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Musica a cura di Andrea Conti
X Factor 2025, vince rob dall’animo punk rock e la voce che “spettina†a ogni ascolto: “La mia svolta? Dopo ‘Ti Sento’ dei Matia Bazar. Paola Iezzi fondamentaleâ€

Alla fine a vincere X Factor 2025 è stata rob con la sua voce potente e il carisma punk-rock sul palco. I 16mila presenti in Piazza del Plebiscito, a Napoli, hanno applaudito la vincitrice quasi “annunciata” sia dai suoi stessi colleghi alla vigilia che dai bookmakers. “Il momento di svolta è avvenuto nel secondo Live, – ha affermato la vincitrice – quando ho cantato Ti sento. Paola Iezzi è stata fondamentale nel percorso, è riuscita a migliorarmi in tutti gli aspetti”. La conduttrice Giorgia ha accolto sul palco la vincitrice nel tripudio generale. Al quarto posto si è classificato PierC, al terzo Delia e secondo eroCaddeo.

Rob – che ha conquistato anche un contratto discografico con Warner Music Italia – è una studentessa di 20 anni proveniente da Trecastagni (Catania). Il vero nome è Roberta Scandurra ed è una cantautrice che ama sperimentare attraverso i suoi brani autobiografici. Nel 2022 aveva vinto il Tour Music Fest con il titolo di “Artist of the yearâ€.

Alcuni professori del college le avevano assegnato una borsa di studio grazie alla quale, a giugno 2023, ha potuto frequentare un workshop di Songwriting alla Berklee di Boston. Settimana dopo settimana, seguendo i consigli della sua giudice Paola Iezzi, si è scatenata sul palco di X Factor 2025 con il suo pop-punk-rock.

Ha proposto e riletto in questa chiave brani come “Call Me†di Blondie, “Driver License†di Olivia Rodrigo vers. JXDN, “Heads Will Roll†degli Yeah Yeah Yeahs, “You Oughta Know†di Alanis Morissette, “Ti sento†dei Matia Bazar, “What’s Up?†delle 4 Non Blondes, “Bring Me to Life†degli Evanescence, “Un’emozione da poco†di Anna Oxa, “Decode†dei Paramore.

Il suo inedito si chiama “Cento ragazze†e racconta la fine di una storia d’amore come una vera e propria crisi d’astinenza.

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Data articolo:Thu, 04 Dec 2025 22:54:10 +0000
Cervelli in fuga a cura di Redazione Cronaca
Fuga dall’Italia: 630mila giovani hanno lasciato il nostro Paese dal 2011 al 2024

Fuga dall’Italia. Sono 630mila i giovani tra i 18 e i 34 anni che hanno lasciato il nostro Paese tra il 2011 e il 2024. Se si restringe il periodo di riferimento solo al 2024, si contano 78mila partenze. A raccontarlo è il Rapporto Cnel 2025 “L’attrattività dell’Italia per i giovani dei Paesi avanzati”, presentato oggi a Villa Lubin, a Roma, dal presidente del Cnel, Renato Brunetta, e curato da Valentina Ferraris e Luca Paolazzi (Ref).

Il rapporto mette il relazione le variabili socio demografiche con il valore economico del capitale umano della fascia under 35. Seguendo questa logica, la ricerca stabiliscono che il valore del capitale umano espatriato dal 2011 al 2024 ammonta a circa 159 miliardi di euro. Una stima in cui rientrano gli ostacoli alle pari opportunità, così come le disuguaglianze sociali nel nostro Paese. Innanzitutto, di genere: la quota femminile delle persone espatriate nel 2024 è il 48,1%, in aumento rispetto al 46,6% medio dell’intero periodo.

Le destinazioni dei giovani emigranti sono soprattutto altre nazioni europee. Prima destinazione dei giovani italiani è il Regno Unito, con una quota pari al 26,5%. La seconda è la Germania e a seguire Svizzera, Francia e Spagna. E chi viene in Italia invece? Pochissime persone, soltanto l’1,9% di chi arriva dall’estero. Come destinazione, il nostro Paese è preceduto da Danimarca e Svezia, che sono però molto più piccole per popolazione ed economia.

Alti anche i dati della migrazione interna: nel periodo 2011-24 si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord, al netto di quelli che sono arrivati, 484mila giovani italiani. 240mila sono andati nel Nord-Ovest dal resto d’Italia, 163mila nel Nord-Est e 80mila nel Centro. Il deflusso record è quello della Campania, pari a 158mila, poi Sicilia con 116mila e Puglia con 103mila. L’afflusso più alto è stato in Lombardia, con 192mila, seguito dall’Emilia-Romagna (106mila) e Piemonte (41mila).

Il giovane capitale umano trasferito nel 2011-24 dal Mezzogiorno al Nord corrisponde a un valore di 147 miliardi di euro, di cui 79 miliardi relativo al trasferimento dei giovani laureati, 55 a quello dei diplomati e 14 a quello dei non diplomati. La Lombardia è la regione che ha ricevuto più capitale umano giovane dai movimenti interni, pari a 76 miliardi, seguita dall’Emilia-Romagna con 41 miliardi, dal Lazio con 17 e dal Piemonte con 15. La Campania è la regione che ha perso più capitale umano giovane dai movimenti interni: 59 miliardi. Poi viene la Sicilia con 44 miliardi, la Puglia con 40 e la Calabria con 24.

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Data articolo:Thu, 04 Dec 2025 20:33:03 +0000
Politica a cura di F. Q.
Antisemitismo, il ddl Delrio spacca la sinistra. Bonelli: “Colpisce chi critica le azioni di Israeleâ€. Boccia: “Non è la posizione del Pdâ€

Un disegno di legge per contrastare l’antisemitismo fa esplodere la polemica all’interno del centrosinistra, col capogruppo del Pd al Senato che deve prendere le distanze dal provvedimento, nonostante le undici firme di parlamentari dem. La norma, composta da sei articoli, è stata annunciata il 20 novembre scorso e la scorsa settimana è stata assegnata alla commissione Affari costituzionali del Senato. Porta le firme di Graziano Delrio, Simona Malpezzi, Antonio Nicita, Alessandro Alfieri, Alfredo Bazoli, Pier Ferdinando Casini, Tatiana Roijc, Filippo Sensi, Valeria Valente, Walter Verini e Sandra Zampa.

Ill testo della legge, però, per Angelo Bonelli èsconcertante“. “Se diventasse legge, chi contesta radicalmente i comportamenti dello Stato di Israele verrebbe definito antisemita e quindi sanzionato. La proposta, come altre già in discussione – della Lega, di Maurizio Gasparri e di Ivan Scalfarotto – adotta la definizione di antisemitismo scritta dall’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance), che qualifica come antisemita ogni critica radicale contro Israele”, scrive in una nota uno dei leader di Alleanza verdi sinistra. Secondo Bonelli “l’antisemitismo va certamente perseguito e contrastato, come ogni forma di razzismo ma non si possono colpire e perseguire le opinioni di chi critica Israele, il cui governo ha commesso crimini contro l’umanità e atti di natura genocidaria. Se la proposta dei senatori del Pd diventasse legge, come ha fatto notare l’ex senatore dem Roberto Della Seta in un articolo sul quotidiano Il Manifesto, tanti giornalisti e intellettuali autorevoli – Anna Foa, Gad Lerner, Stefano Levi Della Torre – e anche il sottoscritto verrebbero sanzionati per le opinioni espresse sulla deriva suprematista e criminale dello Stato di Israele, nell’operato del governo attuale guidato da Netanyahu, che ha distrutto Gaza uccidendo oltre 60 mila civili, in maggioranza donne e bambini, e sostenendo le occupazioni violente e criminali dei coloni in Cisgiordania, oltre alle violenze del suo sistema carcerario. Spero che questo disegno di legge venga ritirato”. Una presa di posizione netta, che ha spinto Francesco Boccia a marcare le distanze: “Il gruppo del Pd al Senato non ha presentato alcun disegno di legge in materia di antisemitismo. Il senatore Delrio ha depositato, a titolo personale, il ddl “Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dell’antisemitismo” che non rappresenta la posizione del gruppo né quella del partito”, dice il capogruppo del Pd al Senato. “Consiglierei vivamente di non legiferare su questioni delicatissime”, dichiara pure il deputato Arturo Scotto in un convegno organizzato dai deputati del Pd dove vengono espresse posizioni critiche sul piano Trump. Al suo fianco, il responsabile Esteri Peppe Provenzano parla di “antisemitismo da respingere con forza, ma con un’azione politica coerente”. A margine, preferisce non esplicitare la posizione della segreteria sul ddl. E neppure Elly Schlein entra nel merito.

Quella del Pd è solo una delle sei proposte che, tra Camera e Senato, insistono sulla definizione di antisemitismo e sulle strategie di contrasto al fenomeno. Ma è soprattutto la definizione di antisemitismo dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto, che si ritrova in tutte e sei le proposte, a scatenare la polemica. I più critici puntano il dito non tanto sulla definizione in sé, di poche righe, ma su alcuni esempi che vengono forniti dall’Alleanza. Tra questi, “fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei Nazisti“, “negare agli ebrei il diritto dell’autodeterminazione, per esempio sostenendo che l’esistenza dello Stato di Israele è una espressione di razzismo“, “applicare due pesi e due misure nei confronti di Israele richiedendo un comportamento non atteso da o non richiesto a nessun altro stato democratico”. Ma la definizione di antisemitismo non è il solo aspetto del ddl Delrio a non convincere la sinistra del partito e della coalizione. Il provvedimento- spiega sempre Bonelli – “delega il governo Meloni a varare uno o più decreti legislativi ‘in materia di prevenzione, segnalazione, rimozione e sanzione dei contenuti antisemiti diffusi sulle piattaforme online di servizi digitali in lingua italianà. Gli articoli 3 e 4 prevedono che ogni università nomini una sorta di controllore che vigili su eventuali attività interne, anche didattiche, considerate illegittime”. “L’antisemitismo esiste ed è un cancro della società italiana, eviterei di equipararlo con la critica legittima alla deriva antidemocratica di uno Stato”, aggiunge Scotto. A difendere la legge è Delrio, primo firmatario del provvedimento: “La definizione di antisemitismo è usata perché assunta dal Parlamento Europeo nel 2017 e dal governo Conte nel 2020, peraltro non le diamo forza di legge, a differenza degli altri progetti, proprio perché molto discussa sia da chi la giudica debole e da chi la giudica eccessiva”, dice. “Rafforziamo gli strumenti esistenti”, aggiunge Malpezzi.

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Data articolo:Thu, 04 Dec 2025 20:19:10 +0000
Mondo a cura di Roberta de Monticelli
De Monticelli a Francesca Albanese: “Hai fatto un lavoro di una grandezza incomparabile. Coraggio, la verità ti salvaâ€

Cara Francesca,

C’è una cosa importante che voglio dirti prima di tutto. Tu hai fatto e fai un lavoro di una grandezza incomparabile rispetto a quello che facciamo noi professori, o anche gli intellettuali pubblici, e certamente anche gli attivisti, per buona e giusta che sia la loro causa. Non basta dire “un lavoro diversoâ€, bisogna dire: un lavoro d’altra responsabilità e d’altra taglia, comparabili solo all’intensità e all’estensione del concetto di umanità.

Questa frase ha molti sensi. Il primo è: coraggio Francesca, la verità ti salva. Tu hai finalmente incarnato la voce che dovrebbe essere quella del diritto, e diciamolo pure, proprio del suo nucleo “divino”, più divino ancora per chi non crede più a nessun dio: tradurre nel dettato universale della giustizia il grido dei massacrati e degli oppressi, e con questo dare loro la voce e la rappresentanza che non hanno. Non si tratta di rappresentanza politica. No. Questo è uno dei grandi equivoci possibili. Tu li rappresenti nella difesa che ne assumi al cospetto della giurisdizione universale della ragione, cioè della “giustizia universaleâ€, quella che in parte i tribunali internazionali amministrano. Lo sanno i milioni di uomini e donne che pendono dalle tue labbra nel mondo, perché tu rafforzi la loro (già miracolosa) speranza che “esista pure un giudice a Berlino”, nonostante tutto. E non resterà vana, ma inciderà profondamente nella storia, tutta la verità che il lavoro del diritto internazionale ha fatto in questi anni, riuscendo infine, in questi ultimi mesi, a squarciare la spessissima coltre di silenzio e menzogna che riguarda la Palestina e Israele, e con questa, a mostrare più universalmente, in tutto il suo orrore, la tragedia coloniale su cui l’economia occidentale si è fondata, “il gene dormiente†che ancora abita le nostre menti. A mostrarlo anche con le tue parole, rapporti, lezioni, interventi. La tua lezione da Johannesburg è un pezzo da antologia, che bisognerebbe leggere a scuola: anche per la speranza in qualcosa che nasce, e sembra incrinare quella normalizzazione dell’atroce e dell’abnorme che da sempre tu combatti.

Ma poi, Francesca, c’è molto altro da dire su questa espressione che i più leggeranno solo come enfatica, la “grandezza†di questo tuo lavoro. Questa grandezza c’entra con la tua persona solo nella misura in cui tu hai reso umana e a tutti comprensibile la voce del diritto, e per questo ho detto che i milioni pendono dalle tue labbra, cosa mai successa per i precedenti relatori speciali. Io ho capito solo vedendoti parlare su tutti i palcoscenici del mondo, oltre che studiando i tuoi rapporti, perché l’ad-vocatus sia in greco il Paracleto, perché il Difensore sia anche il Consolatore. Che poi è lo spirito, quello che si dice “dono di vita”, il soffio che guarisce, ricrea, rinnova, fa rinascere. E’ la sensazione che milioni di persone al mondo hanno provato ascoltando i delegati del Sudafrica parlare di fronte alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja, enunciando le ragioni per accusare Israele di genocidio.

No, non è enfasi questa. È l’altra faccia della tragedia, e la premessa per capirla. Una tragedia che non travolge (momentaneamente, Francesca, ne sono certa) solo te. Anche a prescindere dalla viltà di espressioni quali “la maestrina dalla penna rossaâ€, o “dell’estremismoâ€, che tradiscono forse anche il completo cinismo di chi le scrive, assimilandoti ai “cattivi maestri†che facevano azzoppare gli avversari. Ma nessuno di quelli che ti fanno la lezione sa cosa vuol dire reggere sulle proprie spalle la speranza di milioni di oppressi e l’odio mortale degli altri, i responsabili di questo genocidio e le schiere di complici che ne vivono e ne dipendono, e le loro sanzioni, e le minacce di morte e di violenza che quotidianamente tu subisci.

I più, anche a sinistra, sembrano non capire fino in fondo questa tragedia: che una figura dell’universale – cioè della giustizia – possa venire ridotta a figura di parte, non appena l’umanità di questa figura, minacciata quotidianamente di morte, traligni anche di pochissimo dall’altezza del suo destino. Che proibisce a te ciò che è concesso a tutti noi, un minimo sfogo, una parola opaca. E quelli che si limitano soltanto a sottolineare l’errore, la parola sbagliata che c’è stata, perfino quando lo fanno proprio per difendere l’ideale, e non per imbrattarlo, come fa la canea che contro di te si è scatenata: perfino loro, se fanno solo questo e non dicono altro, sembrano ciechi alla questione di fondo. Che ha due aspetti: uno, la tua tragedia personale, l’altro, la tragedia che incombe su noi tutti.

Ecco il primo aspetto. Che un’irruzione di un branco di teppisti alla Stampa sia di gravità estrema, tu lo hai detto, l’hai condannata, e tutta la tua vita la condanna. Ma non è estrema anche quella delle omissioni e distorsioni che operano da sempre quasi tutti i giornali su Palestina e Israele, (purtroppo anche alla Stampa, nonostante l’eccezione di alcune grandi voci)? Sì, ma è vero che la libertà di opinione come diritto protegge anche chi omette e chi distorce il vero. Simone Weil arrivò a dire che questo viola un diritto dell’anima – la conoscenza – e va punito. Tu hai lasciato intendere molto di meno: che non si dovrebbe, omettere e distorcere. Ma tutti hanno visto soltanto la giustificazione dell’irruzione, che avevi appena condannato. Ora, alla filosofia importano le relazioni e distinzioni di valore, in assoluto e non nel relativo delle circostanze. E allo spirito del diritto non importa nulla delle conseguenze. Ma tu come persona invece rischi più dell’onda d’odio e perfino più della vita. Tu rischi la vita per una causa che la politica quotidiana relativizza e quindi delegittima. È una solitudine tragica, che nessuno dei tuoi accusatori conosce.

Ma questa è anche la tragedia di tutti, quella che da sempre incombe nei rapporti fra politica e verità, politica e giustizia, politica e diritto. Quella che colpì anche Platone, a Siracusa: perché non ci si oppone impunemente alla forza immane dei Leviatani. Una cosa è l’impotenza del diritto, che è contingente, dipende dalla politica. Altra cosa è il miracolo cognitivo che le pronunce del diritto internazionale hanno fatto. Oggi a livello globale “tutti conoscono la verità”, anche quelli che la negano o la rimuovono. Disse Licia Pinelli: “Quando chiedi giustizia, vuoi che tutti conoscano la verità.” Se si delegittimano le persone e le istituzioni la cui grandezza è figura di quella verità, allora restano solo opinioni, solo partiti. E chi abbia ragione e chi torto è soggettivo e imperscrutabile. È abolita la differenza fra il vero e il falso. Prendere posizione è schierarsi, e basta. E questo è tragedia. Ci sguazzano i sofisti e i retori. Socrate morì perché non morisse la figura ideale della verità: la sua grandezza, che dà respiro e salvezza a chi non ha potere.

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Data articolo:Thu, 04 Dec 2025 19:37:22 +0000
Cronaca Nera a cura di Redazione Cronaca
Tatiana Tramacere trovata viva in una mansarda di Nardò: “Sta beneâ€. Le ipotesi: “Sequestro o allontanamentoâ€

Tatiana Tramacere è stata ritrovata. È viva e sta bene. La 27enne, scomparsa da Nardò il 24 novembre, è stata trovata giovedì sera dai carabinieri a Nardò in uno stanzino della mansarda nella disponibilità del 30enne Dragos-Ioan Ghermescu, l’amico che per ultimo l’avrebbe incontrata il pomeriggio della scomparsa. Il giovane è stato portato in caserma ed è indagato. L’ipotesi è che la ragazza sia stata sequestrata ma non è escluso che la permanenza in quel locale potrebbe non essere stata forzata. Su questo sono in corso indagini dei carabinieri e della Procura. “Adesso lavoriamo per comprendere se era in stato di costrizione o di sua volontà“, ha detto il comandante provinciale dei Carabinieri di Lecce, il colonnello Andrea Siazzu.

La svolta è arrivata poco dopo che i Ris dei Carabinieri sono entrati a casa di Dragos per svolgere un’approfondita perquisizione. Il 30enne era stato portato al comando provinciale dei carabinieri di Lecce per essere interrogato. Era lui l’ultima persona che avrebbe visto Tatiana Tramacere il giorno della sua scomparsa. Da allora non si avevano più notizie di lei. Inizialmente è stato formalmente indagato per istigazione al suicidio ora, se dovesse essere confermata l’ipotesi del sequestro, l’ipotesi di reato potrebbe mutare.

All’esterno dell’abitazione di Dragos si sono radunate centinaia di persone ed è arrivato anche il fratello di Tatiana, Vladimir. Poche ore prima era stata diffusa da diversi media locali anche la notizia falsa del ritrovamento del corpo della giovane, smentita poco dopo dall’avvocato della famiglia Tramacere, Tommaso Valente, e dal comandante provinciale dei carabinieri.

Al momento dell’annuncio che Tatiana era stata ritrovata viva è scattato l’applauso della folla assiepata davanti all’abitazione dell’amico dove i carabinieri si erano recati per accertamenti. Sul posto anche i sanitari del 118 per assicurarsi delle condizioni della giovane. “In questo momento sto vivendo anticipatamente il mio Natale in famiglia”, ha detto Rino Tramacere, il papà di Tatiana.

“Non so come spiegare la gioia che provo in questo momento. Tatiana Tramacere è stata ritrovata viva e sta bene”, ha detto il sindaco di Nardò Pippi Mellone. “Il mio primo pensiero – aggiunge – va a lei e alla sua famiglia e a tutti coloro che hanno vissuto giorni di angoscia interminabili. A loro va l’abbraccio mio personale e di tutta la comunità di Nardò. Un grande grazie a tutti i coloro che in questi giorni non si sono mai arresi”.

Da giorni gli investigatori stavano analizzando tabulati telefonici, chat e le immagini delle telecamere di videosorveglianza. Al 30enne, inizialmente sentito come persona informata sui fatti, era già stato sequestrato il telefono. Gli accertamenti dei carabinieri, coordinati dal procuratore di Lecce Giuseppe Capoccia, si sono subito concentrati sulle ultime ore in cui la studentessa salentina è stata vista.

Il pomeriggio della scomparsa la 27enne aveva incontrato Dragos. I due, è stato ricostruito dagli inquirenti e confermato dallo stesso indagato in una intervista a Chi l’ha visto?, si erano incontrati in un parco a poche centinaia di metri dalla casa della famiglia Tramacere. Lì si sarebbero intrattenuti per un paio d’ore. Avrebbero parlato del viaggio che Tatiana intendeva fare a Brescia, per incontrare il suo ex fidanzato, e lui si sarebbe offerto di accompagnarla. L’incontro sarebbe culminato in una “piccola discussione” ha detto il 30enne, assicurando però che si sarebbero poi salutati “senza tensioni“, dandosi appuntamento al giorno dopo. Il biglietto per Brescia era già stato acquistato, ma sul bus la 27enne non è mai salita.

La famiglia della ragazza non ha mai creduto all’ipotesi di un allontanamento volontario. “Io non lo so cosa sia successo, sicuramente non è un allontanamento volontario e la preoccupazione a casa è grande” aveva detto il fratello di Tatiana, Vladimir, che in serata ha raggiunto la casa del 30enne, dove era in corso la perquisizione, scoppiando in lacrime, accolto da una folla di cittadini.

Articolo in aggiornamento

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Data articolo:Thu, 04 Dec 2025 19:22:46 +0000
Musica a cura di Redazione FqMagazine
Eurovision, ok alla partecipazione di Israele. Spagna, Irlanda, Olanda e Slovenia annunciano il boicottaggio per protesta

La Spagna, l’Irlanda, l’Olanda e la Slovenia hanno annunciato che boicotteranno l’Eurovision Song Contest per protesta contro la partecipazione di Israele. L’annuncio è arrivato immediatamente dopo la decisione degli organizzatori di dare l’ok a Tel Aviv. L’assemblea generale dell’Unione Europea di Radiodiffusione (Ebu) era stata convocata perché alcuni paesi hanno chiesto l’esclusione di Israele per la sua condotta nel genocidio nella Striscia di Gaza e per presunte interferenze nelle votazioni del concorso e soprattutto .

I membri dell’Ebu, che organizza l’Eurovision, hanno votato per adottare regole di voto più severe in risposta alle accuse secondo cui Israele avrebbe manipolato il voto a favore del loro concorrente. Di fatto consentendo all’artista israeliano di essere presente. Il concorso, la cui 70a edizione è prevista a Vienna a maggio, mette in competizione artisti provenienti da decine di nazioni per la corona musicale del continente. Si propone di anteporre il pop alla politica, ma è stato ripetutamente coinvolto in eventi mondiali. Basta ricordare che la Russia è stata espulsa nel 2022 dopo la sua invasione su vasta scala dell’Ucraina. Per questo il premier spagnolo Pedro Sanchez, a maggio, aveva criticato i “doppi standard”.

Il ritiro della Spagna è stato annunciato dal Consiglio di amministrazione di Rtve, che oltre a non inviare un suo rappresentante a Vienna non trasmetterà la finale dell’evento sugli schermi spagnoli. “Vorremmo esprimere i nostri seri dubbi sulla partecipazione dell’emittente israeliana Kan all’Eurovision 2026. La situazione a Gaza, nonostante il cessate il fuoco e l’approvazione del processo di pace, e l’uso del concorso da parte di Israele per scopi politici, rendono sempre più difficile mantenere l’Eurovision come evento culturale neutrale “, ha detto il Segretario Generale della Rtve, Alfonso Morales. Ad annunciare la decisione dei Paesi Bassi di boicottare l’Eurovision è stata l’emittente olandese Avrotros. “Dopo aver soppesato tutte le prospettive, Avrotros ha concluso che, nelle attuali circostanze, la partecipazione non può essere conciliata con i valori pubblici che sono fondamentali per la nostra organizzazione”, ha affermato l’emittente.

Sulla stessa linea la decisione dell’Irlanda spiegata dall’emittente pubblica Rte. “A seguito dell’Assemblea generale invernale dell’Ebu tenutasi oggi a Ginevra, in cui è stata confermata la partecipazione di Israele all’Eurovision Song Contest 2026, la posizione di Rte rimane invariata. Rte non parteciperà all’Eurovision Song Contest 2026, né trasmetterà la competizioneâ€, si legge in una nota. “Rte ritiene che la partecipazione dell’Irlanda sia inaccettabile, data la spaventosa perdita di vite umane a Gaza e la crisi umanitaria che continua a mettere a rischio la vita di così tanti civili – prosegue il comunicato -. Rte è profondamente preoccupata per l’uccisione mirata di giornalisti a Gaza durante il conflitto e per il continuo diniego di accesso al territorio ai giornalisti internazionali”. Anche la Slovenia si unisce ai paesi che boicottano l’Eurovision, l’emittente nazionale slovena, RTV, ha pubblicato l’annuncio sul suo sito web.

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Data articolo:Thu, 04 Dec 2025 18:50:59 +0000
Cronaca a cura di Thomas Mackinson
Garante Privacy, retromarcia sulla misteriosa intrusione nei suoi sistemi informatici: dal “mai accaduto†all’esposto in Procura

Quattro giorni fa il Garante smentiva tutto e annunciava querele. Oggi comunica di aver presentato un esposto alla Procura di Roma per denunciare proprio ciò che aveva negato: il 1° novembre “persone non identificate avrebbero avuto accesso, o tentato di accedere, senza autorizzazione ai locali e ai sistemi informatici dell’Autoritàâ€, con possibile sottrazione di documenti. Una giravolta che arriva forse perché – come rivelato dal Fatto – la Procura ha già avviato accertamenti sull’episodio.

Dal Garante filtra che la scelta sarebbe dettata da “motivi di prudenzaâ€, un atto dovuto insomma: la nota del 29 novembre smentiva la presenza dei quattro membri del Collegio, salvo un breve passaggio di Guido Scorza per recuperare le chiavi. Ma – questo il ragionamento a Palazzo Venezia – se qualcuno fosse davvero entrato clandestinamente, come sostiene la stampa, allora “occorre verificarlo”. Perché, se l’intrusione fosse reale, “ci sarebbe stato il rischio di una grave violazione della sicurezza”.

Il tutto accade mentre infuria ancora lo scontro con i dipendenti, esploso nella riunione del 20 novembre e continuato ancora ieri durante l’assemblea del personale. A contribuire è stata una lettera “spontanea†dei Garanti a cui il personale ha risposto picche, ribadendo che l’unica soluzione è che si dimettano tutti e quattro.

La sospetta intrusione dell’1 novembre

Secondo Report e il Fatto, quel giorno – festa di Ognissanti, uffici chiusi – i quattro membri del Collegio sarebbero entrati nella sede con persone esterne. “I membri del collegio dopo qualche ora sono andati via, le persone esterne sono rimaste dentro tutta la notte, fino all’ora di pranzo del giorno dopoâ€, riferiva una fonte interna. Diversi gli episodi sospetti. Anche il 10 novembre, rientrando al lavoro, i dipendenti trovano “uffici in disordine, scrivanie spostate, oggetti finiti a terra, prese elettriche o telefoniche non allineate, anomaleâ€, racconta Alessandro Bartolozzi (Fisac-CGIL). Il sospetto: una bonifica per cercare cimici o accedere ai server, a caccia della “talpa†che passava documenti ai giornalisti.

La smentita con minacce

Il 29 novembre il Collegio assicurava che il 1° novembre “i quattro membri†non erano entrati nella sede di Piazza Venezia con soggetti esterni “tutta la notteâ€. Solo “l’Avv. Guido Scorza†avrebbe fatto un passaggio “tra le 11 e le 11.10â€, per poi uscire “pochi minuti dopoâ€. “Nessun altro membro del Collegio è stato presente né ha autorizzato l’ingresso a soggetti esterniâ€, ribadiva il comunicato, accompagnato dalla minaccia: “Il Collegio adotterà le tutele previste dalla legge a garanzia della propria onorabilitàâ€.

Marcia indietro dopo quattro giorni

Quattro giorni dopo, lo scenario si ribalta. Il Garante “trasmette un esposto alla Procura di Romaâ€, chiedendo di verificare quanto riportato dalla stampa: il 1° novembre “persone non identificate avrebbero avuto accesso, o tentato di accedere, senza autorizzazione ai locali dell’Autoritàâ€. E aggiunge: “Tali individui avrebbero tentato, o eventualmente effettuato, intrusioni nei sistemi informatici dell’Autorità, con possibile sottrazione di dati e documentiâ€. Tutto il contrario di ciò che era stato affermato pochi giorni prima. Sul sito, i due comunicati restano uno accanto all’altro.

Garante, la lettera ai dipendenti è un boomerang

Intanto si è rivelato un altro boomerang l’ennesimo tentativo del Collegio che ieri ha provato a ricucire il rapporto con i dipendenti. Il Presidente Pasquale Stanzione invia una lettera firmata da tutti i membri che riconosce “un malessere che non abbiamo colto con tempestivitàâ€, ma i metadati del file rivelano che non è stata scritta da Stanzione: l’autore risulta essere un’assistente di Ghiglia e l’ultima revisione porta il nome della Fondazione Cesifin di Firenze, di cui Ginevra Cerrina Feroni è vicepresidente. L’assemblea del 3 dicembre risponde riaffermando le dimissioni del Collegio.

Una lettera poco “spontanea”

La comunicazione, firmata da Stanzione, Feroni, Ghiglia e Scorza, arriva ai dipendenti un quarto d’ora prima dell’assemblea. “Molto molto spontanea e sentitaâ€, ironizza il rappresentante della Fisac-Cgil Alessandro Bartolozzi. L’incipit “inviato da iPhone†insospettisce subito: sembra un inoltro frettoloso. I dipendenti aprono il file Word e verificano le proprietà. Risultato: autore risulta un’assistente di Ghiglia, revisore Cesifin.

La violazione dell’articolo 28

La lettera tratta temi organizzativi – codice etico, whistleblowing, comunicazione interna – ma viene inviata direttamente agli uffici, bypassando i sindacati. “I sindacalisti di lungo corso della CGIL hanno gridato all’articolo 28â€, spiega Bartolozzi, riferendosi alla condotta antisindacale. “I temi organizzativi dell’ufficio devono essere discussi in sede sindacale, non mandati direttamente ai dipendenti”.

Nel testo, il Collegio nega “alcun mandato per attività illecite o invasive†e smentisce di aver “autorizzato né richiesto attività ispettive, investigative o analoghe da parte di soggetti esterniâ€. Poi propone riforme: aggiornamento del codice etico, rafforzamento delle procedure interne, revisione del whistleblowing, distribuzione più equa dei carichi di lavoro.

L’assemblea risponde: dimissioni

L’assemblea del 3 dicembre boccia la lettera e ribadisce la richiesta di dimissioni. I dipendenti chiedono trasparenza: “Non può esistere un’amministrazione dove si contestano le spese e non si provvede a mostrarleâ€, dice Bartolozzi. Le richieste principali: disclosure completa dei documenti contabili, istruttoria interna sulla “vicenda Reportâ€, spese del B&B del presidente Stanzione e così via.

Il bando per il portavoce

Nello stesso giorno, il Collegio pubblica un bando per un dirigente comunicazione: non un concorso pubblico, ma una “forma ibrida†con scelta fiduciaria e mandato biennale. “Non un dirigente incardinato nell’ufficio, ma un portavoce agli ordini dei quattroâ€, è il commento dall’interno. “L’ennesimo disastro”.

Timore dell’inchiesta?

Il clima è teso. Il Collegio forse teme le indagini giudiziarie e che l’ex segretario Angelo Fanizza, dimessosi il 20 novembre “senza neanche salutare”, sia andato in Procura a raccontare che tutti sapevano delle intenzioni di spionaggio interno dei dipendenti. Una piccola apertura arriva dal nuovo segretario generale Luigi Montuori, che si è impegnato a rispondere alle richieste di accesso agli atti, alcune già scadute. Ma il personale resta fermo: “Dovremo lavorare per due anni con questi, sfiduciati all’esterno, scomunicati all’interno.”

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Data articolo:Thu, 04 Dec 2025 18:08:46 +0000
Lavoro a cura di Redazione Economia
Aumentano ancora i morti sul lavoro in Italia: in 10 mesi 889 casi. Crescono le denunce di infortunio al Sud

In Italia si continua a morire di lavoro. Nei primi dieci mesi dell’anno, le denunce di infortuni mortali (esclusi gli studenti) presentate all’Inail sono state in totale 889, in aumento rispetto alle 877 dello stesso periodo del 2024. Il confronto con l’anno scorso evidenzia un aumento dello 0,5% degli incidenti durante il lavoro (652 casi) e del 3,9% di quelli in itinere, cioè nel percorso da casa al luogo di lavoro e viceversa (237 casi). Risultano in aumento rispetto ai primi dieci mesi del 2024 anche le denunce di infortuni sul lavoro ( +0,2% a quota 350.849) e quelli in itinere (+2,8% a 82.101). Le denunce di malattia professionale sono infine state 81.494, il 10,2% in più del 2024.

Una nota dell’Inail precisa che “le denunce di infortunio in occasione di lavoro con esito mortale (al netto degli studenti) presentate entro il mese di ottobre 2025, pur nella provvisorietà dei numeri, sono state 652, tre in più rispetto alle 649 registrate nel 2024 e una in più rispetto al 2019, 17 in meno sul 2023, due in meno sul 2022, 163 in meno sul 2021, 206 in meno rispetto al 2020”. Dall’analisi territoriale emergono aumenti al Sud (da 135 a 152) e nel Nord-Est (da 143 a 149) e cali nel resto del Paese. Tra i settori spiccano per gli incrementi le attività manifatturiere (da 86 a 98 decessi denunciati) e il commercio (da 48 a 57).

Rapportando il numero dei casi mortali in occasione di lavoro agli occupati, l’incidenza dei decessi sul lavoro passa da 2,82 decessi denunciati ogni 100mila occupati Istat di ottobre 2019 a 2,69 del 2025 (-4,6%) e diminuisce dello 0,7% rispetto a ottobre 2024 (da 2,71 a 2,69). Le denunce di infortunio degli studenti di ogni ordine e grado presentate all’Inail entro il mese di ottobre 2025 sono state 64.391, in aumento del 4,7% rispetto alle 61.523 del 2024. Delle oltre 64mila denunce di infortunio, 1.512 hanno riguardato studenti coinvolti nei percorsi “formazione scuola-lavoro“, in riduzione dell’8,9% rispetto al 2024. I casi mortali denunciati all’Inail entro il mese di ottobre 2025 risultano essere sette contro i 13 del 2024.

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Data articolo:Thu, 04 Dec 2025 18:06:26 +0000
Cronaca Nera a cura di Redazione Cronaca
Femminicidio Ancona, trovato il marito della vittima: è ferito. La denuncia e il percorso per uomini maltrattanti mai iniziato

È stato trovato dai Carabinieri riverso al suolo, gravemente ferito ma vivo, in una zona impervia del territorio di Matelica (Macerata). Nazif Muslija, il 50enne di origine macedone accusato del femminicidio della moglie Sadjide Muslija, era irreperibile da ieri: è accusato di omicidio volontario aggravato. I sanitari del 118 sono intervenuti per stabilizzarlo. La sua auto, una Smart bianca, è stata trovata abbandonata nei pressi del luogo di ritrovamento dell’uomo, la cui posizione è al vaglio degli inquirenti.

È lui il principale sospettato per il femminicidio della moglie Sadjide Muslija, ritrovata mercoledì riversa sul letto con il volto sfigurato nella sua casa di Pianello Vallesina, frazione di Monte Roberto, in provincia di Ancona. La donna aveva già denunciato il marito. Il 50enne tra l’altro avrebbe dovuto frequentare un percorso per uomini maltrattanti della durata di un anno, come previsto nel patteggiamento, ma non lo ha fatto perché nell’associazione “non c’era posto”. Quel percorso legato al suo patteggiamento a un anno e dieci mesi di reclusione per le aggressioni e i maltrattamenti alla stessa moglie, non è mai iniziato. L’uomo aveva un anno di tempo per svolgerlo da quando la sentenza era passata in giudicato a settembre 2025: avrebbe dovuto fare incontri ogni due settimane per una durata totale di 60 ore. L’avvocato dell’uomo, Antonio Gagliardi, ha tuttavia affermato che “non c’era posto per l’uomo nell’associazione indicata dal percorso”.

“Questa storia lascia l’amaro in bocca, non si possono trattare tutti i casi di violenza nello stesso modo. Credo che questo caso avrebbe meritato una corsia preferenziale, che nel caso in specie non c’è stata”, ha commentato la procuratrice capo della Repubblica ad Ancona, Monica Garulli, rispondendo alle domande dei cronisti. “Io penso – ha aggiunto – che nel momento in cui si individua una struttura deputata al percorso di recupero, per evitare il pericolo di recidiva bisogna comprendere qual è il pericolo di recidiva e differenziare i percorsi a seconda della gravità dei fatti. Credo che questo caso avrebbe meritato una corsia preferenziale che nel caso in specie non c’è stata. La legge però non lo consente- spiega Garulli – perché il giudice quando emette una sentenza deve individuare e subordinare la sospensione condizionale della pena alla partecipazione al percorso. Poi c’è la parte dell’esecuzione che è rimessa a organi diversi da quelli giudiziari e non abbiamo possibilità di intervento. Lì andrebbero meditate le situazioni che hanno una valenza prioritaria, ma il giudice non può intervenire dando una corsia preferenziale, ma penso che sarebbe auspicabile. Bisogna modellare il trattamento in relazione alla gravità della situazione, bisogna che si consideri questo aspetto, che è un profilo sostanziale, non formale”, conclude la magistrata.

Intanto fuori dall’abitazione dove la donna è stata trovata morta, i carabinieri hanno trovato e sequestrato un tubo di ferro da cantiere: potrebbe essere l’arma del delitto della 49enne di origine macedone. Il tubo sarà fatto analizzare per vedere se le ferite riportate dalla donna, colpita alla testa e al torace, sono compatibili e se ci siano le impronte del marito. La Procura disporrà l’autopsia sul corpo della donna. I primi riscontri, fatti sul posto dal medico legale Angelo Montana, hanno evidenziato diversi colpi severi sul cranio e sul corpo della donna ritrovata sul letto. L’aggressione mortale sarebbe avvenuta al mattino, anche se l’orario indicativo della morte sarà stabilito dall’autopsia. Il tubo di ferro, che presenterebbe tracce ematiche, era appoggiato a un muro esterno dell’abitazione: è un tubo vuoto all’interno, come quelli utilizzati per le impalcature nei cantieri.

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Data articolo:Thu, 04 Dec 2025 18:01:59 +0000
Lavoro a cura di Pietro Barabino
Il corteo degli operai Ilva a Genova, le tensioni con la polizia e la stazione occupata: “Non saremo complici del governo†| Video

“Chi lavora sa cosa costano quattro giorni di sciopero per un operaio metalmeccanico, ma non vogliamo essere complici del Governo che rischia di mettere la parola fine alla siderurgia in Italiaâ€. Così Armando Palombo, portavoce dei lavoratori dell’ex-Ilva di Genova, commenta la lunga giornata di contestazione e di sciopero dell’acciaieria di Cornigliano, che resta bloccata da quattro giorni. Lacrimogeni lanciati a grappolo prima e sparati ad altezza uomo in un secondo momento hanno accolto i duemila manifestanti davanti alla Prefettura. Ai metalmeccanici si sono uniti nel corteo altri lavoratori delle fabbriche genovesi, i portuali e alcuni gruppi studenteschi. Alcune uova sono state lanciate verso la grata che impediva l’avvicinamento alla Prefettura, poi sradicata da uno dei mezzi pesanti che hanno attraversato la città insieme al corteo. La sindaca Silvia Salis e il presidente della Regione Marco Bucci hanno incontrato i lavoratori, che hanno occupato per un paio d’ore la stazione di Genova Brignole. “Resisteremo alla genovese – spiegano i lavoratori – Cioè fino alla fine e con tutti i mezzi a nostra disposizioneâ€. Dopo il flop del primo incontro, previsto per domani a Roma un secondo faccia a faccia tra il ministro Adolfo Urso, Bucci e Salis: “Chiederemo una soluzione per Genova, a partire dallo sblocco delle 45mila tonnellate di acciaio necessarie per non fermare la lavorazione della fabbrica genoveseâ€. La giornata si è conclusa con il ritorno dei lavoratori in sciopero a Cornigliano, dove prosegue il blocco stradale che va avanti da lunedì: “La fabbrica non deve chiudere”. Mentre continua il silenzio di Giorgia Meloni, alla quale è stato chiesto di prendere in mano il dossier: una mossa che farebbe terminare le agitazioni.

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Data articolo:Thu, 04 Dec 2025 17:59:31 +0000
Mondo a cura di Valerio Cattano
“Putin moralmente responsabile, autorizzò la missioneâ€: Londra all’attacco sul caso Skripal e la morte per Novichok di una donna

Il 4 marzo 2018, una domenica, Sergey Skripal, 66 anni, ex colonnello dell’intelligence militare russa Gru, fuggito da Mosca e accolto dal Regno Unito, viene trovato privo di sensi assieme alla figlia Yulia su una panchina di Salisbury. La ragazza era arrivata dalla Russia per trascorrere qualche giorno con il padre. Entrambi non presentavano lesioni fisiche. Il primo agente che li soccorre, Nick Bailey, presenta sintomi di avvelenamento. In totale, sono 21 le persone che quel giorno si sentono male, ma solo una morirà mesi dopo: si chiamava Dawn Sturgess, aveva 44 anni: si era spruzzata addosso il contenuto di una boccetta che il marito ha trovato per caso, portandola poi a casa.

Londra giunge alla conclusione che Skripal e il resto delle vittime quel giorno hanno inalato Novichok, un gas nervino potenzialmente letale. Il governo inglese dopo i primi accertamenti punta il dito sui servizi di sicurezza di Mosca. La portavoce del ministero degli esteri Maria Zakharova, dichiara: “Né in Russia né in Unione sovietica ci sono mai stati programmi di ricerca per lo sviluppo di un gas chiamato Novichokâ€.

Ma oggi, dopo sette anni di inchiesta condotta dall’ex giudice Anthony Hughes, Londra ribadisce: il presidente Vladimir Putin è “moralmente responsabile†per la morte di Dawn Sturgess perchè aveva autorizzato la missione che avrebbe dovuto eliminare il “traditore†Skripal. Il dossier si sviluppa in 174 pagine e racconta come Dawn Sturgess morì l’8 luglio 2018, poco più di una settimana dopo essersi spruzzata il Novichok. A trovare la boccetta, che credeva essere profumo, era stato il marito Charlie Rowley, 52 anni; il contenitore era stato recuperato dall’uomo ad Amesbury il 30 giugno. Anche Rowley è rimasto in condizioni critiche, ma è sopravvissuto.

Nella ricostruzione del giudice Hughes, la donna ebbe le cure appropriate, ma per lei non c’era nulla da fare, considerata l’esposizione al gas nervino. Gli agenti che erano arrivati in Inghilterra per eliminare Skripal, secondo il rapporto erano tutti del Gru ed avevano agito sotto gli pseudonimi di Alexander Petrov, 46 anni, Ruslan Boshirov, 47 anni e Sergey Fedotov. Petrov e Boshirov avrebbero applicato il Novichok sulla maniglia della porta d’ingresso di Skripal, per poi buttare via la boccetta in modo “incautoâ€, non avendo riguardo per le persone che hanno rischiato la vita.

L’ex magistrato ha affermato: “Sono giunto alla conclusione che l’operazione per assassinare Sergey Skripal deve essere stata autorizzata ai massimi livelli, dal presidente Putin. Concludo quindi che coloro che sono coinvolti nel tentativo di assassinio (non solo Petrov, Boshirov e Fedotov, ma anche coloro che li hanno inviati e chiunque altro abbia dato l’autorizzazione o sia a conoscenza dell’assistenza in Russia o altrove) sono stati moralmente responsabili della morte di Dawn Sturgessâ€.

La frizione diplomatica già alta tra Londra e Mosca a causa della guerra in Ucraina raggiunge così un nuovo livello critico. Il premier Keir Starmer ha convocato l’ambasciatore russo a Londra, Andrei Kelin, per chiedergli conto di quella che ha definito “attività ostile†da parte del Cremlino, annunciando anche un pacchetto di sanzioni verso il Gru. Starmer ha parlato di “disprezzo del Cremlino per le vite innocenti. Il Regno Unito si opporrà sempre al brutale regime di Putin e chiamerà la sua macchina omicida per quello che èâ€. Zakharova ha definito “favole di cattivo gusto†le notizie del dossier inglese, ed chiesto dove Yulia Skripal e suo padre siano stati negli ultimi sette anni. Una domanda a cui i servizi segreti di Sua Maestà difficilmente daranno risposte, visti i precedenti.

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Data articolo:Thu, 04 Dec 2025 17:55:11 +0000
Blog a cura di Paolo Ercolani
Se a una destra senza intellettuali risponde una sinistra bigotta, quella sinistra è morta

Ormai non passa evento culturale senza che si debba assistere alla penosa giaculatoria di intellettuali e artisti che insorgono, udite udite, per protestare contro la presenza di qualcuno considerato indegno e quindi da discriminare. Il caso più recente è quello della kermesse “Più libri, più liberiâ€, in programma a Roma al Centro Congressi della Nuvola, all’Eur. Artisti e intellettuali del calibro di Barbero, Scurati, Raimo e Zerocalcare, a cui si sono aggiunti perfino altri editori (Fandango, Futura, etc.), hanno firmato un documento polemico per invitare l’organizzazione a valutare l’opportunità di far partecipare alla Fiera una casa editrice (Passaggio al Bosco) i cui titoli si mostrano talvolta simpatizzanti rispetto alle posizioni culturali dell’estrema Destra.

Sarà perché appartengo alla schiera di coloro che attribuiscono il ritorno preponderante della Destra a livello mondiale (e l’Italia non fa eccezione) al fanatismo moralista e sterile degli antifascisti di professione, al netto di una Sinistra che ha smesso di condurre lotte per i diritti sociali nonché di pensare a un sistema di governo alternativo a quello della macelleria neoliberista. Sarà per questo, dicevo, che non solo qualifico come una giaculatoria patetica, ad uso e consumo dei soliti pseudointellettuali beneficati dai soliti organi di informazione sempre meno letti e considerati dalla popolazione, questa marea puntualmente ritornante di moralismo a buon mercato; ma soprattutto la considero controproducente per la galassia progressista, funzionale al potere tecnofinanziario imperante e in grado di consentire a Meloni & C. il governo anche culturale del Paese per almeno un decennio.

Sorvolo sulla palese contraddizione di voler discriminare un editore all’interno di una manifestazione che, fin dal titolo, ricorda il connubio indissolubile fra libri e libertà, e provo a spiegare i gravi errori metodologici e quindi filosofici che la sottendono.

Il primo concerne specificamente il tempo sciagurato in cui viviamo: quello di pensare che la realtà esterna debba piegarsi agli altissimi ideali che albergano nella nostras testa (un po’ come se fosse una foto ritoccabile a piacere per il social di turno). Questi presunti intellettuali non si rendono conto, o fingono, che l’ideologia di destra sta spopolando in tutto il mondo occidentale anche a causa di una Sinistra che ormai si è relegata a battaglie perlopiù simboliche e per giunta contraddittorie: come quella, fascistissima, di voler procedere per discriminazioni in nome di un antifascismo virtuale. Se a una Destra priva di intellettuali risponde una Sinistra bigotta e con in mano la paletta dei voti – che ovviamente in nulla intacca lo strapotere tecnofinanziario – quella sinistra è morta non solo sul piano culturale.

Il secondo errore è un portato del primo. Cioè dimenticare che il fascismo diventa reale, e pericoloso, quando abbandona il piano culturale, della discussione, dei libri. Chi studia e ragiona raramente si dedica alla violenza. Voler discriminare un editore, degli autori e quindi dei libri – se per giunta a discriminare sono i soliti intellettuali che monopolizzano televisioni e grandi giornali (fascismo sostanziale anche questo, a rifletterci bene) – perché portano avanti una cultura politica di estrema destra, significa impegnarsi affinché quelle persone abbandonino proprio la cultura e magari si dedichino all’affermazione dei medesimi ideali sul piano sociale.

Il piano della cultura e delle idee, per quanto considerate ripugnanti, non dovrebbe mai essere fatto oggetto di discriminazione, perché altrimenti rischia di trascendere per risentimento in qualcosa di chiuso al dialogo e magari dedito all’affermazione concreta di ideali violenti. Soltanto degli pseudo-intellettuali che lavorano per il proprio tornaconto di immagine, nonché per mantenere la patente moralistica (e noiosa) di “politicamente correttiâ€, possono impegnarsi a raccogliere firme per discriminare i politicamente scorretti. Come se la grande cultura non sia stata composta anche da scorretti ed eversivi quali Sade, Celine, Nietzsche, Heidegger, Schmitt etc., ma soprattutto come se per evitare il ritorno del nazismo fosse necessario impedire la lettura del Mein Kampf.

Presunti intellettuali, incapaci di intendere che la lettura perfino di quel libro maledetto può rappresentare un estremo tentativo di comprensione, dialogo, comunque conoscenza, hanno già fallito in partenza la propria missione. E infatti si sta parlando di intellettuali da grandi numeri sui social e ospitate regolari nelle televisioni di un sistema mediatico bollito, anacronistico, autoreferenziale e del tutto prono al sistema tecnofinanziario imperante.

Da una melma del genere – per non usare termine più volgare – paradossalmente potrebbero salvarci autori, editori e intellettuali irregolari e scorretti. Gli stessi che i nostri intellettuali di sinistra vorrebbero censurare per continuare ad avere il monopolio bigotto del proprio nulla cosmico.

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Data articolo:Thu, 04 Dec 2025 17:45:29 +0000
Politica a cura di Alberto Sofia
“Il 40% degli investimenti industriali in armi, non è questa la stradaâ€. Sbilanciamoci! boccia la finanziaria: “Soldi vadano a sanità, scuola e ambienteâ€

Tagliare le spese militari, un’imposta dell’1% sui grandi patrimoni sopra i cinque milioni di euro, tassare le speculazioni finanziarie e gli extra profitti delle imprese militari, fermare il progetto del Ponte sullo stretto di Messina. E ancora, cancellare i sussidi ambientalmente dannosi, i Cpr e il protocollo Italia-Albania. Tutto con l’obiettivo di rilanciare la sanità, gli investimenti pubblici per costruire la transizione ecologica, promuovere misure redistributive, in modo da ridurre le disuguaglianze e rafforzare le politiche di pace. Sono questi i principali punti della contromanovra lanciata, come ogni anno, dalla campagna “Sbilanciamoci!“, composta da oltre 50 associazioni della società civile, che boccia la finanziaria del governo Meloni come “sbagliata, lacunosa e modesta”.

“Vogliamo un cambio di rotta per il Paese. Con le nostre 111 proposte tracciamo l’idea di un’economia diversa, fatta di scelte coraggiose e di un modello di sviluppo che rimetta al centro le persone, i territori e il futuro delle giovani generazioni”, ha rilanciato il portavoce Giulio Marcon, nel corso di una conferenza stampa in Senato, dove hanno partecipato anche esponenti delle opposizioni, dal capogruppo Pd a Palazzo Madama Francesco Boccia, al senatore Tino Magni di Avs e alla vicepresidente dei senatori M5s Alessandra Maiorino.

“Il nostro non è un libro dei sogni: lo dimostriamo con la nostra contromanovra da 55,2 miliardi di euro a saldo zero, costruita euro su euro”, ha rivendicato Marcon. Alcune delle proposte erano già state condivise dai gruppi di opposizione. Le stesse che negli scorsi giorni avevano presentato 16 emendamenti comuni alla manovra: dalle misure per la restituzione del drenaggio fiscale alla proroga di Opzione donna previgente, passando per l’incremento Fsn destinato all’assunzione del personale paritario, al salario minimo, alla soppressione dell’aumento dell’età pensionabile del comparto sicurezza, risorse per la stabilizzazione dei precari del personale giustizia, l’aumento del Fondo finanziamento ordinario per professori e ricercatori, il taglio del protocollo con l’Albania, ma non solo.

Da Sbilanciamoci! però l’appello alle opposizioni è quello di trovare una sintesi, dopo i distinguo delle scorse settimane (soprattutto dell’ex premier Giuseppe Conte e dentro il M5s) sull’idea di una tassazione sui grandi patrimoni: “Serve più coraggio. Con la nostra proposta, tassando poco più di 115mila persone solo in Italia, si produrrebbe un gettito extra di 18 miliardi di euro“, spiega Marcon.

“Non l’abbiamo esclusa per i grandissimi patrimoni, ma la vogliamo a livello europeo”, sottolinea Maiorino. Laddove però i numeri non ci sono, nel momento in cui i popolari fanno pure sponda verso l’estrema destra. “Noi come Avs siamo gli unici ad aver condiviso la proposta della Cgil (che prevede un’aliquota dell’1,3% sui patrimoni sopra i 2 milioni, ndr) e ad averla proposta come emendamento, così come avevamo fatto nostra quella di Oxfam e quella di Greenpeace. L’importante è discutere nel merito e far pagare di più chi più guadagna”, rilancia Magni. “Una sintesi si troverà, sono certo che tutte le opposizioni si ritroveranno”, è convinto Boccia, che invece promette battaglia sui livelli essenziali delle prestazioni: “Quella del governo è una manovra fallimentare e anticostituzionale. Fallimentare perché il Paese non cresce, il Pil è piantato a zero, soprattutto i salari diminuiscono e il governo non riesce a ridistribuire risorse. Ed è anticostituzionale perché il governo Meloni, ignorando volutamente le scelte della Consulta, ha di nuovo inserito i lep in manovra. Ci riferiamo ai trasporti, alla sanità, all’istruzione, all’assistenza, agli asili nido o agli anziani. Tutto questo è inaccettabile perché è un tentativo del Governo di far rientrare dalla finestra quello che era già uscito dalla porta. Noi daremo battaglia, faremo ostruzionismo in Parlamento e se dovessero insistere saremmo costretti di nuovo a ricorrere alla Consulta”.

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Data articolo:Thu, 04 Dec 2025 17:35:13 +0000
Scuola a cura di Redazione Cronaca
“Test semestre filtro di Medicina? Pochi promossi e gli altri costretti a decidere se accettare il voto al buioâ€

Accetta o rifiuta il voto?” è una delle frasi ricorrenti all’università. In questo caso, però, le circostanze rendono ancora più difficile dare una risposta. Le studentesse e gli studenti di medicina si trovano a dover fare i conti con gli effetti della riforma al corso di medicina. Adesso che sono stati pubblicati gli esiti della prima prova del semestre filtro, bisogna decidere se accettare il voto oppure ritentare la prova all’appello del 10 dicembre. Il problema, però, è che la graduatoria non è stata pubblicata e la decisione verrà presa al buio.

Il semestre filtro era stato progettato per superare il famigerato test d’ingresso a numero chiuso e rispondere alla carenza di personale sanitario nel nostro Paese. Tuttavia, guardando ai risultati della prima prova, sembra che questo nuovo collo di bottiglia non renda il semestre filtro un sistema a numero aperto. Le percentuali del numero di idonei sono davvero basse: 20% per biologia, meno del 20% per chimica e il 10% per fisica.

“La gestione del semestre filtro si conferma così incoerente, opaca e strutturalmente discriminatoria”, dichiarano gli studenti di Udu, l’Unione degli universitari, che sottolineano “il divario tra iscritti e posti disponibili rimane enorme: con oltre 54mila aspiranti per meno di 17mila posti, non si può parlare di numero aperto”. Udu ha organizzato un presidio che si terrà l’11 dicembre alle ore 15 in piazza Vidoni, a Roma, e in molte altre piazze italiane.

La Flc-Cgil sostiene la mobilitazione, e aggiunge che “il sistema universitario, malgrado le parole di circostanza delle Rettrici e dei Rettori, è sempre stato consapevole della illogicità e dell’inutilità di questa presunta riforma. Si tratta dell’ennesima presa in giro, con una selezione dilazionata impostata su prove di esame irrigidite e standardizzate (anche fuori e oltre le attuali normative sulla libertà di docenza), proprio per fungere di fatto da test nazionale”. E rimarca sulla valanga di bocciature, segno del fallimento del semestre filtro.

Oltre alla mobilitazione, Udu inoltrerà una diffida collettiva per garantire agli studenti la possibilità di mantenere tutti i voti positivi ottenuti nella prima sessione e decidere successivamente quale esito conservare, una volta resi pubblici i dati necessari. Sempre sul fronte legale, stanno preparando anche un ricorso collettivo al Comitato europeo dei diritti sociali per chiedere il riconoscimento delle violazioni sistemiche, la tutela del diritto allo studio e l’ingresso in sovrannumero per chi è stato penalizzato dal sistema del semestre filtro.

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Data articolo:Thu, 04 Dec 2025 17:29:22 +0000
Sport News a cura di Redazione Sport
Milano-Cortina 2026, la fiamma olimpica è arrivata al Quirinale: le foto

La fiamma olimpica di Milano-Cortina è atterrata a Roma, all’aeroporto di Fiumicino ed è poi arrivata al Quirinale, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ad accompagnarla il presidente della Fondazione MilanoCortina, Giovanni Malagò, il presidente del Coni, Luciano Buonfiglio, la tennista Jasmine Paolini, che è stata tedofora allo stadio Panatenaico, oltre ai sindaci di Milano e Cortina e all’ad della fondazione dei Giochi, Andrea Varnier.

La cerimonia di accensione si è svolta lo scorso 26 novembre, quando la torcia era stata affidata tra le mani di Petros Gkaidatzis e dell’italiana Stefania Belmondo. Tra i protagonisti del percorso anche un’altra leggenda dello sport italiano, Armin Zoeggeler. Nella mattinata di oggi, 4 dicembre, è iniziata invece la cerimonia di consegna da Atene all’Italia, con gli italiani Jasmine Paolini e Filippo Ganna che hanno completato l’ultima parte della staffetta.

“Milano-Cortina è la prima edizione dei Giochi assegnata a più di una città e sarà ospitata da diverse regioni e culture unite dalla loro passione e dalle loro profonde radici negli sport invernali”, aveva dichiarato Giovanni Malagò. “È incredibile, mi sento onorata, è un’emozione grandissima e mi sto godendo questa giornata”, ha invece spiegato Jasmine Paolini parlando con i giornalisti all’aeroporto di Fiumicino subito dopo l’arrivo in Italia. “Che messaggio porta la fiamma? Impegno, passione e pace, spero porti tutto ciò in tutta Italia”, ha aggiunto la tennista azzurra.

La mattina del 5 dicembre si svolgerà una celebrazione ufficiale in Piazza del Quirinale, con l’accensione di un braciere celebrativo della staffetta della torcia olimpica da parte del Presidente Mattarella e la presenza delle Frecce Tricolori. Il braciere celebrativo rimarrà poi acceso per tutta la giornata. Il percorso italiano della fiamma olimpica comincerà ufficialmente il 6 dicembre ed è stata chiamato “Il Grande Viaggio†dal Comitato Organizzatore di Milano Cortina 2026. Un viaggio in cui la fiamma olimpica in 63 giorni percorrerà 12.000 chilometri, toccando tutte le 20 regioni e le 110 province, passando da 60 siti patrimonio mondiale dell’UNESCO, per culminare a Milano con la Cerimonia di Apertura del 6 febbraio 2026.

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Data articolo:Thu, 04 Dec 2025 17:25:20 +0000
Blog a cura di Sostenitore
Oggi l’Europa vuole la pace attraverso la guerra: un principio anacronistico

di Stefano Briganti

“Chi fu il primo che inventò le spaventose armi? Da quel momento furono stragi, guerre. Si aprì la via più breve alla crudele morte. Tuttavia il misero non ne ha colpa. Siamo noi che usiamo malamente ciò che ci fu dato per difenderci dalle feroci belve” (Tibullo; Elegie).

Questo dovrebbe comparire all’ingresso del Parlamento Europeo. Quel parlamento che ha approvato la produzione europea di armi spaventose come quelle all’uranio impoverito e quelle al fosforo bianco. Lo stesso parlamento che ha passato una risoluzione sul conflitto russo-ucraino che non frena il proseguimento della guerra e che getta le basi per combatterne una nuova contro la Russia quando quella dell’Ucraina giungerà al termine.

L’Europa oggi ha scelto come principio guida della sua politica estera il “Se vuoi la pace preparati alla guerra†(Vegezio; Epitoma rei militaris). Lo dimostrano tutte le azioni europee intraprese da un anno a questa parte e iniziate con la dichiarazione di VdL: “Finito il tempo delle illusioni. È il momento della pace attraverso la forzaâ€, in un crescendo proporzionale agli andamenti sul campo di battaglia sfavorevoli a Kiev.

L’azione dell’Europa per il riarmo è arrivata fino ad annunciare un attacco della Russia all’Europa/Nato tra 3-4 anni. Annuncio fatto per giustificare il ReArmEu, il raddoppio delle spese militari Nato, il cosiddetto muro di droni, il ripristino del servizio di leva (volontario) e infine una guerra ibrida europea da lanciare contro la Russia. In Germania sono stati messi a budget un trilione di euro per spese militari e quasi sette trilioni di euro dalla Ue per spese legate all’ambito militare da spendere in dieci anni.

Mosca all’Onu ha dichiarato di non avere intenzione di attaccare paesi europei e di essere disposta a metterlo nero su bianco. Si obietterà che in passato la Federazione Russa ha violato impegni formali, ma l’Europa potrebbe cogliere questa disponibilità di Mosca e lavorare ad un impegno blindato, anche con il coinvolgimento degli Usa, della Cina e dei Brics, dando così una formidabile prova di diplomazia. Invece si studiano attacchi Nato “preventivi-ma-difensivi†alla Russia.

La storia ha dimostrato che la “deterrenza delle armi†ha spesso mostrato il suo limite, contrariamente alla locuzione di Tibullo. Alessandro Magno non avrebbe mai dovuto ingaggiare in battaglia l’esercito persiano di Dario che all’epoca era il più formidabile del mondo. Annibale non avrebbe dovuto attraversare le Alpi e marciare su Roma che era difesa dall’esercito meglio armato e gestito del mondo conosciuto. Più recentemente l’esercito israeliano, considerato tra i più avanzati ed efficienti, non ha impedito che Hamas, che dispone di una forza militare enormemente inferiore, attuasse un orribile attacco in territorio israeliano.

A diversità dei tempi di Alessandro, di Annibale e del trattato di Vegezio, oggi ci sono paesi con forze militari comparabili, alcuni dei quali forniti di armi che, se usate anche solo in parte, possono annientare mezzo mondo e avvelenarne la rimanente metà. Sono dei livelli di armamenti e una equivalenza di forze tali da ridurre il principio stesso di deterrenza che era invece pensabile nei tempi antichi. Questo è il risultato della corsa alle armi per “garantire una pace†che, dopo i carnai delle guerre mondiali, sta ora riprendendo velocemente vigore in Europa.

Oggi il “Si vis pacem para bellum†è anacronistico considerando come era il mondo nel IV secolo e come è oggi, 17 secoli dopo. Infine anche legare il concetto di pace alla forza delle armi è fuorviante e fuori luogo. La parola pace ha, nella sua antica radice “pak-†(poi pax in latino), il significato di “patto, accordo, legameâ€, che nulla ha a che fare con le armi. Inoltre il saluto di Gesù “la pace sia con voi†stava ad indicare “…che la tranquillità, la serenità, la riconciliazione sia con voi†e certamente non intendeva dire che la pace sia con voi grazie a quattro pugnali che dovreste tenere nella cintola.

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L'articolo Oggi l’Europa vuole la pace attraverso la guerra: un principio anacronistico proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Thu, 04 Dec 2025 17:11:47 +0000

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