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#news #ilfattoquotiano.it
Bagarre alla Camera dopo la richiesta di Giovanni Donzelli, responsabile Organizzazione di Fratelli d’Italia, al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sull’operazione condotta a Genova che ha portato all’arresto di Mohammad Hannoun, richiesta contestata dalle opposizioni poiché Fratelli d’Italia aveva già chiesto la presenza del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sullo stesso argomento. E per il regolamento lo stesso gruppo parlamentare non può intervenire due volte. Bersaglio delle critiche il vicepresidente Fabio Rampelli, in quel momento alla guida dell’Aula, che ha permesso a Donzelli di parlare, attaccando specialmente il Pd (Laura Boldrini) e il M5s (Stefania Ascari). “Siccome è emerso un flusso di denaro importante che dall’Italia è uscito all’estero in modo irregolare, credo se questo crei dei problemi internazionali e abbia complicato anche alcune relazioni”, ha detto Donzelli. “Chiedo e confermo che il ministro Tajani venga in quest’Aula a dirci quanto per colpa delle opposizioni e se si sono complicate le relazioni internazionali”. “Presidente, io stigmatizzo il suo comportamento. Adesso – ha protestato Marco Grimaldi di Avs – ognuno di noi nelle prossime due ore prenderà la parola su ordine dei lavori che non dichiareranno prima. Sa che cosa vuol dire? Che le prossime ore ognuno di noi chiederà un ordine dei lavori e voi andrete in esercizio provvisorio, ma non voi. Porteremo il Paese all’esercizio provvisorio perché lei non sa fare il presidente della Camera“.
L'articolo Fondi ad Hamas, caos alla Camera: Donzelli attacca Boldrini e Ascari. Grimaldi imbestialito con Rampelli: “Non sa gestire l’Aula” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Forti piogge e inondazioni nel sud della Spagna. In particolare il maltempo ha colpito la provincia di Malaga oltre a diverse città e paesi nella provincia. La Guardia Civil ha annunciato che tre persone risultano disperse, esortando la popolazione alla massima cautela. L’Andalusia è stata colpita da grandine e piogge torrenziali che hanno allagato le strade. L’agenzia meteorologica nazionale spagnola (Aemet) ha abbassato questa mattina il livello di allerta in Andalusia da rosso ad arancione. Le forti piogge si concentrano ora sulla costa della regione di Valencia, colpita poco più di un anno fa da devastanti inondazioni che causarono la morte di oltre 230 persone, principalmente nella regione di Valencia.
La Spagna è in prima linea nella lotta al cambiamento climatico in Europa, con ondate di calore estive più lunghe negli ultimi anni ed episodi di piogge torrenziali in autunno e inverno.
L'articolo Piogge torrenziali in Spagna, allagamenti in Andalusia: tre persone disperse – Video proviene da Il Fatto Quotidiano.
Andy Carroll, ex attaccante della nazionale inglese con un lungo passato in Premier League, è il calciatore arrestato nell’aprile 2025 all’aeroporto londinese di Stansted mentre rientrava in Inghilterra con un volo low cost. Il suo nome non era stato inizialmente reso noto per ragioni legali, ma ora che l’accusa è stata formalizzata la polizia ha potuto identificarlo pubblicamente. Carroll rischia fino a cinque anni di prigione.
A chiarire i contorni della vicenda è stata la polizia dell’Essex, che ha confermato l’arresto: “Un uomo è stato arrestato per aver violato un ordine restrittivo. Si chiama Andrew Carroll, ha 36 anni, è stato arrestato il 27 aprile per accuse derivanti da un incidente dello scorso marzoâ€. Per motivi legali non sono stati diffusi ulteriori dettagli sull’episodio contestato, che sarà comunque decisivo per stabilire un’eventuale pena detentiva.
Secondo quanto ricostruito, Carroll era stato fermato al controllo passaporti dell’aeroporto di Stansted al rientro dalla Francia, dove nella stagione precedente aveva giocato in Ligue 2 con l’Amiens. Gli agenti lo avevano fatto uscire dalla fila, trattenuto brevemente e poi arrestato davanti a numerosi passeggeri, molti dei quali lo avevano riconosciuto. Un arresto che aveva attirato grande attenzione in uno scalo particolarmente affollato.
La polizia ha inoltre precisato che Carroll dovrà comparire davanti al tribunale dei magistrati di Chelmsford il 30 dicembre prossimo. L’accusa riguarda la violazione di un “ordine di non molestia“, un provvedimento civile che vieta di avvicinarsi a una persona o a un luogo specifico e che, se infranto, può portare a conseguenze penali fino al carcere.
In carriera Carroll ha disputato 248 partite in Premier League segnando 54 gol, vestendo le maglie di Newcastle, Liverpool e West Ham. Con l’Inghilterra ha collezionato nove presenze, segnando anche a Euro 2012. In questa stagione gioca nel Dagenham & Redbridge, nella sesta serie inglese.
L'articolo È Andy Carroll: svelato il mistero dell’ex attaccante di Premier arrestato in aeroporto a Londra. Rischia fino a 5 anni di carcere proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Gli ultimi anni sono stati i peggiori della mia vita. Ho voglia di rialzarmi e questo singolo è la prova dello sforzo compiuto”. Luca Dirisio si racconta a Fanpage.it. Il cantante, fresco di pubblicazione del brano “È tutto fragile”, ha ripercorso la sua carriera musicale, nata da una band al liceo: “Ero tra i ragazzi più vivaci e durante le recite mi ritrovavo a non fare niente. Scoprii che l’unica possibilità rimasta era quella di unirmi a una band di nerd che non aveva il frontman. Mi feci avanti e mettemmo su dei pezzi. La sera dell’esibizione facemmo commuovere tutti i professori, che evidentemente non si aspettavano da me questa doteâ€.
“Decisi di riprovarci e mi iscrissi al festival estivo della parrocchia” ha raccontato Dirisio. “Da lì mi misi in moto, piano piano. Mi resi conto che l’idea di poter cantare testi scritti da me mi stimolavaâ€. Durante l’università il cantante ha iniziato a registrare i primi pezzi: “Mi misi a mandare le demo alle varie case discografiche, abbinando il tutto alla classica gavetta. Mi muovevo col motorino e andavo a cercare i locali che fossero interessati alla mia musica“.
Dirisio ha raccontato la firma del primo contratto con Sony: “Avevo chiesto a Roberto Angelini, che conoscevo, chi fosse il suo produttore. Mi mise in contatto con Giuliano Boursier e gli inviai una decina di canzoni. Le ascoltò e mi confidò che aveva individuato 4-5 potenziali hit che portò alla Sony”. L’affermazione nei mesi successivi: “Partì tutto così, con un contratto con la stessa Sony e il premio di rivelazione dell’anno al Festivalbar con ‘Calma e sangue freddo’“.
“Vinsi contro tutti i pronostici” ha commentato Dirisio, dicendo che lo stimolo di un cantante nasce dall’affetto del pubblico: “Prima non ti filava nessuno, mentre ora tutti aspettano te. Il godimento vero era assistere al concerto al pubblico che intonava tutte le tue canzoni. Capisci che hai fatto qualcosa di buono”. E ancora: “Le persone si rivedevano nei miei testi e mi ringraziavano. Era lo stimolo perfetto per riprendere la chitarra e ripartire da capo”.
I primi anni di carriera non sono stati facili: “Avevo 25 anni e non mi sono goduto quell’exploit. Le persone che mi circondavano mi dicevano cosa fare, ero un cane da combattimento con la museruola e il guinzaglio”. All’epoca Luca si sentiva sottopressione per il giudizio degli ascoltatori: “Assolutamente sì. La mia fase musicale migliore, a mio avviso, è proprio quella che sto affrontando adesso. Vivo senza la preoccupazione di sapere come andrà il nuovo singolo”.
Dirisio ha partecipato a Sanremo. Il cantante ha un ricordo dolceamaro dell’Ariston: “Feci un po’ di cazzate sul fronte comunicativo. Ero insofferente a determinate persone e a giornalisti che mi intervistavano ponendomi sempre le stesse domande. Misero in luce solo la mia esuberanza e questo mi diede parecchio fastidio. Non fui sereno in quella settimana“. Dirisio non chiude le porte a un ritorno sul palco dell’Ariston: “Se vorranno rivedermi al Festival, un pezzo per Sanremo ci sarà sempre”.
Luca Dirisio è tornato anche sull’esperienza all’Isola dei famosi, arrivata dopo la pubblicazione della canzone “L’Isola degli sfigati”. “Quella canzone non riguardava ‘L’Isola’. Parlavo di noi stessi, che siamo vittime di un sistema e che viviamo come se fossimo in un reality” ha spiegato. Durante il programma ci fu un battibecco con la conduttrice Simona Ventura: “Cercò di canzonarmi e quando provai a spiegare diede la parola ad altri”. Dirisio ha sottolineato che non aveva nulla contro la presentatrice “altrimenti non sarei andato. Accettai perché stavo vivendo un momento stressante”.
Il cantante ha vissuto l’esperienza sull’isola in maniera differente rispetto agli altri naufraghi: “C’erano signorine che prendevano per tutto il tempo il sole e che si allertavano solo quando passava la telecamera. Al contrario, io davvero mi posizionavo sullo scoglio per pescare. Ad ogni modo, rifarei tutto“.
Luca Dirisio ha parlato del suo nuovo brano, “È tutto fragile”, e dei prossimi progetti: “Vorrei uscire con più singoli, tirarli fuori con calma, senza pressioni. Ho lavorato sodo per un anno e mezzo e ho prodotto tanto materiale. Ho atteso il momento giusto, pensavo che questo fosse il migliore”. C’è una rottura col passato? Il cantante ha un’idea chiara a riguardo: “No, ma la musica è uno degli elementi artistici che ha più bisogno di evoluzione. Mi auguro di esserci riuscito. Sono diverso dal primissimo Luca Dirisio, l’unica cosa che ci lega è la mano, che ha sempre composto musica e parole”.
Il Covid è stata una batosta per la carriera di Luca: “Bouganville’ uscì nel novembre 2019, due mesi prima che scoppiasse il Covid. Fu un grande dispiacere, il lavoro venne letteralmente bruciato dalla cancellazione del tour“. Luca Dirisio ha concluso ponendosi un obiettivo: “Ho voglia di rialzarmi e di dare una svolta. Gli ultimi anni sono stati i peggiori della mia vita. Questo singolo è la prova dello sforzo compiuto”.
L'articolo “Gli ultimi anni sono stati i peggiori della mia vita. Dopo il successo ero un cane da combattimento con la museruola e il guinzaglio”: il ritorno di Luca Dirisio proviene da Il Fatto Quotidiano.
“La limitazione sul mercato per me è un grandissimo paradosso, penso che siamo una delle società più sane con liquidità e patrimonio netto positivo”. Il direttore sportivo Giovanni Manna, ai microfoni di Dazn protesta per il blocco al mercato del Napoli. La limitazione prevista dal regolamento sancisce che a ogni acquisto dovrà corrispondere una cessione che la compensa perché per l’indicatore del costo del lavoro allargato/ricavi è inferiore a 0,8.
La Commissione indipendente ha basato il suo verdetto sul criterio del costo del lavoro allargato così come imposto dalla UEFA. Affinché i club abbiano libertà di fare mercato il dato non deve superare l’80% dei ricavi totali: Pisa e Napoli non hanno rispettato le indicazioni e per questo dovranno portare avanti un mercato a saldo zero. “Si è cercato di uniformare la regola Uefa che però permette di fare dei correttivi, per me c’è stato un blocco un po’ scorretto ma faremo di necessità virtù”, ha commentato Manna.
Il ds ha anche fatto capire quali potrebbe essere le mosse del Napoli per rimediare alla situazione: “Lang e Lucca via a gennaio? Vediamo quello che succede, non escludiamo nulla – ha infatti spiegato Manna – I calciatori devono guadagnarsi ogni giorno la possibilità di vestire la maglia del Napoli. Lucca è un giocatore che abbiamo voluto, non è che ce lo siamo trovati. Poi lo spazio è anche limitato, abbiamo un centravanti che si è integrato in modo pregevole, è forte e sta dimostrando il suo valore”. Il riferimento è ovviamente a Hojlund. Lui di certo non si muoverà da Napoli a gennaio.
L'articolo “La limitazione è un grandissimo paradosso. Lang e Lucca via? Non lo escludo”: Manna polemico sul mercato del Napoli proviene da Il Fatto Quotidiano.
Mentre veniva interrogato in Procura a Milano, dov’è indagato per revenge porn a seguito della denuncia di Alfonso Signorini, Fabrizio Corona sarebbe stato contattato dalla Casa Bianca. A raccontare l’episodio, avvenuto mentre veniva sentito dal pm Alessandro Gobbis e dall’aggiunto Letizia Mannella, titolare del fascicolo a suo carico nelle indagini affidate alla Squadra Mobile e alla polizia postale, è stato lo stesso Corona durante una puntata del podcast Gurulandia. “Alle 11:00 ero alla Procura, interrogato dal procuratore Letizia Mannella, guardo il telefono e vedo un messaggio. ‘Sono in linea con l’ambasciata, riesci a collegarti? Posso aggiungerti? È contento della registrazione che hai fatto su di lui e vorrebbe parlarti adesso. Io gli ho scritto che l’avrei richiamato dopo perché avevo davanti il più importante procuratore di Milanoâ€, ha svelato l’ex “re dei paparazziâ€.
Ma chi c’era dall’altra parte del telefono? Non il presidente Donald Trump, bensì Paolo Zampolli, l’inviato speciale per l’Italia dell’amministrazione Trump, imprenditore milanese che si è trasferito quando era giovane e ha ricoperto anche il ruolo di diplomatico presso le Nazioni Unite in rappresentanza di uno Stato caraibico. Proprio di Zampolli, amico intimo di Trump da trent’anni al quale presentò Melania, Corona ha parlato nella prima puntata del suo video podcast “Il Prezzo del Successo†e, con un tempismo perfetto, lo ha contattato mentre si trovava in Procura, dove ha chiesto di essere sentito dopo le perquisizioni legate al “Signorini gateâ€.
Stando a quanto rivelato da Corona, Zampolli lo avrebbe contattato attraverso un suo portavoce, “che mi ha detto di dire al magistrato che la Casa Bianca mi stava chiamandoâ€. A quel punto gli avrebbe spiegato di essere sotto interrogatorio, ma Zampolli avrebbe insistito: “‘Dì che devi prendere questa telefonata da Washington’. Perché Zampolli vive alla Casa Bianca, era l’occasione della mia vitaâ€. Così Corona avrebbe detto alla procuratrice: “‘Dottoressa mi scusi, però mi stanno chiamando dalla Casa Bianca’. All’inizio non mi ha creduto e mi ha detto: ‘La smetta’. Così le ho detto: ‘Guardi, mi stanno cercando davvero dalla Casa Bianca, mi sta cercando Trump’. Io non so se Trump sa chi sono, ma la moglie, Melania, mi conosce molto bene! Giuro, è veroâ€. Come sia finita la cosa, e se davvero Corona sia stato contattato da Zampolli, non è dato saperlo.
L'articolo “Durante l’interrogatorio in Procura a Milano per il caso Signorini mi ha chiamato la Casa Bianca, Trump voleva parlarmi. Melania mi conosce molto bene”: la rivelazione di Fabrizio Corona proviene da Il Fatto Quotidiano.
A partire dalle 16 è prevista la discussione sulla legge di Bilancio, alla Camera, a cui seguirà il voto (probabilmente il voto di fiducia, senza alcuna modifica al provvedimento). In settimana c’è già stato il via libera in Senato.
L'articolo Legge di Bilancio, la discussione e il voto alla Camera: la diretta proviene da Il Fatto Quotidiano.
Sono già più di 50mila le firme raccolte per la richiesta di referendum sulla separazione delle carriere. L’obiettivo delle 500mila sottoscrizioni entro fine gennaio è lontano, ma si può certamente parlare di una partenza sprint se si considera che la petizione è stata aperta nei giorni delle feste di Natale.
La petizione nasce su input di 15 giuristi, di cui è portavoce Carlo Guglielmi, storico avvocato dei sindacati di base. Nonostante le richieste di referendum già presentate per via parlamentare dalla maggioranza, infatti, il gruppo ha deciso di attivare un’iniziativa parallela depositando una richiesta di referendum popolare. Non avendo a disposizione cinque consigli regionali, serve dunque raccogliere mezzo milione di firme. “Ritengo questa raccolta delle firme utile e sinergica rispetto alla nostra iniziativa, tanto è vero che anche io ho firmato”, ha detto Giovanni Bachelet, presidente del Comitato per il No al referendum, che all’inizio non aveva rilanciato la petizione. “Il 10 gennaio faremo la prima iniziativa in cui inviteremo tutti i cittadini ma anche i partiti e gli altri comitati che condividono la nostra battaglia nel voler mantenere l’unitarietà della magistratura”, aggiunge il giurista, alla guida di un Comitato in cui sono confluite varie associazioni: Cgil, Arci, Acli, Anpi, Libera, Articolo 21. Alla domanda su un possibile “blitz” del governo per anticipare il voto del referendum, Bachelet risponde: “Forse ha paura del voto e non vuole che i cittadini siano informati, ma confido che alla fine la decisione sarà equilibrata”.
A sostegno della riforma si schierano anche i leader dell’opposizione, a partire da Giuseppe Conte, che – come anticipato dal Fatto – è sceso in campo direttamente. “Dobbiamo dare un segnale contro la riforma Nordio che non serve alla giustizia ma solo a proteggere la casta dei politici e renderla ancora più intoccabile. Servono 500 mila firme: sono tante in così poco tempo ma sta a noi partecipare. Due minuti del vostro tempo tempo per dire che non ci stiamo a questa riforma, ai tentativi di accelerare i tempi dei referendum per non permettere al fronte del No di informare i cittadini e crescere mentre tanti media in mano alla propaganda del Governo continuano a diffondere notizie false sui contenuti e le conseguenze di questa riforma”, ha scritto il leader del Movimento 5 stelle sui social. “Al ministro Nordio – ha aggiunto l’ex premier – è scappata in due occasioni la verità su questa legge: non serve a migliorare la giustizia, serve a far stare più riparati e tranquilli governi e politici di ogni schieramento rispetto alle inchieste e all’operato della giustizia. Partecipiamo,firmiamo,votiamo”.
Dopo i primi giorni di silenzio, anche Elly Schlein condivide l’iniziativa. “Serve anche la tua firma contro la riforma Nordio! 15 cittadini hanno avviato la raccolta firme contro la riforma Nordio, devono raccogliere 500mila firme per il referendum. Firma anche tu per dire No alla volontà del governo Meloni di assoggettare la giustizia e la magistratura al potere di chi governa”, scrive la segretaria del Pd su Instagram. “Perché non è una riforma che aiuterà i cittadini ad avere una giustizia più efficiente ed equa, come ha già ammesso lo stesso Nordio, ma è il tentativo della destra di indebolire l’indipendenza della magistratura e porsi al di sopra della legge. Per firmare bastano pochissimi minuti, e diciamo No per difendere un principio fondamentale della democrazia”, aggiunge la leader dem.
Ma perché firmare una petizione che chiede al governo d’indire un referendum già in programma in ogni caso? I motivi sono più di uno, come ha spiegato il direttore Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano. Il principale è che così si neutralizza l’intento del ministro Carlo Nordio di anticipare la data del referendum. Ora che i sondaggi danno in crescita la percentuale di chi votera No, infatti, il governo sta ipotizzando un colpo di mano per aprire le urne già i primi giorni di marzo: in questo modo si ridurrebbero i tempi per la campagna elettorale, blindando il successo del Sì. Se entro il 31 gennaio dovessero arrivare una valanga di firme a sostegno della petizione per il No, però, a quel punto non ci sarebbero i tempi tecnici previsti dalla Costituzione e dalla legge per fissare la data del voto all’inizio di marzo. Si avrebbe dunque più tempo per informare i cittadini. In questo modo si verificherebbe anche quella che è la seconda ragione per cui è utile firmare: in caso del successo della petizione, infatti, a livello mediatico si dovrebbe parlare anche delle ragioni del No, finora largamente minoritarie nel dibattito televisivo. Per sottoscrivere la richiesta di referendum basta cliccare su questo link e autenticarsi utilizzando lo Spid o la Carta d’identità elettronica: bastano due minuti.
L'articolo Referendum, partenza sprint per la petizione contro il piano Nordio: più di 50mila firme. Sostegno di Conte e Schlein proviene da Il Fatto Quotidiano.
Un lavoro fai da te di una coppia statunitense ha portato al ritrovamento di un oggetto misterioso. La storia arriva da Salt Lake City, nello stato dello Utah, dove due ragazzi hanno deciso di ristrutturare un bungalow costruito nel 1913. Come raccontato sui social da Abbey Gingras, protagonista della storia insieme al suo fidanzato, i lavori vanno avanti da oltre un anno e mezzo e uno dei compiti più faticosi è rimuovere le numerosi mani di vernice applicate da oltre un secolo su maniglie, placche e bocchette d’aria.
L’obiettivo della coppia – che si è fatta carico dei lavori per risparmiare un po’ di soldi – era quello di riportare i dettagli originali al loro antico splendore. Proprio durante la rimozione della vernice applicata su una maniglia Abbey ha notato un oggetto particolare: un antico anello incastonato nella placca. La scoperta ha acceso l’entusiasmo della coppia, che si è recata immediatamente da un gioielliere per scoprire il valore dell’oggetto.
Le speranze di diventare ricchi grazie all’anello sono sparite presto. Quando i due ragazzi hanno fatto stimare il valore dell’oggetto si è scoperto che l’anello non è in oro e la pietra rossa non è autentica. Nonostante la delusione, Abbey ha dichiarato che il gioiello ha un valore inestimabile: “È diventato parte della storia della nostra casa e della nostra esperienza qui”.
L'articolo “C’era un sacco di vernice sopra, ma quando siamo riusciti a toglierla abbiamo fatto una scoperta sconvolgente: avevano nascosto così un anello”: la storia è virale proviene da Il Fatto Quotidiano.
Chiara Francini non usa giri di parole, né quando parla di lavoro né quando parla di sé. Nell’intervista rilasciata al Messaggero, l’attrice, scrittrice e produttrice rivendica il proprio percorso professionale e personale con una franchezza che resta il suo tratto distintivo. A partire da un dato che ancora oggi fa discutere: “Guadagno più io”. Alla domanda diretta sul rapporto economico con il compagno, Francini risponde senza esitazioni e quando le viene chiesto se questo crei problemi nella coppia, chiude il discorso con una battuta che è anche una fotografia culturale: “No, assolutamente. È svedese, mica italiano”.
Francini non edulcora nemmeno il giudizio su se stessa. Alla domanda sul difetto che non è ancora riuscita a correggere, risponde così: “Sono un dito in culo… Sono un po’ pesante, sono una donna stremante, non mollo mai“. E aggiunge subito dopo: “Però a me non sembra un difetto, e poi è la mia natura: sono fatta così”. Essere così, riconosce, “C’è sempre un prezzo da pagare. Però bisogna avere la consapevolezza di quanto c’è nella cassaforte di ognuno di noi”.
Attrice, autrice di sei libri, produttrice con la sua società Nemesis, Francini rivendica un percorso autonomo: “Io seguo la mia strada, vado per conto mio”, dice quando le viene chiesto se sente di aver raccolto quanto meritava. E alla domanda sui famigerati “circoletti†del cinema italiano risponde: “Sono iscritta solo all’anagrafe. Sono una battitrice libera”. Il suo monologo a Sanremo 2024, spiega, non era una lezione ma un atto necessario: “È stato importante fare un monologo sulla donna come quello perché un po’ ha aperto un dibattito su cosa significa essere una donna oggi”. Anche quando parla di sé usa un’espressione volutamente ruvida: “Mi sento ancora ‘na fija de ‘na mignotta”. Ma chiarisce subito il senso: “Per me vuol dire semplicemente essere sveglia, attenta e connessa”.
Alla possibilità di scendere in politica, Francini risponde senza ambiguità : “Mai”. E spiega: “Per me fare politica è una cosa importantissima e nel mio caso vuol dire esclusivamente recitare e scrivere impegnandomi al massimo, trattando temi importanti come i diritti delle donne e la violenza. La mia militanza la esprimo così. Non potrei mai fare altro”. E alla fine, quando le viene chiesto come si definirebbe oggi, la risposta è essenziale quanto tutto il resto: “Chiara Francini. Basta così”.
L'articolo “Sono un dito in c*lo ,mi sento ancora ‘na fija de ‘na mignotta. Guadagno più del mio compagno ma per lui non è un problema: è svedese, non italiano”: parla Chiara Francini proviene da Il Fatto Quotidiano.
Una “dispensa” per gli immigrati a rischio controlli: questa la decisione del vescovo di Columbus, Ohio, per evitare che le messe nei giorni di festa diventino occasione di ansia (e di retate dell’Ice). “Gli ultimi giorni – recita il decreto di monsignor Earl Fernandes – hanno visto un incremento dei controlli sull’immigrazione nella diocesi di Columbus, che hanno causato un aumento della paura e dei sentimenti di ansia tra le nostre comunità di immigrati”. Di conseguenza, riferisce Vatican news, Fernandes indica nel suo decreto le motivazioni per le quali ha stabilito la dispensa dalle celebrazioni natalizie per tutti coloro che temono la detenzione. Una decisione presa anche dopo essersi consultato con molti dei pastori i cui parrocchiani sono maggiormente colpiti da questa ondata di attività di controllo sugli immigrati attuata in occasione del Natale.
Nel decreto il vescovo, ribadendo che i fedeli cristiani hanno l’obbligo di partecipare alla messa la domenica e nei giorni festivi di precetto, compresa la festa della Natività di Gesù, riconosce che “la paura legata a questi controlli potrebbe dissuadere alcuni fedeli cristiani dall’adempiere al loro obbligo di assistere alla messa, il che sarebbe dannoso per il loro benessere spirituale. Il vescovo diocesano può dispensare i fedeli dalle leggi disciplinari, sia universali che particolari, quando ciò contribuisce al loro benessere spirituale”.
Immagine in evidenza: INFOWeather1 – CC BY-SA 4.0
L'articolo Ohio, “Incrementati i controlli, c’è paura”: il vescovo di Columbus dispensa gli immigrati dalle celebrazioni proviene da Il Fatto Quotidiano.
È un’audizione lampo quella della presidente designata di Ispra, Maria Alessandra Gallone, in commissione Ambiente alla Camera. Nomina avanzata dal ministro Gilberto Pichetto Fratin – di cui Gallone è consulente – e che ha sollevato polemiche. Specialmente perché l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale è un organo scientifico, sulla carta indipendente, e che dovrebbe essere condizionato dalla politica. Ma come scritto da ilFattoQuotidiano.it, il governo ha proposto per la presidenza dell’ente una figura strettamente politica, vale a dire Gallone, ex senatrice di Forza Italia (e con un passato in FdI, An e Msi).
Gallone, in presentazione, ha posto l’accento proprio sulla terzietà dell’istituto. Ha sottolineato come “la tutela dell’ambiente debba passare dalla scienza” e come “le direttive europee vadano rispettate”. Ha citato la fauna selvatica (che la maggioranza vorrebbe piegare agli interessi di Coldiretti e associazioni venatorie) e ha legato tutti gli ambiti di cui si occupa Ispra al “rigore scientifico”. Gallone, in un passaggio, ha anche annunciato che si dimetterà da responsabile del dipartimento Ambiente di Forza Italia. E proprio su questo punto è arrivata la considerazione di Angelo Bonelli, deputato di Avs: “Mi immagino allora che per garantire l’indipendenza di Ispra lascerà anche Forza Italia“. Ma l’ex senatrice berlusconiana, nella replica conclusiva alle domande sollevate dai parlamentari, non ha risposto.
“La sua nomina apre un precedente gravissimo e pericoloso nella guida dell’organismo tecnico-scientifico più importante, prestigioso e prezioso dello Stato in materia ambientale – ha dichiarato in seguito Bonelli – È la prima volta che alla guida dell’Ispra non viene nominato un tecnico o uno scienziato, ma un’esponente di partito. Una scelta che rompe una tradizione di autonomia, competenza e indipendenza e che conferma una strategia ormai evidente del governo Meloni: subordinare gli organismi tecnici dello Stato agli indirizzi politici della maggioranza”. Il deputato di Avs ha citato la commissione VIA-VAS, le cui nomine “sono state effettuate un mese prima dell’approvazione del progetto del Ponte sullo Stretto, inserendo profili con curricula che nulla avevano a che fare con la valutazione di opere di tale complessità . Quello che contesto è il metodo: una pratica che mina l’autonomia della scienza e piega gli organismi di controllo a logiche di parte. La nomina di Gallone rischia di mutare profondamente la funzione dell’Ispra, trasformandolo da presidio indipendente di tutela ambientale in un organismo asservito agli indirizzi politici del governo”.
L'articolo Ispra, Bonelli a Gallone: “Autonomia dalla politica? Immagino si dimetterà da Forza Italia”. La presidente non risponde proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Vorrei avere un altro posto dove poter evadere dagli Stati Uniti“. Il regista Jim Jarsmusch ha le idee chiare sul suo futuro. Il vincitore del Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia 2025 con il suo “Father Mother Sister Brother“ ha avviato le pratiche per richiedere la cittadinanza francese. Il motivo? Non si sa con certezza. Nell’intervista rilasciata alla radio pubblica France Inter, Jarmusch ha espresso la sua ammirazione per la Francia: “Parigi e la cultura francese sono ancorate a me. Mi sentirei molto onorato di avere un passaporto francese“. Il regista ha aggiunto che “le pratiche sono un po’ in ritardo” ma che è fiducioso di ottenere la cittadinanza transalpina. Dunque, le motivazioni che spingono Jarmusch a un esilio volontario non sono chiare: l’artista non ha fatto riferimenti espliciti alla politica statunitense, ma già in passato aveva espresso il suo dissenso nei confronti delle idee di Donald Trump.
Ciò che è certo è che Jim Jarmusch ha sempre apprezzato la cultura francese. Nei film del vincitore del Leone d’oro 2025 compaiono più volte paesaggi della Francia. Lo stesso “Father Mother Sister Brother” ha un’ambientazione transalpina. Jarmusch ha raccontato di essere ossessionato dalla Nouvelle Vague, dalla poesia e dal surrealismo francese. Inoltre, il regista ha dichiarato che “la conoscenza del cinema americano è arrivata come un ritorno, un’eco di quello francese”.
L'articolo “Voglio evadere dagli Stati Uniti”: il regista Jim Jarmusch chiede la nazionalità francese proviene da Il Fatto Quotidiano.
Finito il pranzo di Natale, il rischio è passare subito all’estremo opposto: digiuni improvvisati, bevande “miracoloseâ€, sensi di colpa eccessivi. Un errore. A dirlo è Silvia Migliaccio, specialista in endocrinologia e nutrizione umana e presidente della Società italiana di scienze dell’alimentazione (Sisa), che in un’intervista al Corriere della Sera e ad Adnkronos Salute invita a riportare il corpo alla normalità senza scorciatoie. “Durante le Feste è giusto trasgredire e concedersi delle coccole“, spiega Migliaccio, “ma dal 26 al 30 dicembre, così come con l’inizio del nuovo anno, è bene rimettere in moto il corpo“. La ricetta è semplice e concreta: “Scarpe da ginnastica e camminate quotidiane, oppure bicicletta se non si ha voglia di palestra”.
Alla domanda su come smaltire le calorie in eccesso accumulate tra pranzi e cene, l’esperta è netta: “I bibitoni detox? Anche no. E nemmeno digiuni intermittenti improvvisati”. Il motivo è chiaro: “Per smaltire le calorie in eccesso il movimento resta l’unica arma efficace“. Secondo Migliaccio, affidarsi a soluzioni drastiche non aiuta il metabolismo e rischia di aumentare lo stress fisico e mentale: “L’obiettivo non è punirsi, ma tornare gradualmente a un’alimentazione sana”.
Nei giorni successivi alle abbuffate, la parola chiave è equilibrio: “È bene bilanciare gli eccessi con pasti più leggeri», raccomanda la nutrizionista, «privilegiando proteine magre e verdure, mantenendo una buona idratazione con acqua e tisane“. Contrariamente a quanto spesso si pensa, saltare i pasti non è una soluzione: “I carboidrati vanno reintrodotti, meglio se integrali, nei pasti successivi. Senza saltare colazioni o pranzi e preferendo cotture leggere per aiutare la digestione”. Il tutto “senza stress e senza sensi di colpa”.
Sull’abitudine di cenare presto per evitare di ingrassare, Migliaccio ridimensiona il mito della crono-nutrizione: “Cenare presto è inutile senza uno stile di vita sano”. Il problema, spiega, spesso arriva dopo: “Dopo la cena, davanti alla Tv, c’è chi continua a mangiare cioccolatini, snack e patatine”. Per l’esperta, “oltre all’orario conta soprattutto cosa si mangia e in quali quantità . Se si segue la dieta mediterranea e si pratica attività fisica, non si corrono rischi”.
Per rimettere in ordine alimentazione e metabolismo, Migliaccio elenca otto indicazioni chiare:
Sul piano psicologico, Migliaccio invita a evitare l’autoflagellazione: “Non dobbiamo punirci per gli eccessi. L’importante è sapere che una trasgressione ha un prezzo: il movimento”. Camminare, muoversi, mantenere una routine attiva è la vera chiave. E sul dimagrimento, l’esperta conclude senza scorciatoie: “Non esiste una pozione magica. Servono costanza e consapevolezza, attività fisica regolare e attenzione alle porzioni, soprattutto di pane e pasta, che vanno pesate”. Il messaggio è chiaro: dopo le Feste non serve azzerare tutto, ma ripartire con metodo. Senza mode, senza estremismi. Con un passo alla volta.
L'articolo “Dopo le abbuffate non servono digiuni né bibitoni detox, l’unica vera cura è camminare”: le 8 mosse per rimettersi in equilibrio dopo le Feste proviene da Il Fatto Quotidiano.
Il governo si prepara a porre la questione di fiducia sulla legge di Bilancio anche alla Camera. Che, visti i tempi strettissimi, dovrà votare il provvedimento più importante dell’anno senza poterlo modificare né esaminare in profondità . Un pessimo modus operandi che va avanti identico da anni, sempre censurato dalle opposizioni pro tempore e accettato come un dato di fatto dall’esecutivo in carica. Il Pd, durante l’esame in commissione Bilancio prima dell’approdo in Aula, ha messo in evidenza il cortocircuito: il deputato Claudio Mancini ha fatto partire un video del 2019 (vedi sotto) in cui Giorgia Meloni, ai tempi della sua militanza nei banchi dell’opposizione a Montecitorio, lamentava alzando la voce l’esame di fatto monocamerale del ddl di Bilancio per il 2020: “Dov’è la democrazia parlamentare se il Parlamento non può discutere la legge di Bilancio?”, diceva all’epoca la leader di FdI. “Pensiamo sia una vergogna il maxiemendamento su cui è stata posta la fiducia al Senato perché il governo doveva emendare se stesso (…) e una Camera in cui stiamo facendo una pantomima“.
Con lei a Chigi, è andata esattamente nello stesso modo. Con l’aggiunta dell’imbarazzante via crucis andata in scena al Senato, tra maxiemendamenti presentati e ritirati, vertici d’urgenza e misure espunte all’ultimo secondo dopo l’intervento del Colle. Alla Camera le opposizioni hanno presentato in commissione 949 emendamenti – 790 quelli che arriveranno in Aula – senza alcuna chance di passare, perché il testo viaggia appunto blindato verso il voto di fiducia previsto per lunedì alle 19. L’ok finale, salvo imprevisti, è fissato per le 13 di martedì 30 dicembre. La discussione in commissione si è svolta in una sala del Mappamondo semi-vuota, con diversi parlamentari collegati da remoto. I relatori sono Andrea Barabotti (Lega), Andrea Mascaretti (Fdi) e Roberto Pella (FI). A seguire la discussione c’era la sottosegretaria al ministero dell’Economia Sandra Savino, mentre il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti è arrivato in tempo per l’inizio della discussione in aula. I dem hanno fatto inserire nel parere della commissione Affari costituzionali l’auspicio che “in futuro siano assicurate condizioni e tempi tali da consentire un congruo esame del disegno di legge di bilancio da parte di entrambi i rami del Parlamento”. “Non accetteremo in futuro forzature né sulla legge di bilancio né su altri provvedimenti – dicono – il bicameralismo non può essere aggirato con furbizie procedurali o tecnicismi”.
La maggioranza sta ovviamente rivendicando la bontà del testo. Per Saverio Congedo, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Finanze “coniuga crescita, equità e stabilità dei conti pubblici, rafforzando la credibilità dell’Italia sui mercati internazionali e confermando gli impegni assunti con i cittadini”. “Questa manovra contiene interventi concreti e significativi a favore delle regioni e degli enti locali, giustizia e sicurezza, molti dei quali da tempo attesi dai presidenti, sindaci e amministratori e dagli operatori pubblici”, aggiunge Pella. Il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, festeggia l’aumento della soglia di valore catastale della prima casa per l’esclusione dal calcolo Isee e il buono scuola fino a 1.500 euro per le famiglie he iscrivono i figli alle paritarie, oltre all’aumento a 610 milioni del tetto del 5 per mille.
Per le opposizioni il provvedimento è invece pessimo. Il capogruppo del Pd in commissione Bilancio della Camera, Ubaldo Pagano, accusa il governo di “fare cassa con un unico obiettivo: finanziare la prossima campagna elettorale. Un intervento miope e opportunistico, che finge rigore oggi solo per potersi liberare dai vincoli europei e tornare domani, in piena campagna elettorale, alla stagione delle spese pazze, senza una visione e senza una strategia”. Senza le risorse del Pnrr, aggiunge Pagano, “l’Italia sarebbe già in recessione. È un dato di fatto che smaschera il fallimento della cosiddetta ‘ricetta Meloni’, incapace di affrontare i nodi strutturali del Paese. La crescita è fragile, le crisi industriali aumentano, la pressione fiscale è ai massimi storici e il Governo risponde con nuove tasse: 600 milioni di euro in più solo dai carburanti, colpendo famiglie e lavoratori”.
Numerosi gli interventi del M5S in commissione Bilancio sull’emendamento a firma di Dario Carotenuto per il ripristino del Reddito di cittadinanza. “Da quando Meloni siede a Palazzo Chigi in Italia ci sono 70mila poveri in più, a riprova che Adi e Sfl sono un fallimento – ha affermato la capogruppo 5S in commissione Daniela Torto -. Questo parere contrario è una porta che viene sbattuta in faccia a milioni di cittadini in difficoltà , proprio mentre la povertà tocca il record storico”. Per il vicepresidente della V commissione, Gianmauro Dell’Olio, “con le misure del governo Meloni il numero di beneficiari di un sostegno economico è la metà rispetto al Reddito di cittadinanza, il tutto al solo fine di fare cassa. Quelle risorse, peraltro, finivano nell’economia, negli esercizi di vicinato: la riduzione ha rappresentato un danno anche per loro”. “È una manovra degli orrori che continua a tagliare sul sociale e il no al nostro emendamento per ripristinare il Rdc conferma la vera natura di questo esecutivo, forte con i deboli e debole con i forti” l’attacco del deputato pentastellato Davide Aiello. Dal canto suo Marco Pellegrini, pentastellato che siede in Commissione Difesa della Camera, parla di “manovra di guerra, una legge di bilancio che si prepara a un conflitto militare e a investire 23 miliardi in riarmo nei prossimi tre anni. Lo fa tagliando sui bisogni e sulla carne viva di milioni di italiani in difficoltà e in modo da ricevere il plauso delle agenzie di rating”.
Per il vicepresidente di Avs Marco Grimaldi “quella del governo Meloni non è una manovra ‘prudente’, come dice Giorgetti, ma una scelta di classe: tagli ai servizi, regali fiscali ai più ricchi e miliardi destinati alla corsa al riarmo. Noi di AVS rispondiamo con una contromanovra che redistribuisce risorse: 26 miliardi l’anno da un contributo dell’1,3% sull’1% più ricco, 3 miliardi dagli extraprofitti delle imprese fossili, 750 milioni da quelle belliche. Risorse per salvare sanità , scuola, trasporti, welfare e green. Proponiamo anche di cancellare il Ponte sullo Stretto e investire 5,87 miliardi in 60 km di metro, 140 km di tramvie, 4.500 autobus e treni regionali”.
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A 2.732 metri di altitudine, quando l’aria si assottiglia e la luce diventa più netta, l’arte cambia postura. Non si offre come superficie da osservare, ma come esperienza da attraversare. “Cortina di Stelleâ€, la mostra di Fulvio Morella ospitata al Lagazuoi EXPO Dolomiti dal 3 gennaio al 5 aprile 2026, nasce esattamente qui: in un punto di sospensione tra terra e cielo, dove lo sguardo è costretto a rallentare e il corpo a prendere coscienza dei propri limiti. È il capitolo conclusivo del progetto “I limiti non esistonoâ€, sviluppato dall’artista in dialogo con il mondo paralimpico e con i luoghi simbolo di Milano Cortina 2026. Non una celebrazione retorica dell’inclusione, ma una riflessione rigorosa su che cosa significhi oggi superare un limite: non negarlo, ma attraversarlo insieme.
La scelta di Cortina d’Ampezzo e della funivia del Lagazuoi non è scenografica. Come scrive il curatore Sabino Maria Frassà , “la funivia che sale dal Falzarego fino alla terrazza del Lagazuoi è una linea concreta tra terra e cielo, un invito a toccare il cielo con un dito prima ancora che una metaforaâ€. Qui la montagna non accompagna l’opera: la interroga. Salire di quota significa esporsi, accettare il rischio, misurare il passo con il vuoto e con il clima. È una grammatica fisica che trova un parallelismo diretto nello sport paralimpico, dove l’impresa non è mai individuale ma condivisa. Nello sci per ipovedenti, ad esempio, atleta e guida formano una coppia indivisibile: condividono ritmo, decisioni, pericolo e risultato. “Si vince insieme, si perde insieme, si vive insieme. Non siamo isoleâ€, sottolinea Frassà . È da questo principio che prende forma l’intera mostra. Il titolo racchiude un’ambivalenza semantica precisa. In italiano “cortina†è velo o tenda, qualcosa che separa e protegge, ma anche muro di difesa. La sua radice latina, curtis, indica uno spazio comunitario, non una prigione ma una soglia. Anche Cortina d’Ampezzo è una conca abitata, una “corte†alpina circondata da cime aperte sul cielo. “Cortina di Stelle†sceglie di abitare questa soglia: sollevare il velo, aprire il recinto, accompagnare lo sguardo fino a sfiorare l’infinito. Non per cancellare il limite, ma per renderlo attraversabile.

Al centro del percorso espositivo ci sono le opere del ciclo “Paralimpicoâ€, nate dal dialogo con il Comitato Italiano Paralimpico e sviluppate anche per il Premio CIP–USSI. Fulvio Morella non costruisce un’iconografia dell’eroe solitario, ma pone una domanda radicale: che cosa significa essere eroi oggi? La risposta prende forma in due lavori emblematici: Ulisse e Penelope, entrambi realizzati in Braille Stellato. In Ulisse, parole dell’Odissea vengono tradotte in punti braille trasformati in costellazioni. Il cielo che ne risulta non è pieno: presenta un vuoto deliberato. È la mancanza come segno del “nostos”, il ritorno. “Niente è più dolce della famiglia per chi è in terra stranieraâ€, recita il testo omerico, che qui afferma come il coraggio non sia solo partire, ma saper tornare, sottraendosi all’autocelebrazione. Penelope è l’altra metà del racconto. Le stelle si dispongono in un ovale che richiama un volto, un gesto di riconoscimento. Il braille diventa intimità , memoria condivisa, accoglienza del cambiamento. L’eroismo, in questa lettura, non appartiene solo a chi compie l’impresa, ma a chi la rende possibile: guide, allenatori, comunità .
Cuore concettuale dell’intero progetto è l’opera I limiti non esistono, presentata a Cortina in una forma inedita. È una pupilla di stelle: un grande ricamo in bronzo su tessuto, dove i punti del braille diventano corpi celesti. La scelta della pupilla non è casuale. Morella parte da una constatazione: oggi il cielo non è più solo ciò che vediamo a occhio nudo. Come in astrofisica, la conoscenza passa da grandezze invisibili. “L’arteâ€, ricordava Paul Klee, “non riproduce il visibile, ma rende visibileâ€. Sfiorando il tessuto, siamo invitati a “toccare le stelle con un ditoâ€. Il gesto è semplice, ma il significato profondo: i limiti non sono muri assoluti, ma costruzioni mentali. “Noi siamo infinitoâ€, ripete spesso l’artista. Non come affermazione individualistica, ma come presa di coscienza collettiva. Nessuno è infinito da solo. Lo diventiamo solo facendo squadra. Per questo Morella sceglie il bronzo, abbandonando oro e argento, simboli del podio. L’opera è dedicata a tutti gli atleti paralimpici, non solo a chi vince una medaglia. Perché, come sottolinea l’artista, “a fare la storia non sono solo i primi classificati, ma tutti coloro che arrivano ai Giochiâ€.
“Cortina di Stelle†intreccia i principali cicli di ricerca di Morella. In Blind Wood, legno e metallo compongono mappe architettoniche viste dall’alto: Delfi, il Pantheon, l’Arena di Verona. Il braille inciso guida la lettura e rivela la parzialità di ogni sguardo. L’opera chiede di essere attraversata insieme. Con Braille Stellato, il testo diventa cielo: i punti braille si trasformano in costellazioni tattili, leggibili solo attraverso una traduzione condivisa tra vista e tatto. In Braillight, presentato per la prima volta come ciclo completo, la luce diventa materia. Sculture in legno d’amaranto e acciaio emettono un alfabeto luminoso che non abbaglia, ma orienta. Come la stella Polare. Come la voce della guida accanto all’atleta ipovedente. In alta quota, la luce radente amplifica questa funzione: non decorazione, ma strumento.

Il legame con Milano Cortina 2026 è strutturale. La mostra rientra nel programma ufficiale dell’Olimpiade Culturale e dialoga con la memoria dei Giochi attraverso oggetti provenienti dal Museo dello Sport e dell’Olimpismo di San Marino: tra questi, la torcia di Roma 1960 e quella di Torino 2006. In vetta, queste reliquie non celebrano il passato, ma lo proiettano in avanti. Accanto alle opere, la presenza e il racconto di atleti paralimpici come René De Silvestro e Moreno Pesce rendono evidente il patto tra arte e sport. Non figure simboliche, ma incarnazioni di una stessa idea di eccellenza fondata su rigore, fiducia e coralità . Come sintetizza il curatore Sabino Maria Frassà : “Qui il gesto inclusivo non semplifica, non chiede indulgenza. Alza l’asticella del linguaggio e della qualità . L’inclusione diventa precisione sensibile, lusso inteso come attenzione estremaâ€.
A 2.700 metri, “Cortina di Stelle†non chiede solo di essere vista. Chiede di essere letta, toccata, condivisa. L’infinito fuori — il cielo, le cime, la luce — coincide con l’infinito dentro solo quando la comunità accetta di diventare strumento reciproco: l’arte smette di essere immagine e diventa lingua comune; lo sport smette di essere performance individuale e torna impresa corale. E, davvero, i limiti non scompaiono: si sollevano, come una cortina.
La mostra è promossa da CRAMUM insieme a Lagazuoi Expo Dolomiti, in collaborazione con FISIP e il Comitato Olimpico Sammarinese, con il patrocinio di INJA Louis Braille e del Comitato Italiano Paralimpico, nell’ambito dell’Olimpiade Culturale Milano Cortina 2026.
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