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Iliad
Rinnovo frequenze TLC, Levi (iliad): “No a rinnovo automatico, ma favorire competizione, investimenti e qualitàâ€

“No a rendite di posizione su rinnovo frequenze, favorire competizione e investimentiâ€

I diritti d’uso delle frequenze TLC saranno in scadenza il 31 dicembre 2029. Si tratta di frequenze Lte (4G) e Umts (3G), mentre le frequenze 5G assegnate nel 2018 scadranno nel 2037  e non sono quindi in ballo. Gli operatori hanno posizione diverse sulle modalità di rinnovo. “Credo sia fondamentale che ci siano regole chiare a tutela di una concorrenza davvero sana, che garantiscano un ‘level playing field’ per tutti gli operatori, in Italia come in Europa”. “Come nel caso delle frequenze”, ha detto Benedetto Levi, amministratore delegato di Iliad Italia, durante l’evento “Imagine Italy: Changing the Game” organizzato da Ericsson, tenutosi a Milano. “è importante che non si congelino rendite di posizione, con un rinnovo tout court, ma si creino le condizioni per una competizione vera che sostenga gli investimenti in qualità e innovazione”.

Ad oggi, l’Agcom sta valutando due opzioni. La prima, un modello “mistoâ€: parte delle frequenze prorogate o rinnovate agli attuali titolari e parte messe a gara, ma riservate a iliad e a eventuali nuovi entranti, così da riequilibrare il gioco. La seconda, un rinnovo generalizzato dello status quo, con in più obblighi di accesso, per ora ancora non ben definiti, da parte dei big verso iliad e altri.

Nessuno dei due modelli in consultazione si occupa dell’onerosità, sarà alla fine il Governo a decidere se concedere il rinnovo gratuito o meno, in cambio di impegni di copertura, come è avvenuto di recente in Germania con un esborso di 600 milioni da parte delle Telco, in cambio di maggiori obblighi di copertura e di una maggiore apertura all’uso delle frequenze alla concorrenza.

Vedremo.

Il ruolo di iliad oltre la connettività: 3 miliardi su filiera europea dell’AI

Nel frattempo, le Telco stanno rivedendo le proprie Strategie e modelli di business per andare oltre la connettività. Come ha indicato il Sottosegretario Butti la strada è passare da Telco a TechCo.

“Stiamo investendo oltre 3 miliardi su tutta la filiera IA: dalla potenza di calcolo con Scaleway, ai data center con Opcore, alla ricerca open source”, ha ricordato, in questo contesto, oggi Benedetto Levi. “In questo modo – ha proseguito – vogliamo contribuire alla costruzione di una sovranità digitale e infrastrutturale europea, generando crescita e valore condiviso” “Oggi gli operatori Tlc – ha concluso Levi – non possono limitarsi a fornire solo connettività: è necessario andare oltre e investire lungo tutta la catena del valore dell’ecosistema digitale“. 

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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 17:16:23 +0000 di Luigi Garofalo
Internet
UE pronta ad annacquare l’AI Act su pressione di Trump e delle Big Tech (Financial Times)

L’UE valuta la possibilità di sospendere alcune parti dell’AI Act, la storica legge sull’intelligenza artificiale a fronte delle pressioni degli Stati Uniti e delle Big Tech. Lo scrive il Financial Times, secondo cui Bruxelles è pronta ad annacquare parte del suo regolamento digitale, inclusa la legge sull’intelligenza artificiale entrata in vigore lo scorso anno, in una decisione su un cosiddetto pacchetto di semplificazione del 19 novembre.

Le accuse degli Usa

La bozza di proposta si inserisce in un dibattito più ampio su quanto aggressivamente l’Unione europea debba far rispettare le proprie norme digitali di fronte alla forte reazione delle Big Tech sostenute dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. D’altra parte, il potere della lobby americana a Bruxelles ha raggiunto quota 151 milioni di dollari quest’anno, secondo stime accreditate.

L’Unione europea ha dovuto affrontare forti pressioni da parte del governo statunitense, delle Big Tech e di gruppi europei in merito al suo AI Act, considerato il regime più severo al mondo per regolamentare lo sviluppo di questa tecnologia in rapida evoluzione. Talmente severo da rappresentare secondo alcuni un inutile ostacolo al progresso tecnologico.

Già quest’estate, il timore di indurre Trump a interrompere le forniture di intelligence o armi all’Ucraina o a scatenare una guerra commerciale transatlantica con l’Ue ha spinto Ursula von der Leyen ad accettare un accordo commerciale al ribasso per la Ue ad agosto. E ora non è finita, perché i funzionari dell’UE sono diffidenti nei confronti di qualsiasi mossa che possa indurre la Casa Bianca ad adottare misure di ritorsione.

L’UE si è “impegnata” con l’amministrazione Trump per apportare modifiche all’AI Act e ad altre normative digitali nell’ambito del suo più ampio processo di semplificazione, ha detto un alto funzionario dell’UE al Financial Times.

Molte disposizioni dell’AI Act sono ancora ferme ai box

Per quanto la legislazione sia entrata in vigore nell’agosto 2024, molte delle sue disposizioni entreranno in vigore soltanto nei prossimi anni. La maggior parte delle disposizioni relative ai sistemi di AI ad alto rischio, che possono rappresentare “gravi rischi” per la salute, la sicurezza o i diritti fondamentali dei cittadini, entreranno in vigore nell’agosto 2026.

La Ue valuta un anno di grazia per le aziende che violano l’AI Act

Nella bozza di proposta, visionata dal Financial Times, la Commissione sta valutando la possibilità di concedere alle aziende che violano le norme sull’utilizzo dell’AI a più alto rischio un “periodo di grazia” di un anno. La bozza di proposta è ancora oggetto di discussioni informali all’interno della Commissione e con le capitali europee e potrebbe ancora essere modificata prima della sua adozione il 19 novembre, hanno detto i funzionari.

Una volta che la Commissione presenterà la sua proposta, questa dovrà comunque essere approvata dalla maggioranza dei paesi dell’UE e dal Parlamento europeo.

I fornitori di sistemi di AI generativa che hanno già immesso i loro sistemi sul mercato prima della data di attuazione potrebbero quindi ottenere una sospensione di un anno dall’applicazione delle leggi “per fornire tempo sufficiente […] per adattare le proprie pratiche entro un termine ragionevole senza perturbare il mercato”.

Nella bozza la proposta di rimandare al 2027 le sanzioni

Bruxelles suggerisce inoltre di rinviare l’imposizione di sanzioni per violazioni delle sue nuove norme sulla trasparenza in materia di AI fino ad agosto 2027, per “fornire tempo sufficiente ai fornitori e agli utilizzatori di sistemi di AI” per adeguarsi agli obblighi.

La bozza mira inoltre a semplificare l’onere di conformità per le aziende e a centralizzare l’applicazione delle norme attraverso un proprio ufficio dedicato all’AI.

Diverse aziende, tra cui Meta, proprietaria di Facebook e Instagram, hanno avvertito che l’approccio dell’UE alla regolamentazione dell’AI rischia di impedire al continente di accedere a servizi all’avanguardia.

Un portavoce ha detto che sono ancora in corso colloqui all’interno della Commissione in merito a potenziali ritardi nell’“attuazione di parti mirate della legge sull’AI” e che “si stanno valutando diverse opzioni”. Il portavoce ha aggiunto che l’Unione rimane “pienamente favorevole alla legge sull’AI e ai suoi obiettivi”.

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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 11:50:30 +0000 di Paolo Anastasio
Elon Musk
Musk, Tesla approva il maxi-compenso da 1000 miliardi di dollari. Un simbolo delle disuguaglianze globali

Alla fine le minacce di Elon Musk hanno funzionato. Il consiglio di amministrazione di Tesla, riunito ieri ad Austin, in Texas, ha approvato il piano di retribuzione record richiesto dal suo amministratore delegato: 1000 miliardi di dollari.

Un pacchetto monstre, approvato da oltre il 75% degli azionisti, che assegna a Musk circa 423 milioni di azioni dell’azienda produttrice di veicoli elettrici. Se venissero raggiunti gli obiettivi fissati dall’accordo, quelle azioni varrebbero quasi mille miliardi di dollari, rendendolo di fatto il primo triliardario della storia.

Musk non riceverà né stipendio né bonus in contanti, ma esclusivamente quote azionarie. In questo modo potrebbe raddoppiare la sua partecipazione in Tesla fino a quasi il 29%, un obiettivo che lo stesso Musk ha definito strategico per mantenere il controllo della compagnia e guidarla nella trasformazione in un gigante della robotica e dell’intelligenza artificiale. Il piano prevede l’assegnazione delle azioni in dodici tranche, subordinate al raggiungimento di specifici traguardi industriali e finanziari.

Tra gli accordi, l’obbligo di Tesla di investire in xAI

Tra gli obiettivi principali fissati dal piano ci sono una capitalizzazione di mercato di 8.500 miliardi di dollari, la consegna di 20 milioni di veicoli elettrici e l’implementazione di 1 milione di robotaxi e 1 milione di robot umanoidi Optimus. Il pacchetto include anche l’autorizzazione per Tesla a investire nella startup di intelligenza artificiale xAI, fondata dallo stesso Musk, in un’operazione che rafforza ulteriormente l’integrazione tra le sue diverse aziende.

Il ricatto di Musk: “O così o me ne vadoâ€

Il via libera al piano è arrivato dopo settimane di tensione e polemiche sulla gestione del miliardario, accusato da più parti di aver danneggiato l’immagine del marchio Tesla con le sue prese di posizione politiche e i suoi post controversi. Ma gli azionisti si sono trovati di fronte a un aut aut: Musk aveva minacciato di abbandonare la guida di Tesla se il pacchetto non fosse stato approvato. Una prospettiva che, secondo molti analisti, avrebbe potuto far precipitare il valore delle azioni in Borsa.

Il consiglio di amministrazione e gli investitori hanno così dovuto scegliere tra due rischi: approvare un piano di compensi considerato eccessivo o perdere l’uomo simbolo dell’azienda. E la maggioranza ha scelto la prima opzione.

Musk e la spaccatura tra gli investitori

La divisione tra i soci è stata netta. A favore del piano si sono schierati i maggiori fondi di investimento internazionali come BlackRock e Vanguard, insieme a molti piccoli azionisti convinti che, nonostante tutto, Musk resti la figura chiave per la visione e la crescita futura dell’azienda. Per loro, il rischio di perdere il CEO superava ogni preoccupazione legata alla diluizione delle azioni o all’eccessiva remunerazione.

Tra i contrari figurano invece il fondo sovrano norvegese, il più grande fondo pensione pubblico statunitense CalPERS e le società di consulenza per gli azionisti Glass Lewis e Institutional Shareholder Services (ISS). Tutti hanno definito il pacchetto “sconsideratoâ€, sottolineando che una cifra di tale portata non ha precedenti nella storia dell’industria automobilistica e potrebbe addirittura minacciare il valore a lungo termine per gli investitori.

La reputazione in bilico

Le critiche si concentrano anche sulla governance dell’azienda e sulla figura stessa di Musk. La sua crescente polarizzazione politica, con frequenti incursioni nella retorica dell’estrema destra, avrebbe contribuito a danneggiare l’immagine di Tesla in diversi mercati, come dimostra il calo delle vendite in Germania.

Altri temono che il CEO sia troppo distratto dalle sue molteplici attività — da SpaceX a xAI, passando per X (ex Twitter) — per garantire una guida stabile e focalizzata alla casa automobilistica.

Un simbolo delle disuguaglianze globali

Il caso Musk arriva in un momento in cui i dati del 2025 mostrano una disparità economica sempre più profonda. Secondo i rapporti di Oxfam e Caritas, la ricchezza globale continua a concentrarsi nelle mani di pochi, mentre la povertà cresce. Oggi oltre 808 milioni di persone vivono in condizioni di povertà estrema — con meno di 3 dollari al giorno — e 1,1 miliardi si trovano in una situazione di povertà multidimensionale acuta.

Il paradosso è evidente: mentre una singola persona può aspirare a diventare il primo triliardario della storia, centinaia di milioni di individui faticano ad accedere ai beni primari. Una fotografia che racconta, meglio di qualsiasi altro indicatore, la frattura crescente tra la rivoluzione tecnologica dei pochi e la sopravvivenza quotidiana dei molti. a pochi, mentre la povertà assoluta aumenta. Nel 2025 si stima che 808 milioni di persone vivano in condizioni di povertà estrema (con meno di 3 dollari al giorno) e che 1,1 miliardi siano in povertà multidimensionale acuta. 

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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 14:05:00 +0000 di Piermario Boccellato
COP30
Al via COP30: Tajani “La green economy è un’opportunità, non un vincoloâ€

La trentesima Conferenza delle Parti ha preso ufficialmente il via. I leader mondiali riuniti da ieri a Belém, in Brasile, hanno infatti iniziato a tracciare il bilancio di dieci anni dall’accordo di Parigi, e di vent’anni da quello di Kyoto, due pietre miliari della lotta globale al cambiamento climatico. Il vertice dei leader e Capi di Stato, rappresentato per l’Italia da Antonio Tajani, anticipa le trattative vere e proprie, che entreranno invece nel vivo lunedi 10 novembre e che dovrebbero, si auspica, portare ad un nuovo ambizioso accordo. 

La COP della verità

Il padrone di casa, Luiz Inacio Lula da Silva, nel discorso di apertura con cui ha accolto formalmente i leader dei diversi Paesi, ha parlato di “Cop della verità”, augurando a tutti i presenti un summit caratterizzato da meno parole e più impegni concreti.

https://youtu.be/j-ifXn1H1jQ

Forze estremiste sono impegnate nella fabbricazione di menzogne per ottenere vantaggi elettorali a danno dell’ambiente“,

ha ammonito il leader brasiliano rivolgendosi all’ampia tavola rotonda dei Paesi del G20, in cui restano vuote le sedie dei Presidenti Donald Trump e Xi Jinping.

La delegazione europea a COP30

Un’assenza colmata, in parte, dell’Unione Europea, la cui delegazione è composta dal presidente del Consiglio europeo António Costa, dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dalla presidenza danese del Consiglio. 

Forte dell’accordo appena raggiunto, dopo mesi di negoziazione, sugli obiettivi climatici UE al 2035 e al 2040, richiesti proprio in occasione della Conferenza, la Presidente della Commissione ha assicurato:

Faremo di tutto perché questa Cop sia un successo

Tajani “Ispirati da San Francesco, lasciamo le persone al centroâ€

“La green economy non deve essere un problema, ma una grande opportunità†ha affermato il Ministro degli esteri Tajani durante il proprio intervento, rinnovando la linea del Governo italiano sostenuta anche dall’Unione Europea, come emerso dalle ultime riunioni del gruppo dei 27.  

Secondo tali principi, le politiche ambientali non devono rappresentare un vincolo, bensì una leva di progresso e libertà, un motore per investimenti, crescita e innovazione tecnologica. Richiamandosi alla figura di San Francesco d’Assisi, di cui quest’anno ricorre l’ottocentenario dalla morte, Tajani ha ricordato che “l’uomo è al centro della tutela della natura†e che solo salute e prosperità possono rendere le comunità meno vulnerabili ai cambiamenti climatici.

Tajani si è, quindi, soffermato sulla questione sociale, spiegando che l’Italia promuove una transizione energetica equa e neutrale.

“Le fonti rinnovabili coprono ormai il 50% della produzione elettrica italiana, e per la prima volta eguagliano il contributo dei combustibili fossili.

Ma questo non basta.

Dobbiamo utilizzare tutte le tecnologie disponibili, includendo il nucleare di nuova generazione, l’idrogeno verde e i biocarburanti†ha scandito il Ministro.

Proprio in tema di biocarburanti, Tajani ha annunciato l’iniziativa presentata dal Bel paese insieme a Brasile e Giappone, volta a quadruplicare la produzione di carburanti sostenibili entro il 2035, invitando tutti gli altri Paesi ad aderire. 

Fondazione Marevivo: “A Belém si lavori per salvare il polmone blu del pianeta”

“Il mare è il nostro migliore alleato contro il caos climatico, ma lo stiamo portando al collasso. Le decisioni della COP30 devono riflettere questa realtà. Proteggere gli oceani è una misura di adattamento e mitigazione climatica tra le più efficaci, se non la più efficace, che abbiamo a disposizione – spiega Rosalba Giugni, Presidente di Marevivo.Dobbiamo agire subito per proteggere almeno il 30% degli oceani entro il 2030, come richiesto dalla comunità scientifica e dagli accordi internazionali. Servono impegni specifici e misurabili per la protezione degli ecosistemi marini e costieri – continua Giugni. – Difendere le ‘foreste blu’ di mangrovie e le praterie sottomarine come strumento di mitigazione del carbonio; investire in programmi di osservazione degli oceani per comprendere appieno l’accelerazione dei cambiamenti e sviluppare strategie di adattamento efficaci; affrontare congiuntamente cambiamento climatico, perdita di biodiversità e inquinamento – in particolare, da plastica – che minacciano la salute degli oceani e la loro funzione climaticaâ€.

Italia innovatore in tecnologie spaziali applicabili nella transizione

Dopo un passaggio sui nuovi provvedimenti adottati per promuovere l’economia circolare, migliorare la gestione del ciclo di vita delle batterie e la gestione sostenibile dei rifiuti, il Titolare della Farnesina ha elogiato il ruolo dell’Italia come fornitore di nuove tecnologie spaziali, utilizzate per promuovere un’agricoltura sostenibile con un minore impiego di acqua e pesticidi.

“Siamo inoltre in prima linea nell’uso innovativo della meteorologia, grazie al servizio meteorologico dell’Aeronautica Militare, un’eccellenza italiana al servizio dei nostri partner internazionali.

Penso anche all’applicazione, in agricoltura, delle tecnologie di evoluzione assistita, e alle competenze italiane nella gestione efficiente delle risorse idriche, a beneficio della produzione agricola e dello sviluppo tecnologico dell’intero sistema agroalimentare.

L’acqua è vita, è essenziale per il benessere delle persone, e la sua gestione responsabile è cruciale per la sostenibilità del pianeta†ha continuato.

Tajani ha concluso annunciando che Roma ospiterà, nell’ottobre del prossimo anno, il primo Forum Euro-Mediterraneo sull’Acqua, nonchè la riunione dei ministri degli Esteri e dell’Ambiente dell’Unione per il Mediterraneo, dedicata proprio al tema dell’acqua.

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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 10:44:17 +0000 di Valentina Barretta
Data Center
Data Center, ecco la Strategia del Mimit. Urso: “Diventare hub del Mediterraneoâ€. Mezza: “Italia come B&B digitaleâ€

Mimit: la nuova strategia per attrarre investimenti esteri nei data center italiani

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) ha pubblicato la “Strategia per l’attrazione degli investimenti esteri nei data centerâ€, un documento che punta a trasformare l’Italia in un hub digitale europeo e mediterraneo, capace di ospitare infrastrutture avanzate per la gestione e l’archiviazione dei dati.
Un progetto ambizioso, che nasce dal confronto con amministrazioni centrali e locali, associazioni di categoria e operatori industriali, e che si inserisce in una più ampia visione di competitività tecnologica e sicurezza nazionale.

Urso: “Italia hub digitale del Mediterraneoâ€

“Attrarre investimenti esteri nei data center è essenziale per rendere l’Italia un hub strategico nella gestione, innovazione e sicurezza dei dati europei e globali. Una rete tecnologica solida e resiliente è determinante per la competitività delle nostre imprese. Come Mimit, favoriamo le migliori condizioni attraverso incentivi normativi e semplificazioni procedurali, affinché il nostro Paese diventi la prima scelta per gli investitori internazionaliâ€, ha dichiarato in una nota il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso.

Mezza: “Non trasformiamo questo Paese in un B&B digitaleâ€

“L’Italia, che si presenta come un global player nella potenza di calcolo garanzie ai suoi calcolatori che sono fra i più potenti del mondo, si offre come affittacamere tecnologico. La nuova normativa del ministero del made in Italy propone siti italiani per attrarre investimenti esteri in data center. Invece di sviluppare soluzioni e combinazioni con imprese nazionali avanzate, cerchiamo come un paese del terzo mondo di svendere la nostra energia e acqua per sostenere impianti che lavoreranno per imprese estere, con una ricaduta irrilevante sul territorio. L’opposizione deve contestare questa logica da B&B digitaleâ€, ci ha detto Michele Mezza, Docente di Epidemiologia sociale dei dati e degli algoritmi all’Università Federico II Napoli.

I pilastri della strategia Mimit: aree brownfield, energia e connettività

Tra i punti chiave individuati dal documento emergono tre assi portanti:

  • Aree industriali dismesse (“siti brownfieldâ€): il Mimit punta sulla mappatura e riqualificazione di aree già urbanizzate e immediatamente disponibili per nuovi insediamenti produttivi. Questa scelta riduce il consumo di suolo e favorisce un utilizzo sostenibile delle risorse territoriali, velocizzando al contempo i tempi di realizzazione dei nuovi data center.
  • Rete energetica stabile e sostenibile: l’Italia può contare su una rete capillare e affidabile, con un accesso crescente all’energia da fonti rinnovabili. La strategia enfatizza l’efficienza energetica, il riuso delle acque e il recupero del calore prodotto, per minimizzare l’impatto ambientale delle infrastrutture digitali.
  • Connettività digitale ad altissima velocità: la diffusione della fibra ottica, delle reti ultra-broadband e la presenza di numerosi cavi sottomarini che collegano il Paese all’Europa e al mondo rappresentano un vantaggio competitivo decisivo. Un’infrastruttura digitale che pone l’Italia in una posizione ideale per attrarre operatori globali del cloud e dei servizi dati.

Innovazione e capitale umano

La strategia dedica ampio spazio anche al tema delle competenze, promuovendo investimenti in formazione nelle discipline STEM e rafforzando i legami tra università, centri di ricerca e industria.

L’obiettivo è formare figure altamente qualificate, capaci di sostenere lo sviluppo del settore digitale nazionale e attrarre talenti dall’estero.

Tra opportunità e interrogativi

Pur rappresentando un passo importante verso la digitalizzazione del Paese, la strategia solleva alcuni interrogativi: si tratta davvero di un piano per rendere l’Italia protagonista del futuro tecnologico europeo, o di una politica che rischia di aprire eccessivamente le porte al capitale straniero, a scapito delle imprese nazionali?

Il confine tra attrazione degli investimenti e cessione di sovranità industriale è sottile. La sfida per il governo sarà quella di bilanciare l’apertura al mercato globale con la tutela dell’interesse strategico nazionale, affinché i data center del futuro diventino davvero una risorsa per il sistema Paese e non soltanto il frutto di allineamenti geopolitici.

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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 09:05:35 +0000 di Flavio Fabbri
Open Fiber
Open Fiber, ruolo chiave anche per il futuro della Tv (soprattutto per eventi live)

Il futuro della Tv, quella dei broadcaster tradizionali, avrà sempre più bisogno di banda ultralarga e in particolare di fibra FTTH per sostenere la crescita del traffico e delle interazioni del second screen, ormai altrettanto vitali dei programmi in sé. E’ per questo che il futuro assetto normativo delle frequenze televisive è uno degli aspetti di maggior interesse per lo sviluppo futuro di Open Fiber. Lo ha detto tra le altre cose l’ad Giuseppe Gola, nel suo intervento al MEF alla presentazione del rapporto “High Tech Economy†del CED.

Gola, portata epocale del futuro assetto delle frequenze televisive

Oltre all’Edge Computing e allo switch off del rame, il futuro assetto delle frequenze televisive “avrà una portata epocale†per Open Fiber che “è già al lavoro per accogliere questa trasformazione e aprire la sua rete attraverso le cosiddette CDN (Content Delivery Network)â€, ha detto Gola, aggiungendo che “questo permetterebbe ai broadcaster di gestire e processare i loro dati da remoto e soprattutto, grazie alla diffusa presenza della rete FTTH di Open Fiber su tutto il territorio nazionale, di avvicinarsi agli utilizzatori finali mettendo a loro disposizione un servizio sempre più affidabileâ€. 

Quali frequenze saranno destinate allo streaming televisivo in futuro?

Quali saranno i device preferiti per la fruizione video?

Quale futuro per il digitale terrestre televisivo, che in teoria dovrebbe andare in pensione nel 2031 ma che nel nostro paese è ancora assai popolare, soprattutto nella crescente fascia della terza età?

Domande aperte che avranno una portata rilevante sulla trasformazione del traffico dati dei prossimi anni, su cui il video ha un peso dominante.

Open Fiber, rete capillare di Edge Data Center

Open Fiber si è già organizzata in vista di questi grandi mutamenti all’orizzonte, investendo su una rete di Edge data center a livello nazionale che consente ai clienti – fra cui i broadcaster rappresentano una categoria potenzialmente molto interessante e interessata – di depositare i loro contenuti più vicino ai clienti finali, con vantaggi diretti in termini di bassa latenza, qualità del servizio e capacità trasmissiva. Più il contenuto si trova fisicamente vicino al cliente finale e maggiore è la qualità dello streaming.   

I broadcaster tradizionali sono certamente interessati, dal momento che in un futuro non troppo lontano dovranno contare sempre di più sulla fibra per trasmettere e abbandonare gradualmente le frequenze del digitale terrestre, destinate alla telefonia mobile, come la banda 700 Mhz. C’è da dire, che lo switch off del digitale terrestre a livello ITU è previsto per il 2031 e che tutti i broadcaster di casa nostra dovranno adattarsi e migrare su nuove frequenze e altre tecnologie più moderne per lasciare spazio al 5G.

La svolta CDN e la gestione dinamica del traffico con l’EDGE

Un altro aspetto molto interessante è il ricorso da parte di Open Fiber alle cosiddette CDN (Content delivery network) che consentiranno di fornire contenuti video con una qualità sostanzialmente migliore.

Ma in definitiva il predominio dello streaming televisivo avrà sempre più bisogno di reti ultrabroadband di alta qualità, come la rete in fibra di Open Fiber, in grado di trasportare grandi quantitativi di dati sempre crescenti garantendo in maniera dinamica maggiore ampiezza di banda in occasione di picchi di traffico legati ad eventi speciali, soprattutto eventi live, con grandissima quantità di spettatori.

Stiamo parlando ad esempio di partite di calcio (sono questi gli eventi che maggiormente “intasano†le reti) ma anche di grandi eventi come concerti, cortei, altri eventi sportivi come le Olimpiadi.

Attualmente, la rete di Open Fiber è presente in circa 7mila comuni italiani con pressappoco 3mila centrali attive su tutto il territorio. A regime, il progetto prevede la realizzazione di 100 edge data center.

FAQ. I broadcaster tradizionali con il nuovo assetto delle frequenze avranno più bisogno di Open Fiber?

I broadcaster tradizionali potrebbero avere un maggiore bisogno della rete in fibra ottica di Open Fiber, sebbene in modi diversi rispetto a un rapporto diretto con l’utente finale.

Ecco i punti chiave per capire il nesso:

1. Il Nuovo Assetto delle Frequenze (Refarming DVB-T2):
Il processo di refarming delle frequenze (passaggio al DVB-T2) ha ridotto lo spettro radio disponibile per la trasmissione terrestre. Questo comporta la necessità per i broadcaster di utilizzare una compressione più efficiente (HEVC) e di ottimizzare l’infrastruttura di trasmissione. La trasmissione terrestre rimane il loro canale principale, ma le sfide tecniche e la necessità di raggiungere tutti gli utenti spingono verso la diversificazione. 

2. Aumento della Distribuzione Ibrida/OTT:
I broadcaster tradizionali stanno sempre più integrando la trasmissione terrestre con la distribuzione via Internet (Over-The-Top, OTT), offrendo servizi come RaiPlay e Mediaset Infinity.

  • Per l’utente finale: Se un utente ha problemi con la ricezione del segnale terrestre (magari a causa della riduzione della potenza o della qualità in alcune aree), una connessione in fibra ottica affidabile (come quella fornita sulla rete Open Fiber dagli operatori partner) diventa essenziale per fruire dei contenuti tramite queste piattaforme streaming.
  • Per i broadcaster: Diventa fondamentale che gli utenti abbiano accesso a connessioni Internet di qualità per non perdere audience che migra verso il digitale terrestre o lo streaming.

3. Distribuzione Professionale e Backhaul:

  • I broadcaster utilizzano già infrastrutture in fibra ottica (non necessariamente soltanto Open Fiber, ma reti in fibra in generale) per il backhaul, ovvero il trasporto dei segnali dai centri di produzione ai vari ripetitori sul territorio nazionale.
  • La rete in fibra ottica viene utilizzata per garantire la massima qualità e affidabilità nella distribuzione del segnale a livello professionale, prima che venga trasmesso via etere.

Conclusione:

L’esigenza non è tanto quella di sostituire la trasmissione terrestre con Open Fiber, quanto di affiancarla e integrarla in modo sempre più robusto. L’obiettivo è garantire la capillarità del servizio e la migliore qualità possibile, sia attraverso l’antenna che, in misura crescente, attraverso la rete Internet in fibra ottica. Open Fiber, fornendo l’infrastruttura wholesale più avanzata, gioca un ruolo chiave in questo scenario ibrido ed in evoluzione.

Sì, i broadcaster tradizionali avranno progressivamente sempre più bisogno della rete in fibra ottica (inclusa l’infrastruttura di Open Fiber) per la distribuzione dei loro contenuti, anche se la trasmissione via etere rimarrà per il momento un canale fondamentale. 

Il nuovo assetto delle frequenze del digitale terrestre (passaggio al DVB-T2) e l’evoluzione tecnologica stanno spingendo verso un modello ibrido.

Perché aumenterà il bisogno di Open Fiber:

  • Necessità di Banda per l’Ultra HD: Il DVB-T2, pur migliorando l’efficienza, ha limiti fisici di banda. La trasmissione di contenuti in Ultra HD (4K e oltre), sempre più richiesta dal pubblico, è molto esigente in termini di dati. La fibra ottica offre la capacità illimitata necessaria per veicolare questi flussi video di alta qualità in modo stabile.
  • Sviluppo di Servizi Aggiuntivi (OTT e Ibridi): I broadcaster stanno investendo nelle loro piattaforme di streaming online (es. RaiPlay, Mediaset Infinity) per offrire servizi on-demand, catch-up TV e contenuti interattivi. Questi servizi viaggiano esclusivamente su Internet e richiedono una connessione in fibra affidabile per essere fruiti al meglio dagli utenti.
  • Superamento del Digital Divide: Nelle aree dove la ricezione terrestre è difficile (aree bianche), la fibra ottica rappresenta spesso l’unica soluzione per garantire l’accesso ai contenuti televisivi in alta qualità.
  • Riduzione delle Frequenze Terrestri: Il “refarming” delle frequenze ha portato a una compressione dello spettro disponibile per i broadcaster, che sono costretti a ottimizzare l’uso della banda residua. L’IPTV su fibra diventa quindi un canale complementare essenziale per ampliare l’offerta senza i vincoli fisici delle onde radio. 

In conclusione, sebbene la trasmissione terrestre rimanga vitale nel breve e medio termine, la fibra ottica sta diventando un pilastro fondamentale per i broadcaster tradizionali per innovare, offrire maggiore qualità e raggiungere il pubblico attraverso nuovi canali distributivi.

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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 07:30:00 +0000 di Paolo Anastasio
Nvidia
Huang (CEO Nvidia): “La Cina vincerà la corsa all’AI con gli Usaâ€

Nel corso di un intervento riportato dal Financial Times, il CEO di Nvidia, Jensen Huang, ha espresso una posizione netta sull’evoluzione globale dell’AI, sostenendo che la Cina è destinata a prevalere sugli Stati Uniti nella competizione per la leadership tecnologica.

Huang attribuisce questo vantaggio a tre fattori principali: la disponibilità di energia a basso costo, un quadro regolatorio più permissivo e la rapidità con cui Pechino sta incentivando lo sviluppo dei data center e delle infrastrutture per l’elaborazione avanzata.

A suo giudizio, mentre gli Stati Uniti si trovano a gestire un mosaico di normative che frammentano il mercato e rallentano l’innovazione, la Cina ha intrapreso una strategia coerente di sostegno all’AI, riducendo vincoli e promuovendo la cooperazione tra imprese, università e autorità locali.

Huang critica inoltre il ‘cinismo occidentale’ che spesso accompagna le discussioni sull’espansione tecnologica cinese, sottolineando come l’esclusione del mercato asiatico possa danneggiare la stessa industria americana, in particolare nel settore dei semiconduttori e dei chip per l’AI.

Il dirigente invita Washington a riconsiderare le restrizioni sull’export di GPU verso la Cina, avvertendo che un eccesso di protezionismo potrebbe accelerare la nascita di un ecosistema tecnologico alternativo e indipendente.

Pur restando fiducioso nelle capacità d’innovazione statunitensi, Huang ribadisce che solo un approccio più pragmatico, focalizzato su energia, regolazione e cooperazione internazionale, potrà evitare un effettivo sorpasso da parte di Pechino.

Per maggiori informazioni, clicca per l’articolo originale.

Chi ha ragione sull’AI: economisti o tecnologi?

Il dibattito tra economisti e tecnologi sull’impatto dell’AI sulla crescita economica si concentra su una frattura netta: prudenza analitica contro ottimismo tecnologico.

Alcuni istituti, come la Federal Reserve Bank di Dallas, hanno delineato scenari che spaziano da un aumento moderato del PIL pro capite fino a possibilità estreme di ‘singolarità’, con esiti che vanno dalla prosperità esponenziale alla scomparsa della specie umana. Tuttavia, tali modelli restano esercizi teorici e non previsioni reali.

Gli economisti, facendo leva su dati empirici e modelli previsionali, sostengono che gli effetti dell’AI si manifesteranno gradualmente, poiché l’integrazione delle nuove tecnologie nei processi produttivi richiede tempo, formazione e capitale complementare.

I tecnologi, al contrario, leggono l’AI come un acceleratore epocale, capace di trasformare il lavoro umano in capitale cognitivo e di generare un salto di produttività paragonabile alle rivoluzioni industriali precedenti.

L’articolo mette in luce la posizione intermedia di studiosi come Erik Brynjolfsson, secondo cui i benefici concreti emergeranno solo attraverso investimenti in infrastrutture, dati di qualità e riorganizzazione aziendale.

In sintesi, l’AI è destinata a influenzare profondamente il ciclo economico, ma con una curva di adozione lenta e non lineare. La fase attuale appare dominata da un’espansione degli investimenti e da un entusiasmo finanziario che precede gli effetti misurabili sulla produttività totale dei fattori.

La prospettiva equilibrata del Financial Times invita dunque a superare l’hype e ad ancorare le strategie economiche a metriche di valore reale, evitando illusioni di crescita immediata.

Per maggiori informazioni, clicca per l’articolo originale.

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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 08:34:59 +0000 di Claudio Ricci
starlink
Starlink si allarga ancora nel mobile, nuove frequenze negli Usa

Elon Musk prosegue la sua offensiva nelle telecomunicazioni statunitensi con Starlink. Questa volta SpaceX, di Elon Musk, mette sul piatto 2,6 miliardi di dollari per nuove frequenze 5Gche si aggiungono al pacchetto di 50 Mhz di spettro già rilevato dallo stesso operatore Tlc quest’estate per un controvalore di 17 miliardi.

L’operazione rientra nel quadro del deal già chiuso fra le due società e deve ancora ottenere il via libera delle autorità americane.

Musk conferma ambizione nel mercato Tlc

Musk conferma così la sua ambizione nel mercato del Direct-to-cell, potendo già contare su 5 milioni di clienti satellitari a livello globale.

La combinazione delle capacità di lancio satellitare con le frequenze per mette il lancio rapido di servizi Tlc senza grossi problemi di costo e di fattibilità, sostengono gli esperti.

Tra l’altro EchoStar, su cui pesano ingenti debiti, ha bisogno di vendere, dopo aver già ceduto frequenze per un valore di 23 miliardi ad AT&T.

Con questa nuova acquisizione di spettro Starlink, che già ha un accordo negli Usa con l’operatore T-Mobile per l’internet satellitare nelle aree bianche, si sta attrezzando sempre più per competere con gli operatori Tlc storici.

Starlink come le altre telco

Elon Musk non si nasconde dietro a un dito. “Per essere chiari, non metteremo fuori gioco gli altri operatori. Continueranno a esistere perché possiedono molto spettro. Ma sì, dovresti poter avere uno Starlink come hai AT&T o T-Mobile, Verizon o qualsiasi altro, potresti avere un account con Starlink che funzioni con la tua antenna Starlink a casa per il tuo Wi-Fi e sul tuo telefono. E sì, sarebbe una soluzione completa per un’elevata larghezza di banda a casa e per un’elevata larghezza di banda diretta verso la cellaâ€.

Nel frattempo, Starlink ha fatto il suo ingresso anche in India dove dovrà vedersela con player già attivi quali OneWeb (parte di Eutlesat) e Reliance Jio (di proprietà del miliardario Mukesh Ambani). Il mercato è immenso, 700 milioni di abitanti, per un valore complessivo dell’Internet satellitare stimato in 1,9 miliardi di dollari al 2030 secondo stime di Deloitte.

In arrivo la 2^ edizione di Space & Underwater, la Conferenza internazionale dedicata ai domìni Spazio e Subacqueo, che si terrà il 3 dicembre 2025.
Ecco il videoreportage della 1^ edizione:

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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 10:21:03 +0000 di Paolo Anastasio
Internet
Bonus elettrodomestici. Ecco il sito per fare la domanda. Al via dal 18 novembre?

Il contributo per l’acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza energetica, possibile click day il 18 novembre

Per accedere al bonus elettrodomestici si potranno presentare le domande a partire dal 18 novembre 2025. Non è ufficiale, ma in attesa del decreto sembrerebbe quella la data del click day.

Il bonus è destinato ai cittadini che vogliono sostituire gli elettrodomestici obsoleti, con l’obiettivo di promuovere il risparmio energetico e il corretto smaltimento.

Il sito web per fare domanda

Le domande potranno essere presentate tramite l’app IO o dal sito web bonuselettrodomestici.it, accedendo con:

  • SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale);
  • CIE (Carta d’Identità Elettronica). 

Per presentare la richiesta sarà necessario:

  • effettuare l’accesso all’app IO o al sito web dedicato;
  • seguire la procedura guidata;
  • dichiarare di essere in possesso di un Elettrodomestico obsoleto da sostituire con un nuovo Elettrodomestico della stessa categoria commerciale di classe energetica superiore;
  • dichiarare le informazioni relative al valore dell’ISEE 2025 in corso di validità.

Il bonus direttamente nell’app

Al termine delle verifiche si riceve direttamente in app IO l’esito della richiesta.
Una volta approvata la richiesta, l’utente troverà i il bonus nella sezione Portafoglio e sarà disponibile per 15 giorni dall’attivazione.
Come sottolineato dal ministero e sul sito dedicato, fondamentale è tenere aggiornata l’app all’ultima versione disponibile.

Sarà possibile fare richiesta del contributo finché le risorse non saranno completamente esaurite (ad oggi circa 50 milioni di euro): le nuove richieste andranno in lista di attesa e saranno gestite in ordine cronologico.
Il contributo sarà erogato fino all’esaurimento delle risorse disponibili e fino alla conclusione dell’iniziativa.

Cos’è il bonus elettrodomestici?

È un contributo economico pensato per incentivare la sostituzione di un elettrodomestico con un modello ad alta efficienza energetica e promuovere la sostenibilità e la transizione energetica.

Il bonus copre fino al 30% del costo di acquisto, con un massimale di 100 euro per nucleo familiare e 200 euro per nucleo familiare con ISEE inferiore a 25.000 euro annui.

Il contributo, sotto forma di voucher, è concesso all’utente finale maggiorenne ed è spendibile presso il venditore per l’acquisto di un solo elettrodomestico per famiglia anagrafica.
Sono ammessi esclusivamente gli elettrodomestici ad elevata efficienza energetica: lavatrici e lavasciuga, forni, cappe da cucina, lavastoviglie, asciugabiancheria, frigoriferi, congelatori e piani cottura.

Arriva la piattaforma Pari che semplifica l’accesso a bonus e incentivi pubblici

Come si può leggere in fondo al sito Bonus elettrodomestici, è nata anche una nuova piattaforma: “Pariâ€.

Grazie a questa soluzione, è possibile gestire tutti gli incentivi in un unico posto e di utilizzarli tramite l’app IO e presso i commercianti convenzionati.

Sviluppata da PagoPA, la piattaforma tecnologica permettere ai cittadini di riscattare in modo più semplice e veloce bonus e prestazioni di sostegno.

L’obiettivo dichiarato è rendere più facile l’accesso agli aiuti e alle agevolazioni erogate da Stato ed enti pubblici, come il voucher fino a 200 euro per l’acquisto di un nuovo elettrodomestico promosso dal Ministero per le Imprese e il Made in Italy per il 2025.

“un ulteriore passo in avanti nel percorso di digitalizzazione del rapporto tra Stato e cittadinoâ€, ha spiegato Alessandro Moricca, amministratore unico di PagoPA, in un’intervista rilasciata al Nuovo Quotidiano di Puglia.

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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 12:24:35 +0000 di Flavio Fabbri
licenziamenti AI
Licenziamenti, ottobre mese nero negli Usa: tagliati 153mila posti di lavoro. Il livello più alto degli ultimi vent’anni

Secondo i dati di Challenger, Gray & Christmas Inc., nel mese di ottobre 2025 le aziende statunitensi hanno annunciato 153.074 tagli di posti di lavoro, quasi il triplo rispetto allo stesso mese del 2024. Il dato segna il livello più alto degli ultimi vent’anni per questo periodo dell’anno.

Le cause principali, spiega Bloomberg in un lungo articolo, risiedono nell’adozione crescente dell’AI, nell’aumento dei costi operativi e nel calo della spesa di consumatori e imprese.

Settore tech e logistica i settori più colpiti dai licenziamenti

I settori più colpiti sono stati tecnologia e logistica, già al centro di una profonda trasformazione legata all’automazione e alla razionalizzazione delle risorse. Il trend conferma una transizione critica del mercato del lavoro: molte aziende, dopo il boom di assunzioni durante la pandemia, stanno ora ristrutturando la propria forza lavoro, tagliando figure considerate “sostituibili†e investendo su competenze legate all’AI.

Giganti come Amazon, Target, Paramount Skydance, Starbucks e UPS hanno annunciato riduzioni significative di personale, giustificando i tagli con la necessità di proteggere i margini e incrementare la produttività grazie all’automazione.

Parallelamente, le assunzioni stagionali hanno toccato i minimi dal 2012, segnalando un raffreddamento generale dell’economia del lavoro.

Nonostante una leggera ripresa complessiva, con un aumento di 42.000 posti secondo ADP Research, il clima resta incerto. L’aumento delle notifiche di licenziamento e le difficoltà dei disoccupati nel trovare nuove opportunità confermano che l’AI, pur creando nuove professioni, sta accelerando un ridimensionamento strutturale delle risorse umane.

Un disegno di legge per monitorare l’impatto dell’AI sul lavoro

Per reagire a questa tendenza, gli Stati Uniti stanno valutando una misura senza precedenti. Il Congresso ha infatti presentato l’AI-Related Job Impacts Clarity Act, un disegno di legge bipartisan firmato dal repubblicano Josh Hawley e dal democratico Mark Warner, che mira a garantire trasparenza sui cambiamenti occupazionali legati all’automazione e all’intelligenza artificiale.

L’obiettivo è obbligare le grandi aziende a comunicare regolarmente quanti posti di lavoro vengono persi, creati o trasformati a causa dell’uso dell’AI. Entro 30 giorni dalla fine di ogni trimestre, le imprese quotate e le agenzie federali dovranno fornire al Dipartimento del Lavoro dati dettagliati sul numero di dipendenti licenziati per automazione, sulle nuove assunzioni legate all’AI, sui ruoli eliminati o riconvertiti e sui programmi di riqualificazione avviati.

Il Segretario del Lavoro, insieme agli uffici federali competenti, dovrà poi elaborare report trimestrali e semestrali sull’impatto dell’AI, pubblicandoli sul sito del **Bureau of Labor Statistics** e trasmettendoli al Congresso entro 60 giorni. L’obiettivo è costruire una base dati pubblica e trasparente che consenta di monitorare come l’automazione stia trasformando il lavoro americano e di orientare le future politiche di formazione e compensazione.

Anche le aziende non quotate potrebbero rientrare nei controlli

Entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, il Dipartimento del Lavoro dovrà stabilire — insieme alla SEC e al Dipartimento del Tesoro — se e come includere anche le aziende non quotate tra gli obblighi di comunicazione. Tra i criteri valutati ci saranno la dimensione della forza lavoro, il fatturato e l’impatto occupazionale su scala nazionale o regionale, con particolare attenzione alla tutela dei dati sensibili.

Oltre 60 mila licenziamenti nel 2025 tra i giganti del tech

Il 2025 è stato finora un anno di drastici ridimensionamenti. Amazon, Microsoft, Salesforce e Meta hanno tagliato complessivamente oltre 60 mila posti di lavoro, ufficialmente per “recuperare agilità operativa†dopo anni di crescita. UPS ha eliminato 14 mila ruoli manageriali in meno di due anni, mentre Target ha ridotto di 1.800 unità il personale d’ufficio. Anche GM, Rivian e Booz Allen Hamilton hanno avviato importanti piani di riduzione.

Dietro la retorica dell’efficienza si nasconde una ristrutturazione profonda: le aziende stanno riallocando risorse dai reparti tradizionali ai team che lavorano su modelli generativi, cloud e automazione, riducendo le figure più facilmente rimpiazzabili come junior, amministrativi e risorse umane.

Durante la call sugli utili, il CEO di Amazon Andy Jassy ha difeso la scelta spiegando che si tratta di “recuperare l’agilità operativa perduta nel corso di una crescita eccessivamente stratificataâ€. Ma al di là delle parole, il dato di fondo è chiaro: la rivoluzione dell’AI sta cambiando la cultura aziendale, privilegiando la produttività tecnologica rispetto al capitale umano. Meno persone, più ricavi — questa sembra essere la nuova equazione del lavoro americano.

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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 09:34:24 +0000 di Piermario Boccellato
Vodafone
Vodafone e AST SpaceMobile, in Germania il nuovo Satellite Operations Centre europeo

Il Gruppo Vodafone e i texani di AST SpaceMobile portano in Germania il cuore della futura rete satellitare europea

L’integrazione tra comunicazioni terrestri e satellitari in Europa sta crescendo rapidamente, con un forte sviluppo di iniziative e infrastrutture innovative per garantire connettività sicura, resiliente e diffusa. Vodafone Group e la texana AST SpaceMobile hanno scelto la Germania come sede del loro principale Satellite Operations Centre, cuore operativo della futura rete satellitare europea.

La struttura – che sarà realizzata nei pressi di Monaco o Hannover, a seconda dell’esito delle trattative in corso – avrà il compito di allocare e mappare la connettività satellitare gestita da SatCo, la joint venture con sede in Lussemburgo tra i due gruppi, per servire gli operatori mobili (MNO) in tutta Europa.

L’obiettivo, si legge nel comunicato congiunto delle due società, è garantire banda larga mobile ubiqua, anche nelle aree più difficili da raggiungere dalle reti terrestri, e fornire supporto alle agenzie di soccorso e di protezione civile durante le emergenze.
SatCo, è precisato nel documento, “mira a creare un servizio satellitare mobile europeo scalabile, utilizzabile dagli operatori mobili per offrire connettività diretta dallo spazio a cittadini, imprese e amministrazioni pubblicheâ€.

Una novità importante non solo per le sue potenzialità commerciali, ma anche come valida alternativa ad altri servizi già sul mercato, come quelli offerti da Amzon con il progetto Kuiper e SpaceX con Starlink.

Un’infrastruttura strategica per la nuova frontiera delle telecomunicazioni

Per Vodafone, l’iniziativa rappresenta un passo concreto verso una nuova generazione di infrastrutture di comunicazione integrate, dove la componente spaziale completa quella terrestre, assicurando continuità di servizio e resilienza a livello continentale.

“SatCo offrirà a tutta l’Europa una soluzione satellitare sicura e indipendente. Consentirà agli operatori mobili europei di accedere a comunicazioni satellitari affidabili e resilienti, in grado di integrare le reti terrestri esistentiâ€, ha dichiarato Margherita Della Valle, CEO di Vodafone Group.

“Insieme a Vodafone stiamo accelerando l’arrivo della vera banda larga mobile dallo spazio in tutta Europa. Il centro operativo in Germania sarà l’hub delle operazioni per la nostra costellazione BlueBird nel continente, permettendoci di servire milioni di utenti. In parallelo ai nostri gateway, stiamo costruendo un’infrastruttura solida e sicura che garantirà all’Europa una connettività mobile senza interruzioni, sempre e ovunqueâ€, ha commentato Abel Avellan, fondatore, presidente e amministratore delegato di AST SpaceMobile.

A gennaio di quest’anno, Vodafone aveva annunciato la prima videochiamata spaziale tramite normali smartphone 4G-5G agganciati da satelliti BlueBird di AST SpaceMobile.

Da Vodafone e AST primo network cellulare spaziale accessibile dagli smartphone comuni

AST SpaceMobile sta costruendo la prima rete di banda larga cellulare spaziale accessibile direttamente dagli smartphone tradizionali, senza la necessità di terminali o antenne dedicate. Il progetto, che coinvolge già operatori di rete mobile di 21 Stati membri dell’Unione e di altri Paesi europei, punta a un lancio commerciale nel 2026.

La costellazione satellitare prevista sarà dotata di un sofisticato “command switchâ€, un sistema di supervisione e sicurezza progettato appositamente per il mercato europeo.

Questa architettura consentirà di aggiornare le chiavi di cifratura per i canali di comunicazione satellitare — sia in S-Band (collegamenti diretti con gli smartphone) sia in Q/V-Band (link tra satelliti e stazioni terrestri) — e di gestire in tempo reale l’attivazione e la direzione dei fasci di copertura sul territorio europeo.

Connettività di emergenza e resilienza per i servizi di soccorso

Oltre ai servizi commerciali, la costellazione offrirà un’infrastruttura dedicata alle operazioni di protezione civile e disaster recovery (PPDR). In situazioni di crisi o in aree colpite da disastri naturali, sarà possibile garantire comunicazioni a banda larga direttamente dagli smartphone degli operatori di emergenza, mantenendo il contatto anche dove le reti terrestri risultano compromesse.

Il ruolo strategico della Germania e la prospettiva europea

Secondo Vodafone e AST SpaceMobile, la scelta della Germania risponde a una logica di centralità geografica e infrastrutturale, offrendo “un punto di coordinamento ideale per l’integrazione tra reti spaziali e terrestriâ€.

Il centro ospiterà anche una delle stazioni gateway terrestri europee del sistema SatCo, responsabili del collegamento tra la costellazione satellitare e le reti 4G/5G esistenti.

In parallelo, AST ha già presentato alla ITU (International Telecommunication Union) le necessarie notifiche per gestire interferenze e garantire la piena compatibilità con i sistemi mobili esistenti.

A settembre, Vodafone, AST SpaceMobile e l’Università di Malaga hanno inaugurato il laboratorio di ricerca europeo dedicato allo sviluppo di servizi integrati di banda larga mobile terrestre e spaziale in orbita terrestre bassa (LEO).
Il laboratorio centralizzato semplificherà il processo di test e convalida dell’hardware e del software necessari ai clienti per connettersi senza problemi tra satelliti e reti 4G/5G utilizzando i loro smartphone esistenti.

La questione della connettività satellitare si fa sempre più centrale sia da un punto di vista infrastrutturale, sia geopolitico. Urge costantemente una riflessione politica e culturale sul significato di parole quali “sovranità†e “indipendenzaâ€, che diventano fattori chiave per il futuro dell’Unione europea in un quadro geostrategico che vede il vecchio continente in mezzo a Stati Uniti e Cina.

In arrivo la 2^ edizione di Space & Underwater, la Conferenza internazionale dedicata ai domìni Spazio e Subacqueo, che si terrà il 3 dicembre 2025.
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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 14:50:21 +0000 di Flavio Fabbri
Space&Underwater
BT, in Uk accordo con Starlink per il satellite nelle aree rurali
  • BT è l’ultima società di telecomunicazioni a stringere una partnership di servizio con l’operatore satellitare Starlink
  • L’operatore completerà la sua offerta di banda larga fissa e mobile con il servizio ad alta velocità di Starlink a partire dalla fine del 2026
  • Ma al momento non ha in programma un’offerta diretta sul dispositivo (D2D)

BT Group, l’ex incumbent del Regno Unito, ha stretto un accordo con Starlink, che prevede l’offerta di servizi satellitari in tutto il Regno Unito, a partire dalle aree rurali selezionate a partire dalla seconda metà del 2026.

La costellazione LEO di Starlink, che attualmente comprende circa 8.800 satelliti, offre una copertura in tutto il territorio.

Connettività nelle aree rurali

L’operatore britannico, che usa il marchio EE per i suoi servizi al consumatore, fa sapere che il servizio completerà le sue offerte di banda larga fissa e mobile abilitando la banda larga “in aree rurali e remote dove l’infrastruttura di linea fissa tradizionale è economicamente impraticabile o geograficamente difficile da costruire. Con Starlink veloce da implementare e in grado di fornire velocità di download fino a 280 Mbit/s, l’accordo segna una pietra miliare significativa nel rendere la connettività Internet ad alta velocità ampiamente accessibile nelle parti più difficili da raggiungere del Regno Unito”, ha osservato la società di telecomunicazioni.

Mercato Uk, gli obiettivi di BT

Ci sono circa 28,6 milioni di famiglie nel Regno Unito. Nel suo rapporto sul terzo trimestre fiscale appena pubblicato la società di Tlc ha osservato che la sua rete Fiber-to-the-premises (FTTP) raggiunge ora 20,3 milioni di abitazioni (sia residenziali che aziendali), di cui 5,5 milioni in località rurali e punta a raggiungere 25 milioni di abitazioni entro la fine del 2026. L’obiettivo è raggiungere i 30 milioni entro il 2030.

Allison Kirkby, CEO di BT Group, ha dichiarato: “Questo storico accordo con Starlink è un passo da gigante per la connettività rurale, che ci consente di fornire una connettività domestica veloce e affidabile ai nostri clienti in alcune delle aree più rurali e isolate del Regno Unito e di colmare il divario digitale meglio che mai”.

75 sterline al mese il costo di Starlink in Uk

Nel Regno Unito, Starlink attualmente addebita 75 sterline al mese senza costi di hardware o installazione per la sua connettività a banda larga: l’anno scorso aveva 87mila clienti nel paese.

BT ha già una partnership per la banda larga satellitare con l’operatore satellitare LEO OneWeb, ora parte integrante di Eutelsat, per la copertura delle aree rurali, ma sembra che Starlink sarà il suo partner chiave per la crescita in questa parte del mercato. BT utilizza già Starlink e OneWeb per offrire connettività satellitare ai clienti aziendali e come opzione per la connettività di backhaul della rete mobile.

Starlink ha appena ottenuto più spettro, seppur temporaneamente, dall’Ofcom il regolatore Uk.

Nessun accordo per il D2D con BT

BT si fermerà alla connettività a banda larga con la sua partnership con Starlink? L’operazione di SpaceX sta stringendo partnership di telecomunicazioni per offrire servizi di messaggistica e dati direct-to-device (D2D) – alias direct-to-cell (D2C) – ai clienti che non sono in grado di connettersi con le reti cellulari terrestri, e solo la scorsa settimana Starlink ha stretto un accordo D2D con uno dei principali concorrenti di BT nel Regno Unito, Virgin Media O2 (VMO2).

Per il momento non è previsto un accordo per servizi D2D a causa delle sue capacità limitate e della portata geografica, ha detto BT a TelecomTV.

In arrivo la 2^ edizione di Space & Underwater, la Conferenza internazionale dedicata ai domìni Spazio e Subacqueo, che si terrà il 3 dicembre 2025.
Ecco il videoreportage della 1^ edizione:

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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 09:30:01 +0000 di Paolo Anastasio
Intelligenza Artificiale
Cosa raccontano i dati su AI e realtà aziendali italiane

Negli ultimi mesi si è parlato molto di intelligenza artificiale nelle imprese italiane e di quanto queste siano, di fatto, molto interessate a investire ma ancora parzialmente in grado di usare i dati seguendo una strategia sistemica, malgrado l’uso quasi quotidiano da parte dei dipendenti.

Altre conferme arrivano dalla nuova ricerca dell’Osservatorio Big Data & Business Analytics del PoliMI, secondo la quale il mercato del Data Management & Analytics continua a correre e nel 2025 supererà i 4 miliardi di euro.

La spesa di aziende e Pubblica Amministrazione per tecnologie e servizi legati alla gestione e all’analisi dei dati salirà del 20% rispetto all’anno precedente; un ritmo che conferma quanto la capacità di “leggere†i dati sia ormai percepita come leva concreta di competitività.

La componente più in movimento è quella delle soluzioni che permettono alle organizzazioni di interpretare e utilizzare meglio le proprie informazioni, con una crescita del 27%.

Qui rientrano progetti che integrano forme avanzate di intelligenza artificiale e applicazioni di Generative AI pronte all’uso, utili per attività come lo sviluppo di software o le analisi quotidiane. Questa sola categoria vale intorno al 5% del settore e ha ampliato la platea delle persone che possono sfruttare l’IA senza bisogno di competenze specialistiche.

La Pubblica Amministrazione rappresenta il 6% del mercato e cresce del 17%. Tra le imprese private, il passo più rapido è nei servizi, che registrano un +27%; seguono banche (+22%), assicurazioni e manifattura (entrambe al +21%). Grande distribuzione, telecomunicazioni e media, e utility avanzano del 16%.

Quanto alla destinazione del budget, circa un quinto della spesa complessiva è riservato alle infrastrutture tecnologiche; il resto si divide tra soluzioni di analisi e attività di gestione dei dati, con queste ultime in aumento del 13%.

Nelle realtà con oltre mille addetti la crescita prevista si ferma al 12%, mentre nelle imprese “grandi ma non grandissime†tocca il 27%, con priorità differenti: le prime investono soprattutto in potenza di calcolo e GenAI, le seconde puntano a rendere i dati più accessibili e sfruttabili nelle attività quotidiane.

Strategie e governance, il nodo non è la tecnologia ma la direzione

L’interesse e gli investimenti crescono, ma la capacità di usare i dati in modo davvero strategico procede con più cautela. La ricerca mostra che nelle grandi aziende italiane la maturità non è omogenea.

Meno di quattro realtà su dieci hanno definito una strategia chiara per valorizzare il proprio patrimonio informativo, con obiettivi, ruoli e responsabilità ben fissati. Solo un’azienda su cinque ha inserito in organigramma una figura di vertice dedicata, come un Chief Data Officer o un Chief Data & Analytics Officer, incaricato di guidare il percorso e di raccordare funzioni e processi.

Nel frattempo il tema dell’integrazione tra dati e intelligenza artificiale è diventato centrale. Anche l’organizzazione interna richiede un ripensamento. In molte aziende gli strumenti di visualizzazione e analisi sono diventati più semplici e diffusi, spingendo funzioni diverse a usare direttamente i dati. Ciò ha ampliato la platea degli utenti, ma ha reso più importante stabilire criteri comuni, processi condivisi e un linguaggio univoco.

Nelle PMI cresce l’analisi dei dati, ma resta un approccio “a isoleâ€

Quando si guarda oltre le grandi imprese e si entra nel mondo delle piccole e medie aziende italiane, la fotografia cambia. La ricerca del Politecnico di Milano segnala un evidente passo avanti: quasi tutte le PMI effettuano ormai qualche attività di analisi dei dati e la quota è in aumento rispetto all’anno precedente. Il salto, però, è più quantitativo che qualitativo. In molti casi l’analisi nasce da esigenze contingenti, si appoggia a fogli elettronici e rimane circoscritta ai singoli reparti; mancano figure interne dedicate e investimenti strutturali.

L’utilizzo dei dati è più maturo nelle medie imprese, che iniziano a introdurre profili almeno parzialmente dedicati e a integrare le fonti informative con strumenti più evoluti. Qui l’analisi viene svolta con maggiore regolarità e spesso si concentra sul controllo di gestione, dalla previsione dei flussi di cassa alla pianificazione del budget. Nelle realtà più piccole, invece, l’attività rimane spesso manuale e slegata da una visione comune. È un approccio “a isoleâ€, utile per risolvere problemi puntuali, ma che limita l’impatto complessivo dei dati sulle decisioni aziendali.

Le PMI si trovano spesso senza un quadro chiaro di priorità e faticano a orientarsi tra le molte soluzioni disponibili. In questo senso, strumenti pensati per confrontare in modo trasparente offerte e servizi risultano familiari: un esempio è SOSTariffe.it, indispensabile anche in ambito business per valutare alternative in settori come la connessione Internet per far funzionare al meglio i sistemi. Per trasformare le iniziative sporadiche in un vero patrimonio informativo servirà continuità, un minimo di specializzazione interna e la capacità di collegare gli sforzi dei singoli uffici in una visione comune.

Dati non strutturati e nuovi spazi di condivisione

Guardando ai prossimi anni, lo studio evidenzia un cambio di passo nella qualità dei dati utilizzati dalle imprese. Finora il lavoro si è concentrato soprattutto su numeri e tabelle; ora cominciano a prendere piede analisi più avanzate basate su contenuti non strutturati, dai documenti ai testi generati in azienda. Si tratta di informazioni che richiedono strumenti più evoluti per essere interpretate, ma che possono rivelare connessioni e trend difficili da cogliere con le sole metriche tradizionali.

Sempre più aziende stanno cercando di misurare il valore delle attività legate ai dati, con metodologie che consentono di capire quali progetti generano un impatto reale su efficienza, servizio al cliente o nuovi ricavi. Quasi la metà delle grandi imprese ha già iniziato questo percorso, un passaggio importante perché aiuta a selezionare le iniziative da portare avanti e quelle da riconsiderare, evitando dispersioni.

Accanto a ciò, emerge un tassello ancora poco esplorato: la condivisione dei dati oltre i confini aziendali. Si parla di “Data Spacesâ€, ambienti in cui più organizzazioni possono mettere a fattor comune informazioni in modo sicuro e regolato per creare servizi o prodotti nuovi. Per ora è un terreno quasi inesplorato; la grande maggioranza delle imprese italiane non ne conosce il funzionamento o non ne percepisce una chiara opportunità. Potrebbe però diventare un elemento decisivo per settori in cui la collaborazione porta benefici collettivi, dalla mobilità alla salute.

Sul fronte dei consumatori, la consapevolezza sui meccanismi dell’intelligenza artificiale è ancora limitata e rappresenta un possibile freno allo sviluppo di servizi basati sui dati. Serve più trasparenza e informazione perché gli utenti possano capire in che modo i loro dati vengono utilizzati e quali vantaggi ottengono in cambio; senza questo equilibrio, la fiducia rischia di rimanere un anello debole nella catena dell’innovazione.

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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 09:33:54 +0000 di Edoardo Stigliani SosTariffe.it
Energia
Stato dell’Energia Ue 2025, 695 miliardi l’anno per Cleantech, AI e reti intelligenti

660 miliardi all’anno tra il 2026 e il 2030 e 695 dal 2031 al 2040. Si aggira su queste cifre il bilancio degli investimenti necessari al vecchio Continente, contenuto nel Rapporto sullo Stato dell’Energia Europea 2025 pubblicato dalla Commissione UE.  

Il fulcro delle ingenti spese nel settore energetico previste dal documento, a livello di Comunità Europea, è chiaramente orientato ad accelerare la diffusione delle energie rinnovabili, ridurre il consumo energetico attraverso misure di efficienza energetica, rafforzare la flessibilità, sviluppare gli interconnettori e modernizzare le infrastrutture elettriche. Obiettivi che, nel lungo termine, dovrebbero condurre alla realizzazione di una vera Unione dell’Energia, fondata su energia pulita di origine interna e maggiore efficienza, in grado di ridurre ulteriormente la dipendenza dell’UE dai combustibili fossili, di abbassare strutturalmente i prezzi dell’energia e contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici.

Il Piano Startegico per tecnologia e innovazione

Inoltre, viene ribadita l’intenzione di continuare a valorizzare il Piano Strategico per le Tecnologie Energetiche (SET Plan) dell’UE, uno dei principali strumenti del quinto pilastro dell’Unione dell’Energia dedicato a ricerca, innovazione e competitività, al fine di sviluppare nuove tecnologie e ridurne i costi attraverso sforzi coordinati.

È, infatti, fondamentale – sancisce il Report – che le tecnologie innovative sviluppate in Europa possano prosperare affinché la transizione energetica abbia successo e per garantire che il futuro sistema energetico si basi su un settore europeo delle tecnologie pulite competitivo.

Lo sviluppo e l’adozione di soluzioni digitali e applicazioni di intelligenza artificiale (IA) offrono un grande potenziale per migliorare l’efficienza e la flessibilità del sistema energetico, facilitando al contempo l’integrazione delle energie rinnovabili a costi più contenuti.

Allo stesso tempo, è fondamentale assicurare la cybersicurezza del sistema energetico dell’UE e pianificare in modo adeguato l’integrazione del crescente consumo energetico dei data centersottolinea.

Riduzione dei prezzi dell’energia e rafforzamento della competitività

Secondo il Report, l’attuazione del Piano d’Azione per l’Energia Accessibile e del Clean Industrial Deal procede regolarmente ed è fondamentale per offrire sollievo a industrie e consumatori, sia nel breve che nel lungo periodo. Tuttavia, un dato di fatto è che i prezzi medi dell’energia in Europa restano più alti rispetto a quelli dei principali concorrenti e variano notevolmente tra gli Stati membri, compromettendo la competitività industriale.

Per questo motivo, la Commissione ha intensificato gli sforzi per abbassare i costi energetici. In particolare, il documento fa riferimento ad un pacchetto di 7 azioni chiave volte a garantire benefici rapidi e duraturi a imprese e cittadini. Tra queste vanno senz’altro annoverati gli sforzi nell’ambito delle norme sul mercato elettrico per disaccoppiare le bollette dalla volatilità dei prezzi, promuovendo i contratti di fornitura di energia a lungo termine.

Tra le iniziative citate ci sono poi quelle della Banca Europea per gli Investimenti (BEI), che ha assunto un ruolo guida in questo ambito e lancerà un programma da 1,5 miliardi di euro per fornire garanzie bancarie ai produttori europei di componenti per le reti elettriche, e un progetto pilota da 500 milioni di euro in controgaranzie per i contratti di acquisto di energia pulita (PPA).

L’impegno finanziario

Come confermato dalla valutazione della Commissione sui Piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC) e sulle più recenti proiezioni di emissioni fornite dagli Stati membri, l’UE continua ad avanzare verso gli obiettivi 2030, ma raggiungere i target non sarà facile, richiedendo un’accelerazione e miglioramenti in molti settori.

Entrando nel merito delle previsioni economiche, la direzione che il testo, di 25 pagine, vuole dare è abbastanza chiara: al fine di mobilitare ingenti capitali privati, i finanziamenti pubblici devono essere meglio indirizzati. Ciò richiede un approccio flessibile, che preveda cioè una combinazione coordinata di azioni non finanziarie e un ampio insieme di strumenti finanziari, tra cui meccanismi di riduzione del rischio a soluzioni strutturate e di potenziamento dei rendimenti.

Il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF)

Convogliando i fondi dell’UE sia nell’espansione della capacità di energia rinnovabile e nello stoccaggio di elettricità su larga scala, sia nella modernizzazione delle reti di trasmissione e distribuzione negli Stati membri, il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF) contribuisce all’obiettivo di aumentare la quota di energia rinnovabile ad almeno il 42,5% entro il 2030. Oltre agli investimenti, il RRF sostiene gli Stati membri nell’adozione di riforme favorevoli agli investimenti, volte ad accelerare il rilascio dei permessi per le rinnovabili, migliorare l’accesso alle reti e rendere il sistema elettrico più flessibile.

Il RRF dovrebbe fornire 61 GW di nuova capacità installata da fonti rinnovabili, consentendo di risparmiare diversi miliardi di metri cubi di gas naturale, coprendo il fabbisogno elettrico di circa 40 milioni di famiglie, e modernizzando o costruendo oltre 10.000 km di reti elettriche. Una quota significativa del RRF è stata inoltre dedicata all’efficienza energetica, in particolare negli edifici. Dei 723,8 miliardi di euro disponibili nel quadro del dispositivo, 106,5 miliardi di euro sono stati destinati a investimenti in efficienza energetica, pari al 15% dei fondi.

Energia nucleare, quale futuro?

Nel campo dell’energia nucleare, la Commissione ha pubblicato l’ottavo Programma Illustrativo Nucleare (PINC) il 13 giugno 2025, che offre una panoramica completa e basata su dati concreti delle esigenze di investimento nucleare necessarie per raggiungere gli obiettivi degli Stati membri, individuando le aree in cui l’azione deve essere prioritaria. 

Lo scenario “base case†prevede investimenti di circa 241 miliardi di euro (valore attuale), di cui 205 miliardi per la costruzione di nuovi reattori su larga scala e 36 miliardi per l’estensione della vita utile di quelli esistenti. I dati operativi più recenti confermano che la flotta nucleare dell’UE opera con un fattore di capacità superiore all’80%, contribuendo alla fornitura di base e agli obiettivi di decarbonizzazione, oltre a rappresentare un importante elemento per la competitività industriale e la sicurezza dell’approvvigionamento in alcuni Stati membri.

LEGGI IL REPORT INTEGRALE

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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 11:55:49 +0000 di Valentina Barretta
Truenumbers
Violenza urbana, 49.600 aggressioni con coltello in UK

Le lame fanno crescere anche stupri (+24,8%) e violenze sessuali (+12,1%)

Piazza Gae Aulenti, Milano. Un lunedì mattina di inizio novembre, pieno orario d’ufficio. Una donna di 43 anni viene colpita alle spalle con un coltello da cucina, in mezzo ai passanti e ai grattacieli di Porta Garibaldi. Un gesto improvviso, apparentemente senza movente, che riporta l’attenzione su una violenza – tipica dei centri urbani – sempre più difficile da prevedere.

Un fatto non isolato perché solo qualche giorno prima, nel Regno Unito, 11 persone sono state ferite in un accoltellamento di massa su un treno diretto a Londra King’s Cross. La polizia ha escluso il movente terroristico, ma l’attacco — il più grave mai avvenuto su una linea ferroviaria nel Regno Unito — ha riacceso il dibattito sul knife crime, la violenza commessa con coltelli o armi da taglio. Due episodi lontani, quello di Milano e quello inglese, uniti però dallo stesso strumento e da una violenza che sembra colpire senza un motivo preciso.

Inghilterra, quante aggressioni con coltello ogni anno?

Il knife crime in Inghilterra e Galles rimane un indicatore stabile del disagio urbano e delle tensioni sociali che attraversano il Paese. Dopo la brusca frenata durante la pandemia, quando le restrizioni avevano ridotto gli episodi di violenza, il numero di reati commessi con coltelli o oggetti affilati è tornato a crescere con la ripresa della vita quotidiana. Dai 52.000 casi del 2019/20 si è passati ai 41.700 del 2020/21, per poi risalire in modo costante: 45.600 nel 2021/22, 48.400 nel 2022/23 e 50.400 nel 2023/24. L’ultimo dato, relativo al 2024/25, registra una lieve flessione a 49.600 reati, per un calo del 4,5% rispetto al periodo pre-Covid.

Queste cifre provengono dal briefing ufficiale della Camera dei Comuni britannica, che raccoglie e analizza i dati dell’Office for National Statistics (ONS) — l’ente pubblico responsabile delle statistiche ufficiali del Regno Unito — insieme a quelli del Ministero della Giustizia e del Servizio Sanitario Nazionale (NHS Digital). I dati sono riferiti a periodi che vanno da marzo a marzo dell’anno successivo, secondo il metodo di rilevazione ufficiale adottato dagli enti statistici britannici.

Omicidi e condanne: la lama della giustizia

Il coltello resta la principale arma degli omicidi in Inghilterra e Galles, una costante della cronaca britannica che attraversa decenni di statistiche. Nel 2023/24 le uccisioni compiute con strumenti affilati – coltelli, lame improvvisate o bottiglie rotte – sono state 262 su 570 totali, pari al 46%. Nelle grandi città come Londra e Birmingham il fenomeno resta più diffuso e un numero crescente di episodi collegati a scontri tra gang.

I dati più recenti mostrano una tendenza divergente. Nel 2024/25 i tentati omicidi con armi da taglio sono aumentati del 6,6% rispetto all’anno precedente, ma restano inferiori del 5,4% rispetto al 2019/20. Gli omicidi, invece, risultano in calo del 23,7% rispetto sia al 2019/20 sia al 2023/24. Un quadro che suggerisce una diminuzione delle morti ma non della violenza, con il coltello che continua a essere l’arma più diffusa nelle aggressioni più gravi e un segnale evidente di quanto il problema resti radicato nel tessuto urbano britannico.

Reati sessuali con coltello in aumento

Nel 2024/25, secondo i dati ONS riportati nel briefing della House of Commons Library, i reati commessi con armi da taglio mostrano andamenti contrastanti a seconda della tipologia. Gli stupri e le aggressioni sessuali con coltello risultano in forte crescita rispettivamente del 24,8% e del 12,1% rispetto all’anno precedente. Aumentano anche le minacce di morte (+6,6%) e i tentati omicidi con arma da taglio (+6,6%), mentre calano le rapine (–4,3%) e le aggressioni con lesioni (–1,4%). Il quadro complessivo indica che, pur diminuendo alcune forme di violenza fisica, cresce la componente sessuale e intimidatoria del knife crime, segnale di una diffusione più diversificata del fenomeno.

Feriti da lama: cosa dicono gli ospedali

Dietro le cifre della violenza con armi da taglio si nasconde un quadro sociale preciso. Nel 2024/25 gli ospedali inglesi hanno registrato 3.494 ricoveri per ferite da oggetti affilati, in calo del 10,4% rispetto ai 3.900 dell’anno precedente e ai 3.643 del 2014/15. La componente maschile domina nettamente: 3.132 uomini contro 340 donne, una proporzione che da anni supera l’89,7% di pazienti maschi. Le donne restano sotto il 10%, una costante che conferma come la violenza con armi da taglio coinvolga quasi esclusivamente il mondo maschile, sia tra le vittime sia tra gli aggressori.

L’età, invece, mostra una tendenza preoccupante. Nel 2024/25, tra le persone ferite, 560 avevano meno di 18 anni, pari al 16% del totale: 149 under 16 e 411 tra i 16 e i 18 anni. Si tratta di un dato in lieve calo rispetto all’anno precedente (655 under 18 nel 2023/24), ma comunque elevato se confrontato con i 451 casi del 2014/15. La maggioranza dei ricoveri riguarda adulti sopra i 19 anni, concentrati soprattutto nelle grandi aree urbane. L’NHS Digital segnala che la riduzione complessiva non coincide con una diminuzione della gravità: gli episodi più gravi restano concentrati nelle città, dove ospedali, polizia e servizi sociali collaborano per intercettare e proteggere le vittime più giovani.

Dove si colpisce di più: la mappa del knife crime

La geografia delle aggressioni con coltello in Inghilterra e Galles riflette il contrasto tra le grandi città e le aree rurali. Nel 2024/25 il tasso più alto si registra a Londra, dove la Metropolitan Police segnala 182 reati ogni 100.000 abitanti. Nella capitale il fenomeno resta concentrato nei quartieri periferici come Croydon, Hackney e Lambeth, spesso teatro di scontri tra gruppi giovanili. Seguono Cleveland (area di Middlesbrough, nel Nord-Est dell’Inghilterra) e le West Midlands (dove si trova Birmingham), entrambe con 150 reati ogni 100.000 abitanti.

Anche le contee industriali del Nord, come il South Yorkshire (Sheffield) e il West Yorkshire (Leeds), registrano tassi elevati rispettivamente di 101 e 97 casi ogni 100.000 abitanti. All’estremo opposto, la Cumbria, regione montuosa che include il Lake District, rimane la più sicura con appena 31 reati ogni 100.000 abitanti. Il quadro conferma che la violenza con coltelli è soprattutto un problema urbano, radicato nelle aree più popolose e socialmente complesse del Paese, dove la pressione abitativa e le disuguaglianze amplificano le tensioni.

Giustizia e pene: cosa prevede la legge inglese

Nel Regno Unito è ormai consolidata la consapevolezza che il knife crime rappresenti un rischio reale per la sicurezza pubblica, soprattutto nelle grandi città. L’obiettivo del quadro normativo è scoraggiare il possesso preventivo di armi da taglio e contenere la diffusione della violenza, agendo sia sul piano penale sia su quello della prevenzione. Le autorità intendono intervenire prima che il coltello venga usato, colpendo la semplice detenzione ingiustificata e promuovendo campagne educative rivolte ai più giovani.

Il sistema legislativo si fonda su un impianto stratificato e progressivamente più severo. Il Prevention of Crime Act del 1953 ha introdotto il reato di possesso di armi offensive in luogo pubblico, mentre il Criminal Justice Act del 1988 ha esteso il divieto agli oggetti con lama o punta. Successive modifiche hanno ampliato gli elenchi delle armi proibite e aumentato le sanzioni, fino al Criminal Justice and Courts Act del 2015 e all’Offensive Weapons Act, che ha rafforzato i controlli sulla vendita online e previsto pene più dure per il porto illegale. Le linee guida del Sentencing Council (Bladed articles and offensive weapons: possession) fissano criteri uniformi per la determinazione delle pene, introducendo la custodia obbligatoria in caso di recidiva e regole più rigide per i minori coinvolti.

Fonte: House of Commons Library, Briefing “Knife crime in England and Walesâ€

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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 09:37:55 +0000 di Truenumbers
Sos Energia
Luce e gas all’ingrosso: come è cambiato il mercato a ottobre 2025

Durante il mese di ottobre i prezzi di luce e gas sul mercato all’ingrosso hanno seguito due percorsi diversi: mentre il gas ha continuato il suo trend di discesa, arrivando al livello minimo dell’anno, l’elettricità è risalita leggermente, risultando più cara di poco meno del 2% rispetto a settembre.

Nonostante questa variabilità, i valori attuali si confermano sensibilmente inferiori rispetto a quelli di inizio anno: ciò vuol dire che le bollette sono più basse e con le offerte luce e le offerte gas migliori del mercato libero si può risparmiare ancora di più. Il comparatore di SOStariffe.it permette di verificarlo di persona: inserendo una stima dei consumi annui della propria famiglia si ottiene una simulazione di spesa per le tariffe più convenienti degli operatori partner.

Luce e gas: prezzi più bassi rispetto a inizio 2025

Come ogni inizio mese, è arrivato il momento di fare un bilancio e vedere in che modo sono cambiati i prezzi all’ingrosso di luce e gas. I dati di ottobre hanno confermato le aspettative, con un nuovo calo del costo del gas e una leggera risalita del prezzo della luce.

Rispetto a settembre il PSV, il prezzo all’ingrosso del gas, è sceso del 5,3%, raggiungendo quota 32,98 €/MWh, mentre il PUN, il prezzo all’ingrosso della luce, è aumentato dell’1,8%, toccando quota 111,04 €/kWh. I dati in questione sono forniti dal Gestore Mercati Energetici (GME).  

Anche se i prezzi di luce e gas sono legati tra loro, al momento l’andamento dei due indici usati per il calcolo del prezzo all’ingrosso si stanno muovendo in direzioni diverse. Sul mercato all’ingrosso del gas, infatti, le quotazioni sono in discesa costante da agosto, mentre sul mercato all’ingrosso della luce si alternano aumenti e discese.

Ad ogni modo, le quotazioni sono molto inferiori rispetto ai valori di inizio anno: i prezzi attuali, se confrontati con quelli del picco di febbraio 2025, sono più bassi del 22,4% per la luce e del 37,7% per il gas.

La discesa dei prezzi è certificata anche dall’Arera

La riduzione dei prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica e del gas risulta anche dagli aggiornamenti periodici delle tariffe riservate ai clienti vulnerabili serviti in maggior tutela.

Nel caso dell’elettricità, le tariffe per il quarto trimestre dell’anno sono più basse del 7,6% rispetto al trimestre precedente. Per il gas, invece, la componente energia del mese di ottobre è dell’1,2% più bassa del mese di settembre.  

Come massimizzare il risparmio dato della discesa dei prezzi all’ingrosso di luce e gas

Data la riduzione dei prezzi all’ingrosso, si può valutare l’idea di cambiare fornitore dell’energia elettrica o del gas e approfittare di tariffe convenienti. Per riuscire a massimizzare il risparmio, la scelta dell’offerta giusta è fondamentale.

Il comparatore di SOStariffe.it è lo strumento ideale per mettere a confronto le soluzioni tariffarie dei fornitori partner e per seguire l’andamento dei prezzi.

Nel contesto attuale, caratterizzato da una leggera volatilità dei prezzi ma tendenzialmente al ribasso, si possono fare diverse considerazioni. Chi vuole bloccare il prezzo al livello attuale, che nel caso del gas è il più basso dell’anno, può prendere in considerazione le offerte a prezzo bloccato e fissare il livello della componente energia fino a 36 mesi.

Chi invece vuole sfruttare al massimo i benefici della graduale discesa dei prezzi può trovare più conveniente optare per un’offerta a prezzo indicizzato: in questo caso il costo della componente energia segue l’andamento del prezzo all’ingrosso e si aggiorna mensilmente.

Entrambe le opzioni sono valide e possono tradursi in un buon risparmio in bolletta: per ottenere una previsione personalizzata si può richiedere l’analisi gratuita della bolletta e verificare di quanto è possibile ridurre la spesa caso per caso.

Oltre a considerare il tipo di tariffa luce e gas, il comparatore di SOStariffe.it permette di verificare anche la presenza di promozioni o sconti riservati, ad esempio in caso di attivazione del servizio di domiciliazione bancaria, e del valore della quota fissa, un costo che viene addebitato in bolletta a prescindere dai propri consumi.

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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 09:28:52 +0000 di Luana Galanti SosTariffe.it
Giornata Parlamentare
La Giornata Parlamentare. Manovra, chiuse le audizioni. Emendamenti fino al 14 novembre

Giorgetti chiude le audizioni sulla manovra

Dopo quelle di sindacati e imprese, di Comuni e Regioni, le audizioni di istituzioni finanziarie e authority, IstatBankitaliaCorte dei Conti e Upb passano sotto la lente la manovra, mettendone in luce da un lato il contributo al consolidamento dei conti pubblici che garantisce stabilità, dall’altra avanzando rilievi. Tanto che il ministro Giancarlo Giorgetti, nel primo pomeriggio, difende l’impianto e le misura bandiera, con una premessa di metodo, rivolta tanto alle opposizioni quanto alla maggioranza per quella che si annuncia una battaglia per le modifiche in Commissioni: la manovra è la “proposta condivisa dal Cdmâ€, ci sarà una “attenta valutazione†degli emendamenti ma alla luce del rispetto non solo dei saldi di finanza pubblica. La misura simbolo della manovra, il taglio dell’Irpef, assorbe la fetta più grossa dalle previsioni di spesa, circa 3 miliardi. Il Governo l’ha disegnato in modo da distribuire un beneficio medio di 218 euro annui, con un massimo di 440 euro. 

Ma per la Banca d’Italia non comporta “variazioni significative della disuguaglianza nella distribuzione del redditoâ€. E secondo l’Istat addirittura l’85% delle risorse sono assorbite dalle famiglie dei quinti più ricchi della distribuzione del reddito: effetto della progressività della tassazione, e quindi anche del beneficio, con il taglio lineare dell’aliquota di due punti ma anche del modo in cui è congegnato il meccanismo di sterilizzazione. Come spiega l’Upb, circa il 50% del risparmio di imposta va ai contribuenti con reddito superiore ai 48mila euro, che rappresentano l’8% del totale; l’Upb calcola che nell’ambito dei lavoratori dipendenti, il beneficio medio è pari a 408 euro per i dirigenti, 123 per gli impiegati e 23 euro per gli operai; per i lavoratori autonomi è di 124 euro e per i pensionati di 55 euro. La sterilizzazione della riduzione delle aliquote, ha spiegato la presidente dell’Upb Lilia Cavallari, per i redditi più elevati produrrà effetti parziali dato che solo 58.000 contribuenti, il 32% di quelli con reddito superiore ai 200.000 euro, ha detrazioni aggredibili che non siano state già tagliate da precedenti interventi normativi. 

È un “intervento volto a tutelare i contribuenti con redditi mediâ€, rivendica invece Giorgetti, che sottolinea come la misura vada letta insieme a quella approvato lo scorso anno. “Il fiscal drag Ã¨ ampiamente coperto fino a 35mila euro. Quelli dei redditi superiori qualche problema l’hanno avuto ed è il motivo per cui siamo intervenuti sul ceto medio con le aliquote. Perché negli anni scorsi abbiamo preferito dare priorità ai ceti più bassiâ€. Non esente da critiche anche l’altra misura bandiera della manovra, la rottamazione voluta dalla Lega. Qui è Bankitalia a sottolineare come si tratti di “uno strumento che in passato non ha accresciuto l’efficacia nel recupero di gettitoâ€, mentre per la Corte dei Conti c’è “la possibilità che la misura possa ridurre la compliance fiscale, il rischio che l’Erario possa diventare un finanziatore dei contribuenti morosi, incentivando l’omesso versamento come forma di liquidità, l’incertezza sugli effetti sui saldi di finanza pubblicaâ€. E anche qui Giorgetti replica cercando di rassicurare. Finito il giro di audizioni si entra nel vivo della partita parlamentare. La prima vera scadenza parlamentare scatterà venerdì 14 novembre alle 10.00 quando scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti.

Le opposizioni attaccano sul caso Almasri e il Governo stempera

Il caso Almasri continua ad agitare la politica, con l’opposizione che chiede al Governo di riferire e l’esecutivo fiducioso che alla fine Tripoli consegnerà il generale ai giudici dell’Aja chiedendo così con un’assoluzione il procedimento aperto contro Roma. Intanto, in mattinata il Ministro della Giustizia Carlo Nordio Ã¨ stato a Palazzo Chigi dal sottosegretario Alfredo Mantovano: ufficialmente un incontro sulle ricadute della manovra sul sistema giustizia e sul piano carceri, ma è ipotizzabile che si sia parlato anche della vicenda libica. Il nuovo fronte di polemica è la richiesta di estradizione per Almasri firmata dal Procuratore nazionale di Tripoli che il Governo ha definito una delle “fondamentali ragioni†che hanno giustificato la mancata consegna alla Cpi dell’uomo accusato di crimini di guerra e contro l’umanità. 

Leggendo tuttavia le carte del Tribunale dei ministri che ha indagato su Mantovano, Nordio e Piantedosi emergono alcune incongruenze. L’atto libico è infatti pervenuto al ministero della Giustizia il 22 gennaio alle 10.39, ma Almasri era stato rimpatriato a Tripoli il giorno precedente. Ed inoltre, fanno notare ancora i giudici, il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale prevale comunque sulla concorrente richiesta di estradizione giunta dalla Libia. Dunque, “laddove il Ministro (Nordio) ha cercato di giustificare la propria mancata tempestiva risposta alla Cpi e alla Procura generale con la necessità di valutare tale concorrente richiesta di estradizione, si è attribuito un potere che non gli competevaâ€. Sul punto le opposizioni attaccano duramente, segno che la questione non si è ancora chiusa con l’archiviazione per i tre membri del Governo. 

Botta e risposta tra Meloni e opposizioni sulla sicurezza

Scoppia la polemica sulla sicurezza. “Leggo che alcuni esponenti della sinistra sostengono che questo Governo ‘non avrebbe investito nulla sulla sicurezza’. Una tesi comoda, ma smentita dai numeriâ€, sottolinea sui social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che snocciola una serie di dati dalle assunzioni (“negli ultimi tre anni circa 37.400 agenti nelle Forze di Polizia e prevediamo, da qui al 2027, altre 31.500â€) alla lotta alla mafia (“108 latitanti catturati, 278 maxi-operazioni, migliaia di arresti, 6,5 miliardi di euro il valore dei beni sottratti alla criminalità e oltre 18 mila i beni confiscati restituiti alla collettivitàâ€), oltre a ricordare i provvedimenti adottati negli anni di governo, come il “decreto Sicurezza†e l’introduzione di “pene più severe per chi minaccia e aggredisce i nostri uomini e donne in divisaâ€. La premier poi sbotta: “Non ignoriamo la realtà e sappiamo bene che esistono criticità e fatti gravi che preoccupano i cittadini. Stiamo ponendo rimedio a decenni di lassismo e sottovalutazione. Ed è proprio per questo che non intendiamo arretrare di un millimetro e puntiamo a fare sempre di più. Continueremo a rafforzare, migliorare e intervenire. Perché la sicurezza degli italiani Ã¨ una responsabilità quotidiana e un impegno che intendiamo onorare fino in fondoâ€. 

Ma le opposizioni attaccano: “Ho visto che Giorgia Meloni si è offesa, ma non si deve offendere perché quando parliamo†di sicurezza “lo facciamo su dati ufficiali, che sono pubblicati sul sito del Viminaleâ€, osserva il presidente del M5S Giuseppe Conte. “Il sito del ministero dell’Interno dice che dall’anno scorso c’è una carenza organica di 11mila forze di polizia. Non è colpa nostra se i dati ci dicono che aumentano scippi, rapine e borseggi nelle strade italiane, non è colpa nostra se i sindacati di polizia si sono lamentati per la manovra. Sono dati ufficiali, non può dolersene con noiâ€. E il dem Matteo Mauri, responsabile Sicurezza del partito guidato da Elly Schlein, commenta: “Siamo stupiti dall’uscita della presidente Meloni sulle Forze dell’Ordine. Accusa l’opposizione di lesa maestà per aver detto la verità: questo Governo usa il tema della sicurezza ma non fa nulla per chi la garantisce davvero. Meloni si vanta di 37.000 assunzioni, ma si tratta solo di sostituzioni ordinarie, non di nuovi organici. La Polizia di Stato continua a perdere effettivi: nel 2024 gli agenti sono 97.931, ben 11.340 in meno rispetto alla dotazione organica prevista dalla legge. Diminuiti ulteriormente dal 2023. Dati ufficiali, non del Pd: sono scritti nero su bianco nel Documento di pianificazione strategica del Personale della Polizia di Stato. Se li faccia mandare dal Viminale invece che sparare numeri a casoâ€.

L’opposizione attacca Fazzolari sul caso Report

Dopo lo scontro in Commissione di vigilanza Rai, continuano le polemiche per le mosse che il sottosegretario Giovan Battista Fazzolari avrebbe messo in atto dopo la puntata di Report sui rapporti tra il padre della premier Giorgia Meloni e il clan Senese. Secondo il conduttore Sigfrido Ranucci il braccio destro della presidente del Consiglio avrebbe “ispirato l’attivazione dei servizi segreti†per cercare di capire quali erano le fonti nell’apparato dello Stato che avevano fornito informazioni al programma di Rai3. Fazzolari, in un’intervista al Corriere della Sera, ha risposto parlando di “accuse troppo gravi per farle cadere nel vuotoâ€, riferendosi anche alle “insinuazioni assurde†sull’esistenza di una mano politica dietro l’attentato subito da Ranucci. “Prima la Schlein, leader del principale partito di opposizione, dice che con il centrodestra al Governo la democrazia è a rischio e i giornalisti subiscono attentati. Poi Scarpinato, esponente di spicco del M5S, va addirittura in Antimafia a chiedere al conduttore di Report se c’è un nesso tra quell’attentato e un esponente del governo, il sottoscritto. Direi che il limite della decenza è stato ampiamente superatoâ€. 

Secondo i componenti del Pd in Vigilanza, si tratta della “solita strategia per alzare il polverone pur di non rispondere alla domanda principale: il Governo ha spiato Report e Ranucci?â€. Si tratta di un’intervista con “allusioni e intimidazioni†da cui emerge “il fastidio nei confronti del giornalismo d’inchiestaâ€. Anche il M5S vede un’intimidazione nei confronti del giornalista e invita il sottosegretario a metterci la faccia, rispondendo alle interrogazioni in Parlamento. Ranucci in Vigilanza, pur ringraziando per la solidarietà e dicendosi felice perché la sua audizione ha consentito una ripresa dell’attività della Commissione, ha spronato il Parlamento ad approvare una legge contro le querele temerarie

Il Pd punta su comitati e unità per il referendum sulla separazione della carriere

Le firme delle opposizioni in Senato sono state già depositate in Cassazione, quelle della Camera arriveranno oggi. Davanti al Palazzaccio si presentano i capigruppo di Palazzo Madama Francesco Boccia del Pd, Stefano Patuanelli del M5S e Peppe De Cristofaro di Avs; non ci sono i leader: Giuseppe Conte Ã¨ impegnato per un nuovo tour elettorale in Campania a dare man forte a Roberto Fico, mentre Elly Schlein Ã¨ al Nazareno per incontrare i rappresentanti del Terzo Settore. Non c’è, dunque, la foto di gruppo vista in altre occasioni simili, come sul referendum per la cittadinanza. Non si tratta però di gelo o di divisioni in seno all’opposizione, anzi. La linea sarebbe quella di non prestare il fianco a Giorgia Meloni e al suo Governo nel politicizzare la campagna referendaria, una determinazione che si coglie anche nelle parole dei protagonisti. Elly Schlein, ospite di un dibattito sul “Domani delle donneâ€, avverte Meloni: “Noi saremo impegnati in questo referendum come Pd. Pur contrastando la riforma, abbiamo fatto emendamenti, anche di buonsenso. Faremo questa battaglia con un fronte ampio politico e sociale per contrastare questa riforma. Ma non lasceremo a Meloni cinque mesi per parlare solo di Garlasco. Noi continueremo con la nostra agenda, con la massima unità delle forze politicheâ€. 

Un concetto che la segretaria aveva espresso anche durante l’intervento all’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari, poco prima del via libera definitivo alla legge di riforma costituzionale. Il Pd non è chiamato a fare l’avvocato dell’Anm: i dem devono fare una campagna separata e parallela rispetto a quella della magistratura, senza cadere nel “tentativo subdolo†della destra di politicizzare la campagna attorno alla figura della premier e puntando sui fatti di cronaca, come quello di Garlasco, appunto. Sì ai comitati, quindi. La leader dem ha intenzione di fare una campagna d’informazione molto capillare per far capire cosa cambierà con la riforma: “Nullaâ€, sottolinea, “perché’ i processi non saranno più breviâ€. L’obiettivo dell’esecutivo, per Schlein, è uno solo: “Il Governo l’ha detto molto chiaramente: con la riforma della giustizia e la riforma della Corte dei conti vi facciamo vedere chi comanda. Ma non è questa la democraziaâ€. Il quesito è presto fatto: “Se si pensa che i giudici debbano essere assoggettati ai politici si andrà a votare sì, se invece si pensa che anche chi governa debba rispettare le leggi si andrà a votare controâ€. 

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Data articolo: Fri, 07 Nov 2025 09:23:00 +0000 di Nomos Centro Studi Parlamentari
Nvidia
“Bolle in movimento†per l’AI, criptovalute e debito

Non solo l’AI, in movimento ci potrebbero essere altre “bolle”

“Potremmo assistere a delle bolle in movimento. Una è la bolla delle criptovalute, la seconda riguarda l’intelligenza artificiale e la terza è quella del debito“.

È quanto affermato dal Presidente del World economic forum (Wef), Borge Brende, durante una conferenza stampa a San Paolo in Brasile.

Attenzione, o cautela nel muoversi sui mercati, ma non paura o panico, ha sottolineato il capo del Wef: “i mercati hanno toccato livelli record e alcune valutazioni sembrano esagerateâ€.
Il tutto mentre nelle ultime ore la paura di una bolla legata all’AI ha attraversato tre continenti, mettendo in forte dubbio la capacità di tenuta dei giganti tecnologici e dei loro asset finanziari.
Tra martedì e mercoledì, i titoli legati all’AI hanno perso più di 400 miliardi di sterline sui mercati globali e a farne di più le spese sono state le aziende produttrici di chip, secondo il MailOnline.

Nonostante gli elevati tassi di interesse, l’inflazione persistente e le turbolenze commerciali, i mercati hanno spinto al rialzo, in parte sulla base delle aspettative che l’intelligenza artificiale avrebbe potuto trasformare le prospettive dell’economia e delle imprese globali.
Mentre il principale indice londinese FTSE 100 ha evitato il peggio, aiutato dal fatto che è meno orientato all’intelligenza artificiale rispetto ai mercati statunitensi e asiatici, gli analisti hanno messo in guardia dalle turbolenze future“, si legge sul quotidiano britannico.

L’AI promette un aumento della produttività, ma rappresenta anche una minaccia ai posti di lavoro

L’intelligenza artificiale può aumentare produttività e opportunità di guadagni, per le imprese, ma pone anche dei dubbi, soprattutto sull’impatto complessivo sui livelli occupazionali di un Paese. In poche parole, la paura è che questa corsa all’AI possa lasciare dietro di sé tanti disoccupati tecnologici.

“Nel peggiore dai casi potresti assistere ad una specie di Rust Belt, come in quelle grandi città piene di uffici amministrativi con impiegati che più facilmente potrebbero esser sostituiti dall’intelligenza artificiale e da una maggiore produttività legata ad essaâ€, ha sottolineato Brende, citando i recenti annunci di tagli al personale fatti da Amazon e Nestlé.

Qui Brende fa un paragone storico abbastanza inquietante e purtroppo verosimile, perché con Rust Belt oggi ci si riferisce ad una storia di crisi e declino industriale di alcuni Stati americani (compresi tra i monti Appalachi settentrionali e i Grandi Laghi), che ha avuto inizio a metà degli anni Ottanta a causa della deindustrializzazione, la chiusura delle fabbriche e la perdita di posti di lavoro. Una crisi causata da più fattori, tra cui la competizione con i mercati esteri, l’automazione tecnologica e il declino delle industrie tradizionali come l’acciaio e la produzione automobilistica.

Huang (Nvidia): “Siamo tutti in una bolla”

Jensen Huang, fondatore e amministratore delegato di Nvidia, ha dichiarato al Financial Times: “Siamo tutti in una bolla, la domanda è: dove ci troviamo in questa fase? Credo che siamo all’inizio della fase di sviluppo. Si tratta solo di numeri molto grandi“.

Huang, che era a Londra per ricevere dal Re Carlo il Queen Elizabeth Prize for Engineering, ha comunque respinto le preoccupazioni secondo cui i mercati azionari sarebbero sull’orlo di una correzione: “l’impatto dell’intelligenza artificiale sull’economia è così grande che queste cifre in percentuale impallidiscono al confrontoâ€.

Il CEO di Nvidia sostiene invece che sono necessari ingenti investimenti per modernizzare l’infrastruttura informatica, affermando che l’intelligenza artificiale è “efficace e redditizia, motivo per cui tutti stanno accelerando lo sviluppo di questa tecnologiaâ€.

Aggiungendo poi, non si sa se in tono polemico o scherzoso, che “la Cina batterà gli Stati Uniti nella corsa all’intelligenza artificiale grazie ai più bassi costi dell’energia e alle regole meno stringentiâ€, ma anche perché in Occidente “manca l’ottimismoâ€.

La bolla del debito

Alla fine del 2024, secondo un’analisi dell’Institute of International Finance (IIF), l’ammontare del debito globale è salito alla cifra record di 318 trilioni di dollari. Esso comprende quello pubblico, quello delle famiglie, quello cosiddetto “corporate debtâ€, cioè delle imprese non finanziarie, e quello delle istituzioni finanziarie. In dodici mesi è aumentato di 7 trilioni di dollari.

Secondo il Fondo monetario internazionale, il debito pubblico globale degli Stati crescerà entro fine anno di almeno 5 trilioni di dollari. E non si conosce ancora l’effetto dell’aumento delle spese militari in un mondo sconvolto dalle paure e dalle provocazioni.

Il debito americano sta lievitando molto rapidamente e per questo motivo il Presidente Donald Trump cerca di accaparrarsi terre rare, riportare la produzione industriale in patria e alimentare quella preesistente, addirittura di comprarsi/annettersi la Groenlandia, perchè come hanno spiegato bene Mario Lettieri, già deputato e sottosegretario all’Economia, e Paolo Raimondi, economista e docente universitario: “Se queste immense ricchezze diventassero statunitensi, Trump potrebbe dire che il debito, sebbene enorme, sarebbe garantito da tale eccezionale sottostante“.
La bolla del debito globale è al limite della tenuta.

I tre segnali di una bolla finanziaria, tutti validi per AI e criptovalute

La prima legge delle bolle finanziarie è questa: è facile capire quando ci si trova dentro, ma è difficile sapere quando scoppierà“, ha spiegato in un lungo articolo di approfondimento sul tema William H. Janeway, Professore associato di economia presso l’Università di Cambridge.

Janaway ha poi elencato i segnali di allarme da tenere sempre in considerazione quando si parla di “bolle finanziarie” e sono tre: “Il primo è l’inversione della curva di domanda, ovvero l’aumento della domanda all’aumentare dei prezzi. Due economisti finanziari di grande prestigio, Jose Scheinkman della Columbia University e Shin Hyun-song della Banca dei Regolamenti Internazionali, hanno richiamato l’attenzione sul verificarsi di questo fenomeno durante la bolla di Internet/dot-com della fine degli anni ’90 e nel periodo precedente la crisi finanziaria globale del 2008“.

Il secondo segnale, ha continuato il Professore di Cambridge, “si verifica quando all’aumento esponenziale dei prezzi si osserva un incremento dell’offerta. Anche nel mondo digitale, ci vuole più tempo per generare un nuovo asset rispetto al movimento di prezzo. Nel caso delle criptovalute, le variazioni di prezzo sono istantanee; allo stesso modo, i mercati del private equity si muovono molto più velocemente di chiunque speri di costruire un nuovo modello linguistico di grandi dimensioni“.

Infine, terzo segnale, “nelle fasi terminali di una bolla, la domanda è sempre più alimentata da investitori disinformati e dilettanti“, ha concluso Janaway, sottolineando: “Tutti e tre i segnali sembrano lampeggiare di rosso nei mercati delle criptovalute e dell’intelligenza artificiale“. 

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Data articolo: Thu, 06 Nov 2025 10:31:44 +0000 di Flavio Fabbri
Vodafone
Fastweb + Vodafone: “Corrono ricavi Ict +5,4% e Wholesale +3,5%â€

Fastweb + Vodafone ha presentato i risultati finanziari dei primi nove mesi del 2025, confermando la strategia di consolidamento e creazione di valore avviata nei trimestri precedenti. L’obiettivo per l’azienda rimane quello di offrire soluzioni innovative e differenziate nei segmenti residenziale, Enterprise e Wholesale, puntando sulla stabilizzazione dei ricavi telco e sull’espansione dei servizi ICT e “beyond the coreâ€.

Fastweb + Vodafone risultati in linea con le attese

Al 30 settembre 2025, i clienti mobili – residenziali e business – sono 20 milioni e 168 mila, in crescita dello 0,3% su base annua, pari a una quota di mercato del 26%. I clienti fissi sono invece 5 milioni e 759 mila (-3,1%), per una market share del 30%.

I ricavi totali nei primi nove mesi dell’anno si attestano a 5,383 miliardi di euro, in calo dell’1% rispetto allo stesso periodo del 2024. L’EBITDAaL (esclusi i costi di locazione) è di 1,244 miliardi di euro (-10,6%), mentre i CAPEX ammontano a 1,011 miliardi (-7,6%). L’Operating Free Cash Flow si ferma a 233 milioni di euro (-21,8%).

L’adjusted EBITDAaL raggiunge 1,293 miliardi di euro (-7,1%), con adjusted CAPEX a 936 milioni (-9,4%) e un adjusted Operating Free Cash Flow di 357 milioni (-0,6%).

Segmento residenziale: cresce il valore dei servizi integrati

Nel mercato B2C, i clienti mobili sono 15 milioni e 739 mila (-2,2%) e quelli fissi 4 milioni e 637 mila (-3,5%). I ricavi complessivi del segmento ammontano a 2,495 miliardi di euro, in calo del 2,8% rispetto al 2024.

Nonostante la forte concorrenza, Fastweb + Vodafone registra un miglioramento degli indicatori di soddisfazione dei clienti, con NPS in aumento e tasso di disabbonamento in calo.

A contribuire positivamente è anche la prima offerta congiunta lanciata a settembre, che combina connettività fissa e mobile, energia, servizi digitali e smartphone, incentivando il risparmio attraverso la sottoscrizione multipla di servizi.

In crescita anche i ricavi “beyond the coreâ€, trainati da Fastweb Energia: a fine settembre i clienti attivi sono 95 mila, in aumento del 34% rispetto al trimestre precedente.

Segmento business e pubblico: spinta da cloud, cybersecurity e AI

Il comparto B2B mantiene la stabilità con ricavi per 2,362 miliardi di euro (-0,3%), sostenuti dalla crescita dei servizi ICT a valore aggiunto, che raggiungono 605 milioni di euro (+5,4%).

Prosegue l’espansione nell’offerta di soluzioni end-to-end basate su cloud, cybersecurity, IoT e reti 5G private, con un focus particolare sull’intelligenza artificiale.

Con il lancio della FastwebAI Suite, la società rafforza il proprio impegno per la sovranità digitale del Paese, integrando cloud, sicurezza e AI in un ecosistema interamente nazionale e conforme al quadro normativo europeo.

Wholesale e infrastrutture: +3,5%

Il segmento Wholesale si conferma un pilastro strategico, con ricavi pari a 526 milioni di euro (+3,5%) e un incremento del 28% nel numero di linee fisse ultrabroadband fornite ad altri operatori, che raggiungono quota 1,063 milioni.

Nel trimestre è stato inoltre completato il passaggio dei clienti CoopVoce sulla rete mobile di Vodafone Italia. Grazie agli investimenti in infrastrutture, la rete mobile 5G di Fastweb + Vodafone copre l’87% della popolazione italiana (+11 punti percentuali su base annua), mentre la rete in fibra FTTH raggiunge il 54% del territorio nazionale (+13 punti percentuali).

Integrazione completata e sinergie operative

Il processo di integrazione industriale e commerciale tra Fastweb e Vodafone Italia procede secondo i piani. La riorganizzazione aziendale è completata e la nuova struttura è pienamente operativa. È stato lanciato il portafoglio congiunto di offerte per i clienti residenziali e avviata l’integrazione dei canali di vendita, con negozi a doppio marchio e proposte allineate.

Sono inoltre in linea con le previsioni le sinergie industriali e operative, compreso il trasferimento delle SIM mobili Fastweb sulla rete Vodafone Italia e la progressiva internalizzazione dei servizi forniti dal gruppo Vodafone.

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Data articolo: Thu, 06 Nov 2025 09:18:33 +0000 di Piermario Boccellato
TIM
Tim riduce le perdite, ricavi in crescita trainati da Enterprise. Labriola: “Ogni consolidamento in Italia positivo. Stiamo parlando con Nvidiaâ€

Tim prosegue nel percorso di crescita del gruppo, nei primi nove mesi del 2025 aumentano ricavi e margini trainati dall’Enterprise. Per Tim Brasil margini in rialzo per il decimo trimestre consecutivo. Confermate tutte le guidance per il 2025 e annunciate nuove sinergie con Poste, con la firma del contratto Mvno per Poste Mobile, l’avvio della commercializzazione dei servizi Tim Energia powered by Poste Italiane e infine siglata l’intesa per una joint venture con Poste per l’innovazione su Cloud e AI con il primo azionista, che sarà operativa dall’anno prossimo.  

Labriola: “Ogni consolidamento in Italia positivo. Stiamo parlando con Nvidia”

Durante la conference call l’ad di Tim Pietro Labriola ha detto che ogni consolidamento che ci potrà essere in Italia sarà comunque positivo per Tim, al di là dei protagonisti. Ha poi aggiunto che Tim sta parlando con Nvidia, e ci sono buone possibilità per una collaborazione in Italia sulla scia di quanto già avvenuto in Germania fra Deutsche Telekom e il colosso Usa per lo sviluppo di data center e AI sovrano in Germania. Il colosso americano dell’intelligenza artificiale ha presentato a Berlino il suo investimento da un miliardo di euro per uno stabilimento e l’obiettivo di creare un’infrastruttura nazionale per lo sviluppo e l’applicazione dell’intelligenza artificiale a supporto di grandi aziende, Pmi e start-up tedesche.

I numeri

  • I ricavi del gruppo in aumento a 10 miliardi nei nove mesi (+2,3%), a fronte di un Ebitda after lease di gruppo in crescita del 5,3% a 2,7 miliardi. Nel trimestre il debito netto after lease è invariato a 7,5 miliardi.
  • InItalia i ricavi totali sono in crescita a 6,9 miliardi (+1,2%) ed Ebitda after lease in aumento del 4,1% a 1,5 miliardi:
  • Tim Consumer ha registrato ricavi sostanzialmente stabili a 4,5 miliardi (-0,4%)
  • Tim Enterprise ha raggiunto ricavi in crescita a 2,4 miliardi (+4,4%)
  • Tim Brasil ha generato ricavi totali pari a 3,1 miliard (+4,7%) ed Ebitda after lease a 1,2 miliardi (+6,9%)
  • La perdita netta attribuibile agli azionisti si è ridotta a 109 milioni di euro dai 509 milioni di euro dei primi nove mesi del 2024.

Tim conferma la guidance

Il terzo trimestre dell’anno, si legge nella nota aziendale, “conferma il percorso di crescita intrapreso dal Gruppo, con un aumento dei ricavi e dei margini in linea con le attese grazie a un buon andamento del business sia sul mercato domestico sia su quello brasiliano. TIM, sulla base dei risultati al 30 settembre 2025 e delle misure già intraprese nel periodo, si attende una netta accelerazione del percorso di crescita nell’ultimo trimestre dell’anno e conferma tutte le guidance fornite al mercato per l’esercizioâ€.

Il Cloud principale linea di business per Tim

“Il Cloud si conferma la principale linea di business e quella a maggior crescita, con un aumento dei ricavi da servizi del 23% anno su anno, anche grazie ai servizi offerti al Polo Strategico Nazionale. Sale al 65% (+3 punti percentuali anno su anno) la percentuale di ricavi da servizi legata all’ICT, mentre è in leggero calo la connettività. In aumento la quota di ricavi generati dalle factories di Gruppo (+2 punti percentuali), con un trend previsto in ulteriore accelerazione. Il valore del portafoglio ordini è atteso in crescita a circa 4,0 miliardi di euro entro la fine dell’annoâ€, si legge nella nota.

Investimenti e indebitamento

Gli investimenti di Gruppo ammontano a 1,2 miliardi di euro, pari al 12,1% dei ricavi.

L’ Indebitamento Finanziario Netto rettificato After Lease del Gruppo al 30 settembre 2025 resta sostanzialmente stabile a 7,5 miliardi di euro e l’Equity Free Cash Flow After Lease del terzo trimestre è positivo per 0,1 miliardi di euro. Per l’ultimo trimestre dell’anno TIM prevede una generazione di cassa in linea con le indicazioni fornite al mercato per l’intero esercizio.

Sinergie con Poste

Il Consiglio di Amministrazione ha altresì preso atto della presentazione del management sulle sinergie con Poste Italiane. In particolare, sul fronte Consumer, oltre all’offerta TIM Energia powered by Poste Italiane, lanciata alla fine del terzo trimestre, è stato siglato il contratto di MVNO per PosteMobile, con la migrazione dei clienti attesa nel primo trimestre del 2026, e sono state avviate valutazioni su iniziative di cross selling per i clienti retail e SMB.

TIM e Poste Italiane hanno inoltre siglato una lettera di intenti per la costituzione di una joint venture su servizi cloud basati su IA generativa e tecnologie open source, che ha come obiettivo consolidare il ruolo di leader nella digitalizzazione del Paese dei due Gruppi.

Tim, Labriola: “Siamo sulla buona strada per raggiungere target 2025

Tim “ha registrato una solida performance operativa a finanziaria nel terzo trimestre, sia in Italia sia in Brasile. Da inizio anno i nostri risultati sono in linea con il nostro budget e siamo sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi dell’intero esercizio”. Lo ha detto l’AD Pietro Labriola, aprendo la conference call con gli analisti sui risultati trimestrali.

“L’andamento della nostra performance riflette la stagionalità prevista nel piano, per questo motivo confermiamo le nostre previsioni per l’anno”, ha proseguito. “Trimestre dopo trimestre stiamo costruendo una Tim più efficiente e redditizia, in linea con il nostro business plan”.

Labriola: “Crescita quarto trimestre notevolmente più forte

Tim continua sulla strada del suo piano industriale e “la nostra attenzione all’execution sta dando i suoi frutti” sottolinea Labriola.

Gli indicatori legati agli obiettivi per l’intero anno “sono in linea” e “la crescita nel quarto trimestre sarà notevolmente più forte”.

In particolare le leve per l’accelerazione saranno “il pieno effetto dell’aumento dei prezzi nel portafoglio ordini; la stagionalità del business enterprise che accelera nel quarto trimestre; le ulteriori efficienze programmate e i risparmi nei costi del lavoro dopo l’accordo sulla solidarietà”. Inoltre “prevediamo accelererà la generazione di cassa” aggiunge il manager che si dice “fiducioso di raggiungere l’obiettivo di 500 milioni di free cash flow, con un potenziale di crescita”.

“Da investitori ritrovata fiducia in solidità gruppo

Tim “a settembre è tornata con successo sui mercati dei capitali del debito per la prima volta dopo le emissioni obbligazionarie del 2023 e la separazione della rete nel 2024. Abbiamo emesso un’obbligazione da 500 milioni, con lo spread più basso degli ultimi 15 anni, che ha ricevuto una risposta eccezionale da parte degli investitori, con una domanda sei volte superiore all’offerta, segno evidente della ritrovata fiducia nella solidità del gruppo”, aggiunge.

“M&A? Ottimista che a breve ci sarà ulteriore passo

“Il consolidamento del mercato delle Tlc non è più un sogno, con Vodafone e Fastweb c’è stato il primo passo e io sono abbastanza ottimista che a breve ci sarà un ulteriore passo”, ha aggiunto Labriola.

“Sono ripetitivo, perché dico al mercato da diversi trimestri che indipendentemente da chi procederà con un consolidamento del mercato in Italia questo sarà comunque un buon segno per noi, potrebbe essere Tim a gestire la situazione oppure un altro attore. Se qualcuno farà la prima mossa e procederà io ne sarò felice”, ha sottolineato. “È importante ricordare che nel 2022 quando abbiamo iniziato a parlare queste cose nessuno ci credeva allora, adesso, considerati anche i risultati di molti operatori in Italia e in Europa, tutti stanno utilizzando il nostro concetto ‘da volume a valore’, come abbiamo detto nel 2022”.

Non tutti earn out ma credo otterremo qualcosa

Il ricalcolo del prezzo di Fibercop a fine 2026. “Sono ottimista, possiamo ancora ottenere qualcosa, non l’intera somma” ma considerando che il piano di Tim non considera gli eventuali earn out legati alla vendita di Fibercop a Kkr si tratterà comunque di un vantaggio. Lo fa notare l’ad Pietro Labriola rispondendo alle domande degli analisti dopo i conti del terzo trimestre. La data di scadenza è fine 2026 (30 mesi dal closing delal vendita) “non solo in caso fusione ma anche in seguito a partnership commerciali strategiche che possono generare sinergie” ricorda Labriola.

Anche se restano “punti domanda su una potenziale fusione” tra Fibercop e Open Fiber quindi, “sono ottimista però che ci possa essere qualcosa”. In generale sul consolidamento del mercato delle tlc “rimaniamo alla finestra, non dobbiamo anticipare nulla – ribadisce – ma stiamo giocando a scacchi, dobbiamo pensare alla prossima mossa”.

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Data articolo: Thu, 06 Nov 2025 08:45:56 +0000 di Paolo Anastasio
UE
Ue, trovato accordo sul clima: W.Hoekestra(CE)â€Competitività e sostenibilità procedano insiemeâ€. Fratin “Accolte le proposte italianeâ€

Ridurre del 90% (rispetto ai valori del 1990) le emissioni di gas serra entro il 2040. Un obiettivo ambizioso e uno step necessario per non perdere la credibilità dell’Unione Europea nella lotta al cambiamento climatico. Il risultato che il Consiglio straordinario per l’Ambiente ed il Clima è riuscito a raggiungere il 5 novembre, a pochi giorni dall’inizio dei lavori del vertice internazionale COP30, può essere considerato una vittoria dopo mesi di negoziazione. Un’intesa costata due giorni di lavoro serrato nei Palazzi del potere di Bruxelles, che fortunatamente, al di là delle previsioni, lascia invariati gli obiettivi originari pur introducendo alcuni elementi di flessibilità. 

“Oggi abbiamo raggiunto un accordo pragmatico, ambizioso, che garantisce rapidità e al tempo stesso flessibilità†ha dichiarato in Conferenza stampa a margine dell’incontro Wopke Hoekstra, Commissario europeo per l’azione per il clima. 

“Al centro di tutto questo c’è la necessità – ha ribadito – che competitività, clima e indipendenza procedano insieme, mano nella mano. Tutti e tre sono elementi essenziali, e dobbiamo assicurarci che nessuno di essi venga perseguito a scapito degli altri.

Questo è ciò di cui l’Europa ha bisogno: competitività, sostenibilità e indipendenzaâ€.

I dettagli dell’accordo sul clima

Nel dettaglio, il Gruppo dei 27 ha dato il proprio consenso ad una nuova NDC (Contribuzione Determinata a Livello Nazionale) con un target compreso tra 66,25% e 72,5%, e concordato un Piano che contempla un obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040, con un contributo domestico dell’85% e internazionale del 7,5%

Gli Stati membri hanno, inoltre, deciso di posticipare di un anno l’attuazione dell’ETS 2 e di adottare ulteriori misure per renderlo più efficace. L’accordo prevede una clausola di verifica della legislazione ogni cinque anni.

“Questo obiettivo è coerente con la scienza. È necessario non solo per dimostrare la nostra leadership globale in materia di clima, ma anche per fornire un orientamento chiaro alle imprese e una direzione solida per il periodo successivo al 2030†ha dichiarato il ministro danese Lars AAGAARD.

Ma qual è il compromesso raggiunto in nome della competitività?

Un compromesso che strizza l’occhio all’industria

L’Unione, in risposta alle crescenti pressioni esercitate da quei Paesi, tra cui l’Italia, che intravedevano nelle misure proposte dei freni per industria e competitività, dall’iniziale 3% è passata al 5% di cosiddetti crediti internazionali, riducendo di fatto all’85% l’obiettivo a livello domestico.

“ Il nuovo obiettivo al 2040 rappresenta la prossima tappa verso la neutralità climatica. Esso offre inoltre un chiaro quadro di riferimento per gli investimenti di cui le nostre industrie hanno bisogno. Molte aziende ci hanno chiesto di fornire una direzione chiara, un “Nord†verso cui orientarsi: ora lo abbiamo fatto†ha affermato il Commissario europeo.

Hoekstra si è poi soffermato sull’importanza della competitività, sottolineando che la leadership climatica europea si traduce anche in crescita economica e in sviluppo di tecnologie pulite. Ha quindi fatto riferimento all’indipendenza dell’Unione:

“La transizione verde ci renderà meno dipendenti da altri regimi e più forti sul piano industriale ed energetico – anche se, naturalmente, le interdipendenze globali restano importanti†ha aggiunto.

Secondo fonti vicine a Bruxelles hanno votato contro il compromesso, tra gli altri, l’Ungheria, la Polonia e la Slovacchia, mentre tra gli astenuti risultano Belgio e  Bulgaria. 

La posizione dell’Italia su clima e competitività

Il Ministro italiano dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, si è detto soddisfatto dell’accordo raggiunto, in quanto sarebbero state prese in considerazione molte delle istanze italiane di cui avevamo già parlato in un precedente articolo. Il Bel Paese ha confermato, dunque, la propria posizione fondata su neutralità tecnologica, pragmatismo e sostenibilità economica e sociale.

Evitiamo approcci ideologici e obiettivi irraggiungibili” ha avvertito il Titolare dell’ambiente, annoverando alcune delle proposte accolte:

  • 1- Il target domestico è stato abbassato dal 90 all’85%, a cui si aggiunge il 5% di emissioni fuori dall’Unione grazie ai crediti internazionali (per esempio investimenti renewables piano Mattei)
  • 2- Sarà rivista la possibilità per i Paesi di utilizzare un ulteriore 5% di crediti internazionali per conseguire i loro target nazionali dopo il 2030
  • 3- Per l’ETS è stato confermato che la transizione per i settori industriali coperti dal mercato delle quote di carbonio sarà più lenta rispetto alla legge attuale.
  • 4- L’entrata in vigore dell’ETS 2 viene rinviata di un anno (2028)
  • 5- Verrà garantito più supporto per gli esportatori ai quali sarà data una compensazione equivalente alla perdita delle quote gratuite di carbonio.
  • 6- L’Italia avrà più flessibilità su come raggiungere i suoi obiettivi di decarbonizzazione, per esempio, utilizzando il settore foreste che è molto sviluppato nel nostro paese.
  • 7- Viene riconosciuto il ruolo dei biofuels nel settore trasporto su strada nell’articolato della legge clima, e misure concrete a sostegno dei produttori di veicoli commerciali pesanti nel raggiungimento dei loro obbiettivi.
  • 8- Abbiamo ottenuto che la Commissione presenterà presto la proposta di revisione del regolamento CO2 auto e che questa proposta dovrà tenere conto di questo riconoscimento.

Il Ministro Pichetto ha infine sottolineato che il nuovo impianto “segna un cambio di passo importante: l’Europa inizia a muoversi su basi più scientifiche e meno ideologiche, riconoscendo il valore di tutte le tecnologie utili a ridurre le emissioni e a rafforzare la nostra autonomia energetica e industrialeâ€.

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Data articolo: Thu, 06 Nov 2025 12:20:39 +0000 di Valentina Barretta
WiFi
Il Digital Networks Act (DNA) slitta a gennaio. Switch off obbligatorio del rame, spettro radio e BEREC i nodi da sciogliere

Il Digital Networks Act (DNA) slitta a gennaio. La proposta legislativa della Commissione Ue, attesa per il 15 dicembre di quest’anno, è stata spostata al 20 gennaio 2026. Dal decommissioning del rame alla gestione delle frequenze, alla creazione dei cosiddetti campioni europei ai rapporti con le Big Tech, sono molti gli aspetti controversi che ostacolano l’iter del pacchetto normativo fortemente voluto da Bruxelles per accelerare lo sviluppo della fibra e delle reti ultrabroadband in Europa, anche su impulso del Rapporto Draghi e del Rapporto Letta.

Il provvedimento ha sollevato diverse critiche da parte di regolatori e telco.

Incertezza anche per la possibile cancellazione del modello wholesale only e scarse misure, secondo alcuni esperti, a favore del digital single market, tanto che la riforma potrebbe anche slittare ulteriormente. Inoltre, molti a livello nazionale considerano il rischio di una centralizzazione dei poteri a Bruxelles, con un conseguente ridimensionamento delle autorità locali come l’Agcom e minor attenzione alle specificità dei singoli paesi.

E ancora, c’è il timore di un indebolimento della net neutrality in nome degli investimenti con il rischio di corsie preferenziali e minori tutele degli utenti.

Dettagli sul rinvio del Digital Networks Act

La Commissione Europea ha ufficialmente rinviato la sua proposta per concedere ai funzionari più tempo per affrontare le carenze individuate durante una revisione interna da parte del Regulatory Scrutiny Board. Il calendario originale prevedeva la pubblicazione della proposta DNA per il 16 dicembre 2025. La nuova data provvisoria per la proposta è il 20 gennaio 2026.

In seguito alla proposta ufficiale, il testo sarà sottoposto a esame legislativo e a negoziati a tre tra la Commissione, il Parlamento Europeo e il Consiglio dell’UE, il che significa che non si prevede che entrerà pienamente in vigore prima del 2027, con potenziali periodi transitori che si estenderanno per diversi anni.

Ue spaccata su switch off obbligatorio del rame, spettro radio e gestione del BEREC

Le telco sostengono da tempo che la Commissione dovrebbe aggiornare le regole che hanno impedito loro di attrarre investimenti per le reti ad alta velocità. La Commissione è stata messa sotto pressione per alleggerire l’onere normativo a carico delle aziende dal Rapporto Draghi, secondo cui la regolamentazione dell’UE ha frenato le industrie e l’innovazione europee.

Il mese scorso, secondo quanto appreso da MLex, il Regulatory Scrutiny Board, un organo interno della Commissione che esamina le valutazioni a supporto delle prossime proposte legislative, ha respinto la valutazione d’impatto economico dell’esecutivo UE per la DNA.

Il parere negativo riguardava tre questioni principali:

  • La proporzionalità dell’imposizione di una data limite per la disattivazione delle reti in rame.
  • Il rapporto costi-benefici della modifica delle attuali norme sulla gestione dello spettro
  • E le risorse e la governance del BEREC, l’organismo delle autorità europee di regolamentazione delle telecomunicazioni.

Cosa c’è in ballo

Secondo un report del Servizio Ricerca del Parlamento Europeo, gli aspetti salienti del Digital Networks Act, che sotto forma di regolamento dovrebbe sostituire il Codice delle Comunicazioni Elettroniche, riguardano l’accelerazione dello sviluppo della fibra, fissando una data certa per il decommissioning del rame. Un ribilanciamento degli interessi nazionali nell’allocazione dello spettro. La certezza della cybersecurity per le reti 5G e 6G. Il controllo e la protezione dei cavi sottomarini. Affrontare una volta per tutte il tema del contributo ai costi da parte delle Big Tech (‘fair share’).  

Ma, come detto, non c’è una visione unanime.

Misure di dismissione del rame per un’implementazione completa della fibra

Definizione di date limite per le vecchie tecnologie in rame per accelerare l’implementazione della fibra. Dismissione del rame per l’80% degli abbonati entro il 2028 e per il restante 20% entro il 2030.

La scadenza del 2030 sarebbe allineata con l’obiettivo di connettività del 2030 per l’implementazione di reti Gigabit in tutte le famiglie dell’UE. La DG Reti di comunicazione, contenuti e tecnologie della Commissione (DG Connect) auspica una “procedura adeguata” per proteggere i consumatori da un passaggio improvviso alla fibra ottica.

Europa spaccata sullo switch off obbligatorio del rame

Non c’è una posizione univoca in Europa, diversi paesi hanno diverse posizioni a seconda della diffusione della fibra. Ad esempio, la Spagna non ha problemi, visto la capillare diffusione della fibra nel paese. Diversa la situazione in Germania, dove Deutsche Telekom ha una rete FTTC mista fibra-rame ancora molto diffusa, e lo stesso vale per l’Italia con FiberCop, che pur sta procedendo con il suo piano di decommissioning che secondo stime dell’FTTH Council non potrà arrivare prima del 2036.

Il Consiglio preferirebbe non proporre una scadenza specifica, sottolineando che è necessario tenere conto delle specificità degli Stati membri. Nella migrazione dal rame alla fibra, “la concorrenza e i diritti degli utenti finali dovrebbero essere salvaguardati”. In breve, la fretta di implementare la fibra e rimuovere il rame non dovrebbe compromettere un buon ambiente competitivo e gravare sui cittadini.

Gli operatori di 7 paesi dell’UE hanno pubblicato piani di dismissione del rame. In sei di essi (Danimarca, Francia, Lussemburgo, Norvegia, Spagna e Svezia) le società di telecomunicazioni hanno fissato una scadenza per la completa dismissione (Norvegia, 2025; Svezia, 2026; Francia e Lussemburgo, 2030; la Danimarca potrebbe approvare il 2030; la scadenza per la Spagna è il 2026, ma il processo di dismissione sarà quasi completato entro il 2025).

Armonizzazione UE sullo spettro per i casi d’uso futuri (satelliti e 6G)

Creazione di una politica UE sullo spettro più coordinata per gestire aspetti quali i processi di autorizzazione dello spettro (prezzo dello spettro), i tempi delle aste (coordinati a livello UE) e la durata delle licenze (prorogata). Per quanto riguarda lo spettro e la sua gestione, le diverse autority nazionali fanno fatica a cedere sovranità decisionale e questo ovviamente non aiuta ad una gestione armonizzata dello spettro.

La “consultazione sul futuro della connettività dell’UE” della Commissione del 2023 richiedeva un sistema comune di autorizzazione o licenza a livello UE per l’uso dello spettro in casi “ben giustificati” (ad esempio, copertura transfrontaliera o satellite). Il Libro bianco sulle telecomunicazioni rileva che i precedenti tentativi di aumentare la gestione dello spettro nell’UE “non hanno avuto pieno successo” e ha suggerito una pianificazione dello spettro a livello UE per i casi d’uso futuri (ad esempio, settori verticali, 6G, satelliti). La DG Connect ha deplorato le attuali differenze nella progettazione delle aste dello spettro e le differenze tra gli Stati membri nei termini minimi di durata delle licenze. Il Commissario Virkkunen sostiene un “miglioramento del coordinamento dello spettro ove opportuno”, nonché l’armonizzazione dello spettro.

Il Consiglio sembra più aperto a regimi di autorizzazione e/o licenze comuni a livello UE per i servizi transfrontalieri (ad esempio, quelli satellitari), ma sempre alla luce della regolamentazione vigente e tenendo conto delle circostanze nazionali.

C’è poi una grossa questione aperta che riguarda il futuro utilizzo della banda 6 Ghz. Il fronte globale è spaccato, gli Usa puntano sull’uso di questa banda per la nuova generazione del WiFi, mentre la GSMA e le telco puntano invece sull’uso di questa banda per il mobile e in particolare per il 6G. Qual è la posizione della Commissione Ue?

Misure di sicurezza informatica per le apparecchiature 5G e 6G nel Digital Networks Act

Fornitori ad alto rischio (HRV): la revisione pianificata del Cybersecurity Act potrebbe includere requisiti più rigorosi per limitare l’accesso dei fornitori di HRV alle reti di telecomunicazioni.

Quasi tutti gli Stati membri hanno adottato misure volte a limitare o vietare i fornitori ad alto rischio. In particolare, Germania, Estonia, Romania e Svezia hanno esplicitamente vietato i fornitori cinesi di apparecchiature 5G. Belgio, Cipro, Estonia, Francia, Germania, Italia, Lituania, Romania e Svezia richiedono agli operatori di ottenere l’autorizzazione governativa o dell’autorità nazionale competente prima di installare apparecchiature di rete 5G HRV, e questa soluzione è stata proposta in Croazia e Norvegia.

In Italia, le reti 4G e 5G sono state recentemente inserite nel novero degli asset nazionali critici. Ma sul fronte delle apparecchiature extra Ue, soprattutto cinesi, presenti nelle reti esistenti non c’è una posizione univoca degli Stati membri.   

Cavi sottomarini

Proposta di un sistema di governance congiunto sulle infrastrutture dei cavi sottomarini e azioni per mitigare le minacce ibride con una proposta legislativa sulla resilienza dei cavi sottomarini.

Dibattito sul contributo ai costi di rete (‘fair share’) escluso dal Digital Networks Act

Istituire un meccanismo di risoluzione delle controversie tra i grandi generatori di traffico (LTG, ad esempio Netflix) e gli operatori di telecomunicazioni, in cui le autorità nazionali di regolamentazione (ANR) o l’Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche (BEREC) potrebbero intervenire laddove gli accordi commerciali non possano essere raggiunti in tempi rapidi, evitando così lunghi procedimenti giudiziari civili.

Il dibattito in corso sull’opportunità o meno che le grandi piattaforme online (come Netflix o Google) contribuiscano finanziariamente ai costi delle infrastrutture di rete delle telecomunicazioni è un importante punto di conflitto. I critici sostengono che un proposto “meccanismo di risoluzione delle controversie per le questioni di interconnessione IP” reintrodurrebbe questa idea di “equa ripartizione” “dalla porta di servizio”, cosa che una coalizione di associazioni di consumatori ha avvertito potrebbe minare la neutralità della rete.

Peraltro, anche sul fair share l’Europa è spaccata con diversi paesi contrari, a partire dall’Olanda.

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Data articolo: Thu, 06 Nov 2025 07:30:00 +0000 di Paolo Anastasio
Internet
Zohran Mamdani sfida Wall Street e Big Tech

Tasse, AI e gig economy: la rivoluzione progressista del nuovo sindaco di New York, Zohran Mamdani

Un socialista, un comunista, un pericoloso progressista, sono tanti e diversi i modi con cui è stato definito il nuovo sindaco di New York, Zohran Mamdani. Wall Street e l’élite industriale tecnologica non hanno mandato giù il suo programma ‘troppo di sinistra’, che vuole colpire i miliardari e che mira ad imporre una tassa del 2% sui redditi superiori a 1 milione di dollari.

Al di fuori delle lamentele pre e post elettorali, Mamdani ha di fatto un rapporto complesso con le società tecnologiche della città e degli Stati Uniti in generale. Paradossalmente, ha ricevuto un deciso sostegno dai lavoratori del settore tecnologico, però, che apprezzano il suo stile dirompente e la sua politica di favorire un accesso democratico (quindi per tutti, lavoratori in primis) alle risorse della città e per la difesa del lavoro tout court.

La vita in questa meravigliosa città si è fatta sempre più difficile per chi vi abita e lavora, il caro affitti che sposta le persone a cercare una casa sempre più lontano dal posto di lavoro, l’aumento del costo della vita e le disuguaglianze economiche crescenti, la mobilità sociale stagnante, hanno reso la società newyorkese estremamente instabile col passare degli anni. Basta una persona che parla chiaro e in maniera diretta per accendere il fuoco dell’elettorato. Il successo di Mamdani non nasce come reazione al trumpismo, ma a tutto questo.

Contro le Big Tech?

Diversamente, i dirigenti di queste società sono preoccupati per le sue “politiche di sinistraâ€, in particolare per le nuove regolamentazioni che intende imporre su gig economy e grandi nomi del settore come DoorDash, Uber, Meta e Google, senza contare il già menzionato aumento delle tasse sui ricchi e le loro imprese.

Mamdani ha nominato Lina Khan, nota per la sua dura posizione contro i monopoli delle Big Tech, come co-leader del suo team di transizione, il che indica una possibile intensificazione dei controlli e regolamentazioni nei confronti di queste aziende.

Inoltre, ha promesso di regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale (AI), contro cui non ha niente “dobbiamo però creare controlli affinché gli strumenti tecnologici siano implementati responsabilmente per fornire servizi efficaciâ€, e di proteggere lavoratori e consumatori da pratiche algoritmiche poco trasparenti.

Dal punto di vista dei mercati e degli investitori, la vittoria di Mamdani ha creato ansia, soprattutto a Wall Street, dove si teme un possibile aumento delle tasse e una crescita delle incertezze normative, con conseguenze negative per la competitività di New York come hub finanziario ed economico.
Alcuni investitori valutano il rischio elevato già per il 2026, pur sperando in un’amministrazione più moderata rispetto al discorso elettorale.

Mamdani per una città più equa e più connessa

Il primo cittadino di New York, però, riguardo alle grandi compagnie tecnologiche, ha sempre detto: “la chiave (per attirarle, ndr) non sono i tagli fiscali, ma rendere la città più accessibile per i lavoratori, in modo che possano permettersi di vivere in questa città e lavorare in queste aziendeâ€.
Non ha adottato un tono ostile verso le aziende tech in assoluto, ma ne propone uno critico e regolativo, centrato sull’idea che la città debba diventare più accessibile per tutti e che la tecnologia debba servire la collettività, non solo i profitti.

Mamdani stesso sembra consapevole dell’importanza della tech society per New York e propone di utilizzare la tecnologia anche per migliorare la governance cittadina, come l’impiego dell’AI per aumentare l’efficienza dei servizi pubblici.

Il suo programma include la creazione di infrastrutture tecnologiche pubbliche, l’espansione della connettività e iniziative per valorizzare la presenza di professionisti tech, soprattutto giovani nel range 20-40 anni, essenziali per attrarre innovazione e crescita economica.

I più ricchi devono pagare di più, ma si cerca un nuovo equilibrio tra diritti e mercato

Mamdani propone un aumento significativo delle tasse sulle grandi aziende tecnologiche con l’obiettivo di portare l’aliquota dell’imposta sulle società con sede a New York dall’attuale 7,25% all’11,5%, livello più alto degli Stati Uniti e pari a quello del New Jersey.
Questa misura riguarda circa 1.000 tra le aziende più redditizie della città e si stima potrebbe generare circa 5 miliardi di dollari in maggior gettito fiscale all’anno.

Oltre a questo, Mamdani vuole introdurre una tassa aggiuntiva del 2% sui redditi individuali superiori a 1 milione di dollari, che potrebbe fruttare altri 4 miliardi di dollari e colpire circa 34.000 famiglie nella città.

Tuttavia, l’aumento della tassazione sulle società suscita preoccupazioni sui potenziali effetti di fuga di aziende e dirigenti verso stati con aliquote più basse come Texas, Florida o Georgia.

La mobilità delle aziende potrebbe portare a una perdita di posti di lavoro qualificati e a una riduzione dei proventi fiscali a lungo termine, oltre a influenzare negativamente la competitività di New York come polo economico globale.

Sebbene Mamdani voglia perseguire una politica tesa a rafforzare i controlli e far pagare di più le grandi imprese, emerge anche chiaramente che esistono margini e segnali concreti di collaborazione con il settore tecnologico, orientati più a trovare un equilibrio tra mercato e diritti, innovazione e giustizia sociale, pur se difficile, che a cercare uno scontro aperto con questo settore così vitale per l’economia newyorkese e americana.

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Data articolo: Thu, 06 Nov 2025 14:30:26 +0000 di Flavio Fabbri
licenziamenti AI
Usa, legge bipartisan per frenare i licenziamenti dovuti all’AI. Le aziende dovranno segnalare le perdite di posti di lavoro

Obbligare le grandi aziende a comunicare regolarmente quanti posti di lavoro vengono persi, creati o trasformati a causa dell’automazione e dell’uso crescente dell’IA.

Gli Stati Uniti cercano di mettere un freno ai licenziamenti di massa che stanno coinvolgendo le grandi multinazionali e i colossi del tech in tutto il mondo con un disegno di Legge che punta a fare chiarezza sull’impatto dell’intelligenza artificiale e l’occupazione. Si chiama AI-Related Job Impacts Clarity Act e porta la firma bipartisan del senatore repubblicano Josh Hawley e del democratico Mark Warner. (A questo link è possibile scaricare il disegno di Legge).

Trasparenza sui cambiamenti occupazionali legati all’IA

Il disegno di legge prevede che, entro 30 giorni dalla fine di ogni trimestre, le imprese pubblicamente quotate e le agenzie federali debbano fornire al Dipartimento del Lavoro una serie di dati precisi.

Tra questi, il numero di dipendenti licenziati a causa dell’automazione dovute all’AI, le nuove assunzioni legate all’adozione dell’IA, i posti lasciati vacanti perché sostituiti da sistemi intelligenti e i lavoratori coinvolti in programmi di riqualificazione professionale.

Report trimestrali e pubblicazione dei dati

Il testo prevede inoltre che il Segretario del Lavoro, in collaborazione con l’Ufficio di gestione e bilancio e l’Ufficio per la gestione del personale, elabori rapporti trimestrali e semestrali sull’impatto dell’AI sul lavoro. I dati raccolti dovranno essere pubblicati sul sito del Bureau of Labor Statistics e trasmessi al Congresso entro 60 giorni dalla fine di ogni trimestre.

In questo modo, il legislatore intende creare una base di dati pubblica e trasparente per valutare come l’automazione stia influenzando l’occupazione nei vari settori produttivi, offrendo anche uno strumento utile per future politiche di compensazione o di formazione.

Anche le aziende non quotate potranno essere coinvolte

Entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge, il Dipartimento del Lavoro dovrà stabilire, insieme alla Securities and Exchange Commission e al Dipartimento del Tesoro, in che misura includere anche le aziende non quotate nei nuovi obblighi di comunicazione.

Tra i criteri di inclusione ci sono la dimensione della forza lavoro, il fatturato, il valore dell’impresa e l’impatto occupazionale su scala regionale o nazionale. Le regole dovranno comunque garantire proporzionalità rispetto alla dimensione dell’azienda e tutelare la riservatezza dei dati sensibili.

L’AI-Related Job Impacts Clarity Act si inserisce in un contesto di crescente attenzione da parte del Congresso statunitense verso l’effetto dell’intelligenza artificiale sull’economia reale.

Le big tech nel mirino

Solo nel 2025 colossi come Amazon, Microsoft, Salesforce e Meta hanno annunciato complessivamente oltre 60 mila tagli al personale, ufficialmente per “recuperare agilità operativa†dopo anni di espansione.

UPS ha eliminato 14mila ruoli manageriali in meno di due anni e Target ha ridotto di 1.800 unità il personale d’ufficio. Anche aziende come GM, Rivian e Booz Allen Hamilton hanno avviato ridimensionamenti, mentre centinaia di migliaia di ex dipendenti si affacciano a un mercato del lavoro stagnante e ostile.

Dietro la formula diplomatica, tuttavia, si nasconde una ristrutturazione profonda legata all’adozione massiccia dell’intelligenza artificiale. Le aziende stanno riallocando risorse dai reparti tradizionali ai team che lavorano su modelli generativi, cloud e automazione, riducendo i ruoli considerati facilmente rimpiazzabili come figure junior, amministrativi e risorse umane.

Durante la call sugli utili, il CEO di Amazon Andy Jassy ha difeso la scelta spiegando che si tratta di un tentativo deliberato di “recuperare l’agilità operativa perduta nel corso di una crescita eccessivamente stratificataâ€. Ma al di là delle parole, la riduzione della forza lavoro riflette la trasformazione culturale e tecnologica che l’IA sta imponendo ai grandi colossi: meno persone e più ricavi grazie l’AI.

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Data articolo: Thu, 06 Nov 2025 11:27:27 +0000 di Piermario Boccellato

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