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#motociclismo #news #insella.it
La Casa di Varese ha presentato una versione specialissima della Superveloce 1000 che verrà prodotta in sole 83 unità , tante quante le primavere del Campionissimo
MV Agusta celebra il suo 80º anniversario in questo anno 2025 e lo fa con un tributo a Giacomo Agostini, la leggenda del motociclismo che al marchio lombardo ha legato i suoi maggiori successi. La Casa di Varese ha presentato una versione specialissima della Superveloce 1000 che non a caso è denominata Superveloce 1000 Ago e verrà prodotta in sole 83 unità , tante quante le primavere del Campionissimo. L’uomo più vincente di sempre con i suoi 15 titoli mondiali, 123 successi in gare iridate, 18 titoli di campione italiano e 10 vittorie al Tourist Trophy. Ogni esemplare sarà firmato personalmente da Agostini e sulla testa di sterzo avrà una placca in vero oro con il numero progressivo.
Tiratura limitatissima e soluzioni raffintissime
Esclusiva anche nei dettagli: la chiave di contatto è racchiusa in due blocchi di alluminio anodizzato rosso, dentro uno di essi una moneta in ottone realizzata impiegando uno dei trofei originali vinti da Ago nella sua carriera, da lui stesso donato a MV Agusta.
Tutta la carrozzeria della Superveloce 1000 Ago è in fibra di carbonio, verniciata in Fire Red Matt e Magnum Silver Matt, una livrea ispirata a quella usata a suo tempo in corsa dal 15 volte iridato. Sui fianchi c’è il numero 1 in campo giallo, e lo stesso giallo viene ripreso sulla corona del faro lavorata al CNC. Ci sono splendide ruote a raggi in perfetto stile vintage, sul serbatoio una cinghia in pelle riporta una placca dorata con la scritta “15 titoli mondialiâ€, mentre sulla sella in alcantara è ricamato il nome â€Agostini†con le strisce a freccia della sua tuta da corsa.
Una moto esclusiva anche per i dettagli
Non solo la moto ma anche l’abbigliamento: gli 83 che acquisteranno la Superveloce 1000 Ago, e solo loro, potranno richiedere gratuitamente una tuta su misura Dainese Custom Works Demone GP 3X in pelle di canguro, dotato di airbag, piastre in titanio su spalle e ginocchia, e schiena elasticizzata; insieme ad essa un casco esclusivo AGV Pista GP RR omologato FIM, lo stesso impiegato in MotoGP, in una colorazione esclusiva per i clienti Superveloce 1000 Ago ispirata al tricolore di Agostini. Articoli, questi, che non saranno disponibili per l’acquisto separato.
La base naturalmente resta quella della Superveloce 1000 standard, spinta da un motore quattro cilindri in linea per il quale vengono dichiarati 208 CV (153 kW) a 13.000 giri/minuto, con una coppia di 116,5 Nm a 11.000 giri/minuto. La distribuzione è a 16 valvole radiali in titanio, sono in titanio forgiato pure le bielle e le camme hanno il rivestimento DLC. All’alimentazione provvede un sistema ad otto iniettori con corpo farfallato di 50 mm Ø.
L’elettronica e prevede tutti i dispositivi di assistenza alla guida: controllo di trazione disinseribile con otto livelli di intervento, controllo dell’impennata, Launch Control e quattro riding mode, tre preimpostati (Rain, Sport, Race) e uno personalizzabile che permette di impostare sensibilità dell’acceleratore, coppia, freno motore, la risposta del motore, il limitatore e le impostazioni delle sospensioni elettroniche. Il cambio elettronico MV EAS 4.0 è bidirezionale. L’ABS è a due livelli di intervento: in modalità Sport agisce su entrambe le ruote con funzione cornering e limitazione del sollevamento della ruota posteriore, mentre in modalità Race è meno invasivo all’anteriore e viene disattivato al posteriore, e viene disattivata pure la funzione cornering.
La moto è dotata di modulo GPS integrato che permette anche la navigazione curva per curva sul cruscotto TFT a colori da 5,5â€. Fa parte del pacchetto “Superveloce Ago†l’antifurto satellitare.
Il grande Ago, 83 primavere e 15 titoli mondiali, nessuno come lui
La ciclistica ruota intorno a un telaio a traliccio in tubi di acciaio e piastre di alluminio nelle quali è infulcrato il perno del forcellone monobraccio, esso pure in lega di alluminio. Sospensioni di alto livello: sono le Öhlins elettroniche, all’anteriore una forcella a steli rovesciati di 43 mm Ø con trattamento superficiale TiN regolabili tutte le funzioni e capaci di 120 mm di escursione; dietro, un ammortizzatore regolabile elettronicamente in tutte le funzioni che consente a sua volta 120 mm di corsa ruota. È Öhlins a regolazione elettronica anche l’ammortizzatore di sterzo, che può venire settato anche manualmente. La frenata è tutta Brembo: davanti due dischi di 320 mm Ø con pinze radiali stylema e pompa radiale, dietro un disco di 220 mm Ø con pinza a due pistoncini. Sui cerchi a raggi in alluminio sono montati pneumatici 120/70 - ZR 17 M/C (58 W) anteriore e 200/55 - ZR 17 M/C (78 W) posteriore.
Per questo modello esclusivo MV Agusta offre una garanzia di ben cinque anni.
Presentato su Kickstarter, Kamingo è un sistema pensato per trasformare (quasi) ogni bici in una e-bike. Praticamente un ritorno al Garelli Mosquito in chiave elettrica
Si chiama Kamingo ed è un piccolo sistema elettrico che consente di trasformare rapidamente una bicicletta tradizionale in una eBike. Un dispositivo compatto e dal montaggio immediato, pensato per chi utilizza la bici ogni giorno e cerca una spinta in più senza dover cambiare mezzo (e spendere un sacco di soldi). Vediamo come funziona
Il kit si aggancia al tubo verticale del telaio, in prossimità della ruota posteriore, e include motore, batteria, controller wireless e sistema di recupero energetico per un totale di soli 2,3 kg. È compatibile con la maggior parte delle biciclette in commercio, incluse quelle MTB e gravel. L’installazione iniziale richiede circa tre minuti, il tempo necessario per fissare il cablaggio tra motore e batteria. In seguito, il sistema può essere rimosso in una decina di secondi, sia per ricaricare la batteria sia per evitare furti durante la sosta. Una leva consente di alzare o abbassare il rullo che trasmette il moto alla ruota posteriore. Quando non è necessario, il sistema può essere sollevato senza smontare nulla.
La batteria da 266 Wh, a forma di borraccia, si fissa in uno dei classici portaborraccia del telaio e offre fino a 90 km di autonomia. La ricarica avviene tramite porta USB Type-C. Il propulsore da 750 watt è limitato, come da normativa, a una velocità massima di 25 km/h, ed è gestito da un piccolo controller da manubrio che consente di scegliere tra tre modalità : standard, eco e assistenza alla spinta a mano.
Presentato su Kickstarter, Kamingo ha riscosso subito un buon successo, raggiungendo rapidamente l’obiettivo iniziale e superando quota 360.000 euro raccolti. Il sistema è disponibile in preordine a 308 euro, con un 41% di sconto rispetto al prezzo di listino. Le prime consegne sono previste per dicembre. Non si tratta però di un'idea molto originale, già dopo il secondo Dopoguerra in Italia i motori ausiliari in grado di motorizzare le comuni biciclette spopolarono per alcuni anni. Fu il Garelli Mosquito a monopolizzare le vendite. A quanto pare le buone idee non muoiono mai...
Ecco gli orari TV completi del weekend del 20‑22 giugno; Marquez guida il mondiale, Bagnaia cerca il riscatto (e una rinascita) davanti al pubblico di casa. Qualifiche e gare saranno in chiaro su TV8
Il Gran Premio d’Italia 2025 di MotoGP si svolgerà al Mugello dal 20 al 22 giugno. Marc Marquez, attuale leader della classifica iridata con 233 punti, precede il fratello Alex di 32 lunghezze, mentre Pecco Bagnaia è terzo a quota 140. Il trionfo di Marquez ad Aragon ha rafforzato la sua posizione, per lo spagnolo tutto sembra filare liscio e facile, persino la vicinanza, a volte pericolosa, del fratello non pare turbare la "tranquilla crudeltà " con cui sta cannibalizzando il campionato. Il terzo posto di Bagnaia ad Aragon, invece, se vogliamo certificarlo come un segnale di rinascita, dovrà quantomeno essere confermato in casa. Il Mugello rappresenta una tappa chiave per il campionato e un appuntamento particolarmente sentito per i piloti italiani: oltre a Bagnaia, saranno in pista Franco Morbidelli, Fabio Di Giannantonio, Marco Bezzecchi, Enea Bastianini e Lorenzo Savadori. Ancora assente Luca Marini, in fase di recupero dopo il grave infortunio riportato nei test a Suzuka; il suo posto in Honda sarà preso da Takaaki Nakagami.
Sky Sport MotoGP trasmetterà in diretta tutte le sessioni del weekend, mentre TV8 garantirà la copertura in chiaro di qualifiche, gare sprint e gare domenicali. Di seguito il programma completo.
Venerdì 20 giugno
9:00-9:35 Moto3 Prove Libere 1
9:50-10:30 Moto2 Prove Libere 1
10:45-11:30 MotoGP Prove Libere 1
13:15-13:50 Moto3 Prove
14:05-14:45 Moto2 Prove
15:00-16:00 MotoGP Prove
Sabato 21 giugno
8:40-9:10 Moto3 Prove Libere 2
9:25-9:55 Moto2 Prove Libere 2
10:10-10:40 MotoGP Prove Libere 2
10:50-11:30 MotoGP Qualifiche (Q1-Q2)
12:50-13:30 Moto3 Qualifiche (Q1-Q2)
13:45-14:25 Moto2 Qualifiche (Q1-Q2)
15:00 MotoGP Sprint – 11 giri
Domenica 22 giugno
9:40-9:50 MotoGP Warm Up
11:00 Moto3 Gara – 17 giri
12:15 Moto2 Gara – 19 giri
14:00 MotoGP Gara – 23 giri
Sabato 21 giugno
10:50-11:30 MotoGP Qualifiche (Q1-Q2)
12:50-13:30 Moto3 Qualifiche (Q1-Q2)
13:45-14:25 Moto2 Qualifiche (Q1-Q2)
15:00 MotoGP Sprint – 11 giri
Domenica 22 giugno
11:00 Moto3 Gara – 17 giri
12:15 Moto2 Gara – 19 giri
14:00 MotoGP Gara – 23 giri
Nel 2015 i responsabili del dizionario Zingarelli si rivolsero al Dottore per avere la definizione di velocità . Ecco il suo "verbo"
La mitica R 80 ritorna al futuro in una nuova veste: si chiama R12 G/S, ha cerchio anteriore da 21" e tutto quello che serve per affrontare l'off-road in serenità . Vi raccontiamo come va dopo averla strapazzata in lungo e in largo
Il bollo moto va pagato rispettando le scadenze indicate dalle regioni. Se si hanno dubbi, si può controllare lo stato del pagamento grazie al servizio ACI o sul sito della regione. Ecco come si fa
Il pagamento del bollo auto deve essere effettuato entro l’ultimo giorno del mese successivo a quello di immatricolazione. Ad esempio, per un bollo con scadenza a settembre 2025, il termine utile sarà il 31 ottobre 2025. Altro discorso per le moto, che pagano a mesi fissi, in genere febbraio e settembre, tranne Lombardia e Piemonte, dove il pagamento viene determinato in base al mese di immatricolazione della moto, con scadenze sempre 12 mesi dopo e pagamento entro il mese successivo. Chiaramente, rispettare le scadenze è fondamentale per non incorrere in more e sanzioni. Nella nostra guida approfondita sui bolli trovate tutti i dettagli su come, dove, quanto e dove pagare. Facciamo un breve ripasso…
Tra le tante scadenza a cui far fronte, è possibile dimenticarsi qualcosa. Talvolta sorge il dubbio: l’ho pagato il bollo moto quest’anno?! Nessuna paura, ci sono tanti sistemi per verificare lo stato del pagamento.
Ogni regione però definisce in autonomia le modalità con le quali è possibile verificare il pagamento del bollo, in alcuni casi non è possibile avvalersi del servizio messo a disposizione dall’ACI. Ecco le procedure da seguire per le regioni escluse dal servizio:
Se il pagamento non viene effettuato entro i termini previsti, è possibile regolarizzare la posizione attraverso il cosiddetto “ravvedimento operosoâ€. Le sanzioni variano in base ai giorni di ritardo:
Il bollo si prescrive dopo tre anni dalla scadenza, a condizione che non siano state inviate comunicazioni ufficiali da parte della Regione o dell’ente competente. Il termine decorre dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello della scadenza e termina il 31 dicembre del terzo anno. Ad esempio, per un bollo con scadenza a maggio 2025, la prescrizione avverrà il 31 dicembre 2028.
Non illudetevi: nella maggior parte dei casi, l’impiegato dietro allo sportello non saprà rispondere alle vostre domande, né tantomeno si adopererà per aiutarvi a dirimere la questione. Il più delle volte vi rimbalzerà in un altro ufficio o, per farla semplice, vi dirà che non c’è nulla da fare se non… pagare. In prima fila quando si parla di burocrazia, il nostro paese è tra gli ultimi quando si tratta di aiutare il contribuente a fare chiarezza nella giungla di carte e provvedimenti. Molto meglio rivolgersi a delegazioni ACI oppure alle agenzie automobilistiche autorizzate. Per chi vuole tentare il pubblico (che Dio l’aiuti), ecco i contatti regione per regione:
Abruzzo t. 0862 363765/66/67 mail: ufficio.tributi@regione.abruzzo.it
Basilicata t. 800 653493 mail: infobollo@basilicata.aci.it
Calabria t. 0961.853626 - mail: info.tributi@regione.calabria.it
Campania t. 800.708933 - mail: infobollo@campania.aci.it
Emilia Romagna t. 051.7459770
mail: serviziotributi@regione.emilia-romagna.it
Friuli Venezia Giulia t. 800.098788
Lazio t. 800 909120 - mail: infobollo@lazio.aci.it
Liguria mail: tasseautomobilistiche@liguria.aci.it
Lombardia t. 02.23327892 - mail: infobollo@lombardia.aci.it
Marche t. 071.9981177 mail: servizio.risorsefinanziarie@regione.marche.it
Molise t. 0874.1919559 - mail: municipia.regionemolise@eng.it
Piemonte t. 800 333444 mail: comunicazionibollo@regione.piemonte.it
Provincia di Bolzano t. 0471.426020 - mail: infobollo@bolzano.aci.it
Provincia di Trento t. 0461.016950
mail: bolloauto@trentinoriscossionispa.it
Puglia t. 080.220605 - mail: direzione.territoriale.ac.bari@aci.it
Sardegna mail: dr.sardegna.sf@agenziaentrate.it
Sicilia t. 091.7999010
Toscana mail: tasseauto@toscana.it
Umbria t. 075.6306070 - mail infobollo@umbria.aci.it
Valle d’Aosta t. 0165 43705 - t. 800 999535 (ACI) mail bolloauto.vda@aci.it
Veneto t. 840 848484 - mail: serv.tributiregionali@regione.veneto.it
Quando non si ha accesso all'acqua corrente e alla classica canna da giardino, è comunque possibile mantenere pulita la propria moto con pochi accorgimenti e un uso minimo di acqua
Anche se la pulizia della moto è un'attività che molti motociclisti affrontano in maniera diversa, a seconda della propria sensibilità , ci sono elementi che devono obbligatoriamente restare in ordine.
Non fate come loro: la moto si può lavare anche senza sprecare acqua
In caso di sporco lieve – come polvere, insetti o residui organici – è sufficiente utilizzare un panno in microfibra ben inumidito con acqua. Posizionandolo sull’area interessata e lasciandolo agire, lo sporco si ammorbidisce e può essere rimosso senza graffiare le superfici.
Lo spruzzatore d'acqua a pressione è un classico accessorio da giardino che però è utilissimo anche per la pulizia delle moto, costa tra i 20 e i 30 euro
Se la moto è particolarmente sporca – ad esempio dopo l’inverno – e non si ha accesso alla solita canna dell'acqua, si possono ottenere buoni risultati anche con questi strumenti "alternativi".
L’impianto frenante è uno dei sistemi più importanti su una moto. Vi spieghiamo come è fatto e come tenerlo sempre in perfetta efficienza
Quando si dice che i freni sono la parte più importante della moto forse si esagera, ma se gli pneumatici sono il nostro punto di contatto con l'asfalto, i freni sono uno dei principali strumenti per governarli. Vanno perciò sempre controllati e tenuti in perfette in condizioni, tanto all’anteriore, quanto al posteriore, con una particolare attenzione ai dischi.
I freni installati in una moto sono nella maggior parte dei casi di tipo idraulico: la forza frenante di questi componenti è dovuta alla pressione esercitata dal fluido frenante attraverso un circuito. Il fluido, contenuto in un apposito serbatoio alloggiato generalmente sul manubrio, viene posto sotto pressione attraverso l’attivazione della leva del freno. Tirare la leva ha l'effetto di pompare il liquido nei tubi fino alle pinze, prima attraverso una tubazione e poi per un cilindretto. Una volta raggiunte le pinze, il liquido dei freni eserciterà una pressione sulle stesse; a loro volta le pinze muoveranno le pastiglie che faranno attrito sui dischi.
È utile ricordare in modo sintetico le caratteristiche più importanti dei tipi di dischi. In generale si fa una distinzione di fondo tra dischi fissi e dischi flottanti.
Sono così chiamati in quanto forgiati in un unico pezzo, mentre nei flottanti solo la parte interna è fissa e quella esterna è mobile. I dischi della moto, solitamente costruiti in acciaio inossidabile, si presentano dotati di fori o aperture di forma diversa, che servono a dissipare il calore, e facilitare la dispersione dell’acqua.
Tornando alle caratteristiche generali, i dischi fissi hanno il vantaggio di essere più economici, ed essendo forgiati in un unico pezzo, sono più facili da pulire (sempre e solo con appositi prodotti). Lo svantaggio risiede nel peso, superiore rispetto a quello dei dischi flottanti.
Sono costituiti da due parti di materiale differente (acciaio in contatto con le pastiglie, alluminio internamente), che sono tenute insieme da degli appositi rivetti. Il vantaggio dei dischi flottanti risiede in un peso minore e in una maggiore efficacia durante l'azione frenante, legata anche alla elevata capacità di dissipare il calore. Data la maggiore complessità costruttiva, questi dischi sono più cari di quelli fissi.
I dischi poi possono cambiare forma, ci sono quelli a “margherita†che hanno un disegno meno rotondo e dal profilo più irregolare, come se appunto l'insieme fosse costituto da “petaliâ€. Una soluzione che può migliorare il raffreddamento e sulle moto da off road permette di avere dischi più puliti perché il fango si “attacca†con meno facilità .
Se ne sente parlare solo in MotoGP, l'unica categoria del motociclismo sportivo che utilizza dischi in questo materiale raffinato e costosissimo. Sulle moto da strada non viene utilizzato.
Dal punto di vista della dinamica del veicolo, il disco in carbonio offre un potere frenante di gran lunga superiore all'acciaio, ma una minore progressività nella risposta. Per questo motivo, ma soprattutto per la necessità di tenere il carbonio lontano dall'acqua per il corretto funzionamento dei freni, nelle gare bagnate si tende ancora ad utilizzare dischi in acciaio (alle volte però vengono montate cover che coprono il disco in carbonio).
Il diametro dei dischi in carbonio varia da 320mm a 355mm: sono misure importanti per frenare moto che subiscono decelerazioni anche di 1,5g.
La sostituzione dei dischi freno della moto va valutata in linea di massima una volta raggiunti i 30.000-35.000 km di percorrenza. La durata di questi componenti dipende comunque molto dalla tipologia delle strade percorse e dallo stile di guida. Uno stile aggressivo a lungo andare influirà non solo sul consumo delle pastiglie, ma dei dischi stessi.
La sostituzione può avvenire con prodotti originali o after market, va effettuata in officina e si raccomanda ovviamente di informarsi attentamente sui modelli compatibili con il proprio motociclo, prima di procedere all’acquisto. Informazioni a riguardo possono trovarsi sul libretto della moto o anche facendo una ricerca su internet.
A “mordere†i dischi freno ci sono le pinze, che si dividono sostanzialmente in due famiglie. Flottanti o fisse.
Le pinze flottanti sono le più economiche e hanno i pistoncini (le parti della pinze che vengono a contatto con il disco) solo su un lato.
Le pinze fisse presentano pistoncini su entrambi i lati è possono essere composte da due parti avvitate su di loro oppure essere realizzate in un’unica fusione (le pinze monoblocco). Il vantaggio rispetto alla flottante è comunque una maggiore rigidezza e quindi più efficacia, ma il costo di produzione è maggiore. Le pinze fisse poi possono essere fissate in maniera differente e si parla così di pinze assiali o radiali.
Le pinze assiali hanno i bulloni disposti assialmente rispetto al disco freno, viceversa la pinza radiale avrà gli elementi di ancoraggio disposti radialmente rispetto al disco. Il vantaggio delle pinze radiali è una maggiore della potenza frenante ma soprattutto la sensibilità e la leggerezza rispetto a quelle assiali.
Vale la pena ricordare che le pastiglie dei freni sono da cambiare ben più spesso rispetto ai dischi e che il loro corretto consumo prolunga la vita dei dischi stessi. Bisogna evitare assolutamente di finire le pastiglie se non si vuole rigare i dischi e compromettere definitivamente il loro stato.
Il controllo si fa senza smontare nulla: basta osservarle (con l’aiuto di una pila) dall’apposita finestrella posta sulla pinza. Le pastiglie hanno un indicatore di consumo: le scanalature praticate sul materiale d’attrito, che debbono essere sempre ben evidenti. Se non sono più visibili, è giunto il momento di sostituirle... e sarà meglio farlo al più presto!
La parte delle pastiglie a contatto con i dischi freno si chiama “materiale d’attritoâ€, che è, in sostanza, un miscuglio (una “mescola più correttamente) di diversi elementi. A seconda degli elementi utilizzati dal produttore si dividono in due famiglie:
Composte da polveri metalliche, lubrificanti e abrasivi. Le polveri sono sottoposte a pressioni e temperate elevate, così da formare un blocco unico senza bisogno di particolari leganti. Si possono utilizzare solo su impianti realizzati apposta per pastiglie sinterizzate
La base principale sono resine leganti, metalli, lubrificanti e abrasivi, sono chiamate anche carbon-ceramiche. Si possono utilizzare su tutti tipi di impianti frenanti (compresi quelli per sinterizzate).
I materiali che determinano la capacità di “mordere†i dischi sono le polveri metalliche (nelle sinterizzate) o le resine leganti più eventuali metalli (nelle organiche). I lubrificanti invece servono a mantenere uniforme l’attrito (cioè la capacità di mordere), mentre gli “abrasivi†servono per tenere pulito il disco freno.
Pochi lo sanno ma anche le pastiglie hanno bisogno di un rodaggio, anzi di due.
Meccanico: occorre che le pastiglie “imparino†ad aderire al meglio ai dischi quando si azionano i freni, infatti con l’uso i dischi si riempiono di solchi piccolissimi e visto che all’inizio le pastiglie sono perfettamente lisce non riescono ad aderire finché non riescono a “copiare†i microsolchi dei dischi. Operazione che riesce bene solo se all’inizio si frena con delicatezza.
Termico: anche le pastiglie devono essere “cucinate†per bene, vanno scaldate “a fuoco lento†facendo delle frenate leggere da 60/70 km/h fino a 30 km/h, lasciando poi trascorrere alcuni secondi per farle raffreddare.
Un rodaggio completo si ottiene dopo circa 150/200 chilometri, tutto dipende comunque dal tipo di pastiglie: quelle organiche hanno bisogno di un rodaggio più lungo rispetto alle sinterizzate. La “colpa†è dovuta alle resine che le compongono: se il rodaggio è fatto male queste possono essere richiamate sulla superficie della pastiglia depositandosi su di essa (si parla di vetrificazione) e creando una patina che ridurrebbe molto l’effetto frenante.
A “spingere†le pastiglie contro i dischi è il liquido dei freni spinto a sua volta dalla pompa del freno. Il liquido nell’impianto deve sempre essere al giusto livello: in genere sulla pompa (è uno “scatolotto†sistemato sul manubrio) c’è un oblò che permette facilmente di controllarlo, se scende vuole dire che c’è una perdita nell’impianto. Anche il liquido dei freni va cambiato, come l’olio del motore. Almeno ogni due anni, ma se la moto è rimasta ferma a lungo (più o meno un anno), conviene cambiarlo prima.
Altro elemento che permette alle pastiglie di rendere al meglio, sono i tubi dell’impianto frenante, quelli economici possono dare dei problemi nelle frenate più decise, perché si possono deformare non trasmettendo così tutta la forza frenante della pompa alle pastiglie. Per evitare questo inconveniente, bisogna montare tubi in treccia metallica che sono quasi del tutto indeformabili e non costano nemmeno troppo cari: in media siamo sotto i 100 euro.
Se l’efficacIa dell’impianto frenante non è più delle migliori allora bisogna provvedere a una spurgo. L’ideale è farlo in due e attenzione che il liquido dei freni è altamente corrosivo: indossate guanti in gomma e coprite con stracci la zona attorno al serbatoio del liquidi dei freni. Quindi cercate la valvola di spurgo sulle pinze freno, poi apritela con una chiave e infilatevi un tubicino in gomma.
Smontate il coperchio del serbatoio del liquido freno in maniera da vedere il liquido. Aggiungetene per arrivare al livello massimo, ricoprite con la membrana e tirate il comando del freno.
Tenendo la leva tirata allentate il dado che chiude la valvola di spurgo: vedrete uscire liquido dal circuito, di colore scuro quando il flusso si arresta, chiudete la valvola di spurgo e “mollate†la leva del freno, rabboccate il liquido nella vaschetta, tirate di nuovo la leva e riaprite la valvola di spurgo.
Ripetete il procedimento finché il liquido che esce dalla valvolina è del tutto pulito e privo di bollicine d’aria. Lo spurgo è “servitoâ€.
In vigore dal 12 giugno, il decreto autovelox fissa finalmente alcune regole per quanto riguarda l’istallazione ed il posizionamento deo sistemi di controllo della velocitÃ
Voluto dal ministero delle Infrastrutture nel maggio 2024, il decreto autovelox è entrato in vigore il 12 giugno 2025. Rimane il “caos†venutosi a creare con la questione approvazione/omologazione (per il quale si attendono ancora risposte), ma perlomeno vengono ora fissate le distanze minime tra i dispositivi e alcune regole da rispettare nel loro utilizzo. Vediamole.
Gli autovelox potranno essere posizionati soltanto in presenza di condizioni ben precise: il tratto di strada in questione dovrà aver registrato un numero significativo di incidenti nei cinque anni precedenti, oppure dovrà risultare che la velocità media dei veicoli supera stabilmente i limiti previsti dal codice. Un’ulteriore motivazione valida riguarda l’impossibilità , debitamente documentata, di procedere con la contestazione immediata delle violazioni.
Il decreto chiarisce anche la distanza minima da rispettare tra il cartello che avvisa della presenza del dispositivo ed il dispositivo stesso, distinguendo tra strade ad alto scorrimento e centri abitati. Nel dettaglio:
- Nei centri abitati e sulle strade ad alto scorrimento, il cartello che indica il limite di velocità dev’essere collocato ad almeno 200 metri dall’autovelox; la distanza si riduce a 75 metri sulle altre tipologie di strada. Inoltre, due dispositivi di rilevamento della velocità non possono trovarsi a meno di 500 metri l’uno dall’altro, distanza che sale a 1 chilometro nei casi di viabilità a scorrimento veloce.
- Al di fuori delle aree urbane valgono regole ancora più rigide: l’autovelox deve essere sempre ben visibile e preceduto da un segnale di limite di velocità posizionato ad almeno 1 chilometro di distanza. Tra due postazioni diverse dovrà esserci almeno un intervallo di 3 chilometri sulle strade extraurbane principali, che si riduce a 1 chilometro su quelle locali. In autostrada, la distanza minima tra due rilevatori sale a 4 chilometri.
Fatto salvo quanto detto sopra, col nuovo decreto i Comuni non potranno più decidere autonomamente l’installazione dei dispositivi. Al contrario, sarà necessario un accordo con le altre amministrazioni locali competenti, a partire dalle Prefetture. La gestione concreta degli autovelox, infine, dovrà restare in capo esclusivamente alle forze di polizia, senza alcuna possibilità di affidamento a soggetti o società esterne.
L'ultima versione della GS con motore raffreddato ad aria/olio è tuttora un’ottima moto. Veloce, stabile e comoda, ma la sella è alta. La frenata è dosabile solo se c’è l’ABS. Quotazioni alte