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#motociclismo #news #insella.it
Il pilota Ducati fa quel che può ed esagera pure, con una entrata abbondante sul turco. Vince le gare ma perde il campionato, mentre Bautista recupera il podio iridato in finale di stagione convincente. Amaro addio per Jonathan Rea, Iannone resta nel limbo
Toprak Razgatlioglu è campione del mondo superbike per la terza volta al termine di un weekend decisamente movimentato. Bulega lo stende nella Superpole Race, ma nonostante il ritiro del turco e tre vittorie in altrettante gare, i risultati non sono sufficienti per festeggiare il titolo in casa Ducati.
Subisce il contatto con Bulega ma non perde le staffe, in gara-2 rimonta fino alla terza posizione ma si vede che gestisce con margine. La sua stagione è da incorniciare e se Dorna ha varato un regolamento che penalizza Ducati, non è certo colpa sua. D'altronde, dov'è la seconda BMW in classifica? Fuori dai dieci e mai a podio. Si merita la MotoGP. Top, voto 10
Fa tutto il possibile e anche qualcosa di più, ma non è sufficiente. Chiude il mondiale con 10 vittorie nelle gare lunghe e 4 nelle Superpole Race, tutto il resto sono secondi posti (tanti) e ritiri (incolpevoli). Ci si vede l'anno prossimo con una Panigale tutta nuova. Top, voto 8
Il finale di stagione è in crescendo, il terzo posto nel mondiale è meritato. Riesce a far firmare agli altri piloti una petizione per revocare la norma sulla zavorra: se la richiesta andasse in porto, potremmo rivedere un Bautista al massimo. Top&Flop, voto 6,5
Assente a Jerez, ma vince con 100 punti di vantaggio su Sam Lowes il titolo indipendenti. La sua stagione è positiva, il futuro con BMW tutto da scoprire. Top&Flop, voto 7
Molto bene in gara-1, raccoglie i frutti della mancanza di Toprak in Superpole Race, è un pelo spuntato in gara-2. Restano le incognite sul suo futuro, la stagione è in un chiaroscuro più scuro che chiaro. Top&Flop, voto 6-
La sfortuna ci vede e lo vede benissimo, quindi lo colpisce senza pietà nel weekend dell'addio. Una caduta e un incidente gli impediscono di prendere parte a gara-2. Non lo si può certo giudicare da quest'ultimo weekend e anzi, viene voglia di regalargli un bel voto per quanto ci ha fatto vedere dal 2009 a oggi. Top, voto 8
La stagione è da incorniciare, anche se il bergamasco manca il podio mondiale di pochissimo. Il weekend però è solido e con questa Yamaha i miracoli non possono riuscire a nessuno. Top, voto 7
Xavi Vierge (voto 7) porta in alto la Honda con due quinti e un quarto posto, che gli valgono la settima piazza in campionato. Iker invece tribola e non si capisce se sia spirito di conservazione o voglia di voltare pagina. Il risultato è un po' poco, comunque. Flop, voto 5
Rispetto al compagno di squadra è sempre uno o due passi indietro. Sam Lowes (voto 7) non sbaglia più un colpo e si assesta stabilmente intorno alla quinta-sesta posizione, lui è costantemente in lotta per stare in top10. L'apprendimento della moto è completo, ma non scocca la scintilla. Flop, voto 5,5
Il Dottor Costa ha raccontato alcuni dei momenti più importanti della sua lunga carriera. Indelebili il ricordo di Marco Simoncelli ed il “difficile†rapporto con Valentino Rossi
Fondatore della Clinica Mobile nonché “angelo custode†di tanti piloti del motomondiale, Claudio Costa - a tutti meglio noto come DottorCosta - ha raccontato i suoi 40 anni di carriera in una lunga intervista al The BSMT condotto da Gianluca Gazzoli.
Tanti i momenti da ricordare, alcuni belli altri assai dolorosi. Tra quest’ultim la tragica morte di Marco Simoncelli, scomparso a soli 24 anni durante il GP di Malesia del 2011: “La gara precedente, a Phillip Island, era arrivato secondo dietro a Stoner, che su quel tracciato era molto difficile da battere. Atterrò dunque a Sepang con la consapevolezza di poter vincere - racconta il Dottor Costa - come ho scritto nel mio libro, sulla griglia di partenza Marco aveva in testa un asciugamano al contrario. Il padre lo bruciò, considerandolo un segnale sfavorevole. Io quel giorno non c'ero, ma se fossi stato presente e avessi visto quell'asciugamano, gli avrei detto che gli dei quel giorno non lo avrebbero aiutato a vincere ma che, allo stesso tempo, avrebbe trionfato il weekend seguente a Valencia e in futuro avrebbe vinto il mondialeâ€. Ma il racconto del dottore si spinge ancora oltre, fino ai momenti più intimi e personali: “Feci qualcosa di non regolare, cioè aprii la bara per permettere alla sorella di poterlo vedere. Era giusto che lo salutasse, anche se lei si era nascosta sotto al tavolo perché non voleva. Il corpo non si era irrigidito. A un certo punto vidi un documento, era la relazione dell'autopsia. C'era scritto «no alcohol, no drugs». Mi riempì di gioia, perché significava che Marco era rimasto un ragazzo pulito fino alla fine. La tragedia è devastante, ma può generare luce. Da quella perdita è nata la forza della sorella Martina e l'amore di una comunità che oggi continua a vedere in Marco un simboloâ€.
Impossibile invece evitare il “discorso Valentinoâ€, col quale Costa aveva negli anni costruito un legame molto forte, almeno fino alla “rotturaâ€, poi sanata ma mai del tutto, occorsa nel 2010: “Aveva una lesione alla spalla, ci avevamo lavorato e lui fece un grande secondo posto a Le Mans. Poi, mentre ci stavamo preparando alla gara successiva al Mugello, qualcuno gli fece presente che esistevano dei metodi diversi dai miei. Io feci l'errore di prendermela, sono umano. Ero il Dottor Costa, vivevo in una dimensione che mi avevano insegnato gli stessi piloti, essere messo in discussione mi rese molto triste. Non sono riuscito a curarlo col mio sistemaâ€, ammette Cosata. “Il giorno dopo si ruppe la gamba, andammo in ospedale e facemmo un intervento giustissimo che gli permise di rientrare dopo poche settimane in Germania. Ma ormai non c'era più quell'unione mistica pilota-paziente che c'era sempre stata. Successivamente ci siamo visti e abbracciati, ma non ero più io il medico ufficiale di Valentino. Non mi sentivo libero di poterlo essereâ€.
Le tre vittorie di Jerez hanno un retrogusto amaro perché il titolo mondiale è sfuggito a Bulega: il distacco da Razgatlıoğlu era enorme
Nicolò Bulega ha finito la stagione alla grande, dominando in lungo e in largo il round Spagna, ma quelle di Jerez sono tre vittorie con un retrogusto amaro perché il titolo mondiale Superbike gli è sfuggito. Le speranze erano minime: il distacco da Toprak Razgatlıoğlu era enorme, ma Nicolò non si è mai dato per vinto. Il bel sogno però non si è avverato.
“Mi sento bene per il weekend, male per la stagione, perché Toprak e la BMW hanno lavorato meglio di noi, quindi hanno meritato questo titolo – ammette prima ancora di essersi levato la tuta –. Mi congratulo con loro. Io sono un po’ dispiaciuto perché saremmo potuti essere i campioni ma le corse sono le corse, e sto già guardando avanti, al prossimo annoâ€.
“Abbiamo fatto una bella stagione anche se onestamente credo che alcuni inconvenienti tecnici possano aver inciso. Ho sempre lottato fino all’ultimo giro e sono orgoglioso di ciò che abbiamo fatto con il team. Faccio i complimenti a Toprak perché chi vince ha sempre ragioneâ€.
Nicolò si è congratulato con l’avversario subito dopo la fine di Gara 2, quando si sono fermati alla prima curva.
“Gli ho detto che è stato il migliore quest’anno, la sua squadra è stata incredibile, non hanno mai fatto errori, e nemmeno lui. Quindi ha meritato questo titolo. Mi sono anche scusato per l’incidente di questa mattina perché abbiamo sempre avuto buoni rapporti in questi due anni. Lui mi ha risposto qualcosa ma non l’ho capito a causa del rombo del motore, avevo il casco in testaâ€.
Sconfitto, ma a testa alta. Il caposquadra della Ducati è stato l’unico a mettere alle corde Razgatlıoğlu.
“È stata una stagione incredibile, sono andato sul podio ogni weekend ma siamo stati fortunati a trovare Toprak incredibilmente forte, e anche la BMW ha lavorato molto bene. Quindi, lo ripeto, congratulazioni a loro. Non c’è altro da aggiungere, e adesso mi preparo per il prossimo annoâ€.
Il campione del mondo lo ha indicato come favorito per il mondiale 2026. Bulega però sta sulle generali.
“Sono impaziente per la prossima stagione: sarà interessante perché verranno nuovi piloti, molti hanno cambiato squadra. Questo mi fa molto piacere e mi dà maggiore motivazione per l’anno prossimoâ€.
La Ducati però non è rimasta a bocca asciutta: il titolo mondiale Costruttori è suo.
“Sì, sono molto orgoglioso di avere contribuito a questo risultato. Ci è mancato poco per raggiungere il bersaglio ancora più grosso ma ci riproveremo l’anno prossimoâ€.
Dopo la patente e il certificato assicurativo, anche l’attestato di rischio diventa digitale. Al di là “comodità †di avere il documento in formato elettronico, forse, potrebbe trattarsi di un primo passo verso un mercato assicurativo europeo unificato, se così fosse ci sarebbero ovvi vantaggi in termini di costi…
Il 2025 prosegue nel segno della digitalizzazione dei documenti. Dopo la patente e i certificati assicurativi, arriva ora l’attestato di rischio digitale, che potrà essere consultato e condiviso direttamente dallo smartphone. In pratica, se ci si sposta in un altro Paese europeo, sarà possibile mostrare il proprio attestato in formato elettronico, con la stessa validità del documento cartaceo.
Fino a ieri, l’attestato, che riassume la storia assicurativa dell’automobilista o del motociclista (cioè i sinistri, la classe di merito e l’andamento del premio), era disponibile solo in formato PDF scaricabile dal portale della propria compagnia. Oggi invece potrà essere integrato nel wallet digitale, accanto agli altri documenti personali, così da renderne più semplice la consultazione e il riconoscimento anche in caso di trasferimento della residenza all’estero, dove il documento avrà piena validità . Un passo in avanti che, oltre alla praticità , potrebbe forse aprire alla possibilità di creare un sistema assicurativo più trasparente e interoperabile in tutta l’Unione Europea.
Forse (o, almeno, speriamo perchè sarebbe effettivamente l’unica vera utilità del processo) la digitalizzazione dell’attestato di rischio potrebbe un giorno dar vita ad un mercato unico dove ogni cittadino può stipulare una polizza RC con qualunque compagnia operativa in un paese membro, mantenendo la propria residenza. In prospettiva, questo significherebbe maggiore libertà di scelta e prezzi più competitivi, dato che le compagnie dovranno confrontarsi su scala europea e non più solo nazionale. Un mercato più aperto e trasparente che, almeno in teoria, potrebbe ridurre i costi medi delle polizze e rendere più equo il sistema.
A proposito di digitalizzazione: Patente digitale, come funzionano i controlli
Partendo dal mitico Super Cub di Honda, è nata una “famiglia†di scooter sportivi con con ruote da 17 pollici. Modelli che dominano le strade, i mercati e persino i circuiti. L’ultima evoluzione è il sorprendente Honda Winner R, “underbone†che punta in alto…
Arrivato nel 1958 e presente oggi in ben 160 paesi (Italia compresa a partire dal 2019), il Super Cub di Honda è una vera e propria leggenda, nonchè lo scooter più venduto di sempre. Negli anni ne sono stati prodotti numerosi e differenti “versioni†ma, in Asia, si è sviluppata una vera e propria categoria tutta sua, chiamata “underboneâ€. Scooter cioè dal telaio basso - quello del del Super Cub - con caratteristica struttura a “spina dorsale†ribassata evolutisi in versioni sempre più sportive, capaci di destreggiarsi tanto in città quanto sui circuiti locali. L’ultima novità è il Winner R, l’underbone che porta lo sportivo al massimo livello. Guardiamolo più da vicino…
In Vietnam, Thailandia, Filippine e Indonesia, l’underbone è diventato il punto di riferimento per i giovani motociclisti: leggero, economico e divertente, con gare dedicate e campionati locali. I modelli evolvono rapidamente, con aggiornamenti ogni due anni circa, passando dal Winner 150 al Winner X fino al recentissimo Winner R, sempre più aggressivo e performante. Il telaio, è chiaro, resta fedele al design originale del Super Cub, ma la sportività si legge ovunque: linee affilate, livree aggressive e dettagli che ricordano le grandi sportive di Honda, CBR1000RR-R in primis.
Il Winner R non passa certo inosservato: fari LED che richiamano la Fireblade, sella con cuciture rosse, cruscotto digitale a colori con indicatore di marcia, Smart Key e porta USB. Un mix di stile e tecnologia che lo rende il vero top di gamma degli underbone. Stesso discorso per ciò che riguarda l’aspetto meccanico: il motore è un single DOHC 4 valvole raffreddato a liquido, derivato da quello della CBR150R e capace di erogare 11,5 kW (circa 15,6 CV), con cambio a 6 marce. Le sospensioni sono “da corsa†così come l’impianto frenante a dischi, quasi sovradimensionato. I cerchi, ultraleggeri, sono invece da 90/80-17 e 120/70-17. Il tutto per un peso di 124 kg. Facendo due conti, si ottengono prestazioni che non lasciano certo a desiderare, in strada come in pista.
Difficile. Per ora è disponibile in Vietnam - dove è stato lanciato ufficialmente lo scorso 13 settembre come successore del precedente Winner X - nelle Filippine, in Indonesia e in Malesia. Tuttavia, è possibile che il modello possa essere importato parallelamente in altri paesi, come è accaduto in passato con il Winner X in Giappone. Da qui all’arrivo in Italia però di strada ne passa parecchia…
A tal proposito, vi ricordiamo che dal 2025 ci sono Nuove colorazioni ed Euro 5+ per Honda Dax, Monkey e Super Cub 125
Gli pneumatici con camera d’aria e quelli tubeless non sono intercambiabili a caso: ciascuno ha la sua vocazione e i suoi pregi e difetti. I primi trovano terreno fertile nell’off‑road, i secondi dominano strade, autostrade e percorsi più veloci. La scelta, insomma, dipende da moto, stile di guida e tipo di percorso…
Premessa: gli pneumatici con camera d’aria e quelli tubeless hanno vocazioni diverse, quasi complementari. Mentre i primi trovano naturale collocazione nelle moto off-road - enduro, motocross o adventure che siano -, i tubeless sono ormai lo standard su stradali, sportive e cruiser, soprattutto perchè più sicuri ad alte velocità e, in generale, più stabili. La scelta non è quindi neutra perchè dipende dal tipo di moto, dal terreno e dallo stile di guida. Ma andiamo con ordine…
Se per decenni sono stati l’unica opzione per i motociclisti, oggi li si trovano soprattutto sulle moto da fuoristrada e su alcune moto dallo stile più classico, specialmente (ma qui è una questione principalmente estetica) se con ruote a raggi.
Nella guida off-road, quelli con camera d’aria possono fare la differenza. Innanzitutto si può abbassare la pressione per aumentare trazione e comfort sui fondi sconnessi, cosa che sui tubeless sarebbe rischiosa (il sigillo tra pneumatico e cerchio potrebbe rompersi). In più, le gomme con camera d’aria tollerano più facilmente cerchi un po’ danneggiati o imperfetti (cosa comune nella guida fuoristrada). Un altro vantaggio è che si riparano (o si sostituiscono) più facilmente rispetto a una gomma tubeless, soprattutto se ci si trova in mezzo al nulla. .
D’altro canto, gli pneumatici con camera d’aria possono esplodere in certe condizioni di calore estremo o in caso di foratura ad alta velocità . Non il massimo se ci si trova in autostrada. E poi, diciamolo: riparare una foratura con camera d’aria non è proprio una passeggiata: servono tempo, strumenti e spazio per smontare la ruota, togliere la gomma, estrarre la camera d’aria, ripararla (o sostituirla), reinserirla senza pieghe e rimontare tutto.
Arrivati negli anni Quaranta grazie a BF Goodrich ma "traslati" nel mondo motociclistico solo negli anni Settanta (cioè con l'arrivo del cerchio in lega), i tubeless sono ad oggi gli pneumatici più utilizzati e diffusi, nonchè la scelta più ovvia per le stradali. Sono più sicuri e più resistenti, ma, ovviamente, presentano anche alcuni svantaggi.
Tra i principali punti di forza dei tubeless ci sono la resistenza al calore, il minor rischio di foratura improvvisa (esclusi gli squarci o in caso di forature “importanti†perdono pressione molto più lentamente) e sono anche più stabili, specialmente se abbinati a cerchi in lega. Inoltre, possono sopportare carichi ben superiori.
Il rovescio della medaglia? Un tubeless non tollera difetti sul cerchio e se il foro è serio spesso bisogna cambiare la gomma intera. Vero, a differenza del processo di riparazione di quelli con camera d’aria sopra descritto, nel caso dei tubeless ci sono i kit di riparazione rapida, ma altrettanto vero è che quest’ultimi funzionano solo per poche decine di chilometri, giusto il tempo di arrivare a una stazione di gonfiaggio. Cosa impensabile se ci si trova in mezzo al deserto.
A proposito: La lunga storia dei tubeless: nascita, pregi e difetti delle gomme più diffuse sulle moto
Sì, è possibile mettere una camera d’aria in un tubeless e, viceversa, montare un tubeless su un cerchio per camera d’aria, anche se quest’ultima soluzione è decisamente più delicata poichè i tubeless richiedono una perfetta tenuta tra gomma e cerchio e, se ci sono imperfezioni o lo smontaggio non è fatto correttamente, il rischio di perdita d’aria o di blowout aumenta. Insomma, si può fare, ma bisogna sapere quello che si fa. Alcuni produttori però hanno progettato pneumatici che possono funzionare sia in configurazione tubed sia tubeless. Questo offre una maggiore flessibilità : si può partire con un tubeless e, se necessario, inserire la camera d’aria senza sostituire tutta la gomma. Altri pneumatici, invece, non lo consentono: forzarli può compromettere sicurezza e durata della gomma. La cosa importante è sapere che alcuni pneumatici sono progettati per entrambe le configurazioni, mentre altri no. Indispensabile quindi distinguere gli uni dagli altri.
A proposito di pneumatici: Codici velocità delle gomme: sigle e significato
Il marchio Morbidelli, acquisito e rilanciato dal gruppo cinese Keeway, propone una gamma sempre più ampia di moto e scooter. Da qualche settimana è disponibile dai concessionari anche questa T125X: una interessante crossover guidabile con patente A1 (oppure B da auto) compatta ma ben equipaggiata per qualsiasi utilizzo, con una scheda tecnica completa e offerta a un prezzo aggressivo: 3.490 euro.
La T125X monta un motore monocilindrico a quattro tempi di 124 cm³ con rafreddamento a liquido, distribuzione bialbero e cambio a sei rapporti. La potenza dichiarata è di 14,2 CV a 9.500 giri, la coppia massima di 11 Nm a 7.600 giri. ll telaio è a doppia culla in tubi di acciaio, Ia forcella è a steli rovesciati di 41 mm di diametro e dietro c'è un monoammortizzatore regolabile nel precarico. I cerchi sono a raggi di 19 pollici l'anteriore e 17 pollici il posteriore, con pneumatici leggermente tassellati.
Il display con caratteri bianchi su fondo nero offre le info più importanti ed è abbastanza ben visibile anche con tanta luce. Ai lati ci sono due prese di ricarica USB.
Ricca la dotazione offerta, specie per la categoria e per la fascia di prezzo. Nello specifico troviamo:
L'impianto frenante sfrutta poi un disco di 265 mm all'anteriore con pinza a due pistoncini, e uno di 220 mm con pinza a singolo pistoncino. Due i colori disponibili: bianco o nero.
La posizione di guida è da "adventure", con manubrio alto e ricurvo verso il busto del pilota, sella lunga e sufficientemente spaziosa. Le pedane sono posizionate però un po' troppo avanti e disturbano se si guida in piedi. Il motore è regolare nell'erogazione, ma ai bassi la spinta è limitata, si fa sentire solo superati i 6.000 giri al minuto, quindi per farlo rendere al meglio è necessario tenerlo su di giri.
La T125X è accogliente per piloti di tutte le taglie. Maneggevole su strada, se la cava anche sugli sterrati leggeri
Agli alti regimi però si sentono vibrazioni su manubrio, sella e pedane. Il cambio è preciso negli innesti, ma la leva ha un gioco eccessivo. Bene invece la frizione, il comando morbido non stanca nemmeno dopo un utilizzo intenso. In città la Morbidelli 125 è agile e anche comoda: le sospensioni dal setting morbido digeriscono efficacemente buche e pavé. Promossa anche la frenata, non particolarmente incisiva ma adeguata alle prestazioni della moto. Ben tarato poi I'ABS, mai invasivo
Sì: la piccola crossover Morbidelli è offerta ad un prezzo basso, l'estetica è riuscita, la dotazione è completa e le prestazioni sono discrete. L'usato è da valutare.
Facile e leggera, la T125X di Morbidelli è perfetta per la città ma adatta anche ad affrontare qualche breve gita fuori porta o le strade bianche. Ha una buona dotazione ed è offerta ad un prezzo interessante
Motore | monocilindrico 4 tempi |
Cilindrata (cm3) | 124 |
Raffreddamento | a liquido |
Alimentazione | a iniezione |
Cambio | a 6 rapporti |
Potenza CV (kW)/giri | 14,2(10)/9.500 |
Freno anteriore | a disco |
Freno posteriore | a disco |
Velocità massima (km/h) | n.d. |
Altezza sella (cm) | 82 |
Interasse (cm) | 134 |
Lunghezza (cm) | 205 |
Peso (kg) in o.d.m. | 148 |
Pneumatico anteriore | 90/90-19" |
Pneumatico posteriore | 110/90-17" |
Capacità serbatoio (litri) | 11,7 |
Riserva litri | n.d. |
Arrivando terzo in Gara 2 del round Spagna Superbike il turco ha conquistato il suo terzo titolo mondiale della categoria, il secondo consecutivo con la BMW
Toprak Razgatlıoğlu se l’è dovuta sudare più di quanto avrebbe pensato ma alla fine ha centrato il bersaglio: arrivando terzo in Gara 2 del round Spagna Superbike ha conquistato il suo terzo titolo mondiale della categoria, il secondo consecutivo con la BMW. Numeri alla mano sembrava dovesse essere tutto facile ma il turco è apparso più nervoso del solito e forse non aveva tutti i torti. Ma ora che la missione è compiuta si può rilassare.
"La sensazione è incredibile, questo weekend è stato un po' stressante perché non è andato tutto perfettamente, soprattutto sabato. Oggi sono arrivato in pista più rilassato, mi serviva solo un settimo posto nella Tissot Superpole Race, ma siamo caduti alla curva 5. Però sono rimasto calmo e mi sono concentrato su Gara 2 perché avevo solo bisogno di una prestazione forte lì. Alla fine, abbiamo vinto il titolo!â€.
La cosa appariva tutt’altro che scontata a inizio stagione, quando Toprak faticava a guidare la moto 2025 come avrebbe voluto. Poi però è riuscito a trovare il setting giusto e la musica è cambiata.
“All'inizio della stagione non siamo partiti forte, ma siamo migliorati ogni weekend di gara grazie al duro lavoro del mio team. Questo è il mio ultimo anno con BMW e nel paddock del WorldSBK, penso di aver fatto un bel regalo alla BMW prima di partire per la MotoGP. Sono molto felice di aver vinto questo titoloâ€.
“El Turco†adesso è uno dei quattro piloti che sono riusciti a vincere più di due titoli mondiali nella Superbike, insieme a Carla Fogarty, Troy Bayliss e Jonathan Rea.
“È molto bello battere qualche record ogni anno. Se fossi rimasto più a lungo qui nel WorldSBK, penso che avrei potuto batterne di più. Mi sarebbe piaciuto battere il record di Colin Edwards per il maggior numero di podi consecutivi, ma sto passando alla MotoGP. Però chissà ! Forse tornerò, mi piace questo paddockâ€.
“Sapevo che in Gara 2 avrei dovuto guidare con calma fin dall'inizio. Sono partito dalla decima posizione con molti concorrenti davanti a me, ma gli altri piloti rispettavano la lotta per il campionato. Ho spinto lentamente per non guidare troppo aggressivo e commettere errori. Se avessi finito la Superpole Race avrei vinto il titolo già in quel momento, così invece in Gara 2 ho dovuto preoccuparmi di finire la garaâ€.
L’incidente non ha incrinato i rapporti con Bulega.
“Abbiamo lottato molto con Nicolò soprattutto nelle ultime nove gare. A volte vincevo io, altre volte vinceva lui, ma alternandoci sempre tra la prima e la seconda posizione. Abbiamo lottato molto bene. È migliorato molto, è un pilota davvero veloce. Penso che l'anno prossimo si annoierà perché credo che solo in alcune gare dovrà lottare. L'anno prossimo, sembra che sarà lui il campione del mondo".
L’ incidente ha rinviato l’assegnazione del titolo all’ultima gara ma i due protagonisti hanno mostrato un ammirevole fair play minimizzando l’accaduto
Il contatto tra Nicolò Bulega e Toprak Razgatlıoğlu ha provocato la caduta del turco al primo giro della Superpole Race nel round Spagna Superbike. Un incidente che ha rinviato l’assegnazione del titolo all’ultima gara. Il pilota della BMW aveva superato quello della Ducati portandosi in testa, ma alla curva 5 ha tenuto una traiettoria più larga, “Bulegas†è stato più stretto tentando di passarlo all’interno e lo ha toccato mandandolo a terra. I commissari sportivi lo hanno penalizzato con un long lap ma è riuscito ugualmente a vincere la gara, mentre il turco si è dovuto ritirare.
Sono avvenimenti che facilmente sollevano polemiche e malumori, invece i due protagonisti hanno mostrato un ammirevole fair play minimizzando l’accaduto.
L’italiano non ha negato le sue responsabilità e si è scusato: "Mi facevo sempre sotto a Toprak a centro curva perché è il mio stile di guida. Il suo si basa sulla frenata brusca, e in quella fase non riesco a sorpassarlo. Il mio punto forte è la velocità in curva, quindi cerco sempre di sorpassare in quel modo. L'ho fatto ieri nello stesso momento, nella stessa curva, e l'ho fatto anche oggi. Purtroppo Toprak è caduto. Abbiamo sempre fatto belle gare, guidando molto aggressivi, e siamo sempre stati al limite. Non è facile quando si viaggia a queste velocità con moto di grossa cilindrata. Mi dispiace, ma stavo solo cercando di sorpassarlo e di tenere il mio ritmo".
Il turco ha risposto da gran signore: "Questa è una gara. Ognuno fa del suo meglio. Alla curva 5 ero sulla mia traiettoria abituale. Credo che lui non stesse guardando, mi ha colpito e sono caduto. Dopo, sono rimasto calmo perché sapevo che si trattava di una gara. Anche lui guida in modo aggressivo, ma non ho bisogno di dire nulla. Sono rimasto concentrato sul mio lavoro, cercando di vincere il titolo e di mantenere la calma".
Nicolò Bulega ha vinto Gara 2, alle sue spalle c’è il compagno di squadra Alvaro Bautista, ma in terza posizione c’è Toprak Razgatlıoğlu: il turco conquista così il titolo iridato
Non poteva finire che così: Nicolò Bulega ha vinto Gara 2 del round Spagna e alle sue spalle si è piazzato il compagno di squadra Alvaro Bautista, ma Toprak Razgatlıoğlu ha tagliato il traguardo in terza posizione ed è stato sufficiente per vincere il mondiale Superbike 2025, il secondo in due anni con la BMW, il suo terzo in assoluto. Il turco aveva 22 punti di vantaggio all’ultima gara, solo un fulmine a ciel sereno avrebbe potuto cambiare la situazione, e non è arrivato. Onore al merito, passerà alla MotoGP con in tasca il titolo iridato e se lo è meritato ampiamente, in moltissimi round lui e la BMW hanno dominato.
Quanto a Bulega e alla Ducati, sono stati grandi nella loro resistenza, hanno lottato fino all’ultimo, e se hanno perso, lo hanno fatto a testa alta. Sono stati gli unici a sbarrare la strada al turco, i dominatori di questo ultimo round della stagione. Ma non è bastato. Si consolano comunque con la conquista del titolo Costruttori.
La gara in sé non ha avuto storia, Nicolò è rimasto in testa dal secondo all’ultimo giro senza che nessuno fosse in grado di mettergli i bastoni fra le ruote, ha vinto a mani basse realizzando anche il nuovo record sul giro in gara. Il suo compagno di squadra Alvaro Bautista questa volta è stato all’altezza della situazione, è partito al comando e poi, una volta superato dal caposquadra, è rimasto stabilmente secondo fino al traguardo, con una gara priva di sbavature. L’ultima in sella alla Ducati ufficiale, visto che l’anno prossimo cambierà squadra. Lo spagnolo si è anche assicurato il terzo posto in campionato, e senza troppa fatica visto che a seguito di un incidente allenandosi in palestra Danilo Petrucci in Spagna non potuto correre.
Dopo essere caduto in Superpole Race per un contatto con Bulega, Razgatlıoğlu questa volta non ha cercato guai ma certo non si può dire che abbia disputato una gara rinunciataria: partiva dalla terza fila ed ha recuperato posizioni salendo dal decimo al terzo posto, e lì si è fermato. Con il Mondiale in tasca non avrebbe avuto senso rischiare ancora per andare a prendere Bautista, o addirittura l’imprendibile Bulega.
Quarta posizione in gara e in campionato per Andrea Locatelli, autore di una gara grintosa che lo ha portato a un bel confronto con Xavi Vierge ed Alex Lowes, passati nell’ordine sul traguardo. Il pilota di Selvino sperava di riuscire a contendere la terza posizione della classifica generale a Bautista ma su questo tracciato non c’è stato verso. Andrea Iannone ha superato un periodo difficilissimo e negli ultimi tre round è ritornato ad essere un uomo da posizioni importanti, questa volta ha concluso settimo battendo Tarran Mackenzie che in Spagna ha conosciuto il suo miglior weekend della stagione. Nono posto per Iker Lecuona davanti ad Axel Bassani e Remy Gardner. Chiudono l’elenco dei piloti andati punti Ryan Vickers, Michael van der Mark, Yari Montella e Bahattin Sofuoglu. Conclusione amara infine per Jonathan Rea, costretto a fare da spettatore dell’ultima gara della sua carriera in Superbike: la commissione medica lo ha fermato a seguito delle contusioni riportate nella caduta in Superpole Race.
1. Nicolò Bulega (Aruba.it Racing - Ducati)
2. Alvaro Bautista (Aruba.it Racing - Ducati) +1.793
3. Toprak Razgatlioglu (ROKiT BMW Motorrad WorldSBK Team) +6.339
4. Andrea Locatelli (Pata Maxus Yamaha) +8.833
5. Xavi Vierge (Honda HRC) +8.931
6. Alex Lowes (bimota by Kawasaki Racing Team) +9.326
Giro veloce: Nicolò Bulega (Aruba.it Racing - Ducati) 1’38.693
1. Toprak Razgatlioglu (ROKiT BMW Motorrad WorldSBK Team) 616 points
2. Nicolo Bulega (Aruba.it Racing - Ducati) 603
3. Alvaro Bautista (Aruba.it Racing – Ducati) 337
4. Andrea Locatelli (Pata Maxus Yamaha) 310
5. Danilo Petrucci (Barni Spark Racing Team) 284
6. Alex Lowes (Bimota by Kawasaki Racing Team) 218
7. Xavi Vierge (Honda HRC) 185
8. Sam Lowes (ELF Marc VDS Racing Team) 184
9. Andrea Iannone (Team Pata Go Eleven) 166
10. Axel Bassani (Bimota by Kawasaki Racing Team) 140