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#news #ilfattoquotiano.it
Paura e sconcerto a Tenerife. Quattro persone sono morte e una risulta dispersa dopo che un’onda potente ha trascinato un gruppo di nuotatori in mare mentre “si trovavano in una popolare piscina di acqua salata sulla costa occidentale dell’isola di Tenerife”. Lo hanno riferito le autorità spagnole.
Al momento dell’incidente era in vigore un’allerta meteo per mare agitato, e la piscina era chiusa ai bagnanti dal 3 dicembre, secondo quanto riportato dai media locali.
Durante le operazioni di soccorso, tre corpi – un uomo di 35 anni, una donna di 55 e un altro uomo di cui non sono state rese note le generalità – sono stati recuperati domenica con l’ausilio di moto d’acqua ed elicotteri. Una quarta persona, una donna, è deceduta lunedì, un giorno dopo essere stata rianimata sul posto e trasportata in ospedale.
La piscina di Isla Cangrejo, situata sulla costa di Los Gigantes, è molto frequentata dai turisti. Circondata da rocce vulcaniche e protetta da barriere di cemento, si trova quasi al livello del mare ed è particolarmente pericolosa durante mare mosso, quando le onde possono facilmente superare la barriera di cemento.
Le indagini proseguono mentre i famigliari dei morti cercano di raccogliere più informazioni possibili su quanto accaduto nel terribile incidente.
Soprattutto non si spiega il perché nonostante l’allarme meteo, i nuotatori siamo rimasti lo stesso fermi nella piscina.
L'articolo Un’onda potente schianta e uccide quattro nuotatori mentre erano in piscina: terrore e paura a Tenerife proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Volevate trovarla morta…â€. È l’incipit durissimo del lungo post pubblicato su Facebook da Lorenzo Tramacere, cugino di Tatiana Tramacere, la 27enne di Nardò scomparsa per undici giorni e ritrovata giovedì scorso in una mansarda a pochi passi da casa, nell’abitazione dell’amico Dragos Ioan Gheormescu. Parole che arrivano in un clima teso, mentre sui social si moltiplicano critiche e attacchi nei confronti della ragazza, accusata da molti di aver organizzato un allontanamento volontario senza pensare al dolore dei familiari e al dispiegamento di forze per ritrovarla.
Il parente rifiuta questa narrazione e punta il dito contro chi, a suo dire, “avrebbe preferito una tragedia, un colpo di scenaâ€, perché “l’odio ha bisogno di tragedie nuove da divorareâ€. Ricorda che Tatiana “è viva†e che questo dovrebbe “bastare a fermare tutto il restoâ€. Ma soprattutto invita a non giudicare: “Se davvero tutto ciò è stato frutto della sua volontà , dobbiamo capire quale dolore, quale tempesta interna l’abbia travoltaâ€.
La famiglia e i sospetti sul periodo di scomparsa
A non convincere i parenti, però, è proprio la versione di Tatiana, che ha dichiarato ai carabinieri di essersi nascosta volontariamente nella casa di Dragos, distante appena 500 metri dalla sua abitazione. La famiglia — riferiscono alcune fonti — starebbe valutando una denuncia nei confronti del 30enne romeno, dal momento che non crede del tutto alla ricostruzione fornita dalla giovane. Quando i carabinieri entrarono in casa, Tatiana era rannicchiata in un armadio. “Non ho fatto nienteâ€, avrebbe detto. Le sue condizioni hanno scioccato i genitori: “L’abbiamo trovata denutrita, sofferente, smagrita. Non si reggeva in piediâ€, ha dichiarato il padre Rino Tramacere, aggiungendo di non sapere se la ragazza sia stata maltrattata. “Ce lo siamo chiesti, sìâ€, ammette.
Dragos cambia avvocato e si difende
Nel frattempo Dragos ha cambiato legale. Il nuovo avvocato dovrà verificare gli atti, mentre il 30enne ribadisce la sua versione: “Il forte sentimento reciproco tra me e Tatiana non mi ha fatto ben comprendere le conseguenze di questa nostra avventura. Ho voluto tutelarla nelle sue scelte personaliâ€. Il suo precedente avvocato, Angelo Greco, ha sottolineato che non ci sono elementi per configurare reati: “Nessun maltrattamento, e l’allontanamento era volontarioâ€. Gli inquirenti hanno escluso il sequestro di persona già la sera del ritrovamento.
Tatiana, intanto, non parla. Né con gli investigatori, né con la famiglia. La 27enne, seguitissima sui social per le sue poesie, si è “chiusa in un silenzio quasi totaleâ€, come spiega il padre Rino, che racconta una figlia “sconvoltaâ€, isolata nella sua stanza e sopraffatta dagli attacchi online: “Certe insinuazioni le fanno male. Soffre fino alle lacrimeâ€. Il cugino Lorenzo insiste sul tema della fragilità : “Tatiana è una ragazza fragile, confusa, che ha vissuto qualcosa che nessuno ha compreso. Anche se avesse fatto tutto di sua volontà , merita rispettoâ€. E avverte: “Le parole pesano. Possono spezzare. Una ragazza sommersa dall’odio può cadere in un buco neroâ€.
Dragos è tornato al lavoro come gommista. Il suo cellulare, sequestrato inizialmente perché era caduta l’ipotesi d’istigazione al suicidio, è ancora al vaglio degli inquirenti e potrebbe chiarire gli ultimi aspetti di una vicenda ancora avvolta da domande. La famiglia, intanto, chiede soltanto silenzio e protezione: “Bisogna proteggerlaâ€, ribadisce il padre, preoccupato dalle continue speculazioni che circolano sulla vicenda.
L'articolo “Volevate trovarla morta…â€, lo sfogo del cugino di Tatiana Tramacere. Non esclusa una denuncia contro l’amico Dragos proviene da Il Fatto Quotidiano.
Gravissimo incidente in via Archimede questa mattina a Genova. Una ambulanza, a sirene spiegate, ha travolto uno studente di 12 anni che in quel momento stava attraversando la strada per entrare a scuola. Il giovane ha diversi traumi e fratture. È stato intubato e portato in condizioni critiche all’ospedale Gaslini. Sul posto sono intervenuti gli agenti della sezione infortunistica della polizia locale.
L'articolo Ambulanza travolge 12enne che sta andando a scuola a Genova proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Due giorni fa ero morto a letto, oggi sono stato meglio e sono venuto qui per aiutare la squadra”. Così Christian Pulisic a Sky Sport nell’immediato post Torino-Milan, match vinto in rimonta dai rossoneri per 2-3 grazie al gol di Rabiot prima e alla doppietta dello statunitense poi. Pulisic non doveva nemmeno scendere in campo: l’improvvisa febbre a 39 di sabato aveva messo in dubbio anche la sua convocazione per il match del lunedì sera.
Poi domenica i primi miglioramenti e la decisione – presa lunedì mattina – di raggiungere la squadra a Torino. Lo statunitense è partito dalla panchina, ma sul 2-1 è entrato in campo al 66esimo per provare a dare una mano ai suoi. Ed ecco che dopo un minuto è arrivato il gol del 2-2 e dopo dieci la rete decisiva del 2-3.
“Voglio trovare più ritmo, la squadra sta facendo molto bene quest’anno. Pensiamo partita per partita, se continuiamo così a fine stagione ci toglieremo delle soddisfazioni. Ieri non sapevo se potevo giocare, stamattina sono stato molto meglio e sono felice per i gol, ma soprattutto perché abbiamo vinto”, ha concluso Pulisic nel post partita.
Una vittoria in rimonta e di carattere quella del Milan, che dopo un inizio choc (2-0 al 17esimo con le reti di Vlasic su calcio di rigore e Duvan Zapata con un destro incrociato) ha avuto la forza e la capacità di reagire e rimanere in partita grazie anche alle individualità .
Prima una botta da fuori di Rabiot, poi la doppietta di Pulisic nel secondo tempo hanno consentito alla squadra di Allegri (in tribuna per squalifica) di riagganciare il Napoli al primo posto in classifica e di dare continuità alla vittoria contro la Lazio. Doppietta che porta Pulisic in vetta alla classifica marcatori di Serie A insieme a Lautaro Martinez.
“Nel primo tempo loro ci aspettavano e noi siamo stati dei polli perché non abbiamo allargato il gioco – ha dichiarato a fine gara Marco Landucci, vice di Allegri -. Però siamo una squadra che non molla mai, e bisogna elogiare anche lo staff medico perché Pulisic stava malissimo, eppure è venuto e ci ha dato una grande mano. Vorrei rimarcare il grande spirito di questa squadra”.
L'articolo “Due giorni fa ero morto a letto”: non doveva nemmeno giocare, Pulisic entra e riporta il Milan al primo posto proviene da Il Fatto Quotidiano.
Marracash ieri, 9 dicembre, è sbarcato all’Unipol Forum di Milano per la tappa del tour sold out Marra Palazzi25, che rappresenta la naturale prosecuzione del tour trionfale negli stadi andato in scena nell’estate del 2025 che ha registrato quasi 300.000 spettatori. Ad accompagnarlo sul palco ieri sera c’erano: Lazza (“Salvador Dali”-“Sport”), Blanco (“Nemesi”), Filippo Graziani (“È finita la pace”) e 22Simba (“Fanculo”).
Dopo la data di ieri sera sera si prosegue sempre stasera 9 dicembre (SOLD OUT) e il 10 dicembre all’Unipol Forum di Milano, il 12 (SOLD OUT) e il 13 dicembre (SOLD OUT) al Palazzo dello Sport di Roma, il 17 dicembre alla Kioene Arena di Padova (SOLD OUT) e si concluderà il 20 dicembre all’Inalpi Arena di Torino.
L'articolo Marracash in concerto all’Unipol Forum di Milano: ecco tutte le foto della serata. Sul palco anche Lazza, Blanco, Filippo Graziani e 22Simba proviene da Il Fatto Quotidiano.
Centinaia di residenti dei distretti di Ban Kruat e Lahan Sai, nella provincia thailandese di Buriram, si rifugiano in un centro di evacuazione presso il Circuito Internazionale di Chang, mentre continuano gli scontri armati lungo il confine tra Thailandia e Cambogia. Lunedì la Thailandia ha lanciato attacchi aerei sulla vicina Cambogia, con entrambe le parti che si scambiano la colpa per i rinnovati combattimenti sul confine conteso, che hanno causato la morte di quattro civili cambogiani e un soldato thailandese. Le immagini pubblicate dal Ministero dell’Istruzione cambogiano mostrano studenti che fuggono dalle aule spaventati.
L'articolo Scontri armati tra Thailandia e Cambogia, popolazione in fuga dalle zone di confine proviene da Il Fatto Quotidiano.
Voce potente, personalità non indifferente. PierC (vero nome Piercesare Fagioli, ndr), di certo, non è passato inosservato all’ultima edizione di X Factor 2025, che ha visto trionfare rob. Sin dalle prime selezioni i giudici hanno convintamente ripetuto che era sicuramente uno dei candidati alla vittoria, poi il cantante si è assestato al quarto posto, arrivando però alla Finalissima di Piazza del Plebiscito a Napoli. PierC ha lasciato un lavoro “sicuro” per dedicarsi anima e corpo alla musica.
Al netto della felicità di essere in Finale e del fatto che siete tutti amici, c’è stato davvero un attimo in cui hai pensato di vincere?
Diciamo che sono partito a ‘livello mediatico’ col botto. Sono il classico esempio di chi entra papa esce cardinale. Detto questo, è stato dal Bootcamp che ho capito che avrei potuto vincere.
Poi cosa è successo?
Ho fatto un mio percorso anche personale. Ho metabolizzato tante cose e durante la permanenza nel loft con gli altri concorrenti ho vissuto tutto con molta serenità , senza avere il peso delle aspettative addosso.
Di certo hai lasciato un lavoro “sicuro” nel campo della finanza/computer science. Cosa ti ha spinto a farlo?
Nel dicembre 2024 ho capito che avevo un grande sogno nel cassetto e che era davvero arrivato il momento di provarci seriamente. Ho studiato per la Triennale, mi sono messo sotto con la magistrale poi ad un certo punto ho detto ‘avete rotto il ca**o’ (ride, ndr) e quindi ho capito che era giunto il momento di prendermi il fatidico anno sabbatico per provarci. Al netto dei pareri degli altri.
Cosa si aspettava la tua famiglia da te?
Sicuramente era chiaro che avevo alle spalle un progetto molto chiaro e strutturato. Ma in realtà ho sempre studiato da piccolo musica, il pianoforte al Conservatorio, è stata ed è una passione totalizzante, suonavo, cantavo, facevo serate a Milano…Tutto ciò che ho fatto mi ha reso consapevole di chi io sia a 24 anni. Ed è anche una fortuna che non abbia fatto questa esperienza a X Factor a 16 o 18 anni.
Però hai partecipato a “Ti lascio una canzone†a 13 anni…
Verissimo, ma era un’altra esperienza più adatta ai bambini. Non ho cantato tanto e quanto avrei voluto anche perché eravamo in dieci. Ma ho vissuto emozioni incredibili come quella di cantare con Gino Paoli ‘Il cielo in una stanza’.
Per aver scelto la musica hai vissuto momenti difficili?
Sì. Essendo una passione totalizzante è accaduto che magari dicessero che ero uno sfigato, solo perché al posto di andare a giocare a calcio suonavo. Intendiamoci non era proprio bullismo, ma sono anche consapevole di essere una persona particolare. Sono felice di essere così e tutte le persone care che sono presenti nella mia vita, che si contano sulle dita di una mano, mi amano e mi accettano per come sono.
Qual è il tuo punto di forza?
Una persona che mi conosce per davvero, poi difficilmente mi abbandona. Ripeto, sono strano, particolare e pesante ma quando faccio entrare nella mia vita qualcuno è difficile che mi lasci andare e difficilmente lascio andare via io. Finita la terza media, al Liceo è stato tutto più facile integrarmi con gli altri perché ero più protetto e ho conosciuto persone più ‘pacate’…
A proposito di critiche, ti ha ferito il “non saltellare†di Achille Lauro?
Le mie lacrime erano dovute alla tensione della Semifinale, perché ero soddisfatto di aver fatto bene pezzi difficilissimi, ero grato a Gabbani che mi ha regalato la sua fiducia e ha creduto tanto nelle mie possibilità . Il discorso di Achille credo fosse diretto al fatto che il mondo esterno è senza rete di protezione e che il saltellare può essere considerata una cosa ridicola. Probabilmente era un consiglio dettato anche dalla sua esperienza personale.
E tu che ne pensi?
Lo so benissimo che non sono l’archetipo dell’accattivante, ma credo di essere credibile in quello che faccio e penso che il pubblico l’abbia recepito con le diverse standing ovation in studio.
Invece Giorgia che consiglio ti ha dato?
Mi ha tenuto la mano nei momenti più delicati. Con lei ho fatto una foto quando ho partecipato a ‘Ti lascio una canzone’. La amo per la sua vocalità e perché è la rappresentazione più riuscita di tutto il mondo di voci bellissime che abbiamo. Ha una musicalità incredibile. E poi è una persona molto bella dal punto di vista umano. Con me porterò sempre il grande abbraccio che mi ha dato dopo le prove generali a Piazza del Plebiscito per la Finale di X Factor. Ha una presa molto salda. Mi ha consigliato di fare sempre quello che desidero e di non farmi trascinare in cose che non sento mie.
A tal proposito come mai avete scelto proprio “Neve sporca�
È stato il momento più difficile del mio percorso iper veloce, molto tosto. Ho letto che questo brano è piaciuto e non è piaciuto. Va bene lo stesso, ma vorrei dire che dietro ci sono tre autori dietro importanti Frada, Raige e Leonardo Grillotti.
Ci sono mai state altre opzioni?
Sì in inglese e in italiano. Ma anche io avevo dei brani che però non erano adatte al programma.
Perché?
Troppo particolari e non tanto commerciali. Sono state valutate, ma abbiamo abbandonato questa strada quando è arrivata ‘Neve Sporca’. Non è immediata come canzone, complicata anche musicalmente, ma il testo l’ho sentito molto mio.
Aprirai le date del prossimo tour di Gabbani, hai già un team che ti segue?
Conoscere Gabbani è stato stupendo. È un artista immenso che crede in me più di quanto io creda in me stesso. Cantautori di spessore come lui non ce ne sono tantissimi . Sono in contatto con il suo team di lavoro. Del resto la mia partecipazione a X Factor aveva un obbiettivo.
Quale?
Dire a tutti: ok io sono qui, qualcuno ha il piacere di lavorare con me e costruire una progettualità assieme?
L'articolo “Mi dicevano che ero sfigato perché suonavo e non giocavo a calcio. Ho lasciato il posto sicuro per provare X Factor, il mio futuro è quiâ€: il racconto di PierC proviene da Il Fatto Quotidiano.
Notte di paura nell’Avellinese. A Montefredane, nella provincia irpina, è stata registrata appena un minuto dopo la mezzanotte di oggi una scossa di magnitudo 3.0. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), nella sua sede di Roma, ha stimato l‘ipocentro – cioè il punto di origine di rottura della crosta terrestre – a una profondità di 11 km. Già il 25 ottobre, sempre in provincia di Avellino, c’erano stati eventi sismici con apici vicini al 4.0.
Le scosse sono state percepite in numerosi centri della provincia, tra le cittadine entro 10 km è presente anche il capoluogo. Il comune più vicino all’epicentro rimane però Montefredane, il cui sindaco Ciro Aquino assicura: “Al momento non si registrano danni a persone o cose. Mi sono subito messo in contatto con la Prefettura di Avellino e ho emanato un’ordinanza di chiusura della scuola, in via precauzionale, per la giornata di oggi. A quanti mi hanno scritto, desidero rassicurare che la situazione sembra sotto controllo.”
Nell’ordinanza di chiusura degli edifici scolastici del piccolo comune – poco più di 2000 abitanti – si legge che le scuole rimarranno chiuse al fine di “effettuare le verifiche tecniche di integrità strutturale degli edifici”.
L'articolo Terremoto di magnitudo 3.0 in Irpinia, scuole chiuse a Montefredane. Il sindaco: “Al momento nessun danno” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Massimo Giletti è stato aggredito in centro a Roma mentre stava rivolgendo delle domande a un uomo che prima gli ha rilasciato un’intervista e poi lo ha colpito con un pugno, rifiutando di rispondere ad ulteriori domande sul caso della scomparsa di Emanuela Orlandi.
Il giornalista stava lavorando a un servizio sul mistero della scomparsa della cittadina vaticana avvenuta nel 1983, per il programma in onda su Rai 3 ‘Lo stato delle cose’, per cui il conduttore ha scelto di seguire la cosiddetta pista familiare che vede al centro lo zio di Emanuela Mario Meneguzzi, scomparso da diversi anni. La persona inseguita da Giletti, lo dice lo stesso giornalista, è un ex agente dei servizi segreti che aveva fatto parte del Sisde: lo stesso ascoltato giovedì scorso dalla commissione parlamentare di inchiesta dopo che proprio ‘Lo stato delle cose’ aveva ricostruito che Mario Meneguzzi, zio di Emanuela Orlandi, era stato avvertito del fatto che gli stessi Servizi all’epoca lo stessero pedinando (fonte: Rainews). Del resto, è già noto che l’uomo fosse stato attenzionato dagli inquirenti ma i sospetti contro di lui caddero presto perché non vennero riscontrati elementi di prova sul suo coinvolgimento nella scomparsa della ragazza avvenuta il 22 giugno del 1983. E il suo alibi – quel giorno era a 200 chilometri da Roma insieme alla moglie Lucia, alla figlia Monica e alla cognata Anna Orlandi – venne, evidentemente, riscontrato da chi indagò all’epoca. “Ma fu fatto molto pocoâ€, ha dichiarato ieri Giletti in trasmissione. Secondo quanto riporta Rainews, la soffiata a Meneguzzi all’epoca sul fatto che lo stessero pedinando, sarebbe arrivata “da una persona legata ai servizi segreti: Giulio Gangi, oggi deceduto, che lavorava in coppia proprio con l’uomo coinvolto nell’episodioâ€. Lo stesso Gangi sin da subito si mise sulle tracce della Vatican Girl, e a quanto pare conosceva i cugini di Emanuela tra cui il figlio di Mario Meneguzzi, Pietro. “Gangi lo conoscevo, lavoravamo al Sisde†ha dichiarato l’ex agente che ieri ha colpito Giletti (prima di aggredirlo) ma l’uomo ha anche negato di conoscere le motivazioni per cui Meneguzzi sarebbe stato all’epoca avvisato del pedinamento nei suoi confronti. L’uomo ha negato di aver avvisato Gangi: “Se uno è corrotto non significa che lo sono tutti. Non so se e perché lo abbiano avvisatoâ€, ha dichiarato a Giletti. “I servizi avvisarono lo zio di Emanuela che era pedinato e chiamò qualcuno dei Servizi per chiedergli chi lo seguisseâ€, ha dichiarato ieri in tivù Giletti.
“Chi è il soggetto in questione? È un ex dei servizi segreti, che ha fatto anche la legione straniera e credo sia stato anche tra i paracadutisti. Giovedì scorso, quando è stato ascoltato e interrogato da Andrea De Priamo, presidente della commissione Orlandi – spiega Giletti all’ANSA – ho provato a intervistarlo sulla vicenda. Sto seguendo infatti una pista che non è stata mai approfondita: il coinvolgimento dello zio Mario Meneguzzi nel rapimento di Emanuela Orlandi. Nel momento in cui l’ho incalzato per quattro, cinque minuti, chiedendogli come mai i servizi segreti avessero avvertito lo zio di Emanuela del fatto che era pedinato dalla polizia, ha perso la testa, si è girato e mi ha colpito come un pugno. Io, che sono alto e vaccinato, sono nato in strada e ho fatto parecchie battaglie da ragazzino, non mi sono spaventato e ho insistito. Quello che manca purtroppo nel filmato è una seconda parte, in cui mi ha colpito di nuovo violentemente mandandomi in mezzo alla strada: purtroppo ha colpito anche il telefono che è andato in tilt”. E infine “denunciare? Come diceva Minoli, sono un giornalista di strada, e i giornalisti di strada sanno quello che succede quando fai domande scomode: il primo a colpirmi, vado a memoria, fu Umberto Bossi, parliamo del 1992-1993, gli anni di Mixer. Quando fai domande scomode, anche i politici perdono la testa. Io volevo querelare, Minoli mi disse: uno come te prende e incassa”,
La scorsa settimana, “Lo Stato delle cose†aveva diffuso la notizia della perquisizione da parte dei Carabinieri della casa di Mario Meneguzzi in località Torano, a Spedino, (la stessa in cui si trovava il giorno in cui venne rapita sua nipote). Tale perquisizione è avvenuta nel 2024, dopo che la figura di Meneguzzi era stata nuovamente tirata in ballo da Enrico Mentana durante il Tg La7. In quel servizio venne mostrata una lettera all’allora segretario di Stato del Vaticano di un sacerdote sudamericano, padre spirituale della sorella di Emanuela, Natalina Orlandi che aveva confessato al prete di aver ricevuto delle “semplici avances verbali da parte di mio zio che però caddero lì†(ha precisato poi in conferenza stampa, nel 2023, la donna). Per questo motivo, “Zio Mario†venne indagato all’epoca dei fatti ma la sua posizione fu presto archiviata con un nulla di fatto. Ieri, Giletti ha parlato di una nuova perquisizione avvenuta in un altro appartamento, mostrando nuovamente i documenti della Procura che risalgono ai giorni della scomparsa da cui si legge che anche il fidanzato di Natalina all’epoca disse ai Carabinieri delle avances ricevute. In quell’occasione, Natalina confermò alle forze dell’ordine i fatti (avvenuti nel ’78, cinque anni prima, ndr) ribadendo il suo imbarazzo per gli atteggiamenti di suo zio “a cui risposi sempre negativamenteâ€: così disse al sostituto procuratore Domenico Sica che era a capo delle indagini.
“Siamo stati tutti quanti pedinati, mi sembra che cascate dal pero. Siamo stati controllati tutti, sia gli Orlandi che noi Meguzzi, è stato scritto dappertutto. Gli inquirenti giustamente all’inizio hanno voluto verificare che in famiglia non ci fosse qualche problema ma non ci hanno ancora arrestati. Siamo qui dopo 42 anni e siamo tranquilli†ha detto ieri Giorgio Meneguzzi, figlio di Mario, all’inviata de Lo Stato delle cose. “Sugli inseguimenti non furono i Servizi che avvisarono mio zio ma il contrario – ha spiegato ieri Pietro Orlandi con un messaggio sui social –, mio zio si sentiva seguito, avvisò Gangi perché aveva paura e non sapeva chi fossero. Gangi disse: prendi la targa, gli lesse la targa e dopo un po’ gli dissero, di stare tranquillo perché era una loro auto. Comunque Giletti inventa date, fa passare che siano indagini attuali evitando di dire che ci furono indagini approfondite e chiuse perché non fu provato nullaâ€.
L'articolo Massimo Giletti è stato aggredito e colpito con un pugno da un ex esponente dei servizi segret mentre tentava di intervistarlo sul caso Emanuela Orlandi proviene da Il Fatto Quotidiano.
Un’indagine dell’Ats su richiesta della Regione Lombardia. E’ scattata, riferisce il Corriere della Sera, sull’ospedale San Raffaele di Milano – che fa parte del Gruppo San Donato ed è un istituto privato che opera in convenzione con il Servizio sanitario regionale – dopo i gravi disservizi che avrebbero interessato il terzo piano del padiglione “Iceberg” tra la notte del 5 e il 6 e domenica 7 dicembre. Sotto esame sono finite le modalità con cui è stata gestita l’assistenza infermieristica in reparti ad altissima complessità , come la Medicina ad alta intensità , la Medicina di cure intensive e l’Admission room, affidata a una cooperativa esterna accusata di essere priva delle competenze necessarie.
La scelta sarebbe stata presa dall’amministratore unico Francesco Galli, che ha rassegnato le dimissioni, nonostante le riserve espresse dal personale interno che aveva sconsigliato il ricorso a operatori esterni vista la delicatezza delle condizioni dei pazienti. Secondo quanto emerge da mail interne circolate tra sabato e domenica, gli infermieri della cooperativa avrebbero commesso errori tali da determinare “situazioni ad elevatissimo rischio per i pazienti”.
Tra gli episodi segnalati, il medico di guardia riferisce di un’operatrice che non conosceva adeguatamente la lingua italiana né i nomi dei farmaci, tanto da confondere l’Amiodarone 150 mg con un inesistente “modarone†da 500 mg, arrivando a somministrare una dose dieci volte superiore a quella prescritta. Un’altra infermiera, riferisce ancora il quotidiano di via Solferino, non sarebbe stata in grado di gestire correttamente la ventilazione non invasiva di un paziente. “È una situazione troppo pericolosa. Errori irrecuperabili sono dietro l’angolo ed è solo una questione di tempo”, scrive uno dei medici coinvolti.
Di fronte alle difficoltà operative, la direzione sanitaria ha istituito un’unità di crisi. Sono stati temporaneamente bloccati i nuovi accessi ai reparti interessati dal pronto soccorso e i pazienti più critici sono stati trasferiti in altre strutture o reparti. Al terzo piano del padiglione “Iceberg” sono stati inseriti in turno infermieri già assunti dall’ospedale. Fonti sindacali riferiscono che, per fronteggiare l’emergenza, sarebbero stati offerti compensi straordinari: 600 euro per il turno diurno e fino a 1.000 euro per quello notturno agli operatori disponibili. La situazione sarebbe tornata sotto controllo nella giornata di domenica.
L’assessore al Welfare Guido Bertolaso ha espresso «massima attenzione e preoccupazione» per l’episodio, annunciando l’avvio immediato dell’indagine da parte dell’Ats. Il caso ha acceso anche lo scontro politico in Consiglio regionale. L’opposizione va all’attacco: Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd, definisce quanto accaduto “inaccettabile” e lo indica come l’ennesima prova dello squilibrio, nella Lombardia governata dal centrodestra, tra sanità pubblica e privata, chiedendo spiegazioni al presidente Attilio Fontana.
L'articolo San Raffaele, farmaci sbagliati e dosi 10 volte superiori a quelle prescritte. Regione Lombardia: “Indagine dell’Ats” proviene da Il Fatto Quotidiano.
L'articolo Zelensky arrivato a Roma: vedrà il Papa e Meloni. Trump: “L’Europa sta andando in una brutta direzione” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Sono 67 i giornalisti uccisi nel mondo dal 1 dicembre 2024 al 1 dicembre 2025. Lo rende noto Reporter senza frontiere (Rsf) nel suo bilancio annuale pubblicato oggi. Il numero “è tornato a crescere, a causa delle pratiche criminali delle forze armate regolari e non e della criminalità organizzata“, spiega l’associazione secondo la quale “i giornalisti non muoiono, vengono uccisi”.
Dei 67 professionisti dei media uccisi nell’ultimo anno, quasi la metà (43%) è stata uccisa a Gaza dalle forze armate israeliane e il 79% (53) è stato vittima della guerra o delle organizzazioni criminali. Nel Messico, paese afflitto dai cartelli della droga, ad esempio, il 2025 è stato l’anno più mortale degli ultimi tre per i giornalisti. Nel frattempo, 503 giornalisti sono dietro le sbarre in tutto il mondo. Inoltre, a un anno dalla caduta di Bashar al-Assad, molti dei giornalisti arrestati o catturati sotto il suo regime rimangono introvabili, rendendo la Siria il Paese con il più alto numero di professionisti dei media scomparsi.
L'articolo Reporter senza frontiere: “67 giornalisti uccisi nel 2025, la metà a Gaza dall’esercito israeliano” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Cari Genitori, nelle prossime settimane saranno avviate le procedure di iscrizione per l’anno scolastico 2026/2027 e le nostre ragazze e i nostri ragazzi potranno scegliere il percorso di studi da intraprendere al termine della scuola secondaria di primo grado. Si tratta di un momento fondamentale: eÌ€ l’inizio di un percorso di vita, oltre che di studio, che dovraÌ€ servire a valorizzare i talenti, le attitudini e le aspettative di ogni giovane. Per questa ragione il sistema scolastico si impegna a offrirVi il suo supportoâ€.
Puntuale – come ogni anno da quando è al governo – nei giorni scorsi, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha scritto alle mamme e ai papà d’Italia che devono scegliere con i loro figli la scuola secondaria, per fornire loro le prospettive lavorative dei diplomati, alcune tendenze del mondo del lavoro e alcuni dati sulle possibilità di scelta dei percorsi di studio dopo il diploma: Istituti Tecnologici Superiori Academy e Università . Una missiva dove Valditara non nasconde più di tanto la “sponsorizzazione†per il cosiddetto 4+2, battezzato dallo stesso professore.
Nella nota, infatti, dice: “Mi sembra utile evidenziare che sono ormai entrati a pieno regime i percorsi della filiera tecnologico professionale che consentono agli studenti dopo solo quattro anni di scuola tecnica o professionale di entrare immediatamente nel mondo del lavoro con qualifiche particolarmente richieste e ben retribuite, di iscriversi all’università ovvero di conseguire con ulteriori due anni di studio il diploma di tecnico superiore rilasciato dagli Its Academy, cioè un titolo di studio di livello terziario a cui corrisponde un profilo di tecnologo che permette un rapido e appagante inserimento lavorativo. A tal riguardo, i dati di monitoraggio a disposizione evidenziano un tasso di occupazione molto alto, pari a circa l’84%, a un anno dal diploma Itsâ€.
A fronte delle venti righe dedicate al 4+2, spende quattro righe d’inchiostro per i licei anche perché i percorsi tradizionali si dà per scontato che si conoscano. Balza all’occhio, invece, come il liceo made in Italy (altra creatura di questo Governo) tanto promosso negli scorsi anni, finisca in fondo alla lettera riassunto in una riga e mezza. Negli allegati, molto dettagliati, il ministero di viale Trastevere spinge molto l’acceleratore sui tecnici: “Nel periodo 2025-2029, le aziende richiederanno complessivamente circa 1,6/1,8 milioni di lavoratori in possesso di un diploma di secondo grado, corrispondenti a circa 310/360 mila in media all’anno. I posti di lavoro da coprire ogni anno tra il 2025 e il 2029 con lavoratori in possesso di diploma tecnico professionale saranno compresi tra 160mila e 186mila unità a fronte di circa 153mila giovani in uscita da questi indirizzi di studio che si metteranno alla ricerca di un lavoro. Vi sarà , pertanto, una carenza di diplomati tecnici e professionali che potrà variare tra 8mila e 33mila unità all’anno, interessando trasversalmente quasi tutti i percorsi, anche se con diversa intensità â€.
Sui licei, invece, il ministero è molto più prudente: “I posti di lavoro da coprire nel periodo (2025-2029) con un diploma liceale vengono stimati tra 25mila e 30mila annui. Il dato conferma che i diplomi liceali di per sé non rivestono una forte attrattività per il mercato del lavoro e richiedono piuttosto una prosecuzione nell’istruzione terziaria. La rilevazione Excelsior mette in evidenza che, comunque, circa 100mila neodiplomati liceali, ovvero il triplo di quanti richiesti, proverà ad entrare nel mondo del lavoroâ€. Una spinta verso le professioni tecniche e il mondo industriale legato all’innovazione informatica che non solo Valditara ha premiato.
Lo stesso Romano Prodi, nel 2016, su “Il Sole24Ore†scriveva: “Il nostro Paese ha bisogno di un forte rilancio dell’istruzione tecnica. Oggi siamo di fronte ad un vero e proprio dramma: i nostri Istituti tecnici, che hanno formato la classe di lavoratori e dirigenti dando certamente un forte impulso al nostro sistema industriale vivono una profonda crisi. Dal 1990 sul totale dei diplomati della scuola secondaria gli allievi degli istituti tecnici sono passati dal 44% al 35%, mentre quelli dei licei sono passati dal 30% al 45%: un calo drammatico dell’istruzione tecnica che si è appena arrestato negli ultimi 3 anni. Occorre mettere in chiara luce le cause di questo fenomeno. La prima causa è la mentalità dei genitori che erroneamente ritengono gli istituti tecnici scuole di serie Bâ€.
Resta un problema, sollevato dalla Gilda in queste ore: la riforma della filiera tecnico- professionale non è a tutt’oggi accompagnata dai decreti attuativi che dovrebbero definire i quadri orari dei singoli indirizzi e i loro effetti sull’organizzazione delle attività didattiche e del lavoro dei docenti. Molti dirigenti scolastici – fa sapere il sindacato – stanno spingendo per una rapida approvazione da parte dei collegi dei docenti della riforma senza avere un quadro certo sui suoi effetti, soprattutto in termini di organici e di didattica. Una fretta determinata dall’emanazione di un decreto del Mim che fissa al 10 dicembre la scadenza per candidare le scuole che intendono far parte dei percorsi 4+2 dal 2026-27. “Ci teniamo a ricordare che non è previsto alcun obbligo di approvazione da parte delle scuole, per l’avvio della riforma e che i collegi dei Docenti possono rifiutare di votare provvedimenti che risultano incertiâ€, spiega il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti Vito Carlo Castellana.
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“L’uso di questo apparecchio può nuocere gravemente alla salute delle bambine e dei bambini!â€. L’Istituto internazionale per il consumo e l’ambiente diffida il Ministero della Salute ad esporre un avviso su ogni smartphone venduto in Italia e a informare i cittadini sui rischi derivanti dal loro utilizzo su bambini e minori. Si chiede di riconoscere ufficialmente telefoni cellulari, smartphone e tablet come prodotti potenzialmente pericolosi per la salute dei minori e di vietarne l’uso sotto i 3 anni. “Si sta riproponendo per più versi una situazione analoga a quella dei rischi per la salute causati dal fumo delle sigarette†sottolineano gli avvocati Stefano Rossi e Caterina Paone che, nell’atto, citano diversi studi. E ricordano che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato i campi elettromagnetici emessi dai cellulari come possibili cancerogeni per l’uomo, il Consiglio Superiore di Sanità italiano ha raccomandato l’applicazione del principio di precauzione, soprattutto per i bambini mentre, secondo recenti analisi, anche in Italia si registra un aumento preoccupante di casi di Hikikomori, l’isolamento sociale volontario con cui i giovani si chiudono in casa rinunciando ai rapporti con il mondo esterno. Secondo il ministero, però, “al momento non ci sono presupposti per segnalazioni di pericolosità dei devices digitaliâ€. “Riteniamo che quella del ministero sia una risposta evasiva e per questo valuteremo come impugnare questa posizione, in primis davanti alla giustizia amministrativa e, se sarà necessario, a livello europeo†commenta a ilfattoquotidiano.it l’avvocato Stefano Rossi.
E ricorda che, solo il 19 novembre scorso, la Società italiana di Pediatria ha presentato l’aggiornamento delle raccomandazioni sull’uso del digitale in età evolutiva. Frutto di una nuova revisione sistematica della letteratura internazionale, condotta analizzando oltre 6.800 studi, di cui 78 inclusi nell’analisi finale. La Sip conferma “il divieto di dispositivi sotto i due anni, limitandone l’utilizzo a meno di un’ora al giorno tra i 2 e i 5 anni e a meno di due ore dopo i 5 anni, sotto il controllo dell’adulto†e aggiunge “di evitare l’accesso non supervisionato a Internet prima dei 13 anniâ€, rinviando “l’introduzione dello smartphone personale almeno fino ai 13 anni per prevenire conseguenze sullo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionaleâ€. La Società italiana di pediatria riporta alcuni risultati degli studi più recenti. Trenta minuti in più al giorno di uso dei dispositivi digitali possono raddoppiare il rischio di ritardo del linguaggio nei bambini sotto i 2 anni – scrive – oltre 50 minuti al giorno di schermi si associano a un maggior rischio di ipertensione pediatrica e, già tra i 3 e i 6 anni, a quello di sovrappeso. “Sotto i 13 anni l’eccesso di schermi è associato a ritardi del linguaggio, calo dell’attenzione e peggioramento del sonno. Negli adolescenti vediamo crescere ansia, isolamento, dipendenza dai social e perdita di autostima†ha spiegato Elena Bozzola, coordinatrice della Commissione Dipendenze Digitali della Sip.
“Chiediamo l’utilizzo di etichettature – spiega l’avvocato Stefano Rossi – come avviene per le sigarette o anche per alcuni giochi per i quali si informa che sono vietati ai minori di 3 anniâ€. Si tratterebbe di “un chiaro avviso di rischio sanitario, rivolto in particolare ai genitori, che informi sui potenziali effetti negativi sulla salute psicofisica della persona e sul suo fisiologico sviluppo cognitivo e comportamentale. Un esempio? “L’uso di questo dispositivo può causare ritardi nello sviluppo, problemi comportamentali e danni alla salute psichica dei bambiniâ€. L’istituto cita numerosi studi e ricerche stando ai quali – si legge nell’atto di diffida – l’uso di smartphone, tablet e apparecchi digitali da parte delle bambine e dei bambini nei primi tre anni di vita pregiudica lo sviluppo delle piene potenzialità di apprendimento umano, a partire dalla capacità cognitiva e relazionale di prestare attenzione. Non solo: “Compromette lo sviluppo della regolazione emotiva, del linguaggio, della memoria e delle funzioni esecutive ed è legato a disturbi del sonno, del linguaggio, dell’interazione sociale, all’aumento dell’impulsività , alla difficoltà di apprendimento, all’isolamento sociale e a problemi emotiviâ€. Nella diffida si citano anche il Regolamento europeo 988 del 2023 e il Codice del consumo che stabiliscono, rispettivamente, i criteri di valutazione della sicurezza di un prodotto e le responsabilità del produttore. Un anno fa, pedagogisti, psicologi e personalità del mondo dello spettacolo si sono uniti in un appello al Governo Meloni per chiedere una legge che vieti ai minori di 14 anni di possedere uno smartphone personale e l’accesso ai social media prima dei 16 anni. Pochi mesi dopo, un gruppo di 50 esperti ha raccomandato al governo della Spagna di inserire sugli smartphone etichette contenenti avvertenze sui presunti danni alla salute mentale causati dall’uso eccessivo dei dispositivi mobili.
Nella sua risposta, dopo aver elencato una serie di iniziative istituzionali, avviate e in corso “volte a sensibilizzare e informare sulla necessità di un uso consapevole degli apparecchi digitali da parte dei minoriâ€, il ministero della Salute si concentra sugli eventuali effetti dei campi elettromagnetici sulla salute, spiegando di aver consultato il Consiglio Superiore di Sanità . “La letteratura scientifica ad oggi pubblicata – scrive il ministero – non fornisce evidenze convincenti di possibili effetti sanitari a lungo termine per esposizioni ai campi elettromagnetici a radiofrequenza a livelli inferiori ai limiti per gli effetti accertati, né di conseguenza elementi oggettivi utili a stabilire valori soglia protettivi o precauzionaliâ€. Ma la questione dei campi elettromagnetici non esaurisce i problemi sottolineati nella diffida.
E il ruolo del parental control? “Questi strumenti sono certamente molto utili – commenta l’avvocato Rossi – ma non toccano il tema dei bambini sotto i 3 anni, a cui deve essere vietato l’utilizzo. Gli effetti che i dispositivi possono avere su questi bambini, infatti, sono evidenziati da diversi studi ed esistono a prescindere dal contenuto di ciò che guardano che, semmai, può poi peggiorare la situazioneâ€. Per i più grandi, invece, il discorso cambia. “Il parental control può essere certamente uno strumento importante di vigilanza da parte dei genitori – aggiunge – sul tempo di utilizzo e per impedire l’accesso a un determinato contenuto, anche se lo smartphone resta uno strumento non neutro, con effetti a prescindere da ciò che si guardaâ€. Non solo: “Si tratta di uno strumento che non viene utilizzato da tutti allo stesso modo. Il rischio è che mio figlio abbia accesso, per esempio quando va a studiare a casa di un amico, a ciò che non può vedere con il suo dispositivoâ€. E questo riporta a un altro tema: “Senza una capillare informazione da parte delle autorità nasceranno nuove disuguaglianze conseguenti alla mancata consapevolezza, da parte degli adulti, dei danni sulle capacità cognitive e relazionali dei bambiniâ€.
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Il nuovo Codice della strada genera mostra burocratici. Lo può ben dire il signor Mario (nome di fantasia): dopo un banale incidente d’auto, gli è stata sospesa la patente per via della positività al test degli stupefacenti. Ovvio: assume tutti i giorni cannabis terapeutica su ordine del medico – la sera prima di dormire – per via di una sindrome ansiosa riottosa alla cura. Matteo Salvini aveva promesso: “Nessuna sospensione della patente per i pazienti in cura con farmaci psicotropiâ€. Ma al signor Mario, munito di regolare prescrizione medica, la “deroga†evocata dal ministro non è valsa. Per forza: non è prevista dalla legge entrata in vigore il 14 dicembre 2024, nonostante le parole del segretario leghista.
Il Fatto ha raccontato l’inizio della storia, ma i nuovi capitoli si tingono d’assurdo. Partiamo dalla fine: Mario ha riottenuto la patente dalla motorizzazione, ma il documento è già in bilico. “L’automobile è il mio strumento di lavoroâ€, racconta lui, di mestiere rappresentante di commercio. “Copro 100mila chilometri l’anno e senza patente rischio il posto, non riesco più ad essere me stessoâ€, dice. La patente di Mario è appesa al giudizio della Commissione medica di Catanzaro e i 4 componenti appaiono poco inclini all’uso terapeutico della cannabis: Mario, secondo il legale che lo assiste e il dottore che lo ha accompagnato al colloquio – sarebbe stato considerato alla stregua di un drogato. Tanto che l’avvocato Lorenzo Simonetti, il 5 dicembre, ha chiesto ufficialmente un’ispezione ministeriale con una pec. La missiva è stata spedita al dicastero dei Trasporti guidato da Salvini e a quello della Salute presieduto da Orazio Schillaci: “Il mio Assistito è stato trattato come un pericolo pubblico per l’incolumità quando invece – leggiamo nel documento – egli è semplicemente un paziente che si cura con la cannabis (come previsto dal Decreto Lorenzin, 2015), è un onesto lavoratore e padre di famigliaâ€.
Sul signor Mario, la Commissione medica di Catanzaro ha cambiato idea in due giorni. Prima ha rilasciato il certificato di idoneità alla guida, l’11 novembre. Ma 48 ore dopo ha ingranato la retromarcia comunicando via mail la “sospensione del certificato medico in autotutelaâ€, destinata al signor Mario e alla Motorizzazione. “Al fine di emettere un nuovo giudizioâ€, Mario viene convocato dalla Commissione medica il 27 novembre: lo scopo è concludere la revoca dell’idoneità alla guida. Ma il ricorso contro la sospensione della patente è già sulla scrivania del giudice di Pace di Partanna. E il 17 novembre giunge il verdetto, favorevole al signor Mario, anche in virtù del “certificato rilasciato dalla Commissione medica di Catanzaroâ€: la prefettura dunque deve riconsegnare la patente. “E’ la prima volta che viene accolto di urgenza un ricorso per la patente da quando il nuovo Codice è stato approvatoâ€, rivendica l’avvocato Simonetti.
Oltretutto, annota il giudice, “il provvedimento Prefettizio è stato notificato 5 mesi dopo la rilevazione del sinistroâ€. Un dettaglio, rispetto al grosso guaio dell’idoneità per mettersi al volante. Il giudice ha ricevuto il via libera alla guida firmato l’11 novembre, ma non l’avviso di revoca di due giorni dopo, perché la procedura è ancora aperta: formalmente, si chiuderà solo dopo il nuovo incontro del signor Mario con i medici della Commissione. L’appuntamento del 27 novembre è slittato, per problemi di salute, ad oggi: 9 dicembre. E intanto il verdetto del giudice ha smosso le caselle in prefettura: il 26 novembre, dai funzionari di Trapani giunge il semaforo verde alla Motorizzazione per la riconsegna della patente. Risultato: al signor Mario è giunta sull’app “Io†il documento di guida, mentre ha ricevuto brevi manu il foglio sostitutivo. Peccato che al contempo l’idoneità di guida sia in via di sospensione. Lui e l’avvocato Lorenzo Simonetti ne sono convinti: “Oggi la Commissione medica di Catanzaro concluderà la procedura per la revoca, a meno di imprevistiâ€, dice il legale a Ilfattoquotidiano.it. Come fanno a esserne sicuri? Lo spiega il dottor Carlo Privitera, specializzato nelle terapie a base di cannabis.
L’11 novembre, quando la Commissione medica incontra il signor Mario concedendogli l’idoneità di guida, al colloquio c’era anche lui. “Dall’altra parte del tavolo stavano 4 dottori e sono rimasto basito dalla loro ignoranza sulla normativa sulle cure con i cannabinoidi, che ha oramai dieci anniâ€, dice Privitera. “Quel giorno hanno rilasciato l’idoneità di guida valida 3 mesi, ma solo ad una condizione – ricorda il dottore: stop alla cura con la cannabis, Mario avrebbe dovuto cambiare farmaco: se dopo 90 giorni le analisi del capello fossero risultate positive ai cannabinoidi, la Commissione ha avvisato che non avrebbe rinnovato il documento di guidaâ€. Privitera nel racconto dinanzi ai medici sottolinea la legittimità della terapia alla cannabis, “anche perché l’alternativa sono le benzodiazepine, con effetti collaterali ben più graviâ€. Ma dall’altra parte vede un muro: “Secondo loro la presenza del Thc non è contemplata nella definizione di cannabis medica, ma solo quella ad alto Cbd e con Thc sotto 1%, una folliaâ€, conclude Privitera. Il racconto del dottore è tutto da verificare. Di sicuro, due giorni dopo il rilascio dell’idoneità di guida, la Commissione medica è tornata sui suoi passi. Le motivazioni si sapranno solo dopo l’appuntamento del 9 dicembre. Per Mario una nuova ansia.
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Uno sciopero degli affitti ha spinto le istituzioni a intervenire contro la crisi abitativa in Catalogna. La Generalitat ha infatti annunciato l’acquisto di 1.700 appartamenti di InmoCaixa, il ramo immobiliare di La Caixa, una delle principali banche catalane. Una decisione che mette fine a un processo di privatizzazione che minacciava la stabilità abitativa di centinaia di famiglie. Con questa operazione, il patrimonio pubblico incorpora definitivamente alloggi che, pur essendo stati costruiti come edilizia di protezione ufficiale, rischiavano di essere sottratti ai vincoli pubblici e immessi sul mercato libero, con conseguenze pesanti per gli inquilini. Secondo il Sindicat de Llogateres (il sindacato degli inquilini), si tratta di “un risultato storico reso possibile solo dalla pressione popolare e dalla determinazione delle famiglie in lottaâ€.
Per capire la portata di questa decisione, occorre ricordare che molti immobili gestiti da InmoCaixa erano stati realizzati grazie a fondi pubblici e sottoposti per anni al regime di “casa di protezione ufficialeâ€, l’equivalente delle case popolari. Questo regime impone affitti calmierati, limiti sul prezzo e obblighi di destinazione sociale. Tuttavia, allo scadere del periodo di protezione — che varia di solito tra 20 e 30 anni — gli alloggi possono essere “desqualificatiâ€, cioè liberati dai vincoli pubblici. A quel punto la proprietà è libera di vendere gli appartamenti a prezzi di mercato o aumentare drasticamente gli affitti. Si tratta di un meccanismo legale, ma che negli ultimi anni ha aggravato la crisi abitativa in molte città catalane, trasformando progressivamente un patrimonio nato come sociale in merce immobiliare destinata alla speculazione.
InmoCaixa ha gestito questa transizione come molti altri operatori finanziari: in prossimità della scadenza dei vincoli, ha smesso di rinnovare i contratti agevolati, ha aumentato la pressione sugli inquilini e, secondo numerose testimonianze, ha scaricato su di loro persino il pagamento dell’IBI, l’imposta sugli immobili. Quando è apparso chiaro che interi blocchi residenziali sarebbero stati venduti o che gli affitti sarebbero cresciuti in modo insostenibile, la tensione sociale è esplosa.
In questo contesto il Sindicat de Llogateres ha messo in piedi una strategia complessa e tenace. Organizzando le famiglie minacciate dalla privatizzazione, ha promosso una mobilitazione senza precedenti: uno sciopero degli affitti. In diverse città colpite dal processo — tra cui Banyoles, Mollet, Sitges e Palau-solità i Plegamans — decine di nuclei familiari hanno aderito, trattenendo migliaia di euro di canoni come forma di pressione. La loro richiesta era semplice e radicale: che quegli alloggi, costruiti con fondi pubblici, rimanessero patrimonio pubblico e venissero sottratti definitivamente alla speculazione.
Ora la Generalitat ha scelto di rispondere acquistando gli immobili e “blindandoli†come alloggi sociali permanenti. Una scelta politica di peso, che non risolve solo un conflitto locale ma interviene sulla concezione stessa della casa come diritto. Per molte famiglie l’annuncio rappresenta la fine di un incubo. “Senza la lotta degli inquilini questa operazione non sarebbe mai esistitaâ€, sottolinea il Sindicat, che parla apertamente di una vittoria popolare ottenuta contro uno dei maggiori attori finanziari del Paese. “Abbiamo dimostrato che quando le istituzioni non intervengono, l’organizzazione dal basso diventa l’unica difesa del diritto all’abitareâ€.
Il governo catalano ha presentato l’acquisto come parte di una strategia più ampia per ampliare rapidamente il parco di alloggi sociali, considerata una via più efficace rispetto alla sola costruzione di nuove case. Ma il Sindicat avverte che la battaglia non è finita: chiede il ritiro delle cause giudiziarie contro gli scioperanti, la revisione dei contratti a condizioni eque, la garanzia di una manutenzione adeguata e il rimborso delle somme pagate indebitamente negli anni precedenti.
Nonostante le questioni ancora aperte, la portata materiale e simbolica della decisione è enorme. In una Catalogna in cui la crisi abitativa è diventata una delle emergenze sociali più gravi, il “salvataggio†di 1.700 appartamenti significa molto più che proteggere alcune famiglie: rappresenta un precedente politico che dimostra come la logica del mercato possa essere contrastata dall’intervento pubblico — purché sostenuto, e questo è il punto decisivo, dalla forza organizzata di chi quelle case le abita ogni giorno.
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