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Mondo a cura di Redazione Esteri
Il ragazzo seduto davanti ai poliziotti in moto il simbolo della rivolta in Iran. Il video diventa virale

Un ragazzo si accuccia sull’asfalto e aspetta un’orda di agenti in moto. Ha fatto il giro del mondo diventando simbolo della protesta un video girato in viale Joumhouri, nel centro di Teheran, mostra una persona – identificata da molti come un giovane – seduta a gambe incrociate sull’asfalto, immobile, mentre di fronte avanzano decine di poliziotti in moto, vestiti di nero e con il casco. Alle sue spalle la folla fugge tra i lacrimogeni. Il filmato, ampiamente condiviso sui social e rilanciato dai media internazionali, è stato paragonato al celebre “uomo del carro armato†di Piazza Tienanmen, diventando il simbolo visivo di una rabbia silenziosa contro l’iperinflazione e il deterioramento delle condizioni di vita.

Le proteste tornano a infiammare l’Iran e assumono dimensioni che non si vedevano dal 2022. Dalle università di Teheran a quelle di Isfahan, studenti e commercianti sono scesi in piazza contro una crisi economica sempre più soffocante, segnata da inflazione fuori controllo, carovita e dal crollo del rial ai minimi storici sul dollaro. Una mobilitazione ampia, confermata anche dall’agenzia Ilna, vicina al movimento operaio, che ha coinvolto alcuni degli atenei più prestigiosi del Paese e il cuore del commercio tradizionale, il Gran Bazar della capitale.

A innescare la rabbia una situazione economica giudicata insostenibile con è un aumento vertiginoso dei prezzi dei beni alimentari e di prima necessità, che mette in ginocchio le famiglie. A peggiorare il quadro, anche la recente revisione del prezzo della benzina.

Le cause della crisi sono molteplici: dalle sanzioni internazionali alla cattiva gestione interna, fino al trasferimento delle entrate verso alleati e intermediari regionali. Pesano inoltre il fallimento dei negoziati sul nucleare con gli Stati Uniti e il timore di un nuovo conflitto con Israele, che ha avuto un forte impatto psicologico sui mercati. In questo contesto, mentre i commercianti protestavano al Bazar, il capo della banca centrale Mohammad Reza Farzin ha rassegnato le dimissioni, segnale della tensione ai vertici del sistema.

Il presidente Massoud Pezeshkian ha cercato di abbassare i toni, chiedendo al ministro dell’Interno di ascoltare le “richieste legittime†dei manifestanti e di avviare un dialogo. Un messaggio rivolto in particolare ai negozianti, storicamente decisivi anche durante la rivoluzione islamica del 1979. Ma sullo sfondo resta una situazione diplomatica complessa: gli alleati regionali di Teheran appaiono indeboliti, mentre dagli Stati Uniti arrivano parole dure. Donald Trump ha avvertito che un eventuale riarmo o la ripresa del programma nucleare porterebbero a una reazione drastica di Washington. A queste dichiarazioni hanno fatto da contraltare aperture prudenti del ministro degli Esteri Seyed Araghchi, che ha invitato a riprendere i negoziati, e i contatti con Mosca, con il Cremlino che si dice pronto a favorire un allentamento delle tensioni regionali.

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Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 21:08:30 +0000
Trending News a cura di Redazione FqMagazine
Tatiana Schlossberg morta, la nipote di JFK aveva detto: “Ho un cancro e ho aggiunto una nuova tragedia alla vita della nostra famigliaâ€

Tatiana Schlossberg, giornalista e ambientalista, figlia di Caroline Kennedy e nipote del presidente John F. Kennedy, è morta a 35 anni a causa di una leucemia terminale. La notizia arriva a poco più di un mese da quando lei stessa aveva reso pubblica la malattia, raccontandola in un lungo e intenso saggio pubblicato sul New Yorker lo scorso novembre. Schlossberg aveva annunciato di essere affetta da una rara forma di leucemia mieloide acuta, un tumore del sangue e del midollo osseo che colpisce prevalentemente persone anziane. Nel testo, insieme al racconto della diagnosi e delle terapie, rifletteva sulla mortalità, sulla storia della propria famiglia e sul peso simbolico di un cognome che attraversa da decenni la vita pubblica americana.

La scelta di rendere pubblica la malattia era avvenuta in una data altamente simbolica: il 22 novembre, nel 62° anniversario dell’assassinio di John F. Kennedy. In quell’occasione, Tatiana Schlossberg aveva intrecciato il racconto personale con una presa di posizione politica netta, criticando duramente il cugino Robert F. Kennedy Jr., segretario alla Sanità, definendolo “un imbarazzo†per le sue posizioni contrarie alla ricerca medica finanziata dallo Stato e ai vaccini.

La diagnosi era arrivata nel maggio del 2024, subito dopo la nascita del suo secondo figlio, quando un controllo medico aveva rivelato un numero anomalo di globuli bianchi. Da quel momento, la sua vita si era trasformata in una sequenza di cure aggressive: cicli di chemioterapia, due trapianti di cellule staminali – il primo da sua sorella, il secondo da un donatore non imparentato – e la partecipazione a sperimentazioni cliniche. Secondo i medici, una di queste avrebbe potuto prolungarle la vita “per un anno, forseâ€.

Nel saggio, Schlossberg raccontava anche il senso di colpa e di impotenza di fronte al dolore inflitto alla madre e alla famiglia: “Per tutta la vita ho cercato di essere buona, di essere una brava studentessa, una brava sorella e una brava figlia, di proteggere mia madre e di non farla mai arrabbiare o turbare. Ora ho aggiunto una nuova tragedia alla sua vita, alla vita della nostra famiglia, e non c’è niente che io possa fare per impedirlo”.

Impegnata soprattutto sui temi ambientali e del cambiamento climatico, Tatiana Schlossberg aveva costruito una carriera giornalistica lontana dai riflettori della politica dinastica dei Kennedy, scegliendo di usare la scrittura come strumento di impegno civile. La sua morte chiude una vicenda che lei stessa aveva voluto raccontare fino in fondo, trasformando la malattia in un atto pubblico di testimonianza, critica e consapevolezza.

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Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 20:33:06 +0000
Cronaca Nera a cura di Redazione Cronaca
Aurora Livoli, i 50 giorni lontano da casa: dalla scomparsa alla telefonata ai genitori. Caccia all’uomo alto e magro che era con lei

Aurora Livoli aveva 19 anni e, per cinque giorni, non è stata che un corpo senza nome. Una ragazza trovata morta in un cortile di periferia, a Milano, di cui nessuno sapeva dire nulla. Nessun documento addosso, nessun telefono, nessun segno che potesse raccontare chi fosse o da dove venisse. Per giorni è rimasta invisibile anche nella morte. Dopo la diffusione da parte degli investigatori dell’Arma, finalmente è arrivata l’identificazione.

Aurora era nata a Roma e viveva a Monte San Biagio, in provincia di Latina. Si era diplomata da poco all’Itis Pacinotti, nella sede di Fondi. Frequentava la stessa scuola di Paolo Mendico, il ragazzo di 14 anni che a settembre si è tolto la vita dopo episodi di bullismo. Il 4 novembre si era allontanata da casa. La famiglia aveva denunciato la scomparsa e aveva continuato a cercarla, aggrappandosi a ogni possibile traccia. L’ultimo contatto risale alla mattina del 26 novembre: una telefonata ai genitori adottivi. Aurora aveva detto di stare bene, di non essere in pericolo, ma aveva anche chiarito che non aveva intenzione di tornare. Non aveva spiegato dove si trovasse. Dopo quella chiamata, il silenzio. Cinquanta giorni lontana da casa e un silenzio silenzio durato più di un mese.

Fino alla mattina del 29 dicembre quando il custode di un condominio al civico 74 di via Paruta ha trovato il corpo di una giovane donna steso a pancia in giù, in un vialetto non lontano da un’aiuola. Era semisvestita, con segni sul collo. Nessuno dei residenti l’aveva mai vista prima. Per il quartiere, quella ragazza non era nessuno. I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Milano, guidati dal colonnello Antonio Coppola e coordinati dal pm Antonio Pansa, hanno iniziato a cercare risposte partendo da ciò che c’era: le immagini delle telecamere di videosorveglianza. È lì che Aurora ricompare viva, per l’ultima volta.

Un fotogramma la ritrae in via Padova, non lontano dal luogo in cui verrà trovata morta. Cammina da sola, o almeno così sembra a prima vista. Ha i capelli scuri che le scendono oltre le spalle, lo sguardo rivolto verso il basso, le mani infilate nelle tasche di un giubbotto scuro. Indossa una maglia scura, pantaloni della tuta, scarpe da ginnastica. L’andatura è tranquilla. Non c’è fretta, non c’è paura visibile. Appena dietro di lei, nella stessa inquadratura, c’è un uomo: alto, magro, con addosso un pile bianco. La telecamera lo riprende di nuovo circa un’ora dopo, mentre percorre la stessa strada in senso opposto, da solo. In quelle immagini non c’è nulla che lasci pensare a un inseguimento. La sensazione, per gli investigatori, è un’altra: che Aurora e quell’uomo si conoscessero, che stessero andando nello stesso posto.

I due entrano insieme nel portone del condominio di via Paruta. Un ingresso che resta spesso aperto, come se fosse un passaggio noto, abituale. È lì che Aurora sparisce. Poche ore dopo, il suo corpo verrà trovato nello stesso stabile. Quando i carabinieri hanno cercato di identificarla, ogni tentativo è fallito. Nessun riscontro nelle banche dati, nessun match dalle impronte digitali negli archivi Afis. Nessuna segnalazione nei centri di accoglienza o nelle comunità per persone in difficoltà di Milano e dell’hinterland. La svolta è arrivata solo con la decisione della Procura di diffondere l’immagine della telecamera di sicurezza: l’unica in cui il volto della ragazza si vede chiaramente, illuminato appena nel buio della notte.

Ora restano le domande. L’autopsia, disposta per mercoledì 31 dicembre, dovrà stabilire le cause della morte, chiarire se i lividi sul collo siano collegati al decesso o precedenti, e se la ragazza abbia subito violenze prima di morire. Gli investigatori stanno lavorando per identificare l’uomo che era con lei quella notte e che, con ogni probabilità, ha trascorso con Aurora le sue ultime ore.

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Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 19:50:19 +0000
Zonaeuro a cura di Redazione Politica
Roma cerca di ricucire con Bruxelles sul golden power: nelle operazioni finanziarie scatterà solo dopo il parere Ue

Il governo riduce il braccio di ferro con l’Europa sul golden power a una questione di successione temporale. E prova a fermare la procedura d’infrazione, che Bruxelles ha aperto a fine novembre nei confronti di Roma, con un emendamento al decreto Transizione 5.0 all’esame del Senato. Nel testo si stabilisce, appunto, che l’attivazione dei poteri speciali di veto dello Stato sulle compravendite di imprese o rami d’impresa nel settore finanziario, comprese banche e assicurazioni, può avvenire solo dopo il rilascio del parere delle Autorità europee competenti in materia, come l’Antitrust e la Bce.

L’emendamento modifica la norma originaria della legge del 2012 che fa scattare le procedure e gli obblighi previsti dal golden power non solo verso soggetti esterni all’Unione europea ma, “nei settori delle comunicazioni, dell’energia, dei trasporti, della salute, agroalimentare e finanziario, ivi incluso quello creditizio e assicurativo“, anche rispetto agli acquisti, a qualsiasi titolo, di partecipazioni da parte di soggetti appartenenti all’Unione europea, “ivi compresi quelli residenti in Italia, di rilevanza tale da determinare l’insediamento stabile dell’acquirente in ragione dell’assunzione del controllo della società la cui partecipazione è oggetto dell’acquisto”. Da qui la competenza europea.

Il caso è esploso dopo le condizioni che Roma aveva imposto a Unicredit per il via libera all’acquisizione di Bpm. Passando dal particolare all’universale in una complicata dialettica politica, Bruxelles aveva sottolineato che la normativa italiana avrebbe potuto violare le regole del mercato unico sulla libera circolazione dei capitali e interferire con le competenze della Banca centrale europea in materia di vigilanza bancaria. A novembre la Commissione aveva quindi deciso di inviare una lettera di costituzione in mora all’Italia, aprendo l’iter dell’infrazione. Il tema riguardava e riguarda la normativa generale del golden power e nessuna operazione in particolare, è stato detto, anche se il caso Unicredit è innegabile. Resta da capire se le modifiche proposte saranno sufficienti a chiudere il caso che, sul punto specifico di Unicredit e Bpm, è ancora aperto anche presso l’Antitrust Ue dove è rimasto congelato dopo l’abbandono dell’acquisizione da parte di Unicredit.

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Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 18:22:20 +0000
Economia a cura di Redazione Economia
Vàsia, il borgo che incassa più di Roma dalla lotta all’evasione. In 7 anni incassi dimezzati per i Comuni

Nella geografia italiana della lotta all’evasione fiscale, a volte le dimensioni contano meno delle competenze. Lo dimostra Vàsia, minuscolo Comune dell’entroterra imperiese con appena 350 abitanti e molto amato dai turisti tedeschi, che nel 2024 ha incassato più del doppio di Roma grazie alle segnalazioni di imposte non pagate. Un risultato che spicca se confrontato con quello della Capitale, città da 2 milioni e 750mila residenti.

Secondo i dati diffusi dal Centro Studi Enti Locali, il Comune di Roma nel 2024 ha incassato 10.145 euro per il recupero di tasse evase emerse grazie alle segnalazioni comunali. La normativa prevede che agli enti locali venga riconosciuto il 50% delle somme definitivamente riscosse dal fisco. Nello stesso periodo, Vàsia ha ottenuto 20.710 euro, più del doppio rispetto a Roma.

Alla base del cosiddetto “modello Vàsia†c’è una caratteristica particolare dell’amministrazione locale. Il sindaco, Mauro Casale, 50 anni, eletto con una lista civica, è anche dipendente dell’Agenzia delle Entrate. Una conoscenza diretta dei meccanismi fiscali che si è rivelata decisiva. “I 20mila euro di incasso vengono da una ditta che si era proposta al Comune per fare dei lavori – spiega Casale –. Abbiamo scoperto che si avvaleva di un regime fiscale di vantaggio che non le spettava. L’abbiamo segnalata alla Guardia di Finanza e ha dovuto pagare”. Come riporta l’Ansa altri recuperi sono arrivati dal settore immobiliare. “Ci sono persone – racconta il sindaco – che hanno comprato terreni, ottenuto i permessi di costruzione e poi li hanno rivenduti a un prezzo maggiorato, dimenticandosi di pagare le tasse sulle plusvalenze”.

Il caso di Vàsia resta però isolato in un quadro generale che segnala un progressivo disimpegno dei Comuni nella collaborazione con il fisco. In sette anni, gli incassi complessivi derivanti dalle segnalazioni comunali si sono più che dimezzati, scendendo a 2,5 milioni di euro. Nei due anni precedenti la cifra si attestava attorno ai 3 milioni, ben al di sotto dei 6,7 milioni del 2021 e degli 11,4 milioni del 2018. Nel quinquennio 2020-2024 i Comuni hanno consentito di recuperare complessivamente 30,4 milioni di euro, contro gli oltre 88 milioni del periodo 2012-2016.

A incidere sull’andamento è stata anche la variazione della quota riconosciuta agli enti locali: inizialmente fissata al 30%, poi salita al 33% e successivamente al 50%, tra il 2012 e il 2021 era arrivata al 100%, per tornare al 50% dal 2022. Proprio negli anni in cui la percentuale era totale si è registrato il massimo utilizzo dello strumento, tanto che oggi si sta valutando un nuovo ritorno al 100%. Attualmente i Comuni beneficiari sono 304, meno del 4% dei circa 7.900 enti locali italiani. La distribuzione territoriale conferma un netto squilibrio a favore del Nord. In testa c’è la Lombardia con 97 Comuni e 1.009.938 euro di riparto, pari a circa il 40% del totale nazionale. Seguono Liguria con 442.290 euro e 15 Comuni, Emilia-Romagna con 362.471 euro e 66 Comuni, Toscana con 300.454 euro e 17 Comuni.

Nel Mezzogiorno e nelle Isole i numeri restano marginali: Campania 7.306 euro, Puglia 1.495 euro, Sicilia 6.791 euro, Sardegna 8.396 euro. Un divario che riguarda soprattutto la capacità amministrativa, l’organizzazione degli uffici e la continuità delle attività di controllo. Guardando ai singoli enti, il primato spetta a Genova, che grazie alle sue segnalazioni ha fatto recuperare al fisco oltre 800mila euro e ne ha incassati 406mila. Seguono Milano con 376.490 euro, Prato con 170.122 euro, Torino con 113.888 euro, Firenze con 105.628 euro, Brescia con 62.011 euro, Bergamo con 55.094 euro, Bologna con 48.127 euro e Cernusco sul Naviglio con 40.543 euro. “Questo dato certifica l’attenzione e l’impegno con il quale la nostra amministrazione ha gestito il Comune di Genova”, ha commentato il presidente della Regione Liguria Marco Bucci, sindaco del capoluogo fino a dicembre 2024.

Restano infine i paradossi: Bari, decima città italiana per popolazione, non compare tra i Comuni beneficiari del riparto. E il confronto tra Roma e micro-realtà come Vàsia continua a raccontare un’Italia in cui, nella lotta all’evasione, la dimensione non è tutto.

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Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 17:55:20 +0000
Politica a cura di Vincenzo Iurillo
Castellammare, Ruotolo si dimette dal consiglio comunale: “Non c’è stato argine alla camorraâ€. Il sindaco Vicinanza: “Da lui solo critiche infondateâ€

L’europarlamentare Pd Sandro Ruotolo si dimette dal consiglio comunale di Castellammare di Stabia e prova a rovinare il cenone di Capodanno del sindaco Luigi Vicinanza, accusato di guidare una “amministrazione non all’altezza, che non è stata argine alla camorraâ€. Vicinanza non ci sta, respinge al mittente e contrattacca: “Ha commesso un errore politico, la mia amministrazione la sta contrastando, le sue sono critiche esterne e prive di fondamentoâ€.

Finisce, male, un rapporto politico tra due figure autorevoli del centrosinistra nazionale. E pare anche incrinarsi un’amicizia antica, con radici che affondavano nei comuni trascorsi giornalistici – Ruotolo firma di punta della Rai e della militanza anticamorra, Vicinanza ex direttore dell’Espresso e di quotidiani locali del gruppo Repubblica – perché l’ex consigliere usa parole durissime, e il sindaco nel replicare non esita a mettere in piazza fatti e circostanze finora sconosciute: “Gli avevo proposto di fare l’assessore alla Legalità, non mi ha mai degnato di una rispostaâ€. Volano stracci.

E’ la conseguenza di un legame che si era incrinato irrimediabilmente dopo la lettera aperta dei giorni scorsi con cui Ruotolo invitava Vicinanza a dimettersi perché la sua elezione “è stata inquinata dalla camorraâ€. Si riferiva agli scoop de ilfattoquotidiano.it sull’inchiesta della Dda di Napoli – pm Giuseppe Cimmarotta, procuratore Nicola Gratteri – che ha lambito due consiglieri comunali di maggioranza, eletti in formazioni civiche aggregate alla maxi coalizione di 13 liste che ha accompagnato Pd, M5s, Avs e il campo largo nella larghissima vittoria di Vicinanza del giugno 2024. Vicinanza li ha estromessi dalla maggioranza (“non ci devono essere ombreâ€), uno dei due si è dimesso, l’altro non partecipa più ai consigli comunali, nemmeno a quello che il 22 dicembre ha approvato il bilancio. A Ruotolo, che ha votato il bilancio “per senso di responsabilitàâ€, questo non è bastato.

“Il sindaco Vicinanza ha dichiarato che con le sue dimissioni vincerebbe la camorra. Io penso il contrario – sostiene Ruotolo – le sue dimissioni imporrebbero ai partiti una riflessione seria sul ruolo delle liste civiche. La camorra prospera dove la politica è debole e trova terreno fertile nel cosiddetto civismo, nel proliferare di liste civiche dell’ultimo minuto, veri e propri comitati elettorali del “partito degli eletti”â€. Secondo il responsabile nazionale legalità del Pd “anche nell’ipotesi di uno scioglimento del Comune per infiltrazioni camorristiche, esisterebbero tempo e spazio per ricostruire un rapporto sano, trasparente e credibile tra politica e cittadiniâ€. Ruotolo quindi si dimette perché ritiene “di aver esaurito la funzione per la quale sono stato eletto: quella di essere un presidio politico e civile nella battaglia per la legalità e contro la camorraâ€.

Vicinanza ribatte ricordando “che la camorra esiste da quasi cinquant’anni in città. Tuttavia non prospetta alcuna terapia, se non lo scioglimento del Consiglio comunale. Da europarlamentare e da consigliere comunale avrebbe dovuto dare un contributo alla ripartenza dopo anni di sfasciume. Invece si è limitato, come ha dichiarato lui stesso nel corso di un Consiglio comunale, a dare il mio numero di telefono al commissario europeo Fitto, che ovviamente non mi ha mai chiamato”. Quando alle liste civiche “veicolo della camorra, se così fosse, lo accerterà la magistratura. Sta di fatto che quelle liste civiche erano già presenti al tavolo della trattativa del centrosinistra ben prima che io fossi indicato come probabile candidato sindaco, e che le stesse liste e i loro rappresentanti si riunivano intorno a un tavolo nella sede del Pd, il suo partito”.

Il sindaco conclude con una domanda non da poco: “Se questa amministrazione dovesse andare via, la camorra si sentirebbe più debole o più forte? Io credo che la criminalità organizzata sia stata favorita per troppi anni anche dalla debolezza della politica e dalla discontinuità amministrativa. Ruotolo tifa ancora per un lungo commissariamento della città (già sciolta per camorra nel febbraio 2022, giunta di centrodestra, ndr). Mi dispiace”.

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Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 17:30:35 +0000
Ambiente a cura di Redazione Cronaca
Natale “tropicale†in Islanda: sfiorati i 20 gradi, nuovo record di dicembre

Un Natale fuori stagione ha sorpreso l’Islanda, tradizionalmente avvolta dal gelo in questo periodo dell’anno. Tra la vigilia e il giorno di Natale, l’isola ha registrato temperature eccezionalmente elevate, con valori prossimi ai 20 gradi centigradi, segnando nuovi record climatici per il mese di dicembre.

Secondo quanto riportato dal portale Ruv, il servizio radiotelevisivo nazionale islandese, l’Ufficio meteorologico dell’isola ha confermato che a Seyðisfjörður, una piccola cittadina dell’Islanda orientale, il termometro ha toccato i 19,8 gradi tra il 24 e il 25 dicembre. Un dato sorprendente se confrontato con le temperature medie stagionali, che in questo mese oscillano solitamente tra -1 e 4 gradi. Valori simili sono stati registrati anche a Bakkagerði, dove si sono raggiunti i 19,7 gradi.

Il precedente record nazionale per dicembre risaliva al 2 dicembre 2019, quando a Öræfi erano stati misurati 19,7 gradi. Il nuovo primato conferma l’eccezionalità dell’evento meteorologico appena trascorso.

A spiegare le cause di questo caldo anomalo è Birgir Örn Höskuldsson, meteorologo del Servizio meteorologico islandese. Secondo l’esperto, le condizioni record sono state generate dall’arrivo di aria molto calda sull’Islanda, combinata con forti venti. “Quando l’aria è calda e forti venti soffiano sulla terraferma, può formarsi un vento di föhn vicino alle montagne, che riscalda ulteriormente l’aria sul versante sottovento. Sono condizioni tipiche in cui vengono stabiliti record di temperatura mensili”, ha spiegato.

Il clima mite, tuttavia, è destinato a durare poco. Nel pomeriggio l’Ufficio meteorologico ha infatti emesso un’allerta meteo gialla per la parte sudorientale dell’isola e per i fiordi orientali, in vista della notte di Capodanno. Sono attesi forti venti e temporali, che riporteranno condizioni più consone all’inverno islandese.

Erik Christensen – Opera propria – CC BY-SA 3.0

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Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 17:16:55 +0000
Economia a cura di Redazione Economia
Autotrasportatori sul piede di guerra per l’aumento dei pedaggi: “Scaricata sulle nostre spalle l’incapacità di governareâ€

Condanna senza appello da parte delle associazioni dell’autotrasporto contro l’aumento dei pedaggi autostradali in vigore dal 1° gennaio 2026. Un rincaro medio dell’1,5% che, secondo le imprese del settore, si somma all’aumento delle accise sul diesel e certifica il fallimento delle politiche del governo nei confronti di chi trasporta le merci.

“È facile deliberare comodamente seduti in un ufficio o dallo scranno della Corte costituzionale“, attacca Maurizio Longo, segretario generale di Trasportunito, “ma chi lavora ogni giorno sulle autostrade, bloccato da cantieri frutto di vent’anni di ritardi nella manutenzione, vive una situazione di disagio permanente. Autorizzare aumenti generalizzati dei pedaggi è uno schiaffo al settore e infrange il limite di guardia”. Secondo Trasportunito, parlare di adeguamenti tariffari per aggiornare i piani economico-finanziari delle società concessionarie significa “calpestare l’efficienza e la produttività del trasporto merci”, mentre il governo aveva promesso un blocco temporaneo dei rincari. “L’autotrasporto muove l’80% delle merci del Paese ma i danni alla logistica e al sistema produttivo chi li paga?”, attacca Luongo.

Ancora più dura Ruote Libere, associazione delle piccole imprese dell’autotrasporto, che parla apertamente di “tradimento”. “Dopo mesi di promesse contro l’aumento dei costi”, afferma la presidente Cinzia Franchini, “oggi la realtà è fatta di pedaggi più cari e gasolio più caro. È l’esatto contrario di quanto annunciato”. Per Ruote Libere “non siamo di fronte a un errore o a una fatalità tecnica: siamo di fronte a una scelta politica precisa, che scarica sistematicamente sulle spalle delle piccole imprese dell’autotrasporto il peso dell’incapacità di governare. Prima le accise, ora i pedaggi: il messaggio è chiaro, chi lavora su strada deve pagare sempre di più. È semplicemente inaccettabile che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti oggi si nasconda dietro decisioni di Autorità e Corte Costituzionale, sostenendo di ‘non avere margini di intervento’. I margini c’erano prima, quando si facevano promesse. Ora restano solo scuse”.

Nel mirino anche il principio del pay per use, giudicato “una beffa” in una rete autostradale segnata da congestione, cantieri infiniti e standard di servizio ritenuti inadeguati. Le richieste sono nette: stop immediato agli aumenti dei pedaggi, revisione delle politiche fiscali sui carburanti e apertura urgente di un tavolo di confronto reale con tutte le rappresentanze del settore.

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Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 16:50:23 +0000
Trending News a cura di Redazione FqMagazine
‘Banda del buco’ ruba 30 milioni di euro da una banca in Germania: clienti disperati davanti all’ingresso

Si parla di furto colossale e, contando che i ladri hanno svaligiato praticamente tutto quello che potevano prendere da 3.300 cassette di sicurezza, affittate a 2.700 clienti, la definizione non è azzardata. È accaduto alla Sparkasse di Gelsenkirchen durante le vacanze di Natale. I malviventi hanno praticato un enorme foro nella parete di un ufficio, raggiungendo il caveau.

Dall’apertura della banca lunedì, centinaia di clienti si sono accalcati davanti alla filiale, preoccupati per i propri risparmi e gioielli. La polizia ha dovuto calmare la folla e impedire eventuali incidenti. La banca ha poi invitato i clienti a usare l’accesso online per ottenere informazioni, mentre il personale si coordina con la compagnia assicurativa. L’irruzione, scoperta grazie a un allarme antincendio nella notte di lunedì 29 dicembre, è stata messa a segno in modo altamente professionale, passando da un parcheggio, attraversando diverse porte e un archivio, fino a raggiungere il caveau con un trapano speciale. I ladri sono in fuga e le autorità stanno analizzando movimenti di veicoli e interrogando testimoni. La banca ha avviato una riunione di crisi e assicura che contatterà tutti i clienti interessati. Rimane però forte l’ansia tra i clienti: secondo le prime ricostruzioni della polizia di Gelsenkirchen, la ‘banda del buco’ avrebbe sottratto dalle cassette di sicurezza circa trenta milioni di euro e le vittime sarebbero oltre 2.500.

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Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 16:28:45 +0000
Blog a cura di Dalia Ismail
Nonostante il genocidio, se sei palestinese in Italia resti un corpo sospetto

Il 27 dicembre mi sono svegliata con una notizia che mi ha tolto il respiro. Non so spiegare esattamente cosa provo: non è solo rabbia, non è solo paura, non è solo stanchezza. È lo shock di capire, ancora una volta, che non importa quanto tu provi a vivere normalmente, a studiare, lavorare, prendere parola, e men che meno che il genocidio è sotto agli occhi di tutti: per questo Stato resti sempre un corpo sospetto.

L’arresto di Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia, insieme ad altre otto persone palestinesi e di altre nazionalità arabe e di religione islamica per presunti finanziamenti ad Hamas, non è avvenuto in un giorno qualunque. Sono state eseguite all’alba, la mattina successiva alle festività natalizie. Il momento in cui tutti – noi compresi – abbassiamo le difese. Quando le reti di supporto sono più fragili, quando ci si illude, anche solo per pochi giorni, di poter respirare.

Non è un caso, a mio avviso. È una tecnica. Durante le festività natalizie gli studenti, che sono tra i principali soggetti della mobilitazione per la Palestina, tornano nelle loro città di origine. Le piazze si svuotano, le persone si disperdono, la capacità di risposta collettiva si indebolisce. È in questo contesto che la repressione colpisce più facilmente: quando siamo divisi.

Io sono palestinese e questo non è il primo risveglio così. Questo schema lo conosco bene. Non riguarda solo chi viene arrestato, ma un’intera comunità, la mia, che viene sistematicamente sorvegliata, criminalizzata e resa vulnerabile. La responsabilità di ciò che è accaduto ad Hannoun e alle altre persone coinvolte non può essere letta come un fatto isolato: si inserisce in un clima politico e mediatico che da anni legittima una narrazione islamofobica, tracciando linee divisorie tra musulmani “accettabili†e “pericolosiâ€, tra palestinesi “innocui†e “sospettiâ€.

In questi anni, a terrorizzarmi non è stato Hannoun. Non è stato Shahin. Non è stato Yaeesh. A terrorizzarmi sono stati Israele e gli italiani “buoni†attorno a me: quelli indifferenti, quelli che minimizzano, quelli che hanno bisogno che la violenza colpisca corpi bianchi per indignarsi, quelli che non sanno prendere posizione senza infinite premesse per non disturbare i potenti.

In questi anni, la parola “terrorismo†è stata usata con una leggerezza devastante, come se fosse neutra, come se non producesse conseguenze materiali, quotidiane, violente sui corpi dei musulmani e degli arabi in questo Paese.

Anche il Cred (Centro di Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia) ha espresso forti preoccupazioni per il modo in cui è stato costruito questo impianto accusatorio. In particolare, segnala il fatto che materiali provenienti dall’apparato militare israeliano siano utilizzati come elementi di accusa senza un controllo adeguato sulla loro attendibilità. Affidarsi a documenti prodotti da uno Stato direttamente coinvolto nel genocidio, e oggi sotto giudizio internazionale, significa indebolire le garanzie di autonomia e imparzialità della giustizia.

È preoccupante anche il tentativo di far rientrare tutte le attività di solidarietà e assistenza umanitaria nella categoria del “finanziamento al terrorismoâ€, facendo leva su accuse e classificazioni politiche prodotte da governi stranieri, in particolare quello di Israele. È una dinamica che conosciamo fin troppo bene. Israele ha dichiarato che gli ospedali erano basi di Hamas, e poi li ha distrutti. Ha sostenuto che l’UNRWA fosse Hamas. Ha giustificato il blocco degli aiuti a Gaza sostenendo che, in qualche modo, fossero collegati ad Hamas. Accuse ripetute, smentite una a una, e pagate con il prezzo che sappiamo.

Dopo questa lunga sequenza di menzogne smontate dai fatti, il dubbio avrebbe dovuto essere automatico, quasi ovvio: forse anche in questo caso non dovremmo accettare senza verifica la narrazione del “mandare soldi a Hamasâ€. E invece no. Ancora una volta, sono i media a raccogliere e amplificare questa accusa senza esercitare alcuna funzione critica, trasformandola in verità indiscussa e contribuendo a demonizzare chiunque sia coinvolto in forme di solidarietà con la Palestina. In questo modo, il diritto smette di essere uno strumento di tutela per diventare un mezzo di pressione politica.

Questo è il terrorismo. Perché serve a costringerci a stare zitti, a dividerci, a prenderci le distanze gli uni dagli altri per sopravvivere. Serve a farci dubitare persino della nostra indignazione, a chiederci se non sia meglio abbassare il tono, scegliere parole meno “scomodeâ€, rendere la nostra esistenza più accettabile agli occhi di chi ha il potere di colpirci. Ma io non voglio rendermi accettabile. Voglio restare fedele allo shock che provo, perché quello shock è lucidità. È la prova che tutto questo non è normale. E scriverne, oggi, è un atto di resistenza.

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Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 16:23:52 +0000
Trending News a cura di Redazione Giustizia
Alfonso Signorini indagato per violenza sessuale ed estorsione dai pm di Milano. Ieri si era autosospeso da Mediaset

La Procura di Milano ha aperto un’indagine a carico del giornalista e conduttore tv Alfonso Signorini che ieri si era autosospeso da Mediaset nell’ambito dell’indagine sulle presunte pressioni esercitate dal conduttore su giovani aspiranti partecipanti al Grande Fratello. Un atto dovuto in seguito alle denuncia presentata nei giorni scorsi dall’ex concorrente del Grande Fratello, Antonio Medugno. Nella querela depositata lo scorso 24 dicembre, e finita sul tavolo della pm Letizia Mannella, responsabile del Quinto Dipartimento che si occupa di tutelare le fasce deboli, Medugno, assistito dagli avvocati Cristina Morrone e Giuseppe Pipicella, ha chiesto di procedere per violenza sessuale ed estorsione, reati ora iscritti nel fascicolo.

La bufera mediatico-giudiziaria è nata dalle accuse di Fabrizio Coronaa sua volta indagato per revenge porn – che ha denunciato l’esistenza di un presunto ‘sistema’ per entrare come concorrente o aspirante tale nella casa del Grande Fratello. Proprio Signorini aveva presentato querel nei confronti dopo che l’ex agente fotografico nel suo programma ‘Falsissimo’ lo aveva accusato di aver portato avanti per anni un “sistema” di favori sessuali richiesti a partecipanti del Grande Fratello o del GF Vip o a chi aspirava ad entrare nella famosa casa.

L’ex re dei paparazzi aveva mostrato foto e chat tra il conduttore e l’ex concorrente del Grande Fratello Vip, edizione 2021-2022, Antonio Medugno. Gli investigatori avevano, dunque, ha effettuato perquisizioni a carico di Corona, acquisendo immagini e chat, prima di procedere al suo interrogatorio. “Anche a verbale ho parlato del sistema Signorini – aveva spiegato il fotografo dopo l’interrogatorio -. Tre minuti ho parlato del revenge porn e un’ora dei reati commessi da Signorini, di tutti i suoi giri e di tutte le sue amicizie. Ho più di cento testimonianze, ho fatto i nomi ai pm e sono già pronte due denunce contro di lui”.

La prima, da parte di Medugno, è già stata depositata in procura. I reati richiamati erano appunto violenza sessuale e estorsione, ma i legali dell’ex concorrente del GF avevano espressamente richiesto ai magistrati di valutare l’eventuale sussistenza di ulteriori capi d’accusa e la possibile individuazione di altri responsabili. In queste ore anche l’ex GF Vip Gianluca Costantino, assistito dall’avvocato Leonardo D’Erasmo, sta sciogliendo la riserva in merito a una azione giudiziaria analoga. La procuratrice Mannella coordina con il collega Alessandro Gobbis anche l’inchiesta nei confronti di Corona.

“L’apertura dell’indagine è un atto dovuto, anche a tutela dell’indagato. Siamo in grado di dimostrare che la ricostruzione è tanto balorda quanto i promotori e autori della denuncia. Siamo all’etica della ‘monnezza’ – dice l’avvocato Domenico Aiello all’Adnkronos – Non siamo affatto preoccupati e siamo a disposizione dei magistrati”. Intanto da qualche giorno il profilo Instagram del conduttore è stato chiuso.

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Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 16:16:17 +0000
Animal House a cura di Redazione FqMagazine
“Ha accoltellato il mio cane e si è allontanato ridendo. C’era sangue ovunque, è stato terribileâ€: il racconto choc di una mamma che stava passeggiando con il figlio e il loro cucciolo

Una madre e un figlio stavano passeggiando per le strade di New York con il loro cane al guinzaglio quando un uomo ha improvvisamente accoltellato l’animale. Come raccontato dal New York Post, il fatto è accaduto a Manhattan: l’aggressore ha sferrato una coltellata alla piccola Hazel, un cagnolino di appena un anno. Tutto è accaduto in pochi secondi. Mentre il padroncino Elijah, 13 anni, teneva stretto il guinzaglio del cane, l’uomo ha estratto l’arma e ha colpito il cucciolo sul sedere. Il ragazzino ha inseguito il criminale, che si è allontanato con passo svelto. “All’inizio pensavo fosse una sigaretta elettronica. Poi ho visto una guaina rosa con una lama nera. Era poco più grande di un coltellino svizzero” ha dichiarato Elijah. Orly, la madre, ha detto: “Quando siamo arrivati nell’atrio del palazzo, il sangue sgorgava”. E ancora “È stato terrificante”.

Il portiere ha cercato di aiutare i due come poteva, mentre altri vicini si sono offerti di accompagnare il cucciolo nell’ospedale veterinario più vicino. “È devastante” ha detto Orly, che ha aggiunto: “Siamo grati di essere vivi, che non abbia fatto del male a noi. Ma chi accoltella un cane? Chi può fare una cosa del genere?”. Elijah ha raccontato anche di aver visto l’aggressore ridere mentre si allontanava dal luogo dell’aggressione.

La corsa in ospedale

Una volta a casa la madre e il figlio hanno tamponato le ferite di Hazel. Successivamente, la famiglia ha portato il cane in un ospedale veterinario, dove il cucciolo è stato operato d’urgenza. La cagnolina ha trascorso diverse ore in sala operatoria. L’intervento ha avuto esito positivo. Le immagini condivise dalla famiglia mostrano Hazel con punti di sutura, il corpo avvolto dalle bende e una sacca di drenaggio collegata a un tubo per il sangue. Secondo i veterinari, il cane tornerà in piena forma tra circa 3 mesi. Intanto, la polizia ha dichiarato che il responsabile non è ancora stato individuato. Le indagini proseguono.

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Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 15:42:10 +0000
Economia a cura di Redazione Economia
Il fondo Flacks: “Accordo col governo per acquisire l’ex Ilvaâ€. FdI attacca la procura che ha detto no al dissequestro dell’altoforno 1: “Intimidazioneâ€

Il gruppo statunitense Flacks Group ha annunciato di aver raggiunto un’intesa con il governo per l’acquisizione dell’acciaieria ex Ilva, il più grande impianto siderurgico integrato d’Europa. Lo si legge in un post pubblicato su LinkedIn dalla holding americana, secondo cui l’operazione “garantisce il futuro a lungo termine di una piattaforma industriale storica, sostiene circa 8.500 lavoratori qualificati e rafforza le catene di approvvigionamento europee fondamentali per i settori automobilistico, edile e delle infrastrutture”. La notizia è arrivata nel giorno in cui la procura di Taranto, come riferito dalla Gazzetta del Mezzogiorno, ha nuovamente respinto la richiesta di dissequestro dell’altoforno 1 avanzata da Acciaierie d’Italia. L’altoforno è sottoposto a sequestro senza facoltà d’uso dallo scorso maggio quando un incendio ha danneggiato l’impianto. Da allora l’acciaieria tarantina funziona con un solo altoforno, il 4, e con capacità produttive ulteriormente ridotte.

Flacks si dice pronto a investire fino a 5 miliardi di euro per la modernizzazione degli impianti “inclusa l’elettrificazione e l’ammodernamento dei forni”, ma per l’acquisto ha offerto solo un euro e il suo piano prevede solo 8.500 lavoratori: significa che ci sarebbero oltre 1.200 esuberi, rispetto ai 9.741 lavoratori attualmente dipendenti di Acciaierie d’Italia in Amministrazione Straordinaria, di cui di cui 7.938 a Taranto. Nella nuova società lo Stato italiano resterebbe partner strategico con una quota del 40%, mentre Flacks Group avrebbe un’opzione per acquisire in futuro un ulteriore 40%.

I sindacati: “Non lasceremo il destino di 20mila lavoratori nelle mani di un fondo”

Preoccupazione da parte dei sindacati. “È inaccettabile che le trattative avvengano con fondi speculativi alle spalle dei lavoratori”, commenta Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil. “Ora più che mai è necessaria la costituzione di una società a maggioranza pubblica al fine di garantire la continuità industriale per la decarbonizzazione e l’occupazioneâ€.

“La scelta da parte dei commissari dell’ex Ilva di ritenere migliore l’offerta presentata da Flacks Group ci preoccupa per molti aspettiâ€, aggiunge il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. “Non lasceremo il destino di 20mila lavoratori (compreso l’indotto, ndr) nelle mani di un fondo di investimento. È fondamentale un ruolo centrale dello Stato nella futura società, con poteri effettivi e vincolanti per garantire la decarbonizzazione, il risanamento ambientale e la piena tutela occupazionaleâ€. Tra gli elementi critici, Palombella sottolinea innanzitutto che “si tratta, di fatto, dell’unica proposta presentata per l’acquisto dell’intero gruppo ex Ilvaâ€. “Inoltre parliamo di un fondo di investimento, privo di una vera solidità industriale e che non si è mai occupato di acciaio. Non vi sono state offerte da parte di soggetti siderurgici e non conosciamo i dettagli del piano industriale, se non attraverso titoli o indiscrezioni di stampa. Prima dell’avvio della trattativa in esclusiva con Flacks chiediamo ai commissari e al governo un incontro urgente a Palazzo Chigi, alla presenza della presidente Meloni, per conoscere tutti gli aspetti occupazionali, ambientali e industriali dell’offerta e le ragioni che hanno portato a questa decisioneâ€.

FdI attacca la procura: “Atto intimidatorio contro chi vuole salvare l’azienda”

Intanto da destra arriva un nuovo attacco alla magistratura rea di aver di nuovo detto no al dissequestro dell’altoforno. Acciaierie d’Italia si era già vista respinta una prima istanza presentata lo scorso agosto. “Il no della Procura al dissequestro dell’altoforno 1 dell’ex Ilva è l’ennesima prova di una giustizia che ha scelto di distruggere gli impianti e impedire ogni rilancio produttivo. Una giustizia ad orologeria che fa filtrare la notizia proprio in una giornata cruciale per sabotare il processo di aggiudicazione”, ha dichiarato in aula il senatore di Fratelli d’Italia Matteo Gelmetti, componente della commissione Bilancio di Palazzo Madama. “Si tratta di un atto intimidatorio contro chi vuole salvare l’azienda e il lavoro, con accertamenti che durano mesi o anni e finiscono per devastare il patrimonio industriale sulla base di motivazioni palesemente infondate. È la solita casta che libera i criminali e distrugge le aziende. Una vergogna che gli italiani ricorderanno al referendum sulla giustizia, che spazzerà via chi oggi soffoca il Paese”.

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Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 15:39:48 +0000
Cronaca Nera a cura di Redazione Cronaca
Prete accoltellato alla gola in centro a Modena: ignoto il movente, indagano i carabinieri

Un sacerdote colombiano di 45 anni è stato accoltellato martedì mattina in pieno centro a Modena, all’incrocio tra via Ganaceto e via Castelmaraldo, in zona Pomposa. L’uomo, don Rodrigo Grajales Gaviria, è stato ferito con un’arma da taglio, presumibilmente alle spalle, e colpito alla gola.

Subito dopo l’aggressione sono intervenuti il personale del 118 e l’automedica, che hanno trasportato il sacerdote con urgenza all’ospedale di Baggiovara. Entrato in Pronto soccorso con un codice di media gravità, don Rodrigo presentava una ferita all’arteria del collo ed è stato sottoposto a un intervento chirurgico. Attualmente è ricoverato nel reparto di Chirurgia vascolare e, secondo quanto riferito dalla struttura sanitaria, non sarebbe in pericolo di vita.

Sull’episodio stanno indagando i carabinieri di Modena, che procedono per tentato omicidio e sono al lavoro per ricostruire la dinamica dei fatti e identificare l’aggressore. Al momento non è chiaro il movente dell’accoltellamento, avvenuto in una zona centrale e non isolata della città. Sulla vicenda viene mantenuto il massimo riserbo.

Parole di solidarietà sono arrivate dal sindaco di Modena, Massimo Mezzetti. “Rivolgo a don Rodrigo la massima solidarietà e mi auguro si rimetta presto in forze. È un sollievo sapere che non si troverebbe in pericolo di vita. Auspico che su questo gravissimo fatto venga fatta piena luceâ€, ha dichiarato. Il primo cittadino ha espresso anche vicinanza ai parrocchiani di San Giovanni Evangelista, ricordando come don Rodrigo sia “un sacerdote conosciuto e un riferimento per i modenesi di origine sudamericanaâ€.

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Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 15:37:59 +0000
Televisione a cura di Redazione FqMagazine
“Non è sufficiente fermare Alfonso Signorini. Occorre sospendere cautelativamente l’intera messa in onda della nuova edizione del Grande Fratelloâ€: così il Codacons

Dopo l’esposto presentato lo scorso 23 dicembre alla Procura di Milano, all’Agcom e al Garante per la protezione dei dati personali, “chiedendo di fare chiarezza sulle notizie emerse†in merito al caso che coinvolge Fabrizio Corona e Alfonso Signorini, il Codacons torna sulla questione per chiedere anche la “sospensione del Grande Fratello“. È di ieri 29 dicembre la notizia che il conduttore e direttore editoriale di Chi si è “autosospeso” ma l’associazione dei consumatori “attacca” e, nello specifico, parla di “una misura insufficiente a garantire la tutela degli utenti e dell’interesse pubblico, una parziale presa d’atto delle istanze avanzate dal Codacons che ha trasmesso un esposto all’AGCM e all’AGCOM e una formale diffida a Mediaset chiedendo proprio la sospensione cautelativa del conduttore dalla conduzione della prossima edizione del programma”. E ancora, sempre nella nota diramata dall’associazione, si legge: “Ma non basta: alla luce della gravità e della risonanza delle segnalazioni emerse, non è sufficiente fermare il conduttore. Occorre sospendere cautelativamente l’intera messa in onda della nuova edizione del Grande Fratello, fino a quando non saranno completamente chiariti i fatti e verificata la regolarità delle procedure di selezione dei concorrenti”.

“Con il nuovo atto –che segue quello inviato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, nei giorni scorsi, al fine di richiedere l’accertamento di eventuali profili di rilevanza penale – l’Associazione ha evidenziato possibili violazioni in contrasto con i principi di trasparenza, correttezza e buona fede contrattuale sanciti dalla normativa di settore, chiedendo all’AGCM l’apertura di un’istruttoria per pratiche commerciali scorrette e di ‘inibire l’eventuale continuazione della condotta illecita, accertando e sanzionando l’operatore coinvolto per pratica commerciale scorretta, vietata ai sensi dell’art. 20 del Codice del Consumo’, e all’AGCOM un’istruttoria nell’ambito della tutela dei consumatori-utenti”, prosegue la nota. Al contempo, il Codacons ha diffidato Mediaset a sospendere cautelativamente Alfonso Signorini e “a voler sospendere, in via cautelativa, eventuali nuove edizioni del Grande Fratello, che hanno visto l’eventuale coinvolgimento, nella relativa fase di selezione dei concorrenti, del conduttore Alfonso Signorini, fino al completo chiarimento dei fatti”.

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Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 15:33:47 +0000
Politica a cura di Redazione Politica
Manovra, Giorgetti: “Abbiamo aumentato i salari. È per i ricchi? No, fatto sforzi per redditi medio-bassiâ€

“Ce l’abbiamo fatta come tutti gli anni: ormai sapete che la legge di bilancio ha questi riti. Noi l’abbiamo approvata, altri paesi europei non ce l’hanno fatta. Ci sono riflessioni da fare su come funziona la democrazia parlamentare nel vecchio continente”. Così Giancarlo Giorgetti uscendo dalla Camera dei Deputati al termine della votazione per la manovra di bilancio.

Rispondendo alle critiche delle opposizioni, Giorgetti specifica: “Abbiamo detassato gli aumenti contrattuali e chiuso i contratti pubblici fermi da anni. Questo significa aumenti concreti di salari e stipendi. Le opposizioni fanno giustamente il loro mestiere, le critiche possono aiutare a capire dove abbiamo sbagliato”. E aggiunge: “Non è una manovra per ricchi, lo dicono istituzioni non amiche del Governo che abbiamo fatto sforzo su redditi medio bassi”.

In merito alle pensioni, poi, continua: “Dicono che abbiamo aumentato l’età pensionabile, ma l’intervento del Governo in realtà l’ha ridotta di due mesi nel 2027 quando sarebbe aumentata di tre mesi automaticamente”.

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Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 15:30:35 +0000

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