità costruttiva di Yangwang U8L, modello che vuole diventare una delle punte di diamante della gamma BYD, brand sempre più protagonista anche in Italia, grazie a una famiglia di vetture in costante espansione. In futuro, BYD potrebbe proporre nuovi test di questo tipo per mettere alla prova i modelli della sua gamma, sempre più ricca e completa.
Yangwang U8L è uno dei modelli più interessanti dell’offerta di BYD. Si tratta di un SUV di grandi dimensioni (5,4 metri di lunghezza) presentato in Cina nel gennaio 2023 come punta di diamante del marchio Yangwang, con cui BYD punta al segmento premium del mercato. Pensato per le famiglie, può ospitare fino a 6 passeggeri su 3 file (configurazione 2 + 2 + 2). Tra le caratteristiche spiccano un quadro strumenti da 23,6 pollici, un touchscreen verticale da 12,8 pollici per il conducente e un terzo monitor da 23,6 pollici per il passeggero anteriore. Lo Yangwang U8L non è destinato al mercato italiano, dove BYD si concentra su altri segmenti, ma rappresenta uno dei progetti più ambiziosi dell’azienda e, come dimostrato dal test, anche tra i più resistenti.
Data articolo: Fri, 05 Dec 2025 06:30:20 +0000Prima di farsi travolgere dalla sensazione di panico quando ci si rende conto di aver perso il certificato di proprietà dell’auto è importante capire che cosa è stato davvero smarrito perché non tutti i documenti sono uguali e soprattutto perché l’impianto normativo è cambiato negli ultimi anni. Il vecchio certificato di proprietà cartaceo esiste solo per le auto immatricolate da tempo e mai aggiornate con le nuove procedure. Dal 2015 il documento è diventato digitale e non viene più consegnato come foglio fisico, ma esiste come registrazione informatica negli archivi del PRA, il Pubblico Registro Automobilistico gestito da ACI.
Con l’introduzione del Documento unico di circolazione e di proprietà , il certificato di proprietà è stato assorbito in un documento unico che riunisce in un solo atto i dati tecnici della carta di circolazione e quelli giuridici della proprietà del veicolo. In pratica il classico certificato di proprietà non viene più rilasciato come documento separato e, in caso di smarrimento del vecchio certificato, si procede oggi al rilascio di un nuovo Documento unico e non del semplice duplicato del certificato di proprietà .
In termini pratica significa che la perdita del pezzo di carta non coincide con la perdita del diritto di proprietà perché l’informazione che conta è quella conservata nell’archivio informatico del PRA. Il problema nasce nel momento in cui si ha bisogno di dimostrare quella proprietà , per esempio quando bisogna vendere l’auto, rottamarla, esportarla o gestire pratiche con la propria compagnia di assicurazione.
La prima cosa da fare appena ci si accorge che il certificato di proprietà è sparito è la presentazione di una denuncia di smarrimento o furto. Quando parliamo di carta di circolazione o di Documento unico, l’intestatario è tenuto a presentare denuncia agli organi di polizia entro 48 ore dal momento in cui si è accorto della perdita o del furto.
Nel caso del solo certificato di proprietà cartaceo, pur non essendo previsto lo stesso termine perentorio, la denuncia è necessaria per ottenere il duplicato o il nuovo Documento Unico dal PRA e dalla Motorizzazione civile.
Quando si compila la denuncia è preferibile indicare in modo preciso se è stato smarrito o rubato il certificato di proprietà , specificare la targa del veicolo, il luogo e la data presunta dello smarrimento e il momento in cui se ne è avuta contezza.
La copia della denuncia è il foglio che serve sia allo Sportello telematico dell’automobilista sia alla Motorizzazione civile, sia eventualmente all’assicurazione.
Chiarito che la denuncia è il primo passo, il secondo è capire a quale sportello bussare. Per le pratiche collegate alla perdita dei documenti del veicolo, il cittadino può rivolgersi a più canali. Gli Uffici provinciali della Motorizzazione civile gestiscono il rilascio dei duplicati della carta di circolazione o del Documento unico mentre le unità territoriali si occupano delle registrazioni di proprietà . Gli Sportelli telematici dell’automobilista, presenti nelle delegazioni Aci e in molte agenzie di pratiche auto, sono stati creati per fare da sportello unico e consentire al cittadino di ottenere in un solo passaggio il nuovo Documento unico senza muoversi tra uffici.
Nella pratica quotidiana, la soluzione più lineare è di presentarsi con denuncia e documenti personali a uno Sportello telematico dell’automobilista o a un’agenzia di pratiche auto. Qui la richiesta viene trasmessa in via telematica agli uffici competenti e il nuovo documento stampato e consegnato allo sportello. Se invece si tratta di smarrimento di carta di circolazione o Documento Unico ed è tecnicamente possibile il duplicato, in alcune procedure sono le stesse forze dell’ordine a inoltrare la richiesta al Ministero, con il documento che arriva all’indirizzo di residenza dell’intestatario, dopo pagamento dell’importo dovuto tramite PagoPA.
Restano poi le agenzie private. Offrono un vantaggio in termini di comodità e di gestione dell’intera pratica, ma aggiungono un compenso al di sopra dei soli costi di legge.
Una volta allo sportello, qualsiasi esso sia, la richiesta si traduce in modulistica e allegati. Per il duplicato della carta di circolazione o del Documento unico, la procedura prevede una richiesta alla Motorizzazione civile, accompagnata dall’originale e dalla copia della denuncia di smarrimento o furto, dal permesso provvisorio di circolazione rilasciato dagli organi di polizia e da un documento di identità .
Quando il problema è legato al certificato di proprietà cartaceo, entra in gioco anche la parte PRA. La pratica prevede la compilazione del modello NP3C, l’istanza con cui si richiede al PRA il rilascio di un duplicato del Certificato di proprietà smarrito, rubato o distrutto. A questa istanza vanno allegati la denuncia, la copia del documento di identità e la copia dei pagamenti effettuati per emolumenti e imposte. In parallelo, dopo l’entrata in vigore del Documento unico, l’emissione del duplicato del Certificato di proprietà si traduce di fatto nella produzione di un nuovo Documento unico che assorbe il certificato originario.
Tra il momento in cui si consegna la pratica e quello in cui viene rilasciato il documento, il veicolo non scompare dal sistema. Se la carta di circolazione è stata smarrita o sottratta, le forze dell’ordine possono rilasciare un permesso provvisorio di circolazione, valido per un periodo limitato. Nel caso in cui il documento sia duplicabile, la Motorizzazione civile provvede a spedire il nuovo Documento unico o il nuovo libretto al domicilio indicato a fronte del pagamento dei 10,20 euro di diritti.
Se è stata persa solo la ricevuta cartacea del certificato di proprietà digitale, il quadro è più semplice: si può chiedere allo stesso Sportello telematico che l’aveva rilasciata di ristamparla gratuitamente perché l’informazione ufficiale sulla proprietà è comunque registrata nei sistemi informatici del PRA.
Per il rilascio di un nuovo Documento Unico a seguito di smarrimento del certificato di proprietà occorre mettere in conto un importo di 10,20 euro per i diritti del Dipartimento Trasporti Terrestri cioè la Motorizzazione. Solo nel caso in cui la richiesta del Documento unico derivi non da smarrimento, ma da distruzione o deterioramento del certificato di proprietà , si aggiunge una imposta di bollo di 32 euro.
Se invece si richiede il duplicato del certificato di proprietà cartaceo al PRA si entra nell’orbita degli emolumenti ACI: 13,50 euro. In più, in caso di certificato deteriorato (non semplicemente smarrito) si aggiunge una marca da bollo da 48 euro.
A questi importi bisogna sommare le commissioni dell’agenzia o del servizio di intermediazione. Delegazioni ACI, studi di consulenza automobilistica e servizi online che si occupano di gestire il duplicato del Certificato di proprietà applicano tariffe aggiuntive che possono arrivare attorno ai 40-50 euro. La differenza, rispetto al fai-da-te, è il tempo risparmiato.
Data articolo: Fri, 05 Dec 2025 05:00:56 +0000Anche gli Stati Uniti sono alle prese con l’elettrificazione del mercato delle quattro ruote che, come in Europa, sta creando non pochi problemi, soprattutto ai costruttori locali, che devono fare i conti con le difficoltà legate alla trasformazione della produzione. In soccorso delle aziende che producono auto sul territorio americano, arriva oggi il nuovo intervento da parte di Trump che ha smantellato la svolta green per il settore auto che era stata voluta dall’amministrazione Biden.
Si tratta di un radicale cambio di scenario per tutto il mercato americano e, soprattutto, per l’industria automotive locale. L’annuncio di Trump, avvenuto nello Studio Ovale della Casa Bianca, è stato effettuato alla presenza di due dei principali esponenti dell’industria come Antonio Filosa, CEO di Stellantis, e Jim Farley, CEO di Ford. I costruttori americani hanno accolto il cambio di rotta con toni entusiastici, confermando un forte supporto alla linea del presidente Trump.
Il presidente americano ha scelto di mettere la parola fine alle regole sulle emissioni dei carburanti che erano state definite dal suo predecessore, Joe Biden. Nel corso dell’annuncio, Trump ha sottolineato:
 “Mettiamo definitivamente fine agli orribili e ridicoli standard alle emissioni di auto di Biden che hanno causato problemi alle Case automobilistiche”
L’annuncio è stato accolto in modo favorevole dai costruttori. Jim Farley di Ford lo ha definito come “la vittoria del buon senso” mentre Antonio Filosa di Stellantis ha chiarito che si tratta di “un grande giorno” per il Gruppo con il mercato che potrà ora contare su regole in linea con la domanda reale. Filosa ha chiamato in causa anche l’Ue, che nel frattempo non decide sullo stop a benzina e diesel. Secondo il CEO di Stellantis, le regole europee sono “restrittive“.
Con la sospensione delle regole volute dall’amministrazione Biden, Trump andrà a definire vincoli molto meno stringenti su consumi ed emissioni per le auto e gli altri veicoli che possono contare su un motore termico. In questo modo, per i costruttori c’è la possibilità di poter continuare il programma di elettrificazione (ormai avviato da tempo) con tempistiche più lunghe e senza dover fare i conti con il drastico taglio a consumi ed emissioni che era stato definito dal regolamento precedente e che sarebbe entrato in vigore nel 2031.
Biden, infatti, aveva richiesto alle Case di aumentare l’efficienza delle autovetture e dei veicoli commerciali leggeri, fino ad arrivare a una media di percorrenza di 50 miglia per gallone. Trump ridurrà questo limite a 34 miglia per gallone. La situazione andrà monitorata nel corso delle prossime settimane ma la linea dell’amministrazione americana è ormai definita.
L’allentamento dei limiti e lo smantellamento della svolta green voluta da Biden rappresentano una nuova realtà per il settore e per l’industria americana che potrà riprogrammare il suo futuro senza dover spingere forte sull’accelerazione per completare un ambizioso programma di elettrificazione nel corso dei prossimi anni. Ulteriori dettagli sulla questione arriveranno nel prossimo futuro.
Data articolo: Thu, 04 Dec 2025 14:40:56 +0000Il programma di elettrificazione voluto dall’Ue sta procedendo con un ritmo più lento del previsto e c’è ancora tanta incertezza in merito a quelle che saranno le decisioni su quanto accadrà nel 2035. Tra dieci anni, infatti, in Ue ci dovrebbe essere lo stop alla vendita di auto diesel e benzina ma un cambio di strategia in corso d’opera è sempre più probabile.
Nel frattempo, però, la Commissione europea ha rimandato la presentazione del nuovo dossier e, quindi, la decisione sul futuro dell’automotive. I fattori alla base di questa scelta sono diversi. Oltre a un programma di elettrificazione più lento del previsto, infatti, ci sono diversi altri elementi che contribuiscono a rendere il quadro normativo molto complesso.
Come confermato da Apostolos Tzitzikostas, commissario ai Trasporti dell’Ue, nel corso di un’intervista al magazine Handelsblatt, la data del 10 dicembre non sarà rispettata. Entro la prossima settimana, infatti, la Commissione avrebbe dovuto presentare il nuovo pacchetto di misure sul futuro dell’automotive, prendendo una decisione in merito allo stop alla vendita di benzina e diesel. Si tratta, quindi, di un ennesimo rinvio da parte dell’Ue che continua a non prendere una decisione definitiva sullo stop ai motori termici. Secondo Tzitzikostas, serviranno “alcune settimane” per definire il dossier e, a questo punto, è molto probabile che tutto venga rimandato al 2026.
Il Commissario ha chiarito che l’obiettivo è quello di definire un impianto di regole che sia “aperto a tutte le tecnologie” e, quindi, potenzialmente, anche ai biocarburanti, una soluzione sostenuta anche dal Governo italiano come sistema per contenere le emissioni. Non è da escludere una deroga per le ibride plug-in che potrebbero continuare a essere commercializzate dopo lo stop del 2035 che, quindi, potrebbe coinvolgere le auto con motore termico, comprese le elettrificate senza sistema plug-in. La situazione andrà monitorata con grande attenzione e, inevitabilmente, anche le Case produttrici sono alla finestra. I prossimi piani industriali di Stellantis, Volkswagen e degli altri colossi dell’industria automotive europea dipenderanno dalle regole che saranno stabilite dall’Ue, anche in relazione all’andamento dell’elettrificazione del mercato.
Da tempo è evidente che il programma di elettrificazione non viene considerato nello stesso modo da tutti gli Stati membri. Italia e Germania, ad esempio, hanno più volte richiesto una maggiore flessibilità all’Ue e, quindi, un’apertura alle tecnologie alternative. Da segnalare, invece, che Francia e Spagna si sono dimostrate più decise sullo stop alle auto termiche, supportato anche da altri Paesi del Nord Europa. Secondo ACEA, invece, è necessario considerare che gli obiettivi fissati dall’Ue non sono realistici anche se, come sottolineato dalla direttrice Sigrid de Vries, l’elettrificazione “guiderà la mobilità del futuro“.
Il mercato Ue sta facendo registrare ottimi risultati per le auto elettriche. Nel corso del 2025, infatti, sono state immatricolate circa 1,47 milioni di unità di elettriche con un incremento del 25,7% rispetto all’anno precedente (i dati sono aggiornati al mese di ottobre 2025) e con una quota di mercato pari a circa il 16%. Anche le ibride plug-in crescono, con 819 mila immatricolazioni e una crescita del 32,4% rispetto allo scorso anno. La quota di mercato, dopo i primi dieci mesi dell’anno, è del 9,1%. Non tutti i Paesi riescono a raggiungere questi numeri. Un esempio è l’Italia dove, nonostante un recente boom delle elettriche, i modelli a zero emissioni hanno una quota di mercato pari a poco più del 5%. Il nostro Paese, quindi, è ben al di sotto della media Ue e difficilmente sarà in grado di ricucire le distanze in breve tempo.
Data articolo: Thu, 04 Dec 2025 14:10:02 +0000Come fa un fenomeno che ha vinto tutto a trovare ancora le motivazioni a 40 anni per competere contro una nuova generazioni di campioni? Basta osservare il volto segnato dalle rughe, ma ancora sorridente di Tony Cairoli. Un centauro in grado di ottenere consecutivamente tra il 2009 e il 2014 sei titoli nel Motocross. Pur andando vicino in altre occasioni alla conquista della decima corona, proprio come Valentino Rossi nel Motomondiale, il siciliano è al secondo posto nella classifica dei piloti di Motocross più titolati della storia. Con 94 Gran Premi vinti è il terzo rider con più vittorie di sempre nella sua categoria.
Cairoli è una leggenda vivente che ha scritto pagine indelebili del motociclismo su ruote tassellate. Ha debuttato su una minicross a quattro anni, poi Tony ha preso parte ai primi campionati, vincendo già alla sua seconda gara a 7 anni e da quel momento ha capito cosa voleva fare in futuro. Ha conquistato ripetutamente campionati regionali e il titolo juniores, per poi sbarcare a 14 anni nella categoria 125, dove ha concluso terzo nel campionato italiano cadetti, lo stesso piazzamento che ha registrato nel 2000. Dopo essere diventato l’uomo simbolo della KTM in MXGP, ha deciso di accettare un ruolo manageriale al termine del 2022. Dopo due stagioni di stop in Antonio Cairoli si è riaccesa quella fiamma che non si era mai del tutto spenta. È ritornato in sella a una moto da cross nel segno di Ducati.
Nel 2025 ha corso al GP del Trentino, poi le due sfide americane di RedBud e Millville, fino al Motocross delle Nazioni, dove ha gareggiato con una frattura alla mano. Ha avuto un ruolo di primo piano nello sviluppo della Ducati Desmo450 e della nuova 250, e questo gli ha fatto tornare nel cuore il sacro fuoco. Si sente pronto a una nuova competizione negli Stati Uniti nel 2026. Ha ripreso ad allenarsi con il solito impegno, seguendo da vicino gli astri nascenti della Casa di Borgo Panigale.
Non ha più quella pressione di dover competere per il massimo traguardo, potendosi godere di più la famiglia, i bambini e quella passione genuina per i motori che lo ha reso famoso in tutto il mondo. È tornato a competere con Ducati, partecipando al quarto round del Campionato Italiano Prestige Motocross, nella classe MX1, arrivando primo in Gara 1 e secondo in Gara 2. Non ha fatto rimpiangere l’enfant prodige Mattia Guadagnini, nel Gran Premio del Regno Unito lo scorso aprile, fermato da un infortunio. Nel mese successivo ha preso parte a due round dell’AMA Motocross Championship, facendo esordire la Ducati Desmo450 MX nel campionato.
La sua seconda carriera è nel segno di Ducati. La Casa emiliana, dopo i successi in MotoGP e in Superbike, si è lanciata anche nel mondo delle due ruote tassellate. In una intervista rilasciata ai colleghi de La Gazzetta dello Sport, il rider siciliano ha raccontato:
Data articolo: Thu, 04 Dec 2025 12:39:06 +0000“Un’emozione forte. La moto è nata con noi e portarla al debutto in campionati così importanti è stato speciale. Siamo scesi in pista con l’obiettivo di divertirci e fare bene: la velocità c’era, erano posizioni da top ten. Per una moto così giovane è un ottimo segnale. La voglia di vincere c’è sempre, ma serve realismo: la moto ha un solo anno di vita e negli Usa abbiamo corso con una versione quasi di serie. Gli altri avevano mezzi molto più sviluppati. La fame agonistica c’era, ma andava gestita nel contesto”.
Fantic Stealth 500 amplia la presenza della Casa italiana nel segmento delle naked sportive e rappresenta un tassello del percorso di rilancio intrapreso dopo un periodo di crisi culminato in una profonda ristrutturazione interna. Il modello è stato sviluppato con l’obiettivo di offrire una guida diretta e dinamica, combinando componenti moderne e un’impostazione progettata interamente in Italia. La gamma Stealth deriva dall’attività in pista del marchio e punta a coniugare versatilità e sensazioni di guida più estreme. Accanto alla già nota Stealth 125, orientata all’uso quotidiano, la Stealth 500 propone una configurazione più potente pensata per chi desidera un approccio sportivo anche nei tragitti di tutti i giorni.
Presentata con largo anticipo a EICMA 2024 insieme alla 125, Fantic Stealth 500 arriva ora sul mercato con l’obiettivo di distinguersi per leggerezza e maneggevolezza. Il modello condivide con la sorella minore un peso contenuto, fermandosi a 147 kg a secco, valore che la colloca come la 500 più leggera della categoria. Questa caratteristica incide direttamente sull’agilità , rendendo il nuovo modello adatto tanto alla guida urbana quanto ai percorsi più dinamici. Il pacchetto ciclistico si completa con pneumatici Pirelli Diablo Rosso IV nelle misure 110/70×17 e 150/60×17 e con cerchi in alluminio a 5 razze, elementi che contribuiscono a definire una risposta precisa e un comportamento coerente con il posizionamento streetfighter del modello.
Il motore MM460, già adottato sul Caballero e ottimizzato per applicazioni stradali e sportive, rappresenta il cuore tecnico di Stealth 500. Si tratta di un monocilindrico Euro 5+ da 463 cc, raffreddato a liquido, con distribuzione DOHC a quattro valvole e iniezione elettronica gestita da un corpo farfallato Ride-by-Wire da 46 mm. Sviluppato in collaborazione con Motori Minarelli, il propulsore punta su una risposta immediata e su una curva di erogazione lineare, mantenendo valori di potenza in linea con i limiti della patente A2. La dotazione comprende frizione multidisco antisaltellamento e cambio a sei rapporti, affiancati da quattro Riding Modes – Street, Rain, Track e Custom – che intervengono su Traction Control, ABS Cornering e mappatura motore, permettendo al rider di adattare rapidamente la configurazione alle diverse condizioni di guida.
Fantic Stealth 500 si basa su un telaio misto in acciaio e alluminio, abbinato a un forcellone in alluminio e a un telaietto posteriore smontabile, soluzione che contribuisce a contenere il peso e a garantire robustezza. La ciclistica Fantic FRS comprende una forcella USD da 41 mm e un monoammortizzatore FRS 125 regolabile nel precarico, con geometrie e setting sviluppati specificamente per la cilindrata 500.  Il sistema frenante è composto da un disco anteriore da 320 mm con pinza radiale e da un disco posteriore da 230 mm, configurazione che punta a offrire una risposta modulabile e costante.
La gamma introduce tre colorazioni che differenziano l’identità estetica del modello. Le versioni Rosso e Giallo rappresentano la base dell’offerta e condividono un prezzo di 6.490 euro. La Acid Green costituisce la proposta intermedia a 6.590 euro, mentre la Racing White si colloca al vertice della gamma con un posizionamento di 6.640 euro. Stealth 500 sarà disponibile in tutte le concessionarie a partire da gennaio 2026.
Data articolo: Thu, 04 Dec 2025 11:35:23 +0000La terza serie della Sandero si rinnova con novità che vi attendono nei concessionari. La vettura di segmento B, prodotta dalla Dacia in Romania, è stata lanciata sul mercato europeo a partire dal 2008. La prima generazione derivava dalla Logan, con la quale condivideva più del 70% degli elementi meccanici. La versione con assetto fuoristradistico Sandero Stepway, più alta da terra di 2 cm rispetto alla tradizionale, è stata commercializzata dal 2009.
Generazione dopo generazione la Dacia Sandero è migliorata sul piano tecnico ed estetico. L’ultimo restyling offre nuovi allestimenti a un prezzo alla portata di tutti, che parte da 14.800 euro nel caso della Streetway con motorizzazione a benzina 1.0 SCe 65. L’amatissima Stepway viene proposta a 16.500 euro con motorizzazione bifuel a GPL Eco-G 120. Alla lista manca solo il propulsore full hybrid della Sandero Stepway Hybrid 155 che arriverà alla fine del prossimo anno.
La versione aggiornata della Sandero è in vendita con un doppio trattamento di carrozzeria. Quello standard è concepito per la Sandero Streetway, mentre quello più ricco e ispirato alle avventure fuoristradistiche è riservato alla Sandero Stepway. Su entrambe le vetture del marchio romeno, sotto il controllo di Renault, l’allestimento base è battezzato essential, nato per chi vuole una dotazione completa, ma con un occhio alla spesa. La Streetway essential vanta cerchi in acciaio da 15″, alzacristalli elettrici anteriori, fari a LED, sensori di parcheggio posteriori, specchietti regolabili manualmente, chiusura centralizzata con telecomando, oltre all’assistenza al mantenimento di corsia e intelligent speed assist, regolatore di velocità e media control con supporto smartphone e presa USB-C.
Cosa ha di più la Stepway con lo stesso allestimento essential? Più protezioni esterne in Starkle, retrovisori e maniglie nere, barre longitudinali sul tetto, tre punti di fissaggio “YouClip” e climatizzatore manuale. Il crossover vanta uno stile moderno, gruppi ottici a LED, maggiore altezza da terra, pur mantenendo un abitacolo spazioso e un bagagliaio capiente. Previste due nuove tinte di carrozzeria per la Sandero: l’inedito Giallo Ambra e Sandstone. L’abitacolo è più curato con nuovi tessuti, nuovo volante e nuovo comando E-Shifter associato al motore Eco-G 120 auto con trasmissione automatica.
L’allestimento expression della Dacia Sandero Streetway garantisce, rispetto alla essential, i cerchi flexwheel da 16″, fari fendinebbia, finiture interne blu, climatizzatore manuale, vetri elettrici posteriori, Media Display da 10” con 4 altoparlanti e replicazione smartphone e freno di stazionamento elettrico per i modelli con cambio automatico.
Il top della gamma per la Sandero Streetway è quello Journey con i cerchi in lega da 16″, i vetri posteriori, la strumentazione digitale su schermo da 7″, il sistema di accesso e avviamento senza chiave, i sensori di parcheggio anteriori, la retrocamera di parcheggio e il climatizzatore automatico. Per la Dacia Sandero Stepway c’è anche l’allestimento extreme che all’expression aggiunge finiture esterne color rame, vetri scuri, cerchi in lega neri da 16″, tappetini in gomma, freno di stazionamento elettrico, keyless entry, clima automatico, sensori di parcheggio anteriori, sistema Extended Grip con informazioni sul display e supporto per smartphone.
Il 1.0 tre cilindri aspirato a benzina da 67 CV equipaggia la Sandero Streetway SCe 65 con cambio manuale. Il motore 1.0 in versione turbo che sulla Streetway TCe 100 eroga 101 CV, sulla Stepway TCe 110 arriva a 110 CV, sempre con cambio manuale. Non mancano le versioni bifuel a benzina e GPL. Il 1.8 full hybrid della Sandero Hybrid 155 arriverà a fine 2026.
Data articolo: Thu, 04 Dec 2025 11:30:58 +0000Per gli italiani, già sommersi dalle spese, le pesanti batoste che derivano dal superamento dei limiti di velocità , segnalati dall’autovelox, sono state una condanna nel 2025. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha deciso di fare chiarezza sui punti esatti in cui sono presenti gli strumenti di misurazione. Il numero ufficiale è 3.700, di cui circa 3.100 sono gestiti dagli enti locali, province, unioni di comuni e comuni, e meno di 600 dalla polizia stradale.
Non era ancora stata creata una mappa nazionale dettagliata, regione per regione, provincia per provincia, delle apparecchiature sotto il controllo delle polizie locali. Da un elenco pubblicato sul sito ufficiale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è emerso il quadro generale. L’elenco è dinamico e consultabile senza problemi, ma mancherebbero quegli apparecchi che non sono ancora censiti. Quindi la lista risulterebbe parziale. Il totale degli occhi elettronici nel nostro Paese era stato stimato intorno agli 11.000.
Vi basterà cliccare su questo link e atterrerete sul sito web ufficiale, qui potrete consultare la lista di tutti gli autovelox presenti sul territorio italiano. Il Ministero aveva fissato la scadenza al 28 novembre. Gli enti locali possono registrare la loro strumentazione dopo il termine a patto, naturalmente, che nel frattempo gli apparecchi non censiti non siano sfruttati per accertare le violazioni ed emettere multe. Si tratta di un elenco in costante aggiornamento che potrebbe aumentare nel corso dei prossimi giorni. Le amministrazioni sono costrette a tenere aggiornata la banca dati con gli strumenti che nel tempo acquisiscono e dismettono.
Il primo campo dell’elenco è dedicato al codice accertatore, che non sempre coincide con la provincia di appartenenza. C’è poi la denominazione, il codice catastale, il numero e la data del decreto. I comuni presenti sono 2.954, con 165 province, per un totale di 3.119 enti locali (polizia Stradale: 586 più carabinieri: 1). Le regioni con più autovelox sono le seguenti:
Le province con più di 100 autovelox sono solo Torino (121), Roma (117), Firenze (106), Milano (105) e Padova (102). In Lombardia bisogna prestare una attenzione massima per evitare multe.
Per fortuna non tutti i luoghi del Belpaese sono tartassati. La Basilicata ha solo 14 apparecchi, poi ci sono Valle d’Aosta e Molise a quota 16. Ci sono anche province senza autovelox: Crotone, Gallura Nord est Sardegna. Ogliastra e Oristano. Da sottolineare come in una delle città più popolose d’Italia, ovvero Napoli, ci siano solo 8 autovelox (48 totali nell’intera Campania). Il Mit ha spiegato in una nota, poi diffusa anche al Mimit e all’ufficio legislativo, l’equiparazione funzionale tra approvazione e omologazione. Una rivoluzione necessaria per rendere anche più facile la vita degli italiani.
Per ora l’elenco non è di facile consultazione. A volte mancano le stesse aziende produttrici o distributrici, oltre che le diverse marche e modelli, che sono registrati con altre denominazioni. Gli strumenti più diffusi nella polizia stradale, comunque, sono i telelaser (238), i tutor (188) e gli autovelox (148). Roberto Benigni, vicepresidente Anvu, l’Associazione professionale della polizia locale d’Italia, ha annunciato:
Data articolo: Thu, 04 Dec 2025 10:09:40 +0000“Questo elenco secondo il Mit è un discrimine per la legittimità delle multe. Adesso le amministrazioni sanno che usando lo strumento non segnalato compiono un atto illegittimo“.
Quante volte vi sarete trovati ad affrontare lunghe code in autostrada, non potendo far altro che controllare la rabbia in attesa che il traffico si sbloccasse. Quel senso di impotenza dopo aver pagato il pedaggio potrà essere compensato da una cambiamento radicale. Finalmente arriva un riconoscimento del disagio subito con l’intervento dell’Autorità di regolazione dei trasporti che ha autorizzato il nuovo sistema di risarcimenti con la delibera 211/2025.
Il provvedimento propone per la prima volta in Italia il diritto al rimborso del pedaggio autostradale quando il viaggio viene compromesso da cantieri o blocchi del traffico. I rimborsi saranno automatici e in alcuni casi copriranno l’intero costo del pedaggio. Sono esclusi i cantieri urgenti causati da incidenti o condizioni meteo eccezionali, quelli già coperti da sconti tariffari e, almeno inizialmente, i cantieri mobili.
La nuova disciplina diventerà operativa in due momenti. Dal primo giugno 2026 saranno attivi i risarcimenti per i blocchi del traffico e per i cantieri sulle tratte gestite da un singolo concessionario. Dal primo dicembre 2026 il sistema entrerà in vigore anche per i tratti che coinvolgono più gestori autostradali, in modo da coprire l’intera rete nazionale. Nel primo anno e mezzo l’Autorità monitorerà come funziona il sistema nella pratica e farà delle modifiche in caso di necessità entro il mese di luglio 2027.
Quando sono programmati dei lavori sulla tratta, il diritto al rimborso varierà in base alla lunghezza del tratto percorso:
Con il tempo verrà applicato un meccanismo che andrà a tutelare i diritti degli utenti, che per ora pagano per un’esperienza su strada che spesso diventa un incubo. La misura, come spiega l’Autorità , “risponde a un’esigenza concreta: offrire maggiori garanzie ai cittadini che, sempre più spesso, si trovano a fronteggiare rallentamenti e disagi legati alla presenza di cantieri o a blocchi del traffico”. Il presidente di Art Nicola Zaccheo ha annunciato:
“Con questa delibera l’Autorità ribadisce un principio essenziale: il ‘pay per use’, il pedaggio deve essere sempre equo e proporzionato al servizio effettivamente usufruito. È un atto di tutela verso i viaggiatori”.
Il meccanismo va a tutelare i pendolari e gli abbonati che avranno le stesse identiche modalità di rimborso degli utenti occasionali. In più, se i lavori rendono il loro percorso abituale più complesso, potranno recedere dall’abbonamento senza penali. Quindi chi si reca al lavoro e subisce una interruzione del traffico, determinata da incidenti gravi o eventi meteo estremi, sarà salvaguardato. I rimborsi sono proporzionali alla durata del fermo. Se resti bloccato tra 60 e 119 minuti, recuperi la metà del pedaggio. Tra 120 e 179 minuti, il rimborso sale al 75%. Oltre le tre ore di blocco totale, il risarcimento del pedaggio diventa totale.
I rimborsi devono essere recuperati dai gestori attraverso il pedaggio stesso, anche se l’impatto sui costi per gli utenti sarà , secondo l’Autorità , “praticamente impercettibile”. Il presidente di Art, Nicola Zaccheo, ha aggiunto:
“Occorre allo stesso tempo considerare un altro aspetto fondamentale, quello della sostenibilità complessiva del sistema: contemperare i diritti degli utenti con la tenuta economica delle infrastrutture è indispensabile per garantire un equilibrio duraturo“.
Non mancano le esenzioni: non si ha diritto al rimborso per importi inferiori a 10 centesimi. Non si avrà 1 euro se sulla tratta è già prevista una riduzione generalizzata del pedaggio. I cantieri emergenziali sono esclusi dal meccanismo. Anche i cantieri mobili non daranno diritto a rimborso, anche se i concessionari dovranno aggiornare gli utenti sulla loro presenza e programmazione.
Un’altra novità è l’introduzione di un’applicazione nazionale che permetterà di gestire informazioni sulla viabilità e risarcimenti in modo unificato, a prescindere dal gestore autostradale. Senza le classiche app, si potranno aver rimborsi in modo tradizionale. Quindi saranno disponibili numeri verdi, portali web specifici e assistenza telefonica. Ciò che conta è che si riceveranno indietro i soldi spesi in modo automatico. Un sistema non molto diverso dal trasporto ferroviario quando si superano certe soglie di ritardo. Non ci sarà bisogno di presentare reclami o inviare documentazione. Il sistema registrerà i ritardi e attiverà automaticamente le procedure di compensazione.
L’Italia è il primo Paese dell’Ue a lanciare un sistema di rimborsi articolato e automatizzato per le difficoltà in autostrada. Va anche detto che la nostra rete è quella meno efficiente e tra le più care. Con oltre 7.000 km gestiti da decine di concessionari diversi, e secondo un’indagine di Altroconsumo del 2023, quasi il 70% degli automobilisti italiani ritiene i pedaggi siano sproporzionati rispetto alla qualità del servizio. Anche per questo motivo ai piani alti si è deciso di intervenire con misure legittime.
I rimborsi legati ai cantieri non potranno essere recuperati dai concessionari attraverso aumenti del pedaggio. Finalmente la problematica non ricadrà sull’italiano medio che ogni giorno si sposta sulla rete autostradale, ma rappresenterà un costo che le società dovranno assorbire, incentivando a programmare i lavori in modo più efficiente per ridurre al minimo i disagi. Una strategia astuta per migliorare la qualità dei servizi, ma anche dei lavori. Le novità introdotte dalla delibera n.211/2025, approvata il 2 dicembre dall’Autorità di regolazione dei trasporti e pubblicata sul sito, rappresenta una delle poche buone notizie per gli italiani.
L’obiettivo delle Autorità sarà raggiunto in modo graduale. Nel 2026 e 2027, i concessionari potranno recuperare totalmente le somme versate. Dal 2028 al 2030, questo risanamento diminuirà in modo progressivo: 75% nel 2028, 50% nel 2029, 25% nel 2030. Dal 2031, nessun recupero sarà più possibile. Per un mondo migliore sulle strade italiane si arriveranno a mettere nero su bianco i diritti degli automobilisti e trasformare il pedaggio da tassa di passaggio a un servizio che deve essere garantito ai massimi livelli e senza disagi. Quasi appare un miracolo che questa decisione si stata presa in Italia, in una fase di profonda crisi. I cittadini, per una volta, potranno fregiarsi di avere garantito un servizio che non sarà contemplato in altre nazioni europee. Introdurre soglie e condizioni che disegnano una nuova geografia dei rimborsi è un grande passo in avanti per gli italiani, già tartassati dalle spese. L’utente pagherà per percorrere un’infrastruttura efficiente e utilizzabile, in caso contrario avrà il diritto a riavere indietro la somma versata, potendo far conto su un obbligo di trasparenza finora assente.
Data articolo: Thu, 04 Dec 2025 08:36:53 +0000Il segmento dei pick-up in Italia registra l’arrivo di un nuovo brand: grazie a TFlow, azienda specializzata nell’importazione e nella distribuzione di veicoli, arriva sul mercato il nuovo Torres EVT, il primo pick-up elettrico del marchio coreano KGM. Si tratta di un importante aggiornamento per la gamma che già comprende l’elettrica EVX e la Full Hybrid HEV, due SUV ricchi di potenzialità e la cui piattaforma è stata utilizzata per realizzare il pick-up. Il nuovo modello si rivolge, in particolare, a professionisti, flotte e imprenditori alla ricerca di un modello solido e ricco di potenzialità in grado di garantire spostamenti a zero emissioni, con una buona autonomia. Andiamo a scoprire tutte le caratteristiche del modello.
Il nuovo Torres EVT è dotato di una batteria LFP da 80,6 kWh che garantisce un’autonomia fino a 420 km (FWD) nel ciclo WLTP combinato. Il modello ha una portata del cassone che arriva a 530 chilogrammi (le misure sono 1.345 x 1.515 x 510 mm) e una massa rimorchiabile di 1.800 chilogrammi. L’abitacolo consente di ospitare fino a 5 persone e include un cluster digitale da 12,3 pollici oltre alla piattaforma di infotainment di nuova generazione Athena 2.0 che include la compatibilità con Apple Car Play oltre che con Android Auto. Da segnalare anche il supporto alla tecnologia V2L (Vehicle-to-Load), che permette al veicolo di alimentare utensili e attrezzature sfruttando l’energia custodita nel pacco batterie. Per quanto riguarda la ricarica rapida, in corrente continua, è possibile passare dal 10% all’80% in appena 36 minuti, ricorrendo a colonnine da 300 kW. Con colonnine da 100 kW, invece, servono 46 minuti. Per una carica completa in modalità AC trifase da 11 kW sono necessarie 10,2 ore.
KGM Torres EVT arriva in Italia con tre diversi allestimenti. La versione di lancio è la Black Edge – 1° Edition, disponibile in due colorazioni e dotata di trazione anteriore. Il prezzo di partenza è di 42.100 euro. Successivamente saranno disponibili le altre due varianti. L’offerta del pick-up include, infatti, la versione Style con trazione integrale che costa 39.900 euro. A completare l’offerta troviamo la K-Line, sempre con trazione integrale, che va ad arricchire la dotazione di serie con un prezzo di 43.750 euro. Tutti i prezzi indicati sono IVA esclusa. L’intera gamma viene proposta con 7 anni (oppure 150.000 chilometri) di garanzia e assistenza stradale, mentre la garanzia sulla batteria è di 10 anni (oppure ben 1.000.000 chilometri). Per tutti i dettagli in merito al nuovo modello è possibile consultare il sito ufficiale di KGM Italia oppure recarsi in una concessionaria autorizzata.
Luca Ronconi, Consigliere Delegato di ATFlow e Managing Director KGM Italia, ha utilizzato queste parole per “presentare” il nuovo modello alla clientela italiana:
Data articolo: Thu, 04 Dec 2025 06:30:12 +0000“Siamo orgogliosi di portare in Italia TORRES EVT, una novità che apre nuove prospettive per gli utilizzatori di pick-up. Design moderno, sicurezza avanzata e prezzi competitivi si combinano con zero emissioni, riduzione dei costi operativi, tecnologia V2L e garanzie estese. TORRES EVT è un veicolo di qualità che dimostra concretamente come sostenibilità , efficienza e affidabilità possano oggi coesistere senza compromessi.”
Jeep Avenger, mese dopo mese, si sta ritagliando uno spazio da vero protagonista del mercato italiano. Il B-SUV, anche grazie a una gamma articolata e ricca di varianti, è riuscito a convincere i clienti e sta registrando ottimi risultati di vendita. La conferma arriva dai dati delle immatricolazioni di novembre 2025 che certificano l’ottimo lavoro svolto da Jeep e il successo costante di Avenger, anche tra i modelli a zero emissioni.
I dati sulle immatricolazioni in Italia a novembre 2025 confermano gli ottimi numeri di Jeep Avenger. Il modello, entry level della gamma Jeep, è da tempo nella Top 10 delle auto più vendute in Italia e sta rafforzando, sempre di più, la sua leadership del segmento dei SUV. I dati sul parziale annuo del 2025, considerando il periodo gennaio – novembre, evidenziano per Avenger una quota di mercato del 5,63% nel comparto.
Nel periodo considerato, il modello di Jeep ha raggiunto oltre 45 mila unità immatricolate, conquistando la terza posizione nella classifica generale dei modelli più venduti. Lo scorso anno, dopo i primi undici mesi dell’anno, il SUV del marchio di Stellantis aveva venduto circa 38 mila unità . Il salto in avanti è significativo e conferma l’ottimo stato di salute di Avenger, sempre più punto di riferimento per Jeep, in Italia e in molti altri mercati europei.
Uno dei segreti del successo di Avenger è rappresentato da una gamma di motorizzazioni particolarmente ricca con soluzioni in grado di soddisfare appieno la clientela. Tra le opzioni disponibili c’è anche la versione elettrica che si conferma uno dei modelli più apprezzati in Italia. Come confermato anche dai dati UNRAE, la Avenger a zero emissioni ha già raggiunto quota 2.379 unità immatricolate, piazzandosi nella Top 10 delle elettriche più vendute nel 2025. La vettura è anche leader del segmento dei B-SUV elettrici con una quota del 16%. Ad affiancare questa variante troviamo la versione benzina con cambio manuale, la e-Hybrid con il motore ibrido a 48 V e la più recente 4xe con trazione integrale elettrificata.
Il marchio Jeep sta attraversando una fase di transizione, con immatricolazioni in calo, anche per via dell’uscita di scena della Renegade. Le vendite nel corso del 2025, per il mercato italiano, sono in leggero calo (-7,94% come confermano i dati UNRAE) ma i numeri continuano a essere alti, con quasi 60.000 unità vendute da inizio anno e con una quota di mercato del 4,18%. Avenger è oggi un vero e proprio punto di riferimento per il brand del Gruppo Stellantis.
Per il futuro, il B-SUV continuerà a ricoprire un ruolo di primo piano per Jeep che, nel frattempo, sta lavorando a un importante aggiornamento della gamma, a partire dal lancio della Nuova Compass che andrà ad arricchire ulteriormente l’offerta con l’obiettivo di invertire la tendenza e registrare un 2026 positivo dopo un 2025 che, almeno in Italia, si chiuderà con il segno meno per quanto riguarda le immatricolazioni.
Data articolo: Thu, 04 Dec 2025 06:30:05 +0000