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“La reazione di Israele è decisamente sproporzionata, un quadro che non può che peggiorare con l’occupazione di Gaza City, una scelta che l’Italia non può condividere”. Parola di Giorgia Meloni, che si è espressa in questo modo dal palco ad Ancona, dove è arrivata per sostenere la rielezione di Francesco Acquaroli a governatore delle Marche. “I terroristi di Hamas ancora oggi si rifiutano di liberare gli ostaggi. Cerchiamo di costruire pace con risposte, non solo con gli slogan”, ha però aggiunto subito dopo. Meloni parlava a pochi chilometri da Elly Schlein, a Pesaro per sostenere la candidatura di Matteo Ricci. “Bisogna fermare i crimini di Netanyahu a Gaza e in Cisgiordania. Bisogna usare ogni leva e riconoscere pienamente uno Stato di Palestina: i palestinesi come gli israeliani hanno diritto a vivere in pace. Diamo pieno supporto alla Global Sumud Flotilla che fa quello che dovrebbero fare il Governo italiano e i governi europei”, ha detto la segretaria del Pd, distante appena sessanta chilometri.
Nel capoluogo marchigiano, il comizio della premier ha rispettato la tipica scaletta alternando rivendicazioni sui risultati raggiunti dal governo a sfottò contro l’opposizione. “La sinistra non azzecca previsioni da qualche decennio, ad esempio dicendo che il governo Meloni sarebbe caduto dopo qualche mese. Ora siamo il quarto governo più longevo su 68 governi della storia repubblicana e quando tra un mese diventeremo il terzo governo più longevo, varrà la pena di notare che i tre governi durati di più sono stati di centrodestra. Ma questo non vi deve stupire”, ha detto la capa dell’esecutivo. “Ho sentito Conte dire qualche giorno fa: noi non siamo alleati del Pd, noi abbiamo un progetto che è mandare a casa la Meloni. Il conte Mascetti sarebbe stato fiero di Conte… Ma che progetto è mandare a casa la Meloni? Io governo per gli italiani, non contro gli altri”, ha aggiunto ancora. Poi ha sostenuto: “Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L’ultimo è un consigliere comunale di Genova, oggi, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi: vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta”. E ancora ha aggiunto: “C’è un business dell’odio. Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire – ha detto -, alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c’è un business dell’odio. Ogni giorno vedo post sui social carichi di accuse e ingiurie a me e al governo, e sono quasi sempre accompagnati dall’invito a comprare qualcosa, un libro, un biglietto per uno spettacolo teatrale. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare”.
Poi la premier ha garantito di voler approvare la riforma della separazione delle carriere in magistratura entro la fine della legislatura: “Porteremo a casa la riforma della giustizia se la confermerete col referendum, perché serve”. E ancora, ha rivendicato “in Italia e in Europa, grazie all’Italia, è finita la stagione in cui subiamo l’immigrazione ed è iniziata quella in cui la governiamo. Il messaggio è chiaro: in Italia si entra solo legalmente, non saranno gli scafisti e i trafficanti a decidere chi può entrare. Lo dico anche per ribadire che se qualcuno pensa di impedirci di governare questo fenomeno e di combattere la mafia del mare si deve mettere l’anima in pace. Non ci riuscirà . Non c’è minoranza di giudici politicizzati che pretende di sostituirsi al governo della nazione”. A proposito del suo candidato, invece, la leader di Fdi ha ammesso che “nelle Marche possiamo sempre fare meglio e lo faremo, ovviamente se voi deciderete di confermarci il vostro sostegno… Quando ho chiesto ad alcuni come andava nelle Marche con Acquaroli, qualcuno mi ha risposto che non è bravo nella comunicazione. Guardate, questo mi fa sorridere. È possibile. Ma fidatevi sempre di più di un politico che fa più di quanto parli e fidatevi sempre meno di un politico che parla più di quanto fa. Chi lavora tanto, a volte si dimentica di spiegarlo bene, delle volte accade anche a me…”.
Nel frattempo, ad appena un’oretta di auto di distanza, Schlein contestava alla premier i tagli alla Sanità : “Quando lei era ministra nel governo Berlusconi e mettevano tetti sul personale negli ospedali, io stavo ancora all’università ”. Poi, rivolta agli esponenti principali del centrodestra: “Continuano a parlare di famiglia come se ce ne fosse una sola, ma non ce n’è una sola, tradizionale, quella di cui tanto parlano ma che nessuno di loro ha. Io suggerirei cautela. Le famiglie sono tante, plurali, diverse e vanno tutte sostenute”. Quindi ha lanciato un appello al voto per Ricci: “A chi la scorsa volta ha votato per Acquaroli diciamo che saremo a disposizione di tutti e di tutte. Siate liberi, anche perché nel segreto dell’urna non vi vedono. Lo sappiamo che c’è un potere di condizionamento forte. Uniti insieme andiamo a vincere nelle Marche, per portare i valori della nostra Costituzione che, come tutti noi e tutti voi, è antifascista. Andiamo a vincere nelle Marche, evviva l’Italia antifascista”.
L'articolo Meloni-Schlein, comizi nelle Marche. La premier: “Non condividiamo la reazione di Israele a Gaza” proviene da Il Fatto Quotidiano.
La Procura di Milano ha chiuso le indagini a carico di dieci persone, tra cui tre funzionari e dirigenti del Comune e un ex presidente della Commissione paesaggio, in uno dei tanti fascicoli aperti sulla gestione urbanistica per ipotesi di abuso edilizio, lottizzazione abusiva e falso. Si tratta dell’inchiesta con al centro il progetto immobiliare “The Nest“, “il nido”, due edifici di sei piani (più uno interrato e uno seminterrato) sorti al posto di un’autorimessa in via Fontana, vicino al palazzo di giustizia. Per la pm Giancarla Serafini le due palazzine con 39 appartamenti, peraltro già venduti, sono state realizzate in un cortile in modo non conforme alle norme e con una semplice Scia, un’autocertificazione di inizio cantiere, spacciando per ristrutturazione una nuova costruzione: un’accusa simile a quella contestata in molte altre indagini.
Come emerge dall’avviso di conclusione indagini – atto che di norma prelude alla richiesta di rinvio a giudizio – sono indagati i legali rappresentanti delle società che hanno chiesto o ottenuto il titolo per costruire (tra cui Mirko Paletti di Filcasa), i progettisti e i direttori delle opere, i responsabili delle imprese che hanno eseguito i lavori. E poi ancora un funzionario comunale e due dirigenti del Comune, Carla Barone e Francesco Mario Carrillo, già coinvolti in altri fascicoli, così come Marco Stanislao Prusicki, che è stato presidente della Commissione paesaggio.
Per la Procura ci sono state “plurime violazioni di legge“: anche per il progetto “The Nest”, infatti, sarebbe stato necessario un piano attuativo, con annessi servizi per i residenti della zona. Si è passati, invece, per un “atto unilaterale” con cui il costruttore “si è impegnato a non discostarsi da quanto autorizzato dalla Commissione paesaggio”. Una modalità che non tutela la “compatibilità pubblica dell’intervento e gli interessi della collettività ”, rispetto all’incremento “del carico urbanistico generato dall’operazione immobiliare”. Tra i reati, contestati “dal 2020 in avanti”, c’è anche un falso sulla “variazione dell’altezza” dell’edificio. A breve saranno chiuse anche le inchieste che riguardano i progetti Scalo House, Residenze Lac e Il Giardino Segreto.
L'articolo Urbanistica Milano, chiusa l’inchiesta sul progetto “The Nest”: dieci indagati per lottizzazione abusiva e falso proviene da Il Fatto Quotidiano.
La Federal reserve taglia i tassi per la prima volta nel 2025. Il costo del denaro cala di un quarto di punto in una forchetta fra il 4% e il 4,25%. Meno di quanto auspicato da Donald Trump, ma è pur sempre l’agognato primo taglio dei tassi d’interesse nell’era del suo secondo mandato. La banca centrale ha subito pesanti pressioni da parte della Casa Bianca e vede la sua indipendenza apertamente minacciata: Stephen Miran, fedelissimo di Trump che ha scritto il copione dei dazi per ‘ristrutturare il sistema commerciale globale’, ha giurato solo ieri da governatore in tempo per il taglio. Il presidente, che si è visto bocciare dalla corte d’appello il licenziamento della governatrice sgradita Lisa Cook, sarebbe pronto a portare il caso alla Corte suprema.
Il Fomc, il comitato di politica monetaria, ha deciso di abbassare di 25 punti base il tasso di riferimento praticamente all’unanimità . Era presente anche Cook. Unico contrario il neo membro del Fomc Miran, che – coerentemente con i desiderata del presidente americano – ha proposto un taglio più consistente da 50 punti base. “Oggi abbiamo dato il benvenuto a un nuovo membro del comitato, come facciamo sempre, e il comitato rimane unito nel perseguire gli obiettivi del nostro doppio mandato”, ha scandito non a caso il presidente Jerome Powell nell’incontro con la stampa rispondendo a una domanda sul dissenso di Miran. “Siamo fermamente impegnati a mantenere la nostra indipendenza e, a parte questo, non ho davvero nulla da aggiungere”.
Dalle dot-plot, le tabelle con le intenzioni di voto dei membri del Fomca, emerge che la Fed dovrebbe tagliare i tassi di interesse altre due volte nel 2025 per un totale di mezzo punto. “La Fed punta a centrare la massima occupazione e un’inflazione al 2% nel lungo periodo. L’incertezza sulle prospettive economiche resta elevata. Riteniamo che i rischi al ribasso per l’occupazione siano aumentati”, si legge nel comunicato diffuso al termine della riunione.
Le tabelle del Summary of Economic Projections pubblicate insieme alla nota della Federal Open Market Committee mostrano che il prodotto interno lordo degli Stati Uniti dovrebbe crescere dell’1,6% nel 2025. Il Fomc rivede dunque la stima al rialzo rispetto alla previsione del +1,4% formulata a giugno. Per il 2026 la previsione passa all’1,8% (da +1,6%) e per il 2027 sale all’1,9% dall’1,8% di giugno.
I rischi per l’occupazione sono però aumentati e l’inflazione resta elevata. Il mercato del lavoro negli Usa nel suo complesso, “sia dal lato dell’offerta che della domanda” ha mostrato un “rallentamento insolito”, ha detto il presidente Jerome Powell ricordando come “l’aumento dei posti di lavoro dipendenti ha subito un rallentamento significativo, attestandosi a un ritmo di appena 29.000 unità al mese negli ultimi tre mesi“, in “gran parte” probabilmente per “un calo della crescita della forza lavoro, dovuto alla minore immigrazione e alla minore partecipazione al mercato del lavoro”. “Ciò nonostante – ha aggiunto – la domanda di lavoro si è attenuata e il recente ritmo di creazione di posti di lavoro sembra essere inferiore al tasso di pareggio necessario a mantenere costante il tasso di disoccupazione“.
Quanto ai prezzi, l’inflazione Pce ‘core’ dovrebbe aumentare del 3,1% a fine 2025, in linea con la previsione di giugno, mentre nel 2026 è vista al 2,6% rispetto alla precedente stima del 2,4%. L’inflazione Pce dovrebbe attestarsi al 3% nel 2025 e al 2,6% nel 2026, in rialzo rispetto alla stima del 2,4% di giugno. Powell ha spiegato che il compito della Fed è di “garantire che un aumento una tantum del livello dei prezzi non si trasformi in un problema di inflazione persistente. Nel breve termine, i rischi per l’inflazione sono orientati al rialzo, mentre quelli per l’occupazione sono orientati al ribasso” e si tratta di una “situazione difficile”. Rispondendo alla domanda su sondaggio Gallup che mostrerebbe che gli statunitensi hanno più fiducia nel presidente Trump che nella Federal Reserve quando si tratta di ciò che viene fatto per l’economia, ha ribadito che “faremo tutto il possibile per utilizzare i nostri strumenti al fine di raggiungere gli obiettivi che il Congresso ci ha assegnato e non ci lasceremo distrarre da nulla”.
L'articolo La Federal reserve taglia i tassi di un quarto di punto. Powell: “Fermamente impegnati a mantenere la nostra indipendenza” proviene da Il Fatto Quotidiano.
La soglia necessaria per accedere alla pensione anticipata è aumentata rapidamente tra il 2022 e il 2025 e salirà ancora fino al 2030 rendendo l’uscita prima della vecchiaia “un miraggio“. Lo sostiene la Cgil spiegando che l’utilizzo del Tfr per raggiungere la soglia necessaria alla pensione anticipata a 64 anni, età che sarà aumentata nel 2027 con la crescita dell’aspettativa di vita, “non è la soluzione”. In uno studio appena pubblicato il sindacato calcola che la soglia pari quest’anno a tre volte l’assegno sociale (circa 1.616 euro lordi) e che nel 2030 salirà ancora (a 3,2 volte) potrà essere necessario per uscire in anticipo aver maturato 1.811 euro di pensione.
Rispetto al 2022 secondo lo studio ci sarebbe un aumento di oltre 500 euro “a causa – spiega la Cgil – dell’innalzamento delle soglie da parte dell’attuale governo da 2,8 a 3 volte l’assegno sociale (3,2 nel 2030)” e degli effetti legati all’inflazione. In pratica per raggiungere un aumento di 502 euro dell’assegno pensionistico (da 1.309 euro nel 2022), soglia che sarà necessaria per la pensione anticipata, ci vorrà un montante contributivo aggiuntivo d 128.354 euro che corrispondono a circa 388.953 euro di retribuzioni.
L’uso del Tfr per aumentare il montante per la Cgil non è la soluzione: “Il governo, da quando è in carica, sottolinea la segretaria confederale Lara Ghiglione – ha fatto crescere l’importo soglia per il pensionamento anticipato nel sistema contributivo, oggi prova a spacciare per soluzione un rimedio a un problema che esso stesso ha creato. Il vero nodo – sostiene – è quello della precarietà e dei salari: fissare una soglia così alta significa rendere impossibile l’uscita a 64 anni alla stragrande maggioranza dei lavoratori italiani. Con retribuzioni medie o basse la soglia non è raggiungibile nemmeno dopo 40 anni di contributi”.
“La maggioranza dei lavoratori – spiega Enzo Cigna responsabile dell’ufficio politiche previdenziali – non riesce a raggiungere la soglia: con 8.000 euro annui di retribuzione. Con la retribuzione media del settore privato, pari a 23.700 euro annui, dopo 40 anni la pensione stimata è di 1.496 euro, ben al di sotto della soglia prevista per il 2030″. E mentre si discute sul possibile utilizzo del Tfr e della previdenza integrativa per aumentare il montante contributivo necessario all’uscita anticipata il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon è tornato a proporre il semestre di silenzio assenso per l’adesione alla previdenza integrativa con un sistema “rafforzato” che prevede l’adesione automatica per i neo assunti salvo la possibilità di recesso entro sei mesi. Una ipotesi condivisibile per la Uil ma all’interno di una discussione più ampia sulla previdenza e se si favoriscono nell’automatismo i fondi negoziali.
L'articolo Cgil: “Con il governo Meloni la pensione anticipata è un miraggio. Il Tfr per raggiungere la soglia non è la soluzione” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Si apre una vicenda politica spinosa per il Pd sul processo per l’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, iniziato ieri a Salerno a 15 anni dal delitto. In edicola stamane Il Fatto quotidiano titola: “Omicidio Vassallo, tra le parti civili il governo, il Pd noâ€. Poco dopo il figlio del sindaco pescatore, Antonio Vassallo, che ieri era in aula, invia una mail ad Elly Schlein ed alla segreteria nazionale dem per esternare “amarezza, sorpresa e dolore†per la mancata costituzione del Pd nel processo, e per sollecitarli a mettere riparo.
“Scrivo oggi (…) per invitarvi a costituirvi parte civile nella prossima udienza fissata per il 17 ottobre. Si tratta di un atto che non solo rafforzerebbe la battaglia giudiziaria per dare giustizia a mio padre, ma che rappresenterebbe anche un gesto politico e morale di coerenza con i valori che il Partito Democratico dichiara di difendere. In caso contrario, vi chiedo di spiegare apertamente le ragioni per cui avete scelto di non costituirvi nel processo apertosi ieri presso il Tribunale di Salerno sull’omicidio di mio padreâ€. Poco prima Vassallo jr sottolinea: “Mio padre fino all’ultimo giorno della sua vita ha rappresentato il vostro partito, e dopo la sua morte molte sedi del Partito Democratico, anche a livello nazionale, sono state intitolate al suo nomeâ€.
La mail – resa pubblica sui social del figlio di Vassallo – sortisce un effetto immediato. Antonio Misiani, dal 2023 commissario Pd in Campania e responsabile Economia della segreteria nazionale dem – che nel frattempo ha letto la rassegna stampa su quanto accaduto – telefona ad Antonio Vassallo. E gli comunica che il partito intende avviare l’iter di costituzione di parte civile davanti al giudice per l’udienza preliminare. Misiani conferma a il fattoquotidiano.it il contatto: “Oggi sono venuto a conoscenza della cosa e ho attivato immediatamente le procedure per la costituzione parte civile”. Oggi. Ma dell’inchiesta sul caso Vassallo, della richiesta di rinvio a giudizio per quattro imputati dell’assassinio, dell’udienza preliminare fissata per ieri, i giornali ne stanno scrivendo da mesi, da anni.
Il Pd è ancora in tempo? No, secondo gli avvocati consultati da ilfattoquotidiano.it. Con la celebrazione dell’udienza iniziale e il completamento della raccolta delle istanze (ben 23, oltre a quelle dei familiari), sarebbero irrimediabilmente scaduti i termini. Restano aperti quelli della riflessione politica su questa dimenticanza, “vergognosa”, secondo la Fondazione Vassallo: in quindici anni il Pd ha fatto poco per rivendicare e promuovere la storia politica di Angelo Vassallo. Ed infatti il fratello Dario Vassallo, presidente della Fondazione Vassallo, alle politiche del 2022 si è candidato nel M5s, in aperta polemica coi dem. Anche Antonio Vassallo non fu tenero con il Pd. Come ha ricordato nella mail di oggi “nel 2015, attraverso un post pubblico divenuto virale e letto da migliaia di cittadini, chiesi esplicitamente che il Partito Democratico non candidasse Franco Alfieri sul territorio cilentano. Quella richiesta rimase inascoltata; furono i cittadini stessi a respingerne la candidatura. Oggi Alfieri è agli arresti domiciliari e indagato per corruzione e turbativa d’asta nell’assegnazione di appalti pubbliciâ€. In parole povere: preferirono lui al padre, che invece fece pochissima carriera nel Pd e gli fu rigettata l’ambizione di candidarsi alle politiche nel 2008. Una ferita che Antonio (e lo zio Dario) non hanno ancora rimarginato.
In serata, poi, l’ufficio stampa del Pd ha diffuso una nota per annunciare di voler comunque presentare “istanza di costituzione di parte civile nel processo per l’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo. Il Pd continuerà ad onorare la memoria di Angelo Vassallo e a sostenere la sua battaglia per la legalità , la trasparenza e contro ogni forma di criminalità organizzata. Saremo al fianco della comunità di Pollica e della famiglia Vassallo per ribadire con forza che l’impegno contro le mafie e la corruzione e la ricerca della verità sull’omicidio Vassallo restano una priorità assoluta della nostra azione politica”.
L'articolo Omicidio Vassallo, il figlio del sindaco ucciso scrive a Schlein: “Il Pd sia parte civile al processo”. Ma è troppo tardi proviene da Il Fatto Quotidiano.
La carcassa della balenottera comune, un esemplare di circa 14 metri che già presentava segni di evidente decomposizione, che si è spiaggiata questa mattina sulla scogliera di fronte alla Terrazza Mascagni di Livorno è stata rimossa. Sul posto sono subito intervenuti per un sopralluogo capitaneria di porto, tecnici del comune dell’ufficio ambiente e Arpat. Dopo il sopralluogo, è stato definito il piano di rimozione dell’animale. Con l’ausilio della Protezione civile provinciale di Livorno stanno proseguendo le operazioni in via d’urgenza della ditta Neri insieme al nucleo di sommozzatori dei vigili del fuoco, coordinate dal Comune di Livorno, per portare a mare la carcassa della balena che si è spiaggiata. La carcassa sarà trainata verso la banchina 12 del porto, dove è attesa dalla ditta Bettarini per il sollevamento e dalla ditta Petracchi, azienda specializzata per sezionare e smaltire la carcassa secondo le procedure di legge
L'articolo Rimossa la carcassa della balenottera spiaggiata a Livorno: le operazioni per trascinarla in mare – Video proviene da Il Fatto Quotidiano.
Mancavano ormai poche udienze già previste in calendario, prima della requisitoria del pm Sergio Colaiocco, delle arringhe difensive e in attesa della sentenza, ma ora rischiano di allungarsi i tempi del verdetto del processo sul sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni. “Oggi sarà un’udienza procedurale, non sono previsti testimoni. Ma siamo alla vigilia dei 10 anni, questo processo ora deve concludersi“, aveva auspicato Alessandra Ballerini, legale della famiglia, prima della nuova udienza del processo che vede sotto accusa quattro 007 egiziani. Ovvero, Usham Helmi, il generale Sabir Tariq e i colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati del reato di sequestro di persona pluriaggravato (mentre al solo Sharif sono contestati anche i reati di concorso in lesioni personali aggravate e di concorso in omicidio aggravato, ndr).
Invece, al termine dell’udienza, il ‘colpo di teatro’ delle difese che hanno richiesto di “sollevare una questione di costituzionalità ” alla Consulta. Il motivo? Gli avvocati d’ufficio (Paola Armellin, Filomena Pollastro, Tranquillino Sarno e Anna Lisa Ticconi, ndr) che difendono i quattro agenti dei servizi segreti egiziani imputati, hanno chiesto alla I Corte d’assise di Roma di valutare una possibile incostituzionalità della normativa attuale. “La nostra difesa è sempre stata minorata“, ha spiegato Ticconi, legale di Sharif. “Non è una richiesta strumentale la nostra, potevamo già farla in passato. Non vogliamo allungare il brodo“, si è difeso Sarno. Quasi un’excusatio non petita.
Nella richiesta i legali sollecitano l’estensione del gratuito patrocinio anche agli imputati contumaci, ovvero assenti al processo. Questo perché, secondo la difesa, in mancanza del patrocinio a spese dello Stato, non è stato possibile incaricare esperti, come i traduttori tecnici e consulenti necessari alla preparazione della strategia difensiva. “Avremmo dovuto anticipare noi i costi dei consulenti“, hanno dichiarato gli avvocati”. E ancora: “Non vorremmo apparire come persone venali, non lo siamo. Ma è una questione di organizzazione delle difese. Lo so che il nostro onorario sarà pagato perché la difesa è indispensabile in un processo penale, ma purtroppo non lo è la presenza di un consulente”, ha proseguito Ticconi.
La presidente della Corte ha quindi concesso tempo fino al 30 settembre per la presentazione di memorie scritte sulla questione a tutte le parti. Poi dovrà decidere se inviare o meno la questione alla Corte Costituzionale. Per ora i tempi si allungano già di qualche settimana: l’attuale calendario in programma – che prevedeva udienze il 22 e 26 settembre, poi il 3 e il 6 ottobre 2025, ndr – è stato annullato. Ma il rischio, qualora la Corte decida di investire della questione la Consulta, è che i tempi per il verdetto possano slittare ancora, quando la parola fine sembrava ormai vicina. Non sarebbe la prima volta, dato che già nel settembre 2023 fu la Consulta a sbloccare il processo (che si era arenato già prima di iniziare, ndr) decretando il “no all’improcedibilità se causata dalla mancata collaborazione di uno Stato esteroâ€. Ora il rischio di un nuovo stop, a causa della strategia delle difese. Per ora la famiglia e i legali hanno preferito non commentare, seppur visibilmente contrariati. Tutto in attesa della decisione della Corte.
L'articolo Processo Regeni, le difese degli imputati sollevano una “questione di costituzionalità ”. E i tempi rischiano di allungarsi proviene da Il Fatto Quotidiano.
La scelta della Cgil di mobilitarsi e scioperare per Gaza? “Per abitudine non diamo mai giudizi sulle decisioni delle altre organizzazioni sindacali. Noi abbiamo fatto la scelta di una raccolta fondi che indirizzeremo a chi gestisce la chiesa di Gaza”. Così risponde il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, arrivando alla Foresteria di Confindustria in Via Vittorio Veneto per il nuovo incontro tra i sindacati e gli industriali per discutere dei contratti collettivi e riguardo i tavoli aperti in tutta Italia. “Siamo ovviamente molto preoccupati per uno sterminio sistematico del popolo palestinese. Pensiamo sia necessario – prosegue Bombardieri – che tutta l’opinione pubblica faccia sentire la propria voce al nostro governo, all’Europa, perché non si può stare fermi. Dobbiamo fare pressione sull’Europa perché finalmente si faccia una scelta più forte per limitare l’azione di un criminale di guerra che secondo me è Netanyahu”. Sollecitato di nuovo sul rapporto con la Cgil, Bombardieri rimarca che “ci sentiamo sempre con i colleghi del sindacato, però come ripeto sempre noi siamo tre organizzazioni sindacali diverse, che hanno vita, storia e sensibilità diverse. Noi siamo sempre stati sul merito delle questioni e abbiamo sempre detto che quando ci sono le condizioni per camminare insieme si cammina insieme altrimenti no“.
L'articolo Bombardieri: “Sciopero della Cgil per Gaza? Non sempre ci sono le condizioni per camminare insieme” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Sono Salvatore del Campo e sono evaso da qualche giornoâ€. “Evaso? Ma da dove?†“Dai domiciliari, ero a Sienaâ€. Chi ci parla dall’altra parte del telefono è un 41enne siciliano. Tre giorni fa ha scritto una mail al Fatto: “Nei prossimi giorni sentirete parlare di me (…). Sono disponibile a dare al Fatto prevalenza su tutti i quotidiani perché le riconosco la voglia di andare a fondo nelle coseâ€. Non sapevamo nulla di lui prima di questa telefonata. Scopriamo così che Del Campo è appena evaso dai domiciliari. Una misura cautelare disposta dai giudici dopo l’inchiesta che lo vede indagato per stalking e minacce nei confronti della sua ex compagna. Sono accuse gravi per le quali rischia un processo. Al telefono inizia il suo racconto: è accusato di stalking e minacce nei confronti della madre della sua bambina, lamenta che non vede la piccola da mesi. Parla di strumentalizzazioni. Ha anche preso per il collo la legale della ex compagna. Offre la sua versione, come ovvio, di ogni episodio. Poi spiega: “Sono andato via perché voglio che sia detta la verità , quella finora uscita non è la verità , perché le denunce sono strumentaliâ€. Scopriamo anche che ha smontato il braccialetto elettronico: “Prima di staccare il braccialetto ho scritto ai carabinieri che stavo andando via per la mia libertà â€. Prendiamo atto di quel che dice ma non possiamo certo sposare la sua tesi. L’unico, vero modo per dimostrare la propria innocenza, è convincere i magistrati, non parlare al telefono dopo aver deciso di evadere: “Ha sbagliato a fuggire, torni indietro e si costituisca†gli diciamo. Lui non è d’accordo, continua a ripetere che è innocente. “Lei è accusato anche di aver aggredito il legale della sua ex compagna, mettendole le mani al colloâ€, gli diciamo. “Ma non era un gesto per farle del male†risponde Del Campo. “Era solo un gesto di rimproveroâ€. Replichiamo che è un gesto ingiustificabile e violento. Ma lui continua: “Mi impediscono di vedere mia figliaâ€.
La sua storia processuale l’ha raccontata la stampa locale. Prima dei domiciliari era stato in carcere. Il motivo? Aveva violato una disposizione del giudice che gli vietava di avvicinarsi e comunicare con l’ex compagna. Dopo qualche mese la sua difesa presenta istanza per i domiciliari con braccialetto elettronico. Richiesta accolta. Lo ospitano a Siena dove rimane fino a qualche giorno fa. Poi la rottura del braccialetto elettronico e la fuga. “Come le è venuto in mente?â€, chiediamo. E Del Campo: “E’ arrivata una relazione psicologica del Tribunale che dice che sono ossessivo, narcisista, con manie di grandezza e socialmente pericoloso. E io non ci sto. Questo è successo circa 8 giorni fa. Ma anche questa è strumentale, lo posso giurareâ€. E dove sta andando? “All’estero, in uno Stato dove potermi difendere e far emergere la verità â€. Proviamo a spiegargli che la cosa migliore è tornare indietro, costituirsi. Non ci dice quale Stato abbia scelto, non ci spiega come si stia muovendo: “Mezzi mistiâ€. Mentre scriviamo i carabinieri continuano a cercarlo.
L’avvocato Alessandro Calogiuri, che difende la ex compagna di Del Campo spiega: “La situazione è preoccupante e si è aggravata perché l’imputato ha aggredito la collega che difendeva la sua ex. Dopo questa aggressione è finito in carcere. Poi ha richiesto i domiciliari. A quel punto noi ci siamo opposti con forza come persona offesa, evidenziando l’assenza di revisione critica da parte di Del Campo. Poi però gli hanno dato gli arresti domiciliari. Fino all’altra mattina la situazione era in un equilibrio, seppur precario, data la misura cautelare in essere. Adesso, dopo la fuga, è stata attivata una sorveglianza da parte dei carabinieri, ma sono più di 48 ore che non ci sono notizie su dove sia. Questo dà delusione e per la mia assistita è il rinascere della paura che lei ha vissuto nel periodo dello stalking. Nonostante tutto, continueremo a mantenere ferma la tutela della mia assistita e di sua figlia in ogni sede dato che questo comportamento conferma appieno la pericolosità già manifestataâ€.
L'articolo Evaso dai domiciliari per stalking alla ex. Il ricercato contatta il Fatto: “Ecco perché ho staccato il braccialetto elettronico”. L’avvocato di lei: “Siamo preoccupati” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Mentre prosegue l’operazione militare di occupazione di Gaza City il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, getta definitivamente la maschera: alla fine della guerra la Striscia di Gaza sarà “una miniera d’oro immobiliareâ€, dichiara entusiasta alla conferenza immobiliare Urban Renewal Summit a Tel Aviv. Mentre la Commissione europea annuncia le possibili sanzioni contro Israele (con il nome di Smotrich che compare tra quelli inclusi nel pacchetto) e la Commissione indipendente delle Nazioni Unite accusa Tel Aviv di genocidio, il ministro di estrema destra parla addirittura di “negoziati avviati con gli americani” per come spartirsi la Striscia alla fine del conflitto.
Come se stesse parlando di una qualsiasi operazione immobiliare Smotrich sottolinea che “la demolizione, la prima fase del rinnovamento della città , l’abbiamo già fatta. Ora dobbiamo solo costruire”. Fase, dimentica di dire, che ha provocato fino a oggi oltre 65mila morti, tanti dei quali bambini. Il ministro delle Finanze tiene anche a precisare gli aspetti prettamente economici del progetto: nell’enclave palestinese c’è una tale “abbondanza immobiliare” da far sì che la ricostruzione “si paghi da sola“, insiste ancora.
Per il ministro di Netanyahu il progetto “dell’Eldorado Gaza” è stato già condiviso con gli Stati Uniti: “Abbiamo investito molti soldi in questa guerra. Dobbiamo vedere come distribuiremo il terreno in percentuale“, ha aggiunto sottolineando che “il business plan†per Gaza è sulla scrivania del presidente americano Donald Trump che “sta verificando come questa situazione diventerà una manna dal cielo immobiliareâ€. Tra l’altro a febbraio scorso era stato lo stesso presidente Usa a lanciare il piano della “Riviera Gaza” senza palestinesi.
Il progetto di Smotrich e del governo israeliano non si ferma alla Striscia. È stato proprio lui ad annunciare ad agosto il via libera alla costruzione di 3.400 nuovi insediamenti in Cisgiordania, la contestatissima Colonia E1 che – come lui stesso ha sottolineato – “cancella l’illusione dei due Stati e consolida la presa del popolo ebraico sul cuore della Terra d’Israele”: “Lo Stato palestinese viene cancellato dal tavolo non con slogan, ma con i fatti“, ha ribadito presentando i nuovi insediamenti come “un altro chiodo nella bara di questa pericolosa idea”. Dalla Cisgiordania alla Striscia di Gaza, pertanto, il progetto di Smotrich e del governo israeliano va verso un unico obiettivo.
L'articolo Il ministro israeliano Smotrich getta la maschera: “Gaza è un miniera d’oro immobiliare, già avviati i negoziati con gli Usa per la spartizione†proviene da Il Fatto Quotidiano.
La Giunta del comune di Milano ha approvato la delibera relativa alla vendita dello stadio di San Siro e delle aree circostanti a Inter e Milan. Ora il documento dovrà essere discusso dalle commissioni, a partire da venerdì, e approderà nell’aula del Consiglio comunale la prossima settimana. Il prezzo di vendita dello stadio e delle aree limitrofe ai club è di 197 milioni di euro, di cui 73 saranno versati contestualmente alla sottoscrizione del contratto, la restante parte sarà rateizzata. Ma è confermato anche lo “sconto” del Comune: per quanto riguarda la rimozione dell’attuale tunnel Patroclo e le opere di bonifica dell’area, il Comune sosterrà una quota dei relativi costi fino a un massimo di 22 milioni di euro, un po’ meno rispetto ai 36 milioni previsti inizialmente. La novità però è lo “scudo penale” chiesto da Inter e Milan e inserito in extremis nella delibera: i club infatti potranno rescindere dal “contratto” di vendita dello stadio San Siro se sull’operazione dovessero essere aperte “indagini o procedimenti penali che impediscano l’inizio dei lavori nei tempi concordati” o mettano in “discussione la bancabilità del progetto”.
Il dettaglio emerge dalla delibera di vendita del Meazza approvata dalla giunta del Palazzo Marino guidata dal sindaco Giuseppe Sala. La richiesta di “scudo penale” è stata presentata e recepita oggi stesso dal Comune su richiesta dell’avvocato Alberto Toffoletto dello studio Nctm. In una mail inviata alla vice direttrice generale di Palazzo Marino, Carmela Francesca, il legale ha chiesto un “regime di protezione” dell’acquirente nel caso “che si apra un procedimento penale relativo a qualche profilo dell’operazione di vendita e sviluppo della Grande Funzione Urbana San Siro”. Anche qualora si rivelasse in seguito “infondato” ma che possa “avere l’effetto di bloccare i lavori o impattare negativamente sulla bancabilità dell’operazione”. Secondo la delibera, che dovrà passare il vaglio del consiglio comunale, in caso di indagini della Procura di Milano o eventualmente della Corte dei Conti le squadre e il Comune si impegnano a “incontrarsi per valutare la soluzione“, cercare di “salvaguardare l’efficacia del contratto” e valutare “la possibilità ” di arrivare alla “risoluzione del contratto”. Se le indagini dovessero impedire “l’avvio dei lavori” entro i “primi 9 mesi” dalla stipula, ognuna delle due parti potrà “recedere dal contratto” nei successivi 30 giorni attraverso la “restituzione” dell’area a fronte del “rimborso” di quanto già versato.
“In giunta c’è stato un ampio dibattito” sulla delibera. Lo ha spiegato la vicesindaca del Comune di Milano che ha anche la delega all’Urbanistica, Anna Scavuzzo, al termine della giunta che ha approvato il documento. L’assessora Elena Grandi, che ha la delega al Verde ed è espressione di Europa Verde, “ha portato il parere negativo sulla delibera, come del resto già espresso dal gruppo dei Verdi – ha concluso Scavuzzo – Adesso sarà il Consiglio comunale a decidere col voto”. L’esame da parte delle commissioni consiliari di Palazzo Marino potrebbe iniziare già venerdì, mentre è probabile che la votazione avverrà nella seduta del 25 settembre. La stessa Scavuzzo ha ricordato che termine per l’approvazione è il 30 settembre.La delibera verrà sottoposta al voto così com’è, non essendo emendabile. “Non è possibile accettare nessun emendamento perché andrebbe a inficiare l’equilibrio delle relazioni. E di fatto anche se ci fossero gli emendamenti, non sarebbero accoltiâ€, ha detto Scavuzzo. Discorso diverso per gli ordini del giorno che saranno presentati dai consiglieri e potrebbe ricevere il parere favorevole della giunta.
“Oggi io ho espresso la mia contrarietà alla delibera” sulla vendita di San Siro “nei suoi contenuti riconoscendo il grandissimo lavoro fatto dalla vicesindaca e da tutta l’amministrazione per migliorarla. Però nel nostro programma elettorale c’era scritto chiarissimo che San Siro per noi era un elemento dirimente e che avremmo sempre votato in modo contrario, perché crediamo che possa avere un altro destino“, ha dichiarato l’assessora Grandi, spiegando la sua contrarietà al progetto. “Noi siamo consapevoli del fatto che bisogna trovare una soluzione. L’impatto ambientale di quel cantiere, di quelle demolizioni, produrrà una quantità di polveri e di CO2 che dovremo gestire, con compensazioni che oggi non sono ancora chiare”, ha aggiunto. Però, nessuna rottura con Sala o dimissione in vista: “Credo che col sindaco ci sia un ottimo rapporto di fiducia e rispetto e di quanto ognuno sta facendo quello che deve – ha concluso Grandi -. Poi vedremo cosa succederà ma sono convinta che si possano fare tante buone cose in questo ultimo anno di mandato”.
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Tre anni dopo il “crudo e terribile” femminicidio dell’ex fidanzata Alessandra Matteuzzi, 56 anni, diventa definitivo l’ergastolo per Giovanni Padovani, ex calciatore dilettante e modello, 28enne che il 23 agosto 2022 aggredì la donna sotto casa a Bologna. La vittima fu aggredita a calci, pugni, colpita con un martello e e l’uomo infierì su di lei infine con una panchina. Quando venne aggredita Alessandra era al telefono con la sorella Stefania, presente all’ultimo grado di giudizio a Roma. La Cassazione ha accolto accolto le richieste del procuratore generale e ha rigettato il ricorso della difesa dell’imputato, l’avvocato Gabriele Bordoni, al termine di una camera di consiglio di poco più di due ore.
“Giustizia. Oggi Alessandra ha avuto, finalmente, giustizia. Giovanni Padovani è un assassino, persecutore, capace di intendere e di volere; ha cercato, in ogni modo, di controllarla e possederla, fino a quando lei ha deciso di ribellarsi a tutto ciò ed è stata ferocemente uccisa”, dicono gli avvocati Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini, per i familiari della vittima. Padovani rispondeva di omicidio aggravato da stalking, vincolo del legame affettivo, motivi abietti e premeditazione. Durante il processo di primo grado una perizia aveva stabilito che il giovane era pienamente in grado di intendere e volere e di stare in giudizio. E già nel processo di appello erano state respinte le richieste della difesa di procedere a nuove analisi cliniche, ritenendole inutili. I periti psichiatrici avevano infatti stabilito che l’imputato aveva anche simulato le risposte, “al fine specifico di indurre a credere nella sua instabilità mentale”.
“L’imputato – si leggeva sempre nella sentenza della Corte di assise di appello bolognese – ha considerato la vittima come un oggetto di proprietà , non come una persona a cui riconoscere il diritto di esprimere una scelta di libertà o di dissenso, l’azione omicida è espressione di un intento ritorsivo dell’imputato verso l’insubordinazione della vittima, è una punizione per essere stato lasciato, per i presunti tradimenti da lui ossessivamente contestati alla vittima”.
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L’ultima vergogna è bolognese, gli storici portici di San Luca sono tempestati di scritte omofobe e sessiste. E questi insulti oltretutto forniscono nome e cognome, a volte indirizzo e numero di telefono. Liste di proscrizione che non sono su muri di quartieri disagiati ma in un lungo simbolo della città : i portici di San Luca.
La tua collega è più brava di te? La tua concorrente ti mangia i cappelletti in testa? Sfoga il tuo odio, promulga la sua condanna. Ti basta un bel pennarello indelebile e le fai male! La fai sentire braccata! Esposta all’odio degli uomini veri. Le fai paura.
Intanto infuriano le puntate del penultimo scandalo: il club degli odiatori familiari che si chiamava “Mia moglie†dove gli uomini veri agivano nell’ombra digitale. Fai una foto a tua moglie, la pubblichi e poi ti diverti a ridacchiare leggendo gli insulti sessisti che i tuoi amichetti riescono a inventarsi. Che spasso! Che delizia avere 30mila compagni di merende che stanno dalla tua parte e ti aiutano a vendicarti, in segreto, di tua moglie! Ma quanto ti senti forte, ragazzaccio!!!
Poi ci sono altre decine di migliaia di maschi al 100% che si ritrovano sul web e nei boschi per sfogare il loro disprezzo per le femmine. È bello sapere che non sei solo, vedere che il popolo degli uomini veri è forte e numeroso! Ok, una manica di derelitti, disperati, imbecilli… Ma ne vogliamo parlare? Ma parlare veramente. Ho letto fiumi di condanne e di corrette diagnosi psicologiche. Ma da dove viene questa ondata escrementizia? Certamente non è una novità .
Da quando i padri guerrieri hanno iniziato a farsi valere in casa impugnando l’ascia, succede che poi si ritrovano tra loro, alle terme o al tempio degli uomini, per insultare le donne. Oggi questi mostri si mostrano, lasciano tracce puzzolenti. Non c’è niente di nuovo. Il fenomeno oggi è visibile ma una volta era peggio. Mi dispiace dirlo perché so di deludere chi coltiva il pessimismo, ma una volta questi maschietti avevano non solo il diritto di insulto pubblico: se gli girava potevano anche sgozzare la moglie senza tanti problemi. La donna era un oggetto di proprietà del maschio…
E quei tempi non sono poi così lontani: ancora nel 1981 in Italia il codice penale prevedeva il delitto d’onore. Mica vorrai mandare in galera un onesto lavoratore che ha lavato le sue corna nel sangue?!? È quindi essenziale guardare dentro il problema e accorgersi che quel che vediamo è l’esplosione mediatica di un bubbone purulento che si nutre di cinque millenni di orrore patriarcale.
Siamo di fronte a milioni di maschi che hanno subito una lobotomizzazione emotiva. Riformulo: il primo comandamento del patriarcato è: non ascoltare le emozioni. Un comandamento che riguarda anche le femmine ma in misura minore. I maschi non piangono, non hanno paura, sanno combattere, soffrire in silenzio ed essere cattivi. Questo mito maschile è il centro del problema. Se gli antichi guerrieri avessero saputo dell’esistenza dei neuroni specchio, il primo comandamento di tutte le religioni sarebbe stato: “Brucia i tuoi neuroni specchio!”. E non è un caso che la scoperta dei neuroni specchio, di Rizzolati (1992), una delle più importanti della storia, è anche tra le scoperte meno note. I neuroni specchio sono la sostanza fisica della nostra empatia. Quando vedi una persona sorridere entrano in gioco i muscoli e le sensazioni che tu vivi quando sorridi. Lo stesso accade quando vedi una persona piangere. Tu senti il suo dolore, fisicamente!!!
L’umano è fisiologicamente solidale e la natura lo fa soffrire di fronte al dolore altrui. Per infliggere dolore devi quindi aver “bruciato†la tua sensibilità , non sentire le sensazioni che i neuroni specchio provocano. Questi uomini che insultano, che odiano, che violentano sono persone dimezzate, che hanno distrutto la loro empatia. La nostra cultura censura le sensazioni del corpo, perché sentiamo le emozioni grazie alle sensazioni.
La censura è talmente sottile e radicata che solo da pochi decenni gli scienziati si sono accorti che i sensi umani non sono 5 come si insegna ancora oggi a scuola. Esiste un altro fondamentale senso: la propriocezione, cioè la percezione di se stessi. Questo sesto senso, non mistico ma estremamente concreto, “contiene†la sensazione del piacere e del dolore, dell’equilibrio, della contrazione muscolare e molto altro. Che dire di una cultura che non aveva un nome per le sensazioni dentro di noi?
Un’altra realtà censurata è la possibilità della mancanza di orgasmo nel maschio, c’è l’eiaculazione ma non si sente nessun piacere. Gli antichi romani parlavano di tristezza post coito… Lo vogliamo dire che lo stupratore non è capace di percepire l’orgasmo? Lo stupratore è il perdente assoluto. Quando vediamo questi omuncoli è importante sapere che la loro insensibilità , la loro mancanza di romanticismo e di rispetto è figlia dell’insensibilità emotiva?
Vogliamo parlare del collasso esistenziale connesso con la morte dell’empatia?
Vogliamo portare nelle scuole e nelle strade la coscienza che la violenza è contro natura?
Vogliamo parlare di educazione emotiva? In Finlandia la insegnano nelle scuole…
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Un pugno. L’inseguimento. Un calcio. Un gazebo che viene ribaltato. Appare un altro uomo e giù ancora pugni. È tutto in un video di una quarantina di secondi che arriva dal distretto industriale di Prato, cuore del “made in Italyâ€.
Le immagini sono inequivocabili. Il sindacato SUDD Cobas denuncia che a praticare la violenza è stata la proprietaria della Alba srl. Aiutata da altre persone. A subire la violenza sono invece i suoi dipendenti. Uno, un operaio bangladese di 25 anni, ha ricevuto cinque giorni di prognosi per i colpi subiti.
Strano che il Governo Meloni, così attento a denunciare il rischio violenza fomentato dalla sinistra, sia muto e cieco di fronte alle botte padronali contro gli operai…
Alla Alba srl i lavoratori erano in sciopero da sei giorni per fermare il piano di svuotamento dello stabilimento: dal sito di stireria e confezione in Via delle Lame hanno pian piano portato via sia macchinari che lavoro. Se da un lato Via delle Lame si svuotava, poco più in là un altro capannone veniva riempito di macchine da cucire e commesse. Indovinate a chi appartiene il “nuovo†sito? Agli stessi proprietari della Alba srl, of course.
Ma perché questo svuotamento e questa “esternalizzazioneâ€? Il SUDD Cobas non ha dubbi: l’operazione sarebbe motivata dalla volontà di “cancellare i posti di lavoro regolari per sostituirli con manodopera a basso prezzo, per aggirare l’accordo sindacaleâ€. A febbraio, infatti, gli operai avevano ottenuto l’applicazione del contratto nazionale corretto (Ccnl Tessile Industria anziché il precedente illecito Ccnl Pulizie) e il rispetto di orari regolari, visto che fino a quel momento erano costretti a lavorare gratuitamente il sabato.
Le condizioni di lavoro contro cui si sono battuti e si battono questi lavoratori col SUDD Cobas – paghe bassissime, orari infiniti, straordinari non pagati, condizioni di sicurezza più che discutibili – sono purtroppo la normalità nella filiera della moda più che l’eccezione. Non solo a Prato. Perché nei distretti della moda di altre regioni le cose non vanno poi così diversamente. Anzi. A Napoli, ad esempio, diversi lavoratori negli ultimi mesi ci hanno raccontato di un ritorno, dopo un periodo di magra, di tante commesse. Il lavoro è tornato, ma ciò che è sparito è il minimo della dignità necessaria. Si lavora letteralmente negli scantinati, in imprese fantasma. Il lavoro nero è nuovamente la norma, se mai c’era stato un trend di parziale regolarizzazione dei dipendenti del settore. Ci sono episodi di lavoro semi-schiavistico, che ci parlano di divieto di usare il bagno durante l’orario di lavoro o di un controllo ferreo dei tempi necessari a espletare i propri bisogni. Il lavoro che è tornato fa sempre meno rima con dignità e sempre più con umiliazione.
L’ultimo avvenimento di Prato si inserisce in questo contesto. E non parliamo dell’unico atto di violenza padronale contro gli operai. Per rimanere al distretto pratese, già un anno fa, nell’ottobre 2024, a Seano alcuni uomini a volto coperto avevano aggredito con mazze ferrate quattro lavoratori della Confezione Lin Weidong, sempre organizzati dal SUDD Cobas.
Perché questi ripetuti episodi di violenza, che guarda caso avvengono soprattutto in settori a forte presenza di forza lavoro immigrata (anche nella logistica le aggressioni sono state ripetute negli anni)?
Il fattore principale è da ricercare sul terreno politico, non su quello strettamente sindacale. È certo che le lotte operaie sviluppate grazie al sindacalismo conflittuale di organizzazioni come il SUDD Cobas stanno permettendo ai lavoratori di fare enormi passi in avanti in termini di salario e diritti; altrettanto certo è che gli imprenditori si vedono ridurre i margini di profitto.
Gli operai avanzano; gli imprenditori arretrano. I primi vincono; i secondi perdono. È il ribaltamento dei tradizionali rapporti di forza. È la messa in discussione non solo dei margini di profitto, ma anche dei rapporti di potere tra imprenditori e dipendenti.
I lavoratori, man mano che lottano e conquistano terreno, acquisiscono maggiore fiducia in se stessi. Osano via via di più. Dacché erano in ginocchio, si alzano. Dipendenti fino a poco prima “mansueti†(e quante volte abbiamo sentito che alcune nazionalità , tra cui bangladesi e pakistani, sarebbero naturalmente e antropologicamente tali!) osano guardare negli occhi l’imprenditore. Parlargli faccia a faccia. E dall’altra parte anche solo questo può essere considerato un atto di sfida, lesa maestà , l’incrinatura di quel principio di auctoritas su cui si basa l’“ordine†sui posti di lavoro. Chi ha lavorato da dipendente in una azienda privata, soprattutto se piccola, sa di cosa sto parlando.
La violenza padronale scatenata contro gli operai ha l’obiettivo di rimettere le cose al proprio posto, a ripristinare l’ordine “naturaleâ€. C’è chi comanda e chi è subordinato. Chi comanda può anche concedere qualcosa, ma si tratta del frutto della propria generosità , della propria carità , che si esercita dall’alto al basso.
Gli operai del distretto di Prato e il SUDD Cobas sono invece protagonisti di una piccola ma significativa ribellione, che è la concretizzazione dello slogan “schiavi MAI†che lavoratori e lavoratrici urlano da anni in alcuni dei settori economici del nostro Paese, dalla logistica alla moda.
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Stimare come la salute umana cambia nel tempo, prevedere il rischio di sviluppare oltre 1.000 malattie diverse, rispondere alla domanda a quali malattie si andrà incontro nei prossimi 20 anni. È la prospettiva offerta dal nuovo modello di Intelligenza Artificiale chiamato Delphi-2M, ottenuta con la ricerca condotta dal Laboratorio Europeo di Biologia Molecolare (Embl) e dal Centro tedesco per la ricerca sul cancro (Dkfz), che hanno addestrato il modello con i dati relativi a 400mila persone contenuti nella Uk Biobank, il vasto database biomedico del Regno Unito. Lo studio, pubblicato su Nature, punta a mettere a punto in futuro trattamenti sempre più personalizzati e verso una medicina preventiva, che punti ad anticipare l’insorgere dei problemi.
“Le malattie spesso seguono schemi prevedibili – afferma Tom Fitzgerald dell’Embl, tra i coordinatori dello studio insieme a Ewan Birney dello stesso istituto e Moritz Gerstung di Dkfz e Embl – Il nostro modello di Intelligenza Artificiale apprende questi schemi e può prevedere i futuri esiti di salute: ci offre un modo per esplorare cosa potrebbe accadere in base alla storia clinica di una persona e ad altri fattori chiave. È importante sottolineare che non si tratta di certezze, ma di una stima dei potenziali rischi”.
La nuova IA, come riporta l’Ansa – utilizza algoritmi simili a quelli dei grandi modelli linguistici (Llm) come ChatGpt: come questi ultimi riescono ad apprendere la struttura delle frasi, Delphi-2M impara la ‘grammatica’ dei dati sanitari per ricostruire la storia clinica di un paziente sotto forma di sequenze di eventi, che includono diagnosi e fattori legati allo stile di vita. Prevede così il rischio di malattia in base all’ordine con il quale tali eventi si verificano e al tempo passato tra di essi. Sperimentato sui dati di 1,9 milioni di pazienti presenti nel Registro nazionale danese, Delphi-2M ha dimostrato di funzionare molto bene per patologie che hanno andamenti chiari e costanti, come l’infarto e diverse forme di tumore, mentre è risultata meno affidabile per disturbi più complessi, come quelli mentali e le complicazioni legate alla gravidanza.
L’IA non è ancora pronta ad entrare nella pratica clinica e il modello presenta alcune limitazioni importanti: i dati con i quali è stato addestrato riguardano principalmente individui tra i 40 e i 60 anni, lasciando sottorappresentati i disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza, oltre a diversi gruppi etnici. Potrebbe però essere già utile nella ricerca scientifica, aiutando ad esempio a comprendere meglio come le malattie si sviluppano e progrediscono nel tempo, o come lo stile di vita e le patologie pregresse influenzino la salute nel lungo termine. “Questo è l’inizio di un nuovo modo di comprendere la salute umana e la progressione delle malattie – sostiene Gerstung – Modelli come i nostri potrebbero un giorno contribuire a personalizzare l’assistenza e ad anticipare le esigenze sanitarie su larga scala”.
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I pensionati con assegni da più di 2.500 euro lordi perderanno almeno 13mila euro nei prossimi 10 anni per la mancata rivalutazione degli assegni. È quello che emerge dalle analisi del centro studi Itinerari Previdenziali e del Cida, la Confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità , che hanno denunciato le conseguenze dei tagli alle rivalutazioni presentando l’Osservatorio sulla spesa pubblica “La svalutazione delle pensioni in Italia”. Secondo le organizzazioni, perderà fino a 115mila euro chi percepisce assegni sopra i 10mila euro lordi (circa 6mila netti).
A penalizzare i pensionati con assegni superiori ai 2mila euro netti, spiegano Cida e Itinerari Previdenziali, è stata la legge di Bilancio per il 2024, unita all‘aumento dell’inflazione del biennio 2023-2024. La penalizzazione riguarda oltre 3 milioni e 500mila pensionati, pari a poco più di un quinto della platea complessiva. Parliamo di coloro che hanno assegni oltre 4 volte il trattamento minimo, al momento fissato a 616,67 euro. Le due organizzazioni ritengono gli ultimi provvedimenti che hanno tagliato la rivalutazione ingiusti e “non esenti da possibili profili di incostituzionalità “, con particolare riferimento alle quote di pensione calcolate con metodo contributivo, che prevederebbe piena rivalutazione. La Corte Costituzionale a gennaio 2025 ha però dato il via libera ai tagli alla rivalutazione legata all’inflazione delle pensioni più elevate, sostenendo che “non è irragionevole perché salvaguarda integralmente le pensioni di più modesta entità ”.
“Dal 2012 al 2022”, commenta Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, “con le mancate indicizzazioni, al netto dei contributi di solidarietà , abbiamo perso il 10% di potere d’acquisto per tutte le pensioni da 5 volte il minimo in su. L’inflazione dal 2022 ad oggi ha fatto perdere un ulteriore 10% col rischio di perdere un altro 5% nei prossimi 10 anni se l’inflazione restasse al 2%. Sono cifre che creano grandi disparità nei confronti dei pensionati”.
“In trent’anni”, aggiunge Stefano Cuzzilla, presidente di Cida, “le pensioni medio-alte hanno perso oltre un quarto del loro potere d’acquisto: una pensione da 10mila euro lordi al mese ha visto svanire quasi 180mila euro, l’equivalente di un anno intero di assegno. È il simbolo di un sistema che punisce chi ha dato di più, mortifica i contribuenti più fedeli e incrina il legame di responsabilità tra generazioni”. “Le pensioni non sono un privilegio, sono salario differito, il frutto di una vita di lavoro e tasse pagate”. “Chiediamo una scelta politica chiara – conclude il presidente di Cida – regole stabili, certezza del diritto e rispetto del merito”.
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