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L’ultima sua presenza sul palco di Atreju risaliva al 2008, 17 anni fa. Due anni dopo da quella stessa manifestazione Silvio Berlusconi pronunciò il suo nome provocando una bordata di fischi dei ragazzi della Giovane Italia. E nel 2011 fu proprio Giorgia Meloni a decidere di non invitarlo più. Ma oggi riecco Gianfranco Fini. Il leader di quella che fu Alleanza nazionale è salito sul palco della festa di Fratelli d’Italia per un confronto con Francesco Rutelli, trentadue anni dopo la loro sfida per il Campidoglio. Il ritorno ad Atreju “è un momento bello, emozionante, un ritorno a casa, se me lo consentite”, ha esordito Fini.
L’ex presidente della Camera parla della fine di An, della nascita di Fdi e dello strappo con Berlusconi. “L’errore è stato chiedere e ottenere lo scioglimento di Alleanza Nazionale, perché era era un movimento politico basato su un senso comunitario“, ha detto l’ex presidente della Camera riconoscendo “il merito” avuto da Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni nel “ricostruire questa comunità , perché se si rimane al di fuori del proprio perimetro si rischia di essere in qualche modo apolidi”. Lei si riconosce nel centrodestra di oggi? “Sì”, risponde Fini: “Io credo di essere intellettualmente onesto quando ammetto gli errori. L’ho fatto. Non ho chiesto e non chiedo nulla, lo sanno Arianna e Giorgia”, aggiunge. “Poi è chiaro – spiega – che sono passati tanti anni, è tutto cambiato, è tutto diverso e quindi mi riconosco, l’ho votata, la voterò. Non condivido al 100%, come è naturale da uomini liberi”.
Gianfranco Fini commenta anche quanto accaduto nel 2010, con la frattura con Silvio Berlusconi, e quel “che fai mi cacci?” durante il Consiglio nazionale del Popolo della libertà . “Mi sono pentito di aver posto le condizioni che mi hanno portato a ritrovarmi incompatibile col Pdl. Le condizioni che avevo creato lo scioglimento di An nel Pdl. Ma non era più possibile continuare ad assecondare in modo quasi obbligato”, afferma sottolineando: “Non mi sono mai fatto comandare da nessuno“.
Con lui sul palco l’avversario delle elezioni amministrative di Roma del 1993. “È come il film Ritorno al futuro, ma non per me, per” Fini, commenta Rutelli. “Io lo sapevo che sarei venuto per un tributo a un fondatore e che ripercorrere l’elezione del 93 è un pretesto per farlo tornare qua”, ironizza l’ex sindaco della Capitale. Da lui arrivano anche commenti positivi per la presidente del Consiglio: “Io rispetto Meloni perché si trova a dover gestire un periodo di cambiamento a livello geopolitico e strategico. È un mondo che sta cambiando – ha aggiunto – e chi governa ha la necessità di tenere un equilibrio. Sarebbe saggio trovare, nella differenza fra maggioranza e opposizione, alcune aree in cui l’opposizione scelga di trovare una convergenza nei punti di utilità per il paese, che non significa fare pastrocchi”, continua Rutelli dal palco di Atreju. Infine, quando la moderatrice del confronto Hoara Borselli gli chiede se si riconosce nel centrosinistra di oggi, la sua risposta è lapidaria: “Faccia la domanda successiva“.
L'articolo Il ritorno di Fini ad Atreju: “Mio errore sciogliere An. Lo strappo con Berlusconi? Non mi sono mai fatto comandare” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tom Fletcher, Sottosegretario Generale Onu per gli Affari Umanitari e Coordinatore degli Aiuti d’Emergenza lancia il Global Humanitarian Overview 2025 in cui si sottolinea che “ il mondo è in fiamme†e per spegnerle non bastano più proclami di buona volontá, ma servono più fondi per aiutare le centinaia di milioni di persone che si trovano a vivere nelle tante aree di crisi sparse in tutto il pianeta.
La realtà , a detta del Sottosegretario, e dell’evidenza, è, di conseguenza, un intricato groviglio di crisi diverse che si alimentano a vicenda. Insomma una policrisi a livello globale. “E sono le persone più vulnerabili del mondo a pagarne il prezzo. Abbiamo a che fare con l’impatto di conflitti, conflitti multipli e crisi di più lunga durata e di più intensa ferocia. Abbiamo a che fare anche con gli impatti della crisi climatica. E sorvolando il Ciad la scorsa settimana, ho potuto constatare di persona come le popolazioni già esposte alla povertà siano ora esposte anche a inondazioni e siccità . In terzo luogo, stiamo affrontando anche l’impatto della crescente disuguaglianzaâ€. Questa combinazione – conflitto, clima e disuguaglianza – crea la tempesta perfetta dentro cui ci troviamo.
Nel rapporto dell’Ocha vengono analizzati tre dati: Il primo numero è 305 milioni. Si tratta del numero di persone in grave difficoltà che l’agenzia ritiene abbiano bisogno di aiuto nel prossimo anno. Il secondo: 47 miliardi ovvero i fondi che è necessario raccogliere e il terzo è 190 milioni, il numero di persone da raggiungere con gli aiuti entro la fine dell’anno. “Credo che dobbiamo reimpostare il nostro rapporto con chi ha più bisogno sul pianeta. Credo che sia necessario un aumento della solidarietà globale, ed è per questo che mi vergogno di questi numeri che, come comunità mondiale, come comunità internazionale, abbiamo lasciato salire a questo livello. Ed è per questo che, francamente, ho paura – e voi in questa sala lo sapete molto meglio di me – di tornare l’anno prossimo su questa poltrona a dire le stesse cose, ma con numeri leggermente più grandi. E questo mi riempie davvero di paura, perché dietro ognuno di questi numeri c’è un individuo, una personaâ€, ha affermato in modo accorato Fletcher.
Ma c’è anche speranza, spiega il neo Sottosegretario Generale e ERC (Coordinatore degli Aiuti d’Emergenza): “ Speranza perché nell’ultimo anno abbiamo sostenuto 116 milioni di personeâ€. Una cifra grande ma piccola per la mole miliardaria di bisognosi. E la speranza, o l’illusione, il Sottosegretario dice di averla appena provata grazie alle persone che ha incontrato in Sudan nel corso della sua prima visita di ruolo nel luogo della più grande crisi umanitaria del mondo. “Persone come Mama Nour, di cui ho visitato il centro, che aiuta donne che hanno subito più volte le più orribili violenze sessuali e che pensano che il mondo le abbia dimenticateâ€
Il messaggio di questa gente, riportato a noi da Fletcher è: “Non arrendetevi con noi perché abbiamo ancora speranzaâ€. Ma la loro attesa, per non appassire, deve tradursi in aiuti concreti. La loro speranza deve essere basata su numeri e su progetti. Non può essere puro idealismo e velleità . “Questa è la nostra stella polare per il prossimo anno. Questa sarà la guida del nostro lavoro, non solo come sistema umanitario, ma come movimento umanitario, come comunità umanitaria. Perché questo lavoro è troppo grande perché la famiglia delle Nazioni Unite possa affrontarlo da sola: abbiamo bisogno di una coalizione più ampia che ci aiuti a rispondere a chi ne ha più bisognoâ€, si legge al termine del rapporto.
L'articolo L’Onu: “Sono le persone più vulnerabili a pagare il prezzo delle crisi globali. Servono 47 miliardi di fondi” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Dalla zona di Astoria, nel Queens, all’Upper East Side: il neo sindaco Mamdani annuncia che si trasferirà con la moglie nella residenza ufficiale del sindaco di New York, la Gracie Mansion, lungo l’East River. Uno dei cavalli di battaglia di Zohran Mamdani durante la campagna elettorale che lo ha poi eletto primo cittadino è stata la promessa di bloccare il caro affitti. Un tema delicato nella Grande Mela, dove si può pagare 5/6.000 dollari per un monolocale a Brooklyn.
Lui, Mamdani, mentre prometteva di mettere un freno alla speculazione, abitava ad Astoria, nonostante il suo status economico soddisfacente, in una casa ad affitto calmierato da 2.400 dollari al mese. Gli avversari lo avevano attaccato su questo punto. Per loro, un rappresentante con uno stipendio soddisfacente abitava nel Queens solo per questioni di immagine: quella di un politico che a tutti i costi si vuol mostrare dalla parte del ceto medio-basso che vive lontano da Manhattan.
L’ex governatore Andrew Cuomo, che si era candidato come indipendente, aveva accusato Mamdani di aver abusato del sistema di regolamentazione degli affitti; facendo parte di una famiglia benestante, e con uno stipendio da 142.000 dollari in qualità di deputato dello Stato di New York in rappresentanza di Astoria, Mamdani avrebbe dovuto lasciare quella casa ad una persona meno abbiente.
Ora, il primo sindaco musulmano nella storia di New York, dalle idee socialiste che hanno fatto rizzare i capelli in testa al presidente Trump, ammette che dal 1° gennaio 2026 con la moglie Rama Duwaji si trasferirà nella Gracie Mansion. La decisione è stata annunciata sui social: “La settimana scorsa siamo andati alla mostra dei treni del Giardino Botanico di New York e abbiamo visto la nostra nuova casa! Io e mia moglie Rama abbiamo deciso di trasferirci a Gracie Mansion a gennaioâ€. Il cambio di residenza, ha sostenuto il sindaco neo eletto, è da attribuire a questioni di sicurezza: “Questa decisione è stata presa per tutelare la sicurezza della nostra famiglia e per l’importanza di dedicare tutta la mia attenzione all’attuazione del programma di accessibilità economica per il quale i newyorkesi hanno votatoâ€.
Di certo per la famiglia Mamdani è un cambiamento non da poco: dal monolocale di Astoria con una stanza da letto a Gracie Mansion, residenza in legno che vanta 226 anni e si estende su quasi 1.000 metri quadrati: ha cinque camere da letto, una sala da ballo e una vista panoramica sull’East River. Il sindaco gioca la carta del sentimentalismo: “Ci mancherà molto la nostra casa ad Astoria. Preparare la cena fianco a fianco nella nostra cucina, condividere un sonnolento viaggio in ascensore con i nostri vicini la sera, sentire musica e risate vibrare attraverso le pareti dell’appartamento. Ad Astoria: grazie per averci mostrato il meglio di New York Cityâ€. I suoi sostenitori gli credono: i detrattori invece ricordano maliziosamente che non è un obbligo per il neo sindaco andare a vivere nella Gracie Mansion, anche se l’unico a rifiutarsi fu il sindaco Michael Bloomberg, in carica dal 2002 al 2013.
L'articolo New York, Mamdami lascerà il monolocale per la villa da mille metri quadrati che è la residenza del sindaco proviene da Il Fatto Quotidiano.
È stata vandalizzata nella notte la sede del Partito democratico a Chiavari, in provincia di Genova. Lo scrive su facebook il segretario, Antonio Bertani. “Non ci faremo intimidire. La scorsa notte un gruppo di persone, non ancora identificate, ha raggiunto la nostra sede di via Costaguta urlando frasi come ‘noi siamo i camerati’ e ‘duce, duce‘!. Hanno imbrattato le vetrate, scagliato un cartello stradale contro la porta e rovesciato il contenuto delle grosse fioriere davanti all’ingresso”, spiega l’esponende dem. “Non è purtroppo la prima volta: da mesi subiamo imbrattamenti e altri atti vandalici. Ma questa volta l’episodio è più grave, un vero attacco in stile squadrista, con una chiara matrice neofascista. Abbiamo denunciato immediatamente tutto alle autorità competenti, affinché vengano individuati i responsabili. Come Partito democratico di Chiavari non abbiamo alcuna intenzione di farci intimidire. Continueremo a lavorare con determinazione, anche se è evidente che il clima politico sta peggiorando giorno dopo giorno”, aggiunge sempre Bertani.
Sulla vicenda è intervenuta anche la segretaria Elly Schlein. “La mia solidarietà e di tutta la comunità democratica alle iscritte e agli iscritti del circolo PD di Chiavari e Tigullio per l’aggressione che ha colpito la nostra sede. I nostri circoli sono in tutta Italia presidio di democrazia, partecipazione e antifascismo, principi che evidentemente infastidiscono gli squadristi colpevoli di questo attacco, che hanno inneggiato a Mussolini mentre vandalizzavano la nostra sede. Non ci facciamo intimidire, andremo avanti ancora più uniti e determinati. Questo clima di violenza politica ci preoccupa molto e lo contrasteremo con tanto impegno e partecipazione, nel solco della nostra Costituzione. La violenza politica non deve trovare spazio nelle nostre democrazie e va contrastata da tutte le forze politiche, da qualunque parte provenga. Per questo ci auguriamo una condanna unanime e trasversale da parte di tutti e speriamo che i responsabili vengano individuati al più presto”, è la nota della leader del Pd. Un post sui social del gruppo dem alla Camera sostiene come non si sia trattato di “una semplice bravata, ma un chiaro attacco alla democrazia. Troppi campanelli d’allarme stanno suonando: serve una reazione immediata e compatta a difesa della partecipazione politici”.
L'articolo Vandalizzata la sede del Pd a Chiavari. “Hanno imbrattato le vetrate, urlavano: duce, duce!” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Emma Bonino è stata dimessa dall’ospedale San Filippo Neri di Roma dove era ricoverata dallo scorso lunedì primo dicembre. “Siamo felici di annunciare che Emma è finalmente tornata a casa e che le sue condizioni sono stabili“, si legge in un post pubblicato sui social di +Europa. “Il nostro Paese ha ancora un profondo bisogno della sua visione, della sua forza e della sua determinazione. Proprio oggi, mentre l’Europa affronta un attacco senza precedenti, vogliamo riproporre le sue parole in un’intervista del 2019: parole che suonano più attuali che mai: “L’Europa che non ci piace è tutta l’Europa che manca e che dobbiamo fare”.
L'articolo Emma Bonino dimessa dall’ospedale San Filippo Neri: “Le sue condizioni sono stabili” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Un terremoto di magnitudo 7.6 è stato registrato a circa 80 chilometri al largo del Giappone. Le autorità locali nelle prefetture di Aomori, Hokkaido e Iwate, a nord dell’arcipelago, interessate dal sisma, hanno esortato la popolazione ad allontanarsi dalla costa a evacuare nonostante l’orario notturno e le temperature minime intorno allo zero. A causa del sisma, i servizi dei treni superveloci Shinkansen sono stati sospesi sull’intero versante nord-orientale, mentre al momento non sono state segnalate anomalie nelle centrali nucleari di Fukushima, Higashidori, Onagawa. La scossa è stata avvertita anche nella capitale Tokyo, a oltre 700 chilometri di distanza dalla prefettura di Aomori.
L'articolo Terremoto in Giappone, il momento della scossa ripreso in una casa di Aomori: il video proviene da Il Fatto Quotidiano.
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L'articolo L’abbonamento al Fatto Quotidiano a un prezzo speciale: poco più di 24 ore per approfittare dell’offerta proviene da Il Fatto Quotidiano.
Nella mattina della Festa dell’Immacolata gli attivisti di Ecologia Politica Napoli e della campagna Resta Abitante hanno sfilato in processione per le vie del centro storico napoletano portando uno stendardo della Madonna Immacolata con scritto “Santa Maria liberaci dall’Overtourism, dalle Grandi Navi e dai Veleni“. Gli attivisti sono partiti da una S. Gregorio Armeno, la strada dei presepi, piena di turisti, denunciando, come spiegano in una nota, “le conseguenze della turistificazione senza freni che il sindaco Gaetano Manfredi porta avanti per la città di Napoli: una città resa sempre più invivibile – sostengono gli attivisti – per chi ci abita e ci lavora a causa della proliferazione degli affitti brevi, l’inquinamento delle grandi navi, l’aumento del costo della vita e i continui disagi per chi deve spostarsi per andare a lavorare”.
L'articolo Napoli, processione dell’Immacolata contro la turistificazione selvaggia: “Città sempre più invivibile” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Come spiegare ai bambini il significato del Presepe? Quando è nata questa tradizione? Chi è il suo ideatore? Spiegare ai bambini il significato del Presepe è raccontare loro il perchè si festeggia il Natale. Il Natale è una ricorrenza cristiana che celebra in tutto il mondo la nascita di un Messia, Gesù, un bambino che nel corso del tempo si è fatto grande e ha portato al mondo il suo messaggio d’amore, dando origine alla nascita del cristianesimo, una delle religioni più diffuse al mondo. Raccontare ai bambini che oltre ai vari simboli del Natale, come l’albero, le luci, le canzoncine, c’è la tradizione di ricreare, attraverso statuine, la nascita di Gesù Bambino, il cosiddetto Presepe. Una sorta di ricostruzione in miniatura, frutto della creatività di grandi e piccini.
Facendo un passo indietro nella storia, il primo a pensare di raffigurare questo momento prezioso per la cristianità fu proprio San Francesco d’Assisi, quando, nel 1223, di ritorno dalla Terra Santa, mise in scena la natività a Greccio, un piccolo borgo umbro che tanto ricorda Betlemme. Non molto tempo più tardi, nel 1283, lo scultore Arnolfo Di Cambio realizzò le prime statue del presepe.
Cosa significa la parola Presepe? Presepe è una parola dalle origini antiche e significa proprio “mangiatoia†usata come culla per il bambino appena nato. I Vangeli narrano la storia di Cristo Gesù, a testimoniarlo furono proprio gli evangelisti Luca e Matteo che Maria partorì in una stalla e che molte genti andarono ad adorare il Bambin Gesù guidati da una Stella Cometa. La simbologia del Presepe raffigura principalmente la famiglia, infatti è bello poterlo costruire insieme ai genitori e ai nonni all’altezza dei bambini, per permettere loro di giocare, far avanzare un po’ per volta, giorno dopo giorno, le statuine dei Re Magi alla capanna, dando origine ad una vera e propria tradizione improntata sul messaggio d’amore, nell’essere buoni, caritatevoli e tendere una mano verso chi è meno fortunato di noi. Molti sono i libri che raccontano questa tradizione, raccontano di come nel corso del tempo anche le statuite sono cambiate, qualcuno si è aggiunto, altri le hanno fatte proprie. Tra questi c’è Il primo Presepe di Fulvia Degl’Innocenti edito da Paoline edizioni, che racconta come Luca e Marta proprio l’8 dicembre, hanno un impegno speciale: realizzare il loro Presepe. Una tradizione familiare, perchè ad aiutarli c’è nonna Adele, che racconta loro la storia del primo presepe, quello voluto e tanto desiderato da San Francesco d’Assisi.

Un viaggio-intervista con l’autrice per toccare con mano questa antica tradizione:
Il primo presepe
di Fulvia Degl’Innocenti
illustrazioni di Manuela Leporesi
Editore Paoline, Età di lettura: da 5 anni
L'articolo Perché il Presepe si chiama così? Un libro per spiegare ai bambini la storia e il significato di questo simbolo del Natale proviene da Il Fatto Quotidiano.
Ultima, alla deriva tecnica e anche psicologica, con una media punti negativa da guinness dei primati, un allenatore cacciato e il suo sostituto già in discussione, una proprietà lontana, la dirigenza inesistente, lo spogliatoio in subbuglio, la curva e una città intera contro. Ma davvero la Fiorentina si è messa in testa di retrocedere? Del disastro della Viola si era già parlato qualche settimana fa, dopo l’esonero di Pioli. Ed è vero che quando un’annata parte male spesso è segnata, ma quanto sta accadendo a Firenze a questo punto va oltre i limiti del singolo e la scelta sbagliata di un allenatore.
La stagione della Fiorentina sta assumendo una dimensione drammatica, sportivamente parlando. Si tratta di uno dei peggiori avvii di campionato di sempre, non soltanto ovviamente della storia del club, ma proprio in assoluto della Serie A: inutile dire che nessuno si è mai salvato con questa media. Ormai a Firenze si parla apertamente di retrocessione. Razionalmente, rimane uno scenario improbabile. Se è vero che nessuno si è mai salvato con zero vittorie in 14 partite, c’è anche da dire che la Fiorentina non è l’Ancona, il Treviso o il Pescara di turno (tanto per citare alcune compagini rimaste nell’immaginario collettivo per campionati disastrosi, di cui la Viola sta fin qui ripercorrendo suo malgrado le orme).
Parliamo di una rosa che era stata costruita per lottare per la Champions: quell’obiettivo era evidentemente irrealistico, ma ci sono comunque giocatori del calibro di Kean, Gosens, De Gea, la squadra è troppo più forte delle varie Lecce, Verona, Pisa, Parma, e così via. Insomma, delle altre rivali per la permanenza in Serie A. Anche perché ormai da anni la salvezza non è più alla fatidica quota 40, che con una partenza così ad handicap sarebbe difficile da raggiungere: in realtà ne bastano spesso molti di meno, anche 32-33. E il campionato è lungo: ci sono ancora da giocare 24 gare e servono all’incirca 27-28 punti, praticamente uno a partita. Con tutti i suoi problemi, la Fiorentina li può fare serenamente.
Questo dice la ragione. Poi ci sono alcuni segnali, più inquietanti per i tifosi della Viola. La statistica già ricordata, ma quella conta fino a un certo punto. Lo voci su Vanoli, che sta facendo persino peggio di Pioli (ma se salta lui, chi arriva?). Il totale scollamento con la proprietà : dopo la morte di Joe Barone, con Rocco Commisso sempre più lontano, la squadra sembra ormai abbandonata a sé stessa, in balia degli eventi, e delle proprie divisioni. I litigi sul campo e fuori. Kean che sembra essere tornato il bad boy degli scorsi anni, o comunque si è completamente smarrito, dimostrando di non poter essere un riferimento nelle difficoltà .
Gudmundsson che dopo le vicissitudini giudiziarie (le accuse di molestie sessuali, da cui tra l’altro proprio in settimana è stato assolto in via definitiva), non è più stato se stesso. Se anche l’ultimo baluardo De Gea comincia a commettere errori non da lui, vuol dire che la situazione è davvero grave. Perché quando una squadra costruita per altri obiettivi si ritrova invischiata nella lotta per non retrocedere, spesso non riesce a calarsi nella nuova realtà . Ci sono tutti gli ingredienti dello psicodramma, per immaginare persino l’inimmaginabile… Ma no dai, non scherziamo. Che la Fiorentina retroceda è impossibile. O quasi.
L'articolo Fiorentina ultima e con zero vittorie. Ma è impossibile (o quasi) che retroceda proviene da Il Fatto Quotidiano.
Come una persona tratta chi la serve può dire molto su chi è davvero. È questo il principio che una giovane studentessa americana ha imparato nel modo più doloroso, decidendo di lasciare il suo fidanzato dopo un episodio avvenuto durante la cena per il loro terzo mese insieme. La ragazza, 20 anni, ha raccontato su Reddit di aver prenotato un ristorante “più elegante del solito†per festeggiare con il compagno, 22 anni. “Siamo entrambi al college e molto squattrinati, era la prima volta che uscivamo in un posto costosoâ€, ha scritto. Tutto è iniziato quando il cameriere ha versato l’acqua nei bicchieri: “Un po’ è finita sul tavolo, niente di che, e soprattutto non è caduta addosso al mio ragazzoâ€.
Nonostante lo sversamento fosse minimo, il ragazzo ha iniziato a gridare contro il cameriere e ha preteso di parlare con il responsabile del locale. Alla presenza del manager, ha poi mentito sostenendo che l’acqua gli fosse stata rovesciata addosso e ha chiesto qualcosa in omaggio “per il disagioâ€. Waiter e manager si sono scusati e hanno offerto un dessert gratuito, ma l’atmosfera della serata si è completamente rovinata. “Il resto della cena è stato così imbarazzanteâ€, ha ammesso la giovane. Terminato il pasto, lei ha deciso di chiudere la relazione: “Sapevo che aveva mentito, ma più di tutto mi ha colpito il modo in cui ha urlato al cameriere. Era completamente inutileâ€.
Il ragazzo ha tentato di giustificarsi: “Mi ha detto che non avrebbe dovuto mentire, ma pensava fosse un modo per rendere la cena più abbordabile per noiâ€. Una spiegazione che non l’ha convinta: “Gli ho detto che non era solo la bugia. Era il fatto che trattasse male qualcuno per ottenere un vantaggio personaleâ€. Da allora, lui sta cercando di farsi perdonare e le chiede un’altra possibilità , ma la ragazza scrive di sentirsi “ancora molto a disagio†per l’accaduto.
I commentatori di Reddit sono stati quasi unanimi: la scelta di lasciarlo è stata quella giusta: “Imbarazzante. Hai fatto benissimo a scaricarloâ€, ha scritto un utente.
Un altro ha aggiunto: “Non conta solo come una persona tratta te, ma come tratta gli altri. Evidentemente avete valori molto diversiâ€.
L'articolo “Ho capito chi era davvero il mio fidanzato quando ha urlato al cameriere in un ristorante di lussoâ€: lo sfogo di una 20enne divide gli utenti di Reddit proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tutto quello che resta di Damasco, sta in questo antiquario dietro la moschea degli Omayyadi che trabocca di tappeti, stoffe, lumi, ceramiche, argenteria: tutto intorno, Assad non ha lasciato che povertà , e strade da periferia sovietica. Un’ora di elettricità al giorno, dai rubinetti un filo d’acqua che va e viene. Ma qui, il proprietario ha custodito tutto come un’arca di Noè. Sa tutto di tutto, e davanti a un tè, ti racconta ogni storia: è l’angolo più siriano di una Damasco che non ha più niente della Siria che fu. Ed è singolare. Perché è ebreo.
L’ultimo ebreo di Damasco. Si chiama Salim Hamadani. E in Siria, non ha mai avuto problemi. “Ma perché nella vita, se sei ricco non hai problemiâ€, dice. Neppure dopo Gaza. In tutto il mondo si parla di Gaza: tranne che qui. “Per gli arabi, i palestinesi sono sempre stati un peso e basta. Un fattore di instabilità . Non è certo un segreto. Ora, poi, i siriani temono che Hamas, che è stata a lungo di base a Damasco, venga a rifugiarsi qui. E si torni agli anni ’70. Né Hamas ha molto in comune con Ahmed al-Sharaa. Il nuovo presidente. Che è un islamista, sì, ma Hamas è sostenuta dall’Iran: che sosteneva Assadâ€, dice. “D’altra parte, chi vorrebbe mai un alleato così? Hamas non aveva detto niente a nessuno del 7 Ottobre. Ti svegli, una mattina: ed è tutto sottosopraâ€.
La verità , dice, è che gli arabi temono Hamas più di Israele. A un anno dalla caduta di Assad, la Siria è in ripresa, ma ancora in bilico. Ancora con molti fronti aperti. Gli alawiti, con i fedelissimi di Assad che a marzo hanno tentato una rivolta, i jihadisti, che controllano Idlib e Raqqa, i curdi, che vogliono l’autonomia, come anche i drusi, e soprattutto, l’economia, con il 90% dei siriani sotto la soglia di povertà : più Netanyahu. Da quando Israele ha istituito una sorta di buffer zone lungo il confine, allargandosi oltre il Golan, le incursioni dell’IDF sono continue. E a molti, ribolle il sangue. Perché fare i piromani con un paese che ha già mille focolai? Un paese allo stremo? Che sta ancora cercando gli scomparsi nelle fosse comuni?
Il 28 novembre, a Beit Jinn, per eliminare non meglio precisati miliziani di Hezbollah, l’IDF ha ucciso 13 siriani. “Ma onestamente, non penso che l’obiettivo di Netanyahu sia la destabilizzazione della Siria. Che in fondo, ora fa da argine all’Iran. Penso piuttosto che stia esercitando pressione per trattare, e ottenere una frontiera smilitarizzata. Anche perché per quanto la Siria sia fragile, in questo momento, e vulnerabile, al sud, tra il Golan e i drusi, che sono legati a Israele, c’è Daraa: c’è il Southern Front. Uno dei pilastri delle forze anti-Assadâ€, dice. “E penso che siano molti a pensarla così. Per questo nessuno reagisce. Perché è chiaro a tutti che è una trappolaâ€. Dopo Beit Jinn, Ahmed al-Sharaa ha chiesto l’intervento dell’ONU. Nient’altro. Ha detto che Israele combatte fantasmi. Pericoli che non esistono. E che non esisteranno, ha detto. Sa che Netanyahu cerca la sua reazione.
Ma non solo nessuno reagisce: tutti pensano che si avrà la normalizzazione con Israele. Proprio ora che ti aspetteresti il contrario. E invece, qui nessuno ha dubbi. Prima o poi, la Siria firmerà gli Accordi di Abramo. “Ma forse, non è così stranoâ€, dice. “Il 7 Ottobre, nessuno ha risposto all’appello di Hamas. Nessuno si è unito alla guerra. Neppure Hezbollah. Neutralizzata insieme ai suoi walkie-talkie senza avere mai davvero combattuto. Neppure l’Iran. E a tutti gli arabi è stato evidente quello che ai siriani era già evidente da tempo: che non erano che pedine. Che per gli Assad, i Gheddafi, i Saddam, l’opposizione a Israele non era che retorica: non era che un pretesto per imporre uno stato di emergenza permanente, e giustificare lo sfascio generale. E restare al potereâ€.
E in effetti, ha funzionato. Damasco è intatta. La guerra, qui, non è mai arrivata. Ma a ridosso del centro, c’è Yarmouk, in cui vivevano oltre 150mila dei 560mila palestinesi della Siria: ed è completamente in macerie. In proporzione, ha avuto più morti di Gaza. Ma a nessuno è mai importato. Perché Yarmouk era contro Assad. E Assad era contro Israele. O appunto. Così si diceva.
E il nemico del mio amico, no?, è il mio nemico. “Come ebreo, non ho mai avuto problemi con i siriani, ma con Assad: come tutti. Quando ero all’estero, la polizia passava subito da mio padre a dirgli che se non fossi tornato, gli avrebbero confiscato tutto. Perché era proibito emigrare. Eravamo circa 5mila: ed eravamo un’arma, per Assad. Merce di scambio. Eravamo ostaggi. Poi, nel 1992, quando la Siria fu sul punto di aderire agli Accordi di Oslo, il divieto fu abolito: e andarono via tutti. Come chiunque potesseâ€, dice. “Ebreo o menoâ€. E da allora, è rimasto solo.
Nel Jewish Quarter oggi non c’è che il rumore del vento. Gli ebrei sono tre, in realtà , ma con i suoi 64 anni, Salim Hamadani è il più giovane. E l’unico, diciamo, lucido.
Ma è rimasto solo nel senso che gli mancano anche i siriani. “Con Assad, è finito tutto. La Siria è tutta in macerie: anche quella che sembra intatta. Perché hai solo poveri, qui, impegnati a campare, o miliardari che hanno la casa a Damasco, sì, ma la vita a Dubai. A Parigi, a Londra. E comprano solo auto e donne. Non c’è più un cinema, un teatro, una libreria. Niente. Nessuno, qui, sa più dirti da dove viene uno di questi tappetiâ€, dice, iniziando a raccontarmi non solo la sua storia, ma la storia di tutti i suoi proprietari, uno a uno, come l’ultimo Sherazade: con cui da una storia all’altra, la Siria rivive.
Ha girato mezzo mondo: ma non è mai stato a Gerusalemme. Con Assad, era troppo rischioso. Sarebbe stato sospettato di essere del Mossad. E ora, dice, non è il momento. “Preferisco Beirut. Istanbul. Questa guerra per Israele è un suicidio. Non sta attaccando gli altri: sta attaccando se stessa. Un tempo, eravamo gli Einstein, i Kafka, i Freud. Ora, siamo ai vertici solo nei droniâ€, dice. “Voglio un’Israele grande. Non una grande Israeleâ€. Molti israeliani, dico, hanno paura degli arabi. “Non hanno idea di cosa si perdonoâ€.
L'articolo Un anno dopo Assad – “La Siria firmerà gli Accordi di Abramo. Gli arabi temono più Hamas di Israele”: il racconto di Salim, ultimo ebreo di Damasco proviene da Il Fatto Quotidiano.
Una donna scrive alla rubrica di consigli del Daily Star descrivendo una situazione che lei stessa definisce un “circoâ€: è coinvolta con due uomini allo stesso tempo, entrambi consapevoli l’uno dell’altro, entrambi determinati a conquistarla, al punto che uno dei due avrebbe persino proposto “un combattimento a torso nudo†per decidere chi debba averla. La lettrice ammette: “Sono divisa tra due amanti. Entrambi giurano di essere innamorati di me, entrambi mi offrono regali, soldi e un posto stupendo dove vivereâ€. Non riesce a scegliere: ogni volta che passa una notte con uno dei due, crede che sia “quello giustoâ€, salvo cambiare idea il giorno dopo con l’altro.
I due uomini, racconta, sono molto diversi. “Quello più grande è pratico, sa aggiustare tutto ed è molto sicuro di séâ€. Il più giovane invece è “intelligente, spiritoso, artistico. Mi chiama ‘sex kitten’ e mi fa ridere come nessunoâ€. Entrambi, aggiunge, “sono eccezionali a letto: sono inventivi e concentrati su di me. Sono testa a testaâ€. Li ha conosciuti tramite app di incontri, dopo anni in cui si era sentita invisibile: “Ero single da anni, nessuno voleva conoscermi. Ora mi sento tirata da tutte le partiâ€.
L’esperta del Daily Star, Jane O’Gorman, risponde in modo diretto, partendo da una domanda semplice: “Hai considerato che il motivo per cui non riesci a scegliere è che nessuno dei due è adatto a te?†Secondo O’Gorman, la lettrice potrebbe non aver ancora incontrato davvero la persona giusta: “Sono incline a pensare che tu stia ancora cercando ‘quello giusto’â€. L’esperta sposta poi l’attenzione sull’origine della confusione: “La tua vita è complicata quanto tu la rendi. Puoi uscire da questo circo quando vuoiâ€. E propone una riflessione: “Sii onesta: ti stai forse nutrendo di tutta questa attenzione? Ti dà una sorta di euforia?†Jane consiglia una pausa vera: “Dì a entrambi che hai bisogno di tempo da sola. Ignora le loro chiamate e pensa al futuro che vuoi davveroâ€. E suggerisce attività semplici per ritrovare lucidità : “Incontra amici e familiari, fai lunghe passeggiate, nuota, libera la menteâ€. Ma O’Gorman invita anche a considerare gli uomini coinvolti: “Credo che entrambi siano persone decenti, ma potrebbe darsi che ormai la competizione tra loro riguardi più l’ego che la tua felicità â€. Sottolinea inoltre che la situazione non è così insolita come la lettrice sembra credere: “Molti uomini e donne hanno più amanti contemporaneamente. Tu che vai a letto regolarmente con due non è affatto rivoluzionarioâ€. La parte più netta arriva alla fine della risposta: “Una parola che non hai menzionato è ‘amore’. Sei innamorata di qualcuno dei due, o è solo un grande gioco?†E conclude con un invito molto chiaro: “È ora di smettere, schiarirti le idee e crescereâ€.
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Adesso è braccio di ferro. Finanziario e politico. Paramount Skydance rilancia la corsa all’acquisizione di Warner Bros. Discovery. La proposta del colosso guidato da David Ellison, affiancato tra gli altri dalla società di private equity Affinity Partners guidata dal genero di Donald Trump Jared Kushner, è di pagare in contanti la rivale mettendo sul piatto 30 dollari ad azione per acquistare l’azienda, valutata 108,4 miliardi. L’offerta di Paramount riguarda l’intera Warner e quindi anche i canali televisivi come Cnn. E supera di 18 miliardi di dollari quella di Netflix, che comprende solo la casa di produzione cinematografica e il servizio di streaming HBO.
La decisione di Paramount di portare la sua offerta direttamente agli azionisti della Warner, scrive il Wall Street Journal, “potrebbe dare il via a una battaglia pubblica e caotica per il futuro degli ambiti asset della Warner come Hbo, la saga Harry Potter e Dc Comics”. Se Paramount dovesse prevalere, i celebri studios Warner e la Cnn “entrerebbero a far parte del crescente impero mediatico e tecnologico di Ellison e di suo padre, Larry Ellison, il cofondatore di Oracle, vicino al presidente Trump“. Che nella notte italiana aveva espresso dubbi sulla proposta di Netflix affermando che “potrebbe rappresentare un problema”. Nei giorni scorsi del resto i media Usa avevano dato conto di una probabile “ampia indagine sul presunto monopolio di Netflix sul mercato dello streaming” da parte del Dipartimento di Giustizia di Trump.
Nonostante Paramount abbia presentato sei offerte nell’arco di 12 settimane, spiega il gruppo in una nota, Wbd “non ha mai avviato un dialogo significativo su proposte che, a nostro avviso, offrono il miglior vantaggio per gli azionisti di Wbd. Paramount ha quindi deciso di rivolgere direttamente la propria offerta agli azionisti di Wbd e al suo Consiglio di Amministrazione, per garantire loro l’opportunità di perseguire questa alternativa chiaramente superiore”.
“Gli azionisti di Warner Bros. Discovery meritano l’opportunità di considerare la nostra offerta interamente in contanti per le loro azioni dell’intera società che è superiore a quella di Netflix. La nostra offerta pubblica si basa sugli stessi termini che abbiamo fornito privatamente al Consiglio di Amministrazione e offre un valore superiore e un percorso più sicuro e rapido verso il completamento”, ha commentato Ellison. “Riteniamo che il Consiglio di Amministrazione di Wbd stia perseguendo una proposta inferiore che espone gli azionisti a un mix di liquidità e azioni e a un futuro incerto per il business delle reti. Stiamo portando la nostra offerta direttamente agli azionisti per dare loro l’opportunità di agire nel proprio interesse e massimizzare il valore delle loro azioni”. In un’intervista a Cnbc ha inoltre sostenuto che la proposta “è buona per Hollywood” mentre quella di Netflix è “anticoncorrenziale” poiché l’unione metterebbe “fine all’industria” cinematografica “così come la conosciamo”.
La proposta è supportata da un finanziamento azionario della famiglia Ellison e della società di private equity RedBird Capital, oltre a 54 miliardi di dollari di impegni di debito da parte di Bank of America, Citi e Apollo Global Management.
Paramount Skydance è nata ufficialmente lo scorso agosto come frutto della fusione di Paramount e Skydance media, guidata da David Ellison. La Federal Communications Commission ha dato il via libera il 24 luglio dopo una lunga fase di stallo regolatorio. L’ok è arrivato, forse non a caso, dopo che la Cbs ha deciso di cancellare The Late Show With Stephen Colbert, il cui conduttore aveva criticato la Paramount per aver patteggiato con il presidente un risarcimento di 16 milioni di dollari nell’ambito di una causa legata a un’intervista all’allora candidata alla presidenza Kamala Harris. In parallelo, Larry Ellison, Skydance e il fondo RedBird Capital hanno rilevato la quota di controllo detenuta da Shari Redstone in National Amusements Inc., mettendo fine alla gestione della famiglia Redstone che ha ricevuto 1,75 miliardi di dollari in contanti e ha lasciato il consiglio d’amministrazione.
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“Nella Striscia di Gaza c’è una tregua finta. Il genocidio sta continuando a bassa intensità , non ad alta intensità . Solo in questo periodo di cessate il fuoco sono stati uccisi 357 palestinesi, di cui 134 bambini, di quali tregua stiamo parlando? Se avessero ucciso due bambini israeliani al giorno non avremmo parlato di tregua”. Lo ha detto la giornalista Rula Jebreal in collegamento con Accordi&Disaccordi, in onda ogni sabato sul Nove. “Inoltre – ha sottolineato – il genocidio e le sue tattiche sono state spostate in Cisgiordania, dove i palestinesi vengono uccisi non solo dall’esercito ma anche dai coloni, che poi se ne vantano davanti alle telecamere”
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Un forte terremoto si è verificato al largo della costa settentrionale del Giappone. Lo ha dichiarato l’Agenzia Meteorologica Giapponese, emettendo anche un’allerta tsunami. L’agenzia ha indicato che il sisma di magnitudo 7.6 si è verificato al largo delle coste di Aomori e Hokkaido, con un epicentro a circa 50 chilometri sotto la superficie del mare.
L’Agenzia ha emesso l’allerta stimando onde alte 3 metri nella costa centrale del Pacifico di Hokkaido, la costa pacifica della prefettura di Aomori e la prefettura di Iwate. Una prima onda da 40 centimetri ha colpito la città di Urakawa nella prefettura di Hokkaido e il porto di Mutsu Ogawara nella prefettura di Aomori. Uno tsunami di 70 centimetri è stato misurato nel porto di Kuji, nella prefettura di Iwate, e onde di tsunami fino a 50 centimetri hanno colpito altre comunità costiere della regione. Dopo alcune ore l’allerta tsunami è stata revocata.
La premier Sanae Takaichi, in un breve commento ai giornalisti, ha dichiarato che il governo ha istituito una task force d’emergenza per valutare urgentemente l’entità dei danni. “Mettiamo al primo posto la vita delle persone e stiamo facendo tutto il possibile”, ha detto. L’emittente pubblica Nhk parla di alcuni feriti in un hotel della città di Hachinohe, nella prefettura di Aomori.
Le autorità locali nelle prefetture di Aomori, Hokkaido e Iwate, a nord dell’arcipelago, hanno esortato la popolazione ad allontanarsi dalla costa ad evacuare nonostante l’orario notturno e le temperature minime intorno allo zero. A causa del sisma, i servizi dei treni superveloci Shinkansen sono stati sospesi sull’intero versante nord-orientale, mentre al momento non sono state segnalate anomalie nelle centrali nucleari di Fukushima, Higashidori, Onagawa. La scossa è stata avvertita anche nella capitale Tokyo, a oltre 700 chilometri di distanza dalla prefettura di Aomori.
Il Segretario Capo di gabinetto del governo giapponese, Minoru Kihara, ha affermato che le centrali nucleari della regione stavano effettuando controlli di sicurezza e che finora non erano stati rilevati problemi. Un uomo nella città di Tohoku è rimasto leggermente ferito quando la sua auto è caduta in una buca, ha riportato il broadcaster pubblico Nhk. Diversi incendi sono stati segnalati ad Aomori e circa 90.000 residenti sono stati invitati a rifugiarsi nei centri di evacuazione, ha dichiarato l’Agenzia per la Gestione di Incendi e Disastri.
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