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#tuttelenews #key4biz.it
Oggi in primo piano l’accordo sulle terre rare tra Ucraina e USA.
Kyiv è pronta a firmare un accordo strategico con gli Stati Uniti sullo sfruttamento delle terre rare e altre risorse energetiche. Attesa la firma nelle prossime ore.
Sicurezza e lavoro, la Premier Giorgia Meloni annuncia nuovi fondi: 650 milioni aggiuntivi, che portano a oltre 1,2 miliardi le risorse complessive. La risposta dell’ex ministro Cesare Damiano: “Il Governo modifichi il disegno di legge sull’AI per includere incentivi alle imprese che investono in tecnologie per la tutela dei lavoratori”.Â
AI, gli effetti sulla sicurezza sul lavoro. I pro e i contro nel documento a firma del Professor Tiziano Treu, Ordinario di Diritto del Lavoro, già Ministro del Lavoro e dei Trasporti e Presidente CNEL.
Leggi tutte le notizie della nostra dailyletter
The post Terre rare, imminente accordo Ucraina-USA appeared first on Key4biz.
L’Ucraina ci riprova. Adesso, a distanza di più di un mese dal primo avvicinamento con il Tycoon, è pronta a firmare un accordo strategico con gli Stati Uniti sullo sfruttamento delle terre rare e delle risorse energetiche, un’intesa che potrebbe vedere la luce già nelle prossime ore. A confermarlo è una fonte governativa di Kyiv, interpellata da Reuters, secondo cui la vicepremier e ministra dell’economia ucraina, Yulia Svyrydenko, definirà gli ultimi dettagli tecnici nelle prossime ore a Washington.
L’obiettivo dell’incontro è finalizzare un partenariato economico senza precedenti tra i due Paesi. Non un’intesa, ma un vero e proprio accordo, più solido ed equo rispetto alle versioni precendenti. Si direbbe che il disgelo avvenuto con il “faccia a faccia†di San Pietro tra i due leader mondiali, in occasione dei funerali di Papa Francesco, stia finalmente dando i suoi frutti.
Tra le ipotesi al vaglio, anche l’inclusione degli aiuti statunitensi futuri come parte del contributo al fondo comune per lo sviluppo delle attività estrattive.
Secondo gli analisti, l’accordo non ha solo una valenza economica, ma anche una forte componente geopolitica. Sebbene Volodymyr Zelenskyi abbia ribadito che la futura cooperazione sarà “vantaggiosa per entrambe le parti“, trattandosi di un partenariato di lungo periodo, finalizzato allo sviluppo congiunto di uno dei settori chiave per la transizione energetica globale, il patto rappresenta per l’Ucraina soprattutto un argine politico e industriale.
Come già spiegato in precedenza, la componente logistica, legata alla difficile estrazione dei minerali critici in questione (pur non richiedendo grandi investimenti), riduce la rilevanza strategica del piano da un punto di vista strettamente energetico. Tuttavia l’accordo, in caso di un cessate il fuoco non risolutivo, potrebbe frenare eventuali nuove offensive russe.
Inoltre, sullo sfondo c’è la partita geopolitica più ampia con la Cina. Un accordo Washington-Kyiv servirebbe a contenere l’influenza di Pechino su Mosca, stabilendo nuovi equilibri nel mercato globale delle materie critiche.
Con l’accordo ormai alle battute finali, il fronte diplomatico ucraino sembra dunque puntare a trasformare una crisi bellica in un’opportunità strategica.
The post Accordo Ucraina-USA sui minerali critici. Firma imminente appeared first on Key4biz.
Sicurezza sul lavoro, investimenti, prevenzione. Alla vigilia del Primo Maggio, la premier Giorgia Meloni e l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano intervengono sul tema con due messaggi distinti ma complementari: più risorse, più controlli, ma anche più innovazione.
“Abbiamo reperito insieme all’Inail altri 650 milioni di euro”, ha annunciato Meloni in un videomessaggio pubblicato sui canali social, “che si aggiungono ai 600 milioni già disponibili per cofinanziare gli investimenti delle imprese. Superiamo così 1,2 miliardi per rendere i luoghi di lavoro più sicuri”.
Nel suo intervento, la presidente del Consiglio ha rivendicato le misure già adottate dal governo – dalla patente a crediti per la sicurezza, all’assunzione di nuovi ispettori – e ha promesso maggiore attenzione al settore agricolo, più formazione, e il rafforzamento dell’assicurazione Inail per studenti e docenti. L’8 maggio è previsto un incontro con le parti sociali a Palazzo Chigi.
In occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, l’ex ministro e Presidente dell’Associazione Lavoro&Welfare, chiede al governo di fare un passo avanti: “In Italia si continua a morire sul lavoro. È il momento di usare anche le tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale per proteggere l’integrità psicofisica dei lavoratori”.
Damiano invita l’esecutivo a modificare il disegno di legge sull’AI, attualmente in discussione alla Camera, per destinare parte del miliardo previsto non solo a cybersicurezza, telecomunicazioni e 5G, ma anche alla prevenzione degli infortuni. “Senza un investimento esplicito in questa direzione – avverte – si resta nel campo delle parole. E i morti continuano ad aumentare”.una: fermare l’emergenza sicurezza con strumenti efficaci, risorse adeguate e il coraggio di innovare.
The post Meloni: “650 milioni per la sicurezza su lavoro”. Cesare Damiano al Governo: ‘Usare anche l’AI’ appeared first on Key4biz.
La sicurezza sul lavoro subisce un impatto misto dall’avvento dell’intelligenza artficiale. Da un lato, l’impatto è certamente posotivio in termini di sicurezza fisica: basti pensare al ruolo degli esoscheletri o dei visori nell’espletamento di attività a rischio. Dall’altro, l’impatto dell’AI può essere viceversa negativo in termini di lavori intellettuali, visto il rischio concreto di spersonalizzazione e di isolamento.
Questo uno degli argomenti affrontati nel documento ‘Intelligenza Artificiale (IA): integrazione o sostituzione del lavoro umano?’ del Professor Tiziano Treu, Ordinario di Diritto del Lavoro, già Ministro del Lavoro e dei Trasporti e Presidente CNEL.
Scarica qui il documento in PDF ‘IA: integrazione o sostituzione del lavoro umano?’
Lo spartiacque tecnologico dell’intelligenza artificiale generativa è sotto gli occhi di tutti. La data che ha segnato un passaggio epocale, il passaggio da un prima a un dopo, è il 20 novembre 2022, quando fu lanciato sul mercato ChatGPT.
Da lì è cambiato tutto il percorso di transizione digitale, con conseguenze che si riflettono su tutta l’economia e tutte le professioni.
L’analisi articolata prende in considerazione gli effetti dell’IA sull’occupazione; l’impatto sulle competenze; la gestione dei rapporti di lavoro; la qualità del lavoro; la salute e la sicurezza.
Scarica qui il documento in PDF ‘IA: integrazione o sostituzione del lavoro umano?’
The post Intelligenza Artificiale (IA): pro e contro per la sicurezza sul lavoro. Intervento del Prof. Tiziano Treu appeared first on Key4biz.
Non si sblocca il dossier Italia 1 Giga con i fondi del PNRR. Secondo il Sole24Ore, presso il Dipartimento per la trasformazione digitale si è svolto un nuovo confronto tra Open Fiber e FiberCop sullo stato di avanzamento dei progetti nelle aree grigie finanziate dal PNRR. Ma non emergono novità di rilievo.
I lavori vanno a rilento e gli obiettivi di copertura a giugno 2026, termine ultimo del Piano Italia 1 Giga con i fondi del PNRR, non saranno raggiunti.
Per il momento, i due player sono ben lungi dal trattare possibili integrazioni. Spetterà anche al Governo tentare di sbloccare la situazione, come già rivendicato dal ministro Adolfo Urso venerdì scorso al tavolo di confronto Tlc per quanto riguarda Open Fiber.
FiberCop ha ribadito la richiesta di subentro in due lotti gestiti da Open Fiber, ma la proposta è stata nuovamente respinta e questa volta da tutti gli attori istituzionali coinvolti.
Open Fiber ha aperto soltanto a subentri selettivi e vincolati a precise condizioni operative e limitatamente a pochi comuni circoscritti. Tra l’altro, c’è da fare con la carenza di mano d’opera e lo spostamento degli operai è difficile. Tanto più che Open Fiber deve chiudere i cantieri del Piano Bul entro il 2025.
Contestualmente, è stata ribadita la richiesta di riduzione del perimetro (circa 600mila civici) e sono state avanzate ipotesi di estensione dei termini o integrazione delle risorse del PNRR.
In sintesi, la situazione è ancora fluida.
Il clima tra i due operatori è teso. Lo scontro si estende non soltanto alle aree grigie, ma anche alle aree bianche, dove Open Fiber è l’unico aggiudicatario del Piano Bul.
Al momento, un’intesa fra i due competitor non sembra attuale. Intesa che se arrivasse entro la fine del 2026 consentirebbe a Tim di incamerare un earn out fino a un massimo di 2,5 miliardi di euro da parte di KKR. Il governo italiano ha mostrato interesse a questa integrazione per possibili risparmi sugli investimenti nella fibra ottica, ha detto in precedenza Alberto Signori, partner di KKR.
KKR sta valutando se le condizioni per procedere con l’integrazione sono favorevoli.
Per quanto riguarda Tim, l’ingresso di Poste ha ridato linfa all’operatore guidato da Pietro Labriola, che tuttavia guarda con grande interesse all’incasso dell’earn out potenziale dall’operazione di merger fra Open Fiber e Fibercop. Il mercato del mobile resta molto sfidante e la concorrenza agguerrita anche da parte di Fastweb + Vodafone pesa certamente sulle prospettive di Tim. Senza dimenticare la pluralità sui territori rappresentata dai piccoli provider territoriali.
The post Open Fiber e FiberCop, nuovo faccia a faccia sulle aree grigie ma ancora fumata nera appeared first on Key4biz.
Mentre l’Unione europea si appresta il prossimo 2 maggio ad adottare il nuovo Codice di Buone Pratiche per l’Intelligenza Artificiale di uso generale (GPAI, acronimo inglese per “Code of Practice on General Purpose AIâ€), un’inchiesta congiunta di Corporate Europe Observatory (CEO) e LobbyControl getta un’ombra inquietante sul processo di stesura: il ruolo dominante delle grandi aziende tecnologiche statunitensi.
Meta, Google, Microsoft e altri attori chiave dell’AI globale avrebbero esercitato un’influenza tale da indebolire in modo significativo il testo finale, minando gli sforzi regolatori europei e riducendo drasticamente le garanzie per i diritti fondamentali, la privacy e la proprietà intellettuale.
Il Codice nasce come strumento di attuazione dell’AI Act, la prima legge al mondo che cerca di regolamentare l’intelligenza artificiale con un approccio basato sul rischio. Per i modelli “general purpose†– come ChatGPT – l’AI Act ha rinunciato a obblighi vincolanti, demandando proprio al Codice l’onere di definire regole operative volontarie.
Un compromesso già fragile, che ora rischia di diventare un cavallo di Troia.
Un portavoce della Commissione europea ha confermato all’inizio di questa settimana di aver ricevuto una lettera dalla Missione del governo statunitense presso Bruxelles che si opponeva al Codice, si legge su euronews.com.
L’amministrazione americana guidata dal Presidente Donald Trump ha criticato le norme digitali dell’Unione, sottolineando che “soffocano l’innovazioneâ€.
Lunedì la Commissione non si è pronunciata sul rispetto della scadenza fissata per il 2 maggio. Tuttavia, sia le linee guida sull’AI a scopo generale che il Codice di condotta definitivo sulla GPAI dovrebbero essere pubblicati a maggio o giugno 2025, come affermato in una consultazione pubblica sulle linee guida GPAI pubblicata di recente.
In un’e-mail alle parti interessate, visionata sempre da Euronews, l’ufficio per l’intelligenza artificiale della Commissione ha affermato che si prevede che il testo finale venga pubblicato “prima di agosto 2025“, quando entreranno in vigore le norme sugli strumenti di intelligenza artificiale per i consumatori.
Tornando all’inchiesta, si documenta come, nonostante la partecipazione formale di centinaia di attori (dalla società civile all’accademia, passando per PMI e editori), i veri protagonisti del processo siano stati i fornitori di modelli AI.
Quindici aziende statunitensi – tra cui Meta, Google, Microsoft, Apple, Amazon, OpenAI, Anthropic – hanno avuto accesso privilegiato a workshop riservati, incontrando direttamente i responsabili della redazione del testo.
La società civile, invece, è stata relegata a sessioni plenarie, con possibilità minime di intervento e dinamiche che, secondo diverse testimonianze, hanno di fatto escluso un confronto paritario.
Un termine che emerge dal rapporto è “partecipazione Potëmkinâ€: la società civile è stata tecnicamente inclusa, ma senza reali strumenti per incidere. Dinah van der Geest di Article 19 ha denunciato come le domande dei partecipanti fossero filtrate, senza possibilità di interagire in tempo reale.
I workshop specifici per la società civile? Solo uno, alla fine del processo, quando ormai il testo era quasi definitivo.
A peggiorare il quadro, il Codice è stato redatto con il supporto di un consorzio di consulenti, nel documento si leggono diversi nomi di società , tra cui Wavestone e CEPS, legati a doppio filo con le Big Tech.
Da premi ricevuti da Microsoft, a collaborazioni con Google e AWS, fino al fatto che CEPS conta tra i suoi membri tutti i grandi nomi dell’industria americana, il conflitto d’interesse è più che un sospetto.
Il rapporto mette in luce due aspetti cruciali in cui Big Tech ha ottenuto ampie concessioni:
La scelta di Bruxelles sembra ormai virare apertamente verso la deregolamentazione. Sotto la guida della Commissione von der Leyen – che ha promesso meno burocrazia per “rilanciare la competitività europea†– l’equilibrio tra tutela dei diritti e spinta all’innovazione si è spezzato.
Emblematico il discorso tenuto all’AI Action Summit: “Vogliamo che l’Europa sia un continente leader nell’AI. Questo significa abbracciare una vita in cui l’intelligenza artificiale è ovunqueâ€, ha dichiarato la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, affiancata – non casualmente – dal CEO di Google, Sundar Pichai.
Il rischio è che, per cercare il compromesso con chi detiene la tecnologia e i capitali, l’Europa rinunci al proprio ruolo di guida etica e normativa. L’obiettivo di “regolamentare l’AI nel rispetto dei diritti fondamentali†sembra scivolare in secondo piano rispetto alla volontà di “non creare oneri aggiuntivi†per chi quelle regole dovrebbe rispettarle.
Il Codice di buone pratiche rappresenta un banco di prova decisivo. Se l’Ue cederà ancora alle pressioni di Big Tech, il messaggio sarà chiaro: anche nel cuore dell’Europa, chi ha il potere economico può scrivere le regole del gioco. E chi dovrebbe difendere l’interesse pubblico rischia di restare senza voce.
The post AI, come le Big Tech indeboliscono il codice di buone pratiche europeo. L’inchiesta appeared first on Key4biz.
Botta e risposta sui dazi fra la Casa Bianca e Amazon. La società di Jeff Bezos si è vista costretta a smentire la notizia secondo cui avrebbe pianificato di divulgare il costo dei dazi imposti dal presidente Donald Trump scorporato e aggiunto ai suoi prodotti. La Casa Bianca aveva criticato aspramente la notizia, visto che in quel modo Bezos si toglieva dalle spalle il peso dei sovrapprezzi imposti da Trump, provocando anche una pesante flessione in borsa del titolo del 2,2%.
Non è il primo screzio fra i due.
Martedì Amazon ha dichiarato di non aver mai preso in considerazione l’idea di pubblicare i dazi sul suo sito principale di vendita al dettaglio Amazon.com e di non aver implementato nulla su alcun sito aziendale. “Il team che gestisce il nostro negozio Amazon Haul a bassissimo costo ha preso in considerazione l’idea di elencare i costi di importazione su alcuni prodotti”, ha dichiarato un portavoce dell’azienda.
Amazon Haul è il mercatino low cost di Amazon, dove sono- in vetrina tutti i prodotti che costano meno di 20 dollari.
La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato di aver discusso del rapporto del Punchbowl News con Trump, il cui messaggio al riguardo è stato: “Questo è un atto ostile e politico da parte di Amazon”.
“Perché Amazon non l’ha fatto quando l’amministrazione Biden ha portato l’inflazione al livello più alto degli ultimi 40 anni? Questo è un altro motivo per cui gli americani dovrebbero comprare prodotti americani”.
Trump ha imposto uno tsunami di dazi sui partner commerciali statunitensi, inclusa la Cina, che ha visto i costi tariffari aumentare del 145% da quando Trump è entrato in carica.
Leavitt ha affermato che la mossa di Amazon non è stata una sorpresa, dato che un rapporto di Reuters del 2021 riportava che l’azienda tecnologica aveva stretto una partnership con un “braccio di propaganda cinese”. “Quindi, questo è un altro motivo per cui gli americani dovrebbero comprare prodotti americani”, ha affermato, sottolineando gli sforzi dell’amministrazione Trump per rafforzare le catene di approvvigionamento critiche e incrementare la produzione nazionale.
Insomma, la luna di miele con le Big tech Usa sembra al capolinea per Trump.
Jeff Bezos, che è anche proprietario del Washington Post, ha incontrato Trump dopo le elezioni e ne ha elogiato la spinta a favore della deregolamentazione e della riduzione delle tasse.
Amazon è stata tra le tante aziende a donare denaro all’insediamento del presidente e a Bezos è stato riservato un posto d’onore all’evento.
Ma i due uomini hanno avuto un rapporto teso in passato.
Trump ha ripetutamente criticato Amazon e il Washington Post durante il suo primo mandato, mentre Bezos nel 2016 ha accusato Trump di usare una retorica che “erode la nostra democrazia ai margini” e una volta ha scherzato sull’idea di lanciarlo nello spazio a bordo di un razzo.
Nel 2019, Amazon ha intentato una causa contro il Pentagono, sostenendo che le era stato negato un contratto da 10 miliardi di dollari a causa della decisione di Trump di “perseguire i propri fini personali e politici” per danneggiare Bezos, “il suo presunto nemico politico”.
The post Amazon, scontro con Trump: ‘Nessun piano di divulgare il costo dei dazi Usa sul nostro sito web’ appeared first on Key4biz.
Meta introduce una nuova applicazione standalone per AI con l’obiettivo dichiarato di competere con ChatGPT, sfruttando la sinergia tra intelligenza artificiale e social network.
L’app, che sostituisce tecnicamente quella già esistente per gli occhiali smart Meta Ray-Ban, integra funzioni avanzate come la generazione vocale e testuale, la creazione di immagini e l’accesso ai risultati in tempo reale dal web.
L’elemento distintivo è il feed Discover, un flusso di contenuti AI condivisi da altri utenti – amici compresi – su base volontaria, che consente interazioni quali commenti, condivisioni e remix.
Questo approccio mira a rendere trasparente l’uso dell’AI, mostrando esempi reali e stimolando la creatività dell’utente. Il voice mode, disponibile in beta opt-in, si fonda su un modello AI in full-duplex, capace di conversazioni naturali e reattive, con turni di parola sovrapposti e dinamici.
Attualmente attivo negli Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda, il servizio sfrutta i dati dei profili Instagram e Facebook per personalizzare le risposte, promettendo un’interazione più aderente al comportamento dell’utente. Inoltre, come ChatGPT, l’assistente può memorizzare informazioni personali su richiesta. L’app è alimentata da una versione ottimizzata del modello Llama 4, sviluppato da Meta.
Parallelamente, l’azienda continua a puntare sulla fusione tra software e hardware, come dimostrato dall’integrazione con gli occhiali smart e l’imminente rilascio di una nuova versione con display integrato.
L’espansione della piattaforma riflette la strategia di Meta di portare l’AI oltre l’assistente virtuale, posizionandola al centro dell’esperienza digitale quotidiana.
Per maggiori informazioni, clicca per l’articolo originale.
La compagnia di intelligenza artificiale xAI di Elon Musk è finita al centro di aspre polemiche a Memphis, Tennessee, per presunte gravi emissioni inquinanti provenienti dal suo nuovo supercomputer, ‘Colossus’. Attivisti ambientali e residenti di quartieri storicamente afroamericani denunciano che l’impianto, operativo dall’estate scorsa, è ora una delle principali fonti di inquinamento atmosferico della contea.
In preparazione a un’audizione pubblica imminente, volantini anonimi minimizzano i rischi ambientali, mentre gruppi ambientalisti rivelano, tramite immagini satellitari e termiche, l’uso massiccio e non autorizzato di oltre 30 turbine a gas metano da parte di xAI.
Nonostante le affermazioni del sindaco Paul Young che solo 15 generatori siano attivi, le prove visive mostrano emissioni di calore da 33 unità . In un contesto urbano già segnato da tassi elevati di malattie respiratorie e inquinamento industriale, l’espansione di xAI suscita indignazione e richieste di maggiore trasparenza.
Un gruppo anonimo, Facts Over Fiction, ha distribuito materiale che sostiene la sicurezza delle turbine, ma le autorità sanitarie locali smentiscono l’esistenza di permessi ufficiali.
Rappresentanti politici e attivisti invitano la comunità a lottare contro la disinformazione, sottolineando che l’aria pulita è un diritto umano fondamentale. La vicenda evidenzia l’intreccio complesso tra sviluppo tecnologico, giustizia ambientale e responsabilità aziendale.
Per maggiori informazioni, clicca per l’articolo originale.
The post Meta lancia un’app di AI per competere con ChatGPT appeared first on Key4biz.
Italia e Turchia rilanciano la cooperazione economica con uno sguardo al futuro, puntando su innovazione, sostenibilità e digitalizzazione. Con questi obiettivi il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e il ministro dell’Industria e della Tecnologia della Repubblica di Turchia, Mehmet Fatih Kacır, hanno firmato un Memorandum of Understanding (MoU) volto a promuovere lo sviluppo industriale, favorire gli investimenti e rafforzare il trasferimento di tecnologie e conoscenze tra i due Paesi.
Il principale obiettivo dell’Intesa raggiunta è compiere un passo deciso verso una cooperazione industriale integrata, sostenibile e orientata al futuro, in grado di coniugare sviluppo economico, innovazione e stabilità geopolitica.
“Con questo accordo, Italia e Turchia avviano una nuova fase di collaborazione che rafforza un legame già solido,†ha dichiarato Urso. “La Turchia è un partner strategico per il nostro Paese. Questo MoU rappresenta un’opportunità concreta per le imprese italiane e un contributo alla stabilità e prosperità del Mediterraneo.â€
Il Memorandum consolida le già intense relazioni economiche tra i due Stati, rafforzatesi negli ultimi mesi soprattutto nei settori dell’industria e della difesa. Tra le collaborazioni più recenti, spiccano l’accordo tra Baykar e Piaggio Aerospace per lo sviluppo di droni e l’intesa tra Beko e Whirlpool, che prevede un piano di riorganizzazione in Italia a conferma della crescente integrazione industriale tra i due Paesi.
Il documento prevede la creazione di un comitato bilaterale per l’innovazione scientifica e tecnologica (STI3), con il compito di coordinare l’attuazione del MoU, promuovere progetti congiunti e identificare le aree prioritarie di cooperazione. Il comitato avrà anche il ruolo di facilitare lo scambio di buone pratiche e garantire l’allineamento con le politiche nazionali e le capacità istituzionali di Italia e Turchia.
Non solo industria e tecnologie digitali: tra gli ambiti strategici individuati vi è anche lo spazio. In parallelo al MoU, è stato siglato un accordo di collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e la Türkiye Uzay Ajansı (TUA), che apre nuove prospettive nella ricerca spaziale, nell’osservazione della Terra e nello sviluppo di missioni congiunte. Un’intesa che conferma il crescente interesse bilaterale per i settori ad alto contenuto tecnologico e che rafforza il ruolo dei due Paesi in un ambito cruciale per la sicurezza e la competitività internazionale.
The post Italia e Turchia uniscono le forze su Spazio ed energia. Il MoU per innovazione e cooperazione industriale appeared first on Key4biz.
Lavorare assieme per favorire e accelerare la convergenza tra intelligenza artificiale (AI), comunicazioni wireless e lo sviluppo di tecnologie di rete sostenibili che possano supportare la decarbonizzazione delle telecomunicazioni e realizzare applicazioni di innovazioni deep tech.
È questo l’obiettivo generale della nuova partnership tra il progetto 6G-Leader, sostenuto dalla Commissione europea e di cui fa parte anche il nostro CNIT – Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni, e Digital Catapult, l’agenzia di innovazione del Regno Unito per la tecnologia digitale avanzata.
Il progetto, partito quest’anno, mira a sviluppare reti 6G basate su intelligenza artificiale e apprendimento automatico (IA/ML), sostenibili ed efficienti dal punto di vista energetico, entro un periodo di 36 mesi (gennaio 2025 – dicembre 2027).
6G-LEADER si concentrerà sul miglioramento dell’efficienza dello spettro, dell’automazione e del networking semantico per soddisfare le future esigenze di connettività , garantendo che l’Europa rimanga all’avanguardia nello sviluppo della tecnologia e delle reti 6G.
Un modo per riavvicinare, anche se dal punto di vista della ricerca, lo sviluppo e l’innovazione di tecnologie avanzate, Bruxelles a Londra.
come spiegato in una nota stampa da Joe Butler, Chief Technology Officer di Digital Catapult: “Abbiamo partecipato a 17 progetti Horizon fino ad oggi e stiamo ora ampliando il nostro lavoro nella connettività avanzata con soluzioni all’avanguardia, basate sull’intelligenza artificiale e sostenibili. Grazie alla nostra collaborazione con leader globali del settore, stiamo sviluppando la tecnologia 6G, aprendo la strada a reti più intelligenti ed efficienti che alimenteranno la prossima ondata di innovazione digitale“.
L’investimento della Commissione europea nel programma, nell’ambito dell’impresa comune SNS-JU (Smart Networks and Services Joint Undertaking), evidenzia l’importanza strategica del progetto per l’indipendenza digitale dell’Europa e la sua influenza nella definizione dei futuri standard di telecomunicazione.
Da oltre un anno L’Unione europea e la Gran Bretagna sono tornate a lavorare assieme, almeno in un contesto scientifico e tecnologico (che peraltro necessità di maggiore cooperazione e collaborazione per competere efficacemente su scala globale), ma per quel che riguarda il 6G certamente viene da chiedersi a che punto siamo in Europa.
La ricerca continentale sulle reti di telecomunicazione 6G si sta facendo attraverso l’iniziativa Smart Networks and Services Joint Undertaking (SNS JU), che coordina investimenti significativi nel settore.
Con un budget totale di 900 milioni di euro per il periodo 2021–2027 (integrato da fondi privati equivalenti), la SNS JU ha già assegnato oltre 500 milioni di euro a più di 80 progetti in tutta Europa.
Nel 2025 è stato destinato un ulteriore finanziamento di 128 milioni di euro dedicato a tecnologie dirompenti, infrastrutture cloud per telecomunicazioni e sperimentazioni su larga scala in settori strategici come salute, manifattura e trasporti.
Un nuovo bando da 104 milioni di euro è stato aperto il 22 maggio 2025, con scadenza il 18 settembre 2025, focalizzato sulla sostenibilità , sicurezza e impatto sociale, con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente la leadership europea nel settore.
L’Europa intende allinearsi al calendario globale, con l’obiettivo di rendere commercialmente disponibile il 6G intorno al 2030. Le attività di standardizzazione sono già in corso, con il 3GPP che ha avviato le fasi di studio sul 6G nel 2025.
La strategia europea, basata su ingenti finanziamenti, collaborazioni transnazionali e attenzione all’impatto sociale, pone l’Europa tra i principali contendenti nel panorama globale della tecnologia 6G.
UNISCITI all’iniziativa “Indipendenza Digitaleâ€Â di Key4biz, in collaborazione con ReD OPEN, spin-off dell’Università degli Studi Milano-Bicocca, con la prima Conferenza italiana sull’Indipendenza Digitale: “INDIPENDENZA DIGITALE. Un patto per il futuro economico e tecnologico dell’Europa e degli europei“.
The post Ue e UK di nuovo ‘insieme’ per il progetto 6G-Leader. Focus su AI, wireless e tecnologie di rete appeared first on Key4biz.
Un nuovo ciclo di incentivi per sostenere la produzione di biometano in Italia potrebbe arrivare entro la fine dell’anno. A dirlo è il Presidente del GSE, Gestore Servizi Energetici, Paolo Arrigoni, che annuncia un possibile intervento congiunto in tal senso con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE). Raggiunto l’obiettivo intermedio fissato dal PNRR per il 2026, la sfida è ora realizzare il target al 2030 fissato dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), che prevede una capacità produttiva di 5,7 miliardi di metri cubi all’anno.
Secondo l’Outlook Biometano 2024 redatto dal Dipartimento Energy&Strategy del Politecnico di Milano, lo stato della produzione di biometano in Italia evidenzia ancora forti criticità .Â
Ad oggi, solo quattro delle cinque aste previste sono state effettivamente completate e la capacità produttiva assegnata si attesta ben al di sotto del contingente teoricamente disponibile. Più nel dettaglio, secondo Arrigoni, sebbene la quinta asta finanziata con fondi PNRR abbia assegnato il 95% del contingente previsto, l’esaurimento del budget da 1,7 miliardi di euro ha consentito di finanziare in conto capitale solo 148 dei 298 progetti ammessi, lasciando ancora lontana la soglia di capacità totale prevista, pari a 122.842 metri cubi orari.
Nel documento, gli analisti del Politecnico avvertono chiaramente che senza l’introduzione di nuove misure di supporto e l’elaborazione di un piano di sviluppo chiaro e a lungo termine, una parte significativa degli impianti rischia la dismissione una volta esaurito il ciclo operativo standard, pari a circa 15 anni.
É in questo contesto che andrebbe ad inserirsi il nuovo schema di sostegno annunciato dal presidente del GSE. Prendendo il testimone dal PNRR, in scadenza il 30 giugno 2026, il meccanismo dovrebbe assicurare continuità agli investimenti nel settore del gas rinnovabile prodotto da scarti organici e rifiuti biodegradabili.
Dopo i bandi del 2018 e del 2022, il MASE ha confermato la volontà di costruire un nuovo meccanismo incentivante, basato con ogni probabilità su contratti per differenza e tariffe in conto esercizio, per assegnare in modo progressivo ulteriori 2,7 miliardi di metri cubi annui di capacità . L’ipotesi è quella di suddividere il contingente residuo in quattro o cinque tranche annuali da 400–500 milioni di metri cubi.
Tra gli obiettivi del piano annunciato, quello di stimolare l’utilizzo di biometano nei settori industriali più difficili da decarbonizzare, i cosiddetti “hard to abateâ€. È, infatti, allo studio una procedura competitiva dedicata alla domanda industriale, una sorta di “biometano release†che favorisca la programmazione energetica a medio-lungo termine delle imprese energivore.
Il MASE ha già avviato un’interlocuzione con la Commissione europea per ottenere ulteriori risorse attraverso la rimodulazione del PNRR. L’esito di questo dialogo sarà decisivo: senza il contributo in conto capitale, molti progetti potrebbero risultare non bancabili e rischiare di essere ritirati.
In caso di esito positivo, il GSE prevede una sesta procedura per allocare il contingente residuo, pari a circa 100 milioni di metri cubi all’anno. Ma il fattore tempo è cruciale: i progetti dovranno comunque essere completati entro la scadenza del 30 giugno 2026. Per questo, servono decisioni rapide e certe per non compromettere il contributo strategico del biometano alla transizione energetica nazionale.
The post Biometano dopo il PNRR? Nuovi fondi e misure “release†per l’hard to abate appeared first on Key4biz.
Il Digital Services Act europeo prevede il divieto di targeting pubblicitario e il ritiro dei contenuti pericolosi. Dalla Francia al Regno Unito, passando per la Grecia le iniziative per proteggere i più giovani si moltiplicano.
La Commissione Ue ha lanciato i suoi lavori su nuove linee guida da mettere in atto.
Protezione dei minori da immagini violente, divieto di fruire di immagini pornografiche, difesa dal targeting pubblicitario. Esiste tutto un armamentario legale a livello nazionale ed europeo per cercare di proteggere i minori in Rete.
Mentre la Commissione Ue lavora ad un quadro unitario da mettere in piedi entro l’estate, i diversi paesi si muovono da soli e in parallelo. Uno dei temi più scottanti è l’accesso ai siti vietati ai minori, ai quali i ragazzi riescono ad accedere aggirando i blocchi.
In Italia, l’Agcom ha lanciato un sistema di age verification. L’Autorità ha introdotto un sistema basato sul “doppio anonimato†per garantire una maggiore riservatezza. Questo include il coinvolgimento di soggetti terzi indipendenti certificati per verificare l’età degli utenti attraverso un processo di identificazione e autenticazione.
Le modalità di verifica dell’età , ritenute utili dal 44% dei ragazzi, possono variare, con la possibilità di emettere e comunicare una prova dell’età , garantendo che i fornitori di contenuti online non siano a conoscenza del servizio a cui è destinata la verifica.
​In Italia, l’accesso dei minorenni a contenuti pornografici online è un fenomeno diffuso e in crescita, come evidenziato da diverse ricerche e studi condotti negli ultimi anni.​
Questi dati provengono dal rapporto EU Kids Online 2017, che evidenzia anche un aumento dell’esposizione rispetto agli anni precedenti: dal 12% nel 2010 al 23% nel 2013, fino al 31% nel 2017. ​
Un articolo pubblicato su Il Messaggero nel 2021 riporta che il 44% dei ragazzi italiani tra i 14 e i 17 anni naviga su siti pornografici, con un’età media di primo accesso compresa tra gli 8 e gli 11 anni. ​
Un’indagine dell’Università di Padova del 2015 ha rilevato che il 78% dei giovani è un fruitore abituale di siti pornografici, con una permanenza media di 20-30 minuti per sessione.
In Francia, uno dei paesi più esposti al fenomeno, sono 2,3 milioni i ragazzi che frequentano siti pornografici. Ma anche nel Regno Unito il fenomeno è alquanto diffuso. Per questo l’Ofcom ha imposto alle grandi piattaforme di mettere in funzione entro l’estate un sistema di age verification con la configurazione dei loro algoritmi in modo tale da filtrare i contenuti dannosi.
In Gracia, il sistema è basato sul consenso dei genitori con una sorta di parental control per fissare l’accesso a determinati servizi e il tempo di navigazione.
A livello di Digital Services Act, ci sono diverse misure fra cui il divieto di targeting pubblicitario, con una serie di misure per il divieto di raccomandazioni tramite algoritmi.
Ciò che ancora manca a livello europeo è l’armonizzazione dei diversi sistemi di verifica dell’età , nonché regole a monte per prevenire il fenomeno del porno.
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Gli utenti di Facebook e Instagram – e i non utenti i cui dati possono essere comunque presenti sulle due piattaforme perché pubblicati da altri utenti – hanno il diritto di opporsi al trattamento dei propri dati personali per l’addestramento dell’intelligenza artificiale di Meta, utilizzando i moduli resi disponibili online dalla società .
Tale diritto, riconosciuto dal GDPR – il Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali -, è esercitabile anche nei confronti di altri sistemi di IA, come, ad es. quelli di OpenAI, DeepSeek e Google.
Lo afferma il Garante Privacy dopo l’annuncio di Meta dell’intenzione, dalla fine di maggio, di utilizzare i dati contenuti nei post pubblici degli utenti maggiorenni (post, commenti, didascalie, foto, etc.) e quelli derivanti dall’utilizzo dei propri servizi di IA (ad es: informazioni inserite nel suo agente conversazionale su WhatsApp), per sviluppare e migliorare il chatbot Meta AI su WhatsApp o i modelli linguistici come Llama.
L’opposizione, se esercitata entro fine maggio, permette di sottrarre all’addestramento dell’intelligenza artificiale di Meta tutte le informazioni personali, mentre se esercitata successivamente interesserà solo i contenuti pubblicati successivamente e non quelli già online.
In caso di mancata opposizione, Meta utilizzerà tutti i predetti dati per l’addestramento delle proprie intelligenze artificiali.
Il diritto di opposizione è esercitabile compilando i moduli disponibili ai seguenti link:
Opposizione al trattamento per gli utenti Facebook: https://www.facebook.com/help/contact/712876720715583
Opposizione al trattamento per gli utenti Instagram: https://help.instagram.com/contact/767264225370182
Opposizione al trattamento per gli interessati che non utilizzano i prodotti Meta (senza login): https://www.facebook.com/help/contact/510058597920541
Il Garante invita il pubblico a informarsi circa le conseguenze e gli effetti dell’eventuale utilizzo dei propri dati personali per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale e a esercitare i propri diritti in maniera libera e consapevole.
Mentre i dati pubblicati dagli utenti minorenni sono sottratti di default al trattamento di Meta per l’addestramento delle proprie intelligenze artificiali, non è, tuttavia, escluso che dati relativi a utenti e non utenti minorenni possano essere presenti nei contenuti pubblicati da utenti maggiorenni.
In questo caso utenti e non utenti minorenni e chi su di loro esercita la responsabilità genitoriale dovrebbero valutare l’opportunità di esercitare il diritto di opposizione utilizzando il modulo riservato ai non utenti dei servizi di Meta.
Frattanto il Garante sta lavorando con le altre Autorità europee per valutare la conformità del trattamento dei dati personali che Meta ha annunciato di voler porre in essere sulla base del legittimo interesse. L’attenzione dei Garanti è rivolta in particolare alla liceità di tali pratiche, all’effettività del diritto di opposizione e alla compatibilità tra le finalità originarie del trattamento e questo nuovo utilizzo dei dati. Le Autorità , inoltre, hanno chiesto a Meta informazioni sull’uso di immagini di utenti di età inferiore ai diciotto anni pubblicate da utenti adulti.
Leggi anche: Meta vuole allenare la sua AI con i tuoi post: come bloccarla, c’è tempo fino a maggio
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Il partenariato fra Italia e Turchia ha un nuovo obiettivo, 40 miliardi di dollari (35 miliardi di euro) di interscambio commerciale nel medio periodo. È il principale traguardo fissato dal quarto vertice intergovernativo, in cui Giorgia Meloni e Recep Tayyip Erdogan hanno rilanciato l’asse fra i due Paesi, con posizioni allineate sulla difesa dell’integrità dell’Ucraina, per la spinta a una soluzione della crisi a Gaza, e il rafforzamento dell’autonomia industriale europea e mediterranea. E nella dichiarazione finale c’è anche un capitolo, più delicato, in cui Roma e Ankara si dicono “impegnate a sostenere i tre pilastri del sistema delle Nazioni Unite, ovvero pace e sicurezza, sviluppo e diritti umaniâ€. Sullo sfondo c’è anche il caso dell’arresto per corruzione del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, principale oppositore di Erdogan in vista delle prossime presidenziali, una vicenda che le opposizioni in Italia hanno chiesto a più voci alla premier di sollevare e su cui, soprattutto, Bruxelles ha espresso segnali di preoccupazione e che certo non aiuta a sbloccare i negoziati di adesione all’Ue ormai congelati dal 2018.
Sviluppare le relazioni fra Turchia e Ue è uno degli impegni stretti a Villa Pamphilj, dove Erdogan, ringraziando la premier per il suo “approccio coraggiosoâ€, si è detto certo che Roma riconosca il “contributo†della Turchia “alla sicurezza dell’Europa e del Mediterraneoâ€, e che “continuerà †a sostenere il processo di adesione all’Ue†nonché “l’aggiornamento†delle regole doganali Ue che “ostacolano†gli imprenditori turchi. Il vertice conferma l’intenzione della Turchia di trovare spazio nei piani per la sicurezza europea, tanto che c’è la convinzione condivisa sulla “importanza del più ampio coinvolgimento possibile degli alleati non Ue negli sforzi di difesa dell’Ueâ€. Non a caso, è in materia di difesa uno dei principali accordi commerciali firmati, assieme a 9 memorandum di intesa fra i due Governi, dallo spazio alle infrastrutture.
Si rafforza anche la collaborazione energetica, non solo sull’approvvigionamento di gas naturale via Tap ma anche su rinnovabili e idrogeno. La premier ha ringraziato Erdogan per gli sforzi con cui sono state “sostanzialmente azzerate†le partenze di migranti irregolari dalle coste turche. E ha ricevuto un invito in Turchia, esteso da Erdogan anche a Sergio Mattarella, da cui si è recato nel pomeriggio, fra la fine del vertice e il business forum con oltre 500 aziende. Oltre alla visione sull’Ucraina e una certa condivisione sugli sforzi per “una soluzione anche a Gazaâ€, nello scacchiere geopolitico i due Paesi hanno visioni convergenti anche sulla stabilizzazione della Libia e sulla transizione in Siria.
Un segnale in vista della Festa del Lavoro è quello che Giorgia Meloni punta a dare e per il quale è a caccia di risorse da destinare in primis alla sicurezza. Il Governo starebbe lavorando a un intervento, come accadde nel 2023 con il decreto Primo Maggio e il ddl collegato lavoro: in particolare punterebbe allo sblocco di alcuni fondi per alcune centinaia di milioni, la cui destinazione sarebbe poi decisa in seguito a un confronto con le parti sociali al momento non ancora in calendario. Si cercano, dunque, le risorse, che, potrebbero arrivare da avanzi di bilancio Inail ma la questione coperture sarebbe, dunque, ancora aperta. Oltre ai fondi per interventi mirati, tra le ipotesi ci sarebbe anche quella di un’intensificazione dei controlli, del resto quella delle morti sul lavoro è una questione ormai quotidiana. Ma, oltre alla questione della sicurezza, i dati raccontano anche di un lavoro sempre più povero: “Le famiglie stentano, i salari sono insufficientiâ€, ha sottolineato il Capo dello Stato Sergio Mattarella.
Le retribuzioni, dicono i numeri dell’Istat, sono ancora inferiori dell’8% rispetto a quelle di gennaio 2021. E proprio a partire da questi dati e dalle parole del Presidente della Repubblica che le opposizioni compatte tornano in pressing perché il salario minimo torni al centro del dibattito mentre la Lega fa sapere che è pronta a presentare una propria proposta. “Grazie al Capo dello Stato che si rende conto della realtà in cui vivono gli italianiâ€, commenta da Avs Nicola Fratoianni. Il capogruppo M5S al Senato Stefano Patuanelli chiede un cambio di rottaâ€. Ad andare all’attacco è anche la segretaria Dem Elly Schlein: “Sotto i 9 euro non è lavoro ma sfruttamentoâ€, e noi “continueremo a insistere su lavoro dignitoso, giuste retribuzioni, salario minimoâ€.
“I nostri salari†dice Giuseppe Conte “sono sempre più bassi, ma il Governo se ne disinteressa, non vuole il salario minimo legale per tutti ma solo il piano di riarmoâ€. E ribadisce la necessità di un salario minimo anche il leader di Azione Carlo Calenda: sul punto nella maggioranza si smarca Noi Moderati: “Non sia un tabùâ€, dice il coordinatore politico Saverio Romano; quello dei salari poveri “è un tema che per la Lega è prioritario e al centro della nostra azione politica†dice la responsabile lavoro del partito†Tiziana Nisini, annunciando una prossima iniziativa della Lega. È ancora ferma, intanto, in Senato, dopo l’ok della Camera, la legge delega in materia, diventata di maggioranza dopo lo stop a quella delle opposizioni: da capire se il centrodestra vorrà riprenderlo in mano.
Prima l’annuncio con al suo fianco Benjamin Netanyahu, poi l’ufficializzazione parlamentare: in meno di un mese l’Ungheria fa un ulteriore passo di lato al diritto internazionale e formalizza il ritiro dalla Corte dell’Aja. Il primo ad annunciarlo, con tanto di attacco alla Corte Penale Internazionale, è stato il Ministro degli Esteri Peter Szijjártó su X: “Con questa decisione, ci rifiutiamo di far parte di un’istituzione politicizzata che ha perso la sua imparzialità e credibilità â€, ha scritto. La mossa di Budapest ha fatto seguito alla visita del premier israeliano nella capitale mitteleuropea: davanti ai giornalisti, Orban e Netanyahu hanno messo a punto un attacco incrociato ai giudici dell’Aja. L’arrivo del capo del governo israeliano era stato segnato dalle polemiche visto il rifiuto, da parte delle autorità ungherese, di eseguire il mandato di arresto, così come ordinato dalla Cpi. Poi, lo strappo del leader di Fidesz, una mossa facilitata dalla sponda offertagli, con le sue posizioni, da Donald Trump.
La reazione dell’Assemblea dei 125 Stati parte dello Statuto di Roma è servita a poco: dopo meno di un mese il ritiro dell’Ungheria dalla Cpi è stato formalizzato. La decisione del Parlamento ungherese era attesa a Bruxelles, dove cresce il pressing di partiti e Paesi membri per sospendere il diritto di voto di Budapest in seno al Consiglio Ue. La Commissione ha ribadito il suo sostegno alla Cpi e che “ai sensi dell’articolo 24, dei Trattati l’Ungheria è obbligata a sostenere attivamente e senza riserve la politica estera e di sicurezza dell’Unione, in uno spirito di lealtà e solidarietà reciproca, e a conformarsi all’azione dell’Unione in questo ambitoâ€. La questione, insomma, non è chiusa e potrebbe infiammare presto anche l’Eurocamera. Ma, sulla mossa di Budapest, si è consumato anche l’ennesimo scontro all’interno della maggioranza di governo: “Scelta di giustizia e libertà , di sovranità e coraggioâ€, ha esultato Matteo Salvini alla notizia del ritiro dell’Ungheria dalla Cpi; “Quella di Salvini è la sua opinione. Io non credo che dovremmo uscire dalla Cpi, l’Italia deve rimanere nella Cpiâ€, ha replicato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, a Valencia per il Congresso del Partito Popolare Europeo.
Nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera non si riunirà . I lavori dell’aula di palazzo Montecitorio riprenderanno venerdì alle 9.30 con lo svolgimento delle interpellanze urgenti. Per quanto riguarda le Commissioni nella giornata di oggi e per tutto il resto della settimana non terranno seduta.
Nell’arco di questa settimana l’Assemblea del Senato non si riunirà . L’Aula di Palazzo Madama è riconvocata per martedì alle 16.30 per la discussione sul decreto-legge relativo alle disposizioni urgenti in materia di reclutamento e funzionalità delle pubbliche amministrazioni il cosiddetto decreto Pa.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali si confronterà sul ddl relativo all’ordinamento giurisdizionale e alla Corte disciplinare, sul ddl d’istituzione della Giornata in memoria delle vittime degli stupri di guerra 1943-44, sul decreto per la gestione delle esequie del Santo Padre, il ddl per la semplificazione delle attività economiche e il decreto cittadinanza.
La Giustizia proseguirà il ciclo di audizioni sul ddl per il contrasto alla violenza sulle donne e sul ddl in materia di oralità e contraddittorio nel giudizio penale di appello. A seguire, dibatterà sui ddl relativi ai reati contro gli animali, sul ddl in materia di successioni, sui ddl in materia di attribuzione del cognome ai figli, sul ddl sulla responsabilità degli avvocati, sul ddl in materia di oralità e contraddittorio nel giudizio penale di appello, sul ddl sull’Albo dei grafologi, sul ddl per il processo telematico e sui ddl relativi ai consulenti tecnici d’ufficio.
La Affari Esteri esaminerà lo schema di dm di approvazione del programma pluriennale per la progressiva implementazione di suite operative “Multi-Missione Multi-Sensore†(MMMS) su piattaforma condivisa Gulfstream G550 “Green†base JAMMS. Dibatterà su diverse proposte di nomine al Ministero della Difesa e su diverse ratifiche di trattati internazionali e convenzioni. Le altre Commissioni nella giornata di oggi e per tutto il resto della settimana non terranno seduta.
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Quattro European Digital Innovation Hub (EDIH) hanno incontrato l’Unione europea (Ue) a Torino per valutare l’avanzamento e i risultati fin qui raggiunti. Regione Emilia-Romagna supporta fin dall’inizio ER2Digit in quanto rappresenta un tassello dell’ecosistema regionale per la trasformazione digitale.
L’approccio che coinvolge anche il sistema delle Comunità Tematiche (COMTem), ha evidenziato una specificità che ha riscosso interesse nel team di valutatori particolarmente focalizzati sul meccanismo di engagement (coinvolgimento).
I valutatori hanno percepito le COMTem come un canale di diffusione delle conoscenze e delle buone pratiche e del loro successivo consolidamento nel panorama complesso delle pubbliche amministrazioni (PA).
Le buone pratiche presentate da Lepida hanno riguardato iniziative di supervisione dello stato delle infrastrutture di viabilità , il coinvolgimento dei professionisti del settore economico per cogliere le opportunità dell’intelligenza artificiale (AI), il supporto alle persone vulnerabili (inclusi i bambini in età prescolare) e infine il modello di autovalutazione della capacità di gestire la PA secondo un approccio data-driven.
Sono state presentate anche esperienze in campo mobilità e archiviazione.
I valutatori hanno raccomandato di recuperare, con una buona programmazione, le difficoltà incontrate nell’affrontare il modello di cofinanziamento dei progetti EDIH.
Le prossime settimane saranno intense e dedicate al coinvolgimento degli enti soci per finalizzare le iniziative in corso con le PA entro il termine originario di conclusione di ER2DIGIT, in attesa del nuovo bando EDIH per proporre ulteriori progettualità innovative rivolte alla PA.
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Blackout. Una lezione da 4,5 miliardi di euro che accende le polemiche. Per il Premier Sanchez: “Responsabilità delle imprese privateâ€. Dubbi sulle cause all’origine dell’incidente.
Spazio, Jeff Bezos ha lanciato con successo i primi 27 satelliti della costellazione Kuiper, con politiche di prezzo più vantaggiose finalizzate a strappare clienti a Starlink di Elon Musk.
Eu Chips Act, l’iniziativa ha già catalizzato 80 miliardi di euro di investimenti nella capacità produttiva. Gli aggiornamenti forniti dalla DG Connect della Commissione europea.
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Un abbassamento di frequenza improvviso dovuto a fenomeni naturali, un errore di trasmissione dell’energia elettrica, una congestione energetica o perfino una vibrazione atmosferica anomala. Le ipotesi si susseguono senza sosta dopo il blackout che ha lasciato per diverse ore al buio la Spagna, estendendosi fino a Francia e Portogallo.
Secondo quanto riportato da El PaÃs, il danno economico stimato in un solo giorno potrebbe sfiorare i 4,5 miliardi di euro. E mentre gli esperti del settore energetico si confrontano sulle cause dell’evento, in Italia si accende il dibattito: sono le rinnovabili una risorsa o un rischio per la stabilità della rete?
Il Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Vannia Gava ha evidenziato come il blackout in Spagna e Portogallo abbia acceso i riflettori sull’urgenza di rafforzare la protezione delle infrastrutture energetiche, sempre più esposte a eventi estremi e minacce ibride come gli attacchi cibernetici. “Garantire energia e comunicazioni è una priorità di sicurezza nazionale. Un mix energetico ampio e diversificato è essenziale per reagire alle crisi ed evitare vulnerabilità . Su questo è forte l’impegno del governo†ha dichiarato da Varsavia, dove è in corso il Consiglio informale dei Ministri dell’Ambiente dell’Unione europea.
Va segnalato che solo due anni fa, Enel Green Power, leader mondiale nelle energie rinnovabili, proprio in Spagna aveva indetto un bando alla ricerca di soluzioni innovative per affrontare il problema della congestione di rete. Si tratta di un fenomeno che interessa con maggiore probabilità le regioni in cui la produzione di elettricità fotovoltaica ed eolica è in surplus rispetto al fabbisogno energetico locale.
La congestione, in genere, si verifica perché la crescita della produzione da fonti rinnovabili non è stata accompagnata da un equivalente potenziamento delle infrastrutture di trasmissione. Una semplice metafora si presta a spiegare meglio il tutto: il sistema elettrico si comporta come una strada a corsia unica. Allo stesso modo, troppa energia su linee con capacità limitata provoca inefficienze, dispersioni e rischi di blackout.
Ma c’è chi non ci sta a trasformare le energie pulite nel capro espiatorio della crisi spagnola. A screditare la teoria della congestione è Antonio Cammisecra, CEO di ContourGlobal, multinazionale leader nel settore delle rinnovabili.
“Prima di sparare cavolate sulle cause del blackout e sui rischi di avere troppe rinnovabili nel sistema prendetevi un attimo di pausa- scrive il CEO su Linkedin – Fate un bel respiro profondo e pensateci su un attimo. Già me li prefiguro i nostri famosi esperti. I soliti noti che di esperienza non ne hanno proprio per niente. Quelli che ora parlano di ritorno al carbone etc. Studiate prima di parlare. La velocità di risposta alle variazioni di carico resa possibile dalle nuove tecnologie è incomparabile con le vecchie macchine rotanti. Le rinnovabili con le batterie sono una risorsa utile al sistema non la causa di improbabili problemi. Studiare pleaseâ€.
Mentre Terna, la società nostrana di trasmissione nazionale, tranquillizza l’Italia escludendo criticità operative, tra le ipotesi più accreditate figura quella di un abbassamento di frequenza che avrebbe attivato il distacco automatico di alcune centrali, proteggendo l’integrità dei generatori rotanti. Giuseppe Lucci, esperto di Trasmissione e Distribuzione Energia Elettrica in T&D Europe, la voce dei fornitori di reti elettriche nel Vecchio Continente, ha spiegato che un fenomeno analogo si verificò il 28 settembre 2003, quando un abbassamento della frequenza provocò il blackout totale dell’Italia.
“È importante sottolineare che il distacco delle centrali di produzione è un effetto previsto e protettivo. Ciò che desta maggiore preoccupazione è l’origine dell’instabilità che ha compromesso l’intero sistema†ha affermato.
Sebbene la scarsa resilienza delle infrastrutture energetiche, dopo l’esclusione del cyberattack da parte delle autorità , resti l’ipotesi più plausibile, non si scartano spiegazioni esotiche, come rare vibrazioni atmosferiche, fenomeno noto come IAV (Induced Atmospheric Vibration). In breve, quando una linea ad alta tensione è in normale funzionamento, parte dell’aria viene ionizzata dal campo elettrico che si viene a creare vicino ai conduttori. Questo è detto “effetto coronaâ€, e con elevata umidità , basse temperature o alta percentuale di aerosol tende ad aumentare. Tale fenomeno, in certe circostanze, può causare oscillazioni importanti in grado di danneggiare gli isolatori, e quindi causare cortocircuiti a terra con conseguenti misure di protezione e disalimentazione della linea. Tuttavia questa spiegazione è stata prima supportata e poi smentita dal gestore portoghese REN (Rede Eletrica Nacional).
Si parla anche di un incendio che avrebbe coinvolto le linee di importazione dalla Francia. È questa, secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, la pista più credibile al momento.
Secondo Nicola Vanin, CSO a CDP, puntare il dito contro la natura è controproducente.
“Mentre si cercano spiegazioni esotiche come rare vibrazioni atmosferiche per il prolungato blackout che ha colpito Spagna e Portogallo, forse dovremmo concentrare l’attenzione su un aspetto cruciale troppo spesso trascurato: la resilienza delle nostre infrastrutture energetiche.
Incendi, alberi caduti o fenomeni naturali possono certamente causare interruzioni, ma un sistema robusto dovrebbe essere in grado di assorbire questi shock e ripristinarsi rapidamente. Invece, ci troviamo di fronte a un blackout che si protrae, sollevando interrogativi sulla preparazione e la ridondanza delle nostre reti elettriche†scrive sui social il CSO. Vanin invita dunque a guardare oltre le cause immediate, sottolineando, in particolare, il paradosso tra l’entusiasmo per le nuove tecnologie, come l’AI, e la fragilità dei sistemi che ci sostengono quotidianamente.
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Amazon lancia primi satelliti internet. In ritardo sulla tabella di marcia, ma in tempo per dare a breve, nel giro di qualche anno, una alternativa valida e soprattutto più a buon mercato rispetto a Starlink, che per ora domina incontrastato con il vantaggio del first mover il mercato dei satelliti a bassa orbita.
Ma intanto il guanto di sfida è stato lanciato e Amazon ha mandato in orbita il suo primo lotto di satelliti internet del Progetto Kuiper.
La missione, chiamata Kuiper Atlas 1, è partita dalla Cape Canaveral Space Force Station in Florida alle 19:00 ora locale (le 23 in Italia), a bordo di un razzo Atlas V della United Launch Alliance che porterà in orbita 27 satelliti.
Con diversi anni di ritardo rispetto al suo concorrente, Jeff Bezos sfida Elon Musk nello spazio, dopo un investimento più di 10 miliardi di dollari nel progetto e intende utilizzare questa rete di satelliti per fornire un accesso a internet ad altissima velocità da ogni angolo del mondo, comprese le aree remote e le zone di guerra o disastrate.
Il lancio del servizio è previsto per il 2025. Il costo è ancora sconosciuto ma dovrebbe essere “accessibile”, secondo Amazon, che vuole mantenere la formula che ne ha decretato il successo: prezzi bassi.
L’azienda ha sviluppato terminali utente dal prezzo inferiore ai 400 dollari, tra cui un modello standard delle dimensioni di un disco in vinile e un dispositivo più piccolo, simile al suo e-reader Kindle. L’obiettivo è renderli nettamente più economici rispetto alle attuali offerte di Starlink di 599 dollari (aumentato rispetto ai 499 dollari dell’anno scorso). Il terminale standard di Kuiper sarà un’antenna quadrata da 11 pollici (28 cm) del peso inferiore a 2,3 kg (5 libbre), con una velocità massima di 400 Mbps. Inoltre, è in fase di sviluppo anche un terminale portatile più piccolo, quadrato da 7 pollici (18 cm), del peso di 450 g (1 libbra), con velocità fino a 100 Mbps.
Starlink offre attualmente un terminale da 599 dollari, un ricevitore “ad alte prestazioni” da 2.500 dollari e ha in programma un ricevitore delle dimensioni di un laptop. Si prevede che i terminali Kuiper di Amazon saranno più piccoli e leggeri degli attuali ricevitori Starlink.
Inoltre, Amazon può contare su un altro vantaggio competitivo non secondario visto che potrà avvalersi della sua consolidata rete di servizi cloud, AWS, per supportare l’infrastruttura back-end della sua rete satellitare.
Il lancio dei primi 27 satelliti, di pieno successo, è stato solo il primo dei circa 80 previsti per inserire in orbita tutti i 3236 satelliti della costellazione – su 98 piani orbitali differenti in tre quote, dai 590 ai 630 chilometri dalla Terra. Projetc Kuiper promette un servizio simile a Starlink: una connessione a internet tramite una costellazione satellitare (e implicito acquisto di parabola per collegarsi).
Amazon non ha rivelato molte informazioni riguardo ai satelliti Kuiper, ma, secondo un’analisi di Quilty Analytics, comparata con le capacità dei vettori, si stima che la massa dei satelliti sia di circa mezza tonnellata. Gli attuali Starlink V2 Mini si aggirano sui 700 chilogrammi, mentre i satelliti di OneWeb arrivano a 150.
Per recuperare terreno sulla concorrenza, Jeff Bezos prevede di dispiegare rapidamente il resto della sua costellazione nei prossimi mesi e anni, con oltre 80 voli ordinati da diverse compagnie spaziali, tra cui ULA e Arianespace, ma anche Blue Origin, la sua stessa compagnia, e perfino SpaceX, quella di Elon Musk.
Queste migliaia di satelliti saranno progressivamente distribuite nell’orbita terrestre bassa, uno spazio già occupato dai dispositivi Starlink e da quelli di un numero crescente di operatori, tra cui l’operatore europeo Eutelsat, che si è fuso con OneWeb nel 2023, e la Cina con la sua costellazione Guowang.
La concorrenza è destinata a crescere e presenterà una serie di sfide, soprattutto in termini di sicurezza. Questa moltitudine di dispositivi fa quindi temere congestioni nell’orbita terrestre bassa e possibili collisioni, ma anche interruzioni nelle osservazioni astronomiche.
Solleva anche questioni di sovranità . A questo proposito, il crescente ruolo politico svolto da Elon Musk, diventato uno stretto consigliere di Donald Trump, ha recentemente riacceso i dibattiti sulla necessità di non lasciare spazi esclusivamente nelle mani di attori privati nel dominio spaziale.
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Secondo i dati forniti dal Directorate-General for Communications Networks, Content and Technology (DG Connect) della Commissione europea, lo European Chips Act sta già mostrando importanti risultati nel rafforzamento della sovranità tecnologica europea nel settore dei semiconduttori, componenti essenziali che si trovano ovunque, dagli smartphone alle automobili.
A poco più di un anno e mezzo dalla sua entrata in vigore, l’Unione europea ha compiuto progressi sostanziali nel soddisfare il fabbisogno e nell’aumentare la capacità di innovare e produrre semiconduttori.
Sotto il primo pilastro, l’iniziativa “Chips for Europe” ha già impegnato oltre l’85% del proprio budget complessivo, facilitando l’incontro tra ricerca di punta e applicazioni industriali. Un ruolo centrale è svolto dal Chips Joint Undertaking, che attualmente finanzia cinque linee pilota con investimenti complessivi pari a 3,7 miliardi di euro, frutto di finanziamenti europei e nazionali.
Tutti gli Stati membri, compresa la Norvegia, hanno ormai istituito o stanno ultimando la costituzione di centri di competenza locali, fondamentali soprattutto per piccole e medie imprese (PMI) e start-up.
Questi centri offrono supporto, formazione e accesso alle infrastrutture avanzate create nell’ambito del Chips Act. Inoltre, entro la fine dell’anno le PMI e start-up potranno accedere anche alla piattaforma di progettazione.
Un’ulteriore spinta all’innovazione è data dai sei nuovi progetti in ambito di chip quantistici, selezionati nell’ambito di un investimento da 200 milioni di euro dell’Ue, volti a sviluppare tecnologie cruciali per applicazioni come la computazione, la comunicazione e il sensing quantistico.
Parallelamente, tramite il Chips Fund, lo European Innovation Council e altri partner stanno già fornendo supporto finanziario diretto sotto forma di equity a start-up innovative del settore.
Il secondo pilastro ha già catalizzato investimenti superiori agli 80 miliardi di euro destinati all’aumento della capacità produttiva europea di chip. Questo significativo incremento mira a rafforzare la quota di mercato dell’Unione rispetto ai competitor globali.
La Commissione europea ha già approvato sette progetti pionieristici (first-of-a-kind) con oltre 31,5 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati. A ciò si aggiunge l’approvazione di un importante Progetto di Comune interesse europeo (IPCEI) per microelettronica e tecnologie di comunicazione, con un impegno finanziario complessivo di oltre 21 miliardi di euro.
Decisioni definitive sullo status delle strutture produttive integrate (Integrated Production Facilities – IPFs) e delle fonderie aperte europee (Open EU Foundries – OEFs) sono attese entro l’estate.
Il terzo pilastro vede protagonista il European Semiconductor Board, che ha coordinato e monitorato attivamente la resilienza della supply chain europea.
I Paesi membri hanno già contribuito identificando attori chiave del mercato, alimentando così una mappatura strategica in corso e valutando aspetti di sicurezza economica legati alla catena di approvvigionamento.
Questo processo ha permesso di approfondire significativamente la comprensione dei rischi geopolitici e economici e individuare possibili misure di mitigazione.
I semiconduttori sono ormai da tempo una risorsa strategica essenziale per l’autonomia tecnologica e la maggiore resilienza economica, particolarmente in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche e competizione tecnologica tra grandi potenze globali come USA, Cina e Ue.
L’Unione europea, storicamente dipendente da fornitori extra-UE (principalmente asiatici e americani), con il Chips Act cerca di ridurre la propria vulnerabilità strategica e rafforzare la sua posizione tecnologica globale.
Gli investimenti, sia sul piano industriale che nella ricerca avanzata, rappresentano dunque non solo un potenziamento delle capacità europee ma anche un chiaro messaggio geopolitico di autonomia e leadership futura.
In tale contesto, l’implementazione concreta del Chips Act, che già sta mostrando risultati significativi, costituisce un importante banco di prova per la futura politica industriale e tecnologica dell’Europa.
UNISCITI all’iniziativa “Indipendenza Digitaleâ€Â di Key4biz, in collaborazione con ReD OPEN, spin-off dell’Università degli Studi Milano-Bicocca, con la prima Conferenza italiana sull’Indipendenza Digitale: “INDIPENDENZA DIGITALE. Un patto per il futuro economico e tecnologico dell’Europa e degli europei“.
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L’ultimo blackout che ha paralizzato la Spagna ci ricorda una verità scomoda ma inevitabile: viviamo in un mondo sempre più instabile, e il settore energetico non fa eccezione. Dazi, sanzioni, guerre, eventi climatici estremi e crisi nelle catene di approvvigionamento stanno riscrivendo le regole del commercio globale dell’energia. Il risultato? Prezzi alle stelle, nuove disuguaglianze nell’accesso all’energia e un ritorno al protezionismo. Ma in ogni crisi si nasconde un’opportunità .
Secondo l’IRENA – l’Agenzia Internazionale per l’Energia Rinnovabile – siamo di fronte a una svolta epocale, che impone di ripensare completamente il concetto stesso di sicurezza energetica. Non più centrato sui combustibili fossili, ma sulle energie rinnovabili come pilastro di una nuova stabilità globale.
Oggi, garantire la sicurezza energetica significa investire in capacità rinnovabile, non in scorte di petrolio. Le energie pulite non solo diversificano l’offerta, ma rafforzano le economie, creano occupazione e proteggono le infrastrutture da shock esterni e ricatti geopolitici. Il messaggio dell’ultimo report IRENA “Geopolitics of the Energy Transition: Energy Security” è chiaro: la transizione verso un sistema a zero emissioni è l’unica via per contenere l’aumento delle temperature entro 1,5°C.
La sfida è colossale. Ma i numeri incoraggiano: solo nel 2024 sono stati installati nel mondo 585 gigawatt di nuova capacità rinnovabile, un record assoluto. E secondo le previsioni IRENA, entro il 2050 oltre il 90% dell’elettricità globale dovrà provenire da fonti rinnovabili. Ma attenzione: non sarà un passaggio automatico.
Dal documento pubblicato solo pochi giorni prima che si verificasse la crisi nella Penisola Iberica, emerge chiaramente che i futuri scenari dipenderanno dalla nostra capacità di agire su più fronti: modernizzare le infrastrutture, adattare le politiche di mercato e investire nel capitale umano. Non si tratta di previsioni da sfera di cristallo, ma di semplice buon senso. Il sistema energetico sta cambiando pelle: sempre più elettrificato, interconnesso e decentralizzato.
IRENA lancia un monito: non possiamo applicare le logiche dell’era fossile a un mondo radicalmente nuovo. Bisogna mettere al centro il benessere delle persone e del pianeta, non solo gli interessi strategici.
Nel mondo delle rinnovabili, non saranno i combustibili, ma le tecnologie a fare la differenza. La parola d’ordine è flessibilità : la capacità di un sistema energetico di reagire rapidamente a sbalzi di domanda e offerta, senza sprecare energia pulita o mettere a rischio l’approvvigionamento.
Secondo IRENA, a garantire questa flessibilità saranno strumenti come:
Ma un sistema più flessibile è anche più esposto. Reti elettriche e infrastrutture digitali possono diventare bersagli di attacchi fisici o cyber, mentre le differenze normative tra Paesi complicano gli scambi elettrici transfrontalieri. A questi si sommano le incertezze nelle catene di fornitura e la dipendenza da componenti critici.
Serve quindi una visione strategica: investimenti in resilienza, diversificazione delle fonti e soluzioni di backup. E soprattutto, una governance multilaterale che riconosca le interdipendenze globali.
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ChatGPT si mangia Google? Di certo OpenAI, la società di Sam Altman che ha creato e controlla ChatGPT, mette sotto pressione il predominio di Google nel mercato delle ricerche online. Lo fa con il lancio odierno di una nuova funzione legata alle ricerche di shopping, che consente agli utenti dell’app di AI di avviare conversazioni sui prodotti e di acquistarli direttamente all’interno della sua funzione di ricerca con tanto di raccomandazioni di acquisto e foto comparative di diversi prodotti. E con tanto di link che ridirigono gli utenti direttamente alle pagine interne dei siti dei venditori.
We're excited to announce we’ve launched several improvements to ChatGPT search, and today we’re starting to roll out a better shopping experience.
— OpenAI (@OpenAI) April 28, 2025
Search has become one of our most popular & fastest growing features, with over 1 billion web searches just in the past week 🧵
Tanto più che OpenAI ci ha tenuto a precisare che i risultato della funzione shopping non sono a pagamento, ma neutrali, grazie all’utilizzo di metadati forniti da terze parti, inclusivi di prezzo, descrizione dei prodotti e recensioni.
La funzionalità di acquisto è stata implementata sull’attuale modello di intelligenza artificiale predefinito di OpenAI, ChatGPT-4o. Con questa nuova funzionalità , OpenAI spera di attrarre un pubblico più vasto verso la sua offerta di intelligenza artificiale (A).
Al momento, la funzione di acquisto è disponibile solo per determinati prodotti, come elettronica, prodotti di bellezza, articoli per la casa e moda. Una volta che la funzionalità avrà successo, OpenAI prevede di includere altri articoli nel suo carrello degli acquisti. È importante sottolineare che la funzione di acquisto è completamente gratuita per tutti gli oltre 500 milioni di utenti attivi di OpenAI, compresi coloro che preferiscono utilizzare l’app senza effettuare l’accesso.
Ciò che conta al momento è che OpenAI non mostrerà alcuna pubblicità per le ricerche di shopping, né raccoglierà alcuna entrata per gli acquisti effettuati tramite l’app.
Un terremoto per Google, visto che per il motore di ricerca la pubblicità online rappresenta una delle sue principali fonti di guadagno. La funzionalità di acquisto gratuita e senza pubblicità di OpenAI potrebbe strappare il dominio a Google.
Alphabet ha già perso uno storico processo che la accusava di pratiche monopolistiche nel suo motore di ricerca. Inoltre, Google rischia di perdere il suo browser Chrome (che OpenAI si è offerta di acquistare peraltro, visto che da tempo Google è coinvolta in una causa antitrust che potrebbe obbligarla a cedere il suo browser) a causa della sua presunta posizione dominante nel settore delle ricerche. Il lancio della funzionalità di acquisto di OpenAI in questo momento cruciale potrebbe significare che Google potrebbe perdere una parte sostanziale del suo business a favore della startup di intelligenza artificiale.
La nuova funzionalità di acquisto è una mossa strategica di OpenAI per compiere un ulteriore passo avanti nel diventare un’app onnipresente. ChatGPT offre già funzionalità multimodali, tra cui ricerca, generazione vocale e video. OpenAI spera che la nuova esperienza di acquisto incoraggi gli utenti a trascorrere ancora più tempo sulla sua app e aiuti ChatGPT a mantenere il suo vantaggio competitivo. L’azienda, finanziata da Microsoft, compete con Gemini di Google e con startup come Anthropic, xAI di Elon Musk e Perplexity AI.
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Geoffrey Hinton ha lanciato un nuovo allarmante avvertimento riguardo al futuro dell’intelligenza artificiale in un’intervista rilasciata all’emittente radiotelevisiva statunitense CBS News. Secondo lo scienziato britannico, oggi esiste una probabilità compresa tra il 10% e il 20% che sistemi di AI avanzati possano diventare incontrollabili e superare l’intelligenza e il controllo umano, fino a prendere il sopravvento. Una previsione che raddoppia la gravità delle sue precedenti dichiarazioni.
Hinton durante l’intervista ha usato l’analogia del “cucciolo di tigre†adottato dall’uomo per descrivere lo scenario attuale: un sistema di AI oggi ancora contenibile, ma potenzialmente letale una volta raggiunta la maturità . Il riferimento non è solo simbolico: l’esperto suggerisce che, crescendo in complessità e autonomia, l’AI potrebbe sviluppare obiettivi propri, disallineati da quelli umani.
Uno degli aspetti che più preoccupa Hinton è la comparsa sempre più diffusa di agenti autonomi, capaci non solo di generare contenuti o rispondere a domande, ma anche di agire in ambienti digitali e fisici. La velocità con cui tali sistemi evolvono rende sempre più difficile prevenire i rischi con misure etiche o tecniche.
Rispetto a quanto dichiarato solo un anno fa, Hinton ha drasticamente ridotto la sua previsione sull’arrivo della cosiddetta superintelligenza: da decenni a “meno di dieci anniâ€. Questo cambio di rotta evidenzia una crescente urgenza di intervenire sul piano normativo e scientifico.
Nel suo intervento su CBS News, Hinton ha mosso critiche sia al mondo corporate sia agli equilibri geopolitici. Ha espresso delusione verso Google, che avrebbe abbandonato la storica posizione di non usare l’AI per scopi militari, e ha denunciato una competizione “sfrenata†tra aziende e governi che spesso sacrifica la sicurezza in nome dell’innovazione.
Nato il 6 dicembre 1947 a Wimbledon, in Inghilterra, Hinton è uno dei principali pionieri dell’intelligenza artificiale, in particolare nel campo delle reti neurali artificiali e del deep learning.
Ha studiato psicologia sperimentale al King’s College di Cambridge e ha conseguito un dottorato all’Università di Edimburgo nel 1978, specializzandosi in modelli computazionali dell’apprendimento. Ha lavorato in prestigiose istituzioni come l’Università della California a San Diego, il Carnegie Mellon University, e soprattutto l’Università di Toronto, dove ha fondato un importante centro di ricerca sul deep learning.
È noto per aver contribuito allo sviluppo dell’algoritmo di backpropagation, fondamentale per l’addestramento delle reti neurali multilivello. Con i suoi studenti ha introdotto architetture rivoluzionarie come le Restricted Boltzmann Machines e le Deep Belief Networks, aprendo la strada a numerose applicazioni moderne dell’AI: visione artificiale, traduzione automatica, riconoscimento vocale, robotica.
Nel 2012, insieme ad Alex Krizhevsky e Ilya Sutskever, ha presentato AlexNet, una rete neurale convoluzionale che ha dominato la competizione ImageNet, segnando una svolta epocale nell’ambito del riconoscimento immagini.
Nel 2013 ha venduto la startup DNNresearch a Google, entrando poi a far parte del team Google Brain. Ha lavorato per anni all’intersezione tra ricerca accademica e innovazione industriale.
Hinton è membro della Royal Society e ha ricevuto riconoscimenti internazionali di altissimo prestigio. Tra i più importanti:
Nel 2023 Hinton ha lasciato Google per potersi esprimere liberamente sui rischi esistenziali dell’AI. Da allora è diventato uno dei principali portavoce del dibattito etico sull’uso dell’intelligenza artificiale, criticando lo sviluppo incontrollato e l’impiego militare della tecnologia da parte di aziende e governi.
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Negli ultimi mesi, il presidente Donald Trump ha intrapreso numerose iniziative per posizionare gli Stati Uniti come leader globale nell’ambito dell’intelligenza artificiale(AI). Già a gennaio, Trump aveva firmato un ordine esecutivo con l’obiettivo dichiarato di assicurare la “dominanza” americana nel campo dell’AI, seguito ad aprile da una direttiva rivolta a tutte le agenzie federali per reclutare personale esperto in tecnologie avanzate.
Recentemente, un ulteriore ordine esecutivo è stato firmato con l’intento di integrare l’intelligenza artificiale nelle scuole americane, a sottolineare ulteriormente l’interesse strategico dell’amministrazione verso questa tecnologia emergente.
Tuttavia, questi sforzi sono stati minati da decisioni controverse che hanno comportato la perdita di numerosi esperti. Molti dei talenti reclutati durante la precedente amministrazione Biden, nell’ambito del progetto “National AI Talent Surge“, sono stati rapidamente licenziati o hanno lasciato volontariamente il governo dopo l’insediamento della nuova amministrazione Trump.
La perdita di oltre 200 specialisti AI, attivamente coinvolti in progetti cruciali come la riduzione dei tempi di attesa per la previdenza sociale, la semplificazione della dichiarazione dei redditi e l’ottimizzazione dell’assistenza sanitaria ai veterani, rappresenta un significativo spreco di risorse federali.
Secondo quanto riportato da ex funzionari governativi intervistati dal Time, molti dei licenziamenti sono avvenuti sotto la direzione del Dipartimento per l’Efficienza del Governo (DOGE), guidato dall’imprenditore Elon Musk.
Questo dipartimento ha effettuato un ampio taglio di personale tecnologico, eliminando centinaia di posizioni in ruoli cruciali per lo sviluppo digitale e l’implementazione di soluzioni AI in diverse agenzie federali. L’ufficio tecnologico denominato “18F“, responsabile di importanti progetti come il programma IRS Direct File per la dichiarazione gratuita delle tasse, è stato completamente cancellato.
Questa serie di decisioni ha creato un’atmosfera di instabilità e incertezza, rendendo difficile il reclutamento di nuovi specialisti qualificati nel settore pubblico. Deirdre Mulligan, ex direttrice del National Artificial Intelligence Initiative Office, ha sottolineato che tali azioni non solo privano il governo del talento necessario per l’innovazione tecnologica, ma scoraggiano anche futuri candidati dall’intraprendere carriere pubbliche, visto il clima lavorativo instabile creatosi.
Angelica Quirarte, esperta recruiter di talenti tecnologici assunta durante l’amministrazione Biden, ha confermato le difficoltà future che attendono il governo nel reclutare nuovi esperti in AI. Quirarte stessa ha deciso di lasciare il proprio ruolo dopo appena 23 giorni nell’amministrazione Trump, descrivendo un ambiente caratterizzato da paura e mancanza di fiducia reciproca, condizioni che ostacolano fortemente l’attuazione di politiche efficaci e l’innovazione tecnologica.
Se da un lato le dichiarazioni ufficiali mostrano una chiara intenzione di accelerare sull’intelligenza artificiale, dall’altro le decisioni operative recenti rischiano di compromettere seriamente le capacità americane di guidare questo settore cruciale per il futuro.
La perdita di talenti potrebbe costringere le agenzie federali a ricorrere a consulenze esterne molto più costose e meno integrate nel tessuto istituzionale, con implicazioni negative sull’efficienza e sulla qualità delle innovazioni tecnologiche negli Stati Uniti.
La mancanza di personale qualificato in grado di sviluppare soluzioni innovative per il governo potrebbe tradursi in minore efficienza e in una riduzione della capacità di rispondere rapidamente a esigenze sociali complesse (sanità , sicurezza, previdenza, ecc.).
L’indebolimento del Governo federale americano (a vantaggio dei privati) non farà altro che indebolire la capacità degli Stati Uniti di competere in settori chiave dell’economia globale e di guidare l’innovazione globale, favorendo anzi altri Paesi diretti competitor, come ovviamente la Cina.
Trump ha raggiunto i suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca, firmando 137 ordini esecutivi in totale. Un primato nella storia degli Stati Uniti, che non sembra aver conquistato gli americani. Secondo il nuovo sondaggio della CNN, il Presidente Trump è al minimo storico nei sondaggi, cresce tra la popolazione la paura per il futuro e soprattutto per un’imminente recessione economica.
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In occasione della Giornata Mondiale della Proprietà Intellettuale (World Intellectual Property Day, World IP Day) 2025 il 26 aprile, FAPAV – Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali con la collaborazione di CIVITA lancia l’evento italiano dal titolo “Feel the Beat! Cuore, passione, coraggio: il ritmo della creatività †presso la Sala Gianfranco Imperatori dell’Associazione CIVITA in Piazza Venezia a Roma.
Una giornata per celebrare il rapporto storico e sempre più stretto che esiste tra la musica e tutto il mondo dell’audiovisivo, a partire dal cinema e la televisione.
“Da anni siamo i promotori del World IP Day nel nostro Paese promosso da WIPO a livello globale – dichiara il Presidente FAPAV, Federico Bagnoli Rossi – ma quest’anno l’iniziativa assume un significato di particolare rilevanza dandoci la possibilità di combinare due fra le Industrie delle emozioni più importanti, rappresentate dal mondo dell’audiovisivo e quello della musica. Quale miglior messaggio antipirateria di quello trasmesso attraverso la viva testimonianza dei giovani che sono riusciti a realizzare il loro sogno combinando disciplina, talento e passione per il cinema e per la musica. È attraverso la loro voce che vogliamo diffondere tutta la bellezza che alimenta questo settore e che va difesa da tutti attraverso la Tutela del Diritto d’Autore e della Proprietà Intellettuale. Siamo grati per l’enorme adesione e supporto che FAPAV sta riscuotendo per questa iniziativa, consapevoli del grande privilegio che tutti noi abbiamo di poter assistere alla magia che nasce dagli ingranaggi perfetti tra cinema e musica“.
Tanti gli ospiti che animeranno l’appuntamento romano promosso da FAPAV, tra cui Guido De Angelis degli Oliver Onions e Dario Vero, compositore e direttore d’orchestra. Dario Vero è conosciuto per aver diretto Hans Zimmer in Vaticano a dicembre 2024 e per aver diretto l’orchestra che ha suonato la colonna sonora di “Mission Impossible – Dead Reckoningâ€, settimo film della saga che vede sempre protagonista Tom Cruise nei panni dell’agente dell’IMF Ethan Hunt.
Saranno inoltre presenti le sorelle Lorena e Virginia Brancucci, della Scuola Ermavilo (che ha curato, tra gli altri, le edizioni italiane delle canzoni presenti in “Mufasaâ€, “Wicked†e “Biancaneveâ€), figlie di Ernesto Brancucci, in arte ERMAVILO.
L’evento italiano del WorldIPDay sarà dedicato proprio alla memoria di questo artista che ha curato la direzione musicale delle edizioni italiane di tantissimi film della Walt Disney, tra cui “La Bella e la Bestia†e “Aladinâ€, e film d’animazione tra cui “Il Re Leoneâ€, “Rapunzelâ€, “Frozen – il Regno di Ghiaccio†e “Oceaniaâ€.
Durante l’evento sono previste alcune esibizioni live.
Laura Panzeri e Claudia Paganelli, doppiatrici cantanti nella versione italiana di Elphaba e Glinda in “Wickedâ€, canteranno “Defying Gravity – La gravità dovrà inchinarsi a meâ€.
Seguirà l’esibizione di Sissi, che ha doppiato la parte cantata in italiano di Ellian in “Spellbound – L’incantesimo“, con “The Way It Was Before – Se potessi tornare indietroâ€, e di Eleonora Segaluscio, voce cantata di Biancaneve, con “Waiting on a Wish – Aspetto un desiderioâ€.
Nei prossimi giorni sarà comunicata l’agenda completa dei partecipanti all’evento “Feel the Beat! Cuore, passione, coraggio: il ritmo della creatività †dell’8 maggio a Roma.
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