NEWS - prima pagina - NEWS - politica - NEWS meteo

Cliccando su i link posti di seguito, si aprirà la pagina delle news relativa al titolo del link stesso


News ilfattoquotidiano.it

News ilfattoquotidiano.it

#news #ilfattoquotiano.it

Giustizia a cura di F. Q.
Caso Michele Prestipino, l’inchiesta di Caltanissetta verso Roma dove il magistrato è stato aggiunto e capo

A Michele Prestipino, procuratore Dna indagato per rivelazione del segreto d’ufficio dalla procura di Caltanissetta, viene contestata anche l’aggravante di aver favorito la mafia. Una contestazione che sa quasi di beffa se si considera il curriculum del magistrato che ha legato il suo nome ad alcune delle più rilevanti inchieste di mafia condotte a Palermo tra la metà degli anni ’90 e i primi anni 2000. L’indagine comunque verrà trasmessa alla Procura di Roma, dove Prestipino è stato aggiunto e poi capo per breve tempo. I magistrati nisseni, che ieri hanno preso atto della scelta di Prestipino di avvalersi della facoltà di non rispondere, sanno di non avere la competenza sull’inchiesta e avrebbero fatto solo i primi atti con l’intenzione di girare il fascicolo ai colleghi romani.

Una questione, quella relativa a chi debba proseguire l’indagine, complicata da una giurisprudenza che assegna alla Procura della Capitale le inchieste sui magistrati della Dna che prima, come da codice, venivano trasmesse a Perugia, sede competente per gli accertamenti sui colleghi romani. Dopo una sentenza della Cassazione – che poi ha portato l’inchieste sugli accessi alle banche dati della Dna a Roma – a indagare i magistrati Dna devono essere gli inquirenti di Piazzale Clodio. A sottolineare i dubbi sulla possibilità che l’inchiesta fosse fatta a Caltanissetta era stato ieri lo stesso legale di Prestipino, l’avvocato Placanica, che ha anche sollevato perplessità sulle utilizzabilità delle intercettazioni da cui tutto nasce.

Il fascicolo è stato aperto, infatti, a seguito dell’intercettazione di una conversazione tra Prestipino, Gianni de Gennaro, ex capo della polizia e ora presidente di Eurolink, il general contractor per la progettazione e la costruzione del ponte sullo Stretto, e Francesco Gratteri, consulente della società per le questioni legate alla sicurezza. I pm nisseni stavano “ascoltando” De Gennaro nell’ambito di una tranche delle indagini sull’agenda rossa scomparsa di Paolo Borsellino e su eventuali coperture istituzionali nel depistaggio dell’inchiesta sulla strage di via D’Amelio. Appreso dell’incontro con Prestipino, hanno avvertito il capo della Dna Gianni Melillo, decidendo di intercettare le conversazioni dell’aggiunto e dei due superpoliziotti. Nel corso del pranzo, secondo Caltanissetta, Prestipino avrebbe rivelato, “notizie gravemente pregiudizievoli per le indagini di più uffici distrettuali”.

In particolare l’aggiunto avrebbe parlato in dettaglio di vicende investigative relative agli interessi della ‘ndrangheta sul Ponte. “Vi sono concreti elementi – hanno scritto martedì i pm nisseni in una nota – per ritenere che il dottore Gratteri, anche per conto del dottore De Gennaro, avrebbe già avvisato del corso delle indagini medesime alcuni protagonisti della vicenda”. Il riferimento sarebbe ad altri addetti alla sicurezza della società del Ponte.

Dal 2008 Prestipino era passato alla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria come procuratore aggiunto, affrontando le nuove strategie della ‘ndrangheta. Poi il trasferimento alla Procura di Roma, dove ha guidato la sezione antimafia e successivamente l’intero ufficio, dopo il pensionamento di Giuseppe Pignatone.

Nel marzo 2020, in piena bufera giudiziaria legata al “caso Palamaraâ€, Prestipino fu nominato procuratore capo di Roma dal CSM. Una nomina contestata e, in seguito, annullata dalla giustizia amministrativa. Da gennaio 2022 è tornato a ricoprire il ruolo di procuratore aggiunto. Oltre alla toga, Prestipino ha svolto anche attività accademica e divulgativa, tenendo conferenze e lezioni sulla criminalità organizzata e sulla corruzione, in Italia e all’estero, e collaborando a pubblicazioni con giornalisti e colleghi magistrati.

L'articolo Caso Michele Prestipino, l’inchiesta di Caltanissetta verso Roma dove il magistrato è stato aggiunto e capo proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Wed, 30 Apr 2025 18:14:03 +0000
Cronaca a cura di Francesco Antonio Grana
Lo strano caso del cardinal Ouédraogo, diventato un anno più giovane pur di entrare in conclave

Ringiovanito per entrare in conclave. È quello che è avvenuto al cardinale Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso. La sua età è variabile. Ovvero, nell’Annuario Pontificio 2024 risulta essere nato il 25 gennaio 1945. Quindi avrebbe già compiuto 80 anni prima dell’inizio della Sede Vacante del 2025 e ciò lo renderebbe automaticamente un cardinale non elettore nel conclave che inizierà il 7 maggio 2025. Ma, ed è qui il colpo di scena, nell’Annuario Pontificio 2025 la sua data di nascita è improvvisamente diventata 31 dicembre 1945. Quindi, ringiovanendo di un anno e avendo ufficialmente 79 anni, per lui si apriranno le porte della Cappella Sistina e sarà, dunque, uno dei 133 cardinali elettori chiamati a eleggere il successore di Francesco.

In Vaticano fanno notare che, quando è stato stampato il nuovo Annuario Pontificio, ovvero il 20 febbraio 2025, non si pensava a un’imminente Sede Vacante e, quindi, la correzione anagrafica è stata fatta dalla Segreteria di Stato, che cura la pubblicazione del volume, senza pensare allo status di elettore o non del porporato africano. La carta d’identità di Ouédraogo segna come data di nascita il 31 dicembre 1945. Si tratta, però, di quella che l’anagrafe del Burkina Faso assegnava a tutti i bambini di cui non si conosceva l’esatta data di nascita. Il porporato ha fornito una spiegazione: “Nel mio villaggio non c’erano né scuole, né ospedali. Così sono nato in casa e non mi è stata data alcuna data di nascitaâ€.

Nel 1973, però, ordinato sacerdote, a Ouédraogo fu chiesto di fornire una data di nascita e, in modo del tutto “casualeâ€, come ha raccontato lui stesso, optò per il 25 gennaio 1945. Il porporato, nominato cardinale da Francesco nel suo primo concistoro, nel 2014, non ha voluto precisare il motivo della modifica della sua data di nascita nell’Annuario Pontificio. Modifica, evidentemente, fatta proprio su sua richiesta alla Segreteria di Stato. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, si è limitato a dire: “È possibile che sia arrivato un documento d’identitàâ€.

Ouédraogo non è l’unico porporato ringiovanito alla vigilia del conclave e quindi diventato improvvisamente elettore. Stessa fortuna, infatti, è toccata anche a John Njue, arcivescovo emerito di Nairobi, capitale del Kenya. Nell’Annuario Pontificio 2023 risulta essere nato nel 1944, senza un giorno preciso, mentre in quello del 2024 la sua data di nascita è diventata 1 gennaio 1946. Data confermata anche nell’Annuario Pontificio 2025. Così, ritornato 79enne, anche lui potrà votare il successore di Bergoglio nella Cappella Sistina. Njue ha ricevuto la berretta rossa da Benedetto XVI nel concistoro del 2007. C’è chi si domanda se i voti dei due porporati africani, considerati conservatori, saranno determinanti nell’elezione del nuovo Papa. Difficile prevederlo, ma una cosa è certa: con 133 elettori e una maggioranza di 89 voti per la fumata bianca, il quorum più alto della storia, ogni voto può essere molto prezioso.

L'articolo Lo strano caso del cardinal Ouédraogo, diventato un anno più giovane pur di entrare in conclave proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Wed, 30 Apr 2025 18:02:33 +0000
Politica a cura di F. Q.
Terzo mandato, De Luca ironizza: “Io capolista? Intanto sono in concorrenza con Trump per il papatoâ€

“Il campo largo in crisi? Non conosco il significato di questa espressione oscena”. Così Vincenzo De Luca, rispondendo a una domanda dei giornalisti a margine della presentazione dell’edizione 2025 del “Ravello Festival”.

De Luca commenta con ironia anche la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato la legge sul cosiddetto terzo mandato e l’ipotesi di presentare una sua lista e candidarsi come consigliere di questa lista civica in tutte le province: “Perché solo capolista? Intanto sono in concorrenza con Trump per il papato“. “Verifichiamo se è possibile candidarsi non solo come capolista – prosegue – stiamo aspettando la motivazione della sentenza dell’altissima Corte”. De Luca assicura che “sicuramente si completerà il programma di questo governo regionale”. A guida della Campania, aggiunge infine, “non dobbiamo avere molluschi, è la sfida amministrativa più difficile d’Italia”.

L'articolo Terzo mandato, De Luca ironizza: “Io capolista? Intanto sono in concorrenza con Trump per il papato” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Wed, 30 Apr 2025 17:54:25 +0000
Giustizia a cura di F. Q.
Strage Monreale, Calvaruso: “Pentito, chiedo scusa. Ho esaurito il caricatoreâ€. Il gip di Palermo convalida il fermo

“Mi trovavo sul posto ed è degenerata una lite. Sono stato colpito con colpi di casco stavo provando a fuggire con il mio motore ma sono stato aggredito. Sono caduto. Ho provato a scappare di nuovo e ho preso la pistola con tanta paura, non vorrei mai capitasse una cosa del genere sono pentito di tutto quello che è successo. Ho sparato tre colpi. In caserma ho detto di non ricordare quanti colpi avevo sparato. In questi giorni ho riflettuto ed ho ricordato che ho sparato tre colpi. Chiedo scusa a tutti i familiari per quello che è successo”. Queste le parole di Salvatore Calvaruso, accusato di aver ucciso tre ventenni durante una rissa, al giudice per le indagini preliminari di Palermo.

La versione del fermato – “Ricordo che sono caduto per terra e mentre ero ancora per terra altre persone hanno cominciato ad aggredirmi con calci e pugni. Mi sono rialzato e ho provato a scappare, cadendo di muovo, mi sono alzato ancora una volta e sono salito sullo scooter per andare via ma sono stato aggredito di nuovo e sono caduto per terra con lo scooter quindi a quel punto, dal borsello di colore scuro che indossavo ho estratto una pistola semiautomatica che avevo rinvenuto qualche giorno prima per strada all’interno del mio quartiere, e ho cominciato a sparare all’indirizzo di questi 3/ 4 ragazzi che in quel momento mi stavano aggredendo”. Al gip, che ne riporta la testimonianza nella misura cautelare e che ha convalidato il fermo, il 19enne ha detto di essersi difeso con un’arma trovata per strada. “Non sono in grado di dire quanti colpi ho esploso ma ho esaurito il caricatore, posso solo affermare che contestualmente ho sentito altri colpi di pistola ma non sono in grado di dire chi altro ha sparato“.

Il gip: “Disinvoltura e spregiudicatezza” – Il gip parla di “personalità negativa dell’indagato, desunta non soltanto dalla oggettiva gravità della condotta, ma anche dalla disinvoltura e spregiudicatezza con cui Calvaruso – nonostante la giovanissima età – deteneva illegalmente la pistola portandola in luogo pubblico, gremito di persone, custodendola incautamente in un borsello. Dopo l’azione criminosa – spiega sottolineando anche le contraddizioni nelle versioni date dal ragazzo – Calvaruso si attivava efficacemente (non essendo stati ancora rinvenuti né il telefono cellulare né la pistola) per sviare le indagini, sottrarsi alle ricerche e garantirsi l’impunità”.

Le ricerche – Intanto proseguono le ricerche da parte dei carabinieri delle armi, probabilmente sono due considerato la quantità di colpi sparati almeno una ventina, usate nella strage di Monreale, la notte tra sabato e domenica scorsi, con tre ragazzi ammazzati: Salvatore Turdo, Massimo Pirozzo e Andrea Miceli. Per gli investigatori Calvaruso non avrebbe potuto esplodere tutti quei colpi, alcuni finiti sulle fioriere davanti ai negozi, sulle auto e sui muri nella zona della sparatoria. I militari ancora in queste ore stanno passando al setaccio la zona di Monreale. Il fermato non ha fatto cenno né ai complici, né tanto meno ha riferito dove ha gettato la pistola e il cellulare che non sono stati trovati. Quello che è certo che non era da solo a Monreale, ma con un gruppo di amici.

Il testimone – “Intorno a mezzanotte notavamo un gruppo di ragazzi, circa 9 a bordo di scooter. Credo fossero 5 scooter che ad un certo decidevano di andare via. Uno di questi che si trovava a bordo di un Liberty bianco, per fare lo sborone all’improvviso accelerava a tutto gas rischiando di investire me e altri miei amici. Il mio amico Salvatore Turdo, immediatamente con tono acceso gli diceva perché non vai più piano? A questo punto il conducente del Liberty si posizionava proprio davanti a me e a Turdo. Infatti dopo aver messo il cavalletto allo scooter, scendeva e unitamente ad altri due ragazzi ci accerchiavano” ha raccontato un testimone.

I colpi dopo la scazzottata – A questo punto – ha raccontato il testimone – Andrea Miceli, altra vittima “ha deciso di avvicinarsi per calmare gli animi, ma gli è stato detto :’ma tu cu minchia sì'”. Miceli avrebbe risposto con le stesse parole e il ragazzo lo avrebbe colpito “ripetutamente al volto con il proprio casco vicino la banca. “Immediatamente – ha proseguito – si scatenava una rissa. Ci sono stati calci, pugni e spintoni. Credo che questa colluttazione sia durata circa 2 minuti al massimo. Finita la scazzottata, ho sentito esplodere dei colpi di arma da fuoco. Non so come si chiamasse il soggetto che aveva con sé l’arma, ma questo era a bordo di un ciclomotore BMW GS nero vecchio modello, il quale sparava alcuni colpi in aria dallo stesso mezzo. Questo soggetto, che sparava mi ricordo fosse basso e magro, mentre il conducente era alto circa 190cm, con barba folta nera, entrambi indossavano il casco. Posso dirvi che sono stati esplosi molti colpi d’arma da fuoco anche quasi in simultaneo e ciò mi ha fatto pensare che ci fossero più armi. I colpi erano troppo ravvicinati”.

“Inoltre un mio compaesano – ha spiegato – mentre eravamo all’ospedale mi ha raccontato di aver sentito che il conducente del BMW GS riferiva al passeggero di non mirare in aria, ma di sparare proprio sulla folla”. “Io personalmente dopo la rissa, durata pochi minuti, prendevo il mio scooter e mi spostavo in piazza ma poco dopo aver parcheggiato sentivo i colpi d’arma da fuoco e in lontananza vedevo gente che scappava. Pertanto mi avvicinavo nuovamente al Bar 365 e prima di arrivarci, vedevo Turdo che cadeva a terra e successivamente Pirozzo pieno di sangue“.

Saranno celebrati il 2 maggio nella Cattedrale di Monreale, alle 10.30, i funerali dei tre giovani monrealesi uccisi nel corso di una sparatoria il 27 aprile. Il Comune di Monreale si è fatto carico dei funerali di Massimo Pirozzo, Salvo Turdo e Andrea Miceli, “un gesto di vicinanza alle famiglie coinvolte da un così grave e inaspettato lutto”.

L'articolo Strage Monreale, Calvaruso: “Pentito, chiedo scusa. Ho esaurito il caricatore”. Il gip di Palermo convalida il fermo proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Wed, 30 Apr 2025 17:08:25 +0000
La7 a cura di F. Q.
Caracciolo a La7: “Trump e Zelensky hanno mandato a passeggiare Macron. Si vede dal labialeâ€

La foto di Zelensky e Trump nella Basilica di San Pietro è indubbiamente simbolica e un colpo da maestro del Vaticano, che è riuscito a mettere insieme questi due. Tra l’altro, questi due hanno praticamente mandato a passeggiare Macron. Il presidente francese dice che quella sedia era dell’interprete ma, a quanto pare, il labiale di Trump diceva: ‘Per cortesia, lasciaci in pace’“. Lo rivela a Dimartedì (La7) il direttore di Limes, Lucio Caracciolo, smentendo la versione che Emmanuel Macron ha dato, in una intervista a Paris Match, sul giallo della terza sedia che era stata posizionata per il faccia a faccia tra Trump e Zelensky prima dei funerali di Papa Francesco.
“Hanno tolto la sedia dell’interprete perché Zelensky preferiva parlare in ingleseâ€, ha affermato Macron, ma secondo un esperto di lettura del labiale, interpellato dal Telegraph, il presidente americano avrebbe intimato all’omologo francese di andarsene (“Non dovresti essere qui”).

Caracciolo sottolinea: “Cosa è cambiato dopo quella foto? Il problema è che noi stiamo qualificando delle conversazioni pubbliche come negoziati, che però non si fanno così. Quindi, la speranza, per chi almeno spera in una forma di cessate il fuoco, è che dietro queste scenografie poi si negozi veramente. Sicuramente lo si fa, però questo tipo di spettacolo alla fine non serve a nessuno. Forse serve a Trump fare questo tipo di pubblicità”.
Bordata del giornalista alla Ue: “L’Europa non esiste, ditemi qual è l’indirizzo allora. Ci sono 27 paesi che, tra l’altro, nella guerra in Ucraina, come su qualsiasi altro dossier di un qualche rilievo, hanno più o meno 27 posizioni diverse”.

Circa il governo Meloni, altrettanto dura è l’opinione del direttore di Limes:Meloni ponte tra Ue e Usa? Questo lo sostiene il suo governo. A me francamente parrebbe un po’ strano che l’Italia potesse mediare tra la Germania, la Francia e l’America. In realtà, ognuno si muove ormai per conto suo e in questo momento i rapporti dell’Italia con l’America sono migliori dei rapporti con qualsiasi altro paese al mondo”.
“Anche degli altri paesi europei?”, chiede Floris.
“Soprattutto degli altri paesi europei – risponde Caracciolo – perché noi non ci fidiamo di loro e loro non si fidano di noi”.

Nel finale, Floris chiede al giornalista il motivo per cui Giorgia Meloni era assente nella foto che immortala Macron, Zelensky, Trump e Starmer.
Questa è una domanda che andrebbe fatta al cardinale Parolin – risponde scherzosamente Caracciolo – In realtà, qui siamo di fronte al protagonista della guerra in Ucraina e a tre possessori di bomba atomica. Noi no“.

L'articolo Caracciolo a La7: “Trump e Zelensky hanno mandato a passeggiare Macron. Si vede dal labiale” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Wed, 30 Apr 2025 17:03:28 +0000
Mondo a cura di F. Q.
A fuoco boschi e vegetazione intorno a Gerusalemme: le prime immagini dopo l’appello di Hamas

Gerusalemme brucia. I boschi e la vegetazione attorno alla città sono in fiamme dopo l’appello pubblicato da Hamas su Telegram. Hamas nel messaggio incoraggia i palestinesi “liberi” a “bruciare tutto ciò che possono: boschi, foreste e case dei coloni”. “I giovani della Cisgiordania, di Gerusalemme e quelli di Israele hanno dato fuoco alle loro auto…Gaza attende la vendetta dei liberi”, ha scritto Hamas. In precedenza, in un post su Telegram, Jenin News Network ha invitato i palestinesi a “bruciare i boschi vicino agli insediamenti”. Già da questa mattina sono in corso incendi giganteschi sulle colline di Gerusalemme che hanno provocato la dichiarazione di “emergenza nazionale”

L'articolo A fuoco boschi e vegetazione intorno a Gerusalemme: le prime immagini dopo l’appello di Hamas proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Wed, 30 Apr 2025 16:52:23 +0000
Scienza a cura di F. Q.
Scoperto un meccanismo chiave che fa evolvere la leucemia cronica in sindrome di Richter

È stato identificato un meccanismo fondamentale nella trasformazione della leucemia linfatica cronica in un linfoma particolarmente aggressivo e resistente alle terapie convenzionali denominato sindrome di Richter.
Lo studio è stato condotto dal professor Paolo Sportoletti e dal gruppo di ricercatrici e ricercatori che lavorano per la sezione di Ematologia del dipartimento di medicina e chirurgia dell’Università di Perugia. La ricerca ha beneficiato del finanziamento della Fondazione Airc e si è svolta in collaborazione con il gruppo guidato dal professor Paolo Prospero Ghia dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano.

Il meccanismo individuato – spiega l’ateneo perugino in una sua nota – consiste nella perdita del gene Bcor, che attiva la proteina Notch1, la quale a sua volta causa la trasformazione della leucemia cronica in sindrome di Richter. In conseguenza di queste alterazioni, inoltre, l’ambiente intorno al tumore cambia secondo una modalità che aiuta le cellule tumorali a crescere, proliferare e nascondersi dal sistema immunitario.

“Il modello murino che abbiamo sviluppato ci consente di comprendere meglio come una delle forme di leucemia più diffuse nel mondo occidentale possa evolvere in una forma più grave”, spiega Sportoletti. “Questa scoperta – sottolinea ancora – potrebbe aprire la strada a nuove potenziali terapie mirate a contrastare la trasformazione della leucemia linfatica cronica nella più grave sindrome di Richter, intervenendo sia sulle cellule tumorali che sull’ambiente che le circonda. Abbiamo trovato un punto debole nelle cellule malate e cercheremo di usarlo per creare farmaci più efficaci contro questa complicanza della leucemia”.

Nel lavoro pubblicato, inoltre, si dà conto dell’uso di un farmaco in grado di inibire la proteina Notch1, ottenendo una significativa riduzione delle cellule tumorali in un modello preclinico della malattia. Lo studio “rappresenta – sottolinea la nota – un passo avanti significativo nella comprensione della sindrome di Richter e dimostra ancora una volta l’eccellenza del centro di Perugia, attualmente diretto dalla professoressa Maria Paola Martelli, quale punto di riferimento nella lotta contro le malattie ematologiche a livello nazionale e internazionale”.

L'articolo Scoperto un meccanismo chiave che fa evolvere la leucemia cronica in sindrome di Richter proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Wed, 30 Apr 2025 16:33:13 +0000
Scienza a cura di F. Q.
“L’attività fisica può aiutare anche contrastare gli effetti dannosi dei trattamenti anti-cancroâ€

Che muoversi fosse salutare era noto, ma l’attività fisica può aiutare anche contrastare gli effetti dannosi dei trattamenti anti-cancro, come le conseguenze a carico del cuore o dei nervi e la cosiddetta ‘nebbia mentale, un effetto spesso associato alla chemioterapia. È l’ipotesi che sostiene uno studio coordinato da ricercatori dello Shengjing Hospital di Shenyang, in China, pubblicato sul British Journal of Sports Medicine.

Il tema dell’esercizio fisico per le persone colpite da tumore è stato a lungo dibattuto: sottoposti spesso a terapie debilitanti i pazienti, in alcuni casi, hanno poca energia. Oggi, spiegano i ricercatori, l’attività fisica “è considerata sicura e raccomandata a tutte le persone affette da cancro”. Per esempio, continuano, “l’American Society of Clinical Oncology raccomanda che le persone affette da cancro integrino esercizi aerobici e di resistenza“.

Lo studio ha passato in rassegna 80 ricerche effettuate tra il 2012 e il 2024 analizzandole congiuntamente e confermando che, nelle persone che eseguono attività fisica, si riscontra una minore presenza di danno cardiaco e nervoso associato alla chemioterapia, minore frequenza di nebbia mentale e difficoltà respiratorie rispetto a ciò che si osserva in chi non esegue esercizio fisico. Migliori anche alcuni indicatori dello stato di salute, come quelli legati all’infiammazione o al metabolismo. Tra chi svolge attività fisica, inoltre si riscontra una migliore qualità del sonno, un maggior benessere psicologico, una più intensa vita sociale con un conseguente aumento della qualità di vita. “In conclusione, questo studio rafforza l’efficacia dell’integrazione dell’esercizio fisico nei protocolli di trattamento del cancro”, concludono i ricercatori che, tuttavia, precisano che sarebbe opportuno condurre ulteriori studi per chiarire i meccanismi da cui derivano questi benefici e per poter giungere a una “prescrizione dell’esercizio fisico personalizzate in base al tipo di cancro, alla fase del trattamento, alla tipologia di attività fisica e alle caratteristiche individuali”.

L'articolo “L’attività fisica può aiutare anche contrastare gli effetti dannosi dei trattamenti anti-cancro” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Wed, 30 Apr 2025 16:20:48 +0000
Lavoro a cura di F. Q.
Morti sul lavoro, Calderone: “Fatto più che in 10 anniâ€. Ma l’efficacia non c’è e gli ispettori sono diminuiti

In conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ha dichiarato che sul fronte della sicurezza sul lavoro, “nell’arco degli ultimi due anni abbiamo adottato il maggior numero di interventi, sia legislativi che amministrativi, rispetto a quanto fatto nei cinque, sei, dieci anni precedenti“. Interventi come la cosiddetta patente a crediti nel settore dell’edilizia, rivendicata anche oggi dalla ministra che ha indicato l’obiettivo di estenderla ad altri settori. E tuttavia gli effetti sulla sicurezza non si vedono, anzi. I dati recenti e le analisi di sindacati ed esperti raccontano una storia differente. Secondo i dati Inail, nel 2024 si sono registrati 1.090 decessi per infortuni sul lavoro, in aumento del 4,7% rispetto ai 1.041 del 2023. Anche gli infortuni mortali avvenuti direttamente “sul luogo di lavoro” sono aumentati e quelli “in itinere” (durante il tragitto casa-lavoro) hanno visto un incremento del 17,2%. E quest’anno non va meglio: i primi due mesi del 2025 hanno registrato 97 morti, sei in più rispetto allo stesso periodo del 2024.

La patente a crediti – Dopo che la maggioranza aveva provato a rinviarne l’avvio, è stata introdotta il primo ottobre scorso per il settore edile dopo la strage del cantiere Esselunga a Firenze, ed è uno degli interventi chiave citati sempre dal governo. Che la difende affermando che le attività ispettive mostrano come abbia contribuito a “fare chiarezza” e ad evidenziare la necessità di essere regolari in termini di sicurezza e fisco per ottenerla. Nonostante sia potenzialmente applicabile a centinaia di migliaia di imprese edili, a quasi cinque mesi dalla sua entrata in vigore, le cifre parlano di pochi controlli rispetto alla platea potenziale: dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) indicano circa 8.800 aziende ispezionate in edilizia per sicurezza da novembre 2024, con un numero minimo di irregolarità rilevate in merito alla patente. Tutti virtuosi? Le critiche sottolineano che finora non si registrano decurtazioni di punti, e che il meccanismo che permette il recupero dei crediti tramite corsi di formazione e la lunga attesa per l’accertamento definitivo (come in caso di infortunio mortale che richiede la condanna della magistratura) ne riducono l’efficacia deterrente. La Cgil sostiene che gli effetti, se ci saranno e solo nell’edilizia, “si vedranno fra 2-3 anni” e che la misura è vista come parte di un sistema che lascia “mano libera alle imprese di fare quello che credono per aumentare il profitto”.

L’attività di vigilanza – Nonostante l’aumento del numero di accessi ispettivi registrati nel 2024 (+42%) e un alto tasso di irregolarità riscontrate (74% delle aziende, con un aumento del 127% delle violazioni in materia di salute e sicurezza), i sindacati di categoria e gli stessi ispettori hanno attaccato le nuove direttive per l’Inl perché, dicono, “compromettono la funzione stessa della vigilanza”. Il metodo di valutazione basato su target numerici per gli accessi brevi incentiverebbe la ricerca di “sommerso”, spesso a scapito di piccoli artigiani e commercianti, tralasciando gli accertamenti complessi su grandi aziende, appalti e subappalti, orario di lavoro e sicurezza, dove spesso si annidano i problemi più gravi. Come gli ispettori hanno più volte spiegato al Fatto, “chi ce lo fa fare di indagare poi gli appalti e i subappalti, la corretta applicazione del contratto, dell’orario di lavoro che tanto incide sulla sicurezza?”. E intanto il personale diminuisce: da 4.768 a fine 2023 a 4.585 a fine 2024. Nonostante i piani di nuove assunzioni (1.600 nel triennio 2024-2026), si segnala una scarsa attrattività del ruolo dovuta a salari e indennità ritenuti bassi a fronte delle responsabilità. L’Anmil (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati ed Invalidi del Lavoro) definisce “insufficienti” 4.500 ispettori per vigilare su circa 5 milioni di aziende.

Il dlgs 103/2024 – Il decreto legislativo sulla “Semplificazione dei controlli sulle attività economiche”, in vigore da agosto 2024, basato sul principio di “fiducia nell’azione legittima”, è un altro intervento che ha suscitato dure polemiche, a partire da quelle sulla possibilità di sanare violazioni minori entro 20 giorni, riducendo di fatto l’efficacia delle ispezioni e incentivando comportamenti negligenti. Introdotta anche la possibilità di fornire in anticipo alle imprese da ispezionare l’elenco della documentazione necessaria, definita “assurda” dagli stessi ispettori, tanto che una circolare Inl ha dovuto poi chiarire che non si applica agli accertamenti non preavvisati. Un altro aspetto controverso è l’istituzione di un sistema volontario di certificazione del “rischio basso” da parte di organismi privati accreditati, che comporterebbe meno controlli per le aziende certificate. Francesca Re David, segretaria confederale della Cgil, lega queste norme ai tagli nella pubblica amministrazione e le definisce come “nuove norme che depotenziano i controlli”, criticando il “meccanismo premiante per chi fa le cose a norma di legge” in un sistema dove “si muore perché è stato costruito un sistema di insicurezza”. La Cgil, con un proprio quesito referendario, mira a reintrodurre la responsabilità solidale delle aziende committenti negli appalti, per responsabilizzare chi affida i lavori sui comportamenti delle imprese esecutrici.

L'articolo Morti sul lavoro, Calderone: “Fatto più che in 10 anni”. Ma l’efficacia non c’è e gli ispettori sono diminuiti proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Wed, 30 Apr 2025 16:15:28 +0000
Cronaca a cura di F. Q.
Giornalista di Fanpage denuncia: “Sono il secondo a essere spiatoâ€. Informato con una mail da Apple

“Sono il secondo giornalista di Fanpage ad essere stato spiato”. Con queste parole Ciro Pellegrino annuncia di essere stato vittima di un attacco hacker. Diversamente da quanto accaduto al direttore della testata, Francesco Cancellato, non è stato Meta ad avvisare il giornalista ma direttamente Apple, la casa costruttrice del suo telefonino. “Apple – recita il messaggio – ha rilevato un attacco spyware mercenario mirato contro il tuo iPhone. È probabile che questo attacco ti stia prendendo di mira specificamente per via della tua identità o delle tue attività”. Non è chiaro se lo spyware sia Graphite, il software di Paragon che era stato utilizzato per altre utenze italiane, tra cui proprio Cancellato e alcuni attivisti di Mediterranea. “Sono nato nel 1977 e ho iniziato a voler fare questo mestiere quando li avevo, vent’anni. È la prima volta che mi accade una cosa del genere. È una sensazione orribile” racconta il giornalista che spiega come gli sia prima arrivata una mail, poi un sms. Sono state fatte verifiche su questi messaggi e ne è stata confermata la veridicità.

Il messaggio – “Gli attacchi di spyware mercenari, come quelli che utilizzano Pegasus del gruppo NSO, sono eccezionalmente rari e molto più sofisticati delle normali attività dei criminali informatici o dei malware consumer. […]. La notifica di oggi viene inviata agli utenti interessati in 100 paesi e, ad oggi, abbiamo notificato utenti in oltre 150 paesi in totale. Il costo elevato, la sofisticatezza e la natura globale rendono gli attacchi di spyware mercenari tra le minacce digitali più avanzate attualmente esistenti”.

Le reazioni – “Gli episodi di spionaggio illegale stanno diventando una catena di eventi ormai infinita e sempre più inquietante, che dovrebbero allarmare tutti nel nostro Paese. Abbiamo avuto la vicenda torbida con attivisti delle Ong che hanno scoperto di avere il proprio telefono cellulare spiato con tecnologie all’avanguardia. Nessuna risposta chiara è arrivata e tutto è rimasto confinato in segrete stanze. E dello stesso tipo di spionaggio è stata vittima il direttore di Fanpage. E ancora oggi, a mesi di distanza, non si sa da chi e perché – afferma Nicola Fratoianni di Avs – E alla fine oggi si viene a sapere che anche un altro giornalista della stessa testata è stato spiato illegalmente. Non siamo più di fronte ad un caso o a qualche mela marcia. A chi dà fastidio il giornalismo d’inchiesta? A chi dà fastidio la redazione di Fanpage? Nessuna istituzione, a partire dal governo Meloni, a questo punto può continuare a far finta di niente – prosegue il leader di SI – perché siamo di fronte a troppi episodi che richiedono trasparenza e verità, a partire dall’individuazione dei responsabili. Il governo dovrà venire al più presto in Aula perché fornisca apertamente tutti gli elementi necessari per venire a capo di queste vicende, non accampi scuse o maldestre giustificazioni come ha fatto finora“.

L'articolo Giornalista di Fanpage denuncia: “Sono il secondo a essere spiato”. Informato con una mail da Apple proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Wed, 30 Apr 2025 16:14:59 +0000
Lavoro a cura di Chiara Brusini
Meloni festeggia la crescita dei salari reali (e schiva le domande sull’allarme di Mattarella). Ecco cosa non dice

Giorgia Meloni non partecipa alla conferenza stampa convocata subito dopo il consiglio dei ministri. Anche stavolta preferisce parlare al Paese via videomessaggio: alla vigilia del Primo maggio, vuole evitare domande sulle parole durissime arrivate martedì da Sergio Mattarella, che ha messo il dito nella piaga ricordando come i “salari insufficienti” siano “una grande questione per l’Italia”. E infatti la premier, nell’intervento registrato, cita il capo dello Stato solo per quanto riguarda la piaga delle morti sul lavoro. Sui salari sceglie con cura l’unico dato positivo: quelli reali – cioè corretti per l’inflazione – crescono, dice. “In controtendenza rispetto a quello che accadeva nel passato, con i precedenti governi”. Peccato che il governo non c’entri nulla: è semplicemente l’effetto del raffreddamento dei prezzi, che hanno interrotto la corsa iniziata dopo l’invasione russa dell’Ucraina con relativo impatto sul potere d’acquisto, e del contemporaneo rinnovo di alcuni contratti collettivi.

Aggrapparsi all’inversione di tendenza nell’andamento dei salari reali che si è registrata a partire dal 2024 dopo i crolli del 2022 e 2023 è un escamotage di cortissimo respiro. Perché da tempo i dati dell’Istat, dell’Ocse e dell’Organizzazione internazionale del lavoro segnano allarme rosso, come ricordano la Cgil e la Fondazione Di Vittorio nel Rapporto sul lavoro in Italia a dieci anni dal Jobs Act presentato oggi. Tra 1991 e 2023 i redditi da lavoro annuali a parità di potere d’acquisto sono scesi del 3,4%, mentre negli altri Paesi Ocse salivano in media del 30%. E va ancora peggio se il confronto parte dal 2008, anno di inizio della grande crisi finanziaria: da allora i salari reali medi in Italia sono diminuiti di quasi 9 punti percentuali, il dato peggiore tra i Paesi a economia avanzata del G20, mentre i cittadini di Germania e Francia incassavano un incremento rispettivamente del 14% e del 5% (vedi grafico sotto).

Il sindacato, nel documento messo a punto a poco più di un mese dai referendum dell’8 e 9 giugno, attribuisce molte responsabilità alla riforma del lavoro renziana di cui una delle consultazioni vuol cancellare gli ultimi lasciti. Il combinato disposto tra cancellazione dell’articolo 18, liberalizzazione dei contratti a termine e ampliamento dei confini del lavoro accessorio ha determinato “un circolo vizioso tra lavoro precario, bassi salari, bassa produttività e bassa crescita“, scrive la Cgil. “Siamo scivolati indietro rispetto alle maggiori economie europee”. Il pil pro capite italiano oggi è di 31mila euro, poco più alto – a prezzi costanti – di quello del 2000. A sua volta, la produttività per ora lavorata è poco sopra i livelli del 2000, anche a causa della caduta degli investimenti.

Ma, come spiega l’economista Andrea Garnero nel recente La questione salariale (Egea, 2025), firmato con il giornalista Roberto Mania, “i bassi salari che originano dal blocco della crescita sono diventati essi stessi un fattore di bassa crescita e produttività. Puoi abbassare i salari e fare tutti i contrattini che vuoi ma se ti metti a competere con la Cina, o con il Marocco o l’Albania sul terreno dei costi, finisci fuori gara”. Una spirale ulteriormente alimentata dalla forte diffusione del part time involontario, che si riflette in un aumento delle ore lavorate molto inferiore a quello degli occupati che nel frattempo hanno superato quota 24 milioni. Il 28% dei quali è a termine o a tempo parziale. In aggiunta, ammette la Cgil, “la copertura dei contratti di lavoro si è ridotta e si sono moltiplicati i ritardi nei rinnovi dei contratti di categoria, con perdite rilevanti in termini di adeguamenti salariali, specie negli anni di elevata inflazione”. In molti settori, “l’indebolimento del potere contrattuale del sindacato, anche per effetto della precarietà e frammentazione del lavoro, non è riuscito a evitare la caduta dei salari reali”. Il risultato è che una quota crescente di occupati vive in condizioni di povertà o rischia di finirci.

In questo quadro, il governo Meloni ha spiccato per inerzia. Dopo aver bocciato – con l’assist decisivo del Cnel di Renato Brunetta – la proposta delle opposizioni per l‘introduzione anche in Italia di un salario minimo legale, la maggioranza a fine 2023 ha approvato una delega in base alla quale il governo avrebbe dovuto entro la prima metà dello scorso anno adottare provvedimenti per garantire ai lavoratori una retribuzione proporzionata e sufficiente rafforzando la contrattazione collettiva. Ma è finita con un nulla di fatto: la ministra Elvira Calderone continua a ribadire l’intenzione di “spingere in direzione del rinnovo dei contratti nei settori dove tardano ad arrivare” ma la delega resta parcheggiata in Senato, inattuata, come ha ricordato la deputata dem Maria Cecilia Guerra. Silenzio tombale anche sulla direttiva europea sui salari minimi adeguati, che siano legali o contrattuali, mai recepita. E sono rimaste lettera morta pure le – pur debolissime – proposte del Cnel per risolvere il problema del lavoro povero: da misure ad hoc per settori deboli come logistica, vigilanza privata, multiservizi e turismo alla suggestione di un ddl costituzionale che abroghi i commi dell’articolo 39 della Costituzione sulla registrazione dei sindacati e la cruciale (mai attuata) misurazione della rappresentanza. La premier sembra ignorare il lungo elenco di occasioni mancate. E celebra l’operato dell’esecutivo che, sostiene, “anche quest’anno ha deciso di celebrare la festa dei lavoratori con i fatti“.

Le opposizioni vanno all’attacco: per Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle, Meloni “è andata a vivere su Marte, forse con l’aiuto di Musk. Avrà girato da lì il video pubblicato poco fa in cui esulta per l’aumento di stipendi e potere d’acquisto delle famiglie, per come va bene la dinamica dei salari degli italiani rispetto al resto d’Europa”. La segretaria del Pd, Elly Schlein, rincara: la proposta sul salario minimo “va subito calendarizzata”, chiede, “Giorgia Meloni non può continuare a mentire come ha fatto ancora oggi sulla questione salariale, raccontando un Paese che non c’è, raccontando che non c’è un problema salariale e che i salari stanno aumentando”.

L'articolo Meloni festeggia la crescita dei salari reali (e schiva le domande sull’allarme di Mattarella). Ecco cosa non dice proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Wed, 30 Apr 2025 16:06:47 +0000
Giustizia a cura di Davide Milosa
Non solo dossier e legami con i servizi segreti: nell’inchiesta Equalize spuntano gli affari con la ‘ndrangheta nel settore dell’energia

Non solo spioni, dossieraggi, legami con i servizi segreti e l’accusa di accesso abusivo ai database del Viminale: ora, come emerge dai nuovi atti depositati, la maxi-inchiesta milanese sulla società Equalize di via Pattari controllata dall’ex presidente della Fondazione Fiera Enrico Pazzali e dall’ex poliziotto Carmine Gallo, raddoppia e svela un inedito stralcio su un’associazione mafiosa con testa a Platì, tentacoli a Milano e infiltrazioni nel settore energetico. Per iniziare a entrare in questa inedita storia coordinata sempre dal pm Francesco de Tommasi, tocca fissare il tempo a due date del 2024.

Il 26 aprile di un anno fa a Chianciano Terme, in provincia di Siena, oltre ai tanti turisti appassionati di cure termali c’è anche un convitato di pietra: è il Ros di Milano a distanza e in ascolto per monitorare marito e moglie che quel fine settimana alloggiano al Grand Hotel Admiral Palace. In mano i carabinieri coordinati dalla Procura di Milano hanno una delega d’indagine per associazione mafiosa. Qualche giorno prima era stato Francesco Barbaro di Platì, legato alla cosca del ramo Pillari, a fissare una bella camera matrimoniale per la “nipote†Anna e per il marito Giuseppe Trimboli. In quel momento, per il Ros Trimboli è proprio il nodo principale di una rete mafiosa che oggi su Milano, nel più completo mimetismo, secondo la Procura, mette sul piatto affari di droga, un capillare controllo del territorio attuato attraverso estorsioni a tappeto ad aziende locali per ottenere “protezioneâ€. E di più: l’associazione che ha come casa madre la ‘ndrangheta di Platì progetta affari milionari nel settore degli appalti pubblici e in quello energetico, attraverso gare, emerge secondo il gip dalle intercettazioni, bandite dal colosso Terna spa (che non risulta minimamente coinvolto, ndr) con un occhio particolare alle rinnovabili grazie a una serie di fideiussioni per una società attiva nel fotovoltaico in Spagna.

La seconda data ci porta all’estate del 2024, il 7 luglio, quando nel carcere di Locri vengono disposte intercettazioni audio e video per ascoltare le conversazioni tra Bruno Trimboli, fratello di Giuseppe, già condannato in primo grado con rito abbreviato nell’indagine Money Delivery e lo stesso Francesco Barbaro. Il dato, come quello del weekend termale, emerge dai decreti di proroga chiesti dal pm e concessi dal gip Fabrizio Filice. Si tratta di atti recentemente depositati dalla Procura al Riesame per il filone di Equalize che racconta di una tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, il cui mandante risulta l’imprenditore romano Lorenzo Sbraccia e il cui braccio operativo è stato in un primo momento l’ex collaboratore di giustizia Nunziatino Romeo, già in rapporti con l’ex poliziotto Carmine Gallo, morto il 9 marzo scorso ai domiciliari, dove si trovava perché indagato nel filone principale degli accessi abusivi; mentre in un secondo momento Umberto Buccarelli, uno dei legali di Sbraccia, ha intavolato trattative con il clan Barbaro, e cioè Francesco Barbaro e Pasquale Barbaro, figlio questo del capobastone Rosario Barbaro del ramo Rosi. E così oggi per associazione mafiosa risultano al momento indagati Giuseppe Trimboli, Annunziatino Romeo e un terzo calabrese, Francesco Baldo anche lui già coinvolto nella tentata estorsione, attualmente in carcere come gli altri due.

In una autorizzazione del marzo 2024, il gip scrive: “Il pm evidenzia la pista investigativa recentemente emersa in materia di commercio di stupefacenti e di richieste di somme di denaro alle aziende locali per ottenere protezioneâ€. Mentre sul fine settimana a Chianciano il monitoraggio, scrive il gip, è necessario per capire le persone collegate a Trimboli “al fine di verificare la portata della attività delittuosa e individuare eventuali altre persone coinvolteâ€, oltre a comprendere il legame con un non meglio identificato “curatore fallimentare e l’amministrazione comunale che risulta aver coperto i gravi fatti accertatiâ€.

Il filone degli appalti pubblici e l’interesse nel settore energetico salta fuori da una proroga del gennaio 2024. Qui il gip rivela “ulteriori emergenze investigative (…) riguardanti le interazioni fra Baldo e Romeo, i quali hanno dimostrato interesse per gare indette da Terna (assolutamente non coinvolta) per l’affidamento di appalti pubblici oltre che fatto cenno all’esigenza di conseguire una fideiussione assicurativa riguardante una non meglio precisata società di impianti fotovoltaiciâ€. Lo stesso Trimboli è poi indagato anche per riciclaggio e autoriciclaggio aggravato dal metodo mafioso anche grazie “alla progettazione di emissione di fatture per operazioni inesistentiâ€. A ciò potrebbe legarsi, infatti, il monitoraggio disposto presso un capannone di Casorate Primo riferibile a una ditta di autotrasporti e giustificato dal fatto che “è emerso che Trimboli pur non ricoprendo alcuna carica nella società né possedendone quote di fatto gestisca le attività che si svolgono all’interno di tale capannoneâ€. Lo stesso Trimboli parla di un giro di denaro in nero con Pasquale Barbaro: “Acquistiamo i bancali in nero e ce li vendiamo con la fattura a noi ci servono le fatture, ci fanno le fatture e noi gli mandiamo i soldi, li tolgono e ce li restituisconoâ€. Insomma Equalize sempre più si mostra come un vaso di Pandora.

L'articolo Non solo dossier e legami con i servizi segreti: nell’inchiesta Equalize spuntano gli affari con la ‘ndrangheta nel settore dell’energia proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Wed, 30 Apr 2025 16:05:14 +0000
Musica a cura di Simone Bauducco
Tommy Cash arriva a Milano (e regala caffè): fan in delirio mentre canta “Espresso macchiato†– Video

Tommy Cash arriva a Milano portando nel capoluogo milanese la “campagna elettorale†per il prossimo Eurovision. Il cantante estone, all’anagrafe Tomas Tammemets, ha dato appuntamento ai fan in piazza Morbegno, anticipando il tutto con dei cartelloni affissi che invitavano a votare il brano in gara alla kermesse musicale in programma dal 13 al 17 maggio, “Espresso Macchiato”.

Cash ha cantato quella che ormai è diventata una hit in mezzo ai fan in delirio e ha offerto anche un caffè portando in piazza un bar targato Tommy Cash.

L'articolo Tommy Cash arriva a Milano (e regala caffè): fan in delirio mentre canta “Espresso macchiato” – Video proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Wed, 30 Apr 2025 15:56:36 +0000
Giustizia a cura di Lucio Musolino
Calabria, denuncia gli stupri subiti a 14 anni: insultata, minacciata e frustata. Arrestata la zia che voleva farle ritirare la querela

“Non uscire, stattene a casa, ancora non ti è bastato quello che ti è successo, che vai a fare la puttana in mezzo alla strada?â€. “Devi morire, puttanaâ€. Sono solo alcune delle frasi con le quali a Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria, una donna di 79 anni ha minacciato la nipote, figlia di suo fratello defunto. Presa pure a sassate, strattonata e finanche frustata”, la ragazzina per la zia era “colpevole†di aver denunciato, nel 2023, il branco che l’aveva ripetutamente stuprata. Una violenza sessuale di gruppo avvenuta nel 2017, quando la vittima aveva appena 14 anni. Grazie alle sue dichiarazioni e a quelle di un’altra coetanea la Procura di Palmi, guidata da Emanuele Crescenti, ha eseguito le operazioni “Masnada†e “Masnada bisâ€, arrestando i suoi aguzzini alcuni dei quali sono stati già condannati.

Con l’accusa di atti persecutori e lesioni personali pluriaggravate, adesso la zia è finita agli arresti domiciliari disposti dal gip Federica Giovinazzo su richiesta del procuratore di Palmi Emanuele Crescenti e del sostituto Letterio De Domenico. La misura cautelare è stata eseguita dagli agenti del commissariato di polizia e dai carabinieri della compagnia di Palmi. Per il figlio della donna, invece, il giudice per le indagini preliminari ha disposto il divieto di avvicinarsi a 500metri della vittima che, dal gennaio 2024 fino a poche settimane fa, ha dovuto subire le “condotte reiterate†della zia paterna. Condotte che le hanno cagionato “un perdurante e grave stato di ansia e di paura, da ingenerare in lei un fondato timore per la propria incolumitàâ€.

Dopo la collaborazione della nipote con le forze dell’ordine, che ha portato all’arresto degli indagati delle violenze sessuali, infatti, la zia ha iniziato “sistematicamente a ingiuriare, minacciare e percuotere la vittima ogni volta che la incontravaâ€. Oltre alle offese, la donna arrestata nel maggio 2024 “scagliava†addosso alla nipote “un sasso attingendola al fianco destro, e, così, procurandole ‘un trauma nella regione coxo-femoraleâ€. Due mesi più tardi, vedendola conversare per strada con un operaio del Comune, “le si avvicinava, intimandole di allontanarsiâ€. “La afferrava violentemente per un braccio, strattonandola, – si legge nell’ordinanza – e infine, la colpiva con alcune taniche piene d’acqua, in tal modo provocandole ecchimosi e arrossamenti a un braccioâ€. Lo scorso ottobre, inoltre, incrociando “la parte offesa per le scale del proprio condominio (ove la ragazza, si era recata per prestare assistenza a un’anziana) la spingeva con entrambe le braccia, facendola cadere a terra sulle ginocchiaâ€.

Le violenze erano un crescendo. L’episodio più raccapricciante, però, è avvenuto a gennaio, il giorno della Befana, quando la zia avrebbe attirato “con l’inganno†la nipote “nella propria abitazioneâ€. Per il gip si è trattato di una “vera e propria trappola al fine di aggredirla indisturbatiâ€. Mentre suo figlio “afferrava alle braccia e teneva ferma la cuginaâ€, infatti, la donna ha preso una corda e “principiava a frustarla con veemenza, causandole lesioni guaribili in 15 giorni a causa di lividi agli arti inferioriâ€. “Non ho un minuto di pace. Non ce la faccio più†ha raccontato alla polizia la ragazzina che, da vittima delle violenze, piuttosto che ricevere l’apprezzamento per il coraggio avuto è stata isolata per aver denunciato il branco di Seminara e Oppido Mamertina.

“Ritengo che lo scopo fosse quello di indurmi a ritrattare per consentire ai responsabili della violenza sessuale nei miei confronti di tornare in libertà, evidentemente per il timore che le loro famiglie possano porre in essere ritorsioni anche nei confronti della mia famiglia. Le violenze e le minacce sono iniziate subito dopo l’arresto degli stessiâ€. Le parole della giovane trasudano tutta la complessità di un paese dove la ‘ndrangheta controlla ogni cosa e dove tutti sanno che sullo sfondo di questa vicenda c’è quantomeno una mentalità mafiosa secondo cui con lo Stato non si collabora nemmeno davanti alle violenze sessuali ai danni di una minorenne. Lo sfogo della ragazzina fa il paio con quello della madre di lei che agli inquirenti, durante il processo in corso davanti al Tribunale di Palmi, ha confermato le angherie della cognata alla figlia: “Siamo stati il disonore della famiglia… perché è stata violentataâ€.

Tornando agli arresti, secondo il giudice, entrambi gli indagati sono stati “mossi dall’avversione nutrita verso la persona offesa per la determinazione di quest’ultima di denunciare lo stupro subito ad opera di soggetti ritenuti vicini agli ambienti di criminalità organizzata e di non ritrattare quanto dichiarato in querela, nonostante le pressioni esercitate nei suoi confronti dai familiari. Così facendo hanno dimostrato di detestare i valori incarnati dalla vittima oltre che una totale sfiducia nei confronti dello Stato e delle sue istituzioni, rimanendo del tutto sordi rispetto al dolore provato da una loro strettissima parente, considerata rea di aver disonorato la famigliaâ€.

L'articolo Calabria, denuncia gli stupri subiti a 14 anni: insultata, minacciata e frustata. Arrestata la zia che voleva farle ritirare la querela proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Wed, 30 Apr 2025 15:44:38 +0000
Blog a cura di Marco Grimaldi
Così gli esponenti della campagna Libertà per Marwan Barghouti ci hanno raccontato la realtà di Gaza

Occhi in Palestina non è solo una missione di testimonianza, di osservazione, di racconto. È una missione politica e come tale si nutre di incontri e dialoghi con quelle voci che, da una parte e dall’altra, tentano con incrollabile coraggio di tenere viva la speranza in una pace giusta.

Con Ofer Cassif, Aiman Odeh e Aida Touma-Sliman beviamo diversi caffè e thè alla menta, come vecchi amici, parlando per ore. Sono tutti membri della Knesset, il parlamento israeliano, esponenti della coalizione di sinistra Hadash-Ta’al, che include oltre sessanta organizzazioni ebraiche e arabe anti-occupazione, impegnate nella pace e nella difesa dei diritti umani di israeliani e palestinesi. Ofer è il deputato che il 7 novembre 2024 fu espulso per sei mesi dalle riunioni plenarie e dalle commissioni parlamentari per aver osato chiamare “genocidio†quanto avviene a Gaza. Come Touma-Silman, era già stato sospeso a causa delle posizioni critiche nei confronti dell’occupazione militare israeliana.

Ci raccontano l’altra faccia del genocidio a Gaza e della pulizia etnica nella West Bank: la situazione interna di Israele, la progressiva fascistizzazione del governo e il tentativo di Hadash, unico partito ebreo-palestinese e da sempre minoranza ideologica, di opporsi in Parlamento in una condizione divenuta di estremo isolamento dopo il 7 ottobre.

È in atto una vera e propria persecuzione politica che colpisce prima di tutto gli arabi, ma anche i cittadini ebrei israeliani: dalla professoressa universitaria palestinese con cittadinanza israeliana Nadera Shlov Kiborkian, arrestata per aver espresso sui social solidarietà alla popolazione di Gaza, all’insegnante di liceo Meir Baruchin, ebreo israeliano, licenziato, tenuto quattro giorni in arresto con l’accusa di tradimento e terrorismo, privato della licenza all’insegnamento per aver pubblicato immagini di bambini uccisi a Gaza.

Ci sono le sospensioni e i tentativi di impeachment per i parlamentari che – come loro – hanno sostenuto l’apertura del caso di genocidio davanti alla Corte internazionale di giustizia. Ma ancor più grave e senza forme di difesa o immunità è la violenza sui cittadini comuni da parte dei gruppi di estrema destra e della stessa polizia. Solo poche ore prima – ci raccontano – le forze dell’ordine sono intervenute con la forza durante una manifestazione in cui sono state mostrate foto di bambini uccisi a Gaza. La “marcia del ritorno†prevista per l’altro ieri, organizzata ogni anno da 27 anni dai palestinesi in Israele nel giorno dell’indipendenza, per ricordare la Nakbah e il diritto al ritorno per tutti palestinesi, non ha ottenuto il permesso di svolgersi. La polizia ha minacciato apertamente di attaccare la manifestazione se qualcuno avesse alzato una bandiera palestinese. Lo scorso anno, in occasione delle mobilitazioni del 1° maggio, la polizia ha attaccato gli uffici di Hadash, arrestato persone, distrutto e confiscato oggetti. La persecuzione non risparmia neanche le famiglie degli ostaggi che si sono esposte contro il genocidio, ostaggi che il governo ha deciso cinicamente di sacrificare sull’altare della nazione.

Eppure, la stretta autoritaria del regime israeliano è cominciata ben prima del 7 ottobre, in particolare con la riforma della giustizia, un vero piccolo colpo di stato per modificare la composizione dei giudici della Corte suprema, rompere il sistema di checks and balances e accentrare il potere nelle mani dell’esecutivo. Tutto ciò non ha niente a che fare con la reazione al 7 ottobre, è parte della strategia del governo non solo per occupare i territori ma per annetterli. Sulla stessa scia, il licenziamento del capo dello Shin Bet (servizio di sicurezza generale) Ronen Bar e la mozione di sfiducia nei confronti della Procuratrice generale Gali Baharav-Miara. Insieme a tutto questo, dal 7 ottobre, un numero senza precedenti di leggi restrittive dei diritti civili e umani, passate alla Knesset nel nome della difesa dello Stato dal terrorismo. Insieme alle demolizioni di case e al taglio dei fondi per le municipalità che portano avanti progetti solidali per i palestinesi.

Ho molto timore. Memori del nostro passato, abbiamo la sensazione di non essere lontani dal delitto Matteotti, da una guerra civile che potrebbe arrivare perfino nelle strade di Tel Aviv. Spero di sbagliarmi, ma c’è la consapevolezza, nelle parole drammatiche che ascoltiamo, che il momento storico sia il più drammatico dai tempi della Nakbah, quasi peggiore – nella memoria degli anziani – degli anni fra il ’48 e il ’56, quando agli arabi di Israele era applicato il regime militare. Una catastrofe che non sarà solo palestinese, come nel 1967, ma che resterà senza vincitori, con una ferita e una perdita insanabili per entrambi i popoli. Una ferita che già si legge nelle analisi sul 52% della gioventù israeliana che soffre di depressione.

Eppure, c’è anche la speranza nella crisi di un governo segnato da scandali incessanti e da un crescente malcontento, con circa il 70% dei cittadini israeliani contrari alla continuazione della guerra e la maggioranza scontenta dell’esecutivo e di Netanyahu stesso. E c’è la lucidità di capire che anche dopo l’ecatombe di Gaza, 7 milioni e mezzo di palestinesi resteranno nelle terre dal fiume al mare. La riconciliazione è l’unica strada possibile.

La Francia – ci ricordano i nostri colleghi di Gerusalemme – a giugno potrebbe riconoscere lo Stato palestinese. Sarà un grande passo e dovrebbe diventare un’opportunità per l’Italia di avere un ruolo, un ruolo giusto, in questa storia.

A Ramallah incontriamo alla sede della Palestinian Medical Relief Society Mustafa Barghouti, medico, attivista e politico. Mustafa è il fondatore e il Segretario generale di Palestinian National Initiative, una formazione che alle prossime elezioni potrebbe diventare molto forte fra i palestinesi. Ci eravamo conosciuti a Roma, non tanto tempo fa, ed è un piacere sentire la sua voce così autorevole rimettere in fila i fatti e i passaggi politici degli ultimi mesi. Nelle stesse ore riusciamo a incontrare i rappresentanti della campagna Libertà per Marwan Barghouti e dei prigionieri politici palestinesi: i membri di Fatah Fadwa e Arab Barghouti (moglie e figlio di Marwan) – lei a capo della campagna per la liberazione del marito e degli altri prigionieri politici palestinesi -, i membri del Club dei prigionieri politici palestinesi Qadoura Fares e Ahmad Ghneim, e Jamal Zakut, direttore di Al’ard, il festival che promuove cultura e arte arabe e palestinesi.

Mustafa, come in un documentario di guerra, ci racconta la realtà di Gaza e lo fa con numeri e proporzioni. Comprendo che tre tipi di crimini di guerra sono in atto: in primo luogo, il vero e proprio genocidio, che al momento ha causato 61mila morti (inclusi 10mila dispersi che non potranno mai essere tirati fuori dalle macerie), fra cui 18mila bambini, e 117mila feriti dei quali – si prevede – circa 11mila moriranno per assenza di cure. Significa che a Gaza il 10% della popolazione è deceduto o è stato ferito: una percentuale che in Italia corrisponderebbe a 6 milioni di persone, negli Usa a 33 milioni. Tutto questo in 18 mesi. 100mila tonnellate di esplosivo sono state gettate su Gaza, 5 volte quelle usate per Hiroshima e Nagasaki, 50 kg di esplosivo per ogni persona.

Il secondo crimine di guerra consiste nella punizione collettiva della fame imposta: da 58 giorni a Gaza non entra nulla, né pane, né acqua, né medicinali. I membri dello staff medico si nutrono di scatolette, la privazione del cibo è accompagnata dall’assenza di vaccini. Una vera guerra biologica che ha già generato lo scoppio di epidemie, con 112mila casi di epatite, e probabili focolai futuri di poliomielite, tetano, difterite. Il terzo crimine è la pulizia etnica, l’obiettivo principale di Netanyahu: nella Striscia ci sono famiglie che sono già state costrette a spostarsi 16 volte. Intanto, nella West Bank già prima del 7 ottobre era in corso una campagna senza precedenti di nuovi insediamenti: dal giorno dell’attentato sono stati uccisi circa 1000 palestinesi e confiscate terre per un’area grande due volte la Striscia di Gaza, in un’escalation senza precedenti; con 29 nuovi insediamenti, su un totale di circa 330, Israele controlla ormai più del 65% della Cisgiordania.

Circa 1000 check point e cancelli nuovi sono stati imposti, chiudendo nei villaggi come in piccole prigioni le persone sotto assedio. Dal 7 ottobre, circa 18mila palestinesi sono stati arrestati, nell’ultimo anno e mezzo 68 sono morti nelle carceri sotto tortura, inclusi 2 medici. Nei campi profughi – Jenin, Tulkarem, Nur Shams – dove vivono persone rifugiate dal 1998, la pulizia etnica si scatena contro chi non ha più nulla.

Purtroppo, l’obiettivo politico del governo israeliano appare chiaro. Ancora di più, ai nostri occhi, dopo questi confronti: continuare la guerra, forzare le persone a lasciare Gaza, togliere una volta per tutte dal tavolo delle trattative la creazione di uno Stato palestinese, annettere la Cisgiordania, godendo della copertura dell’amministrazione Trump. Ma anche, e per nulla celato, c’è il progetto di Israele di ergersi a nuova potenza imperiale in Medioriente: lo ha mostrato attaccando la Siria, il sud del Libano, minacciando la Giordania, mettendo nel mirino lo Yemen. Molti soldati israeliani a Gaza girano con appuntata sulla spalla la mappa del grande Israele: confini che includono la West Bank, Gaza, la Giordania, il lato ovest dell’Eufrate in Iraq, la parte est del Nilo in Egitto, il nord dell’Arabia saudita, il sud di Siria e Libano. Di fronte a tutto questo, restano lettera morta decine e decine di risoluzioni della Corte internazionale di giustizia, dell’Assemblea generale e del Consiglio di sicurezza dell’Onu, con una lacerazione del diritto internazionale e del diritto umanitario senza precedenti dalla Seconda guerra mondiale.

Di fronte a tutto questo, è ancora praticabile la soluzione “due popoli, due Stati� Di sicuro, ora l’urgenza è fermare il genocidio, imponendo un cessate il fuoco. E purtroppo anche all’interno della politica palestinese la situazione è grave e segnata da divisioni. Soprattutto, il sistema di apartheid messo in piedi da Israele a oggi ha distrutto la possibilità di uno Stato palestinese e ucciso la soluzione dei due Stati. 7.3 milioni di palestinesi vivono nella storica Palestina al fianco di 7.1 ebrei, ma il governo israeliano non vuole due Stati, né un unico Stato democratico con diritti uguali per tutti: vuole conquista e pulizia etnica. Tuttavia, chiunque parli di due popoli e due Stati deve chiedere la fine dell’occupazione, la rimozione degli insediamenti illegali e il riconoscimento dello Stato di Palestina, se non vuole suonare ipocrita. Deve chiedere sanzioni per Israele e battersi realmente per l’autodeterminazione di un popolo che non può accettare di essere schiavo in un regime di apartheid.

Marwan Bargouthi, colui che potrebbe guidare un vero processo di pace, è in carcere ormai da 23 anni, di cui molti trascorsi in isolamento. Gaza sta morendo, in un genocidio in diretta che i governi del mondo coprono, le voci che abbiamo ascoltato ci hanno chiesto di fare di tutto per impedirlo. Bargouthi rischia di morire prigioniero. E dovremmo fare di tutto per salvargli la vita. Marwan Bargouthi è il primo parlamentare palestinese incarcerato. È responsabilità di tutti i parlamentari del mondo farlo uscire dal carcere vivo, come il leader che ancora tutti e tutte qui riconoscono. Forse non basterebbe un Mandela palestinese. Ma di certo il mondo ne avrebbe tanto bisogno.

L'articolo Così gli esponenti della campagna Libertà per Marwan Barghouti ci hanno raccontato la realtà di Gaza proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Wed, 30 Apr 2025 15:41:27 +0000
Mondo a cura di F. Q.
Israele, bruciano i boschi intorno a Gerusalemme, evacuate 7mila persone. Hamas: “Incendiate tuttoâ€

Con le trattative arenate e Israele che è tornato a bombardare, e uccidere, nella Striscia, Hamas punta su una nuova guerra e si appella ai “Palestinesi liberi“, ossia quelli fuori dall’enclave: “Incendiate tutto ciò che potete vicino agli insediamenti“. E fuori Gerusalemme le foreste sono già in fiamme dalla mattina di mercoledì, con il ministro della Difesa, Israel Katz, che ha dichiarato la “emergenza nazionale” e circa 7mila persone che sono state evacuate da diverse comunità nelle aree intorno alla città santa che, sostiene il premier Benjamin Netanyahu, potrebbe essere raggiunta dai roghi. Intanto, tre persone sono già state arrestate con l’accusa di incendio doloso.

Il partito armato ora spera in una sollevazione di massa della popolazione palestinese in Israele e nei Territori Occupati che provochi il caos, dando vita a una Intifada degli incendi. E per spingerla ha pubblicato su Telegram un messaggio rivolto ai propri sostenitori, invitati a “bruciare tutto ciò che possono: boschi, foreste e case dei coloni. I giovani della Cisgiordania, di Gerusalemme e quelli di Israele hanno dato fuoco alle loro auto. Gaza attende la vendetta dei liberi”. In precedenza, sempre su Telegram, anche Jenin News Network ha invitato i palestinesi a “bruciare i boschi vicino agli insediamenti”.

Le fiamme sono avanzate costringendo all’evacuazione dei residenti di Neve Shalom, Beqoa, Taoz, Nakhshon e di un quartiere della città di Beit Shemesh. L’autostrada 1 è stata chiusa al traffico e diverse persone sono state tratte in salvo dalle loro auto raggiunte dalle fiamme. Il governo ha chiesto al capo dell’esercito Eyal Zamir di inviare le truppe per aiutare a combattere gli incendi e anche supporto urgente a Cipro, Grecia, Croazia, Bulgaria e Italia. Roma e Atene hanno già risposto positivamente alla richiesta d’aiuto. Il comandante dei vigili del fuoco Eyal Caspi ha annunciato la mobilitazione generale e l’apertura di un centro di comando nella zona di Latrun. Anche lo Shin Bet, i servizi segreti interni, è impegnato nelle indagini per individuare i responsabili.

L’esecutivo, vista l’emergenza, ha deciso di annullare tutti gli eventi in programma per il Giorno dell’Indipendenza per l’impossibilità di mettere in sicurezza i luoghi. Anche il Forum Ostaggi e Famiglie Scomparse ha annullato il raduno previsto per questa sera in Piazza degli Ostaggi a Tel Aviv.

L'articolo Israele, bruciano i boschi intorno a Gerusalemme, evacuate 7mila persone. Hamas: “Incendiate tutto” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Wed, 30 Apr 2025 15:39:58 +0000

News su Gazzetta ufficiale dello Stato, Corte costituzionale, Corte dei Conti, Cassazione, TAR