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News n. 1
Il traffico sulle autostrade oggi in tempo reale

La situazione del traffico sulle autostrade italiane del 22 dicembre 2025 mostra condizioni di intenso traffico, code e rallentamenti causati da incidenti, lavori e condizioni meteo avverse. Tra gli eventi più significativi segnaliamo una coda di 1 km per incidente tra Bivio A1/Diramazione Roma sud e Valmontone e una coda congestionata di 1 km sulla A30 tra Nodo A30/A16 Napoli-Canosa e Palma Campania. Le condizioni meteo con pioggia e nebbia interessano diverse tratte, rallentando la circolazione.

 

A1 MILANO-NAPOLI



18:47 – Bivio A1/Diramazione Roma sud e Valmontone
Coda di 1 km per incidente
Direzione Napoli
La coda interessa un tratto lungo 1 km.



18:50 – Tra Capua e Bivio A1/A30 Caserta-Salerno
Code a tratti per traffico intenso
Direzione Napoli
Lunghezza del tratto interessato: 18.4 km (dal km 720.1 al km 738.5).



18:28 – Bivio A1-Variante e Firenze Scandicci
Coda per traffico intenso
Direzione Napoli
La coda si estende per 12.8 km dal km 270.0 al 282.8.



18:14 – Tra Anagni e Ferentino
Code a tratti per traffico intenso
Direzione Napoli
Lunghezza della coda: 14.3 km (dal km 603.9 al km 618.2).

A11 FIRENZE-PISA NORD



17:39 – Tra Prato Ovest e Bivio A11/A1 Milano-Napoli
Coda per traffico intenso
Direzione Firenze
La coda si estende per 5.85 km dal km 5.15 al km 11.0.



17:31 – Tra Bivio A11/Firenze Nord e Firenze Peretola
Coda per traffico intenso sulla viabilità ordinaria
Direzione Firenze
La coda è lunga 2 km dal km 0.0 al km 2.0.



17:19 – Tra Firenze Ovest e Prato Ovest
Coda per traffico intenso
Direzione Pisa
La coda si estende per 10 km dal km 5.0 al km 15.0.

A14 BOLOGNA-TARANTO



18:58 – Tra Bologna San Lazzaro e Bivio A14/Racc. A1 BO Casalecchio
Traffico rallentato per traffico intenso
Direzione autostrada Milano-Napoli
La tratta interessata è lunga 13 km (dal km 9.0 al km 22.0).



19:01 – Tra Bologna San Lazzaro e Bivio A14/Diramazione Ravenna
Pioggia in entrambe le direzioni
Direzione in entrambe le direzioni
Lunghezza del tratto interessato: 34.5 km (dal km 22.2 al km 56.7).

A24 ROMA-TERAMO



18:58 – Tra Tivoli e Castel Madama
Coda per lavori
Direzione Superstrada Teramo Mare
La coda è lunga 1.8 km (dal km 19.0 al km 20.8).



19:05 – Tra San Gabriele-Colledara e Teramo
Nebbia con visibilità di 100 metri
Direzione in entrambe le direzioni
Tratto interessato di 9.785 km (dal km 136.315 al km 146.1).



17:19 – Uscita a Ponte di Nona provenendo da G.R.A.
Coda per traffico intenso sulla viabilità ordinaria
Direzione Teramo
Tratta interessata: Uscita Ponte di Nona (0 km di lunghezza).

A30 CASERTA-SALERNO



19:06 – Barriera di Salerno
Coda in uscita per traffico intenso
Direzione Salerno
Tratta dal km 49.7 al confine (0.0 km).



18:38 – Tra Nodo A30/A16 Napoli-Canosa e Palma Campania
Coda di 1 km per traffico congestionato
Direzione Salerno
Lunghezza della coda: 1 km (dal km 29.4 al km 30.4).



18:37 – Uscita a Palma Campania provenendo da Caserta
Coda per traffico intenso
Direzione Salerno
Tratta senza lunghezza specificata (km 30.4 a 0.0).

A4 TORINO-TRIESTE



17:59 – Area di servizio Novate nord
Camper Service chiuso per guasto impianto
Direzione Torino

A5 TORINO – AOSTA – MONTE BIANCO



18:21 – Tra Autoporto e Raccordo A5/SS26 dir
Prevista neve in entrambe le direzioni
Direzione in entrambe le direzioni
Tratto di 32.5 km.

A7 MILANO-GENOVA



17:56 – Tra Serravalle Scrivia e Genova Sampierdarena
Pioggia in entrambe le direzioni
Direzione in entrambe le direzioni
Tratto di 49.1 km.

A8 MILANO-VARESE



17:12 – Uscita a Lainate provenendo da Varese
Coda per traffico intenso sulla viabilità ordinaria
Direzione Milano



17:11 – Uscita a Svincolo Lainate-Arese provenendo da Milano
Coda per traffico intenso sulla viabilità ordinaria
Direzione Varese

A10 GENOVA-VENTIMIGLIA



17:38 – Tra Bivio A10/A7 Milano-Genova e Bivio A10/Fine Complanare Savona
Pioggia in entrambe le direzioni
Direzione in entrambe le direzioni
Tratto di 44.8 km.

A12 GENOVA-ROMA



17:56 – Tra Bivio A12/A7 Milano-Genova e Sestri Levante
Pioggia in entrambe le direzioni
Direzione in entrambe le direzioni
Tratto di 48.7 km.

A26 GE-VOLTRI-GRAVELL.TOCE



17:55 – Tra Bivio A26/A10 Genova-Ventimiglia e Ovada
Pioggia in entrambe le direzioni
Direzione in entrambe le direzioni
Tratto di 29.9 km.

Fonte: Autostrade per l’Italia

Data articolo: Mon, 22 Dec 2025 18:08:00 +0000
News n. 2
Il “peso†delle auto cinesi in Italia continua a crescere: i dati del 2025

Il mercato delle quattro ruote italiano ha registrato, nel corso degli ultimi anni, l’arrivo e la forte espansione di diversi nuovi player. Molti di questi sono spesso catalogati come “auto cinesi” in quanto brand che già operavano in Cina e oggi impegnati in un programma di espansione in Europa oppure perché marchi oggi di proprietà, anche solo in parte, di aziende cinesi. Si tratta di un trend sempre più forte che caratterizza il mercato e che, di fatto, cambia gli equilibri tra le varie Case presenti nel nostro Paese. Con il 2025 ormai quasi terminato, è il momento giusto per fare il punto della situazione e analizzare l’andamento delle vendite delle principali aziende che possono essere abbinate alla definizione di “auto cinese”.

Un 2025 in forte crescita

Un ruolo di primo piano sul mercato lo ricopre oggi BYD che, in poco più di un anno dal debutto, si è ritagliata uno spazio da protagonista in Italia. I dati UNRAE aggiornati a fine novembre 2025, infatti, confermano i numeri della Casa cinese, che punta a diventare una delle leader globali del mercato delle quattro ruote. Nel corso del 2025, infatti, BYD ha raggiunto 20.275 unità immatricolate con una quota di mercato dell’1,43%.

Tra le protagoniste del mercato italiano troviamo anche Omoda & Jaecoo, azienda del Gruppo Chery che opera in Europa con due brand dalle caratteristiche ben distinte con l’obiettivo di occupare diversi segmenti di mercato. Nel corso del 2025, Omoda & Jaecoo ha raggiunto 12.987 unità immatricolate con un market share dello 0,94%.

Tra le aziende di maggior successo sul mercato italiano in questo 2025 c’è, senza dubbio, MG Motor, protagonista di una crescita record in termini di immatricolazioni. Lo storico brand inglese è di proprietà di SAIC Motor, una delle principali aziende automotive in Cina. Nel corso dell’anno che si avvia alla conclusione, MG Motor ha toccato quota 46.627 unità immatricolate con un incremento del 28% rispetto all’anno precedente. Il market share è oggi del 3,29%.

Un altro brand che si sta ritagliando uno spazio da protagonista del mercato, puntando su modelli economici ma non per questo poco interessanti, è Leapmotor che opera in Europa con una joint venture con Stellantis (che detiene il 51% di Leapmotor International). Il 2025 è stato un anno molto positivo per il brand che ha già raggiunto 5.075 unità vendute e una quota di mercato dello 0,36%.

Non sempre i costruttori cinesi riescono a ritagliarsi un ruolo da protagonisti in Italia. In crescita c’è anche DFSK, parte del gruppo Seres, che ha totalizzato 1.069 esemplari venduti con un incremento del 119% e un market share dello 0,08%. È il caso di LYNK & CO che oggi è in calo del 39% rispetto all’anno scorso con appena 598 unità immatricolate e una quota di mercato dello 0,04%.

Le italiane con legami in Cina

Ci sono poi aziende italiane con legami molto stretti con la Cina. Un caso su tutte è DR Motor, azienda completamente italiana ma che può contare su partnership strategiche con vari costruttori cinesi. Il Gruppo DR (considerando tutti i marchi presenti sul mercato) ha totalizzato 24.499 unità immatricolate con un incremento del 3,27% rispetto allo scorso anno e una quota di mercato dell’1,76%. Sulla stessa linea troviamo EMC, che sfrutta partnership di lungo corso con aziende cinesi. Nel 2025 ha già venduto 2.807 unità con un market share dello 0,2%.

Una crescita continua

La definizione di “auto cinese” si presta a tante diverse interpretazioni. Volendo considerare esclusivamente le Case direttamente collegate a Gruppi cinesi, i brand attivi sul mercato in Italia oggi superano il 6% di quota di mercato. Aggiungendo anche le aziende italiane legate a partner cinesi per progettazione e produzione, invece, il “peso” arriva a sfiorare il 10%. Nel corso dei prossimi anni, molto probabilmente, queste percentuali sono destinate a salire.

Data articolo: Mon, 22 Dec 2025 15:15:13 +0000
News n. 3
Auto contromano sulla strada delle Olimpiadi: tragedia sfiorata

Un nuovo caso di auto contromano ha rischiato di trasformarsi in una tragedia. La sera di venerdì 19 dicembre, intorno alle 20, un’auto ha percorso la strada statale 36 in senso opposto rispetto a quello di marcia. Gli avvistamenti di auto contromano su autostrade e strade a scorrimento veloce sono stati tanti negli ultimi mesi (in alcuni casi con conseguenze drammatiche) e l’unico caso riguarda una zona molto particolare. La statale 36, infatti, è già stata ribattezzata come la “strada delle Olimpiadi” in quanto percorso strategico per raggiungere alcune delle aree di gara delle Olimpiadi di Milano-Cortina che prenderanno il via tra circa un mese. Il video dell’accaduto, diventato virale sui social, chiarisce la dinamica dell’evento e mette in evidenza l’enorme rischio corso dagli automobilisti. Ecco tutti i dettagli.

Il video di quanto accaduto

Qui di sotto riportiamo un breve video di quanto accaduto venerdì scorso sulla statale 36. Come si vede dalla sequenza, realizzata da un’auto che procedeva nel senso corretto di marcia, un veicolo (per ora non identificato) ha percorso il tunnel del Monte Barro in contromano, sulla corsia di sorpasso. Ricordiamo che per comportamenti alla guida di questo tipo sono previste sanzioni molto pesanti, anche in considerazione dei rischi correlati. Si tratta di una violazione grave del Codice della Strada che può portare, tra le altre cose, anche alla revoca della patente di guida.

Visualizza questo post su Instagram

Un lungo  tratto contromano

Le informazioni disponibili sull’accaduto sono, per il momento, limitate. Fortunatamente, non ci sono stati incidenti e, quindi, si può parlare di tragedia sfiorata anche grazie al comportamento attento degli altri automobilisti. Stando a quanto riportato dal magazine Lecco Today, a fermare la vettura che procedeva in senso contrario sarebbe stato un camionista, riuscito in qualche modo a segnalare l’errore al conducente dell’auto contromano.

La Polizia stradale è stata, naturalmente, avvertita, con diverse segnalazioni da parte degli automobilisti che hanno avvistato il veicolo che percorreva la statale 36 nel senso sbagliato. Al momento, però, non ci sono informazioni in merito all’identità del conducente che ha rischiato di causare una vera e propria tragedia lo scorso venerdì su quella che sarà la strada delle Olimpiadi.

Dai commenti al video, diventato virale su Instagram, emerge un quadro abbastanza preoccupante. Secondo alcuni utenti, infatti, già in passato ci sarebbero stati casi simili sulla stessa strada. Di conseguenza, alla base del comportamento sconsiderato potrebbe esserci anche un problema legato alla segnaletica che potrebbe indurre in errore alcuni conducenti poco attenti. Per evitare una tragedia in futuro sarà necessario, a questo punto, avviare delle verifiche sulla questione.

Ricordiamo che i casi di auto o altri veicoli contromano sono molto frequenti sulle strade italiane e non solo in città. Anche in autostrada e su strade ad alto scorrimento, infatti, si continuano a registrare casi di questo tipo. Alcune settimane fa, ad esempio, vi abbiamo riportato il caso di un camion in viaggio contromano sulla A1. Un altro caso, registrato il mese scorso, è avvenuto sulla Milano – Torino. Fortunatamente, non si sono registrati incidenti.

Data articolo: Mon, 22 Dec 2025 14:15:30 +0000
News n. 4
F1, è allarme per il motore Ferrari 2026: ora rischia davvero grosso

Ferrari potrebbe correre un rischio molto grande legato alla Power Unit 2026: se la FIA resterà immobile rispetto alle presunte irregolarità di Mercedes e Red Bull, e se i benefici per questi due team saranno tali, ecco che il Cavallino Rampante si troverebbe di partenza con un chiaro handicap, al quale potrebbe reagire in tempi tutt’altro che brevi. Cerchiamo di capire cosa succede e quale potrebbe essere la risposta di Maranello.

Power unit 2026: il trucco sul rapporto di compressione

Il dibattito recente sulle power unit di nuova generazione richiede un esame tecnico accurato. Il rapporto di compressione geometrico rappresenta la mera relazione tra il volume massimo raggiunto con il pistone al punto morto inferiore (PMI), e quello minimo minimo, quando il pistone arriva al punto morto superiore (PMS), comprimendo la miscela all’interno della camera di combustione.

Secondo l’articolo C5.4.3 del regolamento 2026 prodotto dalla Federazione Internazionale, tale rapporto di compressione dev’essere fissato sul valore di 16:1. In altre parole, la miscela viene compressa in uno spazio sedici volte inferiore rispetto al volume iniziale, avvicinandosi di per se al rischio di autoaccensione senza l’ausilio della scintilla. Sappiamo che i controlli della FIA avvengono a motore spento.

Una procedura che di fatto va a limitare la possibilità di verifica inerente il corretto rapporto di compressione a regime. La differenza tra motore freddo e caldo diventa cruciale, quindi. Mercedes e Red Bull sono le squadre al centro delle attenzioni, poiché potrebbero trarre vantaggio proprio da questa discrepanza. Con l’aumento della temperatura, i componenti metallici subiscono dilatazioni termiche.

Un elemento progettata ad hoc, potrebbe allungarsi o comunque cambiare forma, di fatto aumentando il PMS per ridurre il volume della miscela sino a ottenere un rapporto di compressione teorico 18:1, superando i 16 regolamentari. Questo incremento produrrebbe circa 15 cavalli in più, beneficio significativo sulla prestazioni. Ma come detto, la procedura della FIA sulle verifiche avviene esclusivamente a motore spento.

Un approccio che evidenzia un limite regolamentare rilevante, poiché allo stato attuale non esistono strumenti per accertare il valore reale del rapporto di compressione quando la power unit lavora a regime, in condizioni operative reali. La differenza tra motore freddo e in temperatura è sostanziale e rappresenta il punto sul quale le due scuderie in questione potrebbero costruire un vantaggio tecnico grazie alle dilatazioni termiche.

Power Unit 2026: la posizione dalle FIA

Almeno a livello teorico, il team italiano disponeva di varie strategie per rispondere alla questione in essere. La prima consisteva nel richiedere dei chiarimenti alla Federazione Internazionale. Nelle ultime ore si è svolta la riunione tra motoristi e il power unit advisory committee (PUAC), con Nicholas Tombazis e Vincent Pereme incaricati di valutare la legittimità delle soluzioni adottate dai rivali della Rossa.

L’auspicio del Cavallino Rampante in tal senso era piuttosto chiaro. Riguardava l’emissione di una direttiva tecnica che potesse chiarire come le dilatazioni termiche possano influire sul rapporto di compressione geometrico. Nel frattempo, Maranello ha già analizzato le possibili soluzioni dei competitor, cercando di stimarne l’impatto e di capire se la Federazione Internazionale potesse intervenire per annullare eventuali vantaggi.

Tuttavia sappiamo bene che, se i test realizzati dalla FIA continuano a essere effettuati a freddo, le power unit sospette risulterebbero del tutto conformi. Uno scenario che di riflesso andrebbe a penalizzare e non poco il resto dei motoristi, tra cui la storia scuderia italiana in quanto costruttore. Inoltre, va detto che una modifica della procedura di verifica potrebbe ridurre l’incertezza, ma non eliminarla completamente.

Motore Ferrari 2026: il rischio di un ritardo strategico impera

Dobbiamo ancora rimarcare un fatto, che sebbene sia differente nell’argomentazione ripropone sempre il solito quesito. È possibile che se la Federazione Internazionale non possieda le capacità fisiche per poter realizzare specifici controlli, in automatico giudichi regolari situazioni torbide? È successo tante volte, pure nell’ultima era normativa quando si parlava delle ali flessibili McLaren.

Il dato di fatto attuale sembra proprio essere questo: la FIA non dispone degli strumenti adatti per misurare il rapporto di compressione a motore caldo. Ecco perché, in assenza di una chiara direttiva tecnica al riguardo, Ferrari potrebbe trovarsi a subire un grosso svantaggio a tavolino. Uno scenario tecnico e sportivo che di conseguenza costringerebbe il team di Maranello a considerare una riprogettazione parziale del motore.

Operazione che richiederebbe molto tempo: non basterebbe modificare la biella o alle componenti, in quanto servirebbe un nuovo disegno di alcuni elementi, riequilibrare l’albero motore, simulare, produrre e testare la nuova unità. Il tutto sommato ai test a banco e successive ottimizzazioni. Un processo iterativo stimato dai 4 ai 6 mesi, che rischierebbe di compromettere una grossa fetta di stagione per il team italiano.

Data articolo: Mon, 22 Dec 2025 13:38:47 +0000
News n. 5
Kia PV5 Cargo, il Van dell’anno che (forse) non conosci

Si tratta del primo furgone completamente elettrico di Kia, figlio del percorso intrapreso nel 2022 e che, appena nato, ha già iniziato a collezionare successi. Il nuovo PV5 Cargo è stato premiato come International Van of the Year 2026, battendo un’agguerrita concorrenza internazionale e portando Kia sotto i riflettori di un segmento che, fino a poco tempo fa, sembrava lontano dal marchio coreano: quello dei veicoli commerciali.

Buona la prima

Il PV5 è il primo passo della strategia intrapresa da Kia nel 2022, chiamata PBV (Platform Beyond Vehicle). Si tratta di uno sguardo in avanti che vuole ridefinire il concetto di veicolo commerciare puntando su piattaforme modulari e soluzioni pensate per rispondere alle reali esigenze dei professionisti.

Si basa sulla piattaforma elettrica E-GMP.S, sviluppata appositamente per la logistica, che garantisce prestazioni di alto livello: autonomia fino a 416 km in ciclo combinato e ricarica rapida dal 10 all’80% in meno di 30 minuti, fondamentale per chi non può permettersi lunghe soste durante l’orario di servizio.

I risultati non si sono fatti attendere. A poche settimane dal debutto, il PV5 ha conquistato un Guinness World Record percorrendo 693,38 chilometri con una sola carica e a pieno carico. La dimostrazione concreta che l’elettrico, quando nasce su una piattaforma dedicata, può superare anche le previsioni più conservative.

La rosa delle finaliste

Kia PV5 nella competizione International Van of the Year 2026 si è confrontato con altri sei modelli lanciati nel corso del 2025, tra cui due van elettrici di nuova generazione. A contendersi il primo posto c’erano veicoli commerciali da tutto il Mondo, con una forte presenza tedesca definita da tre modelli Volkswagen: Transporter, Crafter e MAN TGE. Anche Cina e America presenti con il Farizon SV e il Ford E-Transit Courier.

Come ha raccontato Jarlath Sweeney, portavoce del comitato, Kia PV5 è riuscito a primeggiare stabilendo “nuovi benchmark nel segmento dei veicoli commerciali leggeri in termini di innovazione, efficienza e capacità a 360°, combinando performance a zero emissioni con versatilità e funzionalità di livello superioreâ€.

Tante varianti per l’Europa

Uno dei punti di forza del PV5 è la sua versatilità. In Europa è già disponibile nelle versioni Cargo Long e Passenger, ma la gamma è destinata ad ampliarsi rapidamente. Nel corso del 2026 arriveranno infatti il Chassis Cab, il Cargo a passo corto L1H1 e la variante High Roof L2H2, pensata per chi ha bisogno di maggiore volume di carico.

E non finisce qui. Kia ha già confermato che i modelli più grandi, PV7 e PV9, sono in fase di sviluppo e andranno a completare una vera e propria famiglia di veicoli PBV, capace di coprire esigenze molto diverse: dalla consegna dell’ultimo miglio al trasporto persone, fino agli allestimenti speciali.

Il successo del PV5 Cargo dimostra come Kia stia affrontando il mercato dei veicoli commerciali con un approccio diverso dal passato, puntando su piattaforme dedicate e su un’idea di mobilità professionale più intelligente e sostenibile. Un Van dell’anno che forse non tutti conoscono ancora, ma che promette di far parlare di sé molto più a lungo di quanto suggerisca il suo debutto recente.

Data articolo: Mon, 22 Dec 2025 12:40:15 +0000
News n. 6
Toyota pronta a importare dagli USA, la svolta imposta da Trump

Toyota apre le porte del mercato giapponese all’America. Dopo gli accordi politici degli ultimi mesi tra i due Paesi, il costruttore giapponese cede alle pressioni di Donald Trump e alla sua linea dura sul commercio internazionale. Si ridefiniscono così strategie consolidate da decenni da un marchio che ha sempre privilegiato la produzione in Giappone, segnando un passaggio storico.

Tre modelli per il 2026

Tre sono i modelli in arrivo nel mercato giapponese. Si tratta della berlina Camry, uscita di scena in Giappone nel 2023, del SUV Highlander, ritirato addirittura nel 2007, e del pickup Tundra, completamente inedito per il pubblico nipponico. Modelli molto diversi tra loro, ma sopratutto diversi da quello che è il gusto del mercato giapponese, poco incline a dimensioni e impostazioni tecniche cosi massicce.

Per quanto la Camry come modello rappresenti un ritorno alle origini, la veste è ormai quella di un modello dall’impronta americana, sensazione che si ha ancor di più con i modelli Highlander e Tundra, che stonano con la cultura di auto green compatte e strade strette tipica del paese. Non a caso, Toyota parla di un’operazione graduale, pensata più come segnale politico-industriale che come rivoluzione immediata dei volumi di vendita.

Evitare le sanzioni di Trump

Il contesto è chiaro. Washington accusa da tempo il Giappone di mantenere barriere non tariffarie che rendono difficile l’ingresso delle auto americane nel Paese. Un’accusa che si è tradotta, negli ultimi anni, in una serie di pressioni dirette e indirette, culminate con l’inasprimento dei dazi sulle auto giapponesi importate negli Stati Uniti. Le tariffe volute da Trump sono arrivate a toccare il 27,5%, prima di essere ridimensionate al 15% lo scorso settembre. Una montagna russa che ha pesato, e non poco, sui conti dei costruttori nipponici.

Durante il vertice di Tokyo dello scorso ottobre, il Giappone si è impegnato ad accettare veicoli certificati negli Stati Uniti senza ulteriori test di omologazione. Un passaggio chiave, che apre la strada proprio a operazioni come quella annunciata da Toyota. In questo modo, il marchio può ribilanciare i flussi commerciali, ridurre l’esposizione ai dazi e dimostrare una collaborazione concreta con l’amministrazione americana. Non a caso sembrerebbe che anche Honda e Nissan starebbero valutando strategie simili.

Le preferenze dei giapponesi

Resta però un nodo centrale: il mercato. Perché se la politica spinge in una direzione, i consumatori giapponesi vanno spesso in quella opposta. Le ricerche di settore raccontano di un Giappone in cui continuano a dominare le auto compatte, ibride ed efficienti, perfettamente adattate alla vita urbana. Le vetture americane, al contrario, vengono spesso percepite come troppo grandi e inadatte alle infrastrutture localii.

I numeri lo confermano. Secondo i dati della Japan Automobile Importers Association (Jaia), nel 2024 sono state importate circa 230.000 auto straniere, pari a poco più del 5% delle immatricolazioni totali. Una quota stabile, ma lontanissima dai livelli europei. È qui che Toyota gioca la sua partita più delicata: convincere il pubblico giapponese che modelli nati per gli USA possano trovare una nuova identità anche in patria. Non sarà semplice, ma il marchio sa di avere un vantaggio competitivo fondamentale: la fiducia dei clienti.

In definitiva, l’operazione Toyota racconta molto del futuro dell’auto globale. Meno confini rigidi, più compromessi politici e una produzione sempre più intrecciata con la geopolitica.

Data articolo: Mon, 22 Dec 2025 11:31:25 +0000
News n. 7
Un nuovo SUV ibrido arriva dalla Corea e debutta nel mercato italiano

Una nuova proposta arriva dall’oriente e arricchisce il segmento dei SUV ibridi in Italia. KGM, brand che segue l’eredità di SsangYong, porta ufficialmente nel nostro Paese il nuovo Actyon HEV, un SUV full hybrid che punta sul rapporto qualità prezzo e vuole sfatare le preoccupazioni dei più scettici verso i brand emergenti. Importato e distribuito in Italia da ATFlow, Actyon HEV affianca la versione a benzina già a listino e segna un passaggio chiave nella strategia di elettrificazione del marchio.

Propulsore full hybrid

Il Brand si è recentemente presentato sul mercato italiano con il pick-up elettrico dal prezzo aggressivo e ora punta ad ampliare la propria proposta elettrificata con un nuovo Actyon HEV. Il SUV KGM basa il proprio successo sul sistema ibrido di nuova generazione, che punta a massimizzare l’efficienza senza rinunce sul fronte della potenza. Il cuore del progetto è il motore a benzina 1.5 L GDI Turbo, che viene abbinato a due propulsori elettrici. La potenza si assesta cosi a 150 kW, o 205 CV disponibili sull’asse anteriore.

La batteria ha una capacità di 1,83 kWh e promette di coprire fino al 94% della percorrenza in modalità elettrica nei contesti di utilizzo quotidiano, soprattutto in ambito urbano dove si può ricaricare al meglio in frenata regolando l’intensità della rigenerazione su quattro livelli, grazie ai paddle sul volante.

Disponibilità ricambi in 24h

Nelle preoccupazioni dei più scettici verso i nuovi marchi provenienti dall’oriente, c’è la questione dell’assistenza post-vendita. Non è raro infatti sentire casi di vetture tenete ferme molti giorni in attesa di pezzi di ricambio ordinati dall’altra parte del mondo, vista la mancanza di una rete di magazzini in Europa. Proprio per questo GM e ATFlow sembrano aver affrontato la questione in modo diretto, puntando su una rete logistica strutturata.

Il marchio promette di poter contare su  un magazzino ricambi europeo, affiancato da un centro italiano, che garantisce la disponibilità di ricambi nell’arco di 24/48 ore. Un aspetto punta a tranquillizzare il cliente e semplificare la vita di chi utilizza l’auto quotidianamente e vuole ridurre al minimo i tempi di fermo. Una risposta concreta affiancata a una garanzia di 5 anni, che arrivano 8 per alcuni componenti.

Prezzo e garanzia

Il nuovo KGM Actyon HEV viene proposto in Italia in un unico allestimento, denominato K-LINE – Full Hybrid, una scelta che punta a semplificare l’offerta e a includere già di serie una dotazione completa. Il prezzo di listino è fissato a 43.050 euro, IVA inclusa e messa su strada esclusa.

Sul fronte delle garanzie, il SUV coreano gioca una carta importante: 5 anni o 100.000 km di copertura generale, 8 anni o 160.000 km sui componenti ad alta tensione e 5 anni di assistenza stradale. Numeri che contribuiscono a rafforzare la percezione di affidabilità e a ridurre le incertezze legate all’acquisto di un brand ancora in fase di rilancio nel nostro mercato.

In definitiva, Actyon HEV si presenta come una proposta razionale e ben costruita, pensata per chi cerca un SUV ibrido moderno, tecnologicamente solido e con un occhio attento ai costi di gestione. Un debutto che potrebbe sorprendere più di un automobilista italiano.

Data articolo: Mon, 22 Dec 2025 10:26:01 +0000
News n. 8
Mercato auto italiano in crisi: 400 mila vetture perse e l’elettrico non decolla

Il mercato dell’auto in Italia continua a muoversi su un terreno instabile, in cui gli obiettivi sono ambiziosi e i risultati tardano ad arrivare. La transizione non viene accolta nel modo sperato, i prezzi aumentano e il potere d’acquisto rimane invariato. Una fotografia catturata da UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), che durante la conferenza di fine anno ha messo nero su bianco un bilancio tutt’altro che entusiasmante per il 2025.

“Sofferenza cronicaâ€

Questa la definizione utilizzata dal report UNRAE per definire la situazione del mercato italiano, quasi immobile rispetto ai cambiamenti tecnologici e con il rischio di scivolare ai margini nel mercato europeo. Il che potrebbe voler dire una perdita di centralità con conseguenze dirette su occupazione, filiera industriale e attrattività per gli investimenti. Un problema che non riguarda solo i costruttori, ma l’intero ecosistema dell’auto, dai concessionari all’indotto.

Rispetto al periodo pre-Covid, mancano all’appello circa 400 mila vetture immatricolate ogni anno. In termini percentuali significa oltre il 20% in meno rispetto al 2019, un divario che non accenna a ridursi.

I prezzi salgono al contrario delle vendite

Se le immatricolazioni arrancano, i listini fanno esattamente l’opposto. Negli ultimi anni il prezzo medio delle vetture nuove è cresciuto in modo costante, mentre il potere d’acquisto delle famiglie non ha seguito lo stesso passo. Il risultato è un mercato sempre meno accessibile, soprattutto per i privati.

Nel confronto diretto con lo scorso anno, il mercato italiano resta sotto di oltre il 2%, mentre l’età media del parco circolante ha raggiunto i 13 anni. Un dato che pesa non solo sul fronte ambientale, ma anche su quello della sicurezza stradale: auto più vecchie significano tecnologie di assistenza alla guida meno diffuse e standard di protezione inferiori rispetto alle vetture di ultima generazione. In questo contesto, il mercato dell’usato continua a rappresentare una valvola di sfogo fondamentale, anche se spesso a scapito degli obiettivi di rinnovamento e sostenibilità.

L’elettrico non vende

Il 2025 sarebbe dovuto essere l’anno della svolta verso l’elettrico, ma i numeri raccontano una storia diversa. È vero che l’elettrificato nel suo complesso cresce e arriva a coprire circa il 44,5% delle immatricolazioni, ma il dato è fortemente influenzato dalla diffusione delle mild hybrid, ormai presenti su una larga parte delle nuove proposte a benzina.

Il diesel, al contrario, tocca minimi storici, fermandosi al 9,4% delle vendite complessive tra privati e flotte. Una quota impensabile fino a pochi anni fa, ma che non si riflette allo stesso modo sul mercato dell’usato, dove il gasolio continua a mantenere un ruolo centrale.

Deludono invece le elettriche pure e le plug-in hybrid. Le BEV si fermano al 5,8% del mercato, mentre le PHEV raggiungono appena il 6,2%. Numeri lontani dagli obiettivi europei e insufficienti per parlare di una vera svolta. A frenare la diffusione restano fattori noti: prezzi elevati, infrastrutture di ricarica ancora percepite come insufficienti e una forte incertezza normativa che non aiuta i consumatori a fare scelte di lungo periodo.

Il mercato italiano dell’auto, insomma, resta sospeso in una fase di transizione incompiuta. Tra obiettivi ambientali, difficoltà economiche e un contesto normativo in continua evoluzione, il 2025 si chiude come un altro anno interlocutorio. La sensazione è che, senza una strategia chiara e stabile, il rischio non sia solo quello di rallentare, ma di restare definitivamente indietro.

Data articolo: Mon, 22 Dec 2025 09:07:23 +0000
News n. 9
Sciopero dei trasporti dicembre 2025: calendario e orari città per città

Nel mese di dicembre 2025 è previsto uno sciopero di rilievo nel settore dei trasporti in Italia. L’articolo fornisce tutte le informazioni aggiornate riguardanti lo sciopero indetto a livello nazionale dal 22 al 24 dicembre 2025, con dettagli su orari, durata, settori e organizzazioni sindacali coinvolte. Non risultano altri scioperi programmati dal 22 dicembre 2025 al 31 dicembre 2025 nel settore dei trasporti.

Sciopero 22 dicembre 2025

In tutta Italia è indetto uno sciopero nazionale della durata di 72 ore, dalle 00.00 del 22 dicembre alle 24.00 del 24 dicembre, che interessa il settore trasporto merci. Lo sciopero coinvolge il personale viaggiante dipendente della società Number 1 Logistic Group e viene indetto dal sindacato FAO COBAS.

Fonte: Mit

Data articolo: Mon, 22 Dec 2025 07:00:00 +0000
News n. 10
Il prezzo di benzina, diesel e gpl in autostrada oggi

Oggi, 22 dicembre 2025, ecco i prezzi medi dei carburanti nelle aree di servizio autostradali in Italia secondo l’ultimo aggiornamento ufficiale disponibile: benzina self a 1.788 euro, gasolio self a 1.743 euro, Gpl servito a 0.829 euro e metano servito a 1.488 euro. Nel seguito trovi la tabella con i valori medi e un approfondimento su come si forma il prezzo alla pompa, tra componente fiscale (accise e Iva) e componente industriale (materia prima e margini), per comprendere meglio le dinamiche che incidono sul conto finale degli automobilisti.

Il prezzo dei carburanti in autostrada

Ultimo aggiornamento prezzi dal CSV: 21-12-2025

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.743
Benzina SELF 1.788
GPL SERVITO 0.829
Metano SERVITO 1.488

Come si compone il costo dei carburanti

Per la benzina, il prezzo pagato dal consumatore finale si scompone in due grandi voci: la componente fiscale e la componente industriale. La parte fiscale pesa per il 58% del prezzo e comprende accise e imposta sul valore aggiunto, che incidono in modo proporzionale sull’importo alla pompa. La componente industriale vale il restante 42% e si divide a sua volta in costo della materia prima e margine lordo. Il costo della materia prima rappresenta circa il 30% del prezzo e riflette l’andamento delle quotazioni internazionali dei prodotti raffinati e del greggio, oltre all’effetto del cambio euro/dollaro: un euro più debole rispetto al dollaro tende ad aumentare il costo in euro dei carburanti importati. Il margine lordo, pari al 12% del prezzo, è la quota su cui gli operatori possono intervenire per modulare le politiche di prezzo in funzione della concorrenza, dei volumi e dei costi operativi (ad esempio logistica, gestione del punto vendita e servizi offerti). In sintesi, mentre la fiscalità determina oltre la metà del prezzo della benzina, la parte industriale risente sia dei mercati internazionali sia delle scelte commerciali, con il margine che costituisce la leva più diretta per eventuali aggiustamenti alla pompa.

Anche per il gasolio il prezzo finale è il risultato di una somma tra componente fiscale e industriale, con pesi differenti rispetto alla benzina. La componente fiscale incide per il 45% del prezzo, mentre la componente industriale arriva al 55%. All’interno di quest’ultima, la materia prima pesa per il 45%: le oscillazioni delle quotazioni internazionali e l’andamento del cambio euro/dollaro influenzano in modo rilevante il costo, rendendo il prezzo del gasolio particolarmente sensibile ai movimenti dei mercati energetici e valutari. Il margine vale il 10% del prezzo ed è l’area dove gli operatori possono agire per adeguare le condizioni alla pompa, tenendo conto di variabili come concorrenza, domanda stagionale, costi di trasporto e gestione delle aree di servizio. Questa struttura spiega perché, nel caso del gasolio, l’incidenza della componente industriale sia più elevata: una maggiore esposizione alla dinamica delle quotazioni e alla logistica fa sì che i movimenti del mercato si riflettano con prontezza sul prezzo finale, mentre la fiscalità, pur pesante, ha un impatto percentuale relativamente inferiore rispetto alla benzina.

Fonte: Osservatorio prezzi Mimit

Data articolo: Mon, 22 Dec 2025 07:00:00 +0000
News n. 11
Il prezzo di benzina, diesel e gpl oggi

Ogni giorno dalle 8.30 del mattino, Virgilio Motori vi informa sul costo dei carburanti in tutte le regioni italiane. Il costo medio attuale è di 1.697 per la benzina, 1.651 per il diesel, 0.706 per il gpl, 1.422 per il metano. Per sapere il prezzo esatto nella tua regione scorri in basso per tutti i dettagli di costo. Il costo medio si riferisce al prezzo mostrato dai distributori di carburanti presenti sulle strade comunali, provinciali e statali.

Abruzzo

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Abruzzo.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.652
Benzina SELF 1.688
GPL SERVITO 0.698
Metano SERVITO 1.399

Basilicata

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Basilicata.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.656
Benzina SELF 1.721
GPL SERVITO 0.682
Metano SERVITO 1.460

Bolzano

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella provincia autonoma di Bolzano.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.708
Benzina SELF 1.752
GPL SERVITO 0.773
Metano SERVITO 1.581

Calabria

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Calabria.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.657
Benzina SELF 1.721
GPL SERVITO 0.732
Metano SERVITO 1.502

Campania

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Campania.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.631
Benzina SELF 1.687
GPL SERVITO 0.638
Metano SERVITO 1.390

Emilia Romagna

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Emilia Romagna.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.638
Benzina SELF 1.681
GPL SERVITO 0.670
Metano SERVITO 1.344

Friuli Venezia Giulia

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Friuli Venezia Giulia.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.660
Benzina SELF 1.703
GPL SERVITO 0.672
Metano SERVITO 1.356

Lazio

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Lazio.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.635
Benzina SELF 1.672
GPL SERVITO 0.664
Metano SERVITO 1.468

Liguria

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Liguria.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.658
Benzina SELF 1.703
GPL SERVITO 0.781
Metano SERVITO 1.434

Lombardia

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Lombardia.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.633
Benzina SELF 1.677
GPL SERVITO 0.664
Metano SERVITO 1.373

Marche

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Marche.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.632
Benzina SELF 1.673
GPL SERVITO 0.701
Metano SERVITO 1.304

Molise

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Molise.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.661
Benzina SELF 1.701
GPL SERVITO 0.696
Metano SERVITO 1.410

Piemonte

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Piemonte.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.640
Benzina SELF 1.675
GPL SERVITO 0.666
Metano SERVITO 1.427

Puglia

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Puglia.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.639
Benzina SELF 1.708
GPL SERVITO 0.657
Metano SERVITO 1.468

Sardegna

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Sardegna.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.659
Benzina SELF 1.697
GPL SERVITO 0.796

Sicilia

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Sicilia.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.656
Benzina SELF 1.722
GPL SERVITO 0.760
Metano SERVITO 1.748

Toscana

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Toscana.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.642
Benzina SELF 1.672
GPL SERVITO 0.685
Metano SERVITO 1.443

Trento

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella provincia autonoma di Trento.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.676
Benzina SELF 1.724
GPL SERVITO 0.725
Metano SERVITO 1.303

Umbria

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Umbria.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.649
Benzina SELF 1.683
GPL SERVITO 0.694
Metano SERVITO 1.315

Valle d’Aosta

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Valle d’Aosta.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.673
Benzina SELF 1.718
GPL SERVITO 0.808

Veneto

Questo è il prezzo di benzina, diesel, gpl e metano di oggi 22 dicembre 2025 nella regione Veneto.

TIPOLOGIA EROGAZIONE PREZZO MEDIO
Gasolio SELF 1.635
Benzina SELF 1.680
GPL SERVITO 0.673
Metano SERVITO 1.305

Fonte: Osservatorio prezzi Mimit

Data articolo: Mon, 22 Dec 2025 07:00:00 +0000
News n. 12
Previsioni traffico di Natale 2025, i giorni e le strade più critiche

Le feste sono ormai arrivate e, come da “tradizione” annuale, la rete stradale si prepara al “pienone”. Milioni di italiani partiranno in ferie, con una preferenza netta per le località sciistiche e le seconde case. Secondo le previsioni del traffico di Natale 2025 di Anas, sulla rete nazionale circoleranno circa 3,5 milioni di vetture in più rispetto a un periodo ordinario, per un totale di 35 milioni di veicoli in marcia. E, soprattutto in caso di maltempo, i conducenti rischiano di imbattersi in code infinite. Ecco perché può sempre essere utile prendere nota dei giorni e delle strade più critiche.

Le aree maggiormente sollecitate

Le prime avvisaglie si sono già viste. Nel fine settimana appena concluso i dati Anas avevano prospettato un incremento rilevante del traffico e il trend andrà avanti lunedì 22 dicembre, per cui si stima un incremento del 5%. Giorno dopo giorno, una pressione costante costringerà gli operatori della mobilità agli straordinari.

Tra le aree maggiormente sollecitate spiccano, al solito, il Sud e le isole. Roma farà storia a sé, con il Grande Raccordo Anulare destinato a saturarsi, anche se non andrà molto meglio lungo la SS16 Adriatica e sull’A2 del Mediterraneo, due assi che nei giorni clou dovranno reggere centinaia di migliaia di passaggi. Strade già abituate a sostenere carichi elevati, ma che in questi giorni lavorano al limite della saturazione.

Ancora una volta, lunedì 22 dicembre l’attenzione convoglierà sull’A2, così come sulla statale 18 Tirrena Inferiore e sulla statale 106 Jonica, da anni abituate a fronteggiare intensità di traffico e fragilità infrastrutturale. Nemmeno il Nord resterà immune, infatti si prospetta un aumento superiore al 20% lungo la SS38 dello Stelvio, a riflettere il richiamo delle montagne e delle mete invernali.

Il calo (relativo) nei giorni centrali

Arriverà una relativa pausa nei giorni centrali delle festività: a Natale e Santo Stefano il traffico dovrebbe calare di circa il 40%, mentre a Capodanno la riduzione stimata è del 30%. Inoltre, al fine di alleggerire i flussi nei momenti più sensibili, sarà attivo un divieto di circolazione per i mezzi pesanti giovedì 25 e venerdì 26 dicembre stop dalle 9 alle 22.

Per fronteggiare la situazione, Anas ha inserito nel piano neve 2.800 risorse complessive, di cui 2.200 operatori stradali, 360 tecnici e 230 addetti alle Sale Operative Territoriali. Gli utenti prossimi a partire farebbero a bene a informarsi prima e durante il tragitto. Forniscono aggiornamenti IsoRadio Rai sulla 103.3, RTL 102.5 con gli interventi straordinari, il numero 1518 del CCISS per un quadro immediato e varie app, da CCISS Viaggiare Informati a MyWay, ormai usate anche da chi è già in viaggio. A queste si aggiungono Televideo Rai, i canali social ufficiali e i navigatori online.

Infine, dal 15 novembre al 15 maggio vige l’obbligo degli pneumatici invernali o della dotazione di catene o calze da neve, laddove previsto dalle ordinanze locali. Con traffico intenso e meteo instabile, l’improvvisazione non è ammessa e partire senza adeguata preparazione può costare una multa e bloccare sia sé stessi che gli altri utenti della strada. In questi giorni, l’errore individuale diventa subito un problema collettivo: un piccolo check-up risolve sul nascere una serie di inutili disagi.

Data articolo: Mon, 22 Dec 2025 06:30:46 +0000
News n. 13
Il mercato delle auto di lusso pronto a raddoppiare nei prossimi anni (in Usa), lo studio

Il mercato delle auto di lusso ed esotiche non crollerà nei prossimi anni. Al contrario, crescerà esponenzialmente fino a toccare vette impensabili, secondo il nuovo studio firmato da Boston Consulting Group insieme a duPont Registry Group. Il valore del comparto, stimato oggi attorno ai 110 miliardi di dollari, dovrebbe arrivare quasi a raddoppiare entro il 2035, arrivando in una forbice compresa tra 180 e 215 miliardi. Tutto ciò si inserisce in un settore prossimo a fondersi con un ecosistema di lusso e lifestyle sempre più compatto, dove le vetture diventano un punto di accesso a esperienze e status.

Le stime degli analisti

Gli analisti prevedono una crescita tra il 5 e il 7% per veicoli con prezzo pari o superiore ai 100.000 dollari, e il mercato dell’usato di fascia alta correrà più veloce del nuovo, fino a una volta e mezza in più. Il motivo? I listini delle auto di ultima generazione continuano a salire, mentre nel distretto secondario aumenta l’offerta di esemplari recenti, ben equipaggiati, spesso con chilometraggi ridotti, che spingono i conducenti interessati a un compromesso razionale.

Lo studio è arrivato a queste conclusioni sulla base di interviste approfondite ai principali stakeholder del settore e su un campione di oltre 400 collezionisti, ex collezionisti e potenziali acquirenti. Otto intervistati su dieci dichiarano di navigare online almeno una volta a settimana, indipendentemente dall’intenzione immediata di acquisto, ma quando la decisione matura, circa il 70% conclude l’operazione entro un mese.

I trend di Millenials e Generazione Z

Soprattutto marchi come Ferrari e Porsche continuano a beneficiare di una spiccata fedeltà, ergendosi a riferimenti trasversali. Intanto, però, i Millennials e la Generazione Z mostrano una maggiore apertura verso le alternative, propensi a confrontare diversi brand invece di seguire quegli automatismi un tempo comuni.

Sotto il piano delle motivazioni, un terzo degli acquirenti, a prescindere dall’età, indica fattori emotivi tra le leve principali dietro alla loro scelta. Se i più giovani tendono a vedere nel veicolo di lusso un investimento o una ricompensa simbolica per un traguardo personale, i più maturi considerano principalmente l’innovazione tecnologica.

I cambiamenti del canale d’acquisto

A sua volta il canale di acquisto registra dei cambiamenti. Detto che il concessionario resta l’opzione preferita, i ragazzi e le ragazze valutano pure le piattaforme digitali e l’usato messo in vendita dai privati: tre quarti degli interpellati, considerando tutte le fasce d’età, si dicono disposti ad acquistare la prossima auto interamente online. Un fenomeno che non sorprende nessuno, tanto meno i colossi industriali: la campagna massiva di investimenti del gruppo Stellantis è solo uno dei tanti esempi già attrezzatasi a dovere.

In termini di esperienza, la netta prevalenza dei clienti ritiene le attività collaterali una componente imprescindibile del valore del brand. Oltre alle sessioni personalizzate di guida, alle giornate in pista e alle visite in fabbrica, interessano le iniziative di lifestyle, dalle degustazioni alle contaminazioni con moda e cultura, fino agli eventi esclusivi. È qui che il rapporto lancia il messaggio forte agli operatori: andare avanti ad affidarsi a modelli di business tradizionali rischia di tagliar fuori una fetta significativa di pubblico.

Data articolo: Mon, 22 Dec 2025 06:30:08 +0000
News n. 14
Guardrail stradali: misure, standard e sicurezza

Dal punto di vista tecnico con il termine di guardrail si intendono dispositivi di ritenuta stradale e più nello specifico barriere di sicurezza progettate per contenere e reindirizzare un veicolo che sta uscendo dalla carreggiata. La funzione è di trasformare un’uscita di strada potenzialmente fatale in un urto gestibile. Il quadro di riferimento europeo è la serie UNI EN 1317 mentre in Italia le istruzioni tecniche e i criteri di impiego sono stati aggiornati dal decreto ministeriale 2367 del 21 giugno 2004.

Non esiste allora un guardrail standard valido in tutti i contesti perché le barriere si valutano per prestazione dimostrata con prove d’urto e criteri di accettazione, come richiede l’impostazione EN 1317 richiamata dalla normativa nazionale.

La classificazione delle barriere di sicurezza stradali si basa sulla loro funzione e collocazione lungo l’infrastruttura. A seconda del contesto, le barriere assumono caratteristiche differenti e rispondono a diverse esigenze di protezione.

Lo spazio di lavoro e la deformazione dell’altezza a righello

La legislazione italiana individua quattro famiglie di barriere di sicurezza: quelle centrali da spartitraffico, che separano flussi di traffico contrapposti; le barriere di bordo stradale, installate lungo i lati esterni della carreggiata; le barriere dedicate alle opere d’arte, concepite per contesti strutturalmente più complessi; e infine le barriere per punti singolari, utilizzate nelle zone di approccio alle infrastrutture o in presenza di elementi che aumentano il rischio in caso di uscita di strada.

Lo spazio dinamico

Quando si parla delle misure del guardrail bisogna fare riferimento allo spazio dinamico che la barriera può occupare mentre lavora durante l’urto. La EN 1317 ragiona su grandezze come la deflessione dinamica e la larghezza operativa che descrivono quanto la barriera si sposta e quanta larghezza richiede per assorbire energia e contenere il veicolo.

Questo dato racconta se dietro la barriera c’è spazio sufficiente o se durante l’impatto la deformazione potrebbe farla interferire con un ostacolo rigido o con un elemento pericoloso. In altre parole, una barriera può anche essere robusta sulla carta, ma se la si installa dove non ha spazio di lavoro si crea un cortocircuito: l’opera c’è, la sicurezza no.

L’altezza e la geometria restano importanti, ma contano come componenti di un sistema fatto di nastro, montanti, distanziali, ancoraggi, terminali e, corretta posa in opera.

Il livello di contenimento

La classificazione prestazionale delle barriere ruota attorno al livello di contenimento, cioè la capacità della barriera di gestire urti via via più severi. Le classi N2, H1, H2, H3 fino a H4 descrivono prestazioni collegate a specifiche prove d’urto (crash test) e agli scenari di impatto.

Le normative in vigore in Italia legano in modo operativo la scelta della classe alla tipologia di strada e al traffico e indicano classi minime raccomandate in funzione della destinazione della barriera (bordo laterale, spartitraffico, bordo ponte) e delle categorie di strada. Nelle tabelle che riprendono il decreto si vede come su autostrade e strade extraurbane principali le richieste minime tendano a salire verso livelli H più elevati, soprattutto in presenza di traffico pesante e su opere d’arte.

Sicurezza per gli occupanti

Una barriera buona è quella impedisce al veicolo di uscire di strada senza generare accelerazioni violente per chi è a bordo. Nella EN 1317 entrano in gioco indicatori che contribuiscono a valutare la severità dell’impatto, tra cui l’Acceleration Severity Index, misurato durante il crash test con strumenti a bordo del veicolo di prova.

Questo aspetto è meno intuitivo della lamiera piegata: due barriere possono entrambe tenere il veicolo ma differire sul modo di trasferimento dell’energia all’abitacolo.

Ponti, viadotti e spartitraffico

Negli anni la disciplina italiana si è evoluta e ha affiancato alle istruzioni nazionali un percorso più legato alla marcatura CE e alla valutazione della conformità per prodotti da costruzione. La parte centrale nel sistema europeo è la norma EN 1317-5 per i requisiti di prodotto e la valutazione di conformità dei sistemi di ritenuta, collegata al quadro della regolazione europea sui prodotti da costruzione. Diversi enti e documenti tecnici richiamano il legame tra prove EN 1317, CPR e marcatura CE, oltre al ruolo degli organismi notificati.

Su un ponte o su un viadotto il problema è fermare il veicolo dove lo spazio è spesso limitato e le conseguenze di un cedimento sono pericolose. Le istruzioni tecniche richiamate dal decreto ministeriale del 2004 impongono l’uso di protezioni di classi elevate per le barriere di bordo ponte in coerenza con la normativa sulle opere stradali.

Nello spartitraffico la priorità è evitare l’attraversamento della carreggiata opposta e qui entrano fattori come la percentuale di mezzi pesanti e le velocità tipiche.

Dove un impianto può tradire e quando il guardrail diventa un rischio

Una barriera cambia tipologia, incontra un manufatto, si collega a un’altra barriera, termina in prossimità di uno svincolo. È qui che nascono vulnerabilità perché una transizione mal progettata crea discontinuità di rigidezza e comportamento e trasforma un impatto in un evento più severo del necessario.

La stessa attenzione vale per i terminali, gli elementi di inizio e fine barriera: sono una parte determinante della sicurezza perché l’urto frontale o angolato su un’estremità può avere esiti diversi rispetto a un impatto sul tratto corrente.

Per le due ruote il problema cambia perché ciò che per un’auto è un dispositivo di contenimento, per un motociclista in scivolata può trasformarsi in un elemento lesivo soprattutto per la presenza di montanti e spazi vuoti. Per rispondere a questo rischio sono stati sviluppati i Dispositivi stradali di sicurezza per motociclisti testati secondo la specifica UNI CEN/TS 1317-8.

In Italia la disciplina è stata formalizzata con il decreto del primo aprile 2019 – pubblicato in Gazzetta ufficiale a maggio 2019 – che regola l’installazione dei dispositivi continui su barriere discontinue e definisce anche in modo operativo cosa si intende per barriera continua dal lato traffico con l’indicazione di una superficie continua per un’altezza di almeno 80 cm dal piano viabile.

Data articolo: Mon, 22 Dec 2025 05:00:35 +0000
News n. 15
Prezzi auto usate mai visti così alti eppure il mercato funziona (alla grande)

Se da un lato il mercato delle auto nuove continua segnare perdite, con volumi sotto pressione e listini sempre più difficili da digerire per molte famiglie, dall’altro l’usato vive una stagione che potremmo definire paradossale. I prezzi non sono mai stati così alti, eppure le compravendite continuano a crescere. Un fenomeno che non nasce oggi, ma che nel 2025 trova nuove conferme nei dati dell’Osservatorio Findomestic e nelle analisi dei principali operatori del settore.

Aumenta la domanda

Il dato chiave è quello dei trasferimenti di proprietà. Nel 2025, nonostante la debolezza della domanda delle famiglie e una flessione evidente delle immatricolazioni di auto nuove, i passaggi di proprietà tra privati sono cresciuti del 2,1%. Una percentuale che, letta fuori contesto, potrebbe sembrare contenuta, ma che diventa significativa se confrontata con l’andamento generale del mercato automotive.

Il motivo è ormai chiaro. Le auto nuove costano sempre di più, anche nelle fasce considerate accessibili, mentre l’elettrico continua a generare dubbi su autonomia reale, valore residuo e infrastrutture. In questo scenario l’usato rappresenta una scelta più concreta, immediata e rassicurante. Non è escluso però che il ripensamento europeo sul Green Deal e sul blocco dei motori termici dal 2035 possa influenzare ulteriormente le decisioni di acquisto nei prossimi mesi.

Crescono i prezzi

Come insegnano le regole più classiche del mercato, quando la domanda cresce e l’offerta non riesce ad adeguarsi con la stessa velocità, i prezzi salgono. Ed è esattamente ciò che sta accadendo nel mercato dell’auto usata. Secondo le analisi più recenti, i prezzi sono aumentati del 25% rispetto a sei anni fa, un dato nettamente superiore alla crescita dei volumi. Un fenomeno che segue, di fatto, l’escalation dei listini del nuovo: se un’auto nuova costa di più, anche l’usato recente si rivaluta, trascinando verso l’alto l’intero mercato.

Meno scambi tra privati, più concessionari

Un altro cambiamento strutturale riguarda il modo in cui si compra e si vende un’auto usata. Il mercato si sta spostando sempre di più verso i concessionari e gli operatori professionali. I dati Unrae raccontano che se nel 2015 circa il 60% degli scambi avveniva tra privati, oggi questa quota è scesa sotto il 50%. Il motivo è duplice. Da un lato c’è una maggiore richiesta di trasparenza, garanzie e sicurezza sull’acquisto. Dall’altro, molti acquirenti preferiscono rinunciare a qualche centinaio di euro di risparmio pur di evitare rischi, trattative complesse e incognite meccaniche.

Il diesel continua a dettare legge

Guardando alle alimentazioni, il diesel resta il protagonista del mercato dell’usato. Nei primi nove mesi del 2025 rappresenta circa il 42% delle vendite, pur segnando un lieve calo rispetto al 2024. Le altre alimentazioni restano sostanzialmente stabili, con benzina, GPL e metano che mantengono le loro quote. A crescere sono invece le auto elettrificate, in particolare le ibride, che passano dal 7,4% del periodo gennaio-settembre 2024 al 9,9% nel 2025. Elettriche pure e plug-in hybrid restano invece marginali, attorno all’1%. Il prezzo medio elevato e le incognite legate alla batteria frenano la domanda, soprattutto in un mercato come quello dell’usato, dove l’obiettivo principale resta il risparmio.

In sintesi: l’auto usata costa di più che in passato, ma resta la prima scelta per chi deve cambiare vettura senza affrontare i costi, le incertezze e i tempi di attesa del nuovo.

Data articolo: Sun, 21 Dec 2025 11:31:49 +0000
News n. 16
Cosa succederà nel 2035 in Europa? Solo i ricchi potranno permettersi le auto a benzina

Il possibile passo indietro dell’Unione Europea sul blocco totale dei motori termici dal 2035 non rappresenta, almeno secondo molti analisti, una vera inversione di rotta. Anzi, rischia di delineare uno scenario ancora più selettivo rispetto a quello immaginato fino a oggi.

Secondo lo studio della Schmidt Automotive Research, ripreso anche da diverse testate europee, il futuro dell’auto nel Vecchio Continente sarà dominato dall’elettrico, mentre i motori a benzina e derivati finiranno per diventare una sorta di bene di lusso, riservato a pochi marchi e a una clientela ben precisa. Una previsione che ha il sapore della distopia per molti appassionati, ma che trova solide basi nei meccanismi normativi e industriali che l’Europa sta costruendo.

Solo per ricchi

Nello scenario tracciato dagli analisti tedeschi, la benzina non sparirà del tutto, ma cambierà radicalmente ruolo. Non sarà più il carburante dell’auto di massa, bensì quello delle vetture ad alte prestazioni, delle sportive e dei modelli premium. Lo studio parla apertamente della benzina come “alta moda dell’autoâ€: come accade nel mondo del lusso, dove pochi possono permettersi certi capi o certi brand, anche l’auto a benzina diventerà un prodotto esclusivo.

Marchi come Ferrari, Lamborghini o Bentley potrebbero continuare a investire su motori termici evoluti, alimentati da e-fuel o biofuel, scaricando però i costi elevatissimi su listini già oggi molto alti. Per il grande pubblico, invece, la benzina sarà sempre meno accessibile, sia per i costi di produzione sia per la pressione normativa legata alle emissioni.

Una netta divisione

Il mercato europeo del 2035, secondo queste previsioni, sarà quindi fortemente polarizzato. Da una parte ci sarà la stragrande maggioranza degli automobilisti, che potrà scegliere tra auto elettriche, ibride plug-in evolute ed EREV, le elettriche con range extender. Queste ultime, in particolare, vengono viste nel breve periodo come una soluzione di compromesso ideale: guida elettrica nella quotidianità, ma con un piccolo motore termico dedicato esclusivamente alla ricarica della batteria nei viaggi più lunghi.

Accanto a queste, l’Europa punta anche sulle e-car compatte, vetture elettriche piccole, leggere e relativamente economiche, ispirate nella filosofia alle Kei Car giapponesi. Modelli che beneficeranno di supercrediti nei conteggi delle emissioni e che saranno centrali per permettere ai costruttori di rispettare i limiti imposti da Bruxelles. Dall’altra parte resteranno le auto termiche “pureâ€, sempre più rare, sempre più costose e sempre più legate al concetto di esclusività.

La questione dei conteggi

Il nodo centrale di tutto questo scenario è rappresentato dai conteggi delle emissioni. L’Unione Europea non chiede più un abbattimento del 100%, ma del 90% delle emissioni complessive, lasciando un margine del 10% che dovrà essere compensato. Ed è qui che entra in gioco una combinazione complessa e costosa di soluzioni. Circa il 7% di questo margine dovrà essere compensato con l’uso di acciaio “verdeâ€, prodotto all’interno dell’Unione Europea con processi a basse emissioni. Il restante 3% potrà essere colmato attraverso l’impiego di biofuel ed e-fuel.

Tecnologie sostenibili, sì, ma estremamente costose. E proprio questo è il punto: solo i marchi con margini elevati potranno permettersi di adottarle, senza compromettere la redditività. Il risultato sarà un ulteriore rincaro delle auto a benzina, che diventeranno sempre più un prodotto per pochi.

In questo quadro, il 2035 non segnerà la fine dei motori termici, ma la loro trasformazione definitiva. Da simbolo di mobilità di massa a oggetto di lusso, mentre l’Europa dell’auto quotidiana sarà sempre più elettrica, silenziosa e regolata da numeri, conteggi e algoritmi. Una rivoluzione che, piaccia o no, è già iniziata.

Data articolo: Sun, 21 Dec 2025 10:35:38 +0000
News n. 17
Ford frena sull’elettrico, il cambio di strategia costerà una fortuna

Con l’Europa che allenta la presa sull’elettrico e l’America che compie un vero dietrofront, i Marchi del settore si trovano a seguire un cambio di rotta con considerevoli costi. Dopo anni di investimenti orientati a una transizione rapida e senza compromessi, Ford ha rivisto le proprie strategie, frenando sull’elettrico e rallentando lo sviluppo di modelli a batteria, rivolgendo la propria attenzione alle richieste attuali del mercato. Una manovra con un prezzo molto alto: quasi 20 miliardi di dollari.

Le misure del piano Ford+

Il cambio di rotta rientra in una revisione profonda del piano Ford+, la strategia industriale con cui il costruttore americano puntava a diventare uno dei leader globali della mobilità elettrica. Oggi, però, l’approccio è più prudente. Una parte consistente degli investimenti inizialmente destinati allo sviluppo di nuovi modelli elettrici verrà riallocata verso segmenti considerati più redditizi e stabili, in particolare pickup e veicoli commerciali.

Non è una scelta casuale. Negli Stati Uniti, questi modelli rappresentano il cuore pulsante del business Ford e continuano a garantire margini elevati, anche in una fase di incertezza economica. Proprio in quest’ottica va letta la decisione che riguarda uno dei simboli assoluti del marchio: l’F-150. La versione Lightning, nata come pickup elettrico puro, verrà ripensata. Il futuro non sarà esclusivamente a batteria, ma passerà da una soluzione con range extender, in grado di superare i 1.100 chilometri di autonomia complessiva, rispondendo a una delle principali criticità percepite dai clienti americani: l’ansia da ricarica.

Si punta sull’ibrido

La nuova direzione strategica di Ford non è un ritorno al passato, ma piuttosto un compromesso più vicino alle esigenze reali del mercato. Gli sforzi progettuali si concentreranno sull’ampliamento di una gamma ibrida sempre più articolata, affiancata da modelli elettrici con range extender (EREV), considerati una soluzione ponte più concreta rispetto all’elettrico puro.

L’obiettivo dichiarato resta il calo di emissioni: entro il 2030, il 50% dei volumi globali Ford dovrà essere rappresentato da veicoli elettrificati, includendo ibride, EREV ed elettriche. Cambia però il peso specifico di ciascuna tecnologia. L’elettrico al 100% non è più visto come l’unica strada possibile, ma come una delle opzioni, da calibrare in base ai mercati e alle infrastrutture disponibili.

Una posizione che riflette anche un contesto internazionale sempre più complesso. La concorrenza cinese, con costi industriali più bassi, e il dominio tecnologico di Tesla mettono sotto pressione i costruttori tradizionali, soprattutto sul fronte dei margini. In questo scenario, continuare a investire massicciamente sull’elettrico senza una domanda solida rischia di trasformarsi in un boomerang finanziario.

Costo notevole

Ed è proprio sul piano economico che emergono le conseguenze più pesanti di questa retromarcia. Ford ha già messo a bilancio componenti straordinarie per circa 19,5 miliardi di dollari, legate alla revisione dei programmi elettrici, alla cancellazione o al ridimensionamento di alcuni progetti e alla riorganizzazione delle linee produttive.

Una cifra enorme, che testimonia quanto il cambio di strategia non sia indolore. Tuttavia, secondo i vertici dell’azienda, si tratta di un passaggio necessario per garantire la sostenibilità del business nel medio-lungo periodo. Meglio rallentare ora e correggere la rotta, piuttosto che continuare a bruciare risorse in un mercato che, almeno per il momento, non sembra pronto ad accogliere l’elettrico con l’entusiasmo previsto solo pochi anni fa.

Data articolo: Sun, 21 Dec 2025 09:00:32 +0000
News n. 18
Spia filtro antiparticolato accesa, devo fermarmi subito? Come evitare danni costosi

Vedere la spia del filtro antiparticolato accendersi genera subito ansia, ma spesso non indica un guasto grave, segnala piuttosto che il filtro è intasato ed è necessario continuare a guidare per pulirlo. Vediamo nel dettaglio come agire e quando invece è indispensabile recarsi subito in officina.

Fermarsi o continuare?

Prima di decidere, devi essere certo di cosa stia segnalando. La spia del filtro antiparticolato (FAP/DPF) è di colore giallo e raffigura una marmitta o un rettangolo riempito di piccoli pallini. Una volta individuata, osserva bene il cruscotto perché ci sono due situazioni ben diverse:

  • spia FAP accesa fissa (da sola): in questo caso non fermarti, l’auto non è rotta. Ti sta comunicando che il filtro è intasato e sta provando a pulirsi, ma ha bisogno che tu continui a guidare per completare il ciclo di rigenerazione. Se spegni il motore ora, interrompi il processo e la situazione potrebbe peggiorare;
  • spia FAP fissa + spia motore accesa: se vedi la spia del filtro insieme a quella del motore o a quella delle candelette (l’icona gialla a forma di motore o a “molla”), vai subito in officina. Questa combinazione indica che il sistema antinquinamento ha un problema. Potrebbe aver solo superato la soglia di intasamento normale oppure potrebbe esserci un’anomalia nel sistema. Insistere nella guida o “tirare le marce” in questo stato è inutile e rischia di danneggiare seriamente il propulsore.

Come ripulire il filtro guidando

Se la spia del filtro è l’unica accesa, la soluzione è la cosiddetta “guida brillante”. Attenzione però, non serve correre a velocità folli o infrangere il Codice della Strada. Per spegnere la spia devi permettere allo scarico di raggiungere alte temperature (oltre i 600°C) per bruciare la fuliggine accumulata. Ecco la procedura che consiglio ai miei clienti:

  1. trova una strada scorrevole, come una tangenziale o un tratto autostradale libero;
  2. mantieni una velocità costante, è sufficiente stare tra i 70 e i 90 km/h;
  3. usa una marcia più bassa del solito (ad esempio la 3ª o la 4ª) per tenere il motore “allegro”, tra i 2.500 e i 3.500 giri;
  4. guida in questo modo per circa 15-20 minuti.

Durante il tragitto non spaventarti se dovessi notare del fumo più intenso uscire dallo scarico, è un segnale positivo che indica che la fase di pulizia è in corso. Al termine della guida la spia dovrebbe spegnersi da sola, ma se non succede subito, prova a spegnere e riaccendere l’auto. A volte la centralina ha bisogno di un riavvio per resettare definitivamente l’avviso e impostare i nuovi parametri.

I consigli del meccanico

Come professionista, il mio obiettivo è darti gli strumenti per evitare che una semplice spia diventi un danno da migliaia di euro. Ecco cosa devi ricordare:

  • prevenzione tramite lo stile di guida: se usi l’auto diesel solo in città, cerca di prendere una strada a scorrimento veloce almeno una volta ogni due settimane per 15-20 minuti. Questo permette al sistema di completare i suoi cicli di pulizia in modo naturale;
  • uso di additivi specifici: per aiutare a mantenere pulito il sistema di iniezione e lo scarico, ti consiglio di utilizzare un additivo per il gasolio di buona qualità ogni 3 o 4 pieni. Questo piccolo accorgimento riduce la formazione di fuliggine e facilita le rigenerazioni;
  • agire tempestivamente: non ignorare mai la spia fissa per giorni o settimane. Se un filtro antiparticolato si ostruisce completamente, non si può più rigenerare e la sua sostituzione è un intervento decisamente oneroso.
Data articolo: Sun, 21 Dec 2025 07:00:49 +0000
News n. 19
Anas vara il piano neve: le misure preventive sulle strade italiane

Anas, fondata nel 1946 con il nome di Azienda Nazionale Autonoma delle Strade, si occupa di gestire la rete di strade statali e autostrade di interesse nazionale. Anche quest’anno, con l’inverno che ha ormai preso possesso dell’Italia, ha deciso di varare il cosiddetto piano neve 2025-2026. Tale provvedimento viene preso praticamente ogni anno e prevede un impegno importante di mezzi, personale e strumenti dedicati su gran parte della rete stradale italiana.

Questo piano si pone l’obiettivo di prevenire e allo stesso tempo fronteggiare tutte le criticità causate da neve, ghiaccio e, più in generale, le condizioni meteorologiche avverse. Tutto ciò per far si che gli automobilisti si muovano in totale sicurezza. In particolare, durante queste feste, tanti italiani si metteranno in viaggio e sarà importante per loro trovare strade prive di rischi, visto il grande traffico che andrà a formarsi. Per questi motivi, Anas ha predisposto un piano di intervento che prevede attività di spargimento sale, lo sgombro neve e il presidio continuo delle strade.

Numeri importanti

Secondo i dati diffusi dall’azienda, la rete stradale che sarà messa sotto sorveglianza è di circa 32.000 km tra strade principali, autostrade di gestione statale, complanari e svincoli critici. Per riuscire a gestire tutta questa mole di lavoro sono stati mobilitati oltre 2.800 addetti e circa 2.200 mezzi operativi con 80 turbine, inclusi spazzaneve e spargisale.

Tra le misure preventive che invece dovranno osservare gli automobilisti c’è invece quella dell’obbligo di pneumatici invernali o catene a bordo dal 15 novembre al 15 aprile 2026. Sono state individuate a tal proposito 496 aree di stazionamento. Tutto ciò viene fatto per garantire il massimo della stabilità a chi viaggia su determinate strade in questo periodo. Inoltre, di recente sono state adottate da alcuni automobilisti anche le calze da neve, che rivestono più o meno le stesse funzioni delle catene.

Discorso a parte per la Valle d’Aosta, dove l’obbligo di pneumatici invernali o catene a bordo è scattato in anticipo, a partire già dal 15 di ottobre 2025. Questo avviene in virtù delle condizioni atmosferiche che in quella regione sono tendenzialmente più rigide. In particolare ci sono strade che sono interessate da fenomeni invernali intensi molto precoci, che ne pregiudicano la sicurezza.

Un’informazione sempre più digital

Per migliorare l’informazione agli utenti e supportare in maniera adeguata la gestione dei flussi di traffico, Anas ha messo inoltre a disposizione degli strumenti digitali come l’app gratuita “Vai di Anas”, disponibile per smartphone e tablet, che permette di monitore in tempo reale il traffico. In alternativa c’è poi anche il servizio clienti “Pronto Anas” al numero verde 800 841 148.

Il piano neve di Anas servirà a monitorare costantemente, 24 ore su 24, con un’organizzazione capillare, tutta la rete stradale italiana. In particolare verrà data attenzione alle strade ad alto rischio. Anas spera così di minimizzare i disagi per gli automobilisti e mantenere elevati standard di sicurezza su tutto il territorio, garantendo la continuità della circolazione anche nelle condizioni meteo più impervie. Si raccomanda naturalmente di osservare la massima attenzione quando ci si mette al volante in queste particolari situazioni, un minimo errore può risultare fatale.

Data articolo: Sun, 21 Dec 2025 06:30:38 +0000
News n. 20
Allarme rincari, riparare l’auto in Italia diventa un salasso

In Italia il parco auto è sempre più vecchio, siamo ormai vicini ad una media di 13 anni d’età. Questo è dato sicuramente da vari fattori, da un lato ci sono i rincari per le nuove vetture e dall’altro c’è una certe incertezza tecnologica che sta spingendo diversi potenziali acquirenti a temporeggiare. A preoccupare gli automobilisti italiani però sono anche i costi di riparazione delle proprie macchine, che stanno lievitando anno dopo anno. Secondo uno studio condotto da ACtronics, un parco auto più vecchio, sta spingendo inevitabilmente il Paese anche verso una spesa più importante dal punto di vista della manutenzione.

Problemi e possibili soluzioni

Negli ultimi 10 anni, la spesa media per effettuare della manutenzione ordinaria sulla propria vettura è cresciuta del 33% secondo Federcarrozzieri. I pezzi di ricambio, pneumatici e lubrificanti, invece sono aumentati del 21,2%. La situazione sta letteralmente peggiorando e anche tra il 2023 e il 2024 si è registrato un ulteriore aumento del 3,3%, mentre il prezzo dei ricambi è cresciuto del 2,5%.

Anche la manodopera segue a ruota questo trend. La tariffa oraria è passata dai 55 euro del 2015 ai 71,08 euro del 2024, con un incremento quindi del 29%. In Europa, invece, i costi per le riparazioni sono saliti del 6,4% nel primo trimestre del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023. Gli automobilisti, alla luce di questi dati, tendono così a dare priorità solo alle riparazioni necessarie, procrastinando invece quelle secondarie.

In questo contesto, inoltre si apre la strada anche ad altre soluzioni per contenere i costi come l’utilizzo dei ricambi dell’economia circolare. Questi ultimi stanno riscuotendo un interesse sempre più crescente. GIPA automotive aftermarket intelligence, in una sua analisi, ha evidenziato che il 45% degli automobilisti italiani accetterebbe di montare un ricambio ricondizionato in base alla tipologia, 1 su 10 invece lo preferisce senza condizioni.

I benefici dei ricambi ricondizionati

Nelle officine, invece, il 66% di quelle indipendenti e il 78% di quelle autorizzate installano già ricambi rigenerati. Stando ai dati di ACtronics, questi ricambi permettono agli automobilisti di risparmiare tra il 50 e l’80% rispetto ai pezzi nuovi. Naturalmente, tralasciando l’aspetto meramente economico, questa pratica porta enormi benefici anche dal punto di vista ambientale. Riduce, infatti, i rifiuti, limita il consumo di materie prime ed evita lo smaltimento non necessario di componenti riparabili.

Stando a questo studio, l’acquisto di pezzi di ricambio rigenerati porta ogni anno a risparmiare oltre 100.000 kg di materie prime all’anno. Infine questa soluzione risulta addirittura fondamentale quando i ricambi nuovi sono terminati o quando non vengono più prodotti, un problema che riguarda soprattutto le vetture molto vecchie.

Anche per tutte questa ragioni, mantenere un’auto diventa ogni giorno più complicato. I costi di gestione sono sempre più elevati. Come se non bastasse, bisogna considerare anche la questione tasse, che negli ultimi anni ha vissuto dei pesanti incrementi. A questi si vanno ad aggiungere anche quelli che riguardano i costi del carburante, che stanno crescendo e sono destinati a salire ancora di più nei prossimi anni. Insomma presto avere una vettura di proprietà potrebbe diventare un lusso che pochi potranno permettersi. Lo sanno bene i giovani, sempre più propensi a spostarsi con i mezzi pubblici.

Data articolo: Sun, 21 Dec 2025 06:30:34 +0000
News n. 21
Previsioni meteo prima di partire, le app più utili

Oggi le previsioni meteo sono una variabile di sicurezza stradale. Chi si mette al volante per un lungo spostamento, soprattutto durante periodi critici come festività, ponti o weekend invernali può chiedersi (e trovare risposte) su quando e dove il meteo potrà creare condizioni critiche. Pioggia intensa, nebbia, vento laterale, neve e ghiaccio incidono su aderenza, visibilità, stabilità del veicolo e tempi di percorrenza.

Oggi esistono modelli previsionali differenti, ciascuno con punti di forza e limiti, e il valore per chi guida sta nella capacità di incrociare le informazioni. Affidarsi a una sola app, magari consultata distrattamente giorni prima della partenza, espone a errori di valutazione che diventano evidenti solo quando ormai si è in autostrada o su una statale di montagna.

Come funzionano i modelli meteorologici

I modelli meteorologici alla base delle previsioni rielaborano le informazioni raccolte dalle stazioni meteo distribuite sul territorio. Tra i modelli globali ci sono il GFS, sviluppato dalla NOAA, l’agenzia statunitense per il clima, e l’ECMWF, prodotto dal Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche di Reading. Si tratta di sistemi tra i più affidabili e diffusi a livello internazionale in grado di fornire previsioni a breve e medio termine su scala continentale. A questi si affiancano i modelli locali, noti come modelli ad area limitata che partono dalle elaborazioni dei GM per simulare l’evoluzione del tempo su scala regionale o nazionale fino a circa 72 ore.

Dalle allerte ufficiali al dettaglio locale

Applicazioni come Meteoalarm, che aggregano le segnalazioni dei servizi meteorologici nazionali europei, consentono di capire subito se lungo il tragitto sono attivi avvisi per fenomeni pericolosi, come piogge persistenti, vento forte, neve abbondante o rischio di ghiaccio. Questo tipo di informazione non serve a sapere se pioverà mezz’ora prima o dopo, ma a valutare se il viaggio si inserisce in un contesto potenzialmente critico.

Un riferimento istituzionale è l’app del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare, che fornisce previsioni meno spettacolari ma più conservative, utili per cogliere la tendenza generale. L’importanza di queste fonti sta nella loro funzione di filtro: se non risultano allerte il rischio strutturale è più basso. Se sono presenti avvisi occorre scendere nel dettaglio con strumenti più raffinati.

Il confronto tra modelli di previsioni meteo

Tra le app per le previsioni meteo c’è Windy che confronta diversi modelli previsionali sulla stessa mappa. Vedere come cambiano pioggia, vento o temperatura, passando da un modello all’altro, aiuta a capire quanto la previsione sia stabile. Quando i modelli convergono, il margine di incertezza è ridotto. Quando divergono conviene evidentemente pianificare con cautela.

Un approccio simile è quello di meteoblue che attraverso il confronto multimodello permette di capire se una previsione è solida o fragile. Per chi viaggia in auto significa che se il meteo lungo il percorso è incerto è meglio prevedere orari alternativi, soste più lunghe o persino itinerari diversi senza trovarsi nel momento peggiore della perturbazione.

Il meteo delle prossime ore che decide se partire o aspettare

La differenza tra un viaggio stressante e uno gestibile non la fa la previsione a cinque giorni, ma il nowcasting, l’analisi di ciò che accadrà nelle prossime una, due o tre ore. Qui entrano in gioco app come RainViewer o le sezioni radar di 3BMeteo, che mostrano in tempo reale l’evoluzione di pioggia e neve. Per un automobilista questo tipo di informazione consente di rispondere alla domanda se è più utile partire adesso o aspettare.

Un temporale intenso, una banda di pioggia compatta o una nevicata in arrivo possono rendere la guida molto più difficile, mentre trenta o quaranta minuti di attesa possono cambiare lo scenario. Il nowcasting serve a evitare l’errore più comune: entrare in autostrada proprio nel momento di massima intensità del fenomeno.

Viaggi invernali e montagna

Quando la destinazione è montana non basta sapere se pioverà o nevicherà ma capire a che quota, con quale intensità e con che temperatura al suolo. Una pioggia a valle può trasformarsi in neve pochi chilometri più avanti mentre un calo improvviso delle temperature può creare ghiaccio su carreggiate apparentemente solo bagnate.

App come MeteoSwiss o Yr propongono una buona lettura delle condizioni locali e degli avvisi legati a vento e neve. Per l’automobilista si traduce in scelte pratiche: valutare se montare catene, se anticipare o posticipare la partenza, se evitare un valico in favore di un percorso meno esposto.

L’app per pioggia, neve e terremoti

L’app Il Meteo si basa sul modello matematico proprietario Zeus, sviluppato a partire dai dati forniti dall’ECMWF, rielaborati attraverso un supercomputer in cluster dotato di circa 1.000 processori e di una capacità di calcolo pari a 1.000 teraflops. Questo sistema combina potenza computazionale e dati di origine europea ad alta affidabilità.

La funzione di localizzazione permette di visualizzare le previsioni relative alla città in cui ci si trova, mentre il menu offre l’accesso a webcam, immagini satellitari e radar. Sono presenti le segnalazioni sui terremoti e per gli utenti è disponibile una versione a pagamento, sia su iOS sia su Android, che consente di eliminare la pubblicità e di accedere a previsioni a medio e lungo termine.

Usare le app senza farsi confondere

Un metodo efficace per tenere lontana la confusione è prevedere una sequenza logica. Il giorno prima della partenza conviene verificare allerta e tendenza generale per capire se il viaggio si inserisce in una fase stabile o perturbata. A quel punto si passa al confronto tra modelli per valutare orari e aree più critiche lungo il percorso. Il giorno stesso l’attenzione si sposta sul radar e sul nowcasting per capire se la finestra di viaggio è favorevole o meno.

Durante il viaggio il meteo va monitorato con buon senso. Cambi improvvisi di vento laterale, cali di temperatura o piogge che si intensificano rapidamente incidono sulla guida e sulla stanchezza del conducente.

Data articolo: Sun, 21 Dec 2025 05:00:50 +0000
News n. 22
Mercedes e Red Bull già nella bufera: c’è una nuova ombra sulla F1 2026

Da pochi giorni abbiamo archiviato la stagione 2025 di F1 che ha visto la McLaren trionfare in entrambi i campionati dopo una dura lotta con il campione uscente Max Verstappen. Ora però è già tempo di guardare avanti al 2026, quando arriverà una rivoluzione regolamentare che dovrebbe nuovamente sparigliare le carte in tavola. Ci spera soprattutto la Ferrari, reduce da troppe sconfitte e stagioni sottotono. Intanto una prima polemica si profila all’orizzonte, con protagoniste Mercedes e Red Bull.

La notizia arriva dalla testata tedesca Motorsport Magazin. Secondo quanto riportato, alcuni costruttori avrebbero inviato una richiesta di chiarimenti alla FIA riguardo il rapporto di compressione, parametro che cambierà nel 2026 passando da 18:1 a 16:1. Nel paddock della F1, richieste di questo tipo sono solitamente un modo per segnalare presunte irregolarità di altri team.

Quali sono i sospetti?

Secondo le ricostruzioni, Mercedes e Red Bull avrebbero trovato un modo per aggirare i controlli del regolamento tecnico. Ferrari, Audi e Honda sospettano infatti che i due top team riescano a variare il rapporto di compressione sfruttando materiali che si espandono al variare delle temperature. Una soluzione che violerebbe il principio secondo cui le vetture devono essere conformi al regolamento in ogni momento del weekend di gara.

C’è da notare che tutto ciò è venuto fuori prima ancora che i team abbiano tolto i veli alle proprie auto 2026. Le squadre però in questo periodo sono in fermento e diversi tecnici hanno cambiato casacca. In questi casi basta uno spiffero per mettere tutti in allarme e chiamare in causa la FIA.

Cosa dice la FIA

Proprio la Federazione, attraverso un portavoce, ha dichiarato a The Race che: “Il regolamento definisce chiaramente il rapporto di compressione massimo e il metodo per misurarlo, che si basa su condizioni statiche a temperatura ambiente”. La FIA ha anche ribadito che non è cambiato il metodo di misurazione tra il 2025 e il 2026. Infine si è detta aperta a modificare il regolamento e le procedure di misurazione in futuro per garantire massima equità al campionato.

Per ora la partita si è chiusa con un pareggio, ma le polemiche non sembrano placarsi. Probabilmente, nei prossimi mesi, i team vigileranno sulla questione pronti a segnalare il tutto alla FIA. Del resto, la F1 vive da sempre di polemiche simili: dal budget cap violato da Red Bull all’accusa della stessa squadra austriaca nei confronti della Ferrari per un’ala anteriore sospetta. Ordinaria amministrazione, insomma. Se però i sospetti venissero confermati, per Mercedes e Red Bull sarebbe un duro colpo: significherebbe riprogettare completamente le power unit. Maggiori certezze arriveranno dai primi test stagionali di Barcellona, in programma dal 26 al 30 gennaio.

Data articolo: Sat, 20 Dec 2025 15:19:40 +0000
News n. 23
2,5 milioni di km percorsi in elettrico, prova di resistenza estrema di una Tesla

Da cosa si misura la tenuta di un’auto? Qualcuno risponderà dagli anni, qualcun altro dai chilometri percorsi: in questa seconda corrente di pensiero si inserisce il conducente tedesco di una Tesla Model S del 2014, capace di percorrere oltre 2,5 milioni di km nel corso degli anni. Uno “spot” a favore delle vetture elettriche, che ancora oggi tendono a dividere il pubblico, tra i ferventi sostenitori e gli immancabili critici, storicamente scettici sulla tenuta nelle lunghe distanze, timori sempre meno suffragati dai fatti, come dimostra l’impresa compiuta dal modello di Elon Musk in uno scenario reale.

La grande berlina non si arrende mai

Il mezzo in questione è, nello specifico, una Model S P85, una delle prime grandi berline del costruttore americano, lanciata quando l’idea stessa di un’EV attrezzare a macinare centinaia di km ogni giorno sembrava quasi un miraggio. All’epoca, il mercato guadava con un forte sospetto a questa tipologia di limitazione, mentre oggi, vecchi preconcetti a parte, lo scenario è radicalmente cambiato e storie del genere aiutano a spiegare perché.

Il conducente aveva già fatto notizia, tenendo i suoi “amici di tastiera” aggiornati sui progressi della vettura e progressivamente la sua fama era cresciuta sui social, fino a farlo diventare una star. Se pensiamo ai parametri tradizionali dei mezzi a combustione i numeri raggiunti solleverebbero poco clamore, ma il quadro cambia e diventa la prova di resistenza estrema nel caso di un sistema a zero emissioni nel mondo reale.

Percorrenze quotidiane fino a 3.000 km

Il sentiero di avvicinamento al traguardo non è stato lineare né indolore. Il veicolo è rimasto su strada per anni, spesso utilizzato in maniera intensiva, con percorrenze giornaliere fino a 3.000 km e pause regolari, ogni 100 km circa, prima della ripartenza. Più che uno sprint, una maratona, condotta tenendo monitorate le reazioni della vettura, così da intervenire in tempo utile in caso di eventuali disagi riscontrati.

A sua volta, il proprietario ha evidenziato l’importanza della ricarica, evitando il più possibile di scendere sotto il 20% della batteria e di mettere il sistema sotto stress con cicli estremi inutili, venendo alla fine ripagato alla prova sul campo, anche se nel corso della sua vita la Model S ha avuto dei momenti di chiaroscuro, culminati nella sostituzione di 13 motori elettrici e quattro pacchi batteria. La longevità non è stata, insomma, gratuita né priva di interventi importanti, ma piuttosto è stato reso possibile pure da una frequente opera di manutenzione e da servizi supplementari, tra cui l’accesso a vita alla ricarica Supercharger gratuita, un privilegio riservato ai primi acquirenti Tesla e ormai scomparso.

La testimonianza in rete dice qualcosa di molto interessante sul potenziale e sui limiti delle elettriche. Da un lato, una scocca, un telaio e un’architettura sanno reggere un utilizzo massiccio per oltre un decennio, dall’altro l’usura può porre a repentaglio la longevità di alcuni componenti chiave fino alla loro inevitabile sostituzione, anche se le modalità differiscono rispetto a un motore termico tradizionale. Come in tutte le cose, una serie di pro e contro accompagna l’acquisto: meglio tenerlo a mente.

Data articolo: Sat, 20 Dec 2025 09:55:05 +0000
News n. 24
Truffa del falso pedone investito: arrestato dopo l’ennesimo raggiro

Si muoveva con la sicurezza di chi si sentiva invincibile. Niente poteva andare storto, o così pensava lui, un sessantenne beccato a Torino mentre stava mettendo a segno l’ennesima truffa del falso pedone investito sul malcapitato di turno. Stavolta, però, gli è andata male: qualcuno lo ha visto e ora potrà riflettere a fondo sulla portata delle proprie azioni, anche se è già tornato in libertà.

Come funzionava il raggiro

L’uomo, residente del capoluogo piemontese con precedenti per fatti simili, agiva indisturbato tra corso Bolzano e corso Vittorio Emanuele II dopo essere finito dietro le sbarre a giugno per lo stesso raggiro, ma a quanto pare la lezione non era servita. Anzi, aveva ripreso esattamente da dove aveva lasciato, convinto che fosse giusto una questione di individuare il conducente più vulnerabile. Da mesi, però, le segnalazioni si stavano accumulando, perciò il reparto operativo speciale della Polizia locale aveva deciso di smettere di aspettare e iniziare a osservare. Quel pomeriggio, gli agenti lo hanno seguito senza intervenire, lasciandolo fare: volevano vedere tutto.

Prima si è toccato il ginocchio, come se fosse stato colpito da un dolore improvviso, dopodiché si è sistemato tra i veicoli in sosta, in attesa del momento propizio per uscire allo scoperto, giunto al lento passaggio di una piccola utilitaria. L’uomo ha sferrato un calcio secco alla parte posteriore della carrozzeria, poi ha iniziato a zoppicare e inveire, in modo da fermare l’attenzione del guidatore, che si è fermato al semaforo poco più avanti.

La messa in scena è partita come sempre: finto investimento sulle strisce, finte urla disperate, la richiesta di un passaggio in auto. Non smetteva di parlare, quando ha lamentato i pantaloni rovinati, acquistati – a suo dire – il giorno prima e avanzato la pretesa di 140 euro per evitare guai peggiori.

L’intervento della Polizia locale, l’arresto e il rilascio

Ancora sotto stato di choc, l’automobilista ha ceduto al truffatore, sceso dal mezzo con le banconote in tasca, compiaciuto del bottino appena arraffato e ignaro dell’imminente colpo di scena. Ad aspettarlo non c’era un’altra vittima, bensì la pattuglia, che nel frattempo non gli aveva mai tolto gli occhi di dosso.

Gli agenti lo hanno fermato subito e il conducente dell’utilitaria ha confermato la ricostruzione dei fatti, dalla richiesta di denaro alla pressione psicologica ricevuta, da qui la querela presentata sul posto, la restituzione dei 140 euro indebitamente sottratti e il trasporto del sessantenne negli uffici della Polizia locale, dove la perquisizione ha fatto saltare fuori anche una spugnetta, uno “strumento del mestiere”, utile a simulare ferite e contusioni inesistenti. A conti fatti, sembrano esserci i presupposti di una truffa ripetuta, collaudata nel corso del tempo, e non di una “bravata” improvvisata.

Il sessantenne è già a processo per episodi analoghi. In tribunale, nell’udienza di convalida e direttissima di giovedì 11 dicembre, il giudice ha disposto per lui l’obbligo di firma e il successivo ritorno in libertà. La reclusione in carcere è stata solo di pochi giorni, seguiti da una misura cautelare, sperando che l’uomo metta finalmente la testa a posto.

Data articolo: Sat, 20 Dec 2025 08:55:50 +0000
News n. 25
La carenza di semiconduttori colpisce ancora, fermi altri impianti auto

Ancora una volta le catene di montaggio si fermano e il motivo rimane lo stesso. Honda ha annunciato una pausa forzata per gli impianti produttivi di Cina e Giappone, di nuovo a causa della carenza dei semiconduttori. Tra dicembre e gennaio si riaccendere la preoccupazioni per una componente sempre più fondamentale del settore automobilistico. Una crisi, quella dei chip, che non si è mai davvero risolta, nonostante per un lungo periodo si fosse attenuata.

Vacanze forzate

Secondo quanto comunicato dalla casa giapponese, tre stabilimenti situati in Cina sospenderanno temporaneamente la propria produzione dal 29 dicembre al 2 gennaio, mentre in Giappone alcuni impianti ridurranno la capacità produttiva nei primi giorni di gennaio, con uno stop programmato per il 5 e 6 del mese, prima della ripresa prevista per il 7.

Certo non si tratta di una chiusura prolungata come quelle viste durante la pandemia ma non per questo non è stato recepito come un segnale di allarme, arrivato a seguito di un blocco della fornitura durato mesi. La disponibilità di semiconduttori resta infatti insufficiente per garantire continuità produttiva, e si teme che quello di fine anno possa essere solo un primo passo verso un blocco più ampio.

Non il primo caso

Il blocco degli impianti e la crisi di semiconduttori sono stati temi ricorrenti durante ultimi mesi di Honda. Non è stata solo l’Asia a essere coinvolta ma anche il Messico, Stati Uniti e Canada, a confermare un problema radicato. Dietro la scarsità della fornitura c’è anche la tensione creatasi tra Olanda e Cina, legata al controllo dell’azienda Nexperia che, sotto pressione degli Stati Uniti, è stata posta sotto il controllo statale olandese. Così la Cina ha risposto con restrizioni sulle esportazioni dell’azienda creando un effetto domino sull’industria globale. 

I ritardi delle forniture accumulati nei mesi sono stati un problema da fronteggiare non solo per Honda, ma anche per altri costruttori come Volkswagen, Nissan e il Gruppo Stellantis che si stanno ritrovando a dover gestire carenze logistiche.

Un problema da 850 milioni

Le conseguenze del blocco raccontano una grave perdita nelle casse di Honda, che secondo le previsioni chiuderà l’esercizio fiscale a marzo 2026 con un buco di 150 miliardi di yen, pari a circa 850 milioni di euro. Un dato, legato direttamente ai tagli produttivi causati dalla carenza di chip, che rischia di minare gli investimenti nella mobilità elettrica e autonoma, necessari a competere nella corsa verso la mobilità del futuro. Ancor di più in un momento di incertezza come quello che si sta vivendo in Europa a seguito del dietrofront sul Green Deal e l’apertura verso nuove tecnologie e soluzioni sostenibili alternative.

La sensazione è che l’industria automobilistica stia pagando il prezzo di una dipendenza tecnologica diventata strutturale. Per Honda, come per molti altri costruttori alle prese con problemi di questo genere, la sfida ora è doppia: garantire la continuità produttiva nel breve periodo e ripensare, nel lungo termine, una filiera più resiliente. Perché se è vero che l’emergenza non ha più i contorni drammatici di qualche anno fa, è altrettanto vero che il problema dei semiconduttori è tutt’altro che archiviato.

Data articolo: Sat, 20 Dec 2025 06:30:37 +0000


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