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#news #ilfattoquotiano.it
Era “schiava dei propri impulsi sessuali†l’insegnante di sostegno arrestata per ripetute violenze sessuali nei confronti di sette alunni della scuola media ‘Salvati’ di Castellammare di Stabia. Lo scrive la giudice per le indagini preliminari di Torre Annunziata Luisa Crasta nell’ordinanza che ne dispone il carcere, ritenendo non adeguati gli eventuali domiciliari per il rischio che dal cellulare e dal computer potesse reiterare i reati, molti dei quali commessi via internet.
Nel telefonino sequestrato dai carabinieri di Castellammare di Stabia, guidati dal maggiore Giuseppe De Lisa all’alba delle indagini iniziate a novembre, il perito informatico ha appurato che le ultime dieci ricerche di Veronica Sposito furono “tutte a carattere pornograficoâ€. Ed erano a luci rosse anche la “maggior parte†delle 17641 foto trovate. Alcune inoltrate ai ragazzini nel gruppo Instagram ‘la saletta’, il luogo delle violenze virtuali. Dal nome della “saletta†della scuola, una stanza appartata, dove l’insegnante radunava le sue piccole vittime – tra cui il minore per il quale le era stata assegnata la nomina di sostegno – per iniziarli ai segreti del sesso reale. Incitando due ragazzini a toccarsi tra loro, e in un caso praticando sesso orale su un ragazzino.
In questa saletta, a partire dall’ottobre 2023, i ragazzini venivano convocati con la scusa di aiutarli a ripetere le materie scolastiche e abusando dello strumento didattico della “classe a piccoli gruppiâ€, previsto per sostenere o premiare alunni bisognosi o meritevoli. Invece poi la donna iniziava a chiedere loro: “Quando avete dato il primo bacio, quale musica vi piace mettere quando…”. E così coi quattro alunni e tre alunne, nati tra il 2011 e il 2013 iniziava a parlare esplicitamente di sesso ed a vantarsi delle sue esperienze sessuali, con un linguaggio trivio e dialettale. Mostrando anche foto e video pornografici, che poi venivano inoltrati con lo strumento della cancellazione automatica dopo la visione.
L’indagine del pm Bianca Maria Colangelo, con la supervisione del procuratore Nunzio Fragliasso, non si ferma con la misura cautelare e prosegue per accertare o meno un sospetto che emerge anche tra le pieghe delle carte notificate: quello che qualcuno della scuola sapesse, ma non sia intervenuto con la necessaria energia sollecitudine. Nei device dei ragazzini sono stati trovati messaggi con la loro insegnante anche dopo che uno di loro aveva raccontato a un professore di matematica “quello che avveniva nella salettaâ€. L’ordinanza inoltre sottolinea che la prof non era stata nemmeno sottoposta a sanzioni disciplinari.
L’indagine riguarderà anche l’aggressione subita dall’insegnante il 14 novembre, quando un gruppo di genitori fece irruzione nel plesso scolastico nel tentativo di linciarla, e ruppe il polso al padre della donna intervenuto per difenderla. Il giorno prima alcuni genitori si erano recati dai carabinieri per sporgere denuncia, dopo essere riusciti a raccogliere le confidenze dei loro figli e ad aprirne i cellulari. Alcuni avevano cancellato tutto o quasi tutto. Altri no. Alla fine gli investigatori hanno formato un fascicolo con 91 fotogrammi di screenshot di conversazioni tra la professoressa e le sue vittime. Il tecnico della procura riuscirà poi a recuperare anche una serie di file audio dalla memoria cache di un cellulare. Conversazioni coi bambini tra fine ottobre e inizio novembre, con la voce della professoressa che dice “alle donne piace ….†e il racconto di cosa piace a letto
Le mamme della scuola di Castellammare di Stabia ora sono “soddisfatte” ma chiedono le scuse. “Ci hanno dato delle camorriste e delle bestie, ora chiedete scusaâ€, si legge sui social. Ricordando che nei giorni successivi all’aggressione fu unanime la condanna alla violenza e la solidarietà all’insegnante che finì al pronto soccorso. “A chi non ha creduto, a chi si è girato dall’altra parte – scrive una delle mamme su Facebook – a chi ci ha dato delle camorriste, bestie e bugiarde…chiedete scusa… giustizia è stata fatta…La docente è stata arrestata!!”. La stessa mamma, intervistata dalla Tgr Campania, ha usato toni pacati: “Siamo soddisfatte ma ancora qualcosa a nostro avviso va chiarito – ha detto -. Comunque non vogliamo che sui docenti buoni possa ricadere le colpe di chi ha agito male“.
“I fatti che emergono feriscono profondamente l’intera comunità stabiese”, ha commentato il sindaco di Castellammare di Stabia, Luigi Vicinanza. “Sono vicino alle famiglie e ai bambini coinvolti e confido pienamente nel lavoro degli inquirenti, che stanno portando avanti le indagini con il massimo impegno per accertare la verità . Non possiamo tollerare che l’innocenza dei nostri bambini venga violata in alcun modo. È nostro dovere prioritario proteggere i più piccoli e garantire che la scuola rimanga un luogo sicuro e sereno per la crescita, la formazione e l’educazione dei nostri figli”.
L'articolo Professoressa arrestata “schiava dei propri impulsi sessualiâ€- La “saletta” degli abusi, i video e le foto porno tra le accuse proviene da Il Fatto Quotidiano.
Il gruppo La Perla scongiura “lo spezzatino” ma ora dovrà trovare un acquirente disposto a rilanciarlo e in grado di farlo. Tutti gli asset del gruppo, in stato di insolvenza, inclusi marchio e stabilimento bolognese, saranno venduti unitariamente a un unico acquirente. È ciò che prevede l’accordo raggiunto tra i commissari di La Perla Manufacturing (in amministrazione straordinaria), i curatori di La Perla Italia e La Perla Global Management Uk (in liquidazione giudiziale) e i liquidatori inglesi di quest’ultima azienda.
L’intesa è stata annunciata dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, al termine del tavolo tenutosi oggi a Roma alla presenza dei sindacati. Prossimamente sarà pubblicato un avviso finalizzato alla ricerca di un acquirente interessato alla reindustrializzazione.
È un primo passo in un percorso che si annuncia impegnativo ma il ministro Urso già festeggia. “Siamo riusciti a conseguire un risultato tutt’altro che scontato, destinato a diventare un caso che farà scuola“, ha dichiarato Adolfo Urso. Il ministro, che oggi ha presieduto l’incontro tra le parti, ha espresso “grande soddisfazione per questo significativo accordo che ci permetterà di tenere uniti il marchio con le competenze dei lavoratori“. Urso sottolinea: “Questa è la strada giusta per salvare l’azienda e rilanciare un simbolo del Made in Italy”. Per la prima volta, fanno sapere dal Mimit, procedure diverse per finalità e nazionalità , includendo persino uno scenario extra-Ue, si sono armonizzate sotto la regia del ministero.
L'articolo Accordo tra le divisioni di La Perla, il gruppo sarà venduto unitariamente. Ora la ricerca di un acquirente proviene da Il Fatto Quotidiano.
Ormai mancavano solo i dettagli e nel pomeriggio di martedì 14 gennaio da più fonti è arrivata la conferma: Kvicha Kvaratskhelia è un nuovo giocatore del Psg. Il Napoli perde un altro degli eroi del terzo scudetto, ma Aurelio De Laurentiis si consola incassando oltre 70 milioni di euro (tra cifra fissa e vari bonus). Il georgiano che sotto il Vesuvio ormai non si trovava più bene proverà a far innamorare Parigi: per lui è pronto un contratto di 5 anni e uno stipendio che si aggira intorno ai 9 milioni di euro netti a stagione. Anche se l’Equipe lo ha già avvertito: sulla sinistra c’è un ingorgo di ali, vista la presenza di Bradley Barcola e Désiré Doué, mentre a Luis Enrique sarebbe servito soprattutto un attaccante con tanti gol nei piedi.
Un altro avvertimento è arrivato però a De Laurentiis e lo firma Antonio Conte. Il tecnico ha accettato di buon grado la cessione per vari motivi. Uno di questi è che ora può battere cassa sul mercato, andando a cercare un giocatore con un profilo più adatto al suo gioco. Il direttore sportivo Giovanni Manna è già al lavoro. Secondo La Gazzetta dello Sport, Conte ha fatto tre nomi: in cima alla lista dei desiderata ci sono Alejandro Garnacho, Karim Adeyemi e Timo Werner. Tutti giocatori per cui serve aprire il portafoglio.
Il primo è il 20enne del Manchester United che come tanti sta facendo fatica a Old Trafford. Il talento però è enorme, la giovane età stuzzica De Laurentiis che già fiuta una futura plusvalenza ma i Red Devils hanno fissato il prezzo intorno agli 80 milioni di euro. Una richiesta che il Napoli non può soddisfare. Il secondo è un altro giovane: Adeyemi ha solo 22 anni ma già tanta esperienza al Borussia Dortmund, dove si è messo nella cavalcata fino alla finale di Champions League. I tedeschi sono disposti a vendere se dovesse arrivare la giusta offerta, che però deve aggirarsi sui 40 milioni di euro. Più abbordabile Werner, che ha 28 anni: il tedesco del Lipsia oggi gioca in prestito al Tottenham e ha il contratto in scadenza nel 2026.
L'articolo Kvaratskhelia al Psg, è fatta: il Napoli incassa oltre 70 milioni di euro. Ora Conte punta a un top: “Ha fatto tre nomi” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Aggredito da una cliente per un malinteso sull’ordine. Per poi vedersi addebitare da Glovo 16 euro per la merce non consegnata. È la denuncia presentata lo scorso 10 gennaio da un rider di 35 anni, di origini pakistane, alla stazione dei carabinieri di Milano Porta Sempione. L’uomo l’8 gennaio si trovava nei pressi di un condominio in via Ulpio Traiano intorno alle 21 per consegnare una busta della spesa. La cliente “mi ha detto che avrei dovuto consegnare al citofono 333 anziché al citofono 1â€, ha dichiarato il rider. Al citofono 333, però, ha risposto un uomo che ha affermato di non aspettare alcun ordine. Dopo aver riscritto alla cliente, si è visto invitare a “citofonare di nuovoâ€, ma il signore di prima ha minacciato di “chiamare i carabinieri†se fosse stato disturbato ulteriormente.
Il rider ha poi contattato Glovo, che ha annullato l’ordine e gli ha chiesto di riportare indietro la merce. Nel frattempo, una donna è scesa dal condominio e ha cercato di prendere la busta. “L’ordine era annullato e dovevo riportarlo indietroâ€, ha spiegato il rider. La donna a quel punto lo ha spinto “due o tre volte, facendomi cadere anche il telefono di mano†e ha preso “latte e acqua dalla busta che si era rotta a terraâ€. Dopo l’incidente, il rider ha informato Glovo: “Ho detto loro cosa era successo e che non potevo più riportare la roba indietroâ€. Al telefono, l’azienda ha assicurato che “avrebbero risolto loro senza addebitarmi alcun costoâ€, ma successivamente “mi hanno tolto il prezzo della spesa, circa 16 euroâ€. Inoltre, il rider ha segnalato ai carabinieri il danno al suo telefono Huawei, che si sarebbe rotto durante l’aggressione, con un costo stimato di 200 euro.
L’episodio è stato denunciato pubblicamente da Deliverance Milano, il sindacato autoconvocato dei fattorini, e supportato dal verbale di ricezione della querela per percosse e danneggiamento.
L'articolo Rider aggredito da una cliente che gli rompe il telefono. E l’azienda gli addebita il prezzo della merce non consegnata proviene da Il Fatto Quotidiano.
La citazione di una frase di Benito Mussolini in una chat di pensionati scatena la rissa all’interno di Fratelli d’Italia a Rovigo. Al centro della polemica c’è Renato Campanile, componente del direttivo provinciale del partito e da circa un mese capogruppo nel consiglio comunale del capoluogo polesano. Era in corso una discussione online sugli scontri avvenuti a Bologna durante la protesta per la morte del giovane Ramy Elgaml durante un inseguimento dei carabinieri a Milano. Campanile ha postato l’immagine di una direttiva emanata dal Duce del fascismo il 15 gennaio 1927 riguardante gli interventi per l’ordine pubblico. “Esigo che sia condotta una lotta senza quartiere contro i delinquenti comuni, verso i quali intendo che i carabinieri, quando siano seriamente minacciati, facciano uso delle armiâ€. Si trattava di una direttiva per i prefetti che giustificava il pugno di ferro contro gli oppositori del regime.
La frase, che suona sinistramente attuale, visti i provvedimenti che il governo avrebbe intenzione di attuare, è rimbalzata tra gli amministratori locali, a dimostrazione anche di uno scontro interno al partito. Campanile è così finito sotto tiro e rischia provvedimenti disciplinari. La chat è composta da pensionati di Fratelli d’Italia e il capogruppo non avrebbe pensato che la schermata sarebbe diventata di dominio pubblico. “Innanzitutto la chat è riservata e farla uscire non è corretto – ha dichiarato – poi è stato estrapolato un passaggio di una conversazione di più persone sui fatti di Bologna con l’aggressione ai carabinieri. A chi diceva che ci sono già leggi, in particolare una del 1975, per fatti come questi, ricordavo che già in passato ce ne erano, come nel 1927â€. Campanile ha respinto qualsiasi illazione su una sua sensibilità neo-fascista. “Non sono fascista, di sicuro non sostengo Mussolini, chi mi conosce sa che non sono per gli estremismi, sono invece una persona disponibile con tutti. È in atto una campagna diffamatoria nei miei confronti e agirò di conseguenzaâ€. Poi ha ricordato il suo passato di poliziotto. “Nella mia carriera un paio di conflitti a fuoco li ho avuti perciò ci sono abituato. Se alcuni pensano di diffamarmi in questo modo perché me ne vada, si sbagliano perché mi rafforzano. Io sono un uomo di Stato, ho servito la Repubblica italiana per 42 anni. E non ho mai avuto un problema. Li ho avuti ora facendo politica e per di più dal fuoco amicoâ€.
Adesso la vicenda finirà sul tavolo del senatore Bartolomeo Amidei, diventato commissario provinciale dopo che la segretaria Valeria Mantovan è stata nominata assessore regionale lo scorso settembre. FdI è in fermento come ha dimostrato, a dicembre, la vicenda dell’assessore Mattia Maniezzo, assessore alla sicurezza, polizia locale e mobilità . È stato fatto fuori dalla sindaca Valeria Cittadin (eletta a giugno), che gli ha ritirato le deleghe. Dopo pochi giorni la maggioranza del gruppo in consiglio comunale aveva sfiduciato Nello Piscopo, scegliendo Campanile, appartenente all’area di Maniezzo. Il senatore Amidei ha dichiarato ai giornali locali: “Non esprimo giudizi perché sto valutando la situazione. Prendo, però, le distanze. È stata una nota anacronistica che nulla ha a che fare con Fratelli d’Italia, che non vuole si arrivi a parlare di un passato cui stiamo attenti a non essere accostati. Mi confronterò con i vertici del partito e mi muoverò sulle indicazioni di chi ha incarichi superiori al mio, il tutto nella massima trasparenzaâ€.
L'articolo Per dire la sua sugli scontri a Bologna sceglie le parole di Mussolini: Fdi “processa” il suo capogruppo. “Ma sono contro gli estremismi” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Aveva ustioni su oltre il 60% della superficie corporea e aveva tre anni. Dopo mesi di cure gli specialisti del Centro grandi ustioni dell’ospedale Cannizzaro di Catania hanno dichiarato guarito un bambino di 4 anni. Il piccolo paziente, investito in pieno da un ritorno di fiamma, è stato curato anche grazie anche al trapianto di pelle ricevuta da suo padre. Il bimbo è stato ricoverato oltre tre mesi nel centro grandi ustioni, compresa una delicata degenza nella Rianimazione pediatrica dell’ospedale Garibaldi. Dovrà proseguire un percorso di cure ma tornerà a casa avendo ormai raggiunto la guarigione clinica.
“Il primo passo – spiega Rosario Ranno, direttore del centro grandi ustioni del Cannizzaro – è stato quello di effettuare un’escarolisi enzimatica, una metodica moderna che permette di asportare tutta la pelle ustionata senza interventi chirurgici e senza perdite di sangue. Abbiamo inoltre utilizzato sostituti dermici di ultima generazione, che hanno contribuito a ridurre il rischio di infezioni e a stabilizzare le condizioni emodinamiche del piccolo paziente. Per favorire la guarigione, è stato effettuato un trapianto di pelle prelevata dal padre, sfruttando la compatibilità biologica per rigenerare le zone più estese di tessuto danneggiato”.
In aggiunta, nel trattamento del piccolo è stata impiegata anche la tecnica Meek, un’innovativa procedura di espansione cutanea: in sostanza, piccoli frammenti di cute sana del bimbo sono stati prelevati, tagliati in micro-innesti e poi espansi per 3 o 4 volte, per coprire una superficie molto più ampia rispetto alla pelle disponibile. Grazie a questa procedura, è stato possibile ottimizzare le aree di tessuto sano del bambino, accelerando ulteriormente il processo di guarigione”.
“Il nostro centro – afferma Salvatore Giuffrida, direttore generale del Cannizzaro – conferma il suo ruolo di punto di riferimento per il trattamento delle ustioni nel Centro-Sud Italia e di eccellenza a livello nazionale. Nel 2024 sono stati più di 120 i grandi ustionati ricoverati e trattati, parte dei quali provenienti non solo dalla Sicilia ma anche dalla Calabria, con una significativa mobilità attiva”.
L'articolo Bimbo di 3 anni con cstioni sul 60% del corpo, trapianto di pelle dal padre ed espansione cutanea per curarlo proviene da Il Fatto Quotidiano.
I livelli di amianto sono superiori ai limiti di legge e la Rai anticipa il cronoprogramma di uscita dalla sede centrale di viale Mazzini 14 ed estende il regime di smart working per i dipendenti. La decisione è stata presa “in via del tutto precauzionale e a maggior tutela dei dipendenti presenti”, secondo quanto comunicato dalla stessa azienda in una nota, a seguito “dell’ultima comunicazione fatta pervenire da Asl Rm1 e dopo aver messo in atto tutte le procedure in merito alla sicurezza sui luoghi di lavoro e monitorando quotidianamente con le autorità competenti lo stato delle infrastrutture”. Da anni si parla del problema amianto nella sede della Rai, ma i riflettori si sono nuovamente accesi dopo la denuncia del giornalista Franco di Mare (morto lo scorso maggio) e di altri dipendenti ammalati di mesotelioma.
Ad accelerare l’uscita di parte dei dipendenti dalla sede storica della Rai, secondo quanto si apprende, la rilevazione di livelli di amianto superiori alla norma da parte della Asl a seguito dell’allagamento, dovuto a un guasto del riscaldamento centralizzato, del piano terra e del primo piano del palazzo del cavallo, avvenuto il 17 dicembre scorso. Ventiquattro giorni dopo – si legge in una nota stampa del 10 gennaio del sindacato nazionale autonomo telecomunicazioni e radiotelevisioni (Snater) – i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza “sono stati convocati dalla Asl, alla presenza dell’Azienda, per un incontro in merito alle misurazioni sull’amianto, al piano terra nelle zone interessate dal guasto”. “Tali misurazioni hanno rilevato la presenza di fibre di amianto con valori (da 2,0 a 6,9 con picchi a 8,9 fibre/litro) ben al di sopra dei limiti consentiti dalla legge”, sottolinea il sindacato. Per questa ragione la Asl ha cambiato il suo giudizio da “neutro†a “preoccupanteâ€: “Il guasto avvenuto – scrive Snater – ha fatto sì che fibre di amianto si siano disciolte nell’acqua e siano arrivate fino al piano terra dove si sono depositate anche sulla moquette e, dopo che l’acqua è evaporata, sono diventate un pericolo perché possono sollevarsi in aria ed essere respirate”. Notizie che hanno portato il sindacato dei tecnici Rai a chiedere all’azienda a “estendere immediatamente lo smart working tutti i giorni lavorativi fino a quando il palazzo non sarà lasciato per la ristrutturazione” come da “suggerimento della Asl”.
La decisione alla fine è arrivata. “L’azienda – si legge ancora nel comunicato Rai – anticipando il cronoprogramma di uscita dal palazzo già predisposto in base al piano immobiliare approvato e al previsto trasferimento nell’immobile locato in via Alessandro Severo per permettere la ristrutturazione di Viale Mazzini, ha deciso di procedere alla ricognizione di tutti gli spazi disponibili presso altri insediamenti aziendali per trasferire tutte le risorse dedicate alle attività essenziali che, per loro natura, non possono essere svolte in regime di smart working“. L’amministratore delegato Giampaolo Rossi ha comunicato oggi le decisioni al consiglio di amministrazione che tornerà a riunirsi il 29 gennaio in viale Mazzini.
L'articolo La Rai estende lo smart working ai dipendenti di viale Mazzini 14 dopo una nota dell’Asl sui livelli di amianto proviene da Il Fatto Quotidiano.
Agli Australian Open è tempo dei match di secondo turno: il programma di Melbourne per mercoledì 15 gennaio è avaro di azzurro (un solo italiano in campo), ma regala diversi big impegnati sia in campo maschile che femminile. Nella parte bassa del tabellone degli uomini scendono in campo il numero 2 Alexander Zverev, che nell’ultimo match sulla Rod Laver Arena (quindi nella mattinata italiana) sfida lo spagnolo Pedro Martinez. Nella notte italiana (non prima delle ore 3) sulla Margaret Court Arena tocca invece a Carlos Alcaraz: di fronte c’é il giapponese Yoshihito Nishioka. Più o meno alla stessa ora (il match è previsto non prima delle 4 italiane) Novak Diokovic affronta il 21enne portoghese Jaime Faria. Sulla carta non ci dovrebbero essere sorprese, così come in campo femminile, dove la numero 1 Aryna Sabalenka e la numero 3 Coco Gauff affrontano rivali abbordabili (Bouzas Maneiro e Burrage).
L’unico italiano in campo
Giovedì 16 febbraio sarà il giorno della grande abbuffata per l’Italia del tennis: oltre a Jannik Sinner e Jasmine Paolini, scenderanno in campo anche Berrettini contro Rune, Musetti contro Shapovalov, Sonego contro il giovane prodigio Joao Fonseca e Bronzetti contro Cristian. Tutti match sulla carta spettacolari. Mercoledì invece a difendere i colori azzurri c’è solamente Francesco Passaro. L’azzurro numero 104 al mondo è al secondo turno grazie all’incredibile doppio ritiro di Fognini e Dimitrov: così da eliminato si è ritrovato prima a giocare il primo turno e poi a superarlo. Ora affronta il francese Benjamin Bonzi che ha battuto il belga David Goffin. Per il 24enne perugino è la grande occasione per arrivare al terzo turno di uno Slam. Il suo match è in programma sul Melbourne Park nella notte italiana, non prima delle ore 2.30.
Dove vedere gli Australian Open 2025
Gli Australian Open 2025 vengono trasmessi in diretta da Eurosport. In tv sono quindi visibili su Eurosport 1 ed Eurosport 2 per gli abbonati Sky (canali 210 e 221, in mobilità su SkyGo). In streaming tutti i match sono visibili su discovery+, così come i due canali Eurosport sono visibili anche per gli abbonati a Dazn e alla piattaforma Now.
L'articolo Australian Open 2025, programma del giorno: tocca a Djokovic e Alcaraz, un solo italiano in campo | Orari e dove vederli in tv e streaming proviene da Il Fatto Quotidiano.
Riccardo Bossi, figlio primogenito del fondatore della Lega Umberto, è stato condannato a due anni e sei mesi in primo grado con rito abbreviato. L’accusa? False attestazioni per ottenere il reddito di cittadinanza, che non gli era dovuto. La sentenza è stata pronunciata oggi dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Busto Arsizio (Varese), Veronica Giacoia. Il pubblico ministero Nadia Calcaterra, che ha coordinato le indagini, aveva chiesto una condanna a due anni e 4 mesi. Il giudice ha stabilito una provvisionale di 15mila euro nei confronti dell’Inps.
Secondo gli inquirenti tra il 2020 e il 2023 Riccardo Bossi ha incassato indebitamente il reddito di cittadinanza. Davanti al pm, Bossi si era avvalso in passato della facoltà di non rispondere. Stando a quanto ricostruito dal pm Calcaterra il figlio del Senatur ha percepito 280 euro ogni mese per 43 mensilità per un ammontare complessivo di 12.800 euro. L’erogazione del reddito di cittadinanza era collegata al canone di locazione di un appartamento. Appartamento dal quale, però, quando gli inquirenti hanno iniziato gli accertamenti Bossi era già stato sfrattato da un anno in quanto moroso, dunque per non aver pagato l’affitto. Di qui la contestazione. E oggi la condanna in primo grado.
L'articolo Certificati falsi per avere il reddito di cittadinanza: il primogenito di Bossi condannato a due anni e mezzo proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Abbiamo chiesto sin dall’inizio un totale embargo delle armi a Israele, che significa condannare all’isolamento progressivo Israele sino a quando non cambierà completamente postura, politica e atteggiamento. Il nostro governo anche qui vigliaccamente ha fatto finta di accedere a questa soluzione, in realtà con una grande presa in giro, ipocrita come questo governo, oltre che vigliacco“. Così Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle, durante la presentazione ‘Il peccato originale di Israele’ di Gianluca Ferrara, alla Camera.
“Sembrerebbe – aggiunge – che non hanno consentito nuovi contratti per la fornitura di armi, ma non hanno sospeso l’attuazione dei contratti già conclusi. Quindi abbiamo continuato a fornire armi a Israele nonostante questo scempio e questo orribile massacro”.
“Abbiamo chiesto dure sanzioni commerciali e diplomatiche contro tutto il governo di Israele e il riconoscimento della Palestina – prosegue – Non ci formeremo perché riteniamo che quando ci si colloca in una logica di rispetto dell’essere umano bisogna essere conseguenti, senza distinzione”-
L'articolo Conte attacca: “Governo ipocrita e vigliacco sulle armi a Israele, ha fatto finta di accettare lo stop alle forniture” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Quindici arresti, 26 indagati, perquisizioni e sequestri per smantellare un’organizzazione criminale italo-albanese dedita al traffico internazionale di droga. E’ l’operazione firmata da Guardia di finanza e Polizia, su richiesta della Dda di Bologna, nelle province di Reggio Emilia, Roma, Venezia, Brescia, Parma, Modena, Piacenza, Lucca e Ravenna. Dal 2020 il gruppo avrebbe importato e acquistato (da Albania, Kosovo, Ecuador, Colombia e Paesi Bassi) nonché detenuto e venduto sull’intero territorio nazionale 23 chili di cocaina, sei chili di eroina, 80 chili di hashish e 240 chili di marijuana per un controvalore stimato in 8 milioni. Tra gli arrestati figurano anche Daniele Gatta, 40enne romano genero di Fabrizio Piscitelli detto ‘Diabolik’, e Domenico Bolognino, figlio di Michele Bolognino (considerato uno dei vertici della cosca al centro delle inchieste “Aemilia”): 13 sono finiti in carcere, due ai domiciliari. Oggetto della misura cautelare anche alcuni cittadini albanesi, oltre a diversi calabresi ritenuti contigui alla ‘ndrangheta.
Nella primavera 2021, secondo le accuse, Gatta avrebbe investito denaro nell’acquisto di una partita di 8 chili di cocaina proveniente dall’Ecuador. Una sorta di prova in vista di un futuro maggiore coinvolgimento. In alcuni dialoghi intercettati, gli altri indagati parlano di Gatta come di una persona con grande disponibilità economica, con cinque milioni di euro pronti per essere investiti. L’operazione prevedeva che la droga dal Sud America dovesse arrivare a Rotterdam e poi in Italia. Ci fu un incontro a Bibbiano (Reggio Emilia), dove secondo gli inquirenti l’organizzazione aveva la sua base logistica, a cui partecipò anche Gatta, che avrebbe cofinanziato l’operazione con circa quindicimila euro. Ma a giugno ci furono problemi e l’importazione non sarebbe avvenuta.
Le indagini hanno permesso di individuare un’organizzazione criminale italo-albanese che, di base nella provincia di Reggio Emilia – dal 2020, ha importato e acquistato droga dall’Albania, Kosovo, Ecuador, Colombia e Paesi Bassi. E’ stata accertata l’introduzione, dalla Spagna, nel territorio nazionale di 75mila euro in banconote da 500 falsificate. Fondamentale, nelle ricostruzioni investigative, l’acquisizione di conversazioni telematiche che i narcotrafficanti avevano scambiato tramite smartphone criptati e l’utilizzo dell’applicazione Sky-Ecc: grazie ad un’attività condotta dalle forze di polizia francesi, olandesi e belghe sulla piattaforma criptata sono stati trovati milioni di messaggi scambiati dai narcotrafficanti in diversi Paesi dell’Unione Europea.
In Emilia c’era la sede direzionale ed operativa (oltre che di dimora della maggior parte degli associati) di Bibbiano e ulteriori basi logistiche (Sassuolo e Polinago); dalla Calabria arrivava parte della cocaina e venivano distribuite eroina, hashish e marijuana. Gli inquirenti hanno sottolineato “l’elevata pericolosità sociale” degli indagati, anche per legami di natura familiare con esponenti della ‘ndrina calabrese riconducibile alla famiglia Grande Aracri, da anni radicata nel territorio emiliano.
L'articolo Narcotraffico Italia-Sud America: 15 arresti, anche il genero di Fabrizio “Diabolik” Piscitelli proviene da Il Fatto Quotidiano.
Ma voi l’avete mai vista una riunione di redazione con Furio Colombo? Per noi, all’epoca giovani giornalisti dell’Unità rimessa in piedi da lui e da Antonio Padellaro, era come doveva essere per i nostri nonni andare al cinematografo. Perché lui, già un signore che aveva fatto un pezzo di storia di questo mestiere, con un’aria nobile a cui mancava solo la tazza di thè, i biscotti e il caminetto dietro, iniziava a collegare cose che erano capitate in una via di Roma o di Milano e che erano rotolate sul tavolone bianco della riunione, con eventi che erano stati un pezzo della storia del mondo. Eventi a cui lui, giornalista, aveva assistito di persona.
Racconti assurdi, lui con i Beatles in India, nell’albergo dove ammazzano Robert Kennedy, sopra il concerto di Woodstock in elicottero, nella Rai degli esordi assieme a Umberto Eco. O di quando aveva accompagnato Che Guevara a New York. Parlava, collegava, spiegava, immaginava e frattanto aveva l’occhio sempre su quella sua America, dove, diceva, c’era un giovane delegato di colore che avrebbe fatto strada, tal Barack Obama.
Per me, che all’epoca giravo per Roma col TuttoCittà inseguendo sgomberi, trasporti, fascisti e immigrati, come per quegli altri ragazzi che avrebbero poi fatto i giornalisti in redazioni e direzioni diverse, pensare di lavorare assieme a un collega che frequentava Joan Baez, aveva un’idea del mondo, raccontava e cuciva, era uno stimolo a imparare il mestiere, una molla per dire “forse non conoscerò Kissinger e Bob Dylan, ma quanto può essere bello questo lavoro se fatto bene?â€.
A quelle riunioni potevano parlare tutti, anche gli ultimi arrivati come noi, quelli col taccuino pieno di scarabocchi che provavano a mettere in fila frasi senza balbettare troppo per ottenere un pezzo nel giornale. Una volta, ero stagista in cronaca, impattai in una notizia grossa (nessun intuito, solo per il fatto di essere presente), con dei ragazzi picchiati accanto all’università di Roma Tre dove era previsto un intervento di Gianni Alemanno, all’epoca ministro dell’Agricoltura di un governo Berlusconi. Incontro blindato e protetto da giovani di destra.
Tra il giustificato terrore dei capi (“ma siamo sicuri? E’ lo stagistaâ€), il direttore aveva deciso che quel pezzo avrebbe aperto il giornale. Fui convocato nella sua stanza per dettagliare il racconto assieme a diversi capi. Lui sorrise e disse “facciamo cronacaâ€. Perché poi, la base del mestiere, che tu ti trovi davanti mezzo milione di persone che ballano in un prato diventato fango o un ragazzo a cui hanno rotto un braccio, resta sempre quella: vedere, capire, raccontare. Con o senza la tazza di thè.
L'articolo Le riunioni di Furio Colombo all’Unità ? Beatles, Eco, Joan Baez: pezzi di storia vissuti da cronista proviene da Il Fatto Quotidiano.
Salta la firma del rinnovo del contratto del comparto Sanità 2022-2024, che riguarda oltre 580mila dipendenti tra infermieri, tecnici e personale non medico. Stabiliva un aumento medio mensile di 172 euro. I sindacati di categoria si sono divisi: favorevoli all’accordo, dopo una lunga trattativa all’Aran, i sindacati Nursind, Cisl e Fials. Non hanno invece firmato il Nursing up, la Cgil e la Uil. Non è stata dunque raggiunta la maggioranza per la rappresentanza sindacale necessaria per la firma del contratto. .
La bozza “non dava le risposte necessarie”, spiega Michele Vannini, segretario nazionale Fp Cgil. “Troppo poche le risorse per incrementare gli stipendi, nessuna risposta sulle indennità , un evidente messaggio ai lavoratori che per incrementare le proprie entrate dovevano essere disponibili a lavorare di più. Un surrettizio incremento dell’orario di lavoro in un comparto afflitto da condizioni di lavoro insopportabili. Non c’erano strumenti sufficienti per la valorizzazione di carriera dei professionisti e l’introduzione dell’assistente infermiere, così come proposta, avrebbe rappresentato una pietra tombale per la valorizzazione degli operatori socio-sanitari Oss. Un testo che avrebbe alimentato la conflittualità dentro le aziende, non portando soluzioni su mensa e retribuzione nelle ferie“. Le risorse stanziate “sono del tutto insufficienti per recuperare il potere d’acquisto eroso negli anni”, conferma Rita Longobardi, segretaria Generale Uil Fpl. “A fronte di un’inflazione che sfiora il 17% netto, l’aumento complessivo proposto si ferma a un irrisorio 6% lordo” per cui “l’incremento salariale promesso di 172 euro lordi mensili si tradurrà , di fatto, in soli 50 euro netti in busta paga”.
La Cisl FP Nazionale lamenta dal canto suo che “Cgil, Uil e Nursing Up hanno fatto saltare il tavolo di trattativa negando ai lavoratori e ai professionisti della sanità le conquiste ottenute in mesi di negoziato e di pressing su Governo e Parlamento. È una decisione grave che tocca direttamente le tasche di chi ogni giorno garantisce il diritto alla salute dei cittadini”. Il contratto “avrebbe garantito aumenti stipendiali del 7%, pari a oltre 170 euro lordi al mese su 13 mensilità , insieme a ulteriori 90 euro annui pro capite per incrementare i fondi contrattuali. Tutte le indennità erano state rivalutate e aumentate grazie a specifici stanziamenti di legge, offrendo un concreto riconoscimento economico a chi lavora in prima linea. Inoltre, erano stati introdotti importanti strumenti per la sicurezza sul lavoro, come l’obbligo per le aziende di assumersi ogni onere di difesa legale in caso di aggressioni al personale”.
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Il trasferimento dell’attaccante svizzero del Milan Noah Okafor al Lipsia ha preso una piega inaspettata. Secondo quanto riportato da Philipp Hinze di Sky Sport DE, la formazione tedesca ha bloccato l’affare. Il motivo? I risultati dei test medici hanno stabilito che Okafor non poteva essere a disposizione nell’immediato. Tradotto: dalle visite è emerso che il calciatore non è ancora pronto a scendere in campo. Il Lipsia ha fiutato il pacco e ha deciso di rispedire Okafor in Italia: l’operazione con il Milan è ufficialmente saltata.
Nella serata di domenica 12 gennaio, l’affare tra rossoneri e i tedeschi si era sbloccato, con Okafor che sarebbe dovuto andare a giocare in Bundesliga in prestito oneroso (circa 1 milione di euro) con diritto di riscatto fissato intorno ai 25 milioni. L’accordo, ora, è definitivamente bloccato e Okafor farà quindi ritorno a Milano. Il calciatore era pronto per cominciare la sua nuova avventura ma tornerà in Italia nemmeno 24 ore dopo aver salutato i tifosi del Milan.
Adesso resta da capire come cambieranno adesso i piani di mercato della squadra di Conceicao, soprattutto per quanto riguarda l’attacco: Rashford del Manchester United è il primo obiettivo. Sembrava una cosa impossibile fino a poche settimane fa, ma ora è diventata una possibilità concreta, a patto che gli inglesi contribuiscano a pagare parte del suo ingaggio. L’attaccante può fare da punta o da esterno, proprio come Okafor, ma il suo stipendio è altissimo: percepisce 14 milioni di euro netti.
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Gli Australian Open di Anna Kalinskaya finiscono ancor prima di cominciare. La fidanzata di Jannik Sinner si è ritirata dal torneo senza neanche scendere in campo, prima del suo esordio nello Slam contro l’australiana Kimberly Birrell. La nuova stagione della 26enne tennista russa è ancora avvolta nel mistero. Ufficialmente, Kalinskaya ha dovuto dare forfait a causa di un virus contratto poco prima dell’incontro in programma alla Kia Arena, subito dopo quello vinto da Matteo Berrettini contro Cameron Norrie. Ma da tempo sta lottando con diversi problemi fisici che hanno già compromesso una buona parte del suo 2024.
E l’inizio del 2025 è stato un vero e proprio tormento per la russa numero 16 al mondo: subito fuori gioco a Brisbane (sconfitta contro Krueger), si è pori ritarata contro Bencic per via di fastidi di natura fisica ad Adelaide. Ora Anna Kalinskaya ha pure rinunciato agli Australian Open, dove l’anno scorso era arrivata ai quarti di finale a Melbourne: ora rischia davvero di uscire dalla top 20 del ranking Wta. Al suo posto, è subentrata nel tabellone principale la tedesca Eva Lys, che ha battuto con un doppio 6-2 Kimberly Birrell (nonostante il poco preavviso). Per la fidanzata di Jannik Sinner, continua il momento poco fortunato. “Sono molto triste e frustrata di dovermi ritirare dagli Australian Open. Non vedevo l’ora di giocare, ma sono stata colpita da un virus. La salute viene prima di tutto“, ha scritto in una storia su Instagram Kalinskaya.
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Per sette decenni la Terra è stata avvelenata dai Pfas, le sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche prodotte da una manciata di aziende ed ora, solo in Europa e nel Regno Unito, bonificare l’ambiente dagli inquinanti eterni potrebbe costare oltre duemila miliardi di euro nei prossimi vent’anni, con una spesa di 100 miliardi di euro all’anno. Chi paga? Non certo le aziende che stanno facendo di tutto per continuare a produrre Pfas. Dopo l’inchiesta che nel 2023 ha identificato 23mila siti contaminati da Pfas in Europa, torna l’indagine giornalistica Forever pollution project, coordinata da Le Monde con il coinvolgimento di 46 giornalisti e 29 partner mediatici provenienti da 16 Paesi. Per l’Italia, l’Espresso, RADAR Magazine, Il Bo Live, Facta.eu e Lavialibera. Al centro dell’inchiesta, i costi della contaminazione e sulla campagna delle lobby per evitare divieti alla produzione e regole più restrittive. Al momento, infatti, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) sta esaminando una proposta presentata da Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia per introdurre un ampio divieto sui Pfas, con alcune esenzioni limitate nel tempo per i settori in cui non ci sono alternative adeguate. Il fascicolo passerà poi alla Commissione Ue per preparare una proposta finale perché sia approvata dagli Stati membri dell’Ue. L’inchiesta, con il partner editoriale Arena for Journalism in Europe, in collaborazione con l’osservatorio sulle lobby Corporate Europe Observatory, si basa su 14mila documenti inediti che svelano come l’azione delle lobby, tra lettere, documenti allarmistici e fuorvianti e incontri diretti con la Commissione e altri decisori europei, sia già riuscita a ridurre l’ambizione mostrata da Bruxelles solo pochi anni fa.
I Pfas sono ovunque. E pure le lobby – Eppure è ormai dimostrato che i Pfas sono sostanze chimiche estremamente persistenti: non si decompongono, ma rimangono per secoli nell’ambiente. Una di queste sostanze, il Pfoa, è stato classificato come cancerogeno per le persone, mentre l’esposizione a diverse molecole Pfas può causare problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e impatti negativi sulla fertilità . Si parla di oltre 10mila sostanze chimiche prodotte da poche aziende e utilizzate a loro volta per realizzare prodotti di consumo e apparecchiature industriali. Si va dalla carta igienica all’isolamento dei cavi negli aerei, dagli impermeabili, alle pentole e ai cosmetici. Come racconta, in particolare, la nuova relazione di Corporate Europe Observatory (Ceo) ‘Reazione chimica’, sono diverse le strategie con cui l’industria chimica e della plastica sta cercando di influenzare i lavori della Commissione Ue. “È uno scandalo enorme che dimostra l’entità degli interessi industriali ed economici in gioco†spiega a ilfattoquotidiano.it Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. E ricorda che, anche in Italia, di recente si è assistito a tentativi di “nobilitare†i Pfas: “Non solo nel rapporto stilato da Draghi sul rilancio dell’Ue, ma anche nell’ambito delle deposizioni di alcuni consulenti delle società imputate al processo Miteni in Veneto che hanno minimizzato gli impatti sanitari sulla popolazioneâ€. Quindici le direzioni generali sotto osservazione a Bruxelles per l’inchiesta: “Non solo l’Esecutivo dell’Ue non ha misure specifiche in atto per proteggersi da questa influenza – rivela Ceo – ma in alcuni casi sta offrendo un fermo incoraggiamento ai lobbisti e rassicuranti indicazioni sul suo futuro processo decisionaleâ€.
Le lobby più attive – Secondo l’inchiesta, la campagna delle lobby aziendali si basa “su interpretazioni, studi e prove scientifiche finanziati dal settore, allarmismi e dichiarazioni infondateâ€. Le aziende sfruttano servizi di consulenza e studi legali, finanziano valutazioni d’impatto e altri report a favore dell’industria. “È preoccupante – spiegano gli autori – che molte di queste argomentazioni siano state ripetute dai politici e stiano adesso definendo il dibattito politico sulle Pfasâ€. La lobby aziendale più prolifica è il grande produttore Chemours. Si tratta dell’azienda spin-off di DuPont, un’impresa che era al corrente dei danni delle Pfas sulla salute già decenni fa, come racconta anche il film ‘Dark Waters’. Chemours ha organizzato molte più riunioni di alto livello con la Commissione rispetto a qualsiasi altro gruppo. La sua spesa dichiarata per azioni di lobbying è più che raddoppiata nell’ultimo anno. In generale, la grande lobby delle sostanze chimiche, sotto l’egida del Consiglio europeo delle industrie chimiche e Plastics Europe, è molto attiva per impedire che vengano approvati divieti. Le maggiori aziende produttrici di Pfas hanno confermato un aumento medio delle spese dichiarate per azioni di lobbying del 34% solo nello scorso anno. Tra gli altri lobbisti particolarmente attivi figurano il settore farmaceutico e della tecnologia medica, delle batterie, dei semiconduttori e altri settori manifatturieri.
Preoccupa molto la situazione in Germania: “Le lobby aziendali hanno trovato veri e propri alleati tra i politici nazionali e regionali. L’atteggiamento assunto dal governo federale, volto a gettare fumo negli occhi sulla proposta di restrizione delle Pfas – spiegano gli autori dell’inchiesta – è motivo di grande preoccupazioneâ€. Come rivelato dal Forever pollution project, la consultazione pubblica dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche sulla restrizione delle Pfas è stata inondata di reazioni da parte delle aziende, con “i produttori in grado di fare pressioni sui funzionari dell’Agenziaâ€. “I profitti dell’industria chimica non possono prevalere sulla salute pubblica e sulle questioni ambientali. Abbiamo bisogno di un divieto a livello europeo sull’uso dei Pfas nei prodotti di uso quotidiano il prima possibile e di standard più severi in modo che le aziende passino ad alternative sicure†è il commento di Cristina Guarda, eurodeputata e membro della Commissione Agricoltura sulle rivelazioni dell’inchiesta, secondo cui la proposta di Bruxelles di vietare due pesticidi contenenti Pfas, il flufenacet e il flutolanil “è un primo passo nella giusta direzione che gli Stati membri devono accogliere il prima possibileâ€.
I conflitti di interesse – L’indagine svela anche una serie di conflitti di interesse. L’industria dei fluoropolimeri, guidata dalla sua associazione di categoria, Plastics Europe, e dalla sua task force dedicata, il Fluoropolymer Product Group (FPG), ha insistito sul fatto che i fluoropolimeri dovrebbero essere esentati perché sono troppo grandi per penetrare nelle cellule e causare danni. Nei documenti analizzati, risulta che la lobby abbia fatto riferimento 997 volte a due articoli scientifici i cui autori sono dipendenti o consulenti del settore, per affermare che i fluoropolimeri sono Polimeri a bassa preoccupazione (PLC) secondo i criteri stabiliti dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economicoâ€. In una dichiarazione al Forever Lobbying Project, però, è la stessa Ocse a confermare che questi criteri non sono stati concordati e di non aver condotto una valutazione dei fluoropolimeri. Tutti i coautori dei due articoli in questione, pubblicati sulla rivista scientifica Integrated Environmental Assessment and Management, sono consulenti del settore o dipendenti di produttori di fluoropolimeri. Altre motivazioni spesso addotte dalle aziende per evitare restrizioni si basano su presunti rischi “per l’autonomia strategica dell’Europa (azienda chimica Basf, Germania)†e, soprattutto, sul ruolo essenziale dei fluoropolimeri “per l’attuazione di importanti politiche europee come la transizione verde e quella digitale (come affermano rispettivamente Hydrogen Europe e l’azienda olandese di semiconduttori Asml).
I risultati delle pressioni – Si tratta di argomenti a cui la Commissione europea è molto sensibile. Tutti argomenti che fanno grande leva su Bruxelles, tanto che sono stati ribaditi anche dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Di fatto, se nel 2020, la strategia presentata da Bruxelles contro l’inquinamento da sostanze chimiche era più ambiziosa e puntava a “ridurre a zero l’inquinamento†, di quelle intenzioni è rimasto ben poco. “La portata delle pressioni aziendali attorno alla proposta di restrizione dei Pfas è straordinaria. A confronto, sembra insignificante il lavoro di altre industrie politicamente attive, come quella del tabacco†ha commentato Gary Fooks, studioso di danni aziendali presso l’Università di Bristol nel Regno Unito, che ha partecipato al progetto. “Dovrebbero essere bloccate immediatamente tutte le riunioni private sulla restrizione delle Pfas tra la Commissione e le lobby che chiedono esenzioni e deroghe†chiedono gli autori, secondo cui Bruxelles “non deve ostacolare il lavoro dell’ECHA, attenendosi al proprio ruolo di osservatore†ed esaminando “impatto e affidabilità degli studi e dei dati forniti dall’industriaâ€.
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