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Mondo a cura di Roberta Zunini
Siria, il futuro dei curdi resta incerto tra voglia di autonomia e prospettive di ritrovarsi in un esercito pieno di ex jihadisti

Il sesto Forum per la Pace e la Sicurezza in Medio Oriente (MEPS 2025) si è riunito il 18 novembre a Duhok, cittá che fa parte del Governo Regionale semi autonomo del Kurdistan (KRG) iracheno, situato nord del paese. L’incontro è stato ad alto livello con la partecipazione del presidente del KRG, Nechirvan Barzani, del primo ministro Masrour Barzani – la tribù curda dei Barzani è alleata della Turchia a cui vende regolarmente da anni gas e petrolio – del primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani, oltre a numerosi leader politici, diplomatici e accademici.

Tra le presenze più significative figuravano il comandante generale delle Forze Democratiche Siriane (SDF), il curdo Mazloum Abdi, e Ilham Ahmed, co-presidente del Dipartimento per le Relazioni Estere dell’Amministrazione Autonoma della Siria Settentrionale e Orientale (AANES), meglio conosciuta con il nome curdo di Rojava. Nei loro discorsi, entrambi i leader hanno sottolineato che l’amministrazione autonoma curda in Siria non rappresenta una minaccia per Ankara e hanno espresso il proprio sostegno al processo di pace curdo in corso in Turchia. Cengiz Çandar, parlamentare del Partito turco filo-curdo per l’Uguaglianza e la Democrazia Popolare (DEM), che ha partecipato all’evento, ha descritto la loro presenza come uno sviluppo diplomatico e politico di grande importanza.

“Entrambi hanno sottolineato di essere al lavoro per attuare l’accordo del 10 marzo scorso firmato con Damasco entro la fine dell’anno e caldeggiato dall’ presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il mentore e più forte alleato della nuova dirigenza siriana post Assad. L’accordo prevede che le Sdf (a guida curda) confluiscano nell’esercito siriano zeppo di ex quedisti e uomini vicini all’Isis, contro i quali le Sdf avevano combattuto a lungo. Una delle grandi battaglie fu quella di Kobane. I due guerriglieri a capo delle Sdf e delle relazioni esterne del Rojava hanno affermato di essere disposti a visitare la Turchia a questo scopo, di non nutrire intenzioni ostili nei confronti di nessuno e di aver portato armi solo per proteggere il proprio popoloâ€, ha dichiarato Çandar. “La loro accoglienza di alto livello a Duhok è stata interpretata come un segnale che il KRG potrebbe prepararsi ad avviare iniziative diplomatiche sia con Damasco che con Ankaraâ€.

Çandar ha osservato che sia Abdi che Ahmed, così come Masrour Barzani, hanno espresso il loro forte sostegno al processo di pace interno in corso in Turchia con il Pkk di Ocalan. Ha inoltre affermato di aver avuto la possibilità di incontrare Abdi e Ahmed durante il forum, aggiungendo: “Si aspettano un invito dalla Turchia. Non sarebbe sorprendente vederli in Turchia nel prossimo futuro”. La questione chiave però è il modello di governance in Siria. I colloqui sull’integrazione delle SDF nell’esercito del governo islamista di Damasco, capeggiato dal presidente ad interim Ahmet al Sharaa ( ex membro di al Qaeda ed ex Isis) sono visti come un aspetto indiretto del processo di pace in Turchia, poiché Ankara considera le SDF un’estensione del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), che ha annunciato il proprio scioglimento nell’ambito degli sforzi di pace in corso.

Tuttavia, secondo Çandar, la questione chiave non è l’integrazione delle SDF. Commentando i messaggi trasmessi dai due leader curdi, ha spiegato: “Il principale disaccordo con Damasco riguarda il modello di governo. I curdi siriani sostengono che una Siria decentralizzata garantirebbe la futura stabilità del Paese. Considerano il dialogo e il negoziato la via da seguire. La questione non riguarda l’integrazione delle SDF nell’esercito siriano. Se ci sarà un accordo su questioni costituzionali, questo seguirà naturalmente. Poiché le SDF non rappresentano una minaccia per nessuno, l’integrazione nell’esercito è una questione tecnica da risolvere attraverso i colloqui”.

Rispondendo alle domande sull’approccio del KRG al processo di pace in Turchia e sulle sue dichiarazioni al forum, Çandar ha dichiarato: “La presenza militare del PKK, seppur dissolto in Turchia, si trova sul territorio del KRG. Pertanto, i funzionari del KRG sono ansiosi di vedere il processo avanzare rapidamente e produrre risultati positivi e sono inclini a offrire il supporto necessario a tal fine”. Çandar ha anche commentato il panel a cui ha preso parte, incentrato sull’approccio dell’Europa all’Iraq. “Ho sostenuto che un rapporto simile a quello tra Turchia e KRG potrebbe benissimo essere instaurato in futuro tra Turchia e curdi siriani. Un esito positivo del processo turco avrebbe un impatto positivo sull’intera regione”. Lanciato nel 2019, il Forum MEPS è diventato uno degli eventi annuali più significativi per il Governo Regionale del Kurdistan (KRG) e l’Iraq, offrendo una piattaforma per discussioni aperte e dirette sulle urgenti sfide che il Medio Oriente e il Nord Africa devono affrontare.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 13:42:36 +0000
Mondo a cura di Sabrina Provenzani
“La laurea delle donne favorisce i divorziâ€: il trend mondiale nato dall’imprenditore canadese Cooper viene ribaltato (anche) dagli uomini

Il 14 novembre Juliet Turner, 29 anni, ecologa ed biologa evolutiva all’Università di Oxford, annuncia su X di aver superato la sua viva (l’esame orale per il dottorato) con un post semplice e gioioso e una foto che la ritrae sorridente sullo sfondo del suo college: “I passed my viva exam! After 4 years of research, I successfully defended my thesis. You can call me Doctor†(Ho superato la viva! Dopo circa 4 anni di ricerca, ho difeso con successo la mia tesi. Potete chiamarmi dottoressa). La tesi, intitolata “Evolution of cooperation and division of labour in insects†(Evoluzione della cooperazione e della divisione del lavoro negli insetti), esplora i meccanismi della socialità negli insetti, un campo con applicazioni in biologia cellulare, robotica swarm, economia e persino oncologia, come ha chiarito Turner in risposte successive ai critici. Non si tratta di un lavoro astratto: gli insetti, che rappresentano oltre il 90% delle specie animali, sono cruciali per gli ecosistemi terrestri, e lo studio della loro cooperazione documenta transizioni evolutive fondamentali.

Il post raccoglie complimenti da colleghi e amici, ma passa sostanzialmente inosservato. Fino al giorno dopo, il 15 novembre, quando viene ripreso da Richard Cooper, 52 anni, imprenditore canadese e autore di The Unplugged Alpha (2020), un manuale red-pill che elenca 21 “red flags†femminili da evitare, tra cui l’istruzione avanzata, vista come predittore di divorzio e scarsa “sposabilitàâ€, e The Top Shelf Man, una sorta di manuale per uomini sedicenti Alfa. Cooper, con 225.000 follower su X e 1,2 milioni su YouTube, quota la foto di Turner con il commento “Just look at the degree on that chick. No man ever“ (Guarda che laurea ha quella tipa. Nessun uomo, mai), accompagnata da uno screenshot. Il tweet, con oltre 19 milioni di visualizzazioni, 3.700 like e 2.100 quote, prova a ridurre un dottorato a un attributo irrilevante per l’attrattività femminile. Niente di nuovo, per chi conosce la retorica della “manosfera“, l’ecosistema online maschi frustrati che vede il femminismo e i successi femminili come minacce al patriarcato e alla propria identità.

È solo l’ultima provocazione di Cooper, che da questi exploits guadagna: nel 2020 aveva definito “disgustosi†gli addominali femminili, commentando “Non è quello che vogliono gli uomini“, e scatenando una tempesta social simile; nel 2019 aveva elencato “sei modi per tenere un uomoâ€, enfatizzando ruoli e stereotipi medievali, per cui le donne sono desiderabili solo se ignoranti e ventenni. Ma stavolta, il tweet ha innescato una reazione a catena.

Le prime risposte sono state un torrente di misoginia. Utenti della manosfera, spesso già seguaci di Cooper, hanno attaccato Turner con insulti coordinati: “PhD = Pretty huge Divorce risk†(Dottorato = rischio divorzio enorme), “Dopo i 30 è dottoressa ma single con tre gattiâ€, “Hai speso 100.000 sterline per morire sola. Altri hanno indentificato il suo profilo su ResearchGate, lasciando recensioni sarcastiche come “Speriamo che almeno sappia cucinare†o deridendo la tesi “su inutili formiche†le sue applicazioni reali. Sono emerse minacce esplicite di violenza sessuale, con almeno 40-50 account segnalati, tanto che la polizia di Oxfordshire ha aperto un’indagine per harassment online. È una furia e una violenza che riflettono l’ansia principale della manosfera: l’istruzione femminile, che nel Regno Unito vede le donne al 57,3% degli iscritti universitari (dati UCAS 2025) e al 41% delle laureate STEM, è percepita come un attacco allo status maschile, un effetto perverso del femminismo che rende le donne “meno femminili†e “infeliciâ€.

Ma la grande sorpresa è venuta dalla reazione femminile. Le donne hanno trasformato l’insulto in celebrazione dei loro successi. Dal 16 novembre è esploso l’hashtag #DegreeOnThatChick: migliaia di post con foto di lauree (dai diplomi delle superiori ai master e dottorati), ribaltando la frase in senso positivo. Leggerli è una fonte di ispirazione. “Just look at the degree on that chick – said my husband while crying†(Detto da mio marito mentre piangeva), “E sono pure primaria di chirurgiaâ€, “Due lauree e, al lavoro sulla terzaâ€. Giovanissime, donne più mature, rifugiate che postano storie di incredibile perseveranza e straordinario successo. Un trend globale, con testimonianze in inglese, francese, spagnolo, indonesiano e decine di migliaia di video online, tanto che Yahoo lo definisce il miglior trend internet degli ultimi tempi.

La platea maschile si è divisa nettamente. I fedelissimi di Cooper hanno scatenato tutto il loro odio: “State dimostrando il mio punto: ego smisurato e zero anello al ditoâ€. “Postate la pergamena ma non il numero di figliâ€, o “È sulle formiche, non medicina o ingegneriaâ€. Questi commenti insistono sul trope del “wall†(il muro oltre i 30 anni oltre il quale una donna non troverà mai una relazione stabile, a causa della perdita di potenziale sessuale) e attaccano il femminismo come causa della crisi della coppia.

Ma un fronte più ampio ha difeso Turner: “Mia moglie ha due lauree e una carriera di decenni – non ascoltate questi tipiâ€, “Mia moglie ha due master ed è la donna più sexy che conoscaâ€, “Il QI si eredita dalla madre – congratulazioni, dottoressa!â€. Molti hanno ribaltato il messaggio iniziale: “Just look at the degree on that guy – No woman everâ€, o elogiato padri che piangono di emozione ed orgoglio alla laurea delle figlie. Su Reddit r/exredpill, ex-redpiller, cioè quelli che erano come lui e si sono evoluti, criticano Cooper come “mercante di insicurezzeâ€.

Le neo dottoressa ha risposto con umorismo: “Quello che è successo sarebbe devastante se avessi presso il PhD per impressionare tipi come lui… Per fortuna non è così, quindi ridoâ€.

I suoi follower sono passati da 4.800 a oltre 70.000; la tesi (non ancora pubblicata) ha attirato interesse, con dipartimenti che la contattano per collaborazioni. Intanto Cooper si è, apparentemente, scavato la fossa: non ha rimosso il tweet né si è scusato, anzi ha raddoppiato gli attacchi con lo slogan La verità fa male. Le recensioni dei suoi corsi su Trustpilot sono calate da 4,1 a 1,9 stelle.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 13:42:03 +0000
Mondo a cura di Luana De Micco
Violenza contro le donne: in Francia una vittima ogni sette ore. Lo scorso anno 107 femminicidi (da parte di mariti o ex partner)

Ogni sette ore, due minuti e 23 secondi una donna è vittima di femminicidio o di un tentativo di femminicidio da parte del partner o del suo ex in Francia. Ovvero, più di tre donne ogni giorno. Ecco i numeri per il 2024 pubblicati ieri dal Miprof, la Missione interministeriale per la protezione delle donne: 107 le donne uccise ( (contro 96 nel 2023), 207 quelle che sono sfuggite alla morte, 906 le donne vittime di molestie tali da essere spinte al suicidio (+17% rispetto al 2023). In tutto, indica il Miprof nel suo rapporto annuo, “1.283 donne nel 2024 sono state vittime di femminicidio diretto o indiretto o di tentativo di femminicidio coniugale, contro 1.196 nel 2023â€. Emergono anche altri due dati. Un terzo delle 107 donne uccise (37) aveva già sporto denuncia o segnalato alla polizia le violenze subito dal partner o dall’ex. Inoltre la presenza dei figli non cambia nulla: 11 bambini erano presenti sul luogo del femminicidio e 12 hanno visto un genitore morire. In quattro casi, è stato il bambino stesso a dare l’allarme. In tutto, 94 bambini sono diventati orfani nel 2024 (di madre ma anche di padre, si registrano infatti anche 27 casi di donne che hanno ucciso il partner, dopo aver segnalato violenze subite in passato).

Tutti i numeri sono dunque drammaticamente in aumento. I dati raccolti dalle associazioni femministe, riunite nel collettivo Inter Orga Féminicide, sono anche più gravi: 141 sono i casi contati nel 2024, in cui sono inclusi “tutti gli omicidi o i suicidi forzati di una donna legati al genereâ€, indipendentemente quindi dalle circostanze, e non solo all’interno della coppia. Per il 2025 il bilancio si aggraverà ulteriormente poiché le associazioni, che tengono il conto in tempo reale basandosi sui casi riportati dalla stampa locale, dall’inizio dell’anno ad oggi ne hanno già registrati 144. Sul suo sito l’associazione Nous Toutes aggiorna tutti i giorni il “mur de femmageâ€, ricordando i nomi delle donne uccise perché donne.

Il collettivo Grève Féministe, che riunisce associazioni femministe e sindacali, ha lanciato un appello a mobilitarsi domani, in vista della Giornata contro la violenza sulle donne del 25, denunciando il divario tra i discorsi e le promesse dei governi e la realtà dei fatti. Nel 2017, appena eletto all’Eliseo, Emmanuel Macron aveva fatto della lotta alle violenze sulle donne e dell’uguaglianza tra uomini e donne la sua “grande causa nazionaleâ€. Lo aveva ripetuto anche nel 2022, una volta rieletto. Nel 2023 il governo ha creato un “sostegno finanziario d’emergenza†per le persone vittime di violenze coniugali ed aiutarle ad allontanarsi dal partner violento. Per ottenerlo bisogna poter dimostrare le violenze subite con un documento (ricetta medica o denuncia alla polizia) di meno di dodici mesi. Al dicembre 2024, 11.271 alloggi d’emergenza erano messi a disposizione delle donne vittime di violenze coniugali. Le francesi aspettano ancora invece la “legge integrale contro le violenze sulle donneâ€, promessa già diversi mesi fa da Aurore Bergé, ministra per l’Uguaglianza uomo-donna, alle associazioni che chiedono di mettere ordine in una “legislazione frammentaria e incompletaâ€, ma continuamente rinviata e rallentata. Il testo dovrebbe ormai essere presentato a giorni in Parlamento.

I collettivi femministi protestano anche contro il taglio dei finanziamenti statali (-15% nel 2025) al mondo associativo che accompagna le donne vittime di violenza. Stando alla Fondation des Femmes, servono 31,6 milioni di euro per permettere alle associazioni di sopravvivere. In particolare in contesto rurale, dove il 72% delle associazioni è costretto a chiudere o a ridurre le aperture al pubblico, mentre è proprio qui che si verifica il 50% dei femminicidi. Solo nella giornata di ieri, proprio mentre il Miprof pubblicava il suo rapporto annuo, quattro donne sono state uccise in Francia dal partner o dall’ex, a Besançon, Sedan, Libourne, Beaucaire, secondo quanto riportato da BFMtv. Tutte e quattro sono state ritrovate morte in casa o vicino casa.

“Oggi sono quattro. Quattro donne che sono state uccise. E sono quattro gli uomini che le hanno uccise. Melina, Laure, Élodie, Béatrice sono morte perché volevano essere libere. Scegliere la propria vita. Il proprio destino. Separarsi”, ha scritto sui social Aurore Bergé in un post di ieri sera. La ministra ha promesso “di intensificare le politiche pubbliche per porre fine a alla violenza contro le donneâ€.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 13:41:28 +0000
Mondo a cura di Michela A.G. Iaccarino
Piano di pace per l’Ucraina, i media russi: “Gli americani hanno fatto emergere lo scandalo corruzione per fare pressione su Kievâ€

L’ultima nuova dal Cremlino la diffonde l’agenzia statale russa Ria Novosti: Mosca non è stata ancora informata della disponibilità dell’Ucraina a negoziare “il pianoâ€. Anche perché a Kiev e Bruxelles non hanno forse ancora del tutto compreso chiaramente e fino in fondo i termini di questa iniziativa “segreta†in 28 punti a cui stanno lavorando russi e statunitensi dietro le quinte; in ogni caso “funzionari ucraini ed europei si sono sentiti colti di sorpresa quando l’esistenza del piano di Witkoff è diventata pubblica, un dolore particolarmente acuto perché sentivano che Trump aveva finalmente iniziato a rendersi conto della mancanza di sincerità di Putin nel raggiungere un accordo†ha scritto Politico. Tutto sarebbe iniziato il mese scorso quando l’inviato di Trump, Steve Witkoff, ha incontrato e interloquito con l’omologo russo Kirill Dmitriev, a Miami.

“Il denaro che i Paesi europei hanno inviato all’Ucraina, sottraendolo al proprio popolo, è stato sottratto dal regime di Kiev. Questo è ormai evidente a tuttiâ€: ha infierito così di recente, contro una Kiev già in crisi politica e non solo militare, il presidente della Duma di Stato, Vyacheslav Volodin. Nemmeno gli organi di stampa russi si sono addentrati su dettagli dell’accordo che al momento non sono pubblici, ma si sono già espressi sulla tempistica con cui è giunta la proposta di pace repubblicana. Kiev sta affrontando proprio in questi giorni il suo più grande scandalo di corruzione dall’inizio del conflitto per i cento milioni sottratti ai fondi destinati al settore energetico, finiti invece nelle tasche – e nelle toilette d’oro – di uomini vicini al presidente Zelensky, mentre il Paese era in black out per gli attacchi russi.

L’indagine della Nabu, il bureau nazionale anti-corruzione, e Sapo, la Procura anti-corruzione, sta travolgendo come una palla da bowling, lanciata ad alta velocità, molti altissimi funzionari ucraini del governo, la cui reputazione sta andando giù come un birillo: sarebbe proprio questa la leva di pressione per accettare l’accordo che gli americani hanno fretta di chiudere, secondo Olga Skabeeva. La famosa conduttrice russa del talk show “60 Minutiâ€, sempre sintonizzata alle antenne del Cremlino, ha suggerito che potrebbe trattarsi non di una semplice coincidenza che il piano segreto Usa e lo scandalo ucraino siano emersi nello stesso momento. L’analisi è la stessa del quotidiano Nezavisimaya Gazeta: scandali e inchieste sono “un modo per Washington di fare pressione sull’Ucraina, allo scopo di costringere Kiev ad accettare gli accordi di pace pianificati dai presidenti russo e statunitenseâ€.

L’inchiesta in corso a Kiev “è il più grande scandalo dell’intero periodo di governo dell’illegittimo presidente Zelensky, il cui potere dipende dalle forniture di armi occidentali e dalla mobilitazione forzata di uomini ucraini al fronte contro la Russia†si legge in un articolo del quotidiano Moskovsky Komsomolets. Altri media russi attendano che cada la testa del più potente dei collaboratori di Zelensky, Andrii Yermak, che è a capo della sua amministrazione (ma attualmente non è stato raggiunto da accuse formali): se lo allontana, il presidente ammette la sconfitta; se non lo fa, vuol dire che “sta dichiarando pubblicamente di essere pronto a condividere la responsabilità†con lui.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 13:40:52 +0000
Mondo a cura di Fabiola Palmeri
Giappone, la tensione con la Cina a causa di Taiwan ricade sul settore turistico: si rischiano perdite fino a 14 miliardi di dollari

“Dormo dalle due, alle quattro ore per notteâ€aveva affermato giorni fa la prima ministra giapponese Takaichi Sanae. “Non fa certo bene alla mia pelle†aveva anche aggiunto, mostrando le occhiaie visibili sul suo viso. Rivelazione che ha confermato l’intento espresso dalla stessa, non appena nominata alla guida del governo, quando aveva promesso di: “Lavorare, lavorare, lavorare, lavorare e lavorareâ€. Sarà la fatica, la mancanza cronica di riposo, o semplicemente la coerenza e una certa postura radicale in linea con le idee da sempre espresse dalla leader ultra conservatrice, ad avere causato il più grande impasse degli ultimi anni con la Cina?

Si è spesso rimproverato ai leader giapponesi di non prendere posizioni risolute nei confronti dei grandi temi di politica internazionale, specialmente nei confronti della “Terra di Mezzo†il vicino più scomodo e potente. Sembrava anche che i rapporti tra le due potenze avessero intrapreso un sentiero aperto al dialogo, nel primo significativo incontro di fine ottobre in Corea del Sud, a margine del vertice APEC tra la premier nipponica e il presidente cinese Xi Jinping.

Invece sono bastate alcune affermazioni – nette e prive di ambiguità – da parte Takaichi Sanae a scatenare l’ira funesta cinese. Il 7 novembre Takaichi ha rotto con anni di forte cautela sull’argomento, suggerendo in parlamento che il Giappone potrebbe fornire sostegno militare a Taiwan se si verificassero scenari “catastrofici†come un blocco navale cinese delle rotte marittime cruciali vicino all’isola. E che il Giappone potrebbe quindi intervenire militarmente a scopo difensivo del proprio territorio che sarebbe posto in quella evenienza, in grave pericolo. Mai i leader giapponesi erano stati così diretti riguardo alla risposta di Tokyo in caso di una “emergenza Taiwanâ€.

E mai le reazioni cinesi sono arrivate così velocemente condite da greve aggressività, nonostante la premier abbia cercato di calmare le acque sostenendo:â€Le mie dichiarazioni non contraddicono la posizione dei governi precedentiâ€. Niente da fare, il governo cinese sta ripetutamente chiedendo alla prima ministra di ritirare le sue affermazioni, cosa che Takaichi Sanae rifiuta di fare. Come riparare al danno? Martedì il Giappone ha tentato un chiarimento inviando a Pechino Masaaki Kanai, direttore generale dell’Ufficio Affari asiatici e oceanici del Ministero degli Affari Esteri giapponese, che ha incontrato la controparte cinese Liu Jinsong. Il colloquio però non ha portato a un chiarimento, anche se il funzionario giapponese ha cercato di rassicurare dicendo: “La posizione del Giappone rimane invariata rispetto al comunicato congiunto tra Giappone e Cina del 1972, che riconosceva la Cina come “l’unico governo legittimoâ€, sostenendo inoltre che l’affermazione di Takaichi non modifica quella posizione. Per Liu Jinsong la spiegazione non è bastata, e ha reiterato:†La dichiarazione della premier va contro il principio dell’unica Cina – secondo cui Taiwan fa parte della Cina – ed è causa di un danno fondamentale per le relazioni tra i due paesi.â€

Chiuso il sipario tra i due funzionari, non si intravedono incontri possibili Takaichi- Xi. Gli attacchi verbali diretti contro Takaichi si sprecano: “La testa sporca che si intromette deve essere tagliata†ha postato giorni fa su X il console generale cinese a Osaka, Xue Jian, post che ha poi cancellato, sul sito di Japan Today si legge anche che in Cina un noto commentatore nazionalista ha definito la premier una “strega malvagia†(altro diplomatico che ricorre a questa metafora nei confronti di una donna), e una vignetta pubblicata sull’account X delle forze armate cinesi l’ha raffigurata mentre bruciava la costituzione pacifista del Giappone.

Non mancano conseguenze pratiche dirette ai cittadini giapponesi. Le rivalse cinesi mirano a bloccare il turismo in Giappone, con annullamenti di prenotazioni di gruppo effettuate con mesi di anticipo, anche perché le cancellazioni vengono facilitate dalle compagnie aeree cinesi che rinunciano alle penali, mentre a Tokyo l’Imperial Hotel (uno degli alberghi più prestigiosi della capitale) ha iniziato a ricevere notifiche di cancellazioni per eventi aziendali e soggiorni. “Se l’attuale fase di stallo nelle relazioni dovesse protrarsi, il danno economico per il Giappone sarebbe notevoleâ€, ha affermato Takahide Kiuchi, economista del Nomura Research Institute. Secondo le sue stime, il solo boicottaggio dei viaggi potrebbe costare al Giappone oltre 14 miliardi di dollari di perdite all’anno. Inoltre la Cina ha nuovamente sospeso l’importazione dei prodotti ittici giapponesi. Se da un lato molti e molte giapponesi – non coinvolte nel business del turismo – tireranno un sospiro di sollievo dalla mancanza di turisti/e cinesi, dall’altra la tensione diplomatica e politica è palpabile e di sicuro un “lungo inverno†sta per iniziare.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 13:40:23 +0000
Diritti a cura di F. Q.
Diritto alla salute e tutela giuridica del malato cronico non autosufficiente. Se ne parla a Verona

È dedicato alla tutela del malato cronico non autosufficiente in ambito giuridico, il secondo appuntamento del ciclo di tre incontri sul diritto alla salute e la tutela dei malati cronici non autosufficienti organizzato a Verona dall’Associazione Diritti Non Autosufficienti (Di.A.N.A. APS). L’appuntamento è per sabato 22 novembre alle 9.30 presso la sala A.TER in piazza Pozza 1. Oltre alla presidentessa dell’associazione, Donatella Oliosi, interverranno l’avvocato Federica Ballarin e l’avvocato Maria Luisa Tezza. I temi trattati vanno dall’istituto giuridico dell’amministratore di sostegno e il ruolo del giudice tutelare, ai diritti del malato non autosufficiente, fino al diritto alla salute, per fornire un’analisi completa degli strumenti giuridici e normativi a tutela dei diritti dei cittadini e delle famiglie.

L’iniziativa dell’associazione Di.A.N.A. intende offrire ai cittadini un quadro chiaro e accessibile sul diritto alla salute e sulle tutele previste per le persone affette da malattie croniche e non autosufficienza, con particolare attenzione ai bisogni continuativi di assistenza sanitaria e socio-sanitaria, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, nei diversi contesti di cura. L’ultimo appuntamento, sabato 29 novembre stesso luogo, stessa ora, sarà dedicato a garantire le cure del Servizio Sanitario Nazionale al malato cronico non autosufficiente, quindi un focus sulla continuità delle cure a lungo termine (Long Term Care) e sul dovere del SSN di garantire prestazioni adeguate e senza limiti di durata. Il ciclo di incontri mira a diffondere la conoscenza dei diritti fondamentali alla salute, della normativa in vigore e delle prassi operative necessarie per ottenere l’erogazione concreta delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie a cui ogni cittadino ha diritto, in particolare i malati cronici non autosufficienti e le persone con demenza.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 13:37:27 +0000
Libri e Arte a cura di Carlotta Vissani
La vita segreta di Margaret Atwood: “Sono una creatura liminale, una sorta di Baba Jaga ora benevola ora ostileâ€. Il memoir della scrittrice de “Il racconto dell’ancellaâ€

A ottantacinque anni, Margaret Atwood entra in scena vestita da portiere di hockey. È ospite di un programma comico: le assicurano che sarà divertente, e lei si presta. Sorride, scherza sulla propria goffaggine, lascia che una controfigura si occupi delle acrobazie. È un’immagine che sembra un manifesto: la scrittrice che guarda se stessa attraverso chi la interpreta. Le nostre vite. Una specie di autobiografia comincia così, con una parodia. Ma prima della scrittrice viene la bambina che parlava, facendoli dialogare e ascoltandoli, con i biscotti a forma di coniglio prima di morderli. In quell’infanzia remota, nel silenzio del Nord canadese, c’è già la radice del suo mestiere: dare voce alle cose. “Magari avessi una controfigura anche nella vitaâ€, scrive. E più avanti: “Tutto è materiale. Cosa ne farò?â€. Atwood parla di sé con un distacco leggero, autoironico, che è anche la sua maniera di pensare.

Nata a Ottawa nel 1939, figlia di un entomologo, trascorre l’infanzia nelle foreste del Québec tra estati in tenda e stufe a legna, la scuola iniziata solo dopo gli undici anni, le fiabe dei Grimm, i disegni, le invenzioni; nel memoir riaffiorano la madre che impastava, il padre chino sulle teche d’insetti, un gatto di nome Perky e un fratellino mai nato, “una presenza mancataâ€. “Sono una creatura liminale, custode di soglie, metamorfica, una sorta di Baba Jaga ora benevola ora ostileâ€, scrive di sé. Forse è da lì che nasce la sua capacità di muoversi tra i generi e di tenere insieme leggerezza e mistero. Le antagoniste, più delle eroine, sono da sempre il suo punto d’osservazione. “Ogni scrittore sa che senza la regina cattiva la trama non esiste.†Da La donna da mangiare (1969), satira del consumismo e dell’educazione sentimentale, alle figure ambigue di L’altra Grace (1996) e L’assassino cieco (2000, che le valse il Booker), Atwood costruisce figure femminili che non chiedono indulgenza.

Dopo la laurea a Toronto studia a Harvard con una borsa, lavora in biblioteche e università, vive in appartamenti presi in affitto o in stanze condivise. Negli anni Settanta insegna, scrive poesie, cambia spesso città e lavoro: quell’instabilità diventa un laboratorio, un modo per osservare da vicino le forme che il potere e la dipendenza possono assumere. Tra un incarico e l’altro pubblica saggi, raccolte, esperimenti che le permettono di affinare la voce. Con Il racconto dell’ancella (1985) tutto cambia. Offred, costretta a procreare per le élite di Gilead, diventa l’icona di un tempo e di molti futuri. Quelle tuniche rosse, oggi, attraversano le piazze del mondo, da Washington a Varsavia, ogni volta che un diritto viene messo in discussione. Ha riscritto i miti con Il canto di Penelope (2005), immaginato un mondo post-apocalittico nella trilogia di MaddAddam (2003-2013), e nel 2019 è tornata a Gilead con I testamenti, vincendo di nuovo il Booker, stavolta condiviso con Bernardine Evaristo. In Le nostre vite ribalta ogni aspettativa, fa a pezzi il memoir “in distici eroici finto-ottocenteschiâ€, prende in giro i cliché delle saghe familiari, le scrittrici solenni e in posa e racconta invece gli insuccessi, le professioni precarie, i colleghi maschi che le spiegavano come scrivere. Una volta un poeta le disse: “Scrive come un uomo.†Lei rispose: “Hai dimenticato la punteggiatura. Forse intendevi: scrive. Come un uomo.†Rievoca il gruppo Broadside, costellazione di poetesse e attiviste che negli anni Sessanta univano parole e politica. Lei frequentava l’ambiente ma restava ai margini: “Erano donne informate su quello che succedeva alle donne, ma io avevo bisogno di scrivere, non di proclamare.â€

Nel memoir Atwood si moltiplica: ballerina di tip-tap, rock’n’roller, cattiva dattilografa che conclude Il racconto dell’ancella tra Berlino e l’Alabama. “Ci sono state tante immagini di me che nel corso degli anni si sono materializzate e poi svanite, alcune ordite da me, altre frutto di proiezioni altrui.†Sa ridere di sé, e questa è la sua forma di serietà. Oggi continua a muoversi con la stessa curiosità lucida e parla di clima e libertà con la calma di chi ha imparato che la paura è un buon materiale narrativo. La bambina che parlava coi biscotti è ancora lì, dentro la scrittrice che sorride dietro gli occhiali.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 13:37:15 +0000
Sport News a cura di F. Q.
“Nella vita dell’atleta non hai il tempo di fermarti, di piangere. Succede che ti abitui, che comincia a piacerti la solitudine. Poi vedi i tuoi coetanei e magari succede qualcosaâ€: parla Egonu

“La vita dell’atleta è solitudine. Se non hai la fortuna di vivere a casa e – credo che l’80% degli atleti non viva con i propri genitori – quando ti svegli, sei da sola: fai colazione, vai in palestra, torni, pranzi, torni in palestra, ceni e vai a dormire. E sei sempre sola. Sempre. E quindi succede che ti abitui, che comincia a piacerti quella solitudine”. Mai banale Paola Egonu nelle sue dichiarazioni. La pallavolista italiana ha parlato ai microfoni di GQ Italia, che l’ha nominata atleta dell’anno. Miglior opposto in Champions League, miglior opposto all’ultima Nations League ed Mvp nell’ultima Supercoppa Italiana vinta con la Pro Victoria, Paola Egonu con la nazionale italiana femminile di volley ha vinto gli ultimi Mondiali e la medaglia d’oro alle Olimpiadi.

Nel corso dell’intervista ha affrontato diversi aspetti, tra cui appunto quello della solitudine dell’atleta: “Poi vedi i tuoi coetanei e magari succede qualcosa: chiami i genitori, oh Dio, è successo questo, quello, si chiacchiera, si sta al telefono. Nella vita dell’atleta non hai il tempo di fermarti, di piangere, di parlare. Appena c’è un problema devi reagire, andare oltre. Perché siamo abituate ad andare a una velocità molto più alta”, ha spiegato Egonu. “È difficile però essere comprese sempre, perché non viviamo le stesse cose, cioè non vivono in prima persona le emozioni che vivo io. Però è importantissimo avere qualcuno che ti supporta e che ti ascolta”.

La pallavolista italiana – oggi fidanzata con il pallavolista Leonardo Puliti – è entrata poi maggiormente nel dettaglio del concetto, spiegando tutte le difficoltà che un’atleta può avere nel corso della quotidianità e della pianificazione della propria vita. “Io sono una donna e ho desideri di maternità. Ci sono nove mesi in cui devi stare ferma, il tuo fisico cambia, non sai se riuscirai a tornare a quel livello, quindi se vuoi un figlio, o lo fai prima, interrompi la carriera, torni, ma se non sei in grado, smetti e ti manca. È il momento giusto? Come si fa a dire, ‘adesso riprendo’?“.

E qui – secondo Paola Egonu – la differenza tra un atleta uomo e una donna: “Nel senso che quando un uomo fa un figlio, può scegliere di tornare immediatamente in campo. È una questione legata al corpo e al recupero. Per me è un grandissimo conflitto, come si fa a tornare a giocare? E riuscirei a mantenere un certo livello? Per adesso ho messo un limite di tempo, poi si vedrà”.

26 anni. Troppo presto ancora per iniziare a pensare al ritiro, ma Egonu ha già le idee chiare a riguardo: “Non ci ho ancora pensato, però sicuramente vorrei avere il coraggio di smettere nel momento giusto della mia carriera, per potermi costruire la vita dopo e non avere paura dell’incognito che c’è dopo, appunto, e continuare ad andare avanti, ma in maniera diversa”.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 13:33:06 +0000
Trending News a cura di F. Q.
“Le parole di Enzo Iacchetti e i suoi modi demonizzano Israele e il popolo, ribadendo i pregiudiziâ€: l’Unione delle comunità ebraiche italiane denuncia l’attore

L’Unione delle comunità ebraiche italiane. ha presentato una denuncia contro Enzo Iacchetti per “le sue parole e modi di demonizzare Israele e il popolo ebraico ribadendo pregiudizi che per millenni hanno alimentato l’antisemitismoâ€.

E ancora: “Il signor Iacchetti ha spesso espresso in modo anche violento le sue critiche allo Stato di Israele e alla sua politica nell’ambito del conflitto israelo-palestinese, arrivando anche a minacciare ‘fisicamente’ un ospite che aveva sul tema opinioni differenti dalle sue. Speravamo che almeno le parole del Papa fossero prese sul serio. Ci sono temi sui quali lo show non può né iniziare né andare avanti”.

Cosa è accaduto a “È sempre Cartabianca” tra Iacchetti e Eyal Mizrahi

Il riferimento è all’intervento dell’attore a “È sempre Cartabianca” per la discussione avuta in diretta con il presidente della Federazione Amici di Israele, Eyal Mizrahi. “Non c’è nessuna voglia di ammazzare tutti i palestinesi†aveva sostenuto all’inizio del suo intervento Mizrahi. “Lei non deve dire ste stron*ate†ha ribattuto Iacchetti, che ha subito dimostrato di essere contrariato della presenza di Mizrahi. “Io mi dispiace, mi alzo e me ne vado†aveva minacciato il conduttore di “Striscia la notizia”.

Dopo che il presidente della federazione Amici d’Israele ha terminato il suo intervento, Iacchetti è sbottato: “Non conosce né la storia del suo paese né la storia dei palestinesi. Non conosci niente: sei qui e fai una figura di mer*aâ€. Mizrahi nel suo intervento aveva smentito i numeri forniti da Berlinguer circa il numero di vittime provocate da Israele nella Striscia.

Quando poi Iacchetti, oppostosi alla sua ricostruzione, gli ha chiesto se tra i guerriglieri di Hamas andassero considerati anche i bambini, Mizrahi ha detto al conduttore di Striscia di definire il concetto di “bambinoâ€. Iacchetti, dunque, ha ripreso il suo sfogo: “Non mi chiamare più quando c’è un contradditorio perché in questa guerra non c’è un contraddittorio. Non è una guerra: c’è solo un esercito, nessuno deve contraddire la verità che stiamo vedendo da mesiâ€. “No Enzo, lei è un fascista†ha asserito Mizrahi. “Cosa hai detto stron*o? Vengo giù e ti prendo a pugni” è stata la risposta immediata.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 13:31:49 +0000
Trending News a cura di F. Q.
“Che rottura di cog**oni, non andrei da Geolier a dirgli di cantare in italianoâ€: Jake La Furia a X Factor 2025 sbotta e difende la sua cantante siciliana Delia

Ieri sera a X Factor 2025, sono stati presentati gli inediti da tutti e sette i concorrenti rimasti in gara. I giudici si sono infiammati dopo l’esecuzione di Delia che ha proposto il suo brano “Sicilia Bedda” in dialetto siciliano. Tra l’altro la cantante è poi finita al ballottaggio con Viscardi che ha presentato “Scinneme ’a cuolloâ€. Quest’ultimo è stato eliminato.

Sul brano di Delia Achille Lauro e Francesco Gabbani hanno sottolineato l’elemento dialettale massiccio presente nel brano, ma il coach della concorrente, Jake La Furia, è andato su tutte le furie, apostrofando il momento come una”rottura di co***oni”.

E ancora: “Sono estasiato, sei fortissima. Non capisco tutto questo feticismo per sentirla cantare in italiano, se vuole cantare in siciliano fa quello che vuole. Io non mi sognerei di andare da Geolier e dirgli di cantare in italiano. Non capisco tutte le volte questa rottura di coglioni. Non capisco perché fuori di qui nessuno vada dai cantanti che utilizzano il proprio dialetto a dire che non sia corretto farlo”.

Delia è poi intervenuta: “Portare il siciliano per me è una missione, per far capire che non è un dialetto ma una lingua. Intendevo inserire anche quello per questa ragione”.

Al ballottaggio i due meno votati delle manche, rispettivamente Viscardi e Delia: al momento dell’annuncio dell’esito imprevisto di questo voto. La parola è passata al Tavolo dei giudici, che con 3 voti ha decretato l’eliminazione del concorrente di Paola, che ha chiuso la serata sul palco con una evidente commozione in volto.

La gara arriva alla semifinale: Achille e Paola hanno un solo concorrente, mentre sono in due nelle squadre di Jake e Francesco. Ma nella finalissima di giovedì 4 dicembre in Piazza del Plebiscito a Napoli, il grande evento co-organizzato con il Comune di Napoli, ci arriveranno solo in quattro: la prossima settimana, giovedì 27 su Sky e in streaming su NOW, la semifinale sarà caldissima.

Per il quinto appuntamento in diretta dello show Sky Original prodotto da Fremantle, ieri, su Sky Uno/+1, Total Audience di 734mila spettatori con il 4% di share (con 1 milione e 331 mila contatti unici), in linea con quello dell’omologo episodio della scorsa stagione. Nei sette giorni, il Live Show numero 4 è arrivato, tra free e pay, a una Total Audience che quasi triplica il dato del giovedì: 2 milioni 21mila spettatori, in crescita del +10% rispetto a un anno fa.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 13:19:08 +0000
Politica a cura di F. Q.
Il “rap†casalingo per autoelogiarsi: la trovata dell’assessore pugliese Amati per la campagna elettorale – Video

Una specie di rap casalingo per elencare le qualità del candidato e gli obiettivi già portati a termine. La corsa per le regionali è più agguerrita che mai. A sparare sui social la singolare trovata per la campagna elettorale è stato Fabiano Amati, consigliere uscente e già assessore al bilancio della Regione Puglia, che ha voluto condividere la canzone interpretata dai suoi seguaci.

Una mossa già pensata anche dal candidato presidente, Antonio Decaro, sostenuto dallo stesso Amati, che però ha optato per una versione più professionale.

“Un gran regalo… mi hanno preso e mi hanno cantato in rap. E mi raccomando, non perdetevi il finale”, scrive Amati nella didascalia del video.

Il rap però, secondo alcuni utenti che hanno lasciato commenti sotto alla performance, rischia di essere un boomer(ang). “É fatto male. A tutti i livelli. Non parla ai giovani o meglio parla ai giovani ma solo perché dà il la a prendervi in giro pesantemente”, osserva un utente. “Cringe”, commenta qualcun altro.

Il rap è stato ripreso anche da alcune pagine di satira, come Crazy Italian pol, che raccoglie i momenti più esilaranti della politica italiana.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 13:15:29 +0000
Scuola a cura di Francesco Lo Torto
Le foto sui social, i telefoni che squillano e gli smartwatch per copiare: “I casi sono numerosi, annullate il test di medicinaâ€

Telefoni che squillano nel bel mezzo della prova, senza alcuna conseguenza. Studenti che copiano liberamente da smartwatch e da altri dispositivi elettronici. Video e foto dei test circolati online e sui social prima della fine dell’esame. Chiacchiere non sanzionate tra candidati e suggerimenti agli studenti da parte delle commissioni. Persino un walkie-talkie infilato sotto una sciarpa. Sono solo alcune delle testimonianze e delle segnalazioni che stanno arrivando alle associazioni di categoria da parte di chi, il 20 novembre, ha sostenuto il primo appello per l’esame di ingresso alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria, secondo quanto previsto dalla riforma voluta dalla ministra dell’Università, Anna Maria Bernini. E per rispondere al malcontento diffuso causato dall’operato dell’esponente di Forza Italia, è già stato acquistato il dominio berninidimettiti.it: la piattaforma per chiedere il passo indietro della ministra è pronta per andare online e iniziare la raccolta firme.

“Stiamo accumulando tutte le segnalazioni, numerosissime, e le prove documentali che ci stanno inviando gli studenti. Se tutto questo dovesse essere confermato c’è una sola strada: annullare il test e chiedere le dimissioni della ministra Berniniâ€, spiega a ilfattoquotidiano.it Alessandro Dimitrio, medico e responsabile dell’associazione NumeroGiusto. Insieme ad Anaao Giovani, l’Associazione Liberi Specializzandi, Giovani medici per l’Italia e al Comitato Domani in Salute, da anni si battono per rivendicare una corretta programmazione degli accessi a Medicina e per la difesa del Servizio sanitario nazionale. “Chiediamo l’apertura immediata di un’indagine, su tutte le sedi d’esame. Siamo già in contatto con i gruppi parlamentari per interrogare la ministra su quanto accaduto e depositare le segnalazioniâ€, spiega Dimitrio. Un “susseguirsi di errori e disorganizzazione” è denunciato anche dall’Unione degli Universitari, che parla di “decine di segnalazioni di irregolarità, circolate online e attraverso canali privati” e annuncia: “Siamo pronti a un ricorso collettivo che chieda per tutti l’ingresso in sovrannumero e nella prima sede. Il numero chiuso va abolito, non reinventato peggio”.

Le associazioni di categoria, sostenuti dai partiti di opposizione, hanno avviato un’azione istituzionale per chiedere che Bernini riferisca alle Camere riguardo agli episodi avvenuti durante il test. “Siamo in contatto con Simona Malpezzi e Irene Manzi del Partito Democratico, e con Riccardo Ricciardi del Movimento 5 Stelle. Entro martedì verrà depositata l’interrogazione parlamentare. Mentre la piattaforma berninidimettiti.it sarà operativa a breveâ€. Il dominio è stato già acquistato e presto sarà online. Si tratta di un collettore nato con l’obiettivo di tenere insieme tutte le istanze del mondo universitario e della ricerca contro la ministra. Oltre a raccogliere le firme per chiedere le dimissioni di Bernini, il sito permette di scaricare materiale per fare volantinaggio nelle università, da attaccare nelle bacheche e da condividere sui social. “Vogliamo mettere la ministra di fronte a tutte le inadeguatezze della sua gestione, non solo questa assurda riforma del test d’ingresso a medicinaâ€, spiega Dimitrio.

Il ministero, dal canto suo, fa sapere ufficiosamente che sta lavorando con gli atenei per individuare i responsabili delle irregolarità, per ripristinare “il pieno rispetto delle procedure previste, incluso l’annullamento della loro prova, come prevede il regolamentoâ€. Ma a giudicare dalla quantità di materiale raccolto dalle associazioni di categoria, sembra difficile che il ministero raggiunga tutti i candidati che hanno commesso irregolarità. “Il problema è troppo ampio – commenta ancora il responsabile di NumeroGiusto – La soluzione migliore, per salvaguardare la correttezza della procedura di selezione, è quella di annullare l’intera prova, per tuttiâ€. Fatto che sancirebbe un eclatante fallimento per Bernini. “Questa riforma non funziona, non solo per come è pensato il test. È da mesi che evidenziamo le criticità. Con il primo esame abbiamo solo raggiunto il culmineâ€, conclude Dimitrio.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 13:09:43 +0000
Libri e Arte a cura di Davide Turrini
Frida Khalo da record, il quadro “Il Sogno†venduto all’asta per quasi 55 milioni: è la cifra più alta mai pagata per un’artista donna

Un autoritratto di Frida Kahlo ha infranto un nuovo record di vendita. Chissà cosa avrebbe pensato la pittrice messicana morta nel 1954, di certo non tra gli agi, a vedere il suo El sueño (La cama) battuto all’asta per 54,7 milioni di dollari? La cifra da record sia tra i suoi dipinti, sia tra le quotazione di opere di un’artista donna è stato registrato nelle scorse ore all’asta di Sotheby’s a New York dopo una breve contrattazione durata quattro minuti. La serata era a tema quadri surrealisti, quindi erano presenti in vendita opere di Salvador Dalí, René Magritte, Max Ernst e Dorothea Tanning. In El sueño l’autrice si autorappresenta addormentata in un letto con uno scheletro sorridente avvolto nella dinamite sul tetto del baldacchino sopra di lei. Un’impronta oggettivamente surrealista anche se Kahlo non ha mai apprezzato questo incasellamento sostenendo che non “ha mai dipinto sogni, ma la sua realtàâ€. Nella quotazione finale il dipinto della Kahlo, datato 1940, ha superato di oltre dieci milioni di dollari il dipinto “Jimson Weed/White Flower No. 1†(1932) venduto alcuni anni fa.

Come ricorda il Guardian, Sotheby’s non ha ancora identificato l’acquirente del dipinto, ma nell’ambiente delle case d’asta era previsto che El sueño avrebbe raggiunto una cifra compresa tra i 40 e i 60 milioni di dollari. La vendita a 54,7 milioni di dollari infrange un altro record: quello nell’ambito dell’arte latinoamericana precedentemente stabilito sempre dalla Kahlo con il dipinto Diego y Yo (Diego e io) nel 2021, quando fu venduto per 34,9 milioni di dollari. Dipinto che raffigura l’artista e il suo più volte marito, Diego Rivera. L’autoritratto da record è tra le poche opere della Kahlo rimaste tra le collezioni private al di fuori dei confini del Messico, dove il suo corpus artistico è stato dichiarato monumento nazionale ed esposto in musei e collezioni pubbliche del paese. Le norme di gestione dei dipinti della Kahlo presenti in terra messicana recitano che i quadri non possono essere venduti all’estero e nemmeno distrutti.

El sueño era stato esposto in pubblico l’ultima volta alla fine degli anni Novanta per poi scomparire di nuovo in uno spazio privato dove rimarrà per molto tempo, sempre che l’anonimo acquirente non accetti di prestarlo in gallerie e musei che hanno già fatto richiesta per future mostre tra New York, Londra e Bruxelles. Il catalogo di Sotheby’s descrive El sueño riferendosi all’intimità profonda della Kahlo: “La scheletro sospeso è spesso interpretato come una visualizzazione della sua ansia di morire nel sonno, una paura fin troppo plausibile per un’artista la cui esistenza quotidiana è stata plasmata dal dolore cronico e dai traumi del passatoâ€. Kahlo ha vissuto una vita travagliata in termini di salute, flagellata fin da quando era bambina dalla poliomelite, poi dalle conseguenze di un incidente d’autobus avuto a 18 anni, infine dal peggioramento dei problemi alla schiena, alla colonna vertebrale, al bacino avuti da adulta che la costrinsero a subire numerosi interventi chirurgici e a superare dolorose e gravi infezioni post operatorie. Infine, nei giorni scorsi, sempre da Sotheby’s si è volati alti con un’altra quotazione record di un’opera d’arte. I 236,4 milioni di dollari sborsati dopo venti minuti di rilanci per il Ritratto di Elisabeth Lederer, opera dell’artista austriaco Gustav Klimt, è risultato il quarto dipinto più costoso della storia mai venduto all’asta, piazzandosi tra un Cezanne e un Gauguin.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 12:58:46 +0000
Mondo a cura di F. Q.
Ucraina, quello di Trump è l’unico piano di pace possibile? La diretta con Peter Gomez e Marco Pasciuti

Ucraina, quello di Trump è l’unico piano di pace possibile? Alle 15.45 torna la diretta con Peter Gomez sui fatti di giornata, oggi con Marco Pasciuti

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 12:53:20 +0000
Politica a cura di F. Q.
Violenza sulle donne, Roccella: “Lieve calo, ma l’educazione non c’entraâ€. E Nordio: “Dna dei maschi non accetta paritàâ€

Gli interventi e le dichiarazioni rilasciate dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e dalla ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, in occasione della Conferenza internazionale di alto livello contro il femminicidio che si è tenuta a Roma, hanno riacceso il dibattito sul tema della violenza contro le donne e in particolare sul ruolo dell’educazione sessuale e affettiva, suscitando immediate reazioni da parte delle opposizioni.

“Mi sono sempre chiesto, da modesto studioso anche di storia, come mai siamo arrivati a questa prevaricazione continua, ininterrotta, secolare, millenaria, dell’uomo nei confronti della donna: è una risposta se vogliamo un po’ darwiniana della legge del più forte”, ha detto il Guardasigilli. “Nei primordi il solo criterio di superiorità era quello della forza fisica, muscolare, di cui la natura ha dotato i maschietti in misura maggiore rispetto alle femminucce”. Condizione che avrebbe portato a una “sedimentazione anche nella mentalità dell’uomo, intendo proprio del maschio, che è difficile da rimuovere”. Nonostante l’uomo oggi debba accettare “questa assoluta parità formale e sostanziale nei confronti della donna, nel suo subconscio, nel suo codice genetico trova sempre una certa resistenza”. Per Nordio serve intervenire “con le leggi, con la repressione, con la prevenzione. Ma è soprattutto sull’educazione, cercare di rimuovere dalla mentalità del maschio questa sedimentazione millenaria di superiorità che si è tradotta e continua a tradursi in atti di violenza”. Ha però precisato che “è necessaria l’educazione in famiglia, fatta con l’esempio, prima ancora che con le belle parole: serve un’educazione che cominci dall’infanzia e dalla famiglia”.

A mettere più nettamente in discussione l’educazione sessuo-affettiva, a partire da quella di cui potrebbero occuparsi le scuole, è stata invece la ministra Roccella, per cui è possibile “parlare di educazione sessuo-affettiva, ma lateralmente” ha detto a margine della conferenza. “Se vediamo i Paesi dove da molti anni è un fatto assodato, come per esempio la Svezia, notiamo che non c’è correlazione con la diminuzione di femminicidi. La Svezia ha più violenze e più femminicidi”. Ha quindi concluso che “non c’è una correlazione fra l’educazione sessuale nella scuola e una diminuzione delle violenze contro le donne”. E invitato a concentrarsi su “strumenti veramente efficaci se non vogliamo essere ideologici nei confronti della violenza contro le donne”, per la quale, ha detto la ministra, “c’è stata una piccola diminuzione”, indice che la strada intrapresa dal governo “è quella giusta”.

“Imbarazzanti. Solo così si possono definire le parole di Nordio e Roccella. Il ministro della Giustizia, che parla della violenza contro le donne come di una ‘tarà maschile, e la ministra per le Pari opportunità, che sostiene che l’educazione non serva a contrastare i femminicidi, stanno insultando tutte donne che ogni giorno chiedono rispetto e pari opportunità”, ha dichiarato la presidente dei deputati di Italia Viva, Maria Elena Boschi. “Il governo Meloni? Benvenuti nel Medioevo! Questi sono i ministri che governano l’Italia. Da chi (Nordio, ndr) difende Gelli, capo della loggia massonica eversiva P2 che proponeva la separazione delle carriere, alla ministra Roccella che non vuole educare i giovani a scuola. E se non lo fa la scuola, chi dovrebbe farlo? La strada?”, ha dichiarato Angelo Bonelli di AVS e co-portavoce di Europa Verde. Per il M5s è “gravissimo che Nordio riduca la violenza di genere alla sedimentazione genetica: è invece frutto di scelte tollerate”, hanno scritto in una nota le parlamentari del Movimento 5 Stelle nella Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere Stefania Ascari, Anna Bilotti, Alessandra Maiorino e Daniela Morfino. Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd, ha contestato Roccella, giudicando le sue dichiarazioni “fuorvianti e non supportate da un’analisi seria dei dati”. Manzi ha ribadito che i percorsi di educazione al rispetto e al consenso sono “una parte essenziale delle strategie di prevenzione, non certo un orpello marginale”. Concludendo che “è sbagliato rappresentare l’educazione sessuo-affettiva come un’operazione ideologica”.

Sempre alla Conferenza di Roma, sulle iniziative legislative è intervenuta la ministra per le Riforme Istituzionali, Maria Elisabetta Alberti Casellati. “Insieme al ministro Roccella e al presidente Semenzato stiamo lavorando a un testo unico sulla prevenzione e violenza di genere, per raccogliere in un documento di immediata accessibilità tutte le norme esistenti a tutela delle donne”. Casellati ha insistito poi sulla necessità di cambiare l’approccio comunicativo dei media sui casi di violenza: “Parlare di ‘amore malato‘ è un errore gravissimo, un’attenuante linguistica che diventa quasi una forma di resa culturale. Non possiamo più permetterla. Non c’è amore dove c’è dominio”.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 12:48:45 +0000
Mondo a cura di Valerio Cattano
Concorrenza sleale, un tribunale di Madrid condanna Meta a pagare 542 milioni di euro ai media spagnoli

Il giudice Teodoro Ladròn Roda che ha presieduto la sezione numero 15 del Tribunale commerciale di Madrid ha emesso ieri una sentenza che ha fatto felici i media spagnoli e molto meno Mark Zuckerberg, a capo del colosso che raggruppa social come Facebook, Whatsapp e Instagram. Il magistrato accolto il ricorso di 80 giornali, condannando Meta, che in Europa ha sede in Irlanda, a pagare 542 milioni di euro. Per il giudice Roda, la motivazione di concorrenza sleale avanzata dai media iberici è corretta.

La causa intentata dall’Associazione dei Media d’Informazione (AMI) è durata due anni: entro 20 giorni, Meta potrà impugnare la sentenza e i suoi portavoce hanno già dichiarato che lo faranno, manifestando la loro contrarietà: “Non siamo d’accordo con la decisione del tribunale e faremo ricorso. Si tratta di una causa infondata che ignora deliberatamente il funzionamento del settore della pubblicità online. Meta rispetta tutte le leggi e ha fornito informazioni trasparenti per consentire agli utenti di controllare la propria esperienza con i nostri serviziâ€.

In 59 pagine, il tribunale spagnolo scrive che le aziende di Zuckerberg hanno ottenuto un “vantaggio competitivo†utilizzando in modo non corretto i dati di milioni di utenti per la “vendita di pubblicità personalizzataâ€. Questo vantaggio a parere degli autori del ricorso mette a rischio sia “la sostenibilità dei media†che “il diritto all’informazione dei cittadini spagnoliâ€. In base alle direttive di Bruxelles, per l’attività commerciale messa in piedi da Meta è necessario il consenso degli utenti, e questa autorizzazione – secondo la denuncia – tra la fine di maggio 2018, quando è entrato in vigore il Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) e luglio 2023, anno in cui è stata intentata la causa, non è mai stata richiesta.

Il giudice ha dato ragione ai media spagnoli e riferendosi a Meta scrive così: “Il suo fallimento risiede nel modo in cui ha ottenuto e utilizzato i dati personali, in particolare nella violazione del Gdpr durante il periodo di riferimento. È inaccettabile affermare che normative eccessive soffochino il suo modello di business, concepito per economie con maggiore libertà imprenditoriale […]. Meta deve adattarsi al Gdpr, non il contrario. Un mercato di 450 milioni di persone nell’UE giustifica certamente questo sforzoâ€.

Per quel che riguarda la ripartizione della multa, queste le indicazioni del magistrato, come riportato da El Pais: 479 milioni di euro agli editori di giornali e le società che detengono i diritti pubblicitari, più 60 milioni di euro di interessi; 2,5 milioni di euro come risarcimento all’agenzia di stampa Europa Press, più 328.000 euro di interessi; oltre 14.000 euro di risarcimento a Radio Blanca.

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Data articolo:Fri, 21 Nov 2025 12:47:55 +0000

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