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FQ Magazine a cura di Elena Rosselli
È morta Ornella Vanoni, se ne va “una bellissima ragazzaâ€, il serpente con la luccicanza e mani senza fine – Il ritratto

“Una bellissima ragazza†ci ha lasciato. L’attrice, la cantante della mala, la cantautrice, l’opinionista, nella parte più recente della sua vita, Ornella Vanoni è morta oggi a 91 anni. Ci aveva promesso altri quattro anni: “Io son già d’accordo con un medico: a novantacinque anni basta. Ho firmato un documentoâ€, continuava a rispondere alle domande sulla sua età e sul rapporto con la vecchiaia, che comunque trattava con la stessa ironia con cui trattava ogni argomento della vita: “Me l’avevano detto che avrei avuto una vecchiaia brutta: non so giocare a carte, non so fare la maglia, mi dà noia cucinare. Insomma, mi piace lavorareâ€. E infatti Ornella ha continuato a lavorare sempre.

Ha cominciato a 20 anni, al Piccolo di Milano. Di sé diceva che all’epoca, abbandonata l’idea di fare l’estetista, si sentiva “né arte, né parte, né carne, né pesceâ€, intrappolata in un “néâ€. Eppure al provino nel tempio del teatro italiano Sarah Ferrati riconosce subito quella che Stephen King chiamerebbe “la luccicanza†e dice: “Attenzione, qui c’è qualcosa…â€. Ed è al Piccolo – siamo nella metà degli anni 50 – che l’unico uomo a cui Ornella accetterà mai di tributare l’epiteto di “genioâ€, Giorgio Strehler, ne diventa mentore e compagno, con grande scandalo per la borghesia meneghina, e inventa per lei, insieme ad altri – ci permettiamo – “geni†come Gino Negri, Dario Fo e Fiorenzo Carpi, le canzoni della mala. Nascono così Ma mi, Le mantellate, Hanno ammazzato il Mario, “un repertorio che fosse inedito, ma sembrasse antico, tramandato da decenniâ€, la prima pelle di questo splendido e rarissimo serpente che è stato Ornella Vanoni.

Passano 5 anni e Ornella cambia di nuovo pelle. Sarà un incontro alla Ricordi nel 1960 a farle incontrare Gino Paoli, la sua seconda sliding door. “Sono al pianoforte. Alzo lo sguardo e vedo questa splendida donna, la voce sensuale, le mani grandi, che mi chiede di comporre una canzone per leiâ€, racconterà il cantautore genovese per spiegare la genesi di quel miracolo che è Senza fine. “Ci siamo uniti perché tutti e due eravamo considerati strambi, diversi – scrive Vanoni nella sua autobiografia uscita a maggio ‘Vincente o perdente’ (La nave di Teseo) – Sembrava uno sfigato, invece aveva dentro canzoni meraviglioseâ€. Canzoni come macchine fotografiche: “Con una di queste Gino ci ha inquadrati. E ha scattato: ‘Senza fine, tu sei un attimo senza fine, non hai ieri, non hai domani, tutto è ormai nelle tue mani, mani grandi mani senza fineâ€. Paoli, come lui stesso racconta, le insegna a cantare, a togliersi di dosso un repertorio con cui Strehler l’aveva lanciata, ma attraverso cui l’aveva anche ingabbiata.

Anche questa però è una fase, una fase dolorosa perché il sodalizio artistico è stato forte almeno quanto è stato forte il legame d’amore tra Paoli e Vanoni, sancito anche dalla peggiore delle perdite. Si chiedeva Ornella nella sua autobiografia del 2011: “Una tenera curiosità mi è rimasta dentro: come sarebbe stato il pargolo di una donna dalle mani senza fine e di un uomo che vede il cielo in una stanza?â€.

Ci sono decine di cieli e decine di stanze nella vita di Ornella: il matrimonio con l’impresario Lucio Ardenzi – “Non l’ho mai amato. L’ho sposato perché ero una donna sperdutaâ€; il figlio Cristiano, avuto proprio da quel marito “così vanitosoâ€: “Non essere stata presente come avrei voluto con mio figlio è il mio rimpianto più grandeâ€, confiderà al Corriere la cantante; la depressione – “Guai a non prendere gli psicofarmaci, se li usate e state bene: non smettete, terminate la cura, sennò non guarireteâ€, continuerà a raccomandare a chi affronta la stessa “tristezza che ti inchiodaâ€; l’amicizia e collaborazioni con i migliori cantautori italiani: Luigi Tenco “tutto amore e morteâ€, Lucio Dalla che Ornella vedeva “bellissimo†– “Non guardavo alla statura, ai peli… stupidaggini. Io vedevo energia, calore, talento†– Giorgio Gaber che sapeva essere “feroce nella critica†e quando Vanoni gli chiedeva una canzone, rispondeva: “Ma no, Ornella, non ti ci vedo a cantare testi gramsciani…â€.

Le foto continuano a scorrere perché Ornella è davvero uno di quei personaggi per il quale il termine “larger than life†è utilizzabile senza banalità: non c’è una canzone o un disco, ci sono centinaia di pezzi che rimarranno nella storia della musica italiana e internazionale. Non c’è un duetto in particolare o un disco da citare, ma migliaia di ore di musica da ascoltare, colonne sonore di almeno quattro generazioni. “Non sentite dunque questo urlo terribile, che chiamano silenzio?”, sembra di sentire fra coloro che l’hanno amata e oggi l’hanno persa. Da un angolo della stanza si alza però una voce e il suono della tromba dell’amico Paolo Fresu: “La mia fede è troppo scossa ormai, ma prego e penso tra di me. Proviamo anche con Dio, non si sa mai. E non c′è niente di più triste, in giornate come queste che ricordare la felicità, sapendo già che è inutile ripetere “chissà”. Domani è un altro giorno, si vedrà”.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 23:01:54 +0000
Musica a cura di Davide Turrini
È morta Ornella Vanoni, “la voce suadente della nostra memoriaâ€: dai tormenti con Paoli ai trionfi di Senza fine e L’Appuntamento, la storia di un mito

Prima ti affascina poi ti strega. Addio Ornella Vanoni. Una delle voci storiche della musica italiana è morta. Aveva 90 anni. Interprete tra gli anni sessanta e fino ai giorni nostri di una quantità infinita conosciuta canticchiata di brani come L’appuntamento, Senza Fine, Che cosa c’è, La musica è finita, Domani è un altro giorno, Musica, musica, Tristezza, La voglia e la pazzia, e di oltre una trentina di album, Vanoni ha lasciato un segno indelebile nella memoria melodica degli italiani. Voce suadente e inimitabile, una carriera imprevedibile, versatile, inesauribile che ha attraversato almeno quattro decenni sapendosi continuamente rilanciare, modificando persino ritmica e generi, rimanendo sempre in vetta alle classifiche di vendita.

Figlia dell’alta, severa, conservatrice borghesia milanese, studia in collegi svizzeri, poi cerca di diventare estetista (“volevo curare le ragazze dall’acneâ€), ma finisce ai provini del Piccolo Teatro di Milano allora diretto maestosamente da Giorgio Strehler. Solo che il “maestro†– siamo a metà anni cinquanta – si innamora di lei e non solo inizia con la Vanoni una storia d’amore alquanto scandalosa (lui era sposato), ma le cuce addosso qualcosa di memorabile che la lancerà nel mondo dello spettacolo e della canzone. Tra il 1958 e il ’59 assieme a Fiorenzo Carpi e Gino Negri, Strehler inventa le Canzoni della mala, un repertorio di brani scritti ex novo, anche se abilmente riferiti a ipotetici legami con la tradizione popolare, che trattavano di furfanti, perdigiorno, malfattori, sfruttati qualunque. Tra queste la celebre Ma mi.. che Vanoni porta al successo nazionale e che parla delle detenzione di Strehler a San Vittore durante la Repubblica di Salò. Ornella esordisce così come cantante tutta di nero vestita, cupa, con un rossetto vistoso. Tempo qualche mese e il talento di questa ragazza alta, elegante, dai lineamenti del viso marcati, viene amplificato in tutto il suo splendore grazie all’incontro tre le stanze della casa discografica Ricordi con Gino Paoli. Altro amore, forse ancor più tormentato e sottotraccia duraturo, con il cantautore piccolo e secco di Genova, anche se Vanoni nel 1960 si sposa con l’impresario Lucio Ardenzi, da cui si separerà presto e con il quale avrà un figlio (l’unico suo).

Paoli però le regala Senza fine, una delle più straordinarie melodie della canzone mondiale. Nel brano c’è uno dei riferimenti da brividi, tipico della poetica paoliana, quando scrive riferendosi all’amata “nelle tue mani, mani grandi/mani senza fineâ€, proprio come vuole il primo complimento che Gino fece a Ornella riferito alla sue mani lunghe e affusolate. Per la Vanoni è l’inizio immediato di una carriera che dopo pochi mesi è già ricca di altri brani, dischi, nonché interpretazioni in commedie musicali come in Rugantino di Garinei e Giovannini che la porterà a calcare i palchi di mezzo mondo occidentale. Vanoni si diletterà spesso con queste melodie morbide, dai ritornelli perentori ed orecchiabili, giocati su schermaglie amorose che la rendono perfino sex symbol, tanto che a metà anni settanta diventerà ragazza senza veli del mese di Playboy (di lei si racconta che non indossasse biancheria intima). Su questo echeggia ancora la battuta recente della cantante a chi le segnalava che su eBay quel numero venisse valutato 70 euro: “Soltanto 70?â€. Sono gli anni del teatro e della tv (Walter Chiari, Pino Caurso, Gigi Proietti), della rivalità (vera!) con Mina, anche se l’ennesima svolta, l’ennesimo successo ancora più grande di prima avviene nel 1970 quando registra L’appuntamento, brano scritto da Bruno Lauzi e Roberto Carlos rifacendosi a una canzone portoghese, che poi aprirà il film Tony Arzenta di Duccio Tessari con Alain Delon. Per capire il potere seduttivo, malinconico pessimista, di un brano che diventa storia, dove la protagonista accetta un appuntamento con un uomo che non vede da tempo ma che non andrà a buon fine, va ricordato l’incipit – “ho sbagliato tante volte sai che lo so già‖ e quel ponte che fa “Amore fai presto, che io non resistoâ€. Autoradio, mangianastri e giradischi a manetta, a metà anni settanta tutti in Italia ascoltano Ornella (L’appuntamento è un 45 giri da 600mila copie!) e allora lei che fa? Segue il paroliere, storico, istrionico Sergio Bardotti e la sua passionaccia per la bossa nova. Ne esce, nel 1976, un album memorabile La voglia pazza l’incoscienza e l’allegria, scritto assieme al poeta Vinicius de Moraes ai musicisti Jobim e Chico Buarque, cantato dalla Vanoni in decine di memorabili live assieme a Toquinho. “La musica è bella o brutta, musica “leggera†non vuole dire nienteâ€, amava dire Ornella. Sono questi gli anni della definitiva consacrazione, per una impaurita ragazzona che nemmeno a 40 anni aveva già incontrato Bertolt Brecht, Jorge Luis Borges, Hugo Pratt e mezzo universo musicale tra il jazz e il pop.

I grandi brani continuano comunque a fioccare, come le collaborazioni altisonanti. Se negli anni sessanta la facevano da padrone Paoli e Franco Califano, nei settanta toccherà a Ivano Fossati, Fabrizio De Andrè, Lucio Dalla, Pierangelo Bertoli. Vanoni diventa una sorta di crooner al femminile, spesso in live sofisticati piano, basso, chitarra e sax, per performance con sgabello, abito da sera, luci soffuse che arriva direttamente dalla scena teatrale. Otto le partecipazioni di Vanoni a Sanremo: quella più importante è quella del 1967 quando con La musica è finita finisce quarta; mentre quella che ancora graffia con grinta e personalità è del 1989 con Io come farò, sempre donata dall’amato Paoli e dal fido Bardotti, uno splendido pezzo quasi recitato dove la protagonista si interroga spaesata e disillusa di fronte ad un amore che si è fatto assente: “Io come farò a inventarmi te, per poterti davvero toccareâ€. Negli anni ottanta Vanoni cadrà più volte in depressione, vera e propria malattia dalla quale si riprenderà con ampio e osannato uso di psicofarmaci: “Mai sarò loro abbastanza grata. Ho deciso colpevolmente di incontrarli tardi, ma adesso non li lascio piùâ€. Amante della poesia, probabilmente socialista sulla scia dell’amato Strehler, negli ottanta come molti artisti storici a Milano fu craxiana: “Sicuramente Craxi ha sbagliato – raccontò in Vincente o perdente (La Nave di Teseo). Però operava in un sistema in cui per incidere, per essere influente, dovevi sbagliare. Ha pagato lui per tuttiâ€. Lascia la piccola cagnetta Ondina che molte volte abbiamo visto giocosa in foto sul suo profilo Instagram e diverse apparizioni tv da Fazio.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 23:01:20 +0000
Musica a cura di F. Q.
E’ morta Ornella Vanoni, mito della musica italiana. Aveva 91 anni. Malore nella sua casa di Milano

E’ morta Ornella Vanoni. Aveva 91 anni. La cantante si è spenta nella sua abitazione di Milano: ha avuto un malore. Era una delle più grandi interpreti della musica leggera e una delle artiste italiane dalla carriera più longeva, ma anche attrice e conduttrice, caratterizzata da una inconfondibile ironia.

Era in attività dal 1956 e aveva pubblicato oltre cento progetti (tra album, EP e raccolte). Si calcola che abbia venduto oltre 55 milioni di dischi. Una artista completa, grazie a un timbro di voce quasi unico. Soprannominata La signora della canzone italiana, dotata di uno stile interpretativo molto personale e sofisticato, ha messo insieme un repertorio vastissimo ed è riuscita ad attraversare i decenni e i generi musicali, dalla musica d’autore alla bossa nova fino al jazz, dopo essere partita con le cosiddette “Canzoni della Mala“. Impressionante l’elenco delle sue collaborazioni: Toquinho o George Benson o Herbie Hancock e ancora Gino Paoli, Dario Fo, Paolo Conte, Fabrizio De André, Ivano Fossati, Lucio Dalla, Mogol, Renato Zero, Riccardo Cocciante fino ad artisti più giovani come Pacifico e Francesco Gabbani e ancora Elodie, Marracash, Mahmood. Aveva partecipato a 8 edizioni del Festival di Sanremo. È l’unica donna e la prima artista in assoluto ad aver vinto due Premi Tenco e l’unica cantante italiana ad aver ottenuto questo riconoscimento come cantautrice. Aveva detto: “Non ho paura della morte. Capirò quando sarà il momento di andarmene, quando sarò inutile alla vita e la vita sarà inutile a me. Non voglio fare come mia zia, che ha vissuto fino a 107 anni: un tormento. Aveva la mente lucida e il corpo infermo. Non riusciva a morire ed era disperata. Guardava il soffitto e mormorava: “Signore, portami via…â€.

Vanoni è stata un’icona per tante generazioni e ha interpretato brani che sono nella storia della canzone, su tutti Senza fine, nata dal sodalizio artistico e sentimentale con Gino Paoli, all’inizio degli anni Sessanta. Con il cantautore genovese vive un’intensa storia d’amore, nonché una florida collaborazione artistica che, grazie proprio a quella canzone, la porta al successo internazionale. Nonostante il tormentato rapporto con Paoli, il 6 giugno del 1960 sposa il noto impresario teatrale Lucio Ardenzi: i due si separeranno molto presto. Negli anni successivi dirà: “Quel matrimonio fu un errore. Io volevo ancora bene a Gino e lui mi ha sconsigliato sino all’ultimo, minacciando persino di venire alla cerimonia a cantare Senza fine. Il matrimonio non sta in piedi e quando nel 1962 nasce Cristiano, io e Ardenzi siamo già separati. Ero ancora innamorata di Paoli”. Quello con il cantautore non è l’unico amore travagliato della sua vita: negli anni degli esordi in teatro, al Piccolo di Milano, si era infatti legata a Giorgio Strehler.

Figlia di un industriale farmaceutico, dopo avere studiato dalle Orsoline, frequenta diversi collegi in Svizzera, Francia e Inghilterra con il desiderio di diventare estetista. Tornata a Milano si iscrive nel 1953 all’Accademia di arte drammatica del Piccolo Teatro di Strehler: ne diviene l’allieva prediletta e la compagna. È di quel periodo anche il suo successo con le Canzoni della mala: insieme ad autori come Fausto Amodei, Fiorenzo Carpi, Dario Fo e Gino Negri, Strehler trae infatti spunto da alcune antiche ballate dialettali narranti vicende di cronaca nera, per procedere alla stesura di nuovi testi incentrati sul tema della malavita, aventi per protagonisti poliziotti, malfattori, carcerati, minatori. Ma mi, Le mantellate, Hanno ammazzato il Mario non erano solo brani, ma atti unici di teatro civile.

Nei primi anni di carriera Ornella Vanoni unisce la canzone alle interpretazioni teatrali, ad esempio nel 1963 sostituisce Lea Massari nel ruolo di Rosetta in Rugantino, celebre commedia musicale di Garinei e Giovannini che nel febbraio 1964 porterà la Vanoni sulle scene di Broadway.

Ma è Sanremo a sancire la sua popolarità: partecipa per otto edizioni, conquistando nel 1968 il secondo posto con Casa bianca, e il quarto posto in tre diverse edizioni (1967, 1970, 1999). In quegli anni, la sua immagine cambia: da interprete aggressiva e teatrale a icona sofisticata, sensuale e moderna. Il decennio successivo segna una maturazione musicale e personale. Dopo aver lasciato la Ricordi e successivamente la Ariston, fonda una propria etichetta discografica, la Vanilla, anticipando i tempi sull’autoproduzione. Nel 1976 realizza con Toquinho e Vinícius de Moraes uno degli album più raffinati della sua carriera: La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria, ancora oggi considerato un capolavoro della musica italiana, tanto da essere incluso tra i 100 dischi italiani più belli secondo la rivista Rolling Stone. È l’inizio di un amore profondo per la musica brasiliana, che la accompagnerà per tutta la vita.

Durante gli anni Ottanta, Ornella assume il controllo completo del proprio percorso artistico. Firma testi, realizza concept album e riceve riconoscimenti, tra cui il Premio Tenco appunto. Diventa più intima, personale, consapevole. È l’epoca della collaborazione con Lucio Dalla, Paolo Conte, Gerry Mulligan e del ritorno con Gino Paoli nel fortunatissimo tourInsieme” (1985). Negli anni ’90, pur riducendo la frequenza delle sue apparizioni, Vanoni continua a pubblicare dischi intensi come “Sheherazade” (1995), dedicato all’universo femminile, e “Argilla” (1997), dove jazz e musica brasiliana si fondono con naturalezza. Nel nuovo millennio, festeggia i 50 anni di carriera con grande stile: un concerto in Piazza Duomo a Milano davanti a 35mila persone (2008), duetti con artisti di tutte le generazioni in “Più di me”, e un doppio disco dal vivo con Paoli. Il brano L’appuntamento, riscoperto grazie al film Ocean’s Twelve, torna a scalare le classifiche.

Nel 2018, all’età di 83 anni, stupisce ancora tutti salendo sul palco del Festival di Sanremo con Imparare ad amarsi, in trio con Bungaro e Pacifico. L’interpretazione le vale una standing ovation e il Premio della Critica per la Migliore Interpretazione, a conferma di una classe intatta. Nel 2023 torna come ospite al Festival, confermando la sua eterna presenza nella musica popolare italiana. Dal 2024 è tra gli ospiti fissi di Che tempo che fa, dimostrando una verve ironica e un’autoironia sempre più rara. Tra le prime a ricordarla è non a caso Luciana Littizzetto: “Tesora mia adorata” scrive. Sempre attenta al nuovo, nel 2024 partecipa a una sorprendente rivisitazione del suo brano “Ti voglio”, reinterpretato insieme a Elodie e Ditonellapiaga. Il progetto, accolto con entusiasmo da pubblico e critica, segna il ponte definitivo tra generazioni musicali.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 22:37:07 +0000
Politica a cura di F. Q.
Si è dimesso il capoufficio stampa del ministro Giuli: ha usato la mail del dicastero per fare campagna elettorale sul voto in Campania

Ha usato impropriamente i mezzi comunicativi del ministero per fare campagna elettorale in favore del candidato del centrodestra in Campania, Edmondo Cirielli. Così Piero Tatafiore si è dimesso dall’incarico di capoufficio stampa del ministro della Cultura, Alessandro Giuli: “Ho appena comunicato al Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, le mie immediate e irrevocabili dimissioni dall’incarico di capoufficio stampa del Mic – ha dichiarato nella serata di venerdì – L’utilizzo di strumenti istituzionali per comunicazioni di natura politica è stato da parte mia un errore improprio di cui mi scuso prima di tutto con il ministro, che ringrazio per l’opportunità di crescita lavorativa che mi ha concesso, e con l’intero Gabinetto”.

Fonti interne al dicastero hanno spiegato ad AdnKronos che “per il ministro era un atto dovuto e irreversibile, l’impegno politico pubblico di un ministro espresso da Fdi o da qualsiasi altro partito è legittimo e insindacabile, ma per Giuli è inaccettabile qualsiasi ombra di sospetto su un utilizzo di strumenti comunicativi istituzionali per attività che spetta alle agenzie, semmai, riportare”.

La vicenda si è consumata tutta nella giornata di venerdì. In occasione della chiusura della campagna elettorale per il voto nella regione guidata, ad oggi, da Vincenzo De Luca, dalla mailing list stampa del Ministero della Cultura sono stati inviati comunicati a favore del candidato del centrodestra. Un uso improprio di mezzi di comunicazione delle istituzioni pubbliche che ha portato Tatafiore a rassegnare le dimissioni.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 20:45:11 +0000
Cronaca a cura di F. Q.
Scontro durante uno spettacolo acrobatico in un circo itinerante: morto un motociclista di 26 anni

È tutto avvenuto sotto gli occhi degli spettatori tra cui molti bambini. Un motociclista è morto durante lo spettacolo acrobatico del circo itinerante Imperial Royal Circus che venerdì sera faceva tappa a Sant’Anastasia, in provincia di Napoli. Tre motociclisti professionisti si sono scontrati all’interno della struttura dove con i mezzi si incrociavano. Ancora da accertare la dinamica. Sul posto sono presenti i carabinieri di Sant’Anastasia e militari della sezione rilievi del nucleo investigativo di Castello di Cisterna. Una morte in diretta per fare luce sulla quale potranno essere utili le immagini dei video girati dagli spettatori e le testimonianze raccolte tra quanti erano presenti.

La vittima aveva 26 anni ed era di nazionalità cilena. Il secondo stuntman coinvolto, di origini messicane, ha 43enne ed è stato trasportato in codice rosso all’ospedale del Mare. È in pericolo di vita. Il terzo, anche lui 26enne ma colombiano, è cosciente e al momento sta bene. Lo spettacolo era al buio, illuminato dai led sulla tutta indossata dai motociclisti, i quali giravano all’interno della sfera d’acciaio. Per motivi da accertare, il 26enne cileno sarebbe caduto a piombo al centro della sfera. Gli altri due hanno tentato di evitarlo rallentando ma si sono scontrati fra di loro.

Il circo era arrivato in città il 14 e il 23 novembre avrebbe dovuto affrontare la nuova tappa. L’Imperial Royal Circus è nato nei primi anni del Novecento da Arnaldo Dell’Acqua e la tradizione di famiglia è stata portata avanti fino ai giorni nostri. Oltre 100 gli animali esotici che vi sono ospitati. “La nostra storia è una una storia di dolore e di rinascita, di applausi e sacrifici. Una storia fatta di carovane, piste, sogni e sudore. Una storia che si tramanda con orgoglio, generazione dopo generazione”, è scritto sul sito internet del circo.

Foto del biglietto dell’evento

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 20:33:51 +0000
Cronaca a cura di F. Q.
Guerriglia urbana a Bologna: bombe carta e barricate dei manifestanti pro Palestina durante la partita Virtus-Maccabi. Idranti e carica della polizia

Come temuto dal sindaco, Matteo Lepore, si è scatenata propria guerriglia urbana nel centro di Bologna, durante il corteo pro Palestina organizzato per contestare la partita di Eurolega Virtus Bologna – Maccabi Tel Aviv, in programma al PalaDozza. Dopo i primi momenti di tensione, l’escalation è stata rapida: l’uso degli idranti, il lancio di bombe carta, i fumogeni e le barricate improvvisate hanno trasformato le vie tra via Lame, via Marconi, Ugo Bassi e piazza Malpighi in un fronte di scontro diffuso. Alla fine di una serata difficile la cronaca registra: otto feriti tra le forze dell’ordine e quindici persone identificate e la cui condotta è al vaglio della Digos.

Dalle barricate ai lanci di fumogeni: la dinamica degli scontri

La situazione è degenerata quando, all’altezza della baracchina Tper di via Lame, alcuni manifestanti hanno smontato parti del cantiere del tram, trascinando in strada cassonetti, transenne, mazze di legno e altri materiali per costruire barricate. Da lì sono partiti i primi fumogeni e i lanci di oggetti, tra cui bottiglie di vetro e persino fuochi d’artificio indirizzati ad altezza uomo contro le forze dell’ordine. La polizia ha risposto con l’uso degli idranti, tentando di disperdere la folla che nel frattempo si stava frammentando in piccoli gruppi, difficile da contenere e da seguire nelle vie del centro. Successivamente è stata portata a termine una carica per respingere un gruppo di manifestanti, in centro a Bologna in via Rivareno. La polizia ha fatto circa 200 metri di corsa, colpendo i manifestanti, sia lungo la strada, sia sotto i portici, e respingendoli verso via Galliera.

Dalle 19 alla frammentazione del corteo

Secondo la ricostruzione della Questura, il corteo è partito alle 19 da piazza Maggiore, con una partecipazione du circa 5.000 persone. Lo striscione di apertura recitava “Show Israel the Red Card†e molti manifestanti esponevano cartellini rossi, sventolando centinaia di bandiere palestinesi. Alcuni avevano portato anche palloni da basket “insanguinatiâ€, simbolo della protesta contro la presenza del Maccabi Tel Aviv in città. Giunti in via Lame intorno alle 19.40, i manifestanti si sono fermati per alcuni minuti. È in questa fase che un gruppo ha iniziato a coprirsi il volto e a prelevare materiali dal cantiere. Verso le 20, è partita la prima ondata di lanci: numerosi fumogeni, bottiglie, oggetti contundenti, seguiti dai fuochi d’artificio sparati contro la polizia. La risposta è stata immediata: attivazione degli idranti e formazione dei cordoni per contenere il fronte più caldo della protesta.

Il corteo si frantuma: gruppi diretti verso Marconi, Ugo Bassi e Malpighi

Con la pressione degli idranti e l’avanzata delle forze dell’ordine, il corteo ha iniziato a frazionarsi. Alcuni gruppi si sono mossi verso via Malpighi, altri hanno imboccato via Ugo Bassi e altri ancora si sono diretti verso via Marconi, dove sono proseguiti i lanci di fumogeni e materiale recuperato dai cantieri. La situazione è rimasta tesa a lungo anche dopo la dispersione del blocco principale, con piccoli nuclei in movimento, difficili da circoscrivere. La manifestazione, sotto una pioggia intermittente, era stata aperta da cori contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e contro il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Una presenza imponente delle forze dell’ordine ha accompagnato l’intero corteo sin dalla partenza da piazza Maggiore, nel timore — poi confermato — di incidenti.

Sugli spalti del PalaDozza sventolavano bandiere della Palestina: mentre la Virtus Bologna ha giocato la partita. Il palazzetto non era pieno, visto che molte persone hanno deciso di non assistere alla partita

Video Local Team

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 20:10:31 +0000
Politica a cura di F. Q.
Il caso dei bimbi nel bosco diventa politico e diplomatico: Meloni interessata e Nordio valuta invio degli ispettori a L’Aquila

Il caso dei bambini – che vivevano in un bosco – e allontanati dalla famiglia, da fatto di cronaca si tra trasformando in un caso politico e diplomatico. Durante un incontro, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e la premier Giorgia Meloni, secondo quanto riferisce l’Ansa, hanno discusso della vicenda che ha riguardato la sospensione della potestà genitoriale alla coppia. La presidente del Consiglio è allarmata per il caso ed è in attesa di ulteriori indicazioni sulla vicenda per valutare se procedere, in accordo con il Guardasigilli, all’invio di ispettori del ministero della Giustizia affinché valutino il caso. I giudici dell’Aquila hanno disposto l’allontanamento dei tre bambini, fra i 6 e gli 8 anni, che vivono in un rudere fatiscente e privo di utenze e in una roulotte nel bosco a Palmoli, in provincia di Chieti e li hanno collocati in una casa famiglia perché secondo i magistrati sono “a rischio relazioni e l’incolumità fisicaâ€.

Prima ancora dell’interessamento della premier e di Nordio era intervenuto il vicepremier Matteo Salvini parlando di vergogna. Una dichiarazione che aveva innescato la reazione dell’Anm: “Riteniamo inopportuno ogni tentativo di strumentalizzazione di casi che, per la loro particolarità, suscitano l’attenzione dei cittadini e dei media, ricordando che la delicatissima materia nell’ambito della quale operano i colleghi in servizio presso le Procure e i Tribunali per i Minori merita rispetto e attenzione – scrive la Giunta Anm dell’Aquila – In particolare, sorprendono le parole del ministro Salvini, che ha ritenuto ‘vergognoso’ l’intervento dello Stato ‘nel merito dell’educazione privata. La Giunta esecutiva sezionale Abruzzo (Ges) – si sottolinea – esprime piena solidarietà ai colleghi della Procura e del Tribunale per i Minorenni di L’Aquila, bersaglio di pesanti critiche avanzate da molti commentatori e da alcuni organi di stampa in relazione al provvedimento emesso a tutela dei minori nell’ambito della ormai nota vicenda della famiglia che vive nei boschi in provincia di Chieti”. La Ges “respinge con forza – tutti i tentativi di interferire nell’attività dei magistrati che svolgono i propri compiti rispondendo esclusivamente alla legge e di delegittimare chi, ogni giorno, opera per la tutela dei cittadini (e dei più deboli tra questi)”.

I due genitori sono stranieri ed entrambe le ambasciate si stanno muovendo: “L’ambasciata australiana si è interessata a questo caso dal primo momento in cui è stato reso pubblico attraverso la stampa e i social. Anche l’ambasciata inglese sta seguendo la vicenda” ha spiegato il sindaco di Palmoli, Giuseppe Rosario Masciulli. “Ci siamo sentiti e mi hanno confermato che stanno seguendo in maniera diligente l’evolvere della situazione – aggiunge Masciulli -, anche se per una questione di privacy non mi hanno dato informazioni di nessun tipo e si raccordano, come prevede la legge australiana e i regolamenti dell’ambasciata, solo ed esclusivamente con la cittadina australiana che, in questo caso, è la signora Catherine”.

Il primo cittadino del borgo – poco più di 800 abitanti arroccato a 700 metri di altezza tra i boschi del Basso Abruzzo – ricorda che il ha sostenuto la famiglia: “Tant’è che in passato, a fronte della prima ordinanza del giudice che invitava a effettuare interventi di consolidamento statico, adeguamento igienico-sanitario del fabbricato, nonché assistenza ai bambini a livello scolastico e socio-educativo, abbiamo messo a disposizione le nostre strutture con il coinvolgimento, chiaramente, dei servizi sociali. Pensavamo che questa disponibilità sarebbe stata ben accolta anche dalla famiglia e, che, gradualmente il problema avrebbe trovato una soluzione. Invece, ieri mattina, ci è stato notificato tramite Pec il provvedimento del Tribunale dei Minorenni con cui si è disposto l’allontanamento in una casa famiglia dei tre minorenni della famiglia di Nathan”.

Il primo cittadino spiega come il problema legato all’abitazione sia di facile soluzione. “Già l’anno scorso avevamo messo a disposizione una casa nel centro abitato con tutte le utenze, i comfort, tre camere da letto, doppio servizio, riscaldamento, insomma non mancava nulla – aggiunge Masciulli -. Tant’è che la famiglia vi ha abitato per un certo numero di giorni, poi l’hanno lasciata perché lo stile di vita non corrispondeva ai loro principi: il bagno a secco, l’utilizzo dell’acqua trattata con cloro, come fanno tutte le società di gestione dei servizi idrici, l’utilizzo dell’energia elettrica che, comunque, consuma risorse ambientali e via dicendo. Per cui, tornando alla questione, il problema è facilmente risolvibile a condizione che i genitori accettino questo stile di vita”.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 19:29:48 +0000
Cronaca a cura di Local Team per Il Fatto
Palloni da basket insanguinati e cartellini rossi per Israele, a Bologna il corteo contro il match Virtus-Maccabi: “Non sono i benvenutiâ€

Palloni da basket insanguinati e cartellini rossi “contro Israele“. A Bologna centinaia di persone sono scese in piazza per protestare contro la partita di Eurolega basket tra Virtus e Maccabi Tel Aviv. I manifestanti pro-Palestina si sono prima riuniti in piazza Maggiore, ribattezzata per l’occasione piazza Gaza, poi si sono mossi in corteo tra bandiere della Palestina e striscioni. Insieme a loro anche l’attivista Patrick Zaki.

La partita era in programma alle 20.30 al Paladozza, in pieno centro città dove è presente un massiccio schieramento di forze dell’ordine.

La manifestazione, a rischio disordini, è stata preceduta da giorni di polemiche, con il sindaco Matteo Lepore intenzionato a spostare luogo e data del match per questioni di ordine pubblico e il ministro dell’Interno Piantedosi che invece ha sempre ribadito che la partita si sarebbe giocata. Alla fine, nonostante le criticità segnalate da Lepore, il Prefetto ha assicurato al primo cittadino che c’erano le condizioni di ordine pubblico e rispetto dell’incolumità dei cittadini per poterla svolgere.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 19:25:57 +0000
Media a cura di F. Q.
Roberto Napoletano torna alla guida dell’ammiraglia di Caltagirone: dal 2 dicembre sarà direttore del Messaggero

Roberto Napoletano torna a casa. L’editore del Messaggero ha ufficializzato la nomina del giornalista alla direzione del quotidiano capitolino ammiraglio del gruppo a partire dal prossimo 2 dicembre. Un ritorno, visto che Napoletano aveva diretto il Messaggero dal 2006 al 2011 per poi passare alla guida del Sole 24 Ore. Al quotidiano di Confindustria, però, non è andata bene tra la sfiducia della redazione e, soprattutto, lo scandalo delle copie gonfiate che è finito in tribunale, dove in ogni caso Napoletano è entrato indagato ed è uscito assolto con formula piena nel 2024.

Che è poi lo stesso anno del ritorno a casa Caltagirone dopo una parentesi al Quotidiano del Sud dal 2019 in poi. Il primo approdo nel gruppo editoriale del costruttore editore di origini siciliane era stato alla direzione del Mattino di Napoli e poi, con il più classico dei passaggi infragruppo, Napoletano tornerà a Roma. “L’Editore ringrazia il direttore uscente, Dott. Massimo Martinelli, che assumerà la direzione del Master in Giornalismo e Media Communication “Paolo Graldi” e rivolge al Dott. Napoletano i migliori auguri di buon lavoroâ€, si legge in una nota della Caltagirone.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 19:15:06 +0000
Giustizia a cura di F. Q.
Garlasco, restituiti telefoni, pc e tablet all’ex procuratore di Pavia Venditti

Dopo tre decisioni del Riesame (contro cui è stato comunque proposto ricorso in Cassazione) e a distanza di quasi due mesi dalle prime perquisizioni con sequestri del 26 settembre scorso, la Procura di Brescia ha restituitoi dispositivi informatici, tra cui telefoni, pc, tablet e chiavette, che erano stati presi all’ex procuratore di Pavia Mario Venditti indagato per corruzione in atti giudiziari per il filone bresciano del caso Garlasco e per corruzione e peculato per il presunto “sistema Pavia”.

A Venditti, difeso dall’avvocato Domenico Aiello, i dispositivi sono stati riconsegnati venerdì, dopo che nei giorni scorsi per tre volte il Riesame ha annullato i decreti di sequestro dei pm, due volte per il filone Garlasco e una volta per quello sulla gestione delle spese dell’ufficio requirente pavese. I giudici con gli annullamenti hanno anche ordinato la restituzione degli eventuali dati prelevati dai dispositivi.

Dunque, stando alle ordinanze dei giudici, la Procura bresciana in questi quasi due mesi non ha potuto effettuare ricerche su quei dispositivi per le indagini. I sequestri sulla tranche Garlasco sono stati bocciati dal Riesame perché i pm non hanno indicato parole chiave per le ricerche, né un periodo temporale delimitato. Sul cosiddetto “sistema Pavia”, invece, che vede indagato anche l’ex pm pavese Pietro Paolo Mazza, ora a Milano, per il Riesame non ci sono proprio indizi dei reati contestati. Anche a Mazza, perquisito con sequestri ad ottobre, sono già stati riconsegnati telefoni ed altro.

Giovedì i pm bresciani hanno ascoltato come persona informata sui fatti l’ex pm di Pavia Giulia Pezzino che con il procuratore aggiunto Mario Venditti firmò nel 2017 la richiesta di archiviazione nei confronti di Andrea Sempio, poi accolta dal giudice per le indagini preliminari. Pezzino a febbraio scorso aveva presentato le dimissioni dalla magistratura. L’ex pm di Pavia è stata sentita nell’ambito delle due inchieste che la Procura bresciana sta conducendo: quella sulla presunta corruzione di Venditti da parte della famiglia Sempio e quella sulla presunta ‘mala gestionè della Procura di Pavia. I verbali dell’audizione odierna di Giulia Pezzino, in procura per ore davanti alle pm Chiara Bonfadini e Claudia Moregola, sono stati secretati.

Ma non solo, sul fronte delle indagini giovedì ci sono c’è stata la perquisizione a Garlasco (Pavia) di un appartamento di proprietà di Silvio Sapone, ex luogotenente dell’Arma, per anni a capo della polizia giudiziaria della Procura di Pavia. Gli investigatori, secondo quanto è emerso, avrebbero controllato una cassaforte. Le ragioni della perquisizione non sono stati resi noti, ma sembra che si possano mettere in relazione con l’inchiesta bresciana. Nel 2017 alla guida della polizia giudiziaria di Pavia c’era proprio Sapone, che però non è indagato.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 18:37:48 +0000
Media a cura di F. Q.
Cerno nuovo direttore de Il Giornale, Capezzone in pole per Il Tempo. Sallusti verso un ruolo in tv

Cambio della guardia alla direzione dei principali quotidiani della galassia Angelucci. Alessandro Sallusti lascerà il posto di direttore de Il Giornale a Tommaso Cerno, già europarlamentare Pd e direttore de L’Espresso e ora alla guida de Il Tempo. Il passaggio di testimone – come anticipato da Italia Oggi – avverrà l’1 dicembre. La casella finora occupata da Cerno nel quotidiano romano potrebbe invece essere affidata a Daniele Capezzone, attualmente direttore editoriale di Libero.

E Sallusti? Avrebbe rifiutato la direzione editoriale de Il Giornale, attualmente nelle mani di Vittorio Feltri, e per lui potrebbe diventare fissa, o quasi, una poltrona negli studi televisivi di Mediaset in qualità di analista-commentatore. Non si muove invece la direzione di Libero che resta in capo a Mario Sechi, tornato al giornalismo dopo l’esperienza a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni.

Udinese, cinquant’anni, Cerno è certamente la pedina principale spostata dal gruppo che fa capo al re delle cliniche Antonio Angelucci, parlamentare della Lega. Il futuro direttore de Il Giornale ha iniziato la sua carriera giornalistica al Messaggero Veneto, oltre vent’anni fa, per poi passare a L’Espresso, settimanale che ha guidato nel 2016. L’anno successivo diventa condirettore di Repubblica, quindi approda in Parlamento con il Partito Democratico. Successivamente inizia la sua migrazione verso i quotidiani di area del centrodestra.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 18:27:58 +0000
Cronaca a cura di F. Q.
La bimba di 2 anni morta dopo essere stata dimessa aveva contratto la meningite

La bimba di due anni morta a Borgo Valbelluna dopo essere stata dimessa dall’ospedale di Feltre (Belluno) aveva contratto una meningoencefalite da streptococco pneumoniae. L’esito è arrivato al termine dell’’autopsia, svolta dagli anatomopatologhi Antonello Cirnelli e Marny Fedrigo, su incarico della Procura della repubblica di Belluno. Nell’indagine seguita all’esposto-denuncia dei genitori della piccola è indagato per omicidio colposo il medico pediatra del pronto soccorso, un “gettonista” di 76 anni, il quale aveva dimesso la piccola prescrivendo dell’antibiotico e un aerosol.

Nel referto il dottore avrebbe scritto che la bambina non aveva segni meningei e che in quel momento aveva poche linee di febbre; la famiglia aveva segnalato numerosi episodi di febbre a 39 gradi nei giorni precedenti. La meningoencefalite si cura con ricovero ospedaliero idratazione e trattamento con antibiotico ad ampio spettro.

La piccola da alcuni giorni presentava sintomi febbrili con raffreddore, tosse e respiro affannato. I genitori, preoccupati per l’aggravarsi delle condizioni, l’avevano portata al Pronto soccorso pediatrico di Feltre dove era stata visitata ed erano stati effettuati una serie di accertamenti. Al termine degli esami il medico aveva ritenuto che la piccola non presentava criticità importanti e aveva parametri stabili e l’aveva dimessa. Sabato pomeriggio, però, le condizioni della piccola si erano improvvisamente aggravate: la bambina era andata in affanno accusando un malore.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 18:10:07 +0000
Zonaeuro a cura di Gianni Rosini
“Cancellata la prenotazione dell’hotel a Francesca Albanese prima di un evento all’Eurocameraâ€: la lettera del M5S a Metsola

Le sanzioni americane ostacolano la partecipazione di Francesca Albanese anche a eventi organizzati dal Parlamento europeo. La denuncia arriva dal Movimento 5 Stelle con l’europarlamentare Danilo della Valle che ha inviato una missiva di protesta direttamente alla presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, parlando di incidente “deplorevole”, manifestando “profonda indignazione” e chiedendo che vengano presi provvedimenti affinché episodi del genere non si ripetano in futuro.

Il caso riguarda l’evento Palestina, diritto internazionale e il ruolo dell’Europa che si è tenuto al Parlamento il 18 novembre scorso. “Il 17 novembre, il giorno prima della sua presentazione – si legge nella lettera che Ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare -, l’agenzia di viaggi CWT, contraente del Parlamento europeo, ha cancellato la prenotazione dell’hotel per lei”. Secondo la ricostruzione fornita da Della Valle, da parte di Carlson Wagonlit Travel, multinazionale americana che opera nel settore dei business events e che ha ottenuto un contratto da alcune istituzioni europee per l’organizzazione di viaggi professionali, non è mai arrivata una giustificazione scritta ed esplicita alla decisione di cancellare la prenotazione a nome di Albanese, con le comunicazioni che si sono tenute solo tramite telefono. “La ragione implicitamente dichiarata era l’esposizione di CWT all’Ordine Esecutivo degli Stati Uniti 14203, emesso il 6 febbraio 2025, che ha inserito la signora Albanese nella Lista delle Persone Specialmente Designate dell’OFAC il 9 luglio 2025 – continua l’europarlamentare nella sua missiva – In pratica, hanno cancellato la prenotazione per paura delle sanzioni statunitensi. Sebbene le comunicazioni iniziali siano state condotte per telefono senza una giustificazione scritta formale, la ragione della cancellazione diventa evidente dopo che CWT ha normalmente processato e confermato la prenotazione dell’alloggio per la sua assistente, mentre ha cancellato quella della signora Albanese. Questo rifiuto selettivo costituisce prova innegabile di discriminazione basata sulla designazione delle sanzioni statunitensi”.

La Relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Palestina e i Territori Occupati, che in diverse occasioni ha raccontato le difficoltà di vivere normalmente e svolgere il proprio incarico con le limitazioni dovute all’imposizione delle sanzioni americane, ha comunque potuto prendere parte all’evento del 18 novembre, ma “solo dopo che il segretario generale della direzione delle Finanze del parlamento Ue ha consigliato agli uffici coinvolti nell’organizzazione di pagare l’alloggio tramite bonifico bancario diretto, aggirando di fatto il fornitore contrattuale”.

Ciò che preoccupa maggiormente il Movimento è che episodi del genere rivelano “una vulnerabilità strutturale poiché un’azienda privata al servizio delle istituzioni europee ha rispettato un regime sanzionatorio di un governo straniero, non riconosciuto dal diritto europeo e che di fatto subordina l’autonomia operativa del Parlamento alla giurisdizione di un Paese terzo”. Non si tratta di un caso isolato, rivelano, dato che già nel gennaio 2022 sempre la CWT si era rifiutata di prenotare il viaggio per una delegazione del Parlamento europeo a Cuba per lo stesso motivo. “Come ha potuto il Parlamento europeo scegliere un’agenzia le cui attività sono limitate dalla legislazione straniera? Quando CWT ha rifiutato di prenotare l’hotel della signora Albanese, non si è semplicemente rifiutata una transazione commerciale. Si è dichiarato che gli appaltatori del Parlamento europeo non possono nemmeno garantire autonomia funzionale ai funzionari Onu che hanno criticato la politica israeliana o che sono sfavoriti dagli Stati Uniti. Questo precedente dovrebbe allarmare ogni membro di questa Istituzione. Se il Parlamento europeo non può garantire che i fornitori di servizi contrattuali operino secondo il diritto europeo piuttosto che quello statunitense, allora il Parlamento ha rinunciato alla propria sovranità e autonomia nel condurre le proprie politiche senza interferenze legali e concrete straniereâ€, ha concluso Della Valle.

Ilfattoquotidiano.it ha provato a contattare sia telefonicamente che tramite mail la sede di CWT a Bruxelles, ma nel momento in cui si scrive non ha ancora ricevuto risposta.

X: @GianniRosini

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 17:59:42 +0000
Mondo a cura di F. Q.
Trump punito nei sondaggi, su economia fa peggio di Biden. E per molti elettori “il sogno americano è finitoâ€

Quello di Fox News è solo l’ultimo dei sondaggi che evidenziano le difficoltà del presidente americano Donald Trump. Ma il dato è significativo perché sul fronte dell’economia il Tycoon fa addirittura peggio del suo predecessore, il democratico Joe Biden, quando era a fine mandato. Secondo il sondaggio della rete di Rupert Murdoch, che non può certo dirsi vicina ai dem, il 76% degli elettori ha un’opinione negativa sull’economia statunitense, contro il 70% di Biden a fine corsa. Il 62% imputa all’attuale amministrazione le responsabilità della situazione economica, e solo il 32% che dà la colpa a Biden. In un clima di generale incertezza, a pesare sarebbero soprattutto i prezzi. “Un numero elevato di persone, sia in generale che tra i repubblicani, afferma che quest’anno i costi per generi alimentari, utenze, assistenza sanitaria e alloggio sono aumentati”, scrive Fox News. Lo sconforto degli elettori riguarda entrambi gli schieramenti, ma “la disapprovazione per l’operato complessivo di Trump ha raggiunto livelli record tra i suoi sostenitori più fedeli”, scrive l’emittente.

La disapprovazione verso l’operato di Trump si registra soprattutto tra uomini bianchi e persone senza laurea. L’86% dei repubblicani esprime ancora un giudizio positivo, ma in calo rispetto al 92% del marzo scorso. Nel complesso dell’elettorato, il 41% approva e il 58% no. Due mesi fa erano 46-54% e peggio di così è andata solo nell’ottobre 2017, durante il primo mandato di Trump, quando si attestavano al 38-57%. Quanto alla propria condizione economica personale, col 60% che la descrive appena sufficiente o negativa, in linea con l’anno precedente, le valutazioni sono particolarmente sfavorevoli (70% negative) tra chi non ha un titolo universitario, gli ispanici, gli afroamericani, gli indipendenti e gli under 45. Tra gli elettori con un reddito familiare sotto i 50 mila dollari, chi giudica negativamente la propria situazione finanziaria arriva al 79%.

Ma la MAGAnomics inizia a stare stretta anche a chi ha stipendi più alti. Secondo un nuovo studio pubblicato da The Harris Poll, un terzo di coloro che guadagnano almeno 100 mila dollari l’anno afferma di essere “in difficoltà o finanziariamente al collasso”. Metà degli intervistati afferma che il tanto accarezzato “sogno americano” di lavorare sodo per andare avanti sembra sempre più irraggiungibile, “rivelando una generazione di professionisti che hanno ottenuto tutto sulla carta ma si sentono in difficoltà finanziarie”. In particolare si punta il dito contro gli aumenti per generi alimentari, alloggio e assistenza sanitaria, tanto che vacanze, benessere personale e persino i risparmi per la pensione sarebbero sempre più cose “belle da avere” piuttosto che un risultato affidabile da ottenere con il duro lavoro. “Il 10% più ricco sta silenziosamente lottando, quindi cosa succede al restante 90%?”, si domanda il rapporto. Il risultato segue di appena due mesi un altro sondaggio del Wall Street Journal che ha rilevato come quasi il 70% delle persone ritenga che il sogno americano – secondo cui se lavori duro, andrai avanti – non sia più vero o non lo sia mai stato: il livello più alto in quasi 15 anni di sondaggi.

Alle politiche dei repubblicani targate Trump gli elettori concedono il primato su sicurezza dei confini, immigrazione e criminalità, ma attribuiscono ai democratici una maggiore efficacia su politiche climatiche, costo della vita, retribuzioni e sanità. Questioni che sembrano spingere i dem nei consensi. Un nuovo sondaggio dà loro il margine più ampio di gradimento sui repubblicani dal 2017. Secondo l’ultima proiezione di Npr (National Public Radio), Pbs News (Public Broadcasting Service) e Marist (Centro di ricerca sull’Opinione Pubblica della Marist University), i candidati democratici hanno il 14% di probabilità in più di essere sostenuti alle elezioni del Congresso del prossimo anno. Per ritrovare una percentuale del genere bisogna tornare alla vigilia delle Midterm del 2018, quando si aggiudicarono 40 seggi. Il tema dell’accessibilità economica è una questione prioritaria per quasi il 60% degli intervistati. Sempre secondo questo sondaggio, ci sarebbe poi una diffusa antipatia per il presidente, col suo indice di gradimento, pari al 39%, che è il più basso tra tutte le rilevazioni Marist condotte durante il suo secondo mandato.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 17:52:44 +0000
Mondo a cura di Valerio Cattano
Ex eurodeputato fedelissimo di Farage condannato a 10 anni: “Pagato per dichiarazioni a vantaggio di interessi russi in Ucrainaâ€

Condannato a 10 anni di carcere dopo aver ammesso di aver preso tangenti per fare dichiarazioni filo-russe sia al Parlamento europeo che ai media ucraini. La sentenza che inchioda Nathan Gill, 52 anni, ex leader di Reform Uk in Galles – il partito di Nigel Farage oggi in testa ai sondaggi britannici – apre uno squarcio sulle attività della propaganda di Mosca che hanno fatto breccia in Occidente.

La giudice Bobbie Cheema-Grubb, pronunciando la sentenza all’Old Bailey, la Corte penale di Londra, ha rimarcato il fatto che Gill “ha abusato di una posizione di notevole autorità e fiducia†per “ottenere un guadagno finanziario e politicoâ€. L’ex eurodeputato aveva ricevuto almeno 40.000 sterline in contanti e si era offerto di presentare ai suoi contatti filo-russi altri eurodeputati del Regno Unito, affinché venissero corrotti.

Per la giudice, il danno inflitto dal comportamento di Gill è stato “profondo†e ha avuto un effetto negativo sulla fiducia del pubblico in un’istituzione importante per “decine di milioni di personeâ€. Non si è trattato poi di un “incidente isolato†ma di “azioni persistentiâ€. L’attività illecita è racchiusa in un periodo tra dicembre 2018 e luglio 2019. Gill lo scorso settembre si era dichiarato colpevole di otto capi d’imputazione per corruzione. Si tratta di un colpo non indifferente per la corrente populista inglese: Gill era uno della vecchia guardia di Farage, tanto da vestire la carica di eurodeputato con l’Ukip e con il Brexit Party per poi diventare capo di Reform Uk in Galles, fino alle dimissioni nel 2021.

L’inchiesta è stata seguita dal reparto antiterrorismo e dal procuratore Mark Heywood KC, che hanno svelato i rapporti tra l’eurodeputato e l’ucraino Oleg Voloshyn: quest’ultimo è stato un funzionario di governo con il primo ministro Viktor Yanucovich e nel 2023 è stato accusato di tradimento dal governo di Kiev per “aver promosso la leadership politico-militare della Federazione russa in attività sovversive contro l’Ucrainaâ€. Per la giudice Bobbie Cheema-Grubb, Voloshyn ha avuto un ruolo centrale nel pagare tangenti all’eurodeputato per conto di Viktor Medvedchuk, descritto dal magistrato come “amico intimo di Vladimir Putinâ€. “Il signor Voloshyn ha sollecitato la vostra partecipazione a dichiarazioni al Parlamento europeo e sui media, per le quali avete ricevuto un compenso. Le dichiarazioni hanno fornito narrazioni vantaggiose per gli interessi russi in Ucraina. Quello è stato un periodo di notevole agitazione in Ucraina, e un preludio all’invasione russa su vasta scala del 2022â€. La giudice ha anche ricordato a Gill: “Il 12 dicembre 2018, lei ha pronunciato un discorso parlamentare, criticando le presunte pratiche antidemocratiche dell’Ucraina e la soppressione della libertà di stampa. Ironicamente, il suo discorso è stato meticolosamente scritto da Voloshyn e lei è stato ricompensato per la sua divulgazione letterale. Inoltre, lei ha condiviso un video del discorso con Voloshyn, che ha elogiato la sua oratoria e lei ha risposto: ‘V dovrebbe essere soddisfatto di questo 3 volte di più di quanto pensasse’, alludendo a Victor Medvedchukâ€.

Il 13 settembre 2021, Gill fu fermato dalla polizia all’aeroporto di Manchester secondo le disposizioni normative del Counter Terrorism and Borders Security Act 2019. I suoi rapporti di interesse con i filo-russi sono emersi anche da una serie di messaggi su WhatsApp. Gill quel giorno stava per imbarcarsi su un volo per la Russia dove avrebbe svolto il ruolo di osservatore durante una tornata elettorale.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 17:46:29 +0000
Diritti a cura di Roberto Rotunno
Pensioni, altra proposta di FdI: si potranno riscattare gli stage, ma a proprie spese

Sulle pensioni il centrodestra ne ha pensata un’altra: vuole permettere, a chi ha svolto un tirocinio formativo, di “riscattare†il periodo di stage, pagandosi da solo i contributi e facendoli quindi valere per il calcolo della futura pensione. La norma è contenuta in un emendamento alla Manovra presentata da una truppa di senatori di Fratelli d’Italia, con prima firmataria l’onorevole Vita Maria Nocco. Il riscatto sarebbe quindi oneroso per il lavoratore, come già oggi avviene per la laurea, e anche sottoposto a stringenti requisiti: sarà possibile attivarlo, secondo la proposta, solo a patto di aver trovato un lavoro entro sei mesi dopo la fine dello stage.

Insomma, la norma punta – in determinate condizioni – a estendere ai tirocini extra-curricolari lo strumento che oggi è già previsto per il periodo di studi universitari, per l’appunto il riscatto della laurea. Questa novità si applicherebbe solo agli stage “non soggetti a obbligo contributivo e che non siano già coperti da contribuzioneâ€, dice la proposta dei senatori FdI. Prevede inoltre un periodo massimo riscattabile pari a 24 mesi, con opzione di pagamento in unica soluzione o fino a 120 rate. L’emendamento contempla anche la possibilità che sia il datore di lavoro a versare le rate del riscatto, ma solo formalmente perché in realtà, anche in quel caso, sarebbe il lavoratore stesso a pagare devolvendo i premi di produzione che gli spettano.

“In tale caso – dice infatti l’emendamento – l’onere è deducibile dal reddito di impresa e di lavoro autonomoâ€. Insomma, il lavoratore ci rimette il suo premio, il datore non ci rimette nulla e anzi ottiene un vantaggio sul piano fiscale girando semplicemente all’Inps le somme per il riscatto di un precedente periodo di tirocinio del dipendente. L’emendamento propone includere tra i periodi riscattabili anche quelli trascorsi nella frequentazione di corsi di formazione per ottenere titoli professionali. Il meccanismo sarebbe lo stesso. Lo scorso anno, invece, il Movimento Cinque Stelle aveva presentato una proposta simile ma di tutt’altro tenore: i pentastellati chiedevano di riconoscere i contributi figurativi per i tirocini curricolari, senza oneri per i lavoratori, a patto che questi poi abbiano almeno cinque anni di lavoro.

È infatti molto critico il Movimento Cinque Stelle sulla proposta: “È uno specchietto per le allodole, per dirla con un’espressione cara alla premier Meloni†dice il senatore Orfeo Mazzella: “La difficoltà dei giovani di entrare nel mondo del lavoro è nota: mettere fra i requisiti l’obbligo di aver trovato un impiego entro sei mesi dalla fine del tirocinio la rende, nella gran parte dei casi, inapplicabile. Ma lo si capisce anche dalle coperture indicate: appena 2 milioni l’anno per tre anni. Se FdI vuole davvero fare qualcosa di concreto su questo fronte voti il nostro ddl: aboliamo gli stage gratuiti e riconosciamo tali periodi ai fini pensionisticiâ€.

La norma messa sul tavolo da Fratelli d’Italia è concepita con la stessa filosofia di altre proposte analoghe presentate a fine estate dalla Lega, e non accolte in legge di Bilancio. Le idee del Carroccio prevedevano per esempio l’obbligo per i giovani di devolvere il trattamento di fine rapporto ai fondi pensione privato. Quindi, pur essendo una proposta differente, aveva lo stesso scopo: aumentare i contributi pagati dai giovani e quindi “facilitare†l’accesso alla futura pensione. Questo in considerazione del fatto che le regole per la pensione contributiva penalizzano chi ha avuto un ingresso lento nel mercato del lavoro, una carriera precaria e discontinua, oltre che bassi salari.

Il problema è che tutte queste proposte fanno comunque ricadere sui giovani stessi gli oneri. Insomma, qualunque strumento proposto va comunque pagato di tasca propria. L’emendamento alla legge di Bilancio suggerito da Fratelli d’Italia, infatti, non tutela quelli con carriere frammentate e buchi contributivi, ma favorisce chi se la passa meglio. Infatti, come specificato prima, il requisiti è avere ottenuto un’assunzione massimo sei mesi dopo la fine del tirocinio. Inoltre, dato che il riscatto è costoso, sarà azionabile solo da chi se lo può permettere, anche grazie alla famiglia in cui vive.

Insomma, il problema dell’accesso alla pensione per i più fragili del mercato del lavoro resterebbe anche se fossero approvate tutte queste novità. Sono tutti pagliuzze che tendono a nascondere la trave: la promessa tradita, da parte del centrodestra, di cancellare la legge Fornero, che in realtà in questi anni è stata addirittura aggravata. La manovra uscita dal Consiglio dei ministri ha confermato, per gennaio 2027, l’aumento dell’età pensionabile. Sarà di un mese, per poi crescere di altri due mesi nel 2028. Dall’inasprimento saranno esclusi solo i lavoratori usuranti e gravosi. In queste ore di trattativa interna alla maggioranza che accompagna il passaggio parlamentare della legge di Bilancio, prosegue il pressing per disinnescare l’aumento.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 17:42:08 +0000

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