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Dailyletter
UE: si dimette Breton, il nemico delle Big Tech

In una lettera le ragioni della decisione fulminea di lasciare il posto in Commissione. Il commissario al mercato Interno Thierry Breton punta il dito puntato dritto contro la Presidente Ursula von der Leyen, “ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nomeâ€, il giorno prima dell’annuncio dei nomi della squadra dei nuovi commissari.
Fibercop, Tim, Open Fiber, Vodafone-Fastweb, Sparkle: l’autunno caldo delle telecomunicazioni. Fibercop e Open Fiber alle prese con la consultazione Infratel sui civici di prossimità, Tim in cerca di nuove fonti di ricavi, in attesa dell’arrivo sul mercato della nuova Fastweb dopo la fusione con Vodafone. Silenzio su Sparkle.
OpenAI o1 pensa davvero? Se la risposta è “si†commette gli stessi errori dell’uomo. Il nuovo modello non fa miracoli, semplicemente ci mette più tempo a commettere gli stessi errori di prima, con la capacità, tutta “umana”, di girare il discorso a suo favore.

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Data articolo: Mon, 16 Sep 2024 15:32:25 +0000 di Redazione Key4biz
Internet
UE, si dimette Breton, il nemico delle Big Tech. Primo effetto della linea Draghi contro l’iper-regolamentazione?

Breton lascia la Commissione e accusa la von der Leyen

Il commissario europeo al Mercato interno e all’Industria, Thierry Breton, ha rassegnato le sue dimissioni in rotta con la Presidente Ursula von der Leyen.

Le spiegazioni ufficiali in una lettera che il Commissario ha scritto direttamente alla von der Leyen: “ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome, per ragioni personali che in nessun caso lei ha discusso con me direttamenteâ€.

La lettera delle dimissioni

Il documento è stato reso pubblico dallo stesso politico francese sul suo profilo X.

Un’accusa aperta che potrebbe aprire una crepe molto insidiosa all’interno della nascente nuova Commissione che, lo ricordiamo, proprio domani dovrebbe conoscere la squadra dei nuovi commissari nella plenaria del Parlamento europeo (si attende una conferma ufficiale viste le novità).

Una governance discutibile

Il 25 luglio, il presidente Emmanuel Macron mi ha designato come candidato ufficiale della Francia per un secondo mandato nel Collegio dei commissari, come aveva gia’ annunciato pubblicamente a margine del Consiglio europeo del 28 giugno. Pochi giorni fa, nella fase finale dei negoziati sulla composizione del futuro Collegio, hai chiesto alla Francia di ritirare il mio nomeâ€, si legge nella lettera.

Negli ultimi cinque anni, mi sono impegnato senza sosta per sostenere e promuovere il bene comune europeo, al di sopra degli interessi nazionali e di partito. E’ stato un onore. Tuttavia, alla luce di questi ultimi sviluppi, ulteriore testimonianza di una governance discutibile, devo concludere che non posso piu’ esercitare i miei doveri nel Collegio. Pertanto – ha concluso Breton – mi dimetto dalla mia posizione di Commissario europeo, con effetto immediato“.

Come spiegato da euronews.com, si aspettava un ruolo di maggiore importanza per Breton, forse la vicepresidenza esecutiva, ma nella lettera si sottolinea che in cambio delle sue dimissioni Bruxelles avrebbe promesso a Parigi una posto ancora più prestigioso in Commissione.

Al suo posto?

Al posto di Breton, come commissario europeo per la prossima legislatura, la Francia ha indicato Stéphane Séjourné, attuale ministro dell’Europa e degli Esteri del Governo di Parigi.

L’Eliseo ricorda che Séjourné “è stato presidente del gruppo Renew al Parlamento europeo†e che “il suo impegno europeo gli consentirà di condurre pienamente quest’agenda di sovranitàâ€.

Breton ha pagato il suo attacco alle Big Tech

Emerge quindi dalla stessa lettera scritta da Breton la possibilità di un accordo tra il Presidente francese, Macron e la tessa von der Leyen. Tra i possibili motivi anche l’avversione decisa dell’ex Commissario nei confronti delle Big Tech, tra cui anche gli interessi di Elon Musk in Europa.

Thierry Breton aveva infatti scritto a Elon Musk, lo scorso agosto, invitandolo a evitare l’uso di contenuti potenzialmente d’odio come previsto dal Digital Service Act (DSA).

Un’iniziativa che non è stata presa bene da Bruxelles: “La tempistica e la formulazione della lettera del commissario Thierry Breton non sono state coordinate o concordate con la presidente né con il collegio della Commissione europea“, si leggeva in una nota ufficiale.

E ora?

Oltre ad un generico “ne prendo atto” e ai ringraziamenti formali per il lavoro svolto, si attende ora la replica della von der Leyen e certamente si dovrà capire non solo chi prenderà di fatto il posto di Breton da commissario europeo al Mercato interno e all’Industria, ma anche i possibili contraccolpi sulla nascente nuova Commissione europea.

Colpisce che il ritiro di Breton sia avvenuto all’indomani della pubblicazione del Report realizzato da Mario Draghi, in cui si sottolineava la necessità di ridurre il peso della regolamentazione alla luce delle dinamiche competitive del mercato e di conseguenza le restrizioni, soprattutto nei settori Tlc e tecnologico. Un cambio di rotta rispetto all’iper-regolamentazione sempre sostenuta da Breton? O magari sta trovando attuazione la “linea Draghi” in Europa?

Il proprietario della piattaforma di social media X, Elon Musk, a riguardo, aveva detto che il rapporto Draghi è â€œuna critica accurata†e ha accolto con favore la revisione italiana delle normative UE â€œper eliminare le regole inutili†e concentrarsi sulla â€œsemplificazione delle attività†in tutto il blocco per rilanciare la crescita e aumentare la competitività.

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Data articolo: Mon, 16 Sep 2024 08:03:18 +0000 di Flavio Fabbri
Vodafone
Fibercop, Tim, Open Fiber, Vodafone-Fastweb, Sparkle: l’autunno caldo delle telecomunicazioni

Tanta carne al fuoco per le nostre Telco, in vista di un autunno che si preannuncia pieno di avvenimenti a partire dalla nomina del nuovo esecutivo della Ue che potrebbe dare una svolta più soft in tema di merger e sostegno agli investimenti. Chi prenderà il posto di Margrethe Vestager, il vicepresidente Ue responsabile della Concorrenza che durante il suo mandato ha dichiarato guerra alle Big americane insieme al collega Thierry Breton, commissari al Mercato Interno, dimessosi polemicamente oggi per dissidi con la presidente von der Leyen.  

Fibercop

Detto questo, il quadro in Italia per gli operatori è fluido. Tim e Fibercop sono alle prese con il nuovo assetto aziendale, dopo la cessione della rete al fondo americano KKR. “Su Fibercop stiamo ragionando per fare entro la fine del mese un accordo di uscita con l’articolo 4 dell’isopensione già utilizzato negli anni in Timâ€, ha detto il segretario nazionale della Uilcom Uil Salvo Ugliarolo.  

Cresce l’attesa per conoscere il piano industriale di Fibercop, rispetto a quello che l’azienda vuole fare. Quel che è certo è che Fibercop dovrà portare avanti i lavori per Italia 1 Giga, di cui si è aggiudicata 7 lotti per la copertura delle Aree Grigie con i fondi del PNRR. Nel frattempo, l’azienda parteciperà anch’essa alla consultazione Infratel sui civici di prossimità che si chiude il 7 ottobre prossimo.

Tim

In Tim, sul fronte sindacale c’è un silenzio assordante. Dopo la ripresa l’azienda sta portando avanti il suo business e la scorsa settimana è uscito un rumour che la vedrebbe interessata ai data center di BT Italia. Le altre offerte arrivate sul tavolo di Bt sarebbero quelle del fondo spagnolo Asterion (attraverso Retelit), già indicato come possibile alleato del Mef per rilevare Sparkle da Tim, e di Nextalia, il fondo dell’ex top banker di Mediobanca Francesco Canzonieri.

Un segnale del rinnovato interesse di Tim per il segmento Enterprise, su cui l’azienda guidata da Pietro Labriola punta molto.

In un articolo su Affari & Finanza l’amministratore delegato di TIM Pietro Labriola ha sostenuto che, dopo la vendita della rete, la società è già competitiva grazie soprattutto alla diversificazione geografica e di business che caratterizza il nuovo perimetro forte del business in salute di Tim Brasil, che copre il 50% del margine del gruppo in linea peraltro con gli altri big europei come Deutsche Telekom, che fattura il 60% del totale negli Usa con T-Mobile Us o Telefonica che trae soltanto il 30% del suo fatturato in Spagna.

Open Fiber

L’operatore è impegnato nella consultazione sui civici di prossimità, indetta il 7 ottobre da Infratel. Tutti i civici di prossimità in consultazione si trovano soltanto nelle regioni che fanno parte dei lotti vinti in sede di gara Italia 1 Giga da parte di Open Fiber.

C’è da dire che il Cda di Open Fiber dell’11 settembre è stato posticipato a data da destinare. Cosa lo ha fatto saltare? Fra i temi all’ordine del giorno, secondo alcune fonti di stampa, la conferma dei vertici aziendali nella persona del Ceo Giuseppe Gola e del presidente Paolo Ciocca che per ora resta in sospeso.

Vodafone-Fastweb

La fusione procede secondo i tempi stabiliti e Swisscom, la casa madre di Fastweb, è fiduciosa che il tutto si possa chiudere entro il primo trimestre del 2025. Nel frattempo, l’Antitrsut italiano ha avviato la Fase II, un approfondimento d’indagine sull’operazione, che si chiuderà entro l’11 dicembre. Fastweb sarebbe l’unico operatore verticalmente integrato nazionale, e appena si saranno sistemati si prevedono botte da orbi per Tim.  

Sparkle

Nessuna novità invece sul fronte della cessione di Sparkle, la società dei cavi sottomarini di Tim, sui cui si sta da tempo concentrando l’interesse del fondo spagnolo Asterion che controlla Retelit.

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Data articolo: Mon, 16 Sep 2024 10:03:52 +0000 di Paolo Anastasio
OpenAI
OpenAI o1 pensa davvero? Se la risposta è “si†commette gli stessi errori dell’uomo

La scorsa settimana, OpenAI ha lanciato la sua ultima intelligenza artificiale, o1, definendola un “modello di ragionamento” con capacità di risoluzione dei problemi simili a quelle umane. Sebbene sia ancora in anteprima limitata, OpenAI afferma che o1 è molto più efficace nei compiti complessi grazie a una “catena di pensiero” interna che gli permette di suddividere i problemi in fasi, autocorreggersi e perfezionare il suo approccio.

La ricerca e i test dimostrano che o1 supera i modelli precedenti in codifica, matematica e vari campi scientifici. Tuttavia, il suo funzionamento interno rimane un mistero, con OpenAI che rivela poco sulla sua costruzione. Nonostante il marketing, non è chiaro se o1 offrirà un’esperienza radicalmente nuova o un miglioramento incrementale. Un aspetto importante è il costo: ogni parola prodotta da o1 è circa quattro volte più costosa di GPT-4o, evidenziando le crescenti spese legate all’AI generativa. Inoltre, il tempo di elaborazione più lungo di o1 solleva interrogativi sulla sua redditività futura.

Quanto è “umano” Gpt-o1?

OpenAI e altri nel settore hanno deciso di seguire un trend chiaro nel particolare contesto dell’AI: proporre modelli plasmati sulle capacità umane, descrivendoli come dotati di “carattere”, “mente” e capacità di “ragionamento”. La start-up Anthropic ha descritto il suo modello, Claude, come dotato di “carattere” e “mente”. Google decanta le capacità di “ragionamento” della sua IA ; la start-up di ricerca di IA Perplexity afferma che l’omonima piattaforma che sviluppa “capisce” il mondo.

Una strategia che sembra nata per vendere un prodotto il cui valore è difficile da definire. Del resto, paragonare l’AI al ragionamento umano solleva interrogativi sull’accuratezza e sull’etica di tale paragone. Sebbene il linguaggio dell’umanità possa essere allettante, è importante ricordare che ogni mente è unica e che l’intelligenza artificiale, per quanto avanzata, opera in modo fondamentalmente diverso dal cervello umano.

Catena di ragionamento

Progettato espressamente per richiedere più tempo nel rispondere, o1 consuma necessariamente più risorse, aumentando a sua volta la posta in gioco sul fatto se l’AI generativa possa essere redditizia, se mai lo sarà. Forse la conseguenza più importante di questi tempi di elaborazione più lunghi non sono tanto i costi tecnici o finanziari quanto piuttosto una questione di branding. I modelli di “ragionamento” con “catene di pensiero” che necessitano di “più tempo” non sembrano roba da laboratori di informatica, a differenza del linguaggio esoterico di “trasformatori” e “diffusione” utilizzato in precedenza per modelli di testo e immagini.

Ma vendere il ragionamento umano, uno strumento che pensa come te, insieme a te, è diverso, roba da letteratura anziché da laboratorio. Il linguaggio non è, ovviamente, più chiaro di qualsiasi altra terminologia dell’IA, e se non altro è meno preciso: ogni cervello e la mente che supporta sono completamente diversi, e paragonare in generale l’IA a un essere umano potrebbe dimostrare un malinteso sull’umanesimo.

Sempre, gli stessi, errori

Considerare l’AI in grado di ragionare non la pone in una situazione privilegiata rispetto alle persone, anzi solleva ulteriori dubbi sull’affidabilità “certa” di un modello. Su X, l’ingegnere del software Zach Nagengast ha spiegato di aver usato o1 per “chiedere di ottimizzare il codice usando un algoritmo specifico. Inizialmente l’AI ha prodotto un errore, poi ha tentato di fornire una correzione, quindi ha semplicemente passato al vecchio codice nello stesso output”.

C’è poi chi si è accorto che, nel fornire una risposta, o1 non corregge quello che scrive, quando capisce di aver sbagliato, ma modifica il contesto facendo credere all’utente umano di aver posto in modo errato la questione.

Se non è un modo per ingannare le persone è sicuramente una mossa con cui costruire una società a proprio piacimento. Stravolgendo quello in cui abbiamo sempre creduto.

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Data articolo: Mon, 16 Sep 2024 13:18:28 +0000 di Antonino Caffo
Commissione UE
Commissione Ue, la finlandese Henna Virkkunen in pole position come commissario al Digitale

E’ ancora presto per sapere chi prenderà il portafoglio del Digitale all’interno della Commissione Ue. Ma fra i candidati in lizza a Bruxelles per questa prestigiosa posizione, da tempo si parlava insistentemente di un derby fra l’eurodeputata finlandese Henna Virkkunen  (Partito Popolare Europeo), candidata di Helsinki per un posto nel nuovo esecutivo europeo, e il commissario uscente al mercato Interno Thierry Breton (Renew).  Ma ora che Breton è uscito di scena per insanabili dissidi con la Presidente Ursula von der Leyen, l’eurodeputata finlandese – già inserita nella rosa dei papabili da Politico.eu ancor prima del passo indietro del commissario francese – passa automaticamente in pole position per assumere il ruolo di nuovo commissario al Digitale. Con una premessa non secondaria: il libro bianco di Breton sul digitale e le Tlc finirà direttamente in soffitta.

D’altro canto, quella casella è troppo importante perché la Francia la lasci. Per quanto Macron sia debole politicamente, per lasciare campo libero dovranno dargli una casella importante.

Chi è Henna Virkkunen

Henna Virkkunen, che ha ricoperto incarichi ministeriali in patria e commissaria europea designata dalla Finlandia, potrebbe quindi presto salire in sella per un ruolo importante ai vertici dell’Unione Europea e si presenta come la più forte contendente per un portafoglio di tecnologia e innovazione.

Virkkunen è stata deputata del Parlamento finlandese, poi ministra dell’istruzione, della pubblica amministrazione e ministra dei trasporti prima di approdare al Parlamento europeo nel 2014.

La cavallerizza (ama andare a cavallo) ha maturato una solida esperienza digitale, partecipando attivamente alla stesura della legislazione tecnologica, come le regole di moderazione dei contenuti dell’UE, che potrebbero metterla in vantaggio nella corsa all’occupazione. La Finlandia è anche ansiosa di agire per aumentare la competitività dell’Europa, il che potrebbe vederla partire con un ruolo di finanziamento della ricerca rimodellato.

Inoltre, Da Bruxelles, fanno notare a Key4biz che Henna Virkkunen è in maggioranza politica (PPE), è donna e ha lavorato in Commissione Itre (Industria, ricerca e energia) e nel suo governo. Sulla carta il cv c’è.

La vicinanza con von der Leyen

Dalle foto pubblicate su X si vede che c’è già un ottimo feeling con von der Leyen.

Non fa male nemmeno il fatto che Helsinki sia stato un dei pochi paesi europei a indicare una donna come commissario, aumentando così le chances di elezione per motivi di equilibrio di genere.

Virkkunen, che ha studiato giornalismo e comproprietaria di un’agenzia di comunicazione, ha trascorso gran parte della sua vita lavorativa in politica, ricoprendo incarichi ministeriali per l’istruzione, la pubblica amministrazione e i trasporti per poco più di cinque anni prima di essere eletta al Parlamento europeo nel 2014, dove ha vinto il suo terzo mandato a giugno.

Esperienza

Negli ultimi dieci anni, ha costruito una solida esperienza, acquisendo esperienza su diversi file tecnologici o di innovazione di alto profilo che saranno politicamente importanti nei prossimi anni.

Ha seguito il DSA per conto del PPE

Ha seguito il Digital Services Act per il Partito Popolare Europeo di centro-destra, contribuendo a definire le regole di moderazione dei contenuti che hanno portato l’UE a scontrarsi con diversi giganti della Big Tech. Ha anche lavorato su diversi file di sicurezza informatica e sul programma di ricerca di punta dell’UE, Horizon Europe.

I finlandesi hanno una grande stima di lei, anche quelli dall’altra parte dello spettro politico.

“Bene, bene”, ha detto mercoledì la parlamentare socialista finlandese Maria Guzenina in risposta ai resoconti che promuovevano Virkkunen per un lavoro nel settore tecnologico. Guzenina ha elogiato Virkkunen come “abile in molti campi”.

“Se gestito bene, potrebbe portare molto di buono al nostro paese”, ha aggiunto.

La Finlandia ha aziende “molto innovative” che “si adatterebbero perfettamente a questo portafoglio di Henna”, ha detto a POLITICO al telefono.

Un rappresentante del settore a conoscenza di Virkkunen e del pensiero del governo finlandese ha dichiarato a POLITICO che Virkkunen è effettivamente in fase di posizionamento per una posizione nel digitale, con il briefing sui trasporti come opzione di backup.

Oltre alla presidente stessa (che occupa la casella tedesca), in quota femminile ci sarà a farle da vice l’Alta rappresentante per la politica estera, incarico per il quale i leader dei Ventisette hanno nominato l’ex premeier estone Kaja Kallas. Gli altri nomi femminili sono la popolare croata Dubravka Å uica (commissaria uscente alla Democrazia e demografia), la socialista spagnola Teresa Ribera (ministra alla Transizione ecologica), la popolare svedese Jessika Roswall (titolare degli Affari europei) e infine l’eurodeputata popolare finlandese Henna Virkkunen. Appunto.

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Data articolo: Mon, 16 Sep 2024 11:09:27 +0000 di Paolo Anastasio
G7
Transizione energetica? Più investimenti ed elettrificazione. Il Convegno G7-IEA

Estratto dell’articolo pubblicato originariamente sulla testata giornalistica Energia Italia News

Si è svolta oggi in Banca d’Italia a Roma la conferenza G7-IEA sul tema “Garantire una transizione energetica ordinata†(‘Ensuring an Orderly Energy Transition’). Nella sessione di apertura anche Mary Burce Warlick, Deputy Executive Director dell’International Energy Agency (IEA), secondo la quale, entro il 2030, bisognerebbe più che raddoppiare gli investimenti annuali in energia pulita ed elettrificazione.

5000 miliardi di dollari all’anno

2000 miliardi di dollari l’anno non bastano più. Per una transizione energetica ordinata, dall’inizio del prossimo decennio bisognerebbe passare a quota 5000. È quanto emerso dall’intervento della vicedirettrice esecutiva dell’Agenzia Internazionale per l’energia (IEA), Mary Burce Warlick, alla conferenza G7/ IEA organizzata presso la sede della Banca D’Italia, a Roma […].

Leggi il resto della notizia sulla testata Energia Italia News

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Data articolo: Mon, 16 Sep 2024 14:32:10 +0000 di Redazione Energia Italia News
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Automotive, il Piano Draghi per la crescita europea: cooperare per competere

Il Rapporto Draghi per rilanciare l’Unione Europea nei prossimi 5-7 anni va nella direzione di un rafforzamento dell’integrazione e dell’unità (chiaramente oltre l’unanimità con un voto a maggioranza) con una appropriata politica industriale  anche per rispondere alla dilagante politica di insicurezza globale connettendo politiche economiche, sociali e di difesa nella sostenibilità.

Come? Conquistando maggiori livelli di autonomia strategica in un quadro multilaterale e utilizzando il “debito comune†(eurobond) ma triplicando il troppo limitato budget attuale fino ad un nuovo Piano Marshall da 800 mil.di di euro/anno per rilanciare crescita e produttività con un aumento degli investimenti del 5% del PIL e poter competere con i giganti a Est (Cina e India) e a Ovest (USA) nell’accoppiamento di decarbonizzazione e digitalizzazione a partire dalle correzioni sul piano per l’auto.

Così come peraltro nel confronto di potere tra BigTech e SuperState che cambia la stessa democrazia con colossi che hanno miliardi di utenti per l’accesso alle informazioni e lo scambio di merci contro cui i singoli Stati sono spesso impotenti e dunque necessitiamo di Super-Regole per dirimere controversie e imporre sanzioni (per es. antitrust) con Costituzioni, Corti di Giustizia e Diritti Federali (come in USA e UE). Uno dei passaggi strategici del Rapporto Draghi sulla competitività europea riguarda proprio l’auto e gli errori commessi nel passaggio all’elettrico per “uscire†dai motori endotermici entro il 2035. Segnalando come il settore automotive è l’esempio sia della mancanza di una pianificazione europea in questo campo strategico da parte dell’Unione e della applicazione di una politica climatica che non tiene conto di una politica industriale.

Cinque i punti chiave da considerare: A – riduzione del gap innovativo e rinforzo strategico delle competenze utili e necessarie; B – integrazione tra  politiche di decarbonizzazione e crescita competitiva; C – aumento della sicurezza  e riduzione della dipendenza strategica; D – sostegno  del piano di investimenti con appropriati strumenti di finanziamento; E – potenziamento dei meccanismi di governance. Punto nodale del rapporto connesso al rilancio dell’automotive riguarda l’incoerenza tra la traiettoria di decarbonizzazione e gli strumenti legislativi e il pacchetto di obiettivi per la filiera dell’auto e che attiene al faro strategico della neutralità tecnologica (NT) verso l’obiettivo al 2035 di eliminazione dei motori endotermici per sostituirli con quelli elettrici, dove tuttavia è mancata la spinta per trasformare in sincrono la complessa catena di fornitura che è un articolato e complesso eco-sistema.

Per esempio, la Commissione ha costruito una Alleanza Europea per le Batterie Elettriche ma si è fatto troppo poco per diffondere l’infrastruttura delle ricariche senza le quali il mercato non potrà allargarsi. Così come si è fatto poco su modelli meno costosi e popolari e su nuovi modelli di business per giovani che non acquistano l’auto da inserire in nuovi piani di mobilità integrata pubblica-privata (urbana-extra/urbana).

Mentre la Cina si è mossa in anticipo e avviando già nel 2012 una politica di preparazione dell’intera catena di fornitura elettrica su larga scala in quasi tutti i settori di riferimento e a partire dalla materia prima delle terre rare.

Abbattendo in questo modo i costi di sistema della transizione all’elettrico con adeguati incentivi eco-sistemici, innovazione, estensione delle economie di scala e controllo sulla fornitura di materie prime strategiche (terre rare).

Disegno che sembra del tutto mancante nel pur prezioso grande Piano del Green New Deal. Quindi serve rilanciare il Piano Auto nel breve termine evitando delocalizzazioni radicali della manifattura e la rapida acquisizione di aziende da parte di produttori esteri a questo scopo sovvenzionati dai loro Stati e in questo senso una equilibrata politica di dazi (realistici e sostenibili) potrebbe “livellare il campo di gioco†e dare robustezza eco-sistemica ad efficienza e competitività accrescendo i livelli di produttività e spingendo l’innovazione condivisa.

Mentre nel lungo termine, si tratta di dare coerenza  ad un Piano Industriale Continentale che metta a valore la doppia triangolazione di convergenza orizzontale tra elettrificazione, digitalizzazione e circolarità da accoppiare alla convergenza verticale di piano per le materie prime critiche (piano per terre rare già avviato e rete delle rinnovabili), produzione concentrata di batterie in uno o due siti europei (già in corso), integrazione  delle infrastrutture di trasporto e reti di ricarica nel complesso eco-sistema dell’automotive europeo.

Valorizzando in questa direzione la reticolarizzazione dei territori vocati al manifatturiero automotive integrandoli con territori multi-distrettuali di servizi (manifatturieri e di serviticing) trasversali dalla robotica all’automazione industriale al software applicato e alla sicurezza e ai nuovi materiali entro un quadro circolare e a basse emissioni.

Favorendo legami e alleanze (tecno-commerciali) tra campioni europei (da definire e rinforzare) e sistemi di PMI regionali e/o multi-distrettuali da qualificare con una manifattura avanzata, digitalizzata, sostenibile e reticolarizzata in chiave inter-regionale e inter-distrettuale.

La leva energetica per contenere i costi è da razionalizzare con un quadro normativo equilibrato, flessibile e coerente  con lo sviluppo infrastrutturale da una parte e dall’altra con reti di Ricerca e Sviluppo e centri di ricerca universitari (pubblici e privati) reputati per sviluppare lavoro e formazione qualificata e capaci di favorire ibridazione e contaminazione intersettoriale con traiettorie di interdisciplinarietà e trans-disciplinarietà in particolare con l’AI e gli impatti con la “guida autonoma†(e che coinvolge BigTech aprendolo all’innovazione di nuovi apporti tecnologici e di competenza) a sostegno di una nuova prosperità condivisa e sostenibile nel quadro del Modello Sociale Europeo che allarghi le basi competitive e occupazionali rinforzando scala e produttività (fisica e cognitiva).

Favorendo nuove alleanze strategiche tra i grandi player europei per esempio nella componentistica e segmento strategico di veicoli elettrici piccoli e accessibili sotto i 25mila euro, ma anche di veicoli urbani multifunzione (accessibili con piani di affitto breve e lungo) da attivare entro un quadro di multi-modalità e nuovi modelli di business. Perché va tenuto conto anche dei cambiamenti ai quali è sottoposto il grande mondo dell’automotive dal punto di vista dei consumi e del rapporto con l’auto da parte delle Gen Z  e Y o dei Millennials abituati a muoversi con mezzi molteplici, pubblici e privati su brevi e lunghe distanze e che sembrano distanti dall’obiettivo di acquisto dell’auto come priorità  e che spiega in parte la caduta dei mercati dell’auto degli ultimi 20 anni e certamente quella degli ultimi anni post-Covid con salari ai giovani troppo bassi (certamente in Italia ma non solo e che ne spiega la massiccia migrazione in Europa).

Un Piano Industriale dell’Automotive dunque al servizio di una Europa più competitiva, resiliente, sostenibile, inclusiva e accessibile che possa equilibrare esigenze di sostenibilità ambientale e riconversione degli impatti occupazionali con un maggior grado di indipendenza strategica nella eco-manifattura digitale di cui Brescia e la Lombardia rappresentano un nodo strategico fondamentale e che va rinforzato nel quadro di una sostanziale neutralità tecnologica. E’ infatti chiaro che la manifattura europea non può fare a meno dell’automotive e dell’elettrico neppure, perché in quei cannocchiali e microscopi si può esplorare il futuro della sua competitività.

La neutralità tecnologica nel settore automobilistico si riferisce a un approccio in cui le istituzioni pubbliche non favoriscono una tecnologia specifica, ma stabiliscono obiettivi generali e lasciano che il mercato determini le soluzioni migliori per raggiungerli. Questo approccio ha diversi impatti significativi:

1. Innovazione e Competizione: La neutralità tecnologica stimola la concorrenza tra diverse tecnologie, come motori a idrogeno, celle a combustibile, biocarburanti e combustibili sintetici. Questo può portare a un’innovazione più rapida e a una diversificazione delle soluzioni tecnologiche disponibili.

2. Riduzione dei Rischi: poiché i risultati dei processi di innovazione sono spesso incerti, la neutralità tecnologica può svolgere una funzione di assicurazione contro l’imprevisto. Tecnologie che oggi sembrano promettenti potrebbero rivelarsi meno efficaci o più costose in futuro, mentre altre attualmente sottovalutate potrebbero svilupparsi più rapidamente del previsto. Quindi far avanzare la nuvola di eco-sistemi tecnologici può consentire di scegliere più efficientemente la convergenza migliore nel medio-lungo termine.

3. Impatto Economico: Adottare un approccio neutrale può aiutare a evitare la deindustrializzazione o comunque rallentarla per esplorare spazi di adattamento più efficaci (impatti occupazionali, scelte tecnologiche, formazione delle competenze più utili). Ad esempio, incentivare esclusivamente i veicoli elettrici potrebbe spingere la produzione automobilistica verso paesi extra-UE (Cina in primis) con processi produttivi più inquinanti e lungo una sola traiettoria che potrebbe rivelarsi antieconomica nel medio-lungo termine.

4. Sostenibilità Ambientale: La neutralità tecnologica permette di esplorare e sviluppare tecnologie che potrebbero essere più sostenibili a lungo termine. Questo è cruciale per raggiungere obiettivi di neutralità climatica entro il 2050, come stabilito dalle nuove normative europee.

5. Vantaggi per l’Industria: Per l’industria automobilistica, questo approccio consente di mantenere la leadership acquisita e di contenere i costi della transizione ecologica, evitando di concentrarsi su una sola tecnologia che potrebbe non essere la soluzione ottimale a lungo termine.

In sintesi, la neutralità tecnologica offre un quadro flessibile che può adattarsi ai rapidi cambiamenti tecnologici e di mercato oltre che sociali, promuovendo al contempo innovazione e sostenibilità. Tuttavia le diverse opzioni hanno costi ambientali differenziati che vanno attentamente valutati nella scala di impatti eco-sistemici globali. Sappiamo per esempio, che gli utenti potrebbero semplicemente voler minimizzare i costi di sostituzione di un’auto endotermica con una elettrica, oppure usarla con modelli di business differenziati dal tradizionale approccio proprietario.

I produttori potrebbero voler minimizzare i costi di innovazione degli impianti o efficientarli energeticamente visti i massicci investimenti effettuati e lo stato incassare più tasse e s/o spendere meno in salute. Ma la valutazione va fatta sulle emissioni e sui tempi per ridurle e da questo dipendono come noto una serie di costi ambientali, sulla salute oppure sulla mobilità che potrebbero essere inefficienti per l’ecosistema nel suo complesso.

Quindi dovremmo scegliere la/le soluzioni più ragionevolmente equilibrate da questo punto di vista e che vorremmo fossero le più sostenibili misurandole sul tasso di emissione e sulla velocità di riduzione di queste. Ecco perché dovremo rivalutare al meglio la scadenza al 2035 con le deroghe utili o possibili per la “convergenza†del sistema nel suo complesso con logiche coopetitive dove cooperare per competere divenga la soluzione win-win, dove tutti vincono e nessuno perde.

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Data articolo: Mon, 16 Sep 2024 06:00:00 +0000 di Luciano Pilotti
Telegram
Le autorità di San Pietroburgo bloccano Telegram e WhatsApp per le comunicazioni ufficiali

Dopo l’arresto il Francia del fondatore e Ceo, Pavel Durov, poi rilasciato su cauzione di 5 milioni, il caso Telegram si arricchisce di un nuovo capitolo. Un volume che adesso si “sfoglia†a San Pietroburgo (il territorio dell’Oblast’ circonda completamente la città federale, che rappresenta un’entità amministrativa autonoma di pari livello). Qui, scrive la testata online russa Fontanka, i funzionari hanno ricevuto l’istruzione di vietare l’uso delle app di messaggistica istantanea straniere, incluse Telegram e e WhatsApp, per veicolare le informazioni ufficiali.

Secondo la stampa nazionale, lo scorso 4 settembre il Comitato per l’informazione e la comunicazione ha inviato una lettera in tal senso; quindi, tutte le istituzioni subordinate sono state notificate allo stesso modo dai propri comitati.

Nella lettera che coinvolge WhatsApp Telegram, firmata dal responsabile del Comitato, si precisa che il blocco viene fissato per prevenire situazioni di “compromissione, distruzione oppure modifica di informazioni ad accesso limitatoâ€.

In alternativa ai messanger stranieri, la proposta è quella di usufruite della piattaforma aziendale nazionale exPress (sviluppata dalla società moscovita Unlimited Production, di cui Vratsky Andrei Valeryevich Ã¨ proprietario, conta un fatturato di oltre un miliardo nel 2023 e ha più volte ottenuto contratti di licenza d’uso del software a società a partecipazione pubblica e istituzioni pubbliche).

Il ruolo di Telegram in Russia

La vicenda di Durov (che muta le politiche di Telegram contro le fake news) ha dato il là, in Russia, a un importante dibattito pubblico. I cittadini russi usano l’app di messaggistica istantanea per qualsiasi cosa, dalle comunicazioni quotidiane a quelle fra i comandanti e i soldati che si trovano in guerra. Da qui, le notizie che giungono da San Pietroburgo sono tutt’altro che confortanti per la popolazione.

Anche se, già lo scorso 25 agosto, Margarita Simonyan, una nota giornalista dell’apparato di propaganda russo, già puntualizzava sul proprio canale Telegram: “Chi utilizza Telegram per scambiarsi informazioni importanti o per comunicare con altri deve cancellare subito l’appâ€.

Apple elimina le app VPN dagli store in Russia

Molti cittadini russi usano le app VPN per aggirare la censura e accedere a informazioni occidentali. Da qui, riporta Reuters, la richiesta formulata dalla Russia ad Apple di rimuovere diverse app VPN dal suo App Store in Russia su richiesta di Roskomnadzor, l’ente governativo per le comunicazioni.

Numeri alla mano, in estate il colosso di Cupertino ha eliminato 25 app VPN dal suo store in Russia a seguito dell’ultimo giro di vite contro il sistema che permette di navigare su piattaforme “interdetteâ€. Va detto che il “conflitto†del Cremlino contro le VPN va avanti da diversi anni (ed è aumentato a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina).

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Data articolo: Mon, 16 Sep 2024 12:51:22 +0000 di Massimo Canorro
Internet
Moda online, il mercato cresce del 12,5% nel 2024 grazie anche l’AI

Il 31% dei ricavi del settore moda a livello mondiale arriva dagli acquisti online, con le spese da mobile che pesano più della metà (63% del totale online), e aumenteranno del 9,5% (CAGR) tra il 2023 e il 2029 sia nella sottocategoria dell’abbigliamento, sia in quelle degli accessori e delle calzature.

Secondo le analisi di Netcomm, presentate durante l’evento o “LEADING CUSTOMER EXPERIENCE: ESPERIENZE AUMENTATE, PERSONALIZZATE, LIVE E OMNICANALEâ€, in Italia le aziende stanno stanziando ingenti investimenti per migliorare l’esperienza di acquisto online, puntando in particolare sull’ampia scelta (determinante per il 38% degli acquirenti), e sull’acquisto facile, veloce ed efficiente (determinante per il 27,7% degli utenti). 

Nel 2024, il mercato del retail della moda rimane stabile, con una stima di aumento dei ricavi pari al 3% e un valore di 1.790 miliardi di dollari nel 2024, mentre, nello stesso anno, il canale online segna un incremento del 12,5%, pari a 4 volte la percentuale di crescita dell’offline. 

La crescita dell’online: customer journey e touchpoint del Fashion nel digitale

Il macro-settore Fashion & Lifestyle registra invece una crescita e una prospettiva di ulteriore miglioramento, se analizzato dal punto di vista delle vendite tramite i canali online (+9,5% – CAGR – dal 2024 al 2029). Su scala globale, il miglioramento dell’esperienza di shopping online ha il maggiore impatto sull’aumento dei ricavi; tendenza che si verifica anche in Italia, come evidenziato dalla ricerca Netcomm NetRetail Focus Fashion & Lifestyle 2024. 

Nella macrocategoria che comprende abbigliamento, calzature, gioielli e accessori, il driver di acquisto fondamentale è l’assortimento: nel 38% dei casi l’utente sceglie un merchant in base all’ampiezza del catalogo disponibile, mentre nel 35,6% dei casi la scelta è determinata da prezzo del prodotto e/o delle spese di consegna. Per il 26,9% degli acquirenti un elemento determinante è invece il reso, che deve essere gratuito e facilitato. Il 27,7% dei consumatori di prodotti Fashion desidera un’esperienza di acquisto ottimale caratterizzata da semplicità, velocità ed efficienza, sia nella fase di selezione del prodotto che in quella di consegna della merce. La consegna tramite Home Delivery è infatti la modalità preferita dal 76,6% degli utenti, mentre il ritiro Out of Home è scelto nel 22,2% dei casi (in aumento del 4,5% rispetto alla media del totale delle categorie di prodotto).

I brand del lusso nel contesto di mercato del Fashion & Lifestyle

Nel mercato Fashion & Lifestyle, i brand del lusso soffrono particolarmente la pressione dovuta all’inflazione e alle attuali incertezze economiche globali. Nel primo semestre del 2024[6] i ricavi dei brand di lusso hanno evidenziato un periodo complesso, con un evidente stagnazione e un calo delle vendite mediamente oltre il 10% rispetto all’anno precedente. Nello specifico, si evidenzia come i consumatori del lusso beyond money nel settore Fashion, ovvero gli acquirenti che superano la soglia di spesa di 50 mila euro annui – sono raddoppiati tra il 2013 e il 2023, e con loro anche la percentuali di spending. Il calo delle vendite è registrato invece tra gli acquirenti di lusso considerati “aspirazionaliâ€, che rimangono quindi al di sotto della soglia di spesa dei 5 mila euro annui. La conseguenza del paradigma analizzato consiste in uno sbilanciamento, in termini di coerenza, tra il numero di acquirenti e i ricavi del settore, dove lo 0,5% dei clienti determina il 25% dei ricavi nel settore, mentre il 96% dei clienti ne determina il 63%.

Opportunità dell’AI nel Digital Retail italiano

L’AI e le tecnologie avanzate affiancano i retailer del settore della moda nella gestione di attività strategiche e operative, con l’obiettivo di rendere l’esperienza d’acquisto sempre più adattiva e fluida.  In termini di costi e di redditività l’AI porterà evidenti benefici, in particolare nell’ambito delle attività legate al marketing e al customer service nonché, con tempi più lunghi, nella gestione della supply chain, nella pianificazione logistica, nel product design e nelle analisi di dati e di mercato.

In Italia numerose aziende del settore Fashion stanno progressivamente integrando le tecnologie dell’AI nelle loro attività. Molte aziende stanno inoltre sfruttando l’Intelligenza Artificiale per generare raccomandazioni personalizzate basate sul comportamento e le preferenze dei clienti, affidandosi anche all’AI conversazionale e al linguaggio naturale (NLP) per migliorare le interazioni con gli utenti.

L’AI costituisce inoltre un elemento di supporto nella gestione della catena di approvvigionamento. Per i retailer è infatti fondamentale per elaborare una previsione della domanda, con l’obiettivo di ottimizzare le procedure di approvvigionamento. Ulteriori esempi virtuosi dell’AI sono rappresentati dall’utilizzo di algoritmi finalizzato alla personalizzazione delle campagne di marketing, sempre più efficaci, e dall’impiego di tecnologie emergenti come la realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR) per rivoluzionare l’esperienza di shopping contribuendo anche a ridurre i tassi di reso.

Moda online: mercato raggiungerà 36 miliardi di euro entro il 2039

Il tasso di crescita medio annuo dell’e-commerce italiano è previsto del 14%. Un report di Fti consulting prevede che il mercato della moda tricolore online aumenterà da 16,48 miliardi di euro nel 2023 a 36,31 miliardi nel 2029, con un tasso di crescita medio annuo previsto del 14,06%.

Dopo la leggera contrazione nel periodo 2021-2023, in gran parte attribuita a una correzione del mercato a seguito del boom senza precedenti dello shopping digitale nel 2020, si stima che da qui al 2029 l’abbigliamento di moda e lusso registrerà l’incremento più consistente, contribuendo con ricavi per 21,71 miliardi di euro (cagr del 14,6%), seguito dalle calzature, il cui giro d’affari dovrebbe arrivare a 8,06 miliardi di euro (cagr del 14,5%), e dagli accessori a circa 6,54 miliardi di euro (cagr dell’11,9%).

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Data articolo: Mon, 16 Sep 2024 08:39:46 +0000 di Piermario Boccellato
Engineering
Sostenibilità, Engineering ottiene la Medaglia gold di EcoVadis. Ibarra: “Salvaguardiamo l’ambiente e il benessere sociale per noi e i nostri clientiâ€

Engineering ha ottenuto la medaglia Gold da EcoVadis, tra le più accreditate agenzie internazionali di rating ESG, guadagnando ben 15 punti rispetto all’anno precedente. Questo riconoscimento consente ad Engineering di qualificarsi nel Top 5% delle oltre 130.000 aziende a livello globale che hanno completato il processo di valutazione EcoVadis e che hanno dimostrato di possedere un solido sistema di gestione dei criteri di sostenibilità.

A questo importante traguardo si aggiunge, sempre in ambito ESG, la recente validazione e approvazione di 3 obiettivi di decarbonizzazione da parte di SBTi (Science-Based Targets initiative), in base a criteri qualitativi e quantitativi.

Maximo Ibarra, CEO di Engineering, commenta: “Engineering sta portando avanti un processo di crescita con l’obiettivo di diventare attore del cambiamento per sé e per i propri partner, mettendo la sostenibilità al centro delle politiche strategiche aziendali, a salvaguardia dell’ambiente e del benessere sociale e a supporto del business e dei nostri clienti. Il Piano Strategico di Sostenibilità, l’ultimo Bilancio ESG, la Medaglia Gold di EcoVadis, l’approvazione di 3 obiettivi di decarbonizzazione da parte di SBTi, il coinvolgimento attivo di tutte le aree aziendali sui temi della sostenibilità e dell’innovazione tecnologica confermano l’efficacia del nostro percorso e ci motivano a perseguire questa strada con ancora maggiore determinazione, grazie anche all’implementazione del digitale e dell’AI nelle nostre soluzioni e alle partnership in ricerca che stiamo sviluppando, come il sostegno alla recente istituzione della cattedra Luiss in AI e Climate Change, prima in Europa, che porterà ulteriori competenze a Engineering e al Paeseâ€.

Aderendo all’iniziativa SBTi e sottoscrivendone l’impegno, il Gruppo Engineering si pone degli obiettivi near-term in linea con i criteri della Science-Based Targets initiative’s Call to Action. Nello specifico:

  • Engineering Ingegneria Informatica S.p.A. si impegna a ridurre le emissioni assolute di gas serra di Scope 1 e 2 del 42% entro il 2030 rispetto all’anno base 2022.*
  • Engineering Ingegneria Informatica S.p.A. si impegna inoltre a ridurre del 25% le emissioni assolute di gas serra di Scope 3 derivanti da attività legate ai combustibili e all’energia, ai viaggi di lavoro e al pendolarismo dei dipendenti entro lo stesso periodo di tempo.
  • Engineering Ingegneria Informatica S.p.A. si impegna inoltre a far sì che il 62% dei suoi fornitori in termini di emissioni, per quanto riguarda i beni e i servizi acquistati, abbia obiettivi basati sulla scienza entro il 2029.

* Il perimetro dell’obiettivo include le emissioni e gli assorbimenti legati al terreno da materie prime per bioenergia.

La medaglia Gold ottenuta da Ecovadis e l’approvazione degli obiettivi di decarbonizzazione da parte di SBTi confermano la centralità delle politiche ESG nelle strategie aziendali nell’ambito del piano di sviluppo del Gruppo.

Nel corso dell’anno, infatti, è stato approvato dal Cda di Engineering il Piano Strategico di Sostenibilità 2024-2026 nel quale, per la prima volta, sono stati indicati obiettivi e target misurabili per tutti i 21 Paesi in cui il Gruppo opera con oltre 80 sedi. Lo scorso luglio è stato inoltre pubblicato il Bilancio di Sostenibilità 2023, sottoposto per il terzo anno consecutivo al processo di revisione da parte di un ente terzo (Deloitte).

Tra i principali risultati raggiunti e rendicontati nel documento nei tre ambiti ESG vi sono l’abbattimento del 50% delle emissioni di CO2 legate ai consumi elettrici, l’ottenimento per la Capogruppo della Certificazione per la parità di genere (UNI/PdR 125:2022) e l’erogazione di oltre 260.000 ore di formazione attraverso l’IT & Management Academy per upskilling e reskilling dei dipendenti.

La strutturazione e implementazione del percorso di sostenibilità, che ha richiesto oltre un anno di lavoro, ha coinvolto il team ESG di Engineering e tutte le funzioni aziendali, nel quadro di una piena integrazione delle competenze in ambito sostenibilità tra tutte le funzioni del Gruppo.

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Data articolo: Mon, 16 Sep 2024 09:07:54 +0000 di Redazione Key4biz
Lepida
Lepida, Tavolo con gli enti su continuità operativa

È sempre più avvertita tra gli Enti Soci di Lepida l’esigenza di un confronto strutturato su strumenti e metodologie per assicurare la continuità operativa ai sistemi informativi ospitati in modalità IaaS nei Datacenter regionali gestiti da Lepida.

A questo scopo, si è formato il Gruppo di Lavoro “Standard condivisi per i servizi di Business Continuity (BC) & Disaster Recovery (DR)â€, nell’ambito della COMTem Cybersecurity e Cloud.

Il Gruppo, che ha iniziato i propri lavori a metà giugno, ha l’obiettivo di definire e applicare metodologie omogenee per il Business Continuity Management attraverso tre ambiti.

In primo luogo, è fondamentale rendere utilizzabile un modello di Business Impact Analysis (BIA) che consenta all’Ente di individuare i servizi critici, descriverne l’architettura logica e fisica, considerando le dipendenze, le sequenze di ripristino e le implementazioni tecniche di BC/DR in funzione degli scenari di rischio individuati (e dei relativi costi), e determinare il Recovery Point Objective (RPO) e il Recovery Time Objective (RTO) per ciascun servizio.

Sul lato dell’offerta di servizi, a Lepida viene richiesto di descrivere puntualmente le infrastrutture e le architetture tecnologiche implementate nei Datacenter che abilitano BC e DR e di definire modelli di riferimento per la predisposizione di procedure operative che illustrino le corrette sequenze per il ripristino dei servizi dell’Ente in caso di DR.

Infine, il processo descritto dovrebbe consentire anche una definizione più chiara e condivisa del perimetro di responsabilità tra Lepida e l’Ente committente nell’erogazione e fruizione dei servizi IaaS.

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Data articolo: Mon, 16 Sep 2024 10:47:05 +0000 di Redazione Key4biz
Truenumbers
Prezzo del caffè, in un anno +69,9% per i contratti future

L’espresso al bar verso i 2 euro, Bolzano la città dov’è più caro 1,38 euro a tazzina

Il costo del caffè sui mercati internazionali ha raggiunto a fine agosto 2024 la cifra record di 5.719 dollari per tonnellata, rispetto allo stesso periodo del 2023 il rincaro è del 69,9%. Un trend al rialzo che prosegue quasi senza sosta da gennaio 2024, come mostra il grafico in apertura.

Addirittura se guardiamo più indietro, rispetto a fine agosto 2020, il rincaro del caffè Ã¨ del 99,9%, il doppio. A questi aumenti, causati dalle difficoltà nella produzione che stanno riscontrando tutti i principali Paesi esportatori a causa del cambiamento climatico, si aggiunge l’aumento dei costi lungo tutta la supply chain del caffè: dall’aumento dell’energia, a quello dei trasporti fino ai rincari legati all’aumento salariale dei coltivatori. Per questo non è improbabile che nel corso del 2025 il costo del caffè in Italia raggiunga una media di due euro a tazzina.

Prezzo del caffè al bar in Italia +15% in tre anni, la classifica delle città

Attualmente, il prezzo medio di una tazzina di caffè al bar in Italia è di 1,18 euro, in aumento del 15% rispetto al 2021. Tra le città dove il caffè “scotta†di più emerge Bolzano, al primo posto per il costo del caffè al bar: 1,38 euro. Il caffè è particolarmente salato anche a Trento dove costa 1,31 euro, per trovare prezzi più bassi bisogna scendere a Catanzaro, qui il costo medio è 0,99 centesimi o a Napoli dove si aggira intorno a 1,05 euro. Milano si posiziona a metà della graduatoria con un costo medio di 1,17 euro. Nel grafico qui sotto la classifica del costo del caffè nelle principali città italiane.

Rincaro del prezzo del caffè, perché il costo non scenderà

La maggior parte del caffè mondiale proviene da due paesi: Brasile e Vietnam, rispettivamente con una fetta della produzione globale del 39,7% e del 16,5%. Tuttavia questa concentrazione, in un contesto di cambiamento climatico, rappresenta un problema significativo se il maltempo o la siccità colpiscono entrambi i Paesi contemporaneamente, ed è proprio quello che è successo e ha fatto schizzare i prezzi alle stelle. Certo, ci sono anche altri Paesi esportatori, come mostra il grafico qui in basso, ma non hanno la stessa potenza di fuoco dei due principali. Prima di tutto hanno volumi di produzione più bassi, un comparto costituito da piccole aziende familiari e metodi di coltivazione e raccolta tradizionali e perciò molto più lenti e, soprattutto, più costosi.

Corsa al caffè, le nuove norme Ue mettono in difficoltà la catena di fornitura

Gli importatori e i torrefattori di caffè in questi mesi si stanno muovendo per resistere agli shock del mercato, investendo nella diversificazione delle catene di fornitura. Tuttavia, è poco probabile che ciò porti a una riduzione dei prezzi al dettaglio, almeno nel breve periodo. Inoltre, a rendere tutto ancora più complicato, arrivano anche le nuove norme europee sul caffè importato: la nuova legislazione richiederà agli importatori di dimostrare che le loro materie prime non contribuiscono alla deforestazione, per molte realtà importatrici garantire la conformità di ogni chicco Ã¨ però molto arduo, dal momento che la loro fornitura è composta da migliaia di piccoli coltivatori in tutto il mondo.

Per altro, ad oggi non si conoscono ancora i dettagli delle nuove norme europee, questo agisce come un freno per le aziende che vorrebbero diversificare i fornitori ma temono ripercussioni e sanzioni. Le cose dovrebbero migliorare nel 2025 con il lancio di una piattaforma per gestire i requisiti di tracciabilità imposti da Bruxelles su caffè e cacao.

Il caffè è a rischio, nel futuro si berrà altro

A causa del cambiamento climatico, si prevede che metà dei terreni ideali alla coltivazione del caffè diventeranno inadatti entro il 2050, in Brasile questa cifra arriva all’88%. Di conseguenza, alcune aziende stanno sviluppando alternative: caffè fatto con ceci, semi di dattero o addirittura con scarti agricoli, l’obiettivo dell’industria è mettere nella moka un prodotto che non subisce l‘impatto del cambiamento climatico e che può essere sempre disponibile e a un prezzo contenuto.

I dati si riferiscono al: 2020-2024
Fonti: Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti d’America; Commissione europea; Organizzazione internazionale del caffè (ICO)

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Data articolo: Mon, 16 Sep 2024 07:17:28 +0000 di Truenumbers
Giornata Parlamentare
La Giornata Parlamentare. L’agenda dei lavori di Camera e Senato per la settimana

Alla Camera

Nell’arco di questa settimana l’Assemblea della Camera esaminerà il ddl in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura, di ordinamento penitenziario, diverse ratifiche di trattati internazionali, il ddl per la revisione della disciplina sulla valutazione delle studentesse e degli studenti, per la tutela dell’autorevolezza del personale scolastico e sugli indirizzi scolastici differenziati, la mozione per una riforma della disciplina della cittadinanza, la mozione sul diritto allo studio e la proposta di legge per l’istituzione della Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda Guerra mondiale. A seguire si confronterà sulla relazione della Giunta per le autorizzazioni nell’ambito di un procedimento penale nei confronti di Vittorio Sgarbi (deputato all’epoca dei fatti). Domani alle 12.30 il Parlamento in seduta comune voterà per l’elezione di un giudice della Corte costituzionale. Come di consueto domani alle 9.30 svolgerà le interpellanze e interrogazioni, mercoledì alle 15.00 le interrogazioni a risposta immediata e venerdì alle 9.30 le interpellanze urgenti.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari costituzionali esaminerà la pdl per modifica della composizione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica e la pdl per l’abrogazione di norme prerepubblicane; con la Giustizia, dibatterà sullo schema di decreto legislativo relativo allo scambio d’informazioni tra le autorità di contrasto degli Stati membri. Infine, si confronterà sul documento conclusivo sull’indagine conoscitiva sull’attività di rappresentanza d’interessi e proseguirà le audizioni sul ddl costituzionale sul premierato. 

La Giustizia esaminerà la pdl sulla disciplina della magistratura onoraria e lo schema di decreto legislativo sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione d’innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali; con la Finanze, dibatterà sullo schema di decreto legislativo sul Testo unico delle sanzioni tributarie, amministrative e penali, sullo schema di decreto legislativo sul Testo unico della giustizia tributaria, sullo schema di decreto legislativo sui controlli sul denaro contante in entrata o in uscita dall’Unione.

La Esteri, con la Difesa, dibatterà sullo schema di Dpcm per il finanziamento della prosecuzione nel 2024 delle missioni internazionali. Si confronterà sulla risoluzione sulle sistematiche violazioni dei diritti umani, in particolare delle donne, in Afghanistan, sulla risoluzione per la piena partecipazione di Taiwan alle agenzie e ai meccanismi specializzati delle Nazioni Unite e sulle risoluzioni sugli esiti delle elezioni presidenziali del 28 luglio 2024 e sulla tutela dello Stato di diritto in Venezuela. Esaminerà la ratifica dell’Accordo tra la Repubblica italiana e il Tribunale unificato dei brevetti. Infine, ascolterà Giuseppe Gabusi dell’Università di Torino e responsabile del programma IndoPacific del Torino World Affairs Institute sulle tematiche relative alla proiezione dell’Italia e dei Paesi europei nell’Indo-pacifico.

La Difesa ascolterà il direttore di ON RADAR Fondazione Menarini Massimo Scaccabarozzi sulla sicurezza nazionale e le nuove sfide per la difesa e il Presidente dell’Associazione nazionale giovani innovatori (ANGI) Gabriele Ferrieri sulla difesa cibernetica. La Finanze svolgerà diverse audizioni nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla fiscalità e sul regime concessorio per la vendita al dettaglio dei prodotti del tabacco e dei prodotti da fumo di nuova generazione ed esaminerà lo schema di decreto legislativo sulle aliquote dell’imposta sul valore aggiunto.

La Cultura si confronterà sulla pdl per la celebrazione del quinto centenario della morte di Niccolò Machiavelli, sulla pdl per l’istituzione del Museo del Ricordo di Roma, sulla pdl per favorire il rispetto delle differenze nel sistema scolastico per il sostegno del diritto allo studio e per la prevenzione della dispersione scolastica, sulla risoluzione per il riconoscimento della qualifica di teatri storici delle Marche e ascolterà il presidente della Fondazione La Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco sull’impatto della digitalizzazione e dell’innovazione tecnologica sui settori di competenza Commissione. 

La Ambiente svolgerà delle audizioni la pdl sui piani particolareggiati o di lottizzazione convenzionata e d’interventi di ristrutturazione edilizia connessi a interventi di rigenerazione urbana e dibatterà sulla proposta d’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano. Con la Attività Produttive dibatterà sullo schema di decreto legislativo sui regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

La Trasporti, con la Attività Produttive, esaminerà la pdl per l’organizzazione e funzionamento dei call center, per la formazione del personale, per la tutela dell’occupazione e per la protezione dei consumatori. Dibatterà, poi, sullo schema di decreto legislativo sui requisiti di stabilità definiti dall’Organizzazione marittima internazionale e sulla pdl per la cancellazione dai pubblici registri dei veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo. 

La Attività Produttive, con la rispettiva del Senato, svolgerà diverse audizioni sullo schema di decreto legislativo per la costituzione dell’Albo nazionale delle attività commerciali, delle botteghe artigiane e degli esercizi pubblici tipizzati sotto il profilo storico-culturale o commerciale. Dibatterà sulla pd per l’istituzione della Giornata della ristorazione e sulla pdl sul turismo accessibile. La Lavoro esaminerà il ddl in materia di lavoro e le pdl per il calcolo dei trattamenti pensionistici per i lavoratori dello spettacolo. 

La Affari Sociali esaminerà le pdl per il riconoscimento e il sostegno dell’attività di assistenza e di cura svolta dal caregiver familiare, dibatterà sulla pdl per il finanziamento, l’organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale e sulla pdl per l’istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell’aspetto fisico delle persone (body shaming). L’Agricoltura dibatterà sulle risoluzioni sulle problematiche del settore olivicolo.

Al Senato

L’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi domani alle 16.30 per l’esame del ddl sulla morte medicalmente assistita, del ddl sulla partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali, sull’interpellanza sull’impatto derivante sui conti pubblici dall’attuazione dell’autonomia differenziata (prevista per mercoledì alle 15.00), del ddl sul legittimo impedimento del difensore, sul ddl per l’istituzione della Giornata nazionale del formatore, del ddl sulle agevolazioni fiscali alle start-up e sul ddl per l’organizzazione del Macerata Opera Festival. Come di consueto giovedì mattina svolgerà le interrogazioni e alle 15.00 le interrogazioni a risposta immediata.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà i ddl sulle guardie giurate, il ddl sulle elargizioni dei benefici alle vittime di incuria, i ddl sull’approvazione di disegni di legge e omogeneità dei decreti-legge, lo schema di decreto legislativo sulla governance europea dei dati, e con la Giustizia, dibatterà sullo schema di decreto legislativo relativo allo scambio d’informazioni tra le autorità di contrasto degli Stati membri. Con la Esteri, dibatterà sul ddl relativo all’ordinamento, organizzazione e funzionamento delle Forze di polizia, delle Forze armate nonché del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

La Giustizia, con la Affari Sociali, svolgerà delle audizioni sui ddl sulla morte volontaria medicalmente assistita e, con Finanze, esaminerà lo schema di decreto legislativo sul testo unico delle sanzioni tributarie, amministrative e penali e lo schema di decreto legislativo sul il testo unico della giustizia tributaria. Infine, riprenderà le audizioni sui ddl per l’attribuzione dei cognomi ai figli.

La Esteri e Difesa dibatterà sul ddl per il rafforzamento dei servizi consolari in favore dei cittadini italiani residenti o presenti all’estero, sullo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale denominato Site Activation dell’unità navale LHD Trieste e sullo schema di Dpcm per il finanziamento della prosecuzione nel 2024 delle missioni internazionali. La Politiche dell’Ue si confronterà sulla relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per l’anno 2024 e sull’Atto Ue sugli aspetti istituzionali della strategia commerciale dell’Unione europea. 

La Bilancio, con la Finanze, dibatterà sul decreto-legge recante misure urgenti di carattere fiscale, proroghe di termini normativi e interventi di carattere economico. La Finanze si confronterà sullo schema di decreto legislativo sul testo unico dei tributi erariali minori, sul ddl per la promozione di progetti a impatto sociale sul territorio, sulla proposta d’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario, finanziario e assicurativo con particolare riguardo alla tutela dei risparmiatori e sul ddl di riforma in materia di costituzione e funzionamento dell’aggregazione bancaria cooperativa, quale modello organizzativo di tutela istituzionale e di misurazione e gestione dei rischi. 

La Cultura dibatterà sul ddl per l’insegnamento della sicurezza nei luoghi di lavoro nell’ambito dell’educazione civica, sul ddl relativo alle competenze non cognitive e sul ddl per l’istituzione della Giornata nazionale della cittadinanza digitale; proseguirà le audizioni per la promozione e tutela della danza. Si confronterà sul ddl per l’accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia.

La Ambiente e Lavori Pubblici ascolterà il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti on. Tullio Ferrante sulla linea metropolitana “Metro2” di Torino e sulle grandi opere in generale, svolgerà diverse audizioni sullo schema di decreto legislativo recante disciplina in materia di regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili, esaminerà il ddl per la tutela dei minori nella dimensione digitale, il ddl sulla rigenerazione urbana, la proposta di legge quadro sulle aree protette, il ddl sul Codice della strada e lo schema di decreto legislativo per l’inclusione di requisiti di stabilità migliorati e l’allineamento ai requisiti di stabilità definiti dall’Organizzazione marittima internazionale. Con la Affari Sociali e Lavoro proseguirà le audizioni sull’intelligenza artificiale.

La Industria e Agricoltura svolgerà delle audizioni sull’artigianato di alta gamma, si confronterà sullo schema di decreto legislativo per la costituzione dell’Albo nazionale delle attività commerciali, delle botteghe artigiane e degli esercizi pubblici tipizzati sotto il profilo storico-culturale o commerciale ai fini della valorizzazione turistica e commerciale di dette attività, sui ddl contro lo spreco alimentare e sul ddl per l’istituzione del registro nazionale dei pizzaioli professionisti.

Domani alle 15.00 la Affari Sociali ascolterà Comunicazioni del Ministro della salute Orazio Schillaci sulle tematiche afferenti ad assistenza sanitaria territoriale, emergenza-urgenza, nonché sui recenti episodi di violenza ai danni del personale sanitario, esaminerà il ddl per l’assistenza sanitaria persone senza dimora, il ddl per il potenziamento dei controlli sanitari per Giubileo 2025, il ddl per la tutela delle persone affette da patologie oculari cronico-degenerative, il ddl sulla mototerapia, il ddl sulla sicurezza sul lavoro e per la tutela delle vittime di amianto e tumori professionali, il ddl per la tutela delle persone affette da epilessia, il ddl per la semplificazione in materia di lavoro e legislazione sociale, il ddl per l’inserimento lavorativo delle persone con disturbi dello spettro autistico e i ddl sui disturbi del comportamento alimentare.

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Data articolo: Mon, 16 Sep 2024 07:07:05 +0000 di Nomos Centro Studi Parlamentari
Inwit
INWIT pubblica il primo Climate Transition Plan

INWIT, principale tower operator italiano, conferma il proprio impegno verso un mondo a zero emissioni con la pubblicazione del suo primo Climate Transition Plan, il piano per la transizione climatica che integra e rafforza la sua strategia climatica.

Il documento fornisce una panoramica degli obiettivi climatici fissati dall’azienda e delle iniziative avviate per il raggiungimento degli stessi negli anni target, definendo inoltre un solido e credibile piano di decarbonizzazione, che prevede azioni concrete per la lotta al cambiamento climatico, al fine di contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5°C, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Target Net Zero al 2040

Il principale obiettivo di INWIT sul fronte climatico è il target Net Zero al 2040, validato a gennaio 2024 da parte della Science Based Targets Initiative (SBTi). Questo sfidante obiettivo di lungo termine rafforza ulteriormente l’impegno per la transizione verso un’economia low-carbon e si aggiunge al target di riduzione delle emissioni al 2030 di breve periodo, anch’esso validato da SBTi nel 2022, che prevede la riduzione del 42% delle emissioni dirette e indirette generate dall’uso di energia elettrica (GHG Scope 1 e 2) rispetto ai valori del 2020.

Le principali azioni in essere e pianificate per il raggiungimento di questi obiettivi sono azioni dirette di riduzione delle emissioni, previste nel Piano di Sostenibilità aziendale (parte integrante del Piano Industriale): investimenti in soluzioni tecnologiche volte ad efficientare i consumi energetici, acquisto e autoproduzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, sensibilizzazione e promozione presso i propri fornitori di azioni volte a ridurre gli impatti emissivi della produzione dei propri asset e materie prime correlate (acciaio per infrastrutture su tutti), attraverso tecnologie e design innovativi ispirati alle logiche dell’economia circolare.

Riduzione emissioni

Allo stesso tempo, INWIT intende contribuire da subito anche alla riduzione delle emissioni a livello globale, attraverso il finanziamento di progetti di azione climatica tramite l’acquisto di crediti di carbonio certificati e di qualità, che permetteranno di raggiungere la Carbon Neutrality per le emissioni Scope 1 e 2 a partire dalle emissioni 2024 e poi ogni anno fino al Net Zero. Inoltre, INWIT monitora i rischi e le opportunità derivanti dal cambiamento climatico, allo scopo di cogliere le opportunità della transizione a un’economia a basse emissioni di carbonio, affrontando e contrastando i rischi climatici, fisici e di transizione, e aumentando così la resilienza del business. I progressi del Piano sono annualmente monitorati attraverso il calcolo delle emissioni dirette e indirette di INWIT, e rendicontati all’interno del Bilancio Integrato.

“Con il primo Piano per la transizione climatica confermiamo il nostro impegno nella lotta al cambiamento climatico, dando evidenza e trasparenza al piano di decarbonizzazione e alle azioni che stiamo realizzando e che intendiamo attuare per raggiungere il Net Zero al 2040, uno dei principali obiettivi ambientali previsti nel Piano di Sostenibilità aziendale. È così che continuiamo ad implementare il percorso di transizione verso un modello di business sempre più sostenibileâ€, ha dichiarato Michelangelo Suigo, Direttore Relazioni Esterne, Comunicazione e Sostenibilità di INWIT.

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Data articolo: Mon, 16 Sep 2024 12:38:10 +0000 di Redazione Key4biz
Poste Italiane
Poste Italiane e DHL Commerce installano il primo locker per consegna e ritiro pacchi 24 ore su 24

È stato installato a Roma il primo dei 10.000 locker che saranno attivati in tutta Italia da Locker Italia, la Joint Venture per l’eCommerce costituita da Poste Italiane e DHL eCommerce.

I locker, allestiti nella loro elegante livrea, saranno attivi tutti i giorni 24 ore su 24 e consentiranno, grazie alla loro capillarità e tecnologia, di migliorare ulteriormente la qualità dei servizi a supporto dell’eCommerce, rendendo ancora più semplici e comode le operazioni di spedizione e ritiro pacchi per chi compra online.

“Questo inizio rappresenta una tappa fondamentale nella partnership tra il gruppo DHL e Poste Italiane. Dallo scorso aprile abbiamo completato l’integrazione del nostro volume di pacchi DHL eCommerce all’interno della grande rete di Poste Italiane. Con la partenza di Locker Italia, la nostra joint-venture, stiamo introducendo un nuovo livello di convenienza e sicurezza delle spedizioni dei pacchi sia per i mittenti che per i consumatori. Il nostro obiettivo, grazie a questo network indipendente, è di diventare leader in Italia nel mercato dei provider di Lockerâ€, spiega Pablo Ciano, Amministratore Delegato di DHL eCommerce.

I locker sono facili da usare grazie ad uno schermo dalla grafica chiara e intuitiva e saranno collocati in modo strategico in tutto il Paese, offrendo il massimo della convenienza ai mittenti e ai consumatori. L’inaugurazione è stata l’occasione per celebrare la partnership tra Poste Italiane e il Gruppo DHL per il mercato italiano e internazionale dei pacchi, siglata l’anno scorso.

“Con Locker Italia contribuiamo all’ulteriore sviluppo del mercato dell’eCommerce – commenta Massimo Rosini, Responsabile Posta, Comunicazione e Logistica del Gruppo Poste Italiane – offrendo a chi compra online una ulteriore soluzione per gestire le proprie consegne. Locker Italia è sinonimo di innovazione tecnologica, sicurezza, diffusione dei servizi su scala nazionale, sostenibilità. Collocheremo i locker in zone centrali e commerciali delle città e aiuteremo anche i cittadini meno avvezzi a prendere confidenza con il digitaleâ€.

A guidare la joint venture tra Poste Italiane e Dhl eCommerce è Enrico Rosina, Amministratore delegato di Locker Italia.

Gli italiani e gli europei stanno già raccogliendo i frutti della collaborazione strategica tra Poste Italiane e il Gruppo DHL, grazie alla forza e la conoscenza della logistica di entrambe le aziende. Oltre alla joint venture relativa ai locker, DHL eCommerce si occupa della gestione dei pacchi di Poste Italiane nelle destinazioni europee. Inoltre, Poste Italiane gestisce le spedizioni e le consegne di DHL eCommerce e DHL Parcel Germany in Italia.

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Data articolo: Mon, 16 Sep 2024 12:36:08 +0000 di Redazione Key4biz
Dailyletter
“L’AI che ragiona come un umano†di OpenAi

OpenAI lancia o1, un nuovo modello che è stato addestrato per dedicare più tempo alla riflessione prima di rispondere, affinando continuamente il proprio processo decisionale. È l’AI che imita il pensiero umano.
Il commissario Agcom Antonello Giacomelli replica su Facebook alla collega Elisa Giomi, dopo i rilievi da lei avanzati nei confronti del Consiglio, in seguito al via libera all’analisi dei servizi di accesso a rete fissa appena avviata dall’Autorità.
Space economy settore del futuro per il Made in Italy. Urso: ‘7,2 miliardi per l’aerospazio al 2026’. Scarica il manifesto in PDF.

Leggi le notizie della nostra dailyletter.

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Data articolo: Fri, 13 Sep 2024 16:12:48 +0000 di Redazione Key4biz
OpenAI
OpenAI lancia o1: l’intelligenza artificiale che ragiona come un umano

OpenAI ha svelato al mondo o1, una nuova serie di modelli di linguaggio che segna un importante passo avanti nel campo dell’intelligenza artificiale. Questi modelli, progettati per risolvere problemi complessi, si distinguono per la loro capacità di ragionare in modo approfondito prima di fornire una risposta.

La caratteristica distintiva di o1 risiede nella sua capacità di imitare il pensiero umano. A differenza dei modelli precedenti, o1 dedica più tempo alla riflessione, scomponendo i problemi in parti più piccole e valutando diverse soluzioni prima di arrivare a una conclusione. Questa metodologia, unita a un addestramento intensivo su dati scientifici e matematici, rende o1 particolarmente abile in discipline STEM.

I risultati ottenuti nei test interni sono, secondo OpenAI, sorprendenti. o1 ha dimostrato di poter competere con studenti universitari, risolvendo problemi complessi di matematica, fisica, chimica e biologia con un’accuratezza che supera di gran lunga i modelli precedenti. Ad esempio, in un esame qualificante per l’International Mathematics Olympiad, i modelli di ragionamento hanno risolto correttamente l’83% dei problemi, rispetto al 13% di GPT-4o. Nel coding, hanno raggiunto l’89esimo percentile nelle competizioni Codeforces.

Disponibilità e accesso di OpenAI o1

Per ora, i modelli o1-preview e o1-mini sono disponibili per gli utenti Plus e Team di ChatGPT. Tuttavia, OpenAI ha in programma di estendere l’accesso a un pubblico più ampio in futuro. Gli sviluppatori, inoltre, possono già sperimentare le potenzialità di o1 attraverso l’API.

Detto ciò, OpenAI ha detto di aver posto una grande attenzione alla sicurezza e all’affidabilità di questi nuovi modelli. o1 è stato sottoposto a rigorosi test per garantire che non possa essere utilizzato per scopi dannosi. Inoltre, l’azienda ha collaborato con istituzioni internazionali per sviluppare standard di sicurezza sempre più elevati. Il modello o1-preview ha ottenuto un punteggio di 84 su 100 nei test di sicurezza più rigorosi, superando di gran lunga il punteggio di GPT-4o.

Il futuro dell’intelligenza artificiale

OpenAI spiega anche la decisione di non rivelare i vari passaggi della catena di pensiero del modello. Ossia, non possiamo conoscere tutti i passaggi compiuti da AI per rispondere ai quesiti che vengono posti.

Riteniamo che una catena di pensiero nascosta rappresenti un’opportunità unica per il monitoraggio dei modelli. Supponendo che sia fedele e leggibile, la catena di pensiero nascosta ci consente di “leggere la mente” del modello e comprenderne il processo di pensiero. Ad esempio, in futuro potremmo voler monitorare la catena di pensiero per individuare segnali di manipolazione dell’utente. Tuttavia, affinché ciò funzioni, il modello deve avere la libertà di esprimere i propri pensieri in forma inalterata, quindi non possiamo addestrare alcuna conformità alle policy o preferenze dell’utente sulla catena di pensiero. Inoltre, non vogliamo rendere una catena di pensiero non allineata direttamente visibile agli utenti.

OpenAI

Sebbene o1 sia un passo avanti significativo, è solo l’inizio. OpenAI ha in programma di continuare a sviluppare l’AI, migliorandone le prestazioni e ampliandone le capacità. Possiamo aspettarci di vedere applicazioni sempre più innovative dell’intelligenza artificiale in diversi settori, dalla ricerca scientifica allo sviluppo di nuovi prodotti.

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Data articolo: Fri, 13 Sep 2024 07:28:03 +0000 di Antonino Caffo
AGCOM
Agcom avvia l’analisi dei servizi di accesso alla rete fissa. Giacomelli replica a Giomi: ‘Inopportuno dimezzare i tempi del procedimento’

Il commissario Agcom Antonello Giacomelli replica su Facebook alla collega Elisa Giomi, dopo i rilievi da lei avanzati nei confronti del Consiglio, in seguito al via libera all’analisi dei servizi di accesso a rete fissa appena avviata dall’Autorità. In primo luogo, Giomi aveva chiesto agli altri componenti del Consiglio di dimezzare i tempi istruttori del procedimento e di limitare le proroghe a una sola volta. Richiesta che non è stata accolta e il commissario Giacomelli di seguito illustra il perché.

AGCOM ha formalmente avviato il procedimento che punta ad accertare l’effettiva separazione della società della rete da Tim. In base alle risultanze di questo accertamento Agcom deciderà se siano necessari obblighi regolamentari e quali.

Nelle more del procedimento, l’Autorità può adottare provvedimenti d’urgenza, ove ricorrano i presupposti e previa consultazione pubblica, nell’interesse dei richiedenti e del mercato.

Ps

La richiesta avanzata dalla collega Giomi di modificare il regolamento dell’Autorità e stabilire il dimezzamento dei tempi massimi previsti per la conclusione del procedimento era certamente ispirato da un intento condivisibile (quello di favorire la conclusione dell’esame in tempi rapidi) ma il consiglio l’ha giudicata nello stesso tempo inopportuna e inefficace. Inopportuna perché modificare il regolamento generale in relazione ad un caso specifico non è una buona regola; inoltre inopportuno perché la celerità dei tempi non è la prima ma la seconda priorità rispetto alla esigenza assoluta di un esame scrupoloso e attento di ogni aspetto, di ogni implicazione, di ogni effetto della corposa documentazione relativa ad una operazione così complessa ed articolata.

Infine la proposta di dimezzamento dei tempi previsti dal regolamento è inefficace perché i tempi previsti dal regolamento sono i tempi massimi per la conclusione del procedimento ma non vi è certo nessun impedimento a concludere l’iter, se vi sono tutte le condizioni di completezza e chiarezza, in tempi molto più brevi.

Se invece non fossero così solari le condizioni, i tempi del regolamento garantiscono la possibilità di chiarire ed approfondire ogni aspetto.

Perciò il Consiglio ha condiviso l’auspicio dei tempi più rapidi possibili ma sottolineando che questi sono garantiti solo dalla completezza e dalla chiarezza della documentazione e di ogni aspetto della operazione”.

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Data articolo: Fri, 13 Sep 2024 11:02:34 +0000 di Redazione Key4biz
Space Economy
Space economy settore del futuro per il Made in Italy. Urso: ‘7,2 miliardi per l’aerospazio al 2026’. Scarica il manifesto in PDF

“L’aerospazio è uno dei settori del futuro per il made in Italy. Da qui al 2026 abbiamo messo in campo 7,2 miliardi, tra progetti dell’agenzia spaziale europea e dell’agenzia spaziale italiana, fondi nazionali e fondi del Pnrr. Una massa di risorse significative per far diventare il nostro Paese leader nella space economyâ€. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine dell’apertura dei lavori degli Stati Generali della Space Economy a Palazzo Lombardia.

Scarica in PDF il manifesto della Space Economy italiana 2024

Spazio, la legge quadro in Parlamento

“Tra poche ore inizia l’iter in Parlamento della legge quadro sulla Space economy, la prima legge nazionale sullo spazio che anticipa quanto vuole fare l’Europa e che regolamenta le attività dei privati e non soltanto degli Stati sullo spazio – ha aggiunto -. Una legge di cui l’Italia aveva bisogno e che oggi è assolutamente necessaria perché nello spazio vanno sempre più i privati: occorreva regolamentareâ€.

Space economy asset del Piano Mattei

La Space Economy â€œÃ¨ uno degli asset fondamentali del Piano Mattei. Io stesso come autorità delegata allo spazio sono stato più volte in Paesi africani per raggiungere intese bilaterali attraverso la nostra agenzia spaziale italiana con quei paesi che incominciano ad affacciarsi sullo spazio – ha sottolineato Urso -. Lunedì sarò in Kenya per dare una nuova mission alla nostra base spaziale di Malindi, che poco più di 60 anni fa segnò l’accesso sullo spazio dell’Italiaâ€.

“Questa leadership la possiamo riaffermare in maniera significativa grazie anche alla attività che sotto l’indirizzo di Giorgia Meloni abbiamo realizzato sullo spazio: leader a 360 gradi nella nuova economia che si sta sviluppandoâ€, ha concluso.

Stati generali della Space Economy

Le linee guida e gli obiettivi strategici per il progresso futuro del settore spaziale in Italia sono stati messi a punto nel corso della due giorni degli stati generali della Space Economy. Al termine dei lavori, svoltisi a Torino e Milano, è stato presentato il manifesto della Space Economy 2024.

Teodoro Valente (ASI): ‘Comparto in crescita’

“Si tratta di un comparto in crescita – spiega il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Teodoro Valentee in cui l’Italia può vantare una ben precisa strategia nazionale. Grazie alla quale, rispetto ad un investimento di 3,1 miliardi nell’ultima Ministeriale Esa del 2022, il Paese si è visto assegnare dall’Europa risorse superiori, oltre 100 milioni in più rispetto a quanto impegnatoâ€.
Tradizione antica, quella italiana nel cosmo, terzo paese al mondo a mandare in orbita un satellite (accadeva 60 anni fa, il 15 dicembre del 1964), alle spalle soltanto di Unione Sovietica e Stati Uniti, che tuttavia mettevano in campo budget ben superiori. “Settore in cui oggi possiamo vantare una presenza a 360 gradi – aggiunge Valente – presidiando tutte le aree rilevanti, dall’osservazione della Terra alla costruzione di satelliti, dalle comunicazioni ai lanci e alla messa in orbitaâ€.

Intergruppo Parlamentare per la Space Economy

L’evento, promosso dall’Intergruppo Parlamentare per la Space Economy, ha visto un confronto tra istituzioni, aziende e rappresentanti dell’industria spaziale, dell’economia e dell’alta formazione e ricerca, con l’obiettivo di affrontare in maniera sinergica le sfide e le opportunità offerte dal settore.

L’intergruppo, composto da 39 deputati e senatori, si propone di promuovere politiche che favoriscano la crescita e l’innovazione nel comparto. Il governo ha anche annunciato un sostegno significativo alle startup del settore, con 1,5 miliardi di euro destinati alla crescita di un “campione nazionale†nel campo dell’intelligenza artificiale. Questo investimento si inserisce in un più ampio piano di sviluppo che coinvolge diverse iniziative governative, mirate a stimolare l’innovazione e la competitività.

Andrea Mascaretti (Intergruppo Space Economy): ‘Settore in pieno sviluppo’

L’importanza del settore è stata sottolineata anche da Andrea Mascaretti, presidente dell’intergruppo parlamentare per la Space Economy. “Per la prima volta in Italia come intergruppo parlamentare abbiamo riunito negli Stati Generali della Space Economy tutta l’Italia dello Spazio, tutti gli stakeholder istituzionali, del mondo dell’impresa, della finanza, dell’alta formazione e della ricerca interessati alla crescita di un settore in continuo sviluppoâ€, ha detto.

“L’Italia si posiziona come leader nella costruzione di moduli spaziali, con oltre il 40% del volume abitabile della Stazione spaziale internazionale di produzione italiana. Questo primato sottolinea le competenze e le potenzialità del paese nel settore aerospaziale, che si sta rapidamente evolvendo in una nuova economia spazialeâ€.

Spazio: Cattaneo (FI) ‘E’ nuova frontiera sicurezza nazionale’

“Noi dell’Intergruppo parlamentare per la ‘space economy’ crediamo fortemente che lo spazio sia una nuova frontiera di sicurezza nazionale, che porta con sé conseguenze geo politiche e sviluppo industriale, temi di cui si parla poco quando si tratta l’argomento. Oggi lo abbiamo fatto in maniera concreta, mettendo in fila le priorità e i temi più importanti”. Così Alessandro Cattaneo, deputato e responsabile FI Dipartimenti. “E’ stato per me un piacere poter moderare la sessione dedicata a Difesa, Cybersicurezza e Intelligence – aggiunge – per lo spazio nell’ambito degli stati generali della ‘space economy’, che ha visto la presenza del generale Franco Federici e quella di Lorenzo Guerini, presidente Copasir, insieme al sottosegretario alla Difesa Perego di Cremnago, e oltre a tantissimi stakeholder privati e istituzionali in occasione importante come questa”.
“L’Intergruppo parlamentare rappresenta il contesto ideale perché nasce come punto di dialogo per trovare un denominatore comune ad un livello molto alto. Il passo in avanti sostanziale da fare insieme riguarda la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, che deve sapere l’importanza dello spazio in rapporto a tutto quello che ci riguarda”,
conclude Cattaneo.

Spazio: Zoppas (Ice), frontiera promettente per nostro export

“La space economy rappresenta una delle frontiere più promettenti e innovative del nostro tempo. In Italia, il nostro export nella space economy ammonta a 7 miliardi e mezzo di euro, in un totale dell’export del Made in Italy che nel 2023 ha raggiunto i 625 miliardi, e questa cifra è destinata a crescere ulteriormente. Stiamo parlando di una rivoluzione epocale all’interno della quale non possiamo non esserci”. Lo ha detto Matteo Zoppas, presidente Ice, intervenuto agli Stati Generali della Space Economy. Secondo Zoppas, “per affrontare questa trasformazione e cogliere le opportunità che ci si presentano, è essenziale che tutti gli attori del sistema operino in sinergia. Tra questi – sottolinea – in primis le associazioni di categoria, ma anche il Sistema Paese, composto da Sace, Simest, Cdp e Ice stessa che dispone di strumenti preziosi e altamente efficaci per supportare il comparto. Attraverso i nostri uffici nel mondo facilitiamo l’incontro tra domanda e offerta nel settore aerospaziale”.
E prosegue: “Nel 2023, abbiamo realizzato 30 iniziative per il sistema aerospazio in 15 mercati e un incoming di 150 buyer esteri alle manifestazioni sul nostro territorio. Ma non solo, quest’anno il nostro focus sarà dedicato allo IAC 2024 per cui organizzeremo una missione di incoming per promuovere la supply chain del nostro Paese, permettendo alle tante aziende di subfornitura del comparto di sviluppare contatti con il maggior numero di grandi committenti esteri”.

Space Economy, i numeri in Italia e nel mondo

Ad oggi sono 415 le aziende italiane attive nell’industria spaziale, un comparto che vale 3 miliardi di euro e che è destinatario entro il 2027 di 7,5 miliardi di investimenti. La filiera spaziale italiana, che impiega oltre 11mila lavoratori, rappresenta per dimensioni delle imprese che ne fanno parte, uno spaccato peculiare del tessuto produttivo italiano: il 6% di esse sono aziende di grandi dimensioni, il 90% piccole e medie imprese e il restante 4% comprende piccole startup impegnate nella ricerca e nell’innovazione.

Numeri questi che testimoniano l’importanza di un settore che a livello globale vale oltre 630 miliardi di dollari, con una previsione di crescita del 9% annuo composto fino al raggiungimento di 1.800 miliardi di dollari entro il 2035. In virtù del ruolo sempre più strategico ricoperto dal comparto e delle prospettive di sviluppo futuro, il consiglio dei ministri ha prodotto lo scorso 20 giugno, su proposta del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, la prima legge quadro italiana sullo Spazio e sulla Space Economy che sta per approdare in Parlamento per l’iter di approvazione.

Il manifesto della space economy

Nel manifesto della space economy 2024 si evidenzia che l’Italia considera lo Spazio un settore altamente strategico, per la sua connotazione tecnologica, forte e innovativa.

Per il settore, secondo quanto emerge dal documento illustrato al termine degli stati generali della space economy, l’Italia intende rafforzare la propria posizione nell’ambito delle politiche europee dello spazio; sostenere le Regioni e i distretti aerospaziali come motore della space economy; favorire investimenti e finanziamenti nella space economy; sostenere la formazione del capitale umano per lo sviluppo dell’industria e dei servizi in ambito spaziale.

AI applicata alla space economy

Tra gli obiettivi che si vogliono raggiungere c’è anche quello di sfruttare tutte le potenzialità dell’intelligenza artificiale applicata in sicurezza alla space economy; proteggere le infrastrutture spaziali italiane e garantire l’autonomia strategica del Paese per l’accesso e l’uso sicuro dello spazio e favorire l’accesso alle opportunità della space economy anche alle aziende non-spazio.

Agli stati generali della space economy hanno partecipato, tra gli altri, il ministro delle Imprese e del Made In Italy Adolfo Urso; il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Regione Piemonte Alberto Cirio e Andrea Mascaretti, presidente intergruppo parlamentare per la space economy.

Scarica in PDF il manifesto della Space Economy italiana 2024

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Data articolo: Fri, 13 Sep 2024 10:00:14 +0000 di Paolo Anastasio
Intelligenza Artificiale
G7 Lavoro e Occupazione, la dichiarazione finale (video)

La Riunione ministeriale G7 Lavoro e Occupazione, che si è tenuta a Cagliari dall’11 al 13 settembre e presieduta dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, si è conclusa con l’adozione della Dichiarazione finale dal titolo “Towards an inclusive human-centered approach for new challenges in the world of workâ€.

Otto pagine, 22 paragrafi e due allegati nei quali ci si impegna per uno sviluppo umano-centrico dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro, per mercati di lavoro resilienti in società che invecchiano, per lo sviluppo delle competenze dei lavoratori con politiche e sistemi di formazione continua e per la promozione di mercati del lavoro inclusivi, sicuri e salutari. 

Le tecnologie basate su un’Intelligenza Artificiale sicura, protetta e affidabile, inclusa l’IA generativa, possono aumentare la produttività del lavoro, migliorare le condizioni di lavoro e la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, dare potere ai lavoratori e creare opportunità di lavoro di qualità, anche per le persone con disabilità, migliorare l’efficacia delle politiche del mercato del lavoro e della formazione e affrontare le carenze di manodopera, si legge in uno dei passaggi chiave.

Attenzione però ai lavoratori: “Sottolineiamo che i benefici dell’IA nel mondo del lavoro possono essere massimizzati e distribuiti equamente solo quando i diritti umani e l’inclusione sociale sono al centro, dando potere ai lavoratori. Per sfruttare appieno le opportunità offerte dall’IA, dobbiamo continuare a conciliare lo sviluppo tecnologico con la protezione dei diritti dei lavoratori e minimizzare i possibili rischi per il mondo del lavoro, in particolare per le persone in situazioni vulnerabili e marginalizzate. Questi rischi includono l’aumento delle disuguaglianze e delle discriminazioni, un impatto negativo sulla salute e sicurezza sul lavoro, inclusa la salute mentale, l’indebolimento della rappresentanza dei lavoratori e del potere di contrattazione collettiva, l’uso improprio della sorveglianza digitale dei lavoratori, nonché minacce alla privacy e alla responsabilità nel mondo del lavoro. Evidenziamo che il dialogo sociale e la contrattazione collettiva possono aiutare a garantire l’adozione sicura, protetta e affidabile dell’IA nel mondo del lavoro“.

Oltre al ministro Calderone, hanno preso parte alla riunione gli altri Ministri del Lavoro e dell’Occupazione del G7, con il Commissario europeo per il Lavoro e i Diritti sociali, nonché il Direttore generale dell’OIL, il Direttore per l’Occupazione, il Lavoro e gli Affari sociali dell’OCSE e i rappresentanti di Business 7 e Labour 7, così come i rappresentanti di Civil 7, Women 7 e Youth 7.

Diversi i temi di massima priorità su cui si sono confrontati i partecipanti alla Ministeriale G7 Lavoro e Occupazione saranno, tra cui:

  • lo sviluppo e l’uso umano-centrico dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro;
  • i mercati del lavoro resilienti in società che invecchiano;
  • le competenze reattive, flessibili e inclusive, e le politiche e i sistemi di apprendimento permanente.

Il tema delle competenze è centrale, ma c’è anche la consapevolezza che non si può fare tutto da soli e che anzi questo sia un percorso che deve aprire ancora di più a quelle condizioni in cui il dialogo sociale diventa una condizione di effettività. Nel disegno di legge che è oggi all’esame del Parlamento è previsto un osservatorio sull’andamento dell’impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro“, ha detto la ministra Marina Calderone al termine del G7 Lavoro e Occupazione a Cagliari.

    “Vuol dire non solo analizzare la situazione attuale del mercato del lavoro ma anche capire in prospettiva di che cosa avremo bisogno. Non lo faremo da soli. Lo faremo certamente con l’attiva partecipazione e il coinvolgimento delle parti sociali“, ha concluso Calderone.

Già ieri il ministro italiano aveva spiegato che in occasione del G7 Lavoro: “Sono stati affrontati due temi che sono particolarmente importanti e sentiti da tutti i sette Paesi perché diventano proprio un elemento, un fattore comune di congiunzione delle nostre riflessioni. Mi riferisco all’intelligenza artificiale e al suo impatto nel mondo del lavoro e dell’invecchiamento progressivo della popolazione“.

Quello dell’IA è uno dei temi che il vertice dei capi di Stato e di Governo che si è tenuto in Puglia a giugno, ha consegnato come impegno ai ministri del lavoro e dell’occupazione dei sette Paesi perché sia tradotto in un piano di azioneâ€, aveva precisato Calderone.

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Data articolo: Fri, 13 Sep 2024 15:19:44 +0000 di Flavio Fabbri
Media
Nicola Maccanico fa un passo indietro e rinuncia all’incarico in Fremantle

Una dinamica è certa: la questione controversa delle “commissioni ministeriali†per la gestione della “riformata†(soltanto in parte) “Legge Franceschini†ha senza dubbio contribuito a far sì che l’attenzione dei media, anche “mainstreamâ€, si focalizzasse finalmente anche sulle problematiche del settore cine-audiovisivo nazionale.

Da qualche giorno, anche come effetto del “caso Boccia-Sangiulianoâ€, anche i quotidiani nazionali sviluppano maggiore sensibilità. E questa è senza dubbio una buona notizia.

Quel che è invece non è positivo è che spesso, in casi come questi, giornalisti “generalisti†intervengano su questioni complesse senza adeguata cognizione di causa e precisa conoscenza: non è il caso del conduttore di Rai Bruno Vespa – vogliamo subito precisare – ma la querelle che si è venuta a determinare è interessante, giustappunto come “case studyâ€.

Nella puntata di martedì 10 settembre 2024 di “Porta a Portaâ€, lo storico conduttore – una delle indubbie colonne di Viale Mazzini – verso la fine della trasmissione ha proposto, in un approfondimento della vicenda dell’ex Ministro Gennaro Sangiuliano, una delle concause della dinamica: ha identificato tra i “nemici†del titolare del Collegio Romano gli operatori del settore cinematografico.

La sua redazione ha prodotto e proposto 4 slide, intitolate “Credit Cinemaâ€, con una numerologia che conferma le tesi critiche dell’ex Ministro, rispetto all’esigenza di “correggere†le “storture†del sistema italiano di sostegno alla cinematografia (strumento del “Tax Credit†in primis).

Le numerologie sul cinema italiano, a cura di Bruno Vespa su “Porta a Porta†(Rai1)

I dati proposti da Vespa sono i seguenti:

CREDIT CINEMA – SLIDE 1

I film di 7 tra i più famosi registi italiani hanno ricevuto dallo Stato contributi per cifre variabili tra 13,2 milioni e 2,1 milioni comprensive dei compensi per i registi variabili tra 2,4 milioni e 1,4 milioni

CREDIT CINEMA – SLIDE 2

Tra il 2019 e il 2022 due film costati più di 15 milioni di euro, di cui 4 milioni di risorse pubbliche, hanno incassato meno di 7 mila euro

CREDIT CINEMA – SLIDE 3

20 film che hanno beneficiato complessivamente di 11,5 milioni di contributi pubblici hanno avuto poche centinaia di presenze ciascuno in sala

CREDIT CINEMA – SLIDE 4

Tra il 2019 e il 2022 sono state finanziate 1.033 opere, di cui 331 non sono mai uscite nelle sale cinematografiche

Secondo una verifica IsICult, i dati sono complessivamente corretti e coerenti con le fonti pubbliche disponibili.

La infastidita reazione di tre associazioni dei produttori: “dati decontestualizzatiâ€

L’indomani, mercoledì 11 settembre, le due principali associazioni dei produttori (Anica ed Apa) ed una minore di produttori indipendenti (Cna Cinema e Audiovisivo) sono insorte ed hanno diramato un comunicato stampa di dura critica, che merita essere riprodotto: “siamo particolarmente stupiti dalla rappresentazione che la trasmissione Porta a Porta andata in onda martedì 10 settembre, condotta da un professionista esemplare come Bruno Vespa, abbia dato dell’industria del Cinema. Sono stati presentati, senza contraddittorio, dei dati confusi, inesatti e completamente decontestualizzati, che ledono la reputazione e l’immagine di una filiera industriale che dà lavoro a 200.000 persone e crea un importante indotto economico. Lo ha fatto nel momento in cui, dopo anni di confronto con tutte le associazioni di categoria e di proficuo lavoro con il Sottosegretario Lucia Borgonzoni e con la Direzione Generale Cinema, la necessaria manutenzione alla Legge Cinema è in dirittura d’arrivo. È doveroso evidenziare che la riforma del sistema era stata ampiamente condivisa dai produttori di cinema e audiovisivo, che per primi avevano segnalato la necessità di una revisione del meccanismo dei finanziamenti. Ci auguriamo che questo tempo non vada sprecato e che il confronto in atto tra gli operatori e le istituzioni volto al perfezionamento dei meccanismi di controllo e della macchina amministrativa prosegua, senza alterare l’impianto complessivo della legge. Il Cinema e l’Audiovisivo, oltre ad essere uno straordinario veicolo di promozione per l’immagine dell’Italia, rappresenta un importante comparto economico ed un volano di sviluppo per molte aree del nostro Paese. Lo dimostrano anche gli stessi produttori Rai e i successi registrati da “Doc – Nelle tue maniâ€, “Le indagini di Lolita Loboscoâ€, “Imma Tataranni – sostituto procuratoreâ€, “Fiori sopra l’infernoâ€, “Mina Settembreâ€. E, per citare solo alcuni film di grande successo in sala, “C’è ancora domani†di Paola Cortellesi, “La Stranezza†di Roberto Andò, “Io Capitano†di Matteo Garrone, “Un mondo a parte†di Riccardo Milani†».  

La nota è firmata dai Produttori di Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Digitali, presieduta da Francesco Rutelli), Apa (Associazione dei Produttori Audiovisivi, presieduta da Chiara Sbarigia che è anche Presidente di Cinecittà spa) e Cna-Cinema e Audiovisivo (presieduta da Gianluca Curti), che – viene precisato – “rappresentano l’intera filieraâ€: va anzitutto chiarito che non risulta che questa triade rappresenti proprio “l’intera filieraâ€, perché sono attive anche altre, piccole ma vivaci, associazioni (si pensi a Confartigianato Cinema e Audiovisivo ed Agici e finanche l’ultima arrivata Itaca)…

Al di là della solita retorica sulla importanza e grandezza del settore audiovisivo, non risulta che la riforma voluta dall’ex Ministro Gennaro Sangiuliano andasse esattamente nella direzione dell’accoglimento delle richieste di modificazione della “Legge Franceschini†avanzate da tutto il settore (le istanze degli autori non sono state nemmeno ascoltate…).

Scrivono le tre associazioni (rimarchiamo) “la riforma del sistema era stata ampiamente condivisa dai produttori di cinema e audiovisivoâ€. E qui emerge la vera verità: la riforma è stata quindi impostata dalla Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni accogliendo prevalentemente le tesi delle grosse società di produzione (gran parte delle quali in mano a gruppi stranieri, e rappresentate dalle due storiche “lobby†Anica ed Apa) e non andando esattamente nella direzione di un rafforzamento del tessuto industriale delle piccole società di produzione e dei produttori indipendenti.

E non ci risulta che Anica ed Apa abbiano mai speso (almeno pubblicamente), dall’entrata in vigore della “Franceschini†(dal 2017), una parola una sulla deriva del sistema ed in particolare sulla degenerazione dello strumento del “Tax Creditâ€â€¦

La sera dopo, nell’edizione di mercoledì 11 settembre, in chiusura di trasmissione, Bruno Vespa ha correttamente dato notizia della protesta, ma ha commentato che tutti i dati proposti nella trasmissione della sera prima erano di fonte ministeriale, e che quindi la presa di posizione di Anica ed Apa e Cna era a parer suo infondata.

Anzi, ha invitato i protestatari a mettere in atto un esercizio di autocritica sulle problematiche del settore.

Chi ha ragione? Ha ragione Vespa, perché i dati che ha utilizzato in trasmissione sono corretti. Ha però ragione anche la triade delle associazioni di produttori, perché questi numeri sono stati presentati in modo oggettivamente decontestualizzato.

Quel che emerge, comunque, una volta ancora, è l’assenza di un “testo di riferimento†che sia oggettivo, imparziale, affidabile, incontrovertibile, sul reale “stato di salute†del cinema e dell’audiovisivo italiano, e, più in generale, delle industrie culturali e creative del nostro Paese: : andiamo ripetendo questa denuncia da tanto tempo, e sicuramente da oltre un decennio su queste colonne, dato che la rubrica curata dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult per questo quotidiano online “Key4biz†(dedicato all’economia digitale ed alle culture del futuro) ovvero “ilprincipenudoâ€, veleggia verso l’edizione n° 900 nell’arco di un decennio, avendo come sottotitolo – non a caso – “ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale†(clicca qui, per accedere all’archivio storico della rubrica IsICult).

Strana “inversione ad U†di Nicola Maccanico, che rinuncia all’incarico di Ceo di Fremantle Italia

Nell’edizione di ieri della rubrica IsICult per “Key4bizâ€, abbiamo anche rilanciato opportunamente la notizia, segnalando quanto fosse inattesa: l’ex Amministratore Delegato di Cinecittà s.p.a., Nicola Maccanico, dimessosi incomprensibilmente il 25 giugno scorso da quel ruolo (nonostante la sua conduzione degli “studios†fosse stata apprezzata pubblicamente sia dal Ministro Sangiuliano sia dalla Sottosegretaria Borgonzoni), e sostituito qualche settimana fa, il 17 luglio 2024 (per decisione dell’ex Ministro Gennaro Sangiuliano, d’intesa con il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti), da Manuela Cacciamani (che – a sua volta – si è dimessa dai ruoli che ricopriva in Anica – Presidente dell’Unione Editori e Creators Digitali e dalla sua società di produzione One More Pictures), è stato cooptato come “Ceo†del Gruppo Fremantle Italia, una delle più grosse e potenti centrali produttive (straniere) del nostro Paese (si ricordi che Fremantle è controllata dal gruppo tedesco-lussemburghese Rtl ovvero dal gigante dei media Bertelsmann). Vedi “Key4biz†del 12 settembre 2024, “Nebbia al Ministero della Cultura: Giuli smentisce Sangiuliano? settore cine-audiovisivo in tiltâ€.  

Scrivevamo: “Peraltro Fremantle è stato fino a poco tempo fa il maggior cliente di Cinecittà stessa.  Qualcuno si domanda se non esista una esigenza di prudenza e di opportunità, nel passaggio da un ruolo all’altro, ma le “sliding doors†sono ormai molto frequenti in Italia (anche nel settore audiovisivo) e peraltro verosimilmente il contratto che regolava il rapporto di lavoro di Maccanico a via Tuscolana non gli impediva un passaggio di “porte girevoli†così rapido ed un così veloce cambio di vesti…â€.

E nel pomeriggio di ieri gli esponenti del Movimento 5 Stelle in Commissione Cultura alla Camera Antonio Caso, Anna Laura Orrico (già Sottosegretaria alla Cultura) e Gaetano Amato annunciavano la presentazione di una interrogazione al Ministro Alessandro Giuli su quello che hanno definito il… “caso Maccanicoâ€, sostenendo che “è fondamentale fare luce su quanto ruota attorno al caso di Nicola Maccanico, il manager che, dopo le sue le dimissioni dalla carica di amministratore delegato e direttore generale di Cinecittà S.p.a., è stato nominato – a distanza di poche settimane – Ceo del colosso privato della produzione tv Fremantle Italia, che in questi anni è stato uno dei principali clienti di Cinecittà S.p.A. e l’unico con il quale la società abbia sottoscritto un accordo per l’utilizzo “continuativo†degli studios romani. Il mese scorso il quotidiano ‘Domani’ (con una esclusiva a firma di Domenico Iannaccone, n.d.r.) ha scoperto una nota di credito di 3 milioni di euro proprio per Freemantle, la quale non era stata resa nota da Maccanico, in quanto non risultano comunicazioni al consiglio di amministrazione. Oggi “Il Fatto Quotidiano†(con un articolo a firma di Vincenzo Bisbiglia e Thomas Mackinson, ironicamente titolato “Maccanico jr. e Cinecittà: conti flop, ma incarico topâ€, n.d.r.) rivela che l’intero rapporto finanziario con il colosso britannico sia attualmente sotto la lente d’ingrandimento del nuovo cda, poiché, da un lato, Fremantle assicura che in questi due anni e mezzo “la società ha versato nelle casse di Cinecittà 50 milioni di euro, assicurando un fatturato costanteâ€, mentre a Cinecittà sospettano che l’accordo, siglato nel 2022, non sia stato del tutto redditizioâ€.

Concludevano ieri Anna Laura Orrico e Antonio Caso e Gaetano Amato: “abbiamo presentato una interrogazione ad Alessandro Giuli su tutto questo, anche perché ci chiediamo se un simile salto sia compatibile con quanto disposto dalla legge. Il neoministro ha il dovere di intervenire su situazioni opache come queste: cosa farà affinché vengano evitate situazioni di conflitti di interesse e per preservare i principi di imparzialità e trasparenza? Se davvero vuole prendere le distanze dal suo disastroso predecessore, dovrà occuparsi con urgenza di questo casoâ€.

E noi concludevamo il nostro intervento di ieri con un quesito retorico: il “caso Maccanico†si affianca al “caso Bocciaâ€, nell’effervescente mondo… del cinema e dello spettacolo?!

Ieri sera l’ex Ad di Cinecittà Nicola Maccanico scrive a “Dagospia†per annunciare le sue dimissioni dal ruolo di Ceo di Fremantle Italia

Ieri sera verso le 20, il sempre informato (ma non sappiamo giudicare quanto realmente indipendente dalle logiche occulte del sistema politico nazionale) sito giornalistico diretto da Roberto D’Agostino, pubblica la reazione di Nicola Maccanico, con una sorta di “lettera apertaâ€.

Scrive Nicola Maccanico a “Dagospiaâ€, nel comunicare la decisione di non iniziare il lavoro in Fremantle Italia: “in considerazione del clima ostile che ha circondato sia le mie dimissioni da Cinecittà e ora anche la mia nuova nomina, con l’obiettivo di sgombrare il campo da qualunque potenziale equivoco e da ingiustificate illazioni, ho deciso di non iniziare la mia collaborazione con il gruppo Fremantleâ€.

A cosa si riferisce esattamente Maccanico, scrivendo di “clima ostile†in relazione alle sue inattese dimissioni da Cinecittà?! Chi ha avuto interesse ad alimentare ostilità nei suoi personali confronti?!

E precisa: “rispetto a quanto riporti sui conti in flop di Cinecittà lasciati dalla mia gestione, non posso che ricordarti (Maccanico si rivolge a Dagospia ma di fatto “risponde†alle critiche dei giornalisti de “il Fatto Quotidiano†e di “Domaniâ€, n.d.r.) che l’ultimo bilancio riferibile al mio mandato, 2023, ha chiuso con in utile di 1.8 milioni, associato ad un fatturato da attività commerciali di 43 milioni di euro (pari a quasi quattro volte la media dei bilanci degli anni precedenti al mio incarico e ricostituendo il patrimonio netto della società), in crescita del 10 % rispetto al fatturato dell’anno 2022, anch’esso piuttosto eccezionale nella storia degli iconici studi“, scrive Maccanico.

Circa il rapporto contrattuale tra Fremantle e Cinecittà, l’accordo commerciale stilato a marzo 2022 “ha generato oltre 50 milioni di euro di fatturato per Cinecittà in circa un anno e mezzo†e si tratta di “un accordo quadro pluriennale e non unico nel suo genere, visto che durante il mio mandato abbiamo stilato accordi anche con altri gruppi internazionali. Il contratto prevede, come è comune in casi come questo, uno sconto sul volume delle attività. A questa clausola, si riferisce la nota di credito di cui si legge sulla stampa. In essenza, uno sconto che cresceva sulla base del fatturato raggiunto, regolato puntualmente dal contratto originale: quindi più soldi venivano spesi, e più sconto veniva concesso. Ed il consuntivo di un 2023 particolarmente di successo ha generato la nota di credito in oggetto, nulla che non fosse regolato dagli accordi in essereâ€.

Quindi Maccanico contesta lo “scandalo†che avrebbero prospettato i due quotidiani, ovvero la ormai famosa “nota di credito†di 3 milioni di euro.

Siamo andati a cercare traccia delle tesi di Maccanico – ovvero della sua spiegazione di ieri – nel bilancio dell’esercizio 2023 di Cinecittà spa, ed è opportuno evidenziare che risulta soltanto quanto segue: “l’Accordo Quadro pluriennale con il gruppo europeo Fremantle ha assicurato un fatturato costante e incrementale rispetto a tutte le linee di business e garantito, grazie alla varietà di operatori del gruppo e alla molteplicità di prodotto, una domanda crescente di spazi e di servizi connessi alle costruzioni sceniche. Tra i titoli da ricondursi all’accordo Fremantle nel 2023: “Queer†di Luca Guadagnino (produzione The Apartment), “Those About to Die†di Ronald Emmerich (produzione esecutiva Wild Side), “M-Figlio del Secolo†di Joe Wright (produzione The Apartment), “Decameron†di Mike Uppendahl (produzione Netflix, produzione esecutiva Wild Side/360 Degrees), “Kung Fu All’Amatriciana†di Gabriele Mainetti (produzione Wild Side), “Il Conclave†di Edward Berger (produzione esecutiva Wild Side) » (vedi pag. 45 del bilancio validato dalla società di revisione EY l’8 aprile 2024… e si ha ragione di ritenere che la nota di credito in questione non sia sfuggita ai “controllerâ€; l’attestazione è a firma del revisore legale della già Ernst & Young Filippo Maria Aleandri).

Continua l’ex Ad di Via Tuscolana, nella sua lettera a “Dagospiaâ€: “basta quindi leggere i numeri per comprendere il ruolo cruciale che Fremantle e questo accordo hanno avuto nel rilancio degli Studi di Cinecittà, consentendo alla società pubblica non solo di tornare in utile, ma di posizionarsi nuovamente nel panorama internazionale. Fremantle ha riportato a Cinecittà non solo molto fatturato (come nessun altro cliente nella storia degli studi) ma straordinario prestigio, grazie ai film e alle serie di registi come Ronald Emmerich, Joe Wright, Luca Guadagnino, Saverio Costanzo, Paola Cortellesi, solo per citarne alcuni. Infine, è quindi piuttosto chiaro che la realtà dei fatti e della relazione tra Cinecittà e Fremantle, renderebbero compatibile il nuovo incarico con il mio percorso professionale precedente, non avendo Cinecittà esercitato alcun potere sulla stessa Fremantleâ€.

Oggi “il Fatto Quotidiano†lancia la notizia in prima pagina e commenta compiaciuto: “Dopo lo scoop del ‘Fatto’, l’Anac apre un’istruttoria su Maccanico jr., passato da Cinecittà al cliente-amico Fremantle. E lui rinuncia. A questo serve un giornaleâ€.

Possibile che Fremantle Italia avesse dimenticato l’esistenza di una norma di legge che impedisce per tre anni ad un amministratore pubblico di assumere incarichi in società private con cui ha avuto rapporti?

Peccato che Nicola Maccanico ometta un dettaglio, ovvero quel che prevede la italica legge, per ridurre giustappunto il rischio di abuso delle “sliding doorsâ€, ovvero il divieto di “pantouflageâ€.

La pratica del “pantouflageâ€, per cui pubblici dipendenti che negli ultimi 3 anni di servizio hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per le pubbliche amministrazioni, vengono poi assunti dagli stessi soggetti privati destinatari dei provvedimenti, è proibita dalla legge italiana.

Il decreto legislativo n.165 del 30 marzo 2001 stabilisce infatti che nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di lavoro, i dipendenti pubblici non possono essere assunti o svolgere incarichi per gli stessi privati, oggetto dei loro precedenti provvedimenti.

Ieri, su queste stesse colonne scrivevamo che probabilmente il contratto di Nicola Maccanico con Cinecittà prevedeva una clausola che cerca di derogare, ma in verità Anac ovvero l’ Autorità Nazionale Anticorruzione conferma che i contratti conclusi e gli incarichi eventualmente conferiti in violazione della norma sono nulli. Certo, si potrebbe obiettare che Maccanico non era un “dipendente pubblicoâ€, ma qui si entrerebbe in questioni di lana caprina: la logica della norma è evidente, ed abbiamo ragione di ritenere che si applichi anche all’amministratore di una società pubblica, qual è giustappunto Cinecittà…

Insomma, è fatto divieto ai soggetti privati che li hanno conclusi o conferiti di contrattare con le pubbliche amministrazioni per i successivi tre anni con obbligo di restituzione dei compensi eventualmente percepiti…

Il termine “pantouflage†è stato importato in Italia dal diritto amministrativo francese: la deriva dal verbo “pantoufler†ovvero “smettere di prestare servizio per lo Stato per entrare nel settore privatoâ€, a sua volta da “pantoufle†(propriamente “pantofolaâ€), nell’accezione gergale di “situazione per cui un militare o un funzionario formatosi all’École Polytechnique o, più in generale, in un’alta scuola statale, smesso il proprio servizio per lo Stato, entra nel settore privatoâ€.

La domanda è: possibile che Fremantle Italia e lo stesso Maccanico non fossero a conoscenza di questa norma di legge? C’è dell’altro, che sfugge alla nostra attenzione (e finanche de “il Fatto Quotidiano†e del “Domaniâ€)?

Sarà forse che il “caso Boccia-Sangiuliano†possa andare presto ad accompagnarsi al “caso Maccanico-Fremantle-Cinecittà�

Ulteriori nubi si stanno forse per addensare nei confronti del Governo guidato da Giorgia Meloni, dal rutilante (sofferente quanto effervescente) mondo del cinema e dell’audiovisivo???

Alla prossima puntata…

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo†per “Key4biz†(ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale).

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Data articolo: Fri, 13 Sep 2024 15:42:32 +0000 di Angelo Zaccone Teodosi
Pirateria
Videogiochi pirata, la Guardia di Finanza ne sequestra 47 milioni in tutta Italia

I videogiochi arcade e la pirateria, operazione “Coin-up ’80” della GdF in tutta Italia

Gli anni ’80 del secolo scorso sono tornati di moda prepotentemente, anche nel settore del gaming. In quel decennio i videogiochi hanno conosciuto la prima grande diffusione di massa nel nostro Paese, sia con i primi computer domestici, sia (già da prima) nei bar e altri locali pubblici.

Oggi, con il termine “coin-op†(coin operated, cioè macchina funzionante a monete o ‘gettoni’) si rimanda intenzionalmente a quel periodo storico, ai videogiochi da bar e ‘arcade’ (termine inglese che indica genericamente una galleria commerciale, in questo caso sala giochi).

in riferimento a quella stagione, ormai lontana, i militari del Comando Provinciale della Guardia di finanza Torino hanno portato a termine, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Torino, un’articolata attività di investigazione in diverse regioni d’Italia denominata “Coin-up ‘80â€.

Sequestrati 47 milioni di videogiochi piratati

Le perquisizioni, effettuate tra la fine del 2023 e quest’anno, in diverse città e province (Torino, Vercelli, Milano, Bergamo, Varese, Bologna, Verona, Venezia, Napoli, Caserta e Bari), hanno portato all’individuazione e al sequestro di circa 12 mila console di gioco, su cui erano illecitamente memorizzati oltre 47 milioni di videogiochi “piratatiâ€, per un controvalore quantificato in oltre 47,5 milioni di euro.

I 9 responsabili italiani individuati sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria per i reati di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, frode nell’esercizio del commercio, ricettazione e violazione al diritto d’autore.

Nel dettaglio, gli articoli sottoposti a vincolo consistevano in console di gioco, portatili o da collegare a uno schermo/tv, con precaricati giochi diffusi nell’ultimo ventennio del secolo scorso.

Tali dispositivi richiamavano nella forma e/o nei tratti distintivi, senza possedere le previste licenze, le iconiche “retroconsole†dei produttori ufficiali, storiche case produttrici di videogiochi che negli ultimi anni hanno rilanciato sul mercato le proprie console prodotte nelle scorse decadi, le quali sovente riproducono in scala, con taluni aggiornamenti, quelle originali.

Tali giochi avevano come protagonisti noti personaggi del mondo dei videogame degli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, tutti tutelati da copyright, rientranti nel fenomeno del c.d. “retrogamingâ€, il quale, come noto, sta conoscendo una fase di forte popolarità ed espansione a livello commerciale.

Il mercato mondiale degli arcade videogame e il peso della pirateria sull’industria nazionale

Un mercato mondiale degli arcade videogaming che è in forte crescita, secondo Statista, stimato attorno ai 73 miliardi di dollari di valore entro la fine dell’anno in corso, per un volume di ricavi che entro il 2032 è atteso raggiungere i 175 miliardi di dollari.

La pirateria, come per ogni altro settore a rischio, dall’audiovisivo (cinema e tv in testa) agli eventi sportivi e gli spettacoli live, è una minaccia costante per le imprese che investono in qualità e innovazione, ma anche per i posti di lavoro e per la sicurezza degli utenti, sempre più target di cyberattacchi.

Come ben illustrato nell’ultima edizione della ricerca FAPAV/Ipsos sulla pirateria in Italia, presentata a Roma la scorsa estate, il 39% degli italiani in età adulta ha commesso almeno un atto di pirateria durante l’anno passato, complessivamente 319 milioni di atti di pirateria, più di 11 mila i posti di lavoro a rischio, 2 miliardi di fatturato in fumo in Italia e 821 milioni di danno per il PIL, 377 milioni di euro di mancati introiti fiscali.

Nel cinema e nella tv, in particolare, è stato calcolato in 767 milioni di euro il danno in termini di fatturato perso durante il 2023.

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Data articolo: Fri, 13 Sep 2024 08:57:53 +0000 di Flavio Fabbri
Open Fiber
Open Fiber: Cesa (Udc), ‘La Commissione Ue intervenga sui fondi del Pnrr’

“E’ necessario un intervento da parte della Commissione Europea sul caso Open Fiber. Occorre garantire un’attenta supervisione su come vengono gestiti i fondi pubblici europei del Pnrr. E’ giunto il momento di dire basta a eventuali sprechi”. Lo ha detto Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc. “La vicenda Open Fiber – prosegue – è diventata motivo di preoccupazione per il nostro Paese e rischia di compromettere la nostra credibilità a livello europeo. Non possiamo permettere che persistano le gravi inefficienze di Open Fiber, che sta gestendo in modo insoddisfacente risorse pubbliche, senza aver completato i lavori necessari, causando danni a imprese e cittadini italiani. Il debito dell’azienda sembra essere ormai fuori controllo, mentre le comunità locali, così come molti sindaci, continuano a lamentarsi per l’assenza di connessioni in fibra fino alle abitazioni”.

Cesa ha poi aggiunto: “è fondamentale fare chiarezza sull’impiego dei fondi Pnrr e chiedere alla Commissione Europea di intervenire, controllare e monitorare la situazione, specialmente alla luce del recente emendamento ‘salva Open Fiber’ relativo ai numeri civici adiacenti. Questo rappresenta un evidente caso di aiuto di Stato, che non dovrebbe essere autorizzato, e – conclude – rischia di escludere molte abitazioni nelle cosiddette ‘aree grigie’ dal diritto a una connessione internet in fibra”.

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Data articolo: Fri, 13 Sep 2024 13:17:40 +0000 di Redazione Key4biz
5G
Nokia cerca un nuovo Ceo per rilanciare le vendite in calo

Nokia è alla ricerca di un nuovo amministratore delegato. La casa finlandese, uno dei più grandi produttori di apparecchiature per telecomunicazioni al mondo, è in difficoltà e da tempo sta lottando contro la stagnazione delle vendite e un prezzo delle azioni depresso. Secondo quanto riferisce il Financial Times, il gruppo ha contattato i candidati per sostituire l’attuale Ceo Pekka Lundmark al timone. La ricerca è in corso e almeno un cacciatore di teste è stato nominato per gestire il processo. Il gruppo è stato una delle grandi storie di successo della tecnologia europea quando è diventato il principale produttore mondiale di telefoni cellulari negli anni ’90 e 2000.

Ma da allora il declino è stato inarrestabile.

Nokia fuori dai cellulari dal 2013

Nokia è uscita nel 2013 dal business dei cellulari, ceduto a Microsoft, e si è reinventata come produttore di apparecchiature di rete per il settore delle Tlc. La mossa per sostituire Lundmark, al timone dal 2020, arriva dopo che l’azienda è ormai stata superata da rivali come la cinese Huawei e la svedese Ericsson nei primi anni del passaggio alle reti 5G. Nonostante diverse razionalizzazioni, i ricavi oggi sono inferiori rispetto al 2016, dopo l’acquisizione di Alcatel-Lucent per 15,6 miliardi di euro. Questo anche se Huawei è stata esclusa da alcuni mercati occidentali a seguito di preoccupazioni sulla sicurezza guidate dagli Stati Uniti.

“L’attuale Ceo non ha ancora affrontato il problema della crescita. Il fatturato non è aumentato dall’acquisizione di Alcatel-Lucent”, lamenta un azionista. Nokia starebbe anche cercando un nuovo presidente, dato che Sari Baldauf, una stretta alleata di Lundmark, compirà 70 anni l’anno prossimo. Sono stati contattati degli outsider e non ci si aspetta che il nuovo presidente provenga dall’attuale consiglio.

5G a rilento

Il gruppo finlandese ha lottato negli ultimi anni per adeguarsi al rallentamento della degli operatori nel passaggio alle reti 5G. Lundmark ha annunciato fino a 14mila tagli di posti di lavoro lo scorso ottobre, equivalenti al 16% della forza lavoro, mentre Nokia cercava di tagliare i costi. Solo due mesi dopo, la rivale Ericsson si è assicurata un contratto di alto profilo con la statunitense AT&T che potrebbe valere fino a 14 miliardi di dollari.

Fatturato in calo del 18% a nel secondo trimestre

A luglio Nokia ha riportato un calo del 18% delle vendite e un calo del 32% dell’utile operativo nel secondo trimestre. All’epoca Lundmark disse che la sua performance finanziaria “continuava a essere influenzata dalla debolezza del mercato in corso”, ma che Nokia si aspettava una “accelerazione significativa” nella crescita delle vendite nella seconda metà dell’anno. Lundmark è un veterano di Nokia. Iniziò nel gruppo nel 1990 come account manager durante il periodo in cui la società finlandese divenne il più grande produttore di telefoni cellulari al mondo. Se ne andò nel 2000, quando la capitalizzazione di mercato di Nokia era vicina al suo picco storico di circa 300 miliardi di euro. In seguito trascorse quasi due decenni come amministratore delegato per società finlandesi come l’utility Fortum e Konecranes. Da quando Lundmark è tornato in Nokia come amministratore delegato nell’agosto 2020, il prezzo delle azioni della società è sceso del 7%, portando la capitalizzazione di mercato a 21,2 miliardi di euro giovedì.

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Data articolo: Fri, 13 Sep 2024 08:44:46 +0000 di Paolo Anastasio

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