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Quando si acquista una nuova vettura uno degli aspetti che più interessa al cliente è sicuramente l’affidabilità . Un’auto che ha pochi guasti e crea in generale pochi grattacapi ha sicuramente una marcia in più perché diventa inevitabilmente più economica sul lungo periodo e soprattutto ti dà quella sicurezza di poter affrontare un lungo viaggio senza alcuna ansia. Oggi però le vetture sono molto più complesse di qualche anno fa e per questo la loro affidabilità sottende a molti più parametri.
Non si tratta più di un mero aspetto meccanico, ma c’è da tenere conto anche dell’elettronica, che oggi controlla vari aspetti dell’auto. In alcuni frangenti basta anche solo un semplice problema di software per creare dei guai alla nostra auto. Da diversi anni Consumer Reports, si occupa di stilare una classifica in base ai dati raccolti dai proprietari di auto sui vari problemi riscontrati negli ultimi 12 mesi. L’indagine viene svolta sul mercato americano. In totale sono stati raccolti dati di circa 300.000 veicoli di modelli che vanno dal 2000 al 2024.
Quest’anno, l’indagine svolta, copre ben 20 aree della vettura tra cui: motore, trasmissione, elettronica di bordo, motori elettrici e tanto altro. Ad uscire vincitore da questa interessante graduatoria è stata la Subaru, che è riuscita attaccare Lexus e Toyota. Podio tutto giapponese quindi, ma soddisfazione a metà per la Casa dei tre ovali.
Se da un lato Toyota può vantare la doppia soddisfazione grazie a Lexus, che è comunque un suo marchio, dall’altro si vede sopravanzare dopo un dominio che durava da un bel po’. Il colosso giapponese, infatti, era dal 2020 che occupava indisturbato la prima piazza con il proprio brand o con Lexus. Secondo quanto riportato da Consumer Reports, a dare una marcia in più a Subaru ci sarebbe un approccio conservativo nella progettazione. Le componenti, infatti, vengono condivise all’interno di tutta la gamma, offrendo al cliente finale un prodotto ormai iper collaudato.
Sono state prese in esame, in particolare 7 Subaru e di queste 2 (Forester e Impreza) hanno ottenuto punteggi di affidabilità di gran lunga superiori alla media. L’unico modello, invece, che si è attestata al di sotto è stato il SUV elettrico Solterra. Nella graduatoria c’è un dominio assoluto dei marchi asiatici con Honda, Acura, Mazda, Kia e Hyundai, tutti nei primi 10 posti. Tra le europee, invece, la prima classificata risulta essere l’Audi, presente al 7° posto. Non sono presenti in classifica, infine, marchi del Gruppo Stellantis per mancanza di dati, con l’unica eccezione di Jeep, presente al 19° posto.
Stando ai dati racconti da Consumer Reports c’è da segnalare un importante crescita in termini di affidabilità da parte dell’elettrico. Le BEV vengono segnalate con in media il 42% di problemi in più rispetto alle endotermiche, in netto calo se compariamo il dato a quello di 1 anno fa quando era del 79%. Le PHEV, invece, vengono segnalate con il 70% di problemi in più, anche in questo c’è un abbassamento importante se messo a paragone del 146% di 1 anno fa. Secondo l’indagine alcune vetture elettriche ed ibride sono lente a migliorare e hanno ancora dati al di sotto della media, altre invece hanno fatto passi da gigante in breve tempo.
Data articolo: Sat, 14 Dec 2024 06:00:17 +0000Il 2025 è ormai alle porte e bisogna fare i conti con l’ultimo anno che sta scivolando via e quello che sta per arrivare. Volgendo lo sguardo all’indietro è sicuramente tempo di bilanci, non propriamente positivi per quanto riguarda il mercato dell’auto che ha vissuto e vive una profonda crisi. Le prospettive per il futuro però sono altrettanto nere, complici vari fattori che si vanno a sommare e creano una prospettiva non certo rosea. Per prima cosa, banalmente, le persone che dovrebbero acquistare queste auto sono vittime anche loro di una crisi economica che sta creando disagi ad ogni strato della nostra società .
C’è poi il problema dei costi delle materie prime che negli ultimi anni, tra pandemia e guerre varie, stanno raggiungendo valori esorbitanti. Tutto questo mentre stiamo attraversando una transizione ecologica vista con diffidenza da una parte della clientela. Una transizione che inevitabilmente ha portato anche ad un aumento dei costi delle vetture che utilizzano una tecnologia (quella elettrica) per certi versi ancora giovane e in fase di sviluppo.
Tutto questo però c’era già nel 2024, quindi perché le prospettive peggiorano guardando al 2025? La risposta arriva direttamente da Luca de Meo, presidente e amministratore delegato di Renault ed ex numero uno di ACEA che ha affermato senza mezze misure, parlando da Bruxelles: “L’imminente regolamento aumenterà il prezzo dei veicoli del 40%”. Una vera batosta per tutti quindi, che viene imputata, da parte del boss del marchio transalpino, all’Europa e alle sue stringenti normative sulle emissioni che prevedono pesanti multe dall’anno prossimo. Il sistema, nato per scoraggiare i costruttori dal vendere auto con motore termico, potrebbe avere ripercussioni terrificanti su tutto il mercato.
Così facendo, infatti, le varie Case saranno costrette a produrre per la maggior parte auto elettriche o ibride, ovvero quelle vetture che in questo momento stanno incontrando meno il gradimento del pubblico. De Meo ha auspicato un cambio di passo dell’Europa anche in relazione alle tante leggi stringenti esistenti sulla produzione di veicoli che a suo dire rendono: “Tecnicamente impossibile produrre auto di piccole dimensioni”.
A fare eco al numero uno di Renault, ci ha pensato nei giorni scorsi anche il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, che ha definito il Green Deal: “Una follia”. Il rappresentante del Governo italiano, appoggiato anche da altri Paesi, ha chiesto all’Europa un cambio di rotta per evitare il fallimento delle Case costruttrici e creare così una crisi ancora più profonda nel mercato dell’auto.
L’UE da par suo deve fare i conti anche con un’invasione di auto cinesi. Proprio per questo si è pensato di immettere dei dazi da pagare per quelle vetture che non sono prodotte sul nostro territorio. Questo però ha subito scatenato una guerra con Pechino che ha studiato e messo in atto delle contromosse. Una situazione che a diversi costruttori, che hanno interessi commerciali anche in Cina, non piace molto. Siamo nell’epoca della globalizzazione e risulta complicato fare protezionismo senza rischiare poi alla fine di danneggiarsi da soli.
Data articolo: Fri, 13 Dec 2024 16:53:44 +0000Ci sono alcuni modelli che restano inevitabilmente nella storia dell’automobilismo. Uno di questi è senza ombra di dubbio la mitica Renault 5. In produzione dal 1972 al 1984 fu un successo clamoroso, peccato che il suo disegnatore, Michel Boué non poté godersi il meritato successo perché morì per un cancro fulminante poco prima del lancio della vettura in questione. Questo veicolo divenne letteralmente iconico in pochi anni incontrando il successo planetario.
La Renault 5 sin da subito incontrò l’alto gradimento dei più giovani che vedevano in questo modello un’auto stilosa, piccola e allo stesso tempo robusta. Come spesso accade in questi casi, il successo fu tale da spingere la Casa francese a realizzarne varie versioni e a lanciarla anche nel mondo agonistico con la sua versione Turbo. Successivamente il marchio transalpino decise di sostituire questa vettura con la Supercinque, in produzione dal 1984 al 1996.
Con l’arrivo della Renault Clio nel 1990 però, per anni, la 5 non ha più trovato spazio nei listini della Casa francese, con buona pace dei suoi fan. Di recente però, in occasione dell’avvio della nuova gamma Renault elettrica, è stata presentata una nuova versione della 5. Non è tutto qui però perché durante gli episodi del documentario Anatomy of a come-back, in onda dal 13 dicembre su Prime Video, il marchio francese ha svelato la sua ultima creazione: la Renault 5 Turbo 3E.
Una mossa di marketing, quella di Renault, che è una novità assoluta, ma allo stesso tempo anche un qualcosa in perfetta linea con i tempi che stiamo vivendo. Alla fine della quarta puntata della serie, infatti, in maniera un po’ inaspettata, il Brand transalpino ha svelato al mondo il suo nuovo modello. il CEO del Gruppo Renault, Luca de Meo, ha spiegato che questa vettura sarà immessa sul mercato come auto di serie prossimamente. Inoltre, nell’arco del 2025, verranno organizzate iniziative per svelare sempre più dettagli di quest’auto.
La Renault 5 Turbo 3E torna a solcare le strade ben 44 anni dopo l’uscita della prima Renault 5 Turbo. Del nuovo modello non si conoscono tantissime informazioni, ma si sa che presenta diversi elementi del mondo racing con una livrea che richiama i colori storici della versione che correva nei rally all’inizio degli anni ’80. L’auto sarà 100% elettrica e integrerà la presa di ricarica in una delle prese d’aria posteriori. Grazie alla sovrastruttura in carbonio, invece, avrà leggerezza e massima rigidità .
Ricalcando quanto fatto dalla sua antenata, la Renault 5 Turbo 3E sarà a trazione posteriore. I motori elettrici posizionati nelle ruote posteriori daranno alla vettura una potenza complessiva di oltre 500 CV. L’Azienda francese promette al guidatore sensazioni da pilota grazie ad un’accelerazione davvero folgorante, capace di passare da 0 a 100 km/h in appena 3 secondi, tempi che sono praticamente a livello di quelli di una supercar. Renault ha fatto sapere che per questo modello nello specifico si stanno impegnando tutti i vari settori del gruppo per creare qualcosa di veramente unico. Per quanto riguarda la serie Anatomy of a come-back è stata girata in due anni ed è composta da 4 episodi di 40 minuti ciascuno. Chissà che in futuro questo metodo di presentazione non possa diventare una consuetudine anche per altri Marchi.
Data articolo: Fri, 13 Dec 2024 15:08:16 +0000Da quando è nella squadra corse ufficiale della Casa di Borgo Panigale, Pecco Bagnaia non ha mai fatto fatica a domare le ambizioni dei suoi teammate. Jack Miller prima ed Enea Bastianini poi si sono rivelati essere due valide seconde guide, senza impensierire troppo il torinese. Con Marc Marquez la musica cambierà perché lo spagnolo si è fatto ammaliare dalla Rossa per inseguire il suo sogno mondiale. Dopo anni di attesa, finalmente, il nativo di Cervera tornerà a correre su una moto competitiva per il massimo traguardo.
Marc Marquez ha fatto leva su tutta la sua personalità e sul suo talento per accaparrarsi la sella più ambita in MotoGP. Ha preceduto in classifica Enea Bastianini, ex teammate di Pecco Bagnaia, e si è fatto preferire al neo campione del mondo Jorge Martin. Nella storia della MotoGP mai c’era stato un pilota in grado di fare la differenza ai massimi livelli a tal punto da detronizzare il campione del mondo della squadra ufficiale e fregiarsi del numero 1, tuttavia non è bastato per farsi preferire dal management della Ducati. Il madrileno del team Pramac, Jorge Martin, è diventato campione nel 2024, dando una gioia a tutta la sua gente ma si è dovuto accordare con l’Aprilia. La Ducati ha scelto Marquez per diversi motivi.
Nell’arco della sua carriera il fenomeno catalano ha triturato i suoi teammate. Nonostante in Honda avesse avuto due connazionali, estremamente, talentuosi come Pedrosa e Lorenzo, li ha surclassati. Il suo feeling sulla Desmosedici è stato immediato. Dopo un anno in Gresini Racing al fianco di suo fratello Alex, il vincitore di 88 gare è stato convocato dal direttore di Ducati Corse, Luigi Dall’Igna, per firmare il biennale più importante della sua vita. La terza Desmosedici GP25 sarà pilotata da Fabio Di Giannantonio del team VR46.
Michele Pirro, da oltre dieci anni collaudatore della Casa di Borgo Panigale, ha ammesso una verità che non farà dormire sogni tranquilli a Bagnaia. Pirro è in sella alle Desmosedici da prima che fosse selezionato l’ing. Dall’Igna e ha scoperto il punto di forza di Marc Marquez. Sulle colonne di Motosan.es il collaudatore ha confessato di aver visto i dati della telemetria dei test svolti dall’otto volte campione del mondo a Barcellona ed è rimasto colpito da un fattore che potrebbe fare la differenza nella prossima stagione.
Il collaudatore ha analizzato: “Ho lasciato Barcellona per aiutare la Ducati a capire dove siamo arrivati nell’evoluzione (della Desmosedici, ndr). Poiché non avendo la possibilità di fare wildcard a causa della regola delle concessioni, non avevamo avuto l’opportunità di confrontarci con i nuovi pneumatici Michelin“. Il pilota è arrivato ventesimo nella tappa conclusiva dello scorso campionato, non correndo da oltre un anno in top class.
“Ho accesso ai dati di tutti i piloti Ducati – ha ammesso Pirro – Non sono un ingegnere, ma dopo tanti anni ho imparato a leggere i dati. Il punto forte di Pecco è sempre stata la frenata. Martin ha fatto un passo in quella direzione quest’anno. Ha studiato Pecco ed è migliorato molto e ora sono molto simili. La frenata di Marc è incredibile, soprattutto a sinistra. E’ molto veloce. Nelle curve a sinistra dove non devi frenare è particolarmente rapido. È incredibile che ci sia una differenza così grande tra destra e sinistra. Deve lavorare a destra, ma il fisico a volte non aiuta. Il 2025 sarà un anno molto interessante“. Prima dell’infortunio all’omero della spalla destra, a Jerez de la Frontera 2020, Marc Marquez era irrefrenabile su ambo i lato ma gli è rimasto un asso nella manica sinistra importante rispetto ai competitor.
Data articolo: Fri, 13 Dec 2024 14:17:19 +0000Non c’è più niente da fare. Le speranze dei lavoratori in un dietrofront – a onor del vero, diventato sempre più improbabile – si spengono definitivamente. Con una nota ufficiale, Audi comunica la chiusura dello stabilimento di Bruxelles: il 28 febbraio 2025 calerà il sipario, dopo i deludenti dati commerciali.
Le poche vendite della Q8 e-tron, prodotte in Belgio, hanno avuto un peso determinante. Ormai il complesso era diventato insostenibile, a causa dei limiti operativi e dei costi connaturati, un fardello troppo grande da sorreggere a lungo andare.
L’annuncio assume il sapore amaro della resa, giunta in seguito a una dura battaglia. Perché i funzionari della Casa hanno provato in ogni modo a riportare la vettura sui binari giusti. Tuttavia, la ricerca di investitori, incluse aziende cinesi, si è conclusa con un nulla di fatto. Senza la sostenibilità economica delle alternative, la strategia di adattamento al mercato subisce un grosso scossone.
Per decenni lo stabilimento ha rappresentato un punto cruciale. Situato al centro dell’Europa, ha tratto giovamento da una posizione geografica favorevole alla logistica. Oltre a soddisfare la domanda del Vecchio Continente, andava incontro alle richieste di altri territori. Dal 2018, è diventato pilastro dell’impegno di Audi verso l’elettrificazione.
La produzione del SUV e-tron e, in seconda battuta, della Q8 e-tron ha segnato una svolta epocale per il brand. Trasformata in un centro specializzato nella mobilità a zero emissioni, la fabbrica ha ricevuto investimenti significativi, al fine di implementare tecnologie innovative e processi produttivi a basse emissioni. Eppure, a dispetto della rilevanza storica e simbolica, diversi fattori non hanno lasciato vie di scampo.
La domanda per i veicoli elettrici è rimasta inferiore alle stime degli analisti, complice una crescente competizione nel comparto dei SUV a batteria. Modelli più accessibili, proposti da compagnie sia europee sia asiatiche, hanno eroso le quote di mercato della gamma e-tron. In un processo di riorganizzazione interna e di contenimento dei costi, la direzione ritiene necessario voltare pagina.
“La decisione di chiudere la fabbrica di Bruxelles è dolorosa – ha affermato il responsabile della produzione di Audi, Gerd Walker -. Personalmente, è stata la decisione più dura che abbia mai dovuto prendere nella mia carriera professionaleâ€. I sindacati avevano già messo in guardia i dipendenti negli scorsi mesi. Ronny Liedts (Acv-Csc) aveva definito “probabile che gli operai perdano il loro lavoro: l’unica cosa che la dirigenza vuole fare è chiudere l’impianto il più rapidamente possibile. Nessuna delle alternative funziona per loro”.
La chiusura dello stabilimento di Bruxelles non è un caso isolato, ma parte di un quadro più ampio che coinvolge l’intero gruppo Volkswagen. Il suo futuro è legato a decisioni cruciali, attese nelle prossime settimane, che potrebbero influenzarne in maniera profonda l’organizzazione strategica.
Tra le questioni sul tavolo, spicca la possibilità di ulteriori poli produttivi, come quelli di Dresda e OsnaBrück, già al centro di discussioni interne. Considerate poco competitive, entrambe le strutture potrebbero subire drastici ridimensionamenti se non addirittura la cessione delle attività . Entro Natale, si attendono risposte chiare: il complesso dovrà dare prova di saper bilanciare innovazione e responsabilità sociale.
Data articolo: Fri, 13 Dec 2024 13:21:15 +0000Il mercato dell’auto sta affrontando una delle crisi più profonde degli ultimi anni. Tanti fattori si stanno andando ad intersecare tra loro, creando di fatto la tempesta perfetta per l’intero settore. Per prima cosa ci sono gli strascichi di una pandemia che ha lasciato una clientela più povera e auto più costose dovuti all’innalzamento dei prezzi delle materie prime post lockdown. Queste ultime, inoltre, hanno ricevuto un ulteriore rincaro a causa delle recenti guerre che si stanno sviluppando nel mondo.
A pesare sul mercato però c’è anche la famosa transizione ecologica. Per affrontare questo cambiamento epocale nel mondo dell’auto, diversi costruttori stanno creando delle partnership o addirittura stanno fondendo società per abbattere i costi di sviluppo e produzione di queste nuove tecnologie. La risposta del pubblico però sinora è stata piuttosto tiepida in diversi Paesi come ad esempio la stessa Italia. In questo, un peso specifico lo stanno avendo sia i prezzi più alti delle auto elettriche rispetto a quelle con motore termico che una certa diffidenza delle persone nei confronti delle EV.
La crisi non sta risparmiando proprio nessuno, al punto che persino Volkswagen sta avendo problemi con alcuni stabilimenti. Non va meglio però a Stellantis e in particolare a FIAT, che negli ultimi anni ha completamente aggiornato la propria gamma portando al battesimo diverse vetture elettriche e ibride. È notizia di queste ore, infatti, che la fabbrica di Mirafiori resterà chiusa sino al prossimo 20 gennaio (doveva riaprire dopo le feste natalizie).
La notizia arriva direttamente da Gianni Mannori, responsabile fella Fiom della fabbrica, che lo ha riportato al quotidiano Milano Finanza. Manca ancora la comunicazione ufficiale del gruppo Stellantis. La fabbrica di Mirafiori ormai lavora a singhiozzo da mesi. Purtroppo a pesare in questa situazione è senza dubbio l’elettrico. La fabbrica in questione, infatti, per il 97% produce quei veicoli lì e nell’attuale clima di incertezza per quanto concerne la domanda verso questa tecnologia si va incontro spesso a chiusure.
Per anni lo stabilimento di Mirafiori è stato un fiore all’occhiello per FIAT e per l’Italia intera, ma da diverso tempo è diventato una fabbrica che funziona ad intermittenza. Da Stellantis però fanno sapere che non sono minimamente intenzionati a lasciare Torino e sono pronti al rilancio. In particolare, nei prossimi mesi, partirà a Mirafiori la produzione della 500 ibrida e per il 2032 è prevista anche la nuova 500.
Jean-Philippe Imparato, responsabile di Stellantis per il l’Enlarged Europe, tra qualche giorno, il 17 dicembre, incontrerà il ministro Urso per fare il punto sul futuro dell’industria dell’auto in Italia. Nei mesi scorsi il Governo e l’Azienda sino a poco fa capitanata da Tavares si sono spesso punzecchiate. Chissà però che proprio l’addio del manager portoghese non possa portare ad una svolta nel dialogo tra Stellantis e le istituzioni. Intanto nelle scorse ore, proprio il ministro Urso, ha attaccato l’Europa chiedendo una politica più morbida nei confronti dei motori termici per non aggravare una crisi che potrebbe avere effetti devastanti su tutta l’UE. Nei prossimi giorni si capirà meglio cosa succederà nel nostro Paese in tal senso.
Data articolo: Fri, 13 Dec 2024 13:12:20 +0000Il problema del traffico a Roma è sempre attuale. Con i preparativi per il Giubileo, la situazione è diventata ancora più caotica. I tanti cantieri aperti non facilitano la circolazione, rendendo, quindi, gli animi già tesi. Basta, perciò, poco a sollevare un gran bel polverone di polemiche, come un video emerso in rete. I protagonisti, loro malgrado, sono alcuni vigili, ritratti mentre parcheggiano contromano e in doppia fila. In tempo zero, la “temperatura” si è surriscaldata, fino a esplodere.
Spesso definita un museo a cielo aperto per le sue innumerevoli bellezze antiche, Roma presenta, però, inevitabilmente anche il rovescio della medaglia. Tra le vie spesso strette, il forte flusso di turisti ogni anno mette a dura prova le stesse Forze dell’Ordine, con ripercussioni sulla qualità del servizio. Non li aiuta la quantità di parcheggi limitata.
Tra le varie manifestazioni di protesta, che influiscono sulla fluidità del traffico, molte vengono organizzate proprio nella Capitale. Una vetrina per sottolineare le inefficienze, vere o percepite come tali, dalle varie associazioni e comunità .
In condizioni del genere capita di assistere a scene poco edificanti. Quella del parcheggio in doppia fila è, purtroppo, una pratica usuale nella nostra penisola. In particolare, interessa le grandi città , prestando il fianco alle battute di popolari comici. Spesso si tende a chiudere un occhio, tuttavia il discorso cambia nel momento in cui a essere colte in fallo sono le Forze dell’Ordine. Da chi dovrebbe dare il buon esempio agli automobilisti, ci si aspetta un altro comportamento. Ecco perchè la clip condivisa sui social dalla pagina Instagram Welcome to Favelas ha fatto scalpore.
Le immagini provengono dal quartiere Monteverde, dove un’auto di pattuglia dei vigili è stata ‘pizzicata’ in doppia fila e contromano. Questo ha provocato dei seri disagi, causa di traffico paralizzato e di una fila interminabile.
Le moderne piattaforme di comunicazione hanno fatto da cassa di risonanza, scatenando un’ondata di commenti ironici e sarcastici degli utenti. Tra loro, “’Chiamate subito i vigili’- signore siete voi i vigili – ‘Ah. Allora so già tutto’â€, ha ottenuto diversi like. Un secondo internauta scrive: “Staranno a fa un corso d’aggiornamento sul cappuccino e cornetto de matinaaaâ€.
E ancora: “Non ho mai visto una macchina della polizia municipale posteggiata correttamente… invece di dare il buon esempio!â€. Infine, c’è chi si ricollega alle moderne tecnologie adottate per regolare il traffico: “Ma adesso il famoso ‘Cerbero’ che ha inaugurato il sindaco Tiktoker non passa??â€.
Operativo dal 19 novembre 2024, il sistema Cerbero – casomai ve lo stiate chiedendo – costituisce un’evoluzione del precedente Street Control, integrando funzionalità potenziate grazie all’intelligenza artificiale. Durante le verifiche, è in grado di rilevare le violazioni in automatico, tra cui, appunto, la sosta in doppia fila.
Affrontare l’emergenza del traffico a Roma impone interventi mirati e tempestivi. Lo spiacevole episodio, portato all’attenzione del popolo del web da Welcome to Favelas, potrebbe fungere da stimolo alla collaborazione tra cittadini e istituzioni affinché la città sia più vivibile. Piccoli cambiamenti, se condivisi, sono capaci di fare la differenza.
Data articolo: Fri, 13 Dec 2024 12:00:39 +0000Abbiamo di recente spiegato l’importanza delle gomme in F1, in un articolo dedicato alla complessità che tale elemento dell’auto porta con sé nella massima categoria del motorsport. E in effetti è proprio così, specie all’interno del corpo normativo vigente. La capacità di far funzionare a dovere le coperture è cruciale per il rendimento delle wing car. Un aspetto su cui Ferrari è migliorata parecchio, tutto vero, ma ha pur sempre mostrato diversi dubbi nell’arco della stagione 2024. Sono parecchi i contesti competitivi in cui la Rossa non è riuscita ad amministrare questo importante elemento, sia per quanto concerne la corsa, ma soprattutto sul giro secco in qualifica a serbatoi scarichi di benzina.
Il reparto che si dedica alla dinamica del veicolo ha migliorato di sicuro. Certamente, tanto del merito va ascritto alle caratteristiche sospensive della SF-24, una vettura che nasce con precisi tratti distintivi proprio per trattare con cura le mescole. Ma non si tratta solo di questo. C’è stato infatti un grande sforzo, nel mondiale appena concluso, mirato a comprendere questo “male oscuro” che il Cavallino Rampante si portava dietro da troppo tempo. L’obiettivo era quello di imparare a mettere in pratica, in corso d’opera, i giusti accorgimenti strettamente necessari per correggere determinate questioni inerenti all’attivazione e al mantenimento della corretta finestra di funzionamento dello pneumatico.
Un provvedimento sul quale la storica scuderia italiana sta ancora profondendo il massimo sforzo, perché McLaren, durante il campionato in cui ha vinto il mondiale costruttori, ha dimostrato di saper amministrare meglio, le gomme, rispetto al team di Maranello. Il francese Loic Serra è un esperto in questo campo. Per questa ragione era presente ai test post-stagionali di Abu Dhabi. La Ferrari ha raccolto i primi dati utili per forgiare il modello matematico che verrà utilizzato come base per il prossimo mondiale. Vale la pena sottolineare l’importanza di questa mossa, in quanto il paradigma creato sarà quello sul quale si andrà poi a lavorare nel corso del 2025.
Il consultivo di Pirelli sulle prove in pista è arrivato puntuale. Mario Isola, direttore del reparto motorsport del gommista italiano con sede nel quartiere della Bicocca, ha fornito i primi feedback racimolati sulle gomme 2025 in vista del futuro campionato. Parliamo di un test senza dubbio cruciale, dove le condizioni ambientali hanno fornito il supporto corretto per la raccolta dati. Una pletora infinita di informazioni che sarà processata nelle prossime settimane, alle quali si somma il know-how fornito dalle varie scuderie di F1. Prendendo in esame il comportamento dei compound, pare proprio che il primo target fissato sia stato raggiunto e in maniera brillante.
Ci riferiamo alla volontà di fornire una “resistenza meccanica” superiore alle nuove mescole. Un risultato che di riflesso consente ai piloti di spingere maggiormente e con meno preoccupazioni relative all’abrasione termica delle gomme. C’è però un aspetto sul quale era assai complicato realizzare dei passi avanti a livello analitico: parliamo dei risultati inerenti al surriscaldamento eccessivo del compound. L’overheating è un fenomeno alquanto tedioso che sposta il punto di lavoro corretto della gomma e provoca la perdita di aderenza. Le alte temperature di Abu Dhabi, sommate al layout demandante per le mescole, hanno impedito un giudizio consono.
L’argomento che però può essere valutato come più importante riguarda la gomma C6. Una mossa sulla quale Pirelli sta cercando di capire il livello di efficienza. L’impresa italiana vorrebbe introdurre nell’attuale gamma un’ulteriore mescola, quella che sarebbe la più morbida di tutte, da utilizzare espressamente nei circuiti cittadini. Nelle prove di Yas Marina il suo consumo si è mostrato eccessivo, specie per via di un terzo settore troppo impegnativo per una copertura del genere. Ecco perché Isola si riserva un giudizio finale, in attesa di ulteriori test in altri contesti. Ma il reale problema non è certo questo. Non si tratta dell’aderenza extra che potrebbe anche aiutare i piloti per migliorare l’handling in percorsi spesso più “green”.
Il punto è un altro e riguarda il fatto che, diverse scuderie, hanno espresso il proprio dissenso in merito a tale soluzione. Il motivo è presto spiegato. Grazie ad alcune informazioni in possesso della nostra redazione, sappiamo che l’apertura verso questa novità non è vista di buon occhio, in quanto significherebbe complicare ulteriormente, e non poco, il lavoro che i tecnici devono svolgere sugli pneumatici. Essere obbligati a uno studio supplementare disturba. Le problematiche legate alle gomme sono già parecchie di per sé, e aggiungere un impegno del genere non serve, in pratica, potendo tranquillamente continuare con l’attuale ventaglio di possibilità . Questo il pensiero dei team.
Le scuderie pensano, al contrario, che sarebbe più consono semplificare le cose e restringere la gamma, considerando che nella F1 attuale esistono una miriade di fattori che possono già inficiare sulla prestazione. Questa “formula gomme” ha troppo spesso spostato gli equilibri e in maniera pesante. In diverse occasioni, di fatto, alcuni piloti hanno trovato un rendimento più alto dei top team, malgrado guidassero vetture del midfield. Basti pensare a Pierre Gasly, senza andare troppo indietro, che a Las Vegas ha marcato il terzo tempo nelle qualifiche davanti alla Ferrari di Leclerc, alla Red Bull di Max Verstappen e ad ambedue le McLaren. Tutto perché il francese è riuscito ad attivare meglio i compound.
Soffrire distacchi superiori al secondo per colpa delle coperture, quando il tuo lavoro di base per rendere performante la vettura è stato migliore, frustra parecchio una scuderia. Una dipendenza estrema dalle gomme immotivata non è un bene per la F1. Ma purtroppo conosciamo a menadito il motto di Liberty Media: spettacolo. Più si mischiano le carte con determinati fattori, maggiormente si innalza lo show che incolla i telespettatori ai teleschermi. Criticare Pirelli per eventuali scelte in fase di approvazione sulla C6 non ha senso, in quanto il gommista si limita a eseguire le richieste di chi comanda. E possiamo pure dire che il loro lavoro lo sanno fare alla grande.
Fatto sta che il ciclo di isteresi di queste coperture mette abbastanza in crisi le squadre, non solo nella mera attivazione dello pneumatico durante la fase di deformazione nell’out-lap, ma pure nella gestione del compound durante la gara. Sì, perché “l’introduzione” necessaria per le mescole, anche le più dure del lotto, rende alquanto difficile amministrare il passo nelle prime tornate di un long run sulla distanza dei 300 km. Di conseguenza assistiamo a dei “cliff prestazionali” improvvisi e incontrollabili che di frequente hanno compromesso la performance di un team. La F1 ha bisogno di tante cose per migliorare, tra le quali la mescola per i tracciati cittadini, gomma C6, non è certo al centro dei desideri di piloti e scuderie.
Data articolo: Fri, 13 Dec 2024 11:29:48 +0000Il Piano per la qualità dell’aria è stato ufficialmente approvato in Piemonte. Lo scorso 10 dicembre il Consiglio Regionale ha definito il programma fino al 2030 per contrastare le emissioni inquinanti, stanziando un budget complessivo di 4 miliardi di euro. Della manovra ne trarrà godimento soprattutto il settore della mobilità , con 2,9 miliardi.
Le sfide da affrontare oggi impongono di correre ai ripari, ed è quanto le istituzioni locali si prefiggono di compiere. Attraverso una serie di iniziative concrete, l’obiettivo è di rendere le città più vivibili, senza arrecare particolari disagi a chi si serve quotidianamente del mezzo di trasporto privato. Resta da vedere come, nello specifico, si perseguirà il progresso.
Il punto principale verte sui veicoli diesel Euro 5, ovvero quelli immatricolati tra il 1° settembre 2011 e il 1° settembre 2015. Al momento del loro arrivo nelle concessionarie, costituivano un notevole passo in avanti sotto il profilo ambientale. Rispetto al precedente protocollo Euro 4, i vincoli stabiliti erano diventati più stringenti. L’obbligata adozione del filtro antiparticolato aveva dato effetti positivi. Ora, però, alla luce delle nuove tecnologie adottate, le vetture obsolete realizzate in conformità al vecchio sistema appaiono obsolete.
L’allarme lanciato dagli studiosi del Pianeta ha indotto un approccio più rigoroso sulle emissioni. In linea con le politiche dell’Unione Europea, la Regione Piemonte ha, dunque, deciso di porre un bando. Che entrerà in vigore il 1° ottobre 2025 e terminerà il 15 aprile 2026. Dopodiché, ogni anno verrà applicato dal 15 settembre al 15 aprile. Ma non interesserà tutti i Comuni, bensì solo quelli con 30.000 abitanti, tra cui Torino, Alessandria e Novara.
La manovra potrebbe avere degli importanti benefici, tenuto conto che, secondo i dati ACI, i veicoli diesel Euro 5 sono oltre 250.000, circa l’8% del parco circolante in Piemonte. In parallelo, gli enti locali potenzieranno il trasporto pubblico, con il rinnovamento di autobus e treni. Inoltre, su proposta di Nadia Conticelli (Partito Democratico), si promuoverà “la libera circolazione sulla rete del trasporto pubblico locale della popolazione Under 26 residente o domiciliata in Piemonteâ€. Le disposizioni verranno illustrate nei dettagli in modo graduale. Intanto, sono state delle basi importanti per ridurre le emissioni di anidride carbonica e polveri sottili.
Secondo presidente della Regione, Alberto Cirio, il Piano “consente di affrontare la transizione ecologica con un metodo scientifico, perché è stato realizzato sulla base dei dati e delle indicazioni elaborate da Arpa, a cui abbiamo chiesto di valutare l’efficacia delle azioni messe in campo per rispettare i tempi e gli obiettivi dell’Europa. A questa Europa però – prosegue – abbiamo anche chiesto maggior supporto, e risorse, per consentire ai Paesi di lavorare alla tutela dell’ambiente in maniera sostenibile per i cittadini, specie per i più deboliâ€.
Il fine, sottolinea l’assessore all’Ambiente Matteo Marnati è “raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni inquinanti e rientro nei limiti di qualità dell’aria al 31 dicembre 2025. L’aggiornamento è l’occasione per inserire misure innovative basandoci sul potenziamento del trasferimento tecnologico per definire gli scenari attuali e quelli futuri. Alcune delle novità introdotte nell’aggiornamento del piano, per il raggiungimento degli obiettivi, sono il ricorso all’intelligenza artificiale, ai biocarburanti o l’uso degli additivi biologici in agricoltura e non soloâ€.
Data articolo: Fri, 13 Dec 2024 11:11:23 +0000Uno degli ostacoli più significativi all’adozione dei veicoli elettrici è sicuramente la gestione della ricarica quando si è fuori casa. Del resto perché comprare un’auto plug-in se ogni volta che la si collega bisogna iscriversi a un’altra app di ricarica per veicoli elettrici, armeggiare con i dati di pagamento, autorizzare l’account e pregare che la ricarica vada a buon fine?
E se invece si potesse solamente collegare la spina e tutto funzionasse automaticamente? Questo è l’obiettivo di una partnership tra l’associazione no-profit SAE’s Industries Technology Consortia e un consorzio che comprende case automobilistiche e operatori di ricarica per veicoli elettrici, insieme al Joint Office of Energy and Transportation dell’amministrazione Biden, che ha appena annunciato il progetto di un nuovo Plug and Charge universale, che sarà ufficialmente lanciato all’inizio del prossimo anno.
Secondo Gabe Klein, direttore esecutivo dell’Ufficio congiunto per l’energia e i trasporti, il concetto sarà che una volta in viaggio basterà collegare la spina, registrare tutto nel cloud, verificare l’addebito sulla carta e andare via. Plug & Charge ha l’obiettivo di offrire un’esperienza di ricarica senza il minimo problema e fare in modo che ogni veicolo elettrico possa collegarsi a qualsiasi caricatore pubblico senza che il proprietario del veicolo debba compiere ulteriori passaggi con applicazioni esterne o altro.
Nei veicoli dotati di Plug & Charge, la colonnina comunica in modo sicuro con il veicolo e fattura al proprietario senza la necessità di registrare i propri dati su un’applicazione o fornire ulteriori informazioni di fatturazione. La tecnologia è attualmente disponibile in decine di modelli, ma non è stata adottata universalmente. Tesla ha contribuito a dare origine all’esperienza Plug & Charge rendendo i suoi Supercharger compatibili con i suoi veicoli fin dall’inizio, del resto Tesla è un esempio unico nel suo genere, sia come produttore di veicoli che come operatore di ricarica EV.
Per adottare Plug & Charge, le altre Case automobilistiche devono stipulare accordi individuali con società di ricarica terze per garantire che i loro veicoli possano comunicare senza problemi con le apparecchiature delle società di ricarica. Questo nuovo framework sviluppato da SAE ITC e dai suoi partner mira a integrare e migliorare lo standard ISO 15118-2 con un protocollo universale sicuro e semplificato. Ciò è possibile perché l’iniziativa guidata da SAE ITC include diverse caratteristiche uniche, tra cui una lista certificata per consentire un’autenticazione sicura e automatizzata fin dall’inizio, quando il veicolo viene collegato.
Tale elenco consente il roaming, ovvero la tecnologia può utilizzare più PKI (Public Key Infrastructure –  Infrastruttura a chiave pubblica), che si descrive in un insieme di strumenti e procedure che aiutano a proteggere le comunicazioni e le transazioni digitali. Queste PKI possono essere utilizzate in modo interoperabile, il che significa che ci può essere concorrenza sul mercato. (L’attuale standard ISO descrive solo una PKI non roaming). L’elenco certificato è come un file gigantesco e una volta che vi si inserisce un nominativo (un’azienda, un produttore di veicoli o un operatore di stazioni di ricarica) e che questo è stato sottoposto a una rigorosa verifica, tale nominativo può reputarsi affidabile. A questo punto dopo che i produttori hanno firmato i loro accordi commerciali, solo allora si può fare il free roaming con chiunque.
Il quadro di riferimento è un accordo raggiunto tra SAE ITC e l’Electric Vehicle Public Key Infrastructure Consortium del gruppo, con il supporto del Joint Office of Energy and Transportation, composto da dipendenti del Dipartimento dei Trasporti degli Stati Uniti e del Dipartimento dell’Energia. Tra i membri del consorzio SAE figurano i principali fornitori di ricarica, come BP Pulse, ChargePoint ed Electrify America, nonché case automobilistiche come Ford, General Motors, Tesla, Rivian, Toyota e BMW., ma si prevede che col tempo se ne aggiungeranno altri.
In definitiva, però, si tratta di un progetto guidato dall’industria, inizialmente richiesto dalle case automobilistiche e da loro finanziato, ha dichiarato Weisenberger. Finora il progetto è costato circa 1,5 milioni di dollari e i finanziamenti futuri saranno forniti dalle aziende partecipanti.
Il SAE’s Industries Technology Consortia (SAE ITC) è un’organizzazione senza scopo di lucro che opera come una piattaforma collaborativa per lo sviluppo di soluzioni tecnologiche e standard industriali. È affiliato alla Society of Automotive Engineers (SAE International), un ente leader nella creazione di standard globali per l’industria automobilistica, aerospaziale e di altri settori tecnologici. L’SAE ITC si distingue per il suo approccio collaborativo, volto a riunire aziende, organizzazioni governative e altri stakeholder per affrontare sfide comuni e accelerare l’innovazione.
Il Joint Office of Energy and Transportation invece, è un’istituzione creata dal governo degli Stati Uniti con lo scopo di favorire la transizione verso una mobilità sostenibile e di supportare lo sviluppo di un’infrastruttura energetica moderna. Questo ufficio rappresenta una collaborazione tra due enti federali chiave: il Dipartimento dell’Energia (DOE) e il Dipartimento dei Trasporti (DOT). La sua missione principale è quella di promuovere politiche e tecnologie che integrino trasporti ed energia, concentrandosi su innovazione, sostenibilità e accessibilità .
Oltre alla semplicità d’uso, il nuovo framework promette vantaggi significativi per il futuro della mobilità elettrica, come ad esempio consentirà una comunicazione sicura veicolo-rete (V2G, Vehicle-to-Grid), che permette ai veicoli di restituire energia alla rete elettrica per bilanciare i carichi di potenza. Questo non solo rende la rete più resiliente, ma potrebbe rispondere alle critiche secondo cui il sistema energetico attuale non sarebbe in grado di supportare una flotta completamente elettrica.
La possibilità di utilizzare infrastrutture di ricarica bidirezionali apre anche scenari interessanti per i proprietari di veicoli, che potrebbero essere incentivati a contribuire alla stabilità della rete in cambio di compensazioni economiche. Secondo Sarah Hipel, Chief Technology Officer ad interim presso il Joint Office of Energy and Transportation è lecito aspettarsi che la maggior parte dei produttori utilizzerà lo standard ISO esistente per i controlli di ricarica e il meccanismo PKI per proteggere la ricarica attraverso l’autorizzazione e l’autenticazione.
Il nuovo framework Plug & Charge rappresenta un passo importante per superare uno degli ostacoli principali all’adozione di massa dei veicoli elettrici. La standardizzazione e la sicurezza promesse da questo sistema non solo semplificheranno l’esperienza dell’utente, ma contribuiranno anche a costruire un ecosistema energetico più sostenibile e resiliente. Tuttavia, il successo di Plug & Charge dipenderà dalla sua adozione universale. Sarà fondamentale che tutti gli attori del settore collaborino per implementare lo standard in modo coerente, garantendo interoperabilità e concorrenza tra operatori. Solo così sarà possibile trasformare il panorama della mobilità elettrica in una realtà accessibile, conveniente e sostenibile per tutti. In definitiva, Plug & Charge non è solo un miglioramento tecnologico: è un simbolo di come l’innovazione e la collaborazione possano superare barriere apparentemente insormontabili, aprendo la strada a un futuro più verde e connesso.
Data articolo: Fri, 13 Dec 2024 10:35:01 +0000Il futuro della Volkswagen Golf potrebbe spostarsi fuori dalla Germania. In un mercato sempre più globalizzato, dove le barriere territoriali si annullano, la casa di Wolfsburg starebbe valutando una mossa storica. Fin dal debutto, il modello ha riservato grandi soddisfazioni in termini di vendite. Solida, come da tradizione tedesca, e funzionale, la vettura è diventata la punta di diamante della gamma, fungendo da traino per il marchio. Nulla dura, però, in eterno. E le attuali condizioni di mercato impongono provvedimenti.
Nelle ultime settimane, i funzionari del costruttore hanno paventato un’opera di ridimensionamento. Le difficoltà economiche emerse fanno considerare la chiusura di ben tre fabbriche. Una situazione familiare anche in Italia, dove migliaia di lavoratori dell’indotto Stellantis rischiano il posto (o hanno rischiato, come nel caso del personale di Trasnova). Desta comunque scalpore vedere la Germania, tradizionale simbolo di solidità , alle prese con una crisi di questo calibro.
Lanciata per la prima volta negli anni Settanta, la Golf, via di mezzo tra innovazione e accessibilità , ha segnato il passaggio dall’era delle berline a trazione posteriore al dominio delle compatte a trazione anteriore. Con le sue generazioni successive, è riuscita a rimanere al passo con i tempi, evolvendosi sul fronte tecnologico e migliorando l’efficienza dei motori.
La recente GTE ibrida plug-in ha rappresentato un passo importante verso un futuro elettrificato, dimostrando come il modello continui a innovare. Tuttavia, le mutate logiche concorrenziali, inevitabilmente influenzate dall’ascesa delle rivali cinesi, spingono a riflettere. Agire rapidamente diventa essenziale per non essere schiacciati.
Stando alle indiscrezioni del quotidiano Handelsblatt, l’idea sarebbe di spostare la produzione della Golf in Messico, nello stabilimento di Puebla, uno dei principali siti produttivi esteri del gruppo. La scelta, dettata da ragioni economiche, garantirebbe un risparmio significativo su manodopera ed energia.
Inoltre, concentrare le risorse sulla transizione energetica consentirebbe a Volkswagen di posizionarsi meglio nel mercato dell’elettrico. Nei prossimi anni, ben prima del 2035 – data del bando UE sui veicoli a combustibili fossili – i principali player del settore mirano a rafforzare il proprio impegno verso la sostenibilità . Anche i consumatori, infatti, guardano con crescente attenzione all’impatto ambientale del comparto automotive.
In questo contesto, avrebbe senso riconvertire lo stabilimento di Wolfsburg per produrre modelli basati sulla piattaforma elettrica MEB. L’esperienza non sarebbe nuova per Volkswagen: il trasferimento del leggendario Maggiolino in Messico è stato un precedente significativo, che potrebbe fare scuola.
Eppure, spostare la Golf – un simbolo dell’ingegneria tedesca – fuori dai confini nazionali potrebbe essere percepito come un declassamento. Né il pubblico né i sindacati accoglierebbero con entusiasmo una decisione simile, senza contare le possibili ricadute sull’immagine del marchio in termini di innovazione e sostenibilità .
Attualmente, Volkswagen è in alto mare nella ridefinizione del piano strategico. Le trattative con il sindacato IG Metall rallentano le operazioni e risposte definitive arriveranno solo nelle prossime settimane. Una cosa è certa: la strada che verrà intrapresa non determinerà solo il futuro della Golf, ma riscriverà un capitolo cruciale nella storia del gruppo di Wolfsburg e nella sua visione del domani.
Data articolo: Fri, 13 Dec 2024 08:40:40 +0000Il Codice della Strada è un qualcosa, per certi aspetti, di fluido e mutevole. Con l’avanzare della tecnologia, infatti, vengono modificati limiti e leggi varie che riguardano l’utilizzo di auto, moto e altri veicoli. Il 14 dicembre 2024 è stato già segnato in rosso da molti perché decreta una definitiva svolta grazie ai tanti cambiamenti messi in atto dal Governo. Le nuove normative riguarderanno vari settori con un inasprimento delle pene per determinate infrazioni.
C’è grande attesa però anche nel mondo delle due ruote, perché a partire da tale data, le moto e gli scooter di cilindrata 125cc (cilindrata non inferiore a 120cc o con potenza non inferiore a 6kW per gli elettrici), potranno accedere ad autostrade, tangenziali e superstrade veloci. Si tratta di una svolta epocale per il settore, che potrebbe dare anche un deciso boost alle vendite di questo segmento.
Questa novità potrebbe avere un impatto decisamente importante sull’Italia, in particolar modo per coloro i quali hanno da poco compiuto 18 anni. Se prima, infatti, l’unica via percorribile in tal senso era l’auto, ora la moto o lo scooter diventano un’alternativa possibile per fare piccoli viaggi, visto che i 125 possono essere guidati anche da coloro i quali sono in possesso di Patente B.
La moto ha un costo meno esoso della vettura e soprattutto limita il traffico e le emissioni, offrendo di fatto una rapida soluzione a tanti problemi che attanagliano le nostre strade. Andre Colombi Country Manager di Yamaha Motor Europe N.V., Filiale Italia, si è detto entusiasta di questa notizia e in particolare ha rimarcato quanto le due ruote siano “la naturale soluzione già esistente ai temi della mobilità personale, quali traffico, ingombri ed emissioni”. Infine ha concluso affermando: “Da oggi le due ruote copriranno il bisogno di mobilità per molte più persone”.
Proprio Yamaha non si è fatta trovare impreparata. Durante EICMA 2024, infatti, ha mostrato al mondo la nuova NMAX 125, che sarà disponibile da gennaio 2025. Si tratta di uno scooter che riesce a combinare la funzionalità con uno stile da urlo, offrendo così alla propria clientela un mezzo solido con cui poter affrontare anche le autostrade. L’offerta commerciale del marchio nipponico però non si ferma di certo qui. Sul piatto della gamma Urban Yamaha, infatti, ci sono anche altri modelli come il Tricity 125, Delight125, RayZR125, che vanno a soddisfare la clientela dell’Azienda giapponese sotto vari punti di vista.
La Yamaha Corporation è una delle società più antiche, basti pensare che è stata fondata ad Hamamatsu nel lontano 1887. La sua divisione motori però ha una storia decisamente più recente, che viene fatta risalire al 1° luglio 1955. Negli anni però l’azienda giapponese si è specializzata in motoveicoli, veicoli motorizzati e motori marini raggiungendo traguardi incredibili. In particolare la sua divisione a due ruote, negli ultimi 20 anni, ha beneficiato dell’aver avuto come uomo immagine il nostro Valentino Rossi, che in MotoGP, con il team nipponico, ha conquistato 4 titoli iridati. Da anni quindi la Yamaha può offrire il miglior prodotto possibile alla propria clientela ed è pronta ad affrontare anche questa nuova sfida che l’Italia gli sta offrendo.
Data articolo: Fri, 13 Dec 2024 06:00:21 +0000Toyota ha deciso di fare le cose in grande con il suo nuovo Urban Cruiser, un modello che promette di essere un SUV compatto elettrico dal look accattivante, capace di offrire spazio e la tecnologia più recente possibile. Questa vettura è nata dalla base del Concept Urban SUV e apre le porte al Marchio nipponico di un segmento di mercato che è in grandissima espansione in questo momento storico. L’impegno dei Tre ovali è quello di arrivare ad avere una gamma di ben 15 veicoli a zero emissioni entro il 2026, con 6 veicoli elettrici a batteria che useranno una piattaforma dedicata.
Insomma piani ambiziosi per il futuro di Toyota che vuole allinearsi alle politiche europee e arrivare quindi entro il 2035 a ridurre completamente le emissioni di CO2 attraverso la vendita di veicoli plug-in, full hybrid ed elettrici. La totale neutralità dal carbonio, invece, è prevista da parte di Toyota Motor Europe entro il 2040.
Il nuovo Toyota Urban Cruiser ha alcune peculiarità che lo differenziano dalla concorrenza. Ha una parte bassa del corpo vettura decisamente possente. Il suo stile è sviluppato sul team dell’Urban Tech e presenta un frontale hammerhead che è ormai diventata una tipica caratteristica del Marchio nipponico. I fari posteriori sono molto particolari e corrono lungo tutto il retrotreno andando ad abbracciare le fiancate dell’auto.
Per quanto concerne le dimensioni di questo SUV, sono leggermente superiori a quelle della Yaris Cross. Di lunghezza è 4,285 mm, larghezza 1,800 mm, altezza 1,640 mm e infine passo da 2,700 mm. Proprio questa compattezza gli permette di essere molto versatile in strada, con un angolo di sterzata di soli 5,2 metri. Anche i cerchi danno quel tocco in più all’Urban Cruiser, sono in lega da 18 o 19 pollici a seconda della versione e permettono di risparmiare peso e allo stesso tempo essere funzionali in chiave aerodinamica. Per quanto concerne la colorazione, invece, ci sono delle opzioni bicolore con tetto nero a contrasto.
Grazie al passo lungo la Toyota Urban Cruiser offre un abitacolo comodo e spazioso. I sedili posteriori sono scorrevoli e possono essere regolati tra quelli posteriori ed anteriori ad una distanza pari a quella di un SUV di segmento D. I sedili si possono ribaltare e possono essere ripiegati. Questa particolarità permette all’interno della vettura di essere molto versatile e prestarsi allo stesso tempo al carico di persone, ma anche di oggetti molto ingombranti qualora se ne avesse il bisogno.
Il quadro strumenti è basso e orizzontale che, unito alla seduta alta, permette di avere un’ottima visuale da parte del guidatore. Troviamo poi un’illuminazione ambientale che offre 12 colori così da poter avere a disposizione sempre l’atmosfera adeguata al momento grazie alla scelta della tonalità corretta. Questo SUV però non si risparmia per quanto riguarda la tecnologia. Tutte le versioni dell’Urban Cruiser, infatti, sono dotate di un pacchetto completo di sistemi di sicurezza e assistente alla guida. Questi sono stati progettati dagli ingegneri del Marchio nipponico per prevenire qualunque tipo di incidente.
Tra le varie funzioni disponibili possiamo citare un sistema di pre-collisione, il cruise control adattivo, l’avviso di uscita dalla corsia e l’assistenza al mantenimento della stessa. C’è poi un sistema di telecamere a 360 gradi così che il conducente possa sempre avere una visione completa dell’ambiente circostante. Quest’ultimo dispositivo in particolare diventa un plus per parcheggiare nei luoghi più impervi.
Nel cruscotto poi troviamo la perfetta integrazione del cockpit digitale da 10,25 pollici con il display multimediale da 10,1 pollici. Naturalmente, come tutti i sistemi moderni di infotainment è prevista l’integrazione tra l’auto e lo smartphone. Per quanto concerne, invece, il sistema multimediale è intuitivo e facile da usare, mentre il navigatore, grazie ai dati cloud, riesce a tenere conto in tempo reale delle informazioni sul traffico.
Per la gestione della vettura quotidianamente, invece, c’è la Toyota HomeCharge, una wallbox domestica, che offre una funzione di ricarica progettata appositamente per i modelli Toyota. C’è poi la pratica app MyToyota che permette di controllare lo stato di carica della batteria e individua i punti di ricarica presenti nelle vicinanze. Per il SUV in questione, a seconda degli allestimenti, è possibile avere la regolazione del sedile del guidatore elettrica, il tetto panoramico o il sistema audio premium della JBL.
Il cuore pulsante di ogni vettura però resta lui: il motore. Il Toyota Urban Cruiser sarà offerto con due pacchi batteria e le due opzioni: trazione anteriore o integrale. Entrambe le versioni usano la tecnologia al fosfato di ferro-litio, che permette di avere maggiore durata, sicurezza e prezzi ridotti. L’accelerazione si presenta in maniera omogenea in ogni frangente, non dando strappi improvvisi. La versione a trazione anteriore avrà a disposizione in forma esclusiva una batteria da 49 kWh e una potenza erogata di 106 kW/144 CV. Per questa versione c’è poi anche la possibilità di avere una batteria alternativa di 61 kWh con una potenza di 128 kW/174 CV.
Per quanto concerne invece la versione con trazione integrale, questo avrà una batteria da 61 kWh, capace di erogare 135 kW/184 CV. Le Urban Cruiser, inoltre sono tutte dotate di una pompa di calore per il sistema di climatizzazione ed un sistema di preriscaldamento manuale della batteria per rendere ottimizzate le prestazioni del SUV in caso di freddo. La nuova piattaforma BEV permette di avere più spazio all’interno dell’abitacolo, ma allo stesso tempo offre robustezza e sicurezza, con le parti ad alto voltaggio del veicolo adeguatamente protette.
Toyota, per rendere quest’auto un vero SUV, ha pensato naturalmente alla versione con trazione integrale. Grazie all’aggiunta di un motore da 48kW sull’asse posteriore si riescono ad avere prestazioni costanti su ogni tipo di terreno. Il sistema prevede anche il Downhill Assist Control e una modalità Trail, che permette di rilevare una ruota che slitta e la frena, evitando problemi e indirizzando la coppia motrice sull’altra ruota. Il modello a trazione anteriore, invece, è dotato di una modalità Snow, che tiene sotto controllo la coppia motrice, così da evitare il pattinamento delle ruote su strade innevate. Infine per quanto concerno il prezzo è ancora presto per parlarne visto che questo modello arriverà in Europa a cavallo tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026, ma è facile immaginare, guardando anche la concorrenza, che si attesti intorno ai 35.000-40.000 euro.
Data articolo: Thu, 12 Dec 2024 21:04:27 +0000Non tutti rispettano il Codice della Strada e per questo motivo, spesso, si cercano altri mezzi che possano fare da deterrente per qualche automobilista un pochino più zelante. Da sempre, uno degli strumenti più utilizzati in tal senso, è quello dell’autovelox. Questo dispositivo permette di rilevare la velocità che del veicolo che gli passa accanto e scattare una foto alla sua targa qualora questi vada ad una velocità superiore rispetto al limite consentito su quel determinato tratto di strada.
Alcuni autovelox negli anni sono finiti nell’occhio del ciclone per il numero eccessivo di multe prodotte. In maniera particolare è stato imputato ad alcuni Comuni di aver usato tali dispositivi per fare cassa, inserendoli in punti strategici dove è impossibile tenere quella determinata andatura. L’autovelox, infatti, non essendo un essere umano non ha alcuna discrezionalità . Nel momento in cui il veicolo che gli passa accanto supera anche di un solo km/h la soglia di tolleranza impostata fa subito partire la multa.
C’è chi però non ci sta ed usa le maniere forti per evitare una probabile contravvenzione. È quanto accaduto ad esempio in Svizzera, dove un uomo ha preso a martellate un autovelox che aveva avuto la “colpa” di averlo fotografato mentre superava il limite di velocità . Una storia davvero incredibile e che ha visto protagonista un 41enne italiano. L’uomo, l’8 dicembre scorso, si è accanito sul dispositivo arrecandogli gravi danni.
Il tutto si sarebbe consumato sul tratto di autostrada A2, all’altezza di Moleno, in Svizzera. Lì, infatti, si trova un radar semi stazionario, una sorta di autovelox, che avrebbe immortalato l’uomo mentre superava i limiti di velocità . Questo, a quel punto, avrebbe deciso di prenderlo a martellate per evitarsi la contravvenzione. La Polizia del Canton Ticino si è subito messo alla ricerca dell’uomo che è stato fermato a Biasca, a bordo di una vettura, nonostante avesse un divieto di transito per le strade svizzere. I danni arrecati al radar sono stati quantificati in circa 3mila euro. Questa persona ora dovrà rispondere delle accuse di grave infrazione alla legge federale sulla circolazione stradale, inattitudine alla guida, impedimento di atti dell’autorità , danneggiamento e guida senza autorizzazione.
Non è la prima volta che ci troviamo a raccontare di atti del genere. Durante l’ultimo anno, ad esempio, in Italia, ha fatto scalpore la storia di Fleximan. L’uomo, un metalmeccanico di 42 anni, si sarebbe divertito a tranciare diversi autovelox nella provincia di Rovigo. La sua storia ha ricevuto addirittura risonanza internazionale venendo riportata da diversi quotidiani molto importanti. Il tutto si è svolto tra il maggio 2023 e il gennaio 2024. A maggio del 2024 però l’uomo è stato intercettato dai Carabinieri di Rovigo. Ad incastrarlo ci ha pensato una telecamera vicina ad uno degli autovelox assaltati. Fleximan per mesi ha diviso l’opinione pubblica in Italia tra chi lo condannava e chi invece vedeva in lui quasi un simbolo di ribellione contro gli “odiati” autovelox. La verità per è che questi dispositivi sono una proprietà pubblica, quindi pagati con i soldi delle tasse pagate da tutti e danneggiarli non è proprio il massimo della vita.
Data articolo: Thu, 12 Dec 2024 19:54:09 +0000Nelle nostre strade, e in quelle degli altri Paesi europei, il numero di automobili cinesi sta aumentando sempre di più: numeri alla mano, si può parlare di un vero e proprio boom di importazioni di vetture ibride da Pechino. Come mai? La spiegazione di questo fenomeno è alquanto semplice: i dazi imposti dall’Unione Europea sulle importazioni di automobili, che sono entrati in vigore a partire dalla fine dello scorso mese di ottobre, non riguardano le automobili ibride ma solamente i modelli elettrici.
I dati della China Passenger Car Association raccontato che nei mesi che hanno preceduto l’entrata in vigore dei dazi, nel periodo che va dall’1 luglio al 30 settembre, le esportazioni di auto ibride sono addirittura triplicate rispetto allo al primo trimestre dell’anno: la percentuale di auto ibride che sono state importante in Unione Europea dalla Cine sono passate dal 9% del primo trimestre (dall’1 gennaio al 31 marzo) al 18% del terzo trimestre (dall’1 luglio al 30 settembre).
I dati delle esportazioni dalla Cina del trimestre luglio-ottobre dimostrano una netta inversione di tendenza rispetto alla prima parte dell’anno, quando il trend era ben diverso e le esportazioni di automobili ibride erano in calo.
Allo stesso tempo, i dati delle impostazioni di automobili elettriche nello stesso periodo sono calati, passando dal 62% del primo trimestre al 58% del terzo trimestre. In questo caso, proprio per via dei nuovi dazi imposti dall’Unione Europea che sono entrati in vigore a fine ottobre, secondo gli analisti a continuare sarà il trend negativo e il numero di modelli di vetture BEV che partiranno dalla Cina per arrivare all’interno dei confini della UE diminuirà sempre di più.
A favorire la crescita delle importazioni dei modelli ibridi in Europa sono i prezzi altamente concorrenziali della vetture cinesi. “Quello delle plug-in è un settore che può crescere molto, anche grazie alle proposte più economiche che possono arrivare dalle Case cinesi”, ha spiegato Yale Zhang, il direttore di Automotive Foresight. Dalla Geely Auto Group, in un’intervista rilasciata alla Reuters, hanno aggiunto: “L’introduzione di nuovi modelli ibridi elettrificati è in linea con le richieste dei clienti e con i trend di acquisto degli ultimi mesi“.
Per fare un esempio, la BYD Seal U DM-i, l’auto ibrida plug-in di maggiore successa della casa automobilistica, ha un prezzo di listino di 39.800 euro. Un prezzo certamente inferiore (e non di poco) rispetto a quello di vetture concorrenti di case automobilistiche europee, giapponesi o americane. La Wolkswagen Tiguan e-Hybrid ha un prezzo di partenza è intorno ai 49.000 euro, circa 10.000 euro in più. La Cupra Formentor invece ha un prezzo di partenza di 46.500, la Jeep Renegade costa invece 43.400 euro.
I dati che abbiamo riportato nei paragrafi precedenti sull’importazione di auto ibride dalla Cina riguardano l’Unione Europa in generale. Ma quante sono quelle che arrivano in Italia? Nel nostro Paese la quota di mercato delle vetture ibride importante da Pechino è del 3,1%, inferiore rispetto alla media europea.
Data articolo: Thu, 12 Dec 2024 19:37:53 +0000Red Bull è arrivata terza nel mondiali costruttori 2024. Dietro la McLaren e pure alle spalle della Scuderia Ferrari. Per come si era messo l’inizio del campionato pareva quasi impossibile. La scuderia di Milton Keynes, infatti, era partita ancora una volta a razzo. Il dominio schiacciante targato 2023 non era preventivato, questo sì. Ciò malgrado, nei primi round nessuno pareva in grado di batterli. E invece tutto è cambiato, di lì a poco. Senza dubbio la partenza di Newey ha scioccato la scuderia austriaca. Non se lo aspettavano. Il reparto tecnico è rimasto nelle mani di Pierre Waché, ma il francese non è stato in grado di reggere l’urto dopo l’abbandono inatteso del genio di Stratford-Upon-Avon. Qualcosa di diverso non si può dire.
Inoltre pesa il pesante caso sulla questione Horner. Una tiritera mediatica durata parecchi mesi, nei quali il solo Verstappen è riuscito ad emergere. Un carattere forte, quello dell’olandese, capace di creare una bolla, ficcarcisi dentro e lasciare all’esterno la montagna di critiche e accuse, condite dalla lotta strisciante e interna tra le due fazioni del team. La parte thailandese e quella austriaca se le sono suonate alla grande. Senza contare le altre partenze in ruoli chiave della scuderia. Non era affatto semplice gestire il tutto e non lo è stato. Sotto il profilo squisitamente tecnico, sono comunque arrivate diverse correzioni. Aggiornamenti che hanno provato a risollevare le sorti del team.
Dal Gran Premio di Miami la Red Bull non era più l’auto da battere. McLaren ha realizzato un netto salto di qualità e Ferrari si è avvicinata in maniera prepotente al rendimento dell’auto austriaca. In precedenza erano arrivate delle novità importanti che però, a conti fatti, non sono state sufficienti per garantire longevità di successo alla squadra, che in quel momento era campione del mondo in carica. A Suzuka, gara di casa considerando i propulsori “made in Sakura“, l’auto colorata blue racing presenta un nuovo fondo. Una soluzione mirata a generare un quantitativo di carico verticale superiore. Idem per gli sviluppi inerenti la geometria del diffusore, più grande nel tentativo di sommare più downforce alla vettura.
Inoltre sono arrivati dei ritocchi alle pance, ulteriore estremizzazione del concetto “shark inlet”, dove le sezioni di entrata dei flussi sono davvero ridotte. Per questo sono comparsi dei convogliatori al lato del cockpit che potessero alimentare le componenti interne della power unit. A questo si sommano diverse canalizzazioni. Una specie di “sistema di raffreddamento modulare” per gestire al meglio la PU Honda RBPTH 002 e, di riflesso, offrire la massima performance motoristica. Parliamo di aggiornamenti che dovevano funzionare ma in realtà non hanno offerto i benefici stimati sulla carta. A Silverstone arriva un aggiornamento che a livello teorico doveva sistemare le cose.
Un ulteriore fondo, modificato principalmente nell’area della vettura che avvolge la struttura anti impatto laterale (SIS). Una modifica che ha cambiato la traiettoria della massa fluida diretta verso il retrotreno della monoposto. Update che si incaricava pure di energizzare la così detta “edge-wing”, l’estrattore laterale collocato sul bordo tagliente del fondo che, a sua volta, ha visto incrementare i profili che lo compongono. Anche in questo caso i fatti non hanno rispettato affatto le aspettative. Stessa cosa per la nuova conformazione di cofano motore e pance per l’Ungheria. Quello che ha funzionato bene, invece, riguarda l’ultimo vero aggiornamento di Austin. Ennesima versione del fondo e un ritocco alla geometria del diffusore.
Per correggere il tiro, Red Bull si è vista costretta ad aggiornare pure il simulatore. Un grande lavoro di comprensione è stato svolto dal team, traviato da un campo ipotetico fuorviante che ha portato decisamente fuori strada il gruppo di lavoro. Smarrito il corretto punto di lavoro della monoposto, solo a metà dell’ultimo terzo del mondiale le cose sono incominciate a migliorare. Questo malgrado la RB20 soffrisse sempre e comunque di alcuni problemi. Una rigidità manifesta del telaio ha reso assai complicato assorbire i bump dei vari circuiti. Mentre l’avantreno dell’auto, ha spesso limitato e non poco il rendimento. Verstappen è stato strepitoso a gestire questa situazione.
Ha fornito una base costante di feedback per trovare sempre e comunque l’assetto che potesse ottimizzare l’auto e far pesare il meno possibile le carenze del mezzo. Per di più, è stato eccelso nello sfruttare appieno diversi contesti competitivi, dove le condizioni ambientali hanno limato il livello generale delle prestazioni. Dare un voto alla stagione della Red Bull è complicato, anche considerando quanto detto all’inizio dello scritto. Malgrado tutti i problemi, a livello tecnico pensiamo che la sufficienza stiracchiata sia corretta come valutazione. D’altra parte il team non si è mai arreso, ha iniziato molto forte, ed è poi riuscito a sistemare le cose verso la fine del campionato, quando era il momento di supportare Max nella lotta per il mondiale piloti. Inoltre, una grande fetta di responsabilità sui costruttori va ascritta a Perez. Con un buon lavoro del messicano il titolo poteva restare a Milton Keynes.
Ciò non toglie che la stagione 2025 resta parecchio enigmatica. Ci troviamo di fronte all’ultima annata che presenta la continuità regolamentare, prima del nuovo corpo normativo che andrà a stravolgere la categoria. Red Bull ha lavorato su telaio e sospensioni per la nuova vettura, convinta di presentarsi ai nastri di partenza del prossimo campionato ancora una volta in lizza per ambedue i titoli iridati. Resta da capire se a livello tecnico l’assenza di Newey continuerà a pesare, oppure se l’assestamento di Waché al comando, dopo una campagna agonistica assai difficile, avrà insegnato al transalpino come dirigere una scuderia così importante che, al netto dei fatti, nutre sempre il medesimo obiettivo: vincere. Questo sebbene Ferrari e McLaren ovviamente non saranno d’accordo.
Data articolo: Thu, 12 Dec 2024 17:04:54 +0000Entrano in vigore le nuove disposizioni del nuovo Codice della Strada, che mirano a rendere più severe le sanzioni per chi guida in stato di ebbrezza. Questi cambiamenti sono stati introdotti per contrastare l’aumento degli incidenti legati al consumo di alcol e per promuovere una maggiore sicurezza sulle strade italiane. C’è però una domanda che, soprattutto nel periodo della fine dell’anno, viene proposta con maggiore frequenza. Riguarda la quantità di alcol che si può consumare, in termini pratici, prima di mettersi al volante.
Il tasso alcolemico massimo consentito per i conducenti è fissato a 0,5 grammi per litro di sangue. Per i neopatentati (coloro che hanno conseguito la patente da meno di tre anni) e i conducenti professionali, il limite è ancora più severo: tasso zero. Significa che per queste categorie non è consentito il consumo di alcol prima di guidare.
In altri Paesi europei, i limiti di tasso alcolemico sono ancora più severi rispetto all’Italia. In Svezia, ad esempio, il limite è di 0,2 g/l, mentre in Norvegia e Polonia è di 0,3 g/l. L’Italia, con il limite di 0,5 g/l, si colloca nella media europea, ma le nuove sanzioni mirano a rendere il sistema italiano più dissuasivo.
Chi supera la soglia va incontro a sanzioni che vanno dalla multa e sospensione della patente fino all’arresto nei casi più gravi. Le nuove norme prevedono anche l’introduzione obbligatoria dell’alcolock, un dispositivo che impedisce l’avvio del veicolo se il conducente ha assunto alcol.
Le forze dell’ordine sono chiamate a intensificare i controlli su strada per garantire il rispetto delle nuove normative. Postazioni mobili e test etilometrici casuali sono gli strumenti per individuare i conducenti in stato di ebbrezza. Questo aumento della vigilanza punta a creare una maggiore percezione del rischio tra i cittadini.
Determinare quanti bicchieri di vino si possano bere senza superare il limite legale è complesso, perché dipende da diversi fattori personali. Tra questi ci sono il peso corporeo, il sesso, la velocità del metabolismo e la presenza o meno di cibo nello stomaco.
In linea generale, un uomo di circa 80 kg può rimanere sotto il limite legale consumando circa mezzo litro di vino (equivalente a 3-4 bicchieri da 125 ml), a condizione che abbia mangiato. Una donna di 60 kg, invece, potrebbe raggiungere il limite legale con appena 2-3 bicchieri della stessa quantità . Bere a stomaco vuoto accelera però l’assorbimento dell’alcol e aumenta rapidamente il tasso alcolemico. In questo modo diventa più facile superare i limiti consentiti.
Va da sé come queste stime sono indicative. La metabolizzazione dell’alcol varia da persona a persona, e anche un solo bicchiere di vino può comportare un rischio per chi è sensibile o pesa poco.
Non tutti gli alcolici hanno comunque lo stesso effetto sul tasso alcolemico. Un bicchiere di vino contiene in genere tra i 10 e i 12 grammi di alcol, mentre una birra da 330 ml può arrivare a 13 grammi. I superalcolici possono invece avere concentrazioni di alcol molto più elevate. Da qui l’importanza di un calcolo attento di quanto si beve prima di mettersi alla guida.
La regola è semplice: se si è consumato alcol oltre i limiti consentiti, evitare di guidare. Utilizzare un servizio di taxi, affidarsi a un amico sobrio o utilizzare mezzi pubblici sono le alternative più sicure. Le nuove regole del Codice della Strada non lasciano spazio a tolleranze o giustificazioni e collocano la sicurezza come priorità assoluta.
Le nuove regole hanno suscitato un acceso dibattito tra esperti di sicurezza stradale e associazioni dei consumatori. Se da un lato si riconosce la necessità di misure più severe, dall’altro c’è chi punta l’indice contro l’efficacia a lungo termine delle sanzioni elevate. La tesi cavalcata è presto detta: servirebbero strategie educative per affrontare il problema in modo sistemico. Le campagne di sensibilizzazione svolgono un ruolo cruciale nella riduzione degli incidenti legati all’alcol. A tal proposito, programmi come Guida senza alcol, promossi da associazioni e istituzioni, hanno contribuito ad aumentare la consapevolezza sull’importanza di guidare sobri. Le nuove norme del Codice della Strada amplificano questo messaggio con un approccio normativo più rigido.
Le modifiche al Codice della Strada introducono sanzioni severe per chi guida superando i limiti di tasso alcolemico. Per un tasso compreso tra 0,5 e 0,8 g/l, la sanzione prevede una multa che varia tra 573 e 2.170 euro, accompagnata dalla sospensione della patente da 3 a 6 mesi. Se il tasso alcolemico è compreso tra 0,8 e 1,5 g/l, si rischia l’arresto fino a 6 mesi, un’ammenda fino a 3.200 euro e la sospensione della patente fino a un anno. Per valori superiori a 1,5 g/l, le conseguenze sono ancora più gravi, con arresto fino a un anno, multe fino a 6.000 euro e sospensione della patente per un periodo che può arrivare a due anni.
In caso di recidiva o gravi violazioni, sarà obbligatoria l’installazione del dispositivo alcolock, che impedisce l’accensione del veicolo se viene rilevato un tasso alcolemico non conforme. Questo strumento è già in uso in diversi Paesi europei ed è considerato una misura per prevenire la guida in stato di ebbrezza.
Oltre agli alcolock obbligatori per i recidivi, nuove tecnologie consentono ai conducenti di monitorare il proprio tasso alcolemico in tempo reale. Dispositivi portatili o integrati nelle auto possono fornire una stima immediata e aiutano a evitare la guida in stato di ebbrezza.
Data la severità delle nuove normative e la variabilità individuale nella metabolizzazione dell’alcol, il consiglio più sicuro è evitare quanto più possibile il consumo di alcol se si deve guidare. Anche quantità apparentemente modeste possono portare al superamento del limite legale, soprattutto per chi non è abituato a bere o guida in condizioni particolari, come in stato di stanchezza o dopo aver assunto farmaci. Chi vuole concedersi un bicchiere di vino durante un pasto dovrebbe attendere il tempo necessario per permettere al corpo di metabolizzare l’alcol prima di mettersi al volante.
Con l’introduzione delle nuove norme, l’Italia punta a ridurre gli incidenti stradali legati all’alcol e ad allinearsi alle migliori pratiche europee.
Data articolo: Thu, 12 Dec 2024 16:01:07 +0000Max Verstappen è riuscito a difendersi dai tentativi di rimonta di Lando Norris, conservando lo scettro di campione del mondo nel 2024. La prima parte di stagione dove la Red Bull Racing motorizzata Honda faceva una grande differenza sulla McLaren e tutti gli altri team si è rivelata essere decisiva. Il figlio d’arte di Jos non avrà vita facile nel prossimo campionato. Oltre all’armata di Woking, campione del mondo in carica, il drink team dovrà vedersela anche con la Scuderia Ferrari, seconda in graduatoria costruttori nell’annata appena conclusa, fresca dell’ingaggio di Lewis Hamilton, il pilota di F1 con più vittorie della storia.
L’anglocaraibico porterà una ventata di novità nella squadra italiana, a partire da un diverso approccio al weekend, frutto di anni di esperienza in un team vincente. La Scuderia modenese non conquista un titolo dal lontano 2008. Nel box della Rossa c’erano Felipe Massa e Kimi Raikkonen, entrambi ritirati dal circus da diversi anni. Questo la dice già lunga sulla necessità di un veterano in grado di indirizzare gli sviluppi della monoposto. Carlos Sainz ha fatto un discreto lavoro in Ferrari, ma non è bastato per tornare sul tetto del mondo. Charles Leclerc, finalmente, avrà la spalla giusta per fronteggiare i temibili rivali di McLaren, Red Bull Racing e Mercedes.
Il 7 volte iridato, al primo anno sulla Rossa, proverà a velocizzare il processo di apprendimento della nuova vettura. Non ha preso parte ai test di fine anno ma ha scelto di accorciarsi le vacanze per mettersi subito a disposizione del team principal Frederic Vasseur. Un ottavo Mondiale al volante della Ferrari lo farebbe entrare di diritto nel cuore dei tifosi. Max Verstappen è consapevole che potrebbe fare la differenza la presenza di Lewis nell’abitacolo della erede della SF24.
Max Verstappen non si è sbilanciato sulle possibilità di vittoria del rivale, ma allo stesso tempo ha detto la sua sul cambio di team del numero 44. Intervistato dal Mirror, il campione della Red Bull Racing, parlando delle chance mondiali di Lewis, ha annunciato: “È difficile dirlo. Dipende tutto anche da quanto è competitiva la Ferrari. Penso che quando Lewis ha una buona macchina, si motiva di più in modo naturale. È così che funziona“. Il nativo di Hasselt ha poi aggiunto: “Forse è un bene per lui avere un piccolo cambio di scenario e una nuova motivazione perché non credo che la perderà mai. È solo il modo in cui viene usata“.
“Ritengo che sarà comunque una annata molto competitiva. Può succedere di tutto. Anche per noi, non si sa ancora in questo momento quanto saremo competitivi l’uno contro l’altro, ma questo la rende anche molto eccitante una volta che sai che le auto sono pronte“, ha concluso l’alfiere della Red Bull Racing. Hamilton e il classe 1997 si sono sfidati senza esclusione di colpi nel 2021, dimostrando di essere quasi alla pari. Sono stati i dettagli, nel finale di stagione ad Abu Dhabi, a decretare il trionfo dell’olandese e la disfatta del neo pilota della Ferrari.
Una nuova sfida tra i due è attesa dagli appassionati di tutto il mondo. Max avrebbe il vantaggio di conoscere a perfezione l’ambiente nel quale opera da quasi 10 anni. Lewis, invece, potrebbe essere motivato a dare il massimo per superare i riconoscimenti di Michael Schumacher proprio al volante di una Ferrari. Il futuro è una pagina bianca tutta da scrivere, ma per ora l’unica certezza è che Verstappen non si farà trovare impreparato dagli attacchi in pista del numero 44.
Data articolo: Thu, 12 Dec 2024 15:44:34 +0000Il mercato dell’auto è in crisi e questo sta avendo una ricaduta a cascata anche su altri settori strettamente collegati. Trovare una causa è sempre complicato. Sicuramente un grande impatto l’ha avuta la pandemia, i dati sono chiari, il mercato ha un grosso segno meno se confrontato con quello che accadeva prima dell’arrivo del Covid. Il lockdown ha portato inevitabilmente ad un innalzamento dei prezzi delle materie prime (in questo stanno giocando un ruolo anche le varie guerre) e anche banalmente, un certo impoverimento della clientela.
Come se non bastasse, a tutto questo si è unita la famosa transizione ecologica che è in atto nel mondo dell’auto. In particolare tutti i Costruttori si stanno muovendo per modificare completamente la propria offerta commerciale con vetture ad emissioni zero. Si sta puntando sull’elettrico, ma qualche Marchio si è già lanciato anche con l’idrogeno e altri carburanti alternativi. Questo naturalmente ha un effetto domino a dir poco devastante.
I costi di sviluppo sono esosi e portano le Case costruttrici ad alzare i prezzi delle proprie auto per rientrare delle spese effettuate, ma questo porta la clientela a frenare sull’acquisto di nuove vetture. Come se non bastasse poi c’è una certa diffidenza nel nostro Paese nei confronti delle auto elettriche che pesa e si riflette nei dati di vendita. A partire dal 2025 l’Europa impone determinati standard di emissioni tra le auto vendute dai vari Costruttori e questo potrebbe costringere le varie Aziende a vendere meno auto endotermiche mandando ancora più in crisi il settore.
A denunciare la cosa ci ha pensato il ministro Adolfo Urso, che all’assemblea dell’Anfia ha affermato: “L’UE obbliga le industrie a produrre e vendere meno auto endotermiche. Proprio per questo stanno chiudendo gli stabilimenti, mandando in cassa integrazione e licenziando gli operai. Questa è la follia del Green Deal”. Parole di fuoco che mettono al centro del dibattito pubblico nuovamente la questione delle auto ad emissioni zero, che secondo l’Europa dovranno avere il monopolio del mercato entro il 2035.
Urso non rinnega l’obiettivo di arrivare al 2035 con il 100% di auto ad emissioni zero vendute, solo che allo stesso tempo invita l’Europa a riflettere se sia il caso o meno di imporre multe a quei Costruttori che ancora producono vetture endotermiche, che al momento trovano ancora il favore del pubblico. La paura è che nel frattempo possa esserci una vera e propria ecatombe di Marchi chiusi per fallimento e operai lasciati per strada, senza alcun lavoro.
Per il prossimo 17 dicembre è previsto un tavolo al Mimit dove Urso si auspica di trovarsi per le mani un piano di Stellantis (fresca dell’addio di Tavares) capace di garantire risorse importanti per l’Italia. L’obiettivo del ministro è giungere entro il 2030 ad un milione di veicoli prodotti sul nostro territorio. Inoltre si chiede ad Elkann di andare in Parlamento per illustrare il piano presentato al Governo. Anche il partito popolare europeo sembra convergere su molte richieste fatte dall’Italia all’Europa. Inoltre c’è l’intenzione di includere anche i biocarburanti nella transizione. Insomma la situazione è in divenire e potrebbe arrivare una svolta da un momento all’altro.
Data articolo: Thu, 12 Dec 2024 15:26:05 +0000Le auto continuano a essere il mezzo di trasporto principale in Italia. Lo dicono, in maniera inconfutabile, i dati Istat, secondo cui, ogni 1.000 abitanti, è stata di 694 la media di autovetture nel 2023. Netta la differenza dalla UE, attestatasi a 571. Il fenomeno ha conosciuto una diffusione costante dal 2018, ben superiore in confronto agli altri major markets, con una crescita dell’1,3%.
La quota maggiore è nei capoluoghi metropolitani, dove per il secondo anno consecutivo si registra un incremento. Probabilmente ha influito anche la fine dell’emergenza sanitaria, e, dunque, il ritorno alla normalità . Questo perchè la ripresa è avvenuta dopo la flessione registrata tra il 2018 e il 2021.
Nella classifica nazionale “comanda†Catania con 815 autovetture ogni 1.000 abitanti. Anche Reggio Calabria e Cagliari superano la media nazionale. Poste a confronto Nord, Centro e Sud, si evidenzia una maggiore dipendenza al Mezzogiorno. Ciò dipende, in parte, dalle reti di trasporto pubblico meno sviluppate.
La copertura geografia e le inefficienze di servizio, soprattutto nelle aree rurali o dalla ridotta densità della popolazione, impedisce di ricorrere ad alternative green. Inoltre, il Meridione è caratterizzato da più piccoli centri abitati sparsi, motivo di percorsi più lunghi e meno agevoli per raggiungere servizi essenziali, quali scuole o luoghi di lavoro.
Nonostante gli ecoincentivi stanziati dal Governo, il parco circolante è perlopiù a combustibile fossile: da 0,873 nel 2022 il valore pro-capite è salito a 0,878 nel 2023. Nei comuni capoluogo si rileva una relativa stabilità (da 0,822 a 0,823). Dal 2020 in poi sono aumentate le autovetture a basse e zero emissioni, ma la diffusione procede a ritmi lenti. Le ibride costituiscono il 6,9% nei comuni capoluogo, che arrivano al 10% solo a Varese, Milano e Bologna. Le elettriche corrispondono allo 0,6% del totale; superano la soglia dell’1% a Milano, Bergamo, Brescia, Bolzano, Trento.
Un indice positivo riguarda il potenziale inquinante nei capoluoghi, sceso da 138,1 nel 2018 a 110,7. I massimali vengono calcolati al Sud (133,6), seguito da Centro (104,2) e Nord (100,9). Migliorano le stime il declino dei veicoli a benzina (-0,8 punti l’anno dal 2015) e, seppur in modo inferiore, a gasolio (-0,3 punti).
Comunque, non è tutto da buttare, poiché l’alimentazione ibrida comincia a diffondersi, soprattutto al Nord. Città come Milano e Bologna stanno guidando la transizione, con percentuali migliori delle auto a basse e zero emissioni rispetto alla media nazionale.
Fatto sta che la strada da percorrere rimane lunga: a dispetto della riduzione graduale, le macchine a benzina rappresentano ancora il 47,4% del totale. Le controparti a gasolio, per cui vi è una forte fidelizzazione, costituiscono, invece, il 35,2%. Se i principali partner UE mostrano una crescita sostenuta dell’impiego di trasporti pubblici o sostenibili, lo Stivale mantiene una transizione lenta.
Il Governo ha detto addio agli ecobonus per il 2025, ma, come spiegato a più riprese dai componenti del Consiglio dei ministri, verranno erogati dei fondi direttamente alla filiera, nella speranza che possa condurre a risultati migliori. Di sicuro, il rincaro dei prezzi di listino non gioca a favore del ceto medio-basso, il quale è spesso obbligato a tenere le stesse vetture, da qui l’età media elevata del parco circolante. Investire nella diffusione delle infrastrutture di ricarica adeguata è un nodo altrettanto cruciale.
Data articolo: Thu, 12 Dec 2024 12:33:44 +0000Essenziali per superare ostacoli naturali come montagne e fiumi, o urbanistici, i tunnel rappresentano infrastrutture fondamentali per migliorare la mobilità e ridurre i tempi di viaggio. Senza compromettere il paesaggio e l’ambiente, consentono di trasformare città e territori, portando effetti positivi sia al trasporto di merci che di persone. Sancisce un passo avanti nell’ingegneria italiana il nuovo tunnel sottomarino di Genova, un esempio di come grandi opere possano elevare la qualità della vita.
Attraverso soluzioni innovative, i responsabili del progetto promettono di far fronte ai problemi di traffico e inquinamento che affliggono il capoluogo ligure. Con dimensioni imponenti – 16 metri di diametro, 3,4 chilometri di lunghezza e una profondità di 45 metri sotto il livello del mare – l’infrastruttura sarà il più grande tunnel sottomarino d’Europa. Si tratta di un’opera strategica pensata per eliminare il traffico sulla Sopraelevata e migliorare la mobilità urbana.
In uno scenario dove il tema del traffico rimane sempre attuale, la congestione verrebbe notevolmente ridotta. Ne deriverebbe altresì un abbattimento delle emissioni nocive. Anche se non vi è, ovviamente, la pretesa di risolvere la questione della sicurezza stradale, pure su tale versante vi saranno dei benefici. Per farla breve, il tunnel sottomarino più grande d’Europa a Genova, che dovrebbe essere ultimato ad agosto 2029, risponderebbe a sfide reali, avvertite oggi come non mai.
Tutto ciò si sposerebbe con le politiche attuate dall’Unione Europea. Per contrastare l’emergenza climatica, le istituzioni comunitarie stanno applicando limiti di circolazione sempre più stringenti. Parallelamente, gli organi competenti perseguono il fine di ridurre il numero di incidenti stradali, fino ad azzerarli entro il 2050. In un sol colpo, dunque, Genova risponde a entrambe le esigenze.
Il tunnel subportuale si snoderà in due gallerie separate, ciascuna con tre corsie di marcia, incluse quelle di emergenza. Il design innovativo garantisce una separazione totale dal traffico di superficie. Il personale addetto utilizzerà macchinari di ultima generazione – sistemi di ventilazione, drenaggio e monitoraggio in tempo reale nella perforazione sottomarina – per il raggiungimento di standard d’eccellenza come sicurezza e durata.
La prima fase dei lavori, avviata il 4 marzo 2024, prevede la demolizione di edifici e la riorganizzazione delle infrastrutture stradali esistenti. All’inaugurazione del cantiere nel quartiere di San Benigno, è intervenuto anche Marco Bucci. “È un orgoglio inaugurare oggi un cantiere che cambierà il volto di Genova nel corso dei prossimi anni – ha dichiarato l’allora primo cittadino del capoluogo ligure, oggi presidente della Regione Liguria -. Il tunnel subportuale rappresenta un’opera strategica, che migliorerà la circolazione nella nostra città con maggiore sicurezza e sostenibilità anche dal punto di vista ambientale.
Una vera e propria rivoluzione per Genova, un’infrastruttura unica nel suo genere in Italia, uno dei progetti più avveniristici in questo momento in Europa, su cui abbiamo creduto fortemente fin dalla sua progettazione. Un’opera ingegneristica di altissimo livello che insieme al nuovo Waterfront, alla Diga e al Parco della Lanterna cambierà totalmente il volto di quest’area della città . Siamo pronti ad affrontare questa nuova sfida, ci attendono mesi di grande lavoro per dare vita al nuovo tunnel subportuale che proietterà Genova verso il futuroâ€.
Data articolo: Thu, 12 Dec 2024 11:21:29 +0000La transizione verso l’elettrificazione è una sfida cruciale per le case automobilistiche di lusso, e Lamborghini è pronta a raccoglierla. Il marchio del Toro, noto per le sue supercar iconiche, sta lavorando al suo primo modello completamente elettrico, ma con una scelta che lo distingue dai concorrenti: niente suoni artificiali.
La strategia è stata illustrata dal CEO Stephan Winkelman, che in un’intervista ha confermato l’impegno del brand a mantenere intatto il lato emozionale della guida, pur riducendo le emissioni di CO2. Dopo i modelli ibridi, che già rappresentano un compromesso tra prestazioni ed ecologia, la prossima grande sfida sarà garantire un’esperienza autentica anche nel mondo delle auto elettriche.
La prima Lamborghini completamente elettrica sarà la Lanzador, una GT alta da terra 2+2, presentata sotto forma di concept nell’agosto 2023. Questo modello segnerà una svolta per il marchio, che punta a entrare in un segmento diverso rispetto alle tradizionali supercar, offrendo prestazioni elevate unite a una maggiore versatilità .
Secondo Winkelman, questa scelta di segmento è cruciale per garantire che l’esperienza di guida resti unica: “I nostri ingegneri hanno un compito, che è il lato emotivo della guida, ed è molto diverso se guidi una Lambo. Questa è la sfida più grande quando si tratta di elettrificazioneâ€.
La Lanzador dovrebbe entrare in produzione tra il 2027 e il 2028, segnando un punto di partenza per la gamma elettrica del marchio. Tuttavia, il CEO ha precisato che i tempi non sono ancora definitivi: “Ci stiamo lavorando. Abbiamo un sacco di cose che vogliamo realizzare con la quarta gamma di modelli, quindi dobbiamo valutare attentamente quando e come lanciarla, perché è la nostra prima auto elettrica e deve essere un successoâ€.
Mentre molte case automobilistiche stanno introducendo suoni fake per rendere le auto elettriche più coinvolgenti, Lamborghini ha deciso di seguire un’altra strada. Winkelman ha dichiarato con fermezza: “Penso che stiamo gestendo questo aspetto piuttosto bene con i nostri ibridi: sono rassicuranti in un certo senso, perché sottolineano le prestazioni. Sono divertenti da guidare, ma allo stesso tempo riducono le emissioni di CO2â€.
La sfida sarà replicare questa sensazione nei modelli completamente elettrici, senza fare uso di effetti sonori artificiali: “Ci sono buone opportunità con il software, ma l’unica cosa che manca, e che non replicheremo mai, è il suonoâ€.
Questa decisione riflette la volontà del marchio di preservare l’autenticità delle proprie vetture. Secondo Winkelman, il software giocherà un ruolo chiave nel mantenere l’emozione della guida, ma senza sacrificare la coerenza con i valori tradizionali di Lamborghini.
Dopo la Lanzador, Lamborghini introdurrà un altro modello elettrico: la Urus. Questo SUV, già disponibile in versione termica e ibrida, sarà il secondo passo nella transizione verso una gamma completamente elettrica. Anche in questo caso, l’obiettivo sarà combinare prestazioni elevate e sostenibilità .
Sul futuro del marchio, Winkelman ha sottolineato l’importanza di valutare attentamente il contesto normativo e l’accettazione delle auto elettriche: “La decisione su quando lanciare è una combinazione delle decisioni che arriveranno nei prossimi due anni in merito alla legislazione. Dobbiamo considerare se le autorità diluiranno o meno le normative, cosa accadrà all’accettazione dei BEV nella società e così via. Ma la strategia è molto chiara. Vogliamo passare ai BEV con questo quarto modelloâ€.
Con la Lanzador e la Urus elettrica, Lamborghini dimostra di essere pronta per affrontare il futuro della mobilità , mantenendo intatti i propri valori. Il passaggio alle auto a batteria non sarà privo di sfide, ma il marchio del Toro sembra determinato a distinguersi, puntando su autenticità , innovazione e passione.
Data articolo: Thu, 12 Dec 2024 11:01:34 +0000Sulle strade di Dallas, in Texas, si è consumato un dramma lunedì 9 dicembre. A bordo di una McLaren 570S, due giovani vite sono state spazzate via, mentre una donna, al volante di una Toyota, si trova in gravi condizioni. L’episodio ha gettato la popolazione nello sgomento. Questo a maggior ragione per il luogo dell’accaduto: vicino a una scuola, dove il limite di velocità è di circa 60 km/h.
Attualmente le Forze dell’Ordine di Dallas sono impegnate a fornire dettagli sulle cause dell’incidente. Tuttavia, stando alle prime ricostruzioni, avrebbe avuto un ruolo decisivo l’eccesso di velocità a cui andava la McLaren. Se in mani inesperte o in contesti cittadini, le prestazioni superlative (da 0 a 200 km/h scatta in soli dieci secondi) possono rivelarsi letali. Schiantatasi contro un albero, la supercar ha riportato un impatto talmente violento da spezzarsi a metà .
Il dipartimento di Polizia ha già evidenziato come la vettura non fosse stata oggetto di furto. Resta ora da stabilire se i giovani deceduti fossero sotto effetto di alcool o droghe al momento del sinistro. In un comunicato riportato da NBC, il tenente Tramese Jones ha dichiarato: “Stiamo facendo tutto il possibile per ottenere risposte in tragedie similiâ€.
Intanto, la comunità locale è sconvolta, soprattutto per la vicinanza del luogo dell’incidente a una scuola. Il dettaglio ha accesso il dibattito sulla necessità di maggiori controlli, al fine di prevenire episodi del genere, specie in aree dove sono presenti pedoni e bambini.
Le immagini choc diffuse dalle autorità invitano ad adottare la massima prudenza. Nel frattempo, le condizioni di salute della donna al volante di una Toyota suscitano apprensione. Trasferita d’urgenza in ospedale, i medici faranno tutto il possibile al fine di salvarla.
Sui social tengono banco le discussioni circa l’utilizzo di auto sportive ad alte prestazioni in contesti urbani. Se da un lato rappresentano il sogno di molti appassionati, dall’altro pongono serie questioni circa la loro sicurezza lungo le strade pubbliche, a maggior ragione in aree densamente popolate.
La tragedia è un monito sull’importanza di rispettare i limiti di velocità e di adottare comportamenti responsabili al volante. Probabilmente le vittime erano ignare delle conseguenze che un simile eccesso avrebbe potuto provocare. La comunità è ora unita nel cordoglio, ma anche nella speranza di una maggiore sensibilizzazione sul rispetto delle regole.
La tragedia riporta l’attenzione anche sulle politiche adottate in diversi Paesi per regolamentare l’uso di certi bolidi. In Australia Meridionale, ad esempio, è stata introdotta all’inizio di questo mese, la cosiddetta Classe U, una patente speciale, necessario alla guida di veicoli ad altissime prestazioni.
La licenza è obbligatoria nel caso dei conducenti di veicoli con un rapporto peso/potenza pari o superiore a 276 kW (circa 375 CV) per tonnellata. Al rilascio è propedeutico un corso online focalizzato sui rischi associati alla guida di tali vetture e sull’impiego corretto dei sistemi ADAS. Anche se non prevede misure simili, l’Unione Europea ha reso obbligatorie diverse tecnologie di assistenza alla guida, tra cui il limitatore automatico di velocità .
Data articolo: Thu, 12 Dec 2024 10:18:24 +0000Ogni dichiarazione (o indiscrezione) su Tesla va accolta con cautela. Spesso i piani dell’azienda sono cambiati in corsa, come da direttive del suo leader, Elon Musk. Tuttavia, sembra proprio che il famigerato modello elettrico low-cost sia in dirittura d’arrivo. E in anticipo rispetto alle previsioni iniziali, con un nome diverso: Model Q. Così lo ha chiamato Travis Axelroad, responsabile delle relazioni con gli investitori di Tesla, durante un recente incontro con Deutsche Bank, secondo quanto riferisce Becky Peterson, giornalista del Wall Street Journal.
La vettura sarebbe in cantiere per la prima metà del 2025, e andrà ad aggredire un mercato più ampio. Di norma, la Casa realizza modelli premium, ma stavolta le condizioni potrebbero attirare anche utenti con budget limitati. La fabbricazione non richiederà investimenti in nuove strutture. Il Costruttore avrebbe intenzione di commissionare il progetto a uno degli impianti esistenti. Un modo per risparmiare, e far felici gli azionisti.
Tra le opzioni al vaglio, quella di Shanghai è una delle favorite. Qui, come ben sanno gli appassionati delle Tesla, sorge la Gigafactory più grande al mondo. Qualcuno suggerisce, però, un’alternativa: la Gigafactory di Berlino. Non è ancora chiaro quale sarà la decisione finale, e lo stesso vale riguardo al nome. Resta da vedere se Model Q, “Redwood” in codice, sarà il nome definitivo o provvisorio.
Scendendo nel dettaglio delle caratteristiche, l’economica BEV dovrebbe essere il 15% più piccola e il 30% più leggera della Model 3. Le opzioni di batteria sarebbero due, entrambe al litio ferro fosfato (LFP) da 53 e 75 kWh, con un’autonomia massima stimata fino a 500 km. La clientela avrebbe, inoltre, possibilità di scegliere sul motore, tra singolo e doppio. Una politica che, in fondo, rispecchia le solite manovre commerciali adottate dai dirigenti Tesla.
Il motivo di maggiore richiamo è il prezzo, che si attesterebbe intorno ai 30.000 dollari, riducibili a 25.000 con gli incentivi. Per un investimento profittevole, la Model Q dovrebbe raggiungere una tiratura elevata. Si mormora perfino che aumenterà del 20 o del 30% i volumi della Gigafactory dove nascerà già nel 2025. Ne sapremo, comunque, di più nei prossimi mesi. Intanto, i maestri del rendering ci aiutano a ingannare l’attesa.
Sul web circolano affascinanti ricostruzioni digitali del veicolo, ritratto con una carrozzeria da hatchback compatta. A giudicare dai lavori, i fan sperano in un esemplare pieno di personalità . Linee sportive e portiere controvento caratterizzano, infatti, diversi elaborati, che non hanno, a ogni modo, nulla di ufficiale.
In passato Musk ha menzionato l’intenzione di produrre un’auto elettrica più accessibile, sottolineando, però, come non sia una priorità immediata. La fantomatica Model 2, definita con la sua solita enfasi, “rivoluzionaria†da Musk, è rimasta un sogno nel cassetto.
L’approdo della Model Q potrebbe dipendere dall’evoluzione delle tecnologie di guida autonoma e dalle logiche di mercato. Il brand non ha ancora rilasciato delle comunicazioni, perciò vi invitiamo a prendere la notizia con le pinze. Oltretutto, anche qualora arrivassero, non è scontato che il prospettato sbarco nel primo semestre del 2025 venga rispettato. I ritardi del pick-up avveniristico Cybertruck ci siano da monito.
Data articolo: Thu, 12 Dec 2024 09:05:31 +0000L’Italia si prepara ad affrontare una giornata carica di disagi nel settore dei trasporti. Il 13 dicembre 2024, a soli dieci giorni dalle festività , è previsto uno sciopero nazionale che coinvolgerà treni, metro, bus, taxi e trasporto marittimo. L’agitazione, indetta dai sindacati di base Usb, Fi-si e Usb Lavoro Privato, esclude il settore aereo che ha già indetto un’agitazione per il 15 dicembre. Al centro della protesta, la condizione dei lavoratori del settore, specchio, secondo i sindacati, della situazione generale del mondo del lavoro in Italia. Salari stagnanti da 30 anni, turni massacranti, ampio ricorso alla precarietà e agli appalti, oltre che scarsa attenzione alla salute e alla sicurezza. Queste sono le principali motivazioni che hanno spinto i sindacati a indire lo sciopero.
La mobilitazione sindacale si inserisce in un contesto di crescente tensione tra Governo e sindacati. L’annuncio dello sciopero ha suscitato l’immediata reazione del Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che lo ha definito “inammissibile” a così poca distanza dal Natale, un periodo cruciale per gli spostamenti e l’economia del Paese. Salvini ha incontrato i rappresentanti sindacali, cercando di convincerli a ridurre lo sciopero a 4 ore, una richiesta che però è stata respinta dai sindacati. Di fronte al rifiuto, Salvini ha annunciato la precettazione, riducendo la durata dello sciopero a sole 4 ore.
La precettazione, un atto con cui il Governo può imporre la sospensione di uno sciopero per motivi di pubblica utilità , rappresenta un punto di rottura nel confronto tra l’esecutivo e i sindacati. La Usb, pur consapevole delle conseguenze della precettazione, che prevede multe salate per chi non la rispetta, ha confermato la mobilitazione di 24 ore, ribadendo il diritto allo sciopero e la legittimità della protesta.
Lo scontro si configura come un vero e proprio braccio di ferro, un nodo gordiano difficile da sciogliere. Da un lato, i sindacati rivendicano il diritto allo sciopero come strumento di lotta per migliorare le condizioni dei lavoratori che denunciano una sordità del governo alle loro richieste. Dall’altro, il governo invoca la necessità di garantire la continuità dei servizi essenziali, soprattutto in un periodo delicato come quello a ridosso del Natale, in cui lo sciopero potrebbe avere un impatto significativo sull’economia del Paese.
Nonostante la precettazione, la Usb ha invitato tutti a scioperare per l’intera giornata, scommettendo sulla solidarietà e la determinazione dei lavoratori. Sarà quindi la coscienza dei singoli lavoratori a determinare l’effettiva adesione allo sciopero e l’impatto sui trasporti.
Il 13 dicembre si preannuncia quindi una giornata cruciale, un banco di prova per il governo e per i sindacati. Intanto, Trenitalia ha pubblicato sul suo sito web informazioni sui possibili disagi, garantendo i servizi essenziali dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21. A Milano e Roma, i servizi di trasporto pubblico locale subiranno interruzioni e riduzioni durante la giornata. Si consiglia ai viaggiatori di informarsi in anticipo sulle modalità dello sciopero nelle diverse città e di prendere le misure necessarie per evitare disagi. La mobilitazione sindacale potrebbe trasformarsi in un periodo di disagi per i cittadini, con possibili ripercussioni sull’economia del Paese. Oppure, potrebbe rappresentare un momento di ribalta per i lavoratori, un’occasione per far sentire la propria voce e ottenere finalmente un riconoscimento delle proprie rivendicazioni.
Con un decreto monocratico il Tar del Lazio ha accolto la richiesta dell’Usb di sospendere l’ordinanza del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Quindi niente da fare per Salvini che aveva imposto una riduzione dello sciopero a sole 4 ore. L’Usb da parte sua aveva già annunciato che sarebbe andata dritta per la sua strada, ma questa notizia non fa altro che dare un ulteriore via libera ai lavoratori ad aderire allo sciopero. Piccata la risposta di Salvini che ha anche pubblicato la cosa sui propri canali social accollando eventuali disagi nella giornata del 13 dicembre alle decisioni del giudice del Tar.
Data articolo: Thu, 12 Dec 2024 06:30:56 +0000