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Gianni Infantino diventa cittadino libanese. Il presidente del Libano, Joseph Aoun, ha infatti comunicato al presidente della Fifa, Gianni Infantino, l’approvazione del decreto per concedergli la cittadinanza libanese, come riferito dal presidente della Federazione libanese di calcio (Lfa), Hashem Haidar. “Il decreto che concede la cittadinanza a Infantino arriva perché è una figura pubblica che presta servizi al Libano”, ha spiegato Haidar.
Infantino, 55enne italo-svizzero, è sposato con una donna libanese, Leena al-Ashqar. “La cittadinanza non ce l’ho ancora, ma spero presto – aveva dichiarato all’emittente Lbci – Mi sento molto bene e molto orgoglioso, felice. Sono libanese da molti, molti anni, quindi è bello formalizzarlo”, aveva spiegato l’attuale presidente della Fifa.
Nel frattempo, Infantino ha annunciato l’intenzione di finanziare la costruzione di un nuovo stadio a Beirut da circa 20-30.000 spettatori. “Oggi uno stadio non è solo un luogo di svago – ha detto – è un simbolo del Paese e il Libano ha bisogno di un simbolo sportivo moderno, per i giovani”.
Il presidente della Federcalcio libanese ha aggiunto che Infantino si è impegnato a coprire tutti i costi della struttura, mentre il governo si occuperà di mettere a disposizione il terreno e costruire l’impianto. Il progetto punta a rinnovare il “dimenticato” Camille Chamoun Sports City Stadium, costruito nel 1957.
L'articolo Gianni Infantino diventa cittadino del Libano e finanzia un nuovo stadio: “È un simbolo del paese” proviene da Il Fatto Quotidiano.
La stagione è appena cominciata, ma i tifosi delle squadre in Belgio potrebbero non vedere più le partite in televisione. Dazn ha inviato infatti una lettera ufficiale alla Lega con la risoluzione del contratto firmato pochi mesi prima e che riguarda il quinquennio 2025-2030: “Il contratto” come si legge nella lettera inviata, “termina con effetto immediato”. La notizia ha avuto un risultato enorme in Belgio, con i tantissimi abbonati preoccupati adesso per le sorti della trasmissione delle partite. “Non abbiamo avuto alternative” ha dichiarato il direttore generale Dazn Belgio, Massimo D’Amario.
Quello fatto da Dazn pochi mesi fa è stato un investimento da 84,2 milioni di euro. Come accade praticamente sempre in accordi economici di questa rilevanza, come rientro garantito, Dazn aveva sottoscritto un accordo con i tradizionali operatori di telecomunicazioni del Belgio, ovvero Proximus e Telenet, oltre ad altri due operatori per trasmettere il calcio in televisione. Ma nonostante gli sforzi di Dazn, le compagnie indicate hanno deciso di fare un passo indietro e di non investire più nel progetto. E così anche la Federcalcio belga, che non ha voluto rinegoziare l’accordo con la tv.
Ciò vuol dire che Dazn si sarebbe dovuto fare carico praticamente dell’intera cifra di 82 milioni di euro: impossibile che accada, perché significherebbe perdite garantite di circa 50 milioni a stagione, per un totale di 250 milioni finali essendo l’accordo fino al 2030: “Siamo estremamente delusi dal fatto che, nonostante i numerosi tentativi di risolvere la situazione, ci siamo ritrovati in una situazione in cui Dazn non ha avuto altra scelta” ha spiegato Massimo D’Amario, direttore generale di Dazn Belgio. “Abbiamo così deciso di stabilire che il contratto con la Pro League termina in conformità con la legge belga”.
A oggi quindi il massimo campionato belga di calcio non verrà trasmesso in tv. Nonostante tutto, Dazn ha deciso di andare incontro ai migliaia di utenti delusi e sconfortati dal non poter vedere la propria squadra del cuore, pur avendo un regolare abbonamento sottoscritto: “La nostra squadra belga continuerà a servire i tifosi con professionalità e rispetto” ha evidenziato D’Amario. “Noi restiamo fedeli al calcio belga, alla sua passione, ai suoi tifosi e all’equità che merita”. In questo modo Dazn ha informato la Pro League di essere disponibile ancora a trattare, continuando a produrre fino alla fine della stagione, ma nel frattempo trattando un nuovo accordo.
L'articolo “Il contratto termina oggi, siamo delusi ma non c’erano alternative”: Dazn non trasmetterà più le partite in Belgio proviene da Il Fatto Quotidiano.
21 punti, 17 gol fatti, 7 subiti e un sesto posto in Serie A che, alla fine, può quasi stargli un po’ stretto. Il Como di Fabregas sta assumendo una fisionomia sempre più precisa che i dati confermano e che lo stesso allenatore ha voluto tracciare anche dopo la vittoria netta e convincente contro il Torino. “Questa è la nostra forza†ha detto dopo il 5-1 rifilato ai granata senza troppo bisogno di interpretazioni.
“Ci sono giocatori giovani, con fame e talento da far crescere. Ci saranno alti e bassi, ma sono contento e spero che sia solo l’inizioâ€, è il manifesto che ai microfoni di Sky ha voluto rendere ancora più chiaro. E che i numeri, appunto, dimostrano.
Il primo punto che emerge, è quello dell’aggressione. Che ancora non coincide con un numero di gol adeguato rispetto alla produzione di gioco che durante i 90 minuti viene espressa. Soccerment conferma che il Como sia al primo posto in Serie A per pressing, costringendo le avversarie a una media di 12.72 passaggi indietro ad azione: vuol dire che tanti ne servono per chiunque affronti i lombardi, per provare a superarli.
Tantissimo. Importante anche la percentuale di pressing nel terzo offensivo: 3,89 rispetto a una media di 0,73. Un dato inequivocabile. Tutto questo porta a un inevitabile alto numero di expected Goals: 1.31 nei 90’, che spesso derivano da azioni laterali o da giocate individuali. Il Como, anche per le caratteristiche dei singoli, spicca infatti nel numero dei dribbling tentati: sono 16,58 a partita, un dato che porta al primo posto di questa speciale classifica rispetto a tutta la Serie A.
Un marchio di fabbrica che, abbinato alle doti di aggressività , porta il Como a essere la seconda miglior difesa di tutto il campionato, dietro solo alla Roma (6 gol, contro i 7 dei lombardi) e davanti al Milan (9). Un numero che non stona rispetto alle caratteristiche elencate sopra e che dimostra ancora una volta come certe percezioni (quelle di una squadra con tanti giocatori offensivi e spesso votati all’attacco) possano portare in qualche caso fuori strada. Perché la squadra di Fabregas concede 1,02 expected Goals a partita. Molti meno rispetto a quanto un gioco tanto propositivo potrebbe portare a pensare.
Si parlava di giocate individuali: i protagonisti, in questo senso, sono tanti, giovani e di bellissime prospettive. Contro il Torino, gli esterni Jesus Rodriguez (20 anni) e soprattutto Addai (anche lui ventenne) hanno fatto la differenza. E non ci si stupisce, soprattutto visto il dato dei dribbling di cui sopra. Ma alla fine, c’è sempre anche il timbro di Nico Paz.
Lo spagnolo a soli 21 anni è davvero il leader della squadra: quando si illumina, il Como cambia pelle. Lo dimostrano i 5 gol segnati (uno anche ai granata) e i 4 assist in 12 partite. Le sue prestazioni sono così in crescita da aver alimentato le voci su una possibile recompra già per questo gennaio da parte del Real Madrid, la squadra in cui è cresciuto.
Prospettiva improbabile, per non dire proprio impossibile. Per Paz, la clausola è valida solo a giugno e ha una quotazione di soli 9 milioni di euro (che saliranno a 10 nell’estate 2027). Vero, il Como può accettare anche altre offerte, che il Real dovrebbe o pareggiare o per le quali incasserebbe il 50% sulla cessione. Ma anche in questo caso, non ci sono scenari simili all’orizzonte.
Le due società stanno anzi trattando per provare a risolvere anticipatamente la questione: il Como dovrebbe comprare, con una quotazione da concordare, ogni diritto sportivo sul giocatore, liberandosi così dalla recompra a favore del Real che incasserebbe denaro fresco da reinvestire sul mercato. Di questo, per ora, si parla. E non di addii anticipati. Perché Paz, per Como, rappresenta il presente. E anche un piccolo pezzo di futuro.
L'articolo Aggressioni e false percezioni: il Como vola in classifica ma i numeri dicono che meriterebbe di più proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Sì, nella mia carriera da allenatore mi immagino un giorno sulla panchina dell’Inter”. Sono le parole del tecnico dell’Atletico Madrid Diego Pablo Simeone, in conferenza stampa alla vigilia della partita di Champions League proprio contro l’Inter. Un passato da calciatore nerazzurro tra il 1997 e il 1999: un periodo in cui Simeone ha lasciato un bel ricordo nei tifosi dell’Inter. “Loro sono una squadra che gioca molto bene, hanno personalità e uno schema offensivo molto chiaro. La loro rosa è incredibile”.
Poi Simeone è sceso nel dettaglio della sfida in programma domani sera, alle 21, al Wanda Metropolitano: “Ho visto la partita contro il Milan, hanno dominato tutto il tempo e avuto occasioni da gol per cui avrebbero potuto vincere. I loro numeri in Champions League parlano da soli. Noi siamo in una fase ascendente, dovremo migliorare in diversi ambiti e lo sappiamo. Ci stiamo lavorando”.
Due anni dopo l’ultima volta, si ripete la sfida, anche se questa volta durante la Group Phase e non agli ottavi, quando i Colchoneros eliminarono l’Inter nella doppia sfida tra Milano e Madrid. “Alcuni giocatori ci sono ancora, ma hanno cambiato allenatore e schema. La rosa dell’Inter mi piace molto, è meravigliosa. E tutti quelli entrati dalla panchina contro il Milan hanno dimostrato il loro valore”.
Una squadra che fino allo scorso anno era allenata da Simone Inzaghi e che adesso è stata affidata a Cristian Chivu, allenatore con poca esperienza che però fin qui sta facendo una stagione in linea con le altre big di Serie A: “Difficile spiegare cosa abbia cambiato, solo avvicinandosi alla partita si capisce meglio. In ogni partita si nota qualcosa di diverso. Sono in un’ottima posizione in Champions, hanno giocato due finali: sono una delle squadre favorite per vincere, sapranno dimostrare la loro forza come fatto finora”.
L'articolo “Non dipende da me, ma m’immagino un giorno allenatore dell’Inter. Sono una squadra meravigliosa”: la rivelazione di Simeone proviene da Il Fatto Quotidiano.
Ottobre non fa primavera, anche se a Mirafiori John Elkann e Antonio Filosa, presidente e Ceo di Stellantis, il sindaco di Torino Stefano Lorusso, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e il ministro del Made in Italy Adolfo Urso hanno trionfalmente celebrato l’avvio della produzione della Fiat 500 ibrida, l’auto che deve rilanciare lo storico stabilimento. E contribuire anche alla riscossa del marchio: lo scorso mese in Europa Fiat ha guadagnato il 21%, quattro volte il mercato europeo, ma il bilancio da inizio anno resta negativo: -13,4%, mentre l’andamento complessivo è leggermente positivo (quasi il 2%).
Urso ha rivendicato il ruolo dell’Italia, che grazie all’intesa con la Germania, ha accelerato il processo di revisione delle norme sulle CO2 e frenato le multe: il sito (3 milioni di metri quadrati con, attualmente, attorno ai 12.800 addetti, inclusi i colletti bianchi oltre alle tute blu) “è un simbolo soprattutto perché si tratta di una tappa cruciale del percorso che abbiamo avviato per primi in Italia, per primi in Europa, nel nostro ministero per garantire che la transizione dell’automobile non lasci indietro l’Italia e la sua filieraâ€. Ha sostenuto e reso merito a Stellantis di non aver licenziato come sta accadendo, ha ricordato, in altri Paesi, come in Germania, evitando di menzionare i 10.000 dipendenti in meno del gruppo dal 2021 in poi nonché la raffica di cassa integrazione che colpirà tutti gli stabilimenti almeno nei primi sei mesi del 2026. Ed evitando anche di citare il crollo della produzione nazionale, appena 300.000 auto nel corso del 2024 riportando il Belpaese indietro di quasi settant’anni. Senza contare che il 2025 si chiuderà con cifre ancora peggiori.
Ciò nonostante, Urso ha affermato che “a un anno dall’annuncio del piano Italia di Stellantis, possiamo dire con chiarezza che molti passi avanti sono stati compiuti, siamo sulla strada giusta, sulla strada della responsabilità sociale della squadra Italia, come auspicai proprio qui, quando celebrammo insieme i 125 anni della Fiatâ€. Con la 500 “i†(inclusiva, iconica e italiana, oltre che ibrida, ha evidenziato Olivier Francois, numero uno di Fiat) sono state anche assunte 400 persone e ritorna il secondo turno. Da gennaio lo stabilimento lavorerà dalle 6 di lunedì alle 22 di venerdì per assicurare la produzione del nuovo modello (ne sono previste 100.000 unità l’anno), che si sommeranno alla versione elettrica, decisamente meno richiesta (tra le 20 e le 25 mila).
La produzione ufficiale è cominciata lo scorso 15 novembre – questo fine settimana la macchina debutterà già nelle concessionarie – ed entro fine anno ne verranno assemblati 6.000 esemplari, mille in più di quelli immaginati, per venire commercializzati ad un prezzo base di 16.950 euro. “Sono felice di questo incontro – ha spiegato Filosa – per ribadire con fermezza e convinzione, e con la forza delle azioni concrete, la nostra determinazione a fare tutto il possibile affinché l’Italia faccia la sua parte nel riportare alla crescita l’industria automobilistica europea. Stellantis sta mantenendo i propri impegni con il suo piano per l’Italia, dando priorità alla competitività e alla sostenibilità industrialeâ€. Promesse, le ennesime, che si spera non vengano smentite nel giro di poco tempo se l’auto non dovesse ricevere un’adeguata risposta dai consumatori.
La nuova 500 ibrida, che in realtà è la conversione di un modello nato per essere esclusivamente elettrico, per Filosa è “esattamente il prodotto di cui l’Europa ha bisogno per ringiovanire il suo parco auto, fatto da 150 milioni di autovetture (quasi il 60% del totale), che hanno più di 10 anni, quindi più inquinantiâ€. Il presidente Elkann ha promesso che “entro il 2027 (la palazzina uffici di Mirafiori, ndr) ospiterà migliaia di colleghi, a ribadire ancora una volta il ruolo centrale che Torino riveste per Stellantisâ€. Elkann ha parlato all’Unione Europea, esprimendo una richiesta per un “inderogabile obiettivoâ€, che è “un nuovo e tempestivo quadro normativo che consenta ai costruttori di produrre e commercializzare le auto che i clienti desiderano e, soprattutto, vogliono comprareâ€. Pur confermando una “immutata fiducia†nel futuro elettrico – ribadita dal Battery Technology Center, dalla linea di assemblaggio per trasmissioni elettrificate eDCT e dal Circular Economy Hub – il presidente ha avvertito che il gruppo è pronto: “Il mercato certamente non lo è. E per mercato intendo le persone, i clientiâ€. La 500 ibrida è una risposta alla “loro richiesta ampliando la loro sceltaâ€. Ora bisognerà capire cosa ne pensa il mercato.
L'articolo Stellantis avvia la produzione della 500 ibrida a Mirafiori e si autocelebra. Urso esulta: “Mantengono le promesse” proviene da Il Fatto Quotidiano.
In una carrellata dei top e dei flop delle elezioni regionali in Campania c’è uno che può ricoprire entrambe le caselle: l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Eletto sì, ma per il rotto della cuffia: solo 9.902 preferenze per il capolista di Fratelli d’Italia, appena 300 in più del primo degli esclusi, il segretario cittadino Marco Nonno. A Napoli il partito di Meloni è rimasto sotto l’11%: chi non salta non porta voti. L’ex ministro della Cultura può però sorridere a trentadue denti pensando al pericolo scampato ed al risultato della sua ‘antagonista’, Maria Rosaria Boccia, intruppata nelle percentuali infinitesimali di ‘Dimensione Bandecchi’, ferma a 146 preferenze: una ogni cinquanta articoli dedicati alla sua candidatura.
Ai detrattori della candidatura di Roberto Fico va evidenziato il dato che l’ex presidente della Camera ha raccolto 56mila voti più delle sue liste. Meglio del candidato del centrodestra Edmondo Cirielli (più 50mila sulle sue liste). La lista più trainata dalle preferenze risulta invece “A testa altaâ€, che fa riferimento al presidente uscente Vincenzo De Luca. Per ogni voto dato a questa lista, sono state espresse in media 1,28 preferenze per i candidati al Consiglio regionale. Ma i signori del consenso personale anche stavolta albergano nel Pd di Napoli.
Boom per Giorgio Zinno e Salvatore Madonna, quasi 40mila preferenze a testa. Dietro il risultato dell’ex sindaco di San Giorgio a Cremano e del consigliere comunale di Napoli si vede la longa manus del capogruppo regionale uscente Mario Casillo, destinato alla vice presidenza della Campania. Nel M5s è andato fortissimo l’assessore alle politiche sociali di Napoli, Luca Trapanese: quasi 13mila voti per il politico la cui storia di padre adottivo di una bimba con la sindrome di down ha ispirato il film ‘Nata per te’. In “A testa alta” ce la fa in extremis l’assessora all’Istruzione di De Luca, Lucia Fortini, con quasi 18mila voti. In odore di riconferma in giunta, in quel caso subentrerebbe Rossella Casillo, la figlia dell’ex senatore Tommaso Casillo.
Il capitolo dei “figli di” è un susseguirsi di gioie e dolori. Non ce la fa Armando Cesaro (Casa Riformista), oggi pupillo di Matteo Renzi dopo essere stato erede dei serbatoi di voti azzurri di Luigi Cesaro. Entra in Consiglio invece Pellegrino Mastella, figlio di Clemente Mastella, robusta la sua affermazione a Benevento con 17mila preferenze. Noi Sud è il primo partito in città con quasi il 18%, quattro punti in più dei dem e uno in più di Forza Italia e Fdi. Eletto per la seconda volta Giovanni Mensorio (Avanti Campania), non viene riconfermato Giuseppe Sommese, secondo dei non eletti nella stessa lista, figlio dell’ex assessore Pasquale Sommese. Pochi voti per Ione Abbatangelo, figlia dell’ex europarlamentare missino Massimo Abatangelo, in Fdi Napoli, non abbastanza per Rosaria Aliberti, figlia del sindaco di Scafati Pasquale Aliberti, in Forza Italia a Salerno.
Un clamoroso flop è il risultato di Pasquale Di Fenza, candidato in Forza Italia a Napoli dopo i video negli uffici del consiglio regionale con Rita De Crescenzo e l’anatema di Calenda che lo cacciò da Azione all’istante: solo 1.200 voti. Non l’ha votato neanche la tiktoker napoletana, che quando si è presentata al seggio si è accorta di essere stata cancellata dalle liste elettorali. In Forza Italia il nuovo recordman delle preferenze è il sindaco uscente di Casalnuovo Massimo Pelliccia, che ne ha raccolte più di 16mila. Nella lista Cirielli ci ha provato, ma senza successo, il leader dei comitati contro gli abbattimenti delle case abusive, Raffaele Cardamuro: per lui 3.000 voti in nome dell’eterna e ricorrente promessa del condono.
E resta al palo anche Daniela Di Maggio, capolista Lega, la mamma di Giogiò, il giovane musicista ucciso per strada senza un motivo: solo 964 voti. La Lega di Napoli sarà rappresentata in aula dall’ex deputata e collezionista di partiti Michela Rostan, che ha raccolto 11.041 voti: già Pd, poi Mdp, Leu, Renzi, gruppo misto, Forza Italia, prima di approdare al partito di Salvini. Infine i fedelissimi ed ex fedelissimi di De Luca, sparpagliati qui e lì. Partiamo da uno che non lo è più, Giovanni Zannini. Rieletto ma stavolta con la maglietta di Forza Italia, irrobustito da quasi 32mila preferenze. Da Salerno tornano in Consiglio regionale Francesco Picarone (Pd, 13 mila preferenze) e Luca Cascone (‘A testa alta’, 20mila preferenze). Ed a Caserta torna in aula per la quinta volta consecutiva il presidente uscente del consiglio regionale Gennaro Oliviero: 17mila voti in ‘A testa alta’ per l’ex dem al centro di numerose polemiche prima e dopo il commissariamento del Pd casertano. Che non ne hanno scalfito l’appeal elettorale.
L'articolo Campania, top e flop delle Regionali: Sangiuliano eletto per una pugno di voti. Non ce la fa Boccia, il figlio di Mastella sì proviene da Il Fatto Quotidiano.
Iniziati i preparativi per le festività invernali a Washington DC. In una tradizione tipicamente americana del Ringraziamento, due tacchini scelti stanno godendo di un trattamento a cinque stelle prima di ricevere l’onore supremo: la grazia presidenziale. Una ricorrenza organizzata dalla National Turkey Federation che unisce sfarzo politico, allegria natalizia e un tocco di lusso. Quest’anno, Gobble e Waddle, provenienti dalla Carolina del Nord, passeranno dei giorni al Willard InterContinental Hotel, dove verranno trattati come veri Vip in vista del loro prossimo incontro con il presidente Trump dal presidente Donald Trump. Inoltre, la First Lady, Melania Trump, ha accolto l’albero che sarà l’albero ufficiale della Casa Bianca 2025.
L'articolo Tacchini ospiti dell’hotel a 5 stelle di Washington: Gobble e Waddle trattati da vip prima di incontrare Trump – Video proviene da Il Fatto Quotidiano.
Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne la Fondazione Una Nessuna Centomila, il cui evento si è svolto il 25 settembre in Piazza del Plebiscito a Napoli, comunica che sono stati devoluti ulteriori 200mila euro ai centri antiviolenza, che vanno ad aggiungersi ai 500mila euro già raccolti e donati a settembre.
Grazie alla partecipazione del pubblico accorso a Napoli e al sostegno dei partner, vengono ora destinati altri 50mila euro a 4 nuovi centri raggiungendo così un importo ad ora di 700mila euro raccolti e distribuiti tra 14 centri antiviolenza in tutta Italia. I centri antiviolenza sono stati individuati dalla Fondazione Una Nessuna Centomila tenendo conto del lavoro da essi svolto e delle loro esigenze.
Organizzato per la prima volta al Sud Italia, l’evento sarà trasmesso l’11 dicembre in prima serata su Canale 5. E in occasione della messa in onda televisiva, per dare un ulteriore e importante contributo alla raccolta fondi di Una Nessuna Centomila, sarà attivo il numero solidale attraverso il quale sarà possibile donare per continuare a sostenere i centri antiviolenza.
In occasione dell’evento artiste e artisti del panorama italiano si sono riuniti per lanciare un messaggio forte e condiviso contro la violenza sulle donne. Durante la serata si sono alternati sul palco con performance speciali e duetti inediti: Annalisa, Ariete, Bigmama, Brunori Sas, Coez, Elisa, Elodie, Emma, Ermal Meta, Fiorella Mannoia, Anna Foglietta, Francesca Michielin, Francesco Gabbani, Gaia, Gigi D’Alessio, Malika Ayane, Noemi, Paola Turci, Rkomi, Rose Villain e Veronica Gentili. E con la partecipazione amichevole di Amadeus.
L'articolo Una Nessuna Centomila, devoluti 200mila euro ai centri antiviolenza oltre ai 500mila euro già raccolti e donati a settembre dopo il concerto-evento a Napoli proviene da Il Fatto Quotidiano.
Vice-sindaca di un piccolo paese del Salento, 38 anni e una vita trascorsa in ambienti culturali. È l’identikit dell’esponente del Pd che prenderà il posto di Antonio Decaro al Parlamento europeo dopo la sua elezione a presidente della Regione Puglia. A volare a Bruxelles sarà Georgia Tramacere, vice-sindaca di Aradeo, paese di 9mila abitanti in provincia di Lecce. Alle scorse Europee, Tramacere aveva raccolto 35mila voti risultando la prima dei non eletti nel Pd nella circoscrizione Sud.
Per quanto riguarda le commissioni parlamentari, le assegnazioni non sono automatiche: Tramacere potrebbe entrare in commissione Ambiente, come il suo predecessore, oppure il suo gruppo potrebbe decidere di scambiarla con un altro dei suoi eurodeputati, assegnandole una diversa commissione parlamentare. La sua formazione, infatti, è legata prevalentemente al mondo della cultura e dello spettacolo.
Operatrice culturale, la vice-sindaca è figlia di storici imprenditori teatrali, fondatori del Teatro Koreja di Lecce, e da anni è impegnata nelle politiche culturali e sociali con un occhio di riguardo per i giovani e le aree interne. “È una grande opportunità per continuare a lavorare per la mia comunità ”, aveva dichiarato nelle scorse settimane commentando la possibilità di subentrare a Decaro, la cui vittoria era considerata molto probabile prima del voto.
L'articolo Chi è Georgia Tramacere, la vice-sindaca salentina che prenderà il posto di Decaro al Parlamento Ue proviene da Il Fatto Quotidiano.
Quanti alberelli saranno piantati nell’area della nuova pista da bob di Cortina d’Ampezzo, per mascherare lo scempio provocato dal cantiere olimpico aperto nel febbraio 2024 da Impresa Pizzarotti e da Simico, la Società Infrastrutture Milano Cortina 2026, braccio operativo dello Stato per le grandi opere? Saranno 6 mila pianticelle? Oppure 8 mila? O ancora, 10 mila? O infine il totalizzatore del restyling si fermerà alla iperbolica cifra di 13 mila arboscelli? A dare i numeri sono i principali rappresentanti politici italiani impegnati da alcuni anni a realizzare e rendere operativo prima del 6 febbraio 2026 l’impianto per le gare di bob, skeleton e slittino. Disinvoltura delle parole. Demagogia degli annunci. Fumo negli occhi per rispondere all’obiezione che una struttura sportiva per poche decine di praticanti in tutta Italia ha un impatto ecologico (ed economico) insostenibile.
Cosa volete che siano 800 larici abbattuti a Ronco, quando al loro posto sorgerà un bosco sterminato? Ormai la frase è stata pronunciata, in diverse declinazioni e in occasioni pubbliche, centinaia di volte, al punto da dover apparire rassicurante. Invece si traduce nell’esatto contrario, il segno di una approssimazione delle parole, imbonimento da fiera, presa in giro a beneficio del consenso. Innanzitutto perché un piccolo abete impiegherà un centinaio d’anni prima di raggiungere le dimensioni degli alberi abbattuti. Ma anche perché non sappiamo ancora la reale dimensione dell’intervento di recupero ambientale.
Pochi giorni fa a Cortina il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha raggiunto l’apice della demagogia, spiegando ai giornalisti che verranno piantati “13 mila alberelliâ€, smentendo se stesso che nel luglio 2024, durante una delle periodiche visite al cantiere di Pizzarotti, aveva fissato l’obiettivo dei “10 mila alberelli†da mettere a dimora. Non è un semplice lapsus di un politico che parla molto e non risponde alle domande, come ha dimostrato il 18 novembre scorso proprio a Cortina: dopo aver soddisfatto un paio di innocui interrogativi (“Come va la pista da bob? Com’è la situazione del villaggio olimpico a Fiames?â€) ha girato sui tacchi e se ne è andato, inviando “bacioni†metaforici ai giornalisti insistenti che gli chiedevano una spiegazione per le spese folli e i conti pubblici in perenne crescita, con ritardi nei cantieri.
Il balletto delle cifre che non coincidono sembra essere un metodo seguito dai politici, a meno che non si ritenga che essi parlino per ignoranza e scarsa conoscenza dei dossier. Andrea Abodi, ministro allo Sport del governo Meloni, sull’argomento sembra giocare al ribasso. Intervenendo a Belluno il 21 novembre scorso a un convegno sulle Olimpiadi ha dichiarato: “Stiamo mettendo a dimora 8 mila nuovi alberiâ€. La stessa cifra che aveva esternato qualche mese fa, segno di una imprecisione perlomeno incoerente. Il governatore del Veneto Luca Zaia nel marzo 2025, sulla base di dichiarazioni giornalistiche, aveva fissato in “10 mila†il patrimonio del lascito verde delle Olimpiadi già piantato. Peccato che nel febbraio 2024, intervistato da Radio Cortina dopo il taglio del bosco a Ronco, avesse assicurato: “Piantaremo 6 mila nuovi alberiâ€.
Depositaria della verità tecnica dovrebbe essere la società Simico che nel mezzo della bufera provocata dall’abbattimento dei larici, nel marzo 2024 aveva fissato in 560 piante e in 260 arbusti il patrimonio verde sacrificato, assicurando però che per ognuno di essi ne sarebbero stati piantati “12 di nuoviâ€. E’ così che si arriverebbe alle “oltre 10 mila pianteâ€, regalo all’ambiente di Cortina da parte dei signori del Circo Bianco.
Un giornalista, quando scrive un articolo, è tenuto al massimo della precisione, altrimenti può rischiare una querela. Allo stesso dovere non sembrano dover rispondere ministri o amministratori regionali, i quali possono allegramente raddoppiare la cifra di 6.000 piante fino a portarla a 13 mila, senza che debbano rendere conto della loro indifendibile bugia. A cui ne va aggiunta un’altra, per omissione. La piantumatura delle piante attorno alla pista da bob era prevista nel cronoprogramma originario prima dell’inizio delle Olimpiadi, così da dare almeno una parvenza di presentabilità estetica al cantiere. Quando il ministro Salvini nel dicembre 2023 presentò il progetto light, che indusse Pizzarotti a concorrere a una gara andata prima di allora deserta per due volte, il rimboschimento è stato posticipato a dopo le Olimpiadi. Così il cantiere ha potuto beneficiare di un accorciamento dei tempi, concentrandosi sulla costruzione del budello di acciaio e cemento, e rimandando al futuro la piantumazione.
L'articolo Sei, otto, tredicimila? Sui nuovi alberi nell’area della pista da bob a Cortina i politici danno i numeri proviene da Il Fatto Quotidiano.
Dopo lo sbarco ufficiale sul mercato italiano, Geely punta a diventare un player credibile per istituzioni, addetti ai lavori e automobilisti. Non una semplice “nuova casa automobilisticaâ€, ma un marchio che vuole inserirsi nel dibattito sulla mobilità del futuro con contenuti tecnici solidi, un approccio culturale aperto e una strategia costruita su innovazione e design. È in quest’ottica che nasce la collaborazione con il Politecnico di Milano, presentata ai Geely Auto Talks: un osservatorio privilegiato su come Intelligenza Artificiale, ADAS (ovvero i sistemi di assistenza alla guida), elettrificazione e nuove competenze stanno ridisegnando l’automotive.
La fotografia scattata dal Polimi è chiarissima. Il mercato italiano degli ADAS cresce a doppia cifra e ha raggiunto 1,2 miliardi di euro nel 2024. Ma soprattutto questi sistemi generano benefici tangibili: la diffusione di tecnologie come la frenata automatica d’emergenza o il mantenimento della corsia, giusto per citarne alcune, ha ridotto gli incidenti del 12% e la gravità degli infortuni del 13%, con un risparmio sociale che supera gli 1,8 miliardi di euro nell’ultimo decennio.
L’intelligenza artificiale accelera ulteriormente questo cambiamento: oggi l’automotive è tra i settori più maturi nell’adozione di soluzioni AI. Dai sistemi predittivi che anticipano comportamenti a rischio, alla progettazione generativa nei centri R&D, fino alla gestione del veicolo in tempo reale, l’AI permea l’intera catena del valore.
E la guida autonoma? Nel mondo, oltre la metà dei progetti più avanzati riguarda i robotaxi, con Cina e Stati Uniti in forte vantaggio competitivo. In Italia siamo indietro, c’è dunque la necessità di riguadagnare terreno.
Tecnologia, però, significa anche persone. La grande indagine sulle risorse umane del Politecnico, condotta su migliaia di cittadini e decine di opinion leader, racconta un’automotive che sta cambiando pelle: il 56% delle aziende segnala carenza di competenze specifiche e quasi la metà richiede nuovi set di skill, soprattutto su elettrificazione, AI, sostenibilità e guida autonoma. I ruoli più richiesti nei prossimi cinque anni? Automotive engineer, IT specialist e data analyst, insieme a figure di customer care e marketing sempre più data-driven.
È proprio per colmare questo divario – tecnologico, culturale e di competenze – che Geely intende proporsi come attore sistemico. Come spiega Marco Santucci, il numero uno di Geely Italia: “Crediamo fortemente nel potenziale dell’Italia come hub strategico per l’innovazione, il design e la mobilità del futuro. Il nostro Rinascimento Tecnologico mette al centro le persone e usa la tecnologia per migliorare la qualità della vita, rendendo più sicuro e sostenibile il modo di muoversiâ€.
Non solo auto, dunque. Geely punta a costruire un ponte stabile tra industria, istituzioni, università e professionisti. Un modo concreto per dimostrare che credibilità e visione non si dichiarano. Si costruiscono, numeri alla mano.
L'articolo Geely Talks, una nuova idea di mobilità prende forma. Tra tecnologia avanzata e apertura al futuro proviene da Il Fatto Quotidiano.
Doveva essere il giorno dell’approvazione di due importanti provvedimenti in occasione di una giornata simbolica. Ma se da un lato, alla Camera, è arrivata l’approvazione definitiva del ddl femminicidio, che adesso è legge, dall’altro – al Senato – si blocca invece l’iter del disegno di legge sul “consenso libero e attuale” in materia di violenza sessuale. L’accordo c’era, dopo la trattativa che ha coinvolto Elly Schlein e la premier Giorgia Meloni, e l’auspicio delle opposizioni e dello stesso presidente del Senato Ignazio La Russa era quello di approvare, senza modifiche, entrambi i provvedimenti in occasione della Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ma dalla destra è il partito di Matteo Salvini a far saltare tutto, con la presidente della Commissione Giustizia, la leghista Giulia Bongiorno, che chiede correzioni e un nuovo ciclo di audizioni sul ddl stupro. Una mossa che ha provocato la reazione delle opposizioni, con i senatori di centrosinistra che hanno abbandonato la riunione in segno di protesta.
Circa due ore prima era stata la stessa presidente del Consiglio a confermare l’intesa con la segretaria dem in un’intervista rilasciata a LaPresse: “Devo dire che su alcuni temi, a partire dall’impegno comune per combattere la violenza contro le donne, il dialogo e la collaborazione con l’opposizione non sono mai mancati”, ha detto Meloni proprio a proposito del recente accordo con Schlein sul principio del libero consenso. “Voglio ricordare che siamo a ridosso dell’approvazione definitiva in Parlamento della proposta di legge del Governo per introdurre nell’ordinamento il reato autonomo di femminicidio, una rivoluzione giuridica e culturale che ci rende tra le prime Nazioni in Europa e nel mondo a percorrere questa strada”, aggiungeva riconoscendo che “se siamo arrivati a questo risultato, lo dobbiamo anche al sostegno e al contributo che tutte le forze politiche hanno assicurato durante l’iter parlamentare”. “Penso che questa non sia una materia sulla quale costruire propaganda“, concludeva la premier.
“Siamo molto amareggiati e sorpresi. Una legge che aveva oggi la possibilità di celebrare un momento alto del Parlamento, è stata di fatto affossata. Come opposizioni abbiamo lasciato i lavori. Stringersi la mano con questa destra non vale niente”, hanno detto i senatori dem abbandonando i lavori. E dall’altro ramo del Parlamento i deputati di opposizione hanno chiesto una sospensione del ddl Femminicidio. La Camera ha respinto a maggioranza la richiesta avanzata in primis da Avs e a cui si sono associati Iv, Pd e M5s. Bisogna “sospendere il provvedimento fino a quando la ministra Roccella non chiarirà insieme ai capigruppo di maggioranza del Senato cosa sta accadendo“, “se c’è ancora un accordo” sul tema delle violenze di genere tra maggioranza e opposizione, ha detto Marco Grimaldi di Avs. Nonostante le polemiche si è andatati avanti con la discussione in Aula e il voto: alla fine Montecitorio approva all’unanimità il ddl femminicidio che, in questo modo, diventa legge. Il provvedimento – che quest’estate anche al Senato aveva incassato un via libera bipartisan – introduce all’interno del codice penale il nuovo articolo 577-bis sul reato di femminicidio. Si tratta di una fattispecie specifica di omicidio che prevede l’ergastolo per chiunque provochi la morte di una donna per discriminazione, odio o prevaricazione o mediante atti di controllo, possesso o dominio.
“Farò un ciclo di audizioni che sia mirato e breve su alcuni aspetti tecnici segnalati e poi si proseguirà . Essendo arrivato oggi in commissione, è erroneo e fuorviante dire che ci sono ritardi. Certamente il provvedimento andrà avanti”, ha dichiarato Giulia Bongiorno che è anche relatrice del ddl sulla violenza sessuale e il consenso. La senatrice della Lega ha confermato che nel merito, i dubbi riguardano un comma che disciplina i casi di “minore gravità ” per cui i senatori del centrodestra hanno chiesto di specificare cosa si intende per minore gravità . Ma ha ribadito che si tratta di “un provvedimento importantissimo e utile perché è come se in Italia una giurisprudenza esalta il consenso e poi il singolo giudice si attiene al testo normativo. Quindi bisogna garantire omogeneità ”.
“La senatrice Bongiorno ha chiarito che i dubbi emersi in capigruppo erano dubbi politici e di merito. L’accordo tra maggioranza e opposizione non c’è più, avete deciso di smentire la presidente del Consiglio. Abbiamo la necessità di sapere cosa è successo”, ha detto il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia in Aula al Senato. “Oggi è stato tradito un patto di lealtà ” al Senato, ed “è stato fatto nella giornata contro la violenza sulle donne”, ha attaccato Andrea Quartini, deputato del M5s, definendo questo atteggiamento “inaccettabile e riprovevole“.
“Non è una iniziativa del governo, ma dei gruppi, che hanno chiesto un approfondimento, in particolare la Lega, ma io non faccio l’avvocato difensore dei gruppiâ€, ha dichiarato il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, conversando con i cronisti a Palazzo Madama. “Abbiamo fatto tutto il possibile, è stato soltanto rinviatoâ€, ha risposto a chi gli chiedeva se non fosse una figuraccia.
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In questa ultima puntata della settima stagione, Ecofuturo TV ci accompagna in un viaggio tra le più interessanti esperienze italiane di transizione ecologica e innovazione sostenibile. Si parte con Fabio Roggiolani, cofondatore di Ecofuturo che spiega come un Comune possa diventare completamente rinnovabile riducendo costi e consumi. A seguire, un approfondimento dedicato al Protocollo d’intesa “Un Comune 99% rinnovabile, efficiente e sanoâ€, firmato dal Comune di Trecastelli ed Ecofuturo, per valorizzare un modello virtuoso di comunità energetica e sostenibilità replicabile in tutta Italia. Nel servizio successivo, tappa ai Farming Days del Consorzio Italiano Biogas per conoscere l’azienda agricola Salera, dove la produzione di spirulina biologica si integra perfettamente con il recupero del calore proveniente dagli impianti a biogas.
Si parla poi di mobilità sostenibile urbana, con il progetto che trasforma i lampioni cittadini in colonnine di ricarica per auto elettriche: una soluzione intelligente per moltiplicare i punti di ricarica senza nuovo cemento né grandi lavori. Spazio anche alla ferrovia ecologica con la rinascita delle storiche littorine, ora alimentate a biometano grazie a un progetto congiunto di Fondazione FS Italiane, Snam, Hitachi Rail ed Ecomotive Solutions, che punta a rilanciare il turismo lento e a basse emissioni. Segue un focus tecnologico firmato TEON, che illustra il potenziale delle pompe di calore ad alta temperatura integrate ai teleriscaldamenti freddi e alle comunità energetiche per una svolta rinnovabile nei comuni. Infine, le Regioni Toscana e Umbria raccontano le proprie strategie per una transizione ecologica concreta e condivisa, con le testimonianze degli assessori Monia Monni e Thomas De Luca.
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Un errore di valutazione sulla capienza della diga Garcia. È questa la causa della nuova crisi idrica che in pieno autunno sta colpendo la provincia di Trapani, nonostante le piogge delle ultime settimane. Un errore che, secondo quanto risulta al fattoquotidiano.it, potrebbe essere stato commesso dal Consorzio di bonifica, l’ente pubblico regionale che si occupa dell’irrigazione dei terreni e dunque gestisce la diga, decidendo i prelievi d’acqua. Passaggi calcolati sulla base di una valutazione sbagliata: hanno stimato in due milioni di metri cubi l’acqua presente nella diga Garcia, il lago artificiale che serve l’acquedotto Montescuro, da cui si approvvigionano venti comuni del Trapanese.
Nel frattempo, però, sono gravi i disagi della popolazione: “Un errore-orrore. Spero che la presidenza della Regione voglia andare a fondo per capire chi e perché ha creato quella che di fatto è un’interruzione di pubblico servizioâ€, dice Giacomo Tranchida, sindaco di Trapani. E continua: “Dobbiamo ringraziare la Protezione civile che con le autobotti ci ha permesso di tamponare la situazione, ma i disagi sono di certo molto gravi. Ci sono migliaia di case senza una cisterna sufficiente a sopperire alla mancanza di acqua: in centro storico abbiamo tre famiglie con una cisterna di 1500 metri cubi, faticavano con un’erogazione a singhiozzo ogni 48 ore, figuriamoci adesso con un’interruzione di addirittura 3-4 giorniâ€.
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“50 volte Bellissima” è il titolo dell’album fotografico di ricordi firmato Loredana Bertè. Per l’occasione la cantautrice si è raccontata a Vanity Fair: “Quanto ha contato nella mia vita e nella mia carriera? Assolutamente niente, è sempre stata l’ultima cosa alla quale badavo. Sempre se c’era, poi: bella non saprei… Carina, ero carina. Oggi ci sono colleghe che puntano sulla bellezza, ma mi chiedo se sono belle, perché no, scusi? Che fastidio dà ? Un bel vedere fa piacere a tutti. Se un’artista ha talento, perché porre limiti alla sua bellezza? Il problema è se non ne ha, ed è pure brutta: lì come la mettiamo?”
Rispetto a 50 anni fa l’artista si sente “Esattamente uguale a quella di oggi. Anzi, forse quella di oggi è pure un po’ peggio: sono diventata insofferente a tutto. Un po’ di pazienza ce l’avevo, quando ero più giovane. Poca, ma ce l’avevo. Adesso no, non mi va più di perdere tempo inutilmente. Però, magari, oggi prima di sbottare conto fino a dieci. O a cinque. Ma non ditemi che sono diventata matura: sono ribelle da cinquant’anni. Anzi, da prima. Voi mi conoscete da cinquant’anni, ma io ribelle ci sono nata”.
“L’idea di avvicinarmi alla morte, di dover lasciare questa Terra, è proprio fastidiosa, – ha affermato – perché sto vivendo bene questo periodo: ho tanti progetti, ho la fortuna di vivere di un lavoro che mi piace e che è sempre stata la mia passione. Sì, diciamo pure che mi sto divertendo. Purtroppo sono in quella fase della vita in cui inizi a pensare alla morte. Da due o tre anni è un pensiero frequente. Non sono credente nel senso più stretto. Dio è un grande assenteista, ma spero in qualche modo di ritrovare mia sorella, quando arriverà quel giorno”.
E ancora: “Sono una rockstar atipica. Fumo mezza sigaretta al giorno, non bevo alcol, non mi drogo. Io sono più una dipendente affettiva, tendo a creare legami molto forti. Quelle dipendenze uniscono tutti, sono molto democratiche. La cosa fondamentale per superarle è non averne paura, non nasconderle: solo riconoscendole si può uscire da certi rapporti malati”.
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