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#news #ilfattoquotiano.it
I cadaveri di due anziani, un uomo e una donna, sono stati trovati in una abitazione di Ronago, frazione di 1.600 abitanti del Comune di Uggiano, in provincia di Como. Secondo le prime informazioni si tratterebbe di un caso di omicidio-suicidio, ma i rilievi del carabinieri, che indagano sull’accaduto, sono ancora in corso.
L'articolo I cadaveri di due anziani trovati in casa a Ronago (Como), ipotesi omicidio suicidio proviene da Il Fatto Quotidiano.
Un atto di vandalismo contro il presepe allestito nella piazza centrale di Carnago, in provincia di Varese. Un gruppo di giovanissimi ha danneggiato alcune statue e ha collocato una bottiglia di gin nella mangiatoia del bambinello, per poi vantarsi del gesto sui social network. L’episodio è emerso dopo la diffusione online di una fotografia che ritrae sette ragazzi, immortalati in gruppo con bottiglie di liquore e il dito medio alzato. L’immagine, intercettata sui social, è stata successivamente pubblicata – con i volti oscurati – sulla pagina Facebook di “Vivere Carnago e Rovateâ€, la lista civica che amministra il Comune, accompagnata da un appello per riuscire a identificare i responsabili.
Nel post dell’amministrazione i giovani vengono definiti “ignorantiâ€, termine sul quale è poi intervenuta la sindaca Barbara Carabelli per chiarirne il significato: “Ignoranti nel senso che ignorano le regole del vivere civile e del rispetto per tutta una comunità . L’atto vandalico mortifica il lavoro di tanti volontari che hanno dedicato tempo e fatica per realizzare qualcosa per la collettività ”. La prima cittadina ha inoltre sottolineato come i ragazzi, vantandosi del gesto sui social, abbiano in realtà fornito “un elemento utilissimo alla loro identificazione”.
La sindaca ha rinnovato l’invito a chiunque riconosca qualcuno dalla fotografia a contattare il comando di Polizia Locale, che ha già avviato gli accertamenti per risalire agli autori del gesto. Non si tratta del primo episodio di vandalismo legato alle installazioni natalizie a Carnago. Lo scorso 8 dicembre, infatti, erano stati tagliati i fili della corrente poco prima dell’accensione dell’albero di Natale.
L'articolo Bottiglia di gin nella mangiatoia e danni al presepe del paese, poi i vandali si vantano sui social proviene da Il Fatto Quotidiano.
Anche il secondo appello dell’esame filtro degli studenti di Medicina potrebbe essere andato piuttosto male per gli aspiranti camici bianchi. L’esame di Fisica, quello che al primo appello era risultato più difficile per gli studenti, con diverse polemiche in considerazioni di alcune domande abbordabili e anche errori del ministero, ha visto 44mila compiti consegnati, 35mila per Biologia, oltre 38mila per Chimica. Mentre al primo appello Biologia era l’esame andato meglio ora, secondo quanto apprende l’Ansa, sembrerebbero migliori i risultati in Chimica, seguita da Biologia; sempre ostica Fisica per gli studenti anche al secondo appello. Gli esiti saranno noti tra il 22 e il 23 dicembre ma è probabile che anche stavolta sarà alto il numero dei bocciati dal momento che gli studenti hanno detto, al termine delle prove, di averle trovate difficili quanto quelle del primo appello, il 20 novembre.
“È vero, Fisica è risultata una materia ostica, ci confronteremo con le università , sempre tenendo conto dell’autonomia universitaria; le domande non sono state preparate da noi ma da una commissione di professori universitari”, ha detto nei giorni scorsi la ministra dell’Università Anna Maria Bernini, la quale ha continuato in queste ore ad assicurare che la riforma è perfettibile ma non è un fallimento e incontrando il Consiglio nazionale degli studenti universitari, oltre alla costituzione di un tavolo permanente, ha dato disponibilità ad intervenire, già dal prossimo anno, valutando una riduzione dei programmi d’esame, l’estensione della durata delle lezioni e un ampliamento dei tempi tra la fine dei corsi e gli appelli, così da garantire maggiore spazio alla didattica.
Quello che è certo è che gli studenti che hanno affrontato gli esami per l’ingresso a Medicina saranno tutti nella graduatoria nazionale che stabilirà l’accesso alla facoltà . Per evitare che il numero dei posti disponibili sia superiore ai promossi, tra le ipotesi alle quali il ministero dell’Università sta lavorando c’è quella che gli studenti che all’esito del secondo appello avranno conseguito almeno tre 18, saranno i primi della graduatoria; a seguire ci saranno gli studenti che hanno conseguito due 18 e una insufficienza; a scalare tutti gli altri. Chi non ha ottenuto almeno 18 nelle tre materie si vedrà comunque assegnata la sede e in quell’ateneo dovrà recuperare i crediti formativi mancanti.
Intanto i deputati M5s Marianna Ricciardi e Antonio Caso, capigruppo in commissione Affari sociali e in commissione Cultura, hanno presentato in queste ore una interrogazione. “Sono numerosissimi gli studenti – dicono – costretti a rivolgersi alle università private, dove un test di poche ore apre le porte, ma a patto di pagare rette che possono arrivare fino a 20.000 euro l’anno. La meritocrazia diventa così un lusso, e il diritto allo studio si trasforma in un privilegio per chi ha disponibilità economiche”. I posti complessivi sono 24.026. .
L'articolo Test filtro per Medicina, anche nel secondo appello male Fisica per gli aspiranti camici bianchi proviene da Il Fatto Quotidiano.
Il giorno dopo la decisione, ecco le motivazione del provvedimento con cui la Corte d’Appello dell’Aquila ha rigettato il ricorso presentato dai legali della famiglia nel bosco di Palmoli. I giudici evidenziano “gli apprezzabili sforzi di collaborazione” da parte dei genitori dopo l’allontanamento dei minori e auspicano “un definitivo superamento del muro di diffidenza da loro precedentemente alzato avverso gli interventi e le offerte di sostegno”. La Corte conferma poi “tutte le criticità rilevate nell’ordinanza del Tribunale” dei minorenni rilevando “gravi rischi per la salute fisica e psichica dei bambini, per la loro sana crescita, per lo sviluppo armonioso della loro personalità ”.
Ai genitori, come è noto, è stata sospesa temporaneamente la responsabilità genitoriale e i tre fratelli, due gemelli di 6 anni e una bimba di 8, sono stati collocati in una casa famiglia a Vasto. Qui si trova, comunque, anche la madre che può stare con i bambini in alcuni momenti della giornata: può vederli a colazione, pranzo e cena. Per la ‘famiglia nel bosco’ la situazione resta, quindi, quella di cui all’ordinanza che ha portato al trasferimento dei bambini dalla capanna senza acqua e senza elettricità dove vivevano a una struttura. La misura era stata disposta nell’ambito del procedimento avviato dopo gli accertamenti sulle condizioni della famiglia. I giudici avevano individuato “gravi e pregiudizievoli violazioni dei diritti dei figli all’integrità fisica e psichica, all’assistenza materiale e morale, alla vita di relazione e alla riservatezzaâ€. Ma la coppia, stando alle relazioni della curatrice e della tutrice, starebbero facendo passi avanti e cominciando a collaborare.
I piccoli, dunque, non trascorreranno il Natale nella casa concessa ai genitori in comodato d’uso a Palmoli da un imprenditore in attesa che la capanna dove abitavano fosse adeguata. Semmai, qualora ne facesse richiesta, il padre potrebbe essere autorizzato a trascorrere il 25 dicembre con loro nella casa famiglia. I giudici ritengono infatti che sia necessario più tempo per comprendere i progressi dei piccoli che, all’arrivo in struttura, hanno mostrato sorpresa per vestiti profumati, interruttori e anche per il soffione della doccia.
Nel provvedimento i magistrati sollevano dubbi sui certificati con cui negli anni è stato valutato il grado di istruzione della figlia maggiore della coppia anglo-australiana. La Corte conferma la possibilità di avvalersi dell’istruzione parentale, ma evidenzia la mancanza di alcuni documenti nella richiesta di ammissione agli esami di idoneità alla seconda e terza elementare. “Ad ogni modo – scrivono i giudici -, anche a voler ritenere regolarmente osservato, dal punto di vista formale, il procedimento relativo al ricorso alla scuola parentale, va evidenziato come le valutazioni di idoneità ” della figlia maggiore “contrastino in modo eclatante con le condizioni di istruzione verificate dopo l’inserimento in casa famiglia, ove è emerso che la bambina non sa leggere e scrivere, né in inglese né in italiano”.
Nel provvedimento, che di fatto rimanda la decisione nel merito al tribunale dei minorenni dell’Aquila – che ha emesso l’ordinanza contro cui è stato presentato l’appello -, vengono respinti i reclami degli avvocati, dalla presunta “incomprensione” linguistica della coppia anglo-australiana al mancato ascolto dei minori, come previsto dalla convenzione Onu. I giudici inoltre sottolineano che “non emergono profili di macroscopica incongruenza del provvedimento oggetto del reclamo, rivelandosi la disposta misura necessaria a tutela dei minori, a fronte del fallimento dei tentativi in precedenza posti in essere, al fine di garantire la loro salute, offrire loro un ambiente accudente e verificare i percorsi di supporto in loro favore a fronte della mancanza di cure e della deprivazione della socialità subita sino ad allora”.
L'articolo “Gravi rischi per la salute dei bambini. Genitori superino il muro di diffidenza”, le motivazioni dei giudici sulla famiglia nel bosco proviene da Il Fatto Quotidiano.
Scontri tra antagonisti e polizia durante il corteo a sostegno dell’Askatasuna. Il primo contatto si è registrato vicino al centro sociale sgomberato. La polizia ha cercato di bloccare i manifestanti con i manganelli. In azione anche l’idrante, lanciati i primi lacrimogeni.
L'articolo Scontri al corteo per Askatasuna, la polizia blocca i manifestanti con i manganelli: le immagini proviene da Il Fatto Quotidiano.
Nicola Granieri, gioielliere 73enne, è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco sparato alla nuca, presumibilmente mercoledì scorso. Il corpo senza vita è stato ritrovato da un amico in via Machlig a Trieste, dove la vittima viveva, nella giornata di giovedì. Nell’abitazione del gioielliere, secondo quanto riportato dal quotidiano Il Piccolo, ci sarebbero stati soldi in contanti, oro e diversi Rolex Daytona (una trentina).
Una parte di questi oggetti è stata rubata, ma la maggior parte dei valori è rimasto nell’appartamento. Sul corrimano, lungo le scale, sul muro e sulla porta del penultimo piano sono state rinvenute delle tracce, sequestrati anche due dispositivi. Si spera nell’aiuto di alcune telecamere. La casa era infatti protetta da dei sensori di allarme e da alcune telecamere collegate a un cellulare: “sapevamo molto bene cosa teneva in casa Nicola” – racconta un suo amico – “ce lo aveva raccontato lui e ci aveva mostrato i Rolex”.
Secondo alcune fonti, Granieri avrebbe avuto un giro d’affari molto importante che comprendeva clienti a Trieste, fuori Trieste e commerci con stranieri. Numerosi erano soprattutto i suoi clienti stranieri. L’allarme è stato lanciato nel primo pomeriggio di giovedì, quando un amico in possesso delle chiavi di casa dell’anziano è entrato nel suo appartamento – preoccupato dalle mancate risposte dell’uomo – e ha scoperto il cadavere. L’abitazione era a soqquadro: cassetti aperti, armadi svuotati e una scatola scoperchiata. Il teatro tipico di un furto.
Dei conoscenti riferiscono al quotidiano triestino chiedendo l’anonimato: “Compravano spesso gioielli e oro da lui. E talvolta eravamo noi a venderglieli. Lui a sua volta li rivendeva. Con noi è sempre stato molto corretto e gli volevamo bene. Lui era consapevole del pericolo che comportava alla sua persona tenere tutti quei valori in casa, ma si fidava delle persone che erano in affari con lui. Chi l’ha ucciso lo conosceva bene”.
L'articolo Gioielliere freddato in casa a Trieste con un colpo di pistola alla nuca. Ipotesi rapina proviene da Il Fatto Quotidiano.
La finale di Ballando con Le Stelle è quasi al via. Mancano poche ore e Milly Carlucci proclamerà il vincitore o la vincitrice dell’edizione 2025. Ma quali sono le coppie in gara?
Andiamo con ordine, perché la prima tappa della finale in onda su RaiUno alle 21:25 sarà lo spareggio tra Martina Colombari e Luca Favilla, Paolo Belli e Anastasia Kuzmina, Rosa Chemical e Erica Martinelli. La coppia che passerà al cuore della finalissima dovrà scontrarsi con le coppie rimaste in gara. Favorita e non senza polemiche quella formata da Francesca Fialdini e Giovanni Pernice. Come mai, soprattutto dai social, arrivano alcuni commenti negativi? La conduttrice è stata costretta a un riposo forzato a causa di un infortunio ed è tornata in pista al rush finale, in grande forma. “Non c’era neanche bisogno di chiedere conferma a chatgpt: chiunque ha avuto anche solo un piccolo problema alle costole sa perfettamente che il recupero della Fialdini non può essere normale“, il commento ‘tipo’ dei detrattori di Fialdini che, di contro, riceve molti apprezzamenti e non potrebbe essere altimenti: balla in maniera clamorosa. Altra coppia in gara quella formata da Barbara D’Urso e Pasquale La Rocca. Anche in questo caso non mancano i messaggi social, sia positivi che negativi, e non sono mancate le scaramucce con la giuria: chi non ricorda le querelle tra Selvaggia Lucarelli e l’ex volto Mediaset? Infine, Andrea Delogu e Nikita Perotti: tra loro un rapporto speciale che nulla ha a che vedere con l’amore. La conduttrice è stata infatti paparazzata assieme al compagno Alessandro Marziali.
Come si vota? Naturalmente la giuria composta Ivan Zazzaroni, Fabio Canino, Carolyn Smith, Selvaggia Lucarelli, Guillermo Mariotto, insieme alla giuria popolare con da Rossella Erra, Matteo Addino e Sara Di Vaira e l’immancabile televoto social.
L'articolo La finale di Ballando con Le Stelle: le coppie che si esibiscono per prime e come funziona il voto proviene da Il Fatto Quotidiano.
Scontri a Torino tra antagonisti e forze dell’ordine durate il corteo organizzato a sostegno di Askatasuna, sgomberato pochi giorni fa. Un gruppo di persone incappucciate in testa alla manifestazione ha cercato di sfondare il cordone della polizia lanciando bottiglie e oggetti. Le forze dell’ordine hanno risposto con idranti e lacrimogeni. I manifestanti hanno anche dato alle fiamme alcuni cassonetti.
L'articolo Idranti contro i manifestanti e cassonetti dati alle fiamme: le immagini degli scontri al corteo per Askatasuna a Torino proviene da Il Fatto Quotidiano.
Stati Uniti e Venezuela non si combattono solo in mare, con i raid americani contro le presunte navi dei narcos di fronte alle coste del Paese sudamericano. È in corso anche una sfida a colpi di disturbi di frequenze nei Caraibi che assomiglia a un potenziale Triangolo delle Bermuda del terzo millennio. Come riporta il New York Times citando un’analisi di dati della Stanford University e alcune fonti militari Usa, le forze militari dei due Paesi rivali stanno svolgendo attività con l’obiettivo di disturbare i segnali di navigazione satellitare nei Caraibi per proteggersi da potenziali attacchi, aumentando però i rischi di incidenti e collisioni per il traffico aereo e marittimo nella regione.
Le fonti statunitensi sentite dal quotidiano newyorkese hanno spiegato che alcune delle navi da guerra che gli Usa hanno dispiegato nelle acque cristalline a sud della Florida, ufficialmente per contrastare quello che l’amministrazione Trump definisce il “narcoterrorismo” del governo di Nicolas Maduro, stanno disturbando il segnale Gps nelle loro vicinanze. I militari venezuelani, però, non sono rimasti a guardare e hanno dato il via a operazioni di jamming intorno a infrastrutture critiche del Paese, comprese basi militari, raffinerie petrolifere e centrali elettriche, secondo un’analisi di Spire Global, società che raccoglie dati satellitari. Per gli esperti l’obiettivo di entrambi i Paesi è proteggersi da attacchi di droni e munizioni di precisione che possono essere guidati dal Gps o altri sistemi simili, ma questa guerra elettronica, confermano gli esperti, fa aumentare drasticamente il rischio di incidenti che potrebbero coinvolgere anche mezzi civili o commerciali.
La militarizzazione dei Caraibi sta così iniziando ad avere effetti sulla vita dei civili: “Che le azioni di interferenza vengano dalle forze Usa o venezuelane non importa, non vogliamo che un aereo vada lì”, ha dichiarato il generale Willie Shelton, ex capo del U.S. Space Command. Un timore confermato dai dati forniti dallo Stanford’s Gps Lab, secondo cui almeno un volo su cinque nella regione ha avuto problemi con Gps dall’inizio di settembre, quando è iniziata l’operazione militare Usa. Un volo JetBlue diretto a New York da Curacao ha sfiorato la collisione con un aereo militare americano subito dopo il decollo, il 12 dicembre. Il pilota ha poi dichiarato che l’aereo militare non aveva riportato la sua posizione. Anche se questo pericolo non sembra essere provocato direttamente dal jamming, mostra il cosiddetto spillover effect, l’effetto ricadute, del più grande dispiegamento militare Usa nei Caraibi dai tempi della crisi dei missili cubana. Basti pensare che il 18 novembre la Federal Aviation Administration ha diffuso un monito per i piloti in volo da e per San Juan, Puerto Rico, “a causa dell’aumento delle operazioni degli aerei militari”.
L'articolo Il Triangolo delle Bermuda di Usa e Venezuela: è guerra elettronica nei Caraibi. “Alto rischio di incidenti aerei o navali” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Niente sarà come più come prima, il campo è stato tracciato. Chi con noi continua a volere un presente e un futuro diversi sa che la partita non è finita, ma solo iniziata”. Era la promessa via social degli autonomi del centro sociale Askatasuna, il giorno dopo lo sgombero per l’assalto squadrista alla sede della Stampa e alla vigilia del corteo da bollino rosso per l’ordine pubblico a Torino, nell’ultimo sabato di shopping natalizio. E il corteo si è infatti trasformato bene presto in scontro con le forze dell’ordine. Oltre duemila persone, tra giovani, famiglie e residenti del quartiere Vanchiglia, sono partite da Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, scandendo slogan come “Askatasuna vuol dire libertà , nessuno ci fermerà e “guai a chi ci tocca”. Delegazioni sono arrivate anche da Milano, Genova e dal Nord-Est, con bandiere No Tav e della Palestina.
A capo della manifestazione un gruppo di persone incappucciate ha tentato di sfondare il cordone della polizia lanciando bottiglie, oggetti e bombe carta. Le forze dell’ordine hanno risposto con idranti e lacrimogeni, mentre si sono registrate cariche con manganellate e colpi di bastone da parte dei manifestanti. Alcuni cassonetti sono stati dati alle fiamme come barricata in Corso Regina Margherita, e sono stati lanciati fuochi d’artificio e grossi sassi contro i reparti mobili della polizia, che hanno reagito con ulteriore uso di lacrimogeni. “Andiamo avanti fino alla vittoria sempre dalla parte dell’Askatasuna. È il momento di mandare un segnale chiaro a questo governo militare che ha paura di noi” le parole iniziali pronunciate al microfono per aprire il corteo. Dopo le violenze il corteo è ripartito. Lungo il percorso cartelloni e pali della segnaletica stradale sono stati divelti. Nove gli agenti feriti: sono poliziotti dei reparti mobili, colpiti da oggetti contundenti.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha parlato telefonicamente con il capo della Polizia, Vittorio Pisani, per informarsi sulle condizioni degli agenti feriti a Torino. Il responsabile del Viminale ha chiesto di far pervenire al questore di Torino, Paolo Sirna, l’apprezzamento per la “professionalità ” e l’”equilibrio dimostrati per l’ennesima volta dalle forze di polizia che anche oggi hanno dovuto fronteggiare violenze e intemperanze di ogni genere”.
“Da una parte donne e uomini in divisa, che difendono la legalità . Dall’altra parte i soliti violenti, figli di papà frustrati e falliti, che oggi hanno mandato sette agenti all’ospedale. Lo sgombero di Askatasuna è solo l’inizio. Ruspe sui centri sociali covi di delinquenti” scrive su Facebook il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, postando un video degli scontri.
“Le immagini di guerriglia urbana e di bombe carta contro la polizia che arrivano da Torino sono inaccettabili e confermano quanto ho già dichiarato: lo sgombero di Askatasuna era inevitabile. Dal centro sociale sono arrivate violenze non difendibili e di fronte alle quali non ci può essere spazio per il buonismo. Tuttavia – Chiara Appendino, ex sindaca della città e ora deputata M5S – il governo non pensi di strumentalizzare questi fatti per rifarsi una verginità sulla legalità e sul trattamento agli agenti. Questo è il governo dell’insicurezza: i reati sono in crescita e aumentano di pari passo con la carenza di personale delle forze dell’ordine. Invece di propinarci la solita propaganda di bassa lega, stanzino i soldi per assumere agenti, non farli vivere nella precarietà e non farli andare in pensione più tardi. E aprano finalmente gli occhi davanti all’occupazione di CasaPound, perché la legge deve essere uguale per tutti”.
L'articolo Askatasuna, scontri tra manifestanti e polizia al corteo di Torino: 9 agenti feriti. Salvini: “Ruspe sui centri sociali” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Aveva, parole sue, “zero interesse” per la chirurgia estetica. Poi ha deciso di sottoporsi a sei interventi in una settimana. Glory Lu, 36 anni, ha raccontato la sua storia a People. Dopo la terza gravidanza, l’influencer e fondatrice di un brand di make-up, ha iniziato a non guardarsi più allo specchio con piacere: già abituata al botox e ai filler, ha deciso di passare alla chirurgia e non – dice – per stravolgersi ma “somigliare alla versione giovane di sé”.
Lu ha scelto la Corea del Sud per operarsi, anche se vive negli Stati Uniti. E qui vacilla la dichiarazione dello “zero interesse” per la chirurgia perché la 36enne è andata nella stessa clinica dove tre anni fa si è sottoposta a una raddrizzatura del naso, un lifting della zona centrale del viso da 4000 dollari con iniezioni di trasferimento di grasso sulle linee del sorriso, e un intervento di riposizionamento del grasso sotto gli occhi, costato 2.700 dollari. Raccontando l’esperienza su Instagram, Lu ha descritto quest’ultimo intervento come “indoloreâ€, tanto da chiedersi perché avesse convissuto per dieci anni con borse sotto gli occhi “sporgentiâ€: “Dopo quel primo ciclo, ho sentito che gran parte della mia sicurezza era tornata. È cambiato il modo in cui trattavo le persone. È cambiato il modo in cui le persone trattavano me. Non credo fosse necessariamente per il mio aspetto, ma per come la fiducia si rifletteva all’esterno… Gran parte della mia sicurezza è tornata“.
E ora la seconda parte del suo percorso, quella dedicata al corpo: in una settimana si è sottoposta a una mini addominoplastica da 3.500 dollari per l’addome inferiore, a una liposuzione 360 su parte superiore del corpo e cosce (per un costo complessivo di 12.240 dollari), a un aumento del seno tramite trasferimento di grasso da 2.400 dollari e a una vaginoplastica riparativa da 3.100 dollari. Durante l’anestesia ha anche apportato piccoli ritocchi al viso, con innesti di grasso sulla fronte (prelevato dal suo stesso corpo) e un trattamento laser effettuato da un dermatologo. Totale? 21 mila dollari, circa 19.500 euro.
Lu si dice molto felice dei risultati anche se sui social non ha ricevuto solo commenti positivi, anzi, è stata attaccata da molti utenti: “Le persone commentano sui miei social dicendo che dovrei accettare il corpo e il volto che Dio mi ha dato, accettare l’invecchiamento e i cambiamenti causati dal parto. Molte donne dicono ‘stai distorcendo l’immagine di come dovrebbe apparire l’invecchiamento’ oppure ‘stai distruggendo ciò che le donne rappresentano‘. Io cerco solo di capire il loro punto di vista”.
L'articolo “Mi sono sottoposta a sei interventi di chirugia estetica in una settimana, compresa una vaginoplastica. Ho speso oltre 19 mila euro e ora vengo attaccata sui social”: la storia di Glory Lu proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Quando avremo chiuso la parentesi del referendum, che mi auguro sia confermativa, metteremo subito mano al processo penale”. Parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio nel suo videointervento alla giornata conclusiva del nono congresso di Nessuno tocchi Caino, in corso al teatro Puntozero del carcere Beccaria di Milano. Un intervento che conferma quelle che sono da tempo le intenzioni del Guardasigilli e di cui il FattoQuotidiano ha scritto da mesi (leggi l’articolo di Paolo Frosina). La visione dell’ex procuratore è di plasmare il processo penale rendendolo “garantista†dove “la presunzione di innocenza, la certezza di una pena umana e la rieducazione del condannato” siano principi cardine. Ma che in realtà riduce ai minimi termini il rischio per diversi categorie di criminali di finire in carcere: che sia la corruzione, la bancarotta, la truffa aggravata e finanche il traffico di droga.
Nordio ha ribadito più volte di non voler anticipare dettagli sull’esecuzione delle pene, “non tanto per scaramanzia ma perché sarebbe improprio”, assicurando tuttavia che “stiamo lavorando per un nuovo codice di procedura penale che enfatizzi i momenti del garantismo”. Che, analizzando le intenzioni, sembrano sfociare nell’impunità .
“Questi principi spero che troveranno attuazione in questa legislatura e l’esito del referendum dovrebbe facilitarle” dice Nordio. Il ministro ha poi insistito sulla necessità di limitare al minimo la carcerazione preventiva, “in ossequio alla presunzione di innocenza”. Una limitazione che negli effetti potrebbe evitare in carcere per chi commette tutti i reati non violenti, cioè sia quelli tipici dei colletti bianchi (come corruzione o falso in bilancio) ma anche reati “di strada†come furti, spaccio e traffico di stupefacenti, truffe, estorsioni o usura.
“Abbiamo riformato i criteri per l’emissione degli ordini di custodia cautelare introducendo l’interrogatorio preventivo – ha spiegato – e fra qualche mese entrerà in vigore la composizione collegiale dell’organo che deve emettere l’ordinanza”. Un meccanismo che, secondo Nordio, porterà un “grandissimo vantaggio per la presunzione d’innocenza”, considerando che in Italia ci sono oltre 15mila persone detenute senza condanna definitiva, molte delle quali poi scarcerate perché la detenzione si rivelava ingiustificata. Meccanismo fortemente criticato dai magistrati.
Il ministro si è anche soffermato sulla restitutio in integrum per chi viene assolto. “Quando vi è una sentenza definitiva di assoluzione penso che la cosa debba concludersi con una restituzione di tutto ciò che è stato perduto, non solo patrimonialmente ma anche moralmente. La sentenza penale con assoluzione piena non deve avere conseguenze negative di nessun tipo sulla persona prosciolta”, ha aggiunto, auspicando il rimborso delle spese legali. Ma il risarcimento per ingiusta detenzione è già previsto dalla legge.
Nordio ha richiamato anche l’attenzione sulla lentezza dei processi: “Il processo, diceva Carnelutti, non è solo strumentale all’applicazione della pena ma è esso stesso una pena. Continuiamo ad avere esempi di processi eterni, indagini che si aprono, si chiudono e si riaprono”. La riforma, assicura, punterà anche a “mettersi nei panni di chi viene coinvolto in questo inferno kafkiano”. Ma la riforma del ministro rischia al contrario di allungare i tempi perché per esempio nei tribunali più piccoli, già sotto pressione per gli accorpamenti avvenuti negli anni passati, potrebbero non esserci abbastanza toghe per tutte le procedure.
Intanto il dibattito sul referendum si inserisce in questo contesto. Il Comitato per il No, che unisce associazioni e magistrati, ha presentato la campagna nazionale: “Sarà il più largo e trasversale possibile», ha spiegato Giovanni Bachelet. L’evento di lancio è previsto il 10 gennaio a Roma. Secondo l’Anpi, la riforma di Nordio “è un attacco ai fondamenti costituzionali” e rischia di “assoggettare i magistrati al governo”, minacciando “gli equilibri democratici”.
L'articolo Nordio insiste: “Dopo il referendum, metteremo mano al processo penale. Limiteremo la carcerazione preventiva” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Dopo le perquisizioni, lo sgombero e le proteste popolari dei giorni scorsi, più di duemila persone oggi sono scese in strada a Torino per partecipare a un corteo in difesa del centro sociale Askatasuna. La protesta è partita da Palazzo Nuovo, sede di facoltà umanistiche e psicologiche e coordinamento di molte proteste cittadine, al grido di “Askatasuna vuol dire libertà , nessuno ci fermerà ” e “Guai a chi ci tocca”. Presenti al corteo numerose famiglie e bambini, oltre a delegazioni solidali provenienti da tantissime città e diverse bandiere No Tav (una delle storiche battaglie del centro sociale) e palestinesi. Anche alcuni rappresentanti dei genitori del Comitato di quartiere sono intervenuti, in quanto alcune scuole della zona sono state chiuse senza preavviso per permettere lo sgombero.
Nella marcia, diretta nel quartiere Vanchiglia e attualmente in corso, è presente anche la capogruppo di Alleanza Verdi–Sinistra in consiglio regionale Alice Ravinale. Diversi controlli militari previsti dalle forze dell’ordine anche nelle stazioni ferroviarie, in quanto si attendono appunto numerosi attivisti da fuori Torino. A commentare il fatto intanto Antonio Tajani. Il vicepremier si è unito alle condanne della maggioranza dei giorni scorsi ricordando che “la violenza va contro i cittadini. Manifestare è un diritto, ma distruggere automobili o picchiare poliziotti carabinieri e finanzieri che fanno il loro dovere non va bene”. Tajani sembra poi far riferimento al famoso commento di Pasolini a seguito degli scontri di Valle Giulia dicendo “tanti di questi (manifestanti – ndr ) sono figli di papà che se la prendono con i figli del popolo. La legge deve essere sempre rispettata e lo Stato ha il dovere di farla rispettare. Il ministro Piantedosi lo ha fatto. Se poi i violenti vogliono continuare a fare i violenti non possono pensare che lo Stato, il governo, rimanga immobile. Non basta non essere violenti nel senso di non distruggere negozi o aggredire le forze dell’ordine: anche i messaggi violenti sono inaccettabili. Si possono esprimere le idee anche senza offendere e insultare nessuno”. “Certamente” – ha concluso il leader di Forza Italia – “non ci facciamo intimidire“. Per il corteo sono stati deviati deviati i mezzi pubblici dalla zona, e l’allerta è massima.
L'articolo Corteo contro lo sgombero dell’Askatasuna, migliaia di persone a Torino proviene da Il Fatto Quotidiano.
È bufera social su Simone Biles e il marito Jonathan Owens. La ginnasta statunitense, campionessa olimpica, e il giocatore di football sono finiti sotto accusa dopo aver comprato (e non adottato) un cucciolo di dobermann e averlo sottoposto alla conchectomia, operazione con cui viene tagliata una parte del padiglione auricolare del cane per una mera ragione estetica. In molti Paesi, Italia inclusa, questa pratica è illegale, ma negli Stati Uniti è ancora possibile eseguirla.
Gli animalisti hanno espresso il proprio sdegno quando sui social è comparsa la foto della coppia in compagnia dell’allevatore da cui i due sportivi hanno acquistato il cucciolo. Il piccolo dobermann è apparso nello scatto in questione con le orecchie sostenute in posizione eretta dopo l’intervento, suscitando la reazione persino della PETA. L’organizzazione a sostegno dei diritti degli animali ha scritto una lettera pubblicata dal DailyMail e indirizzata a Biles e consorte: “Siamo rimasti sbalorditi quando abbiamo visto che avevate acquistato un cane da un allevatore e, a giudicare dai commenti online, non eravamo i soli. Poi avete fatto un ulteriore passo avanti e avete fatto tagliare le orecchie al cucciolo? Il taglio delle orecchie è estremamente doloroso e le sfigura in modo permanente senza alcun motivo se non quello di ottenere un certo aspetto. Molti veterinari si rifiutano di eseguire la procedura, che è stata vietata in molti paesi europeiâ€. PETA, che ha invitato la coppia ad adottare invece che acquistare amici a 4 zampe, ha ricordato anche come i cani amino i padroni così come sono, e per questo “il minimo che possiamo fare è ricambiare il favore e non sottoporli mai a interventi di mutilazione come quello a cui ha dovuto sottoporsi il vostro nuovo cuccioloâ€. A finire nel mirino è stata pure l’azienda di allevamento, che online ha risposto in malo modo a chi chiedeva il motivo di questa operazione “crudele e puramente estetica per il piacere umanoâ€. “Perché posso… Prossima domanda†è stata la replica dell’allevatore.
La conchectomia è l’asportazione chirurgica di una parte del padiglione auricolare del cane, non per questioni terapeutiche, ma per una ragione estetica legata a standard di razza. Dopo l’intervento – che secondo veterinari e associazioni animaliste cause forte dolore, stress e possibili complicazioni – l’animale deve stare per diverse settimane con le orecchie bendate, a volte steccate, e sostenute in posizione eretta per consentire la guarigione. Non essendoci alcun beneficio per la salute dell’animale, la conchectomia viene spesso considerata una mutilazione senza alcun senso.
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Una gigantesca casa di pan di zenzero che ricrea la casa dei McCallister di “Mamma, ho perso l’aereo” si è illuminata a Hollywood per celebrare il 35esimo anniversario del popolare film natalizio. La struttura a due piani – alta 7,8 metri e larga 12,8 metri – batte anche il Guinness dei primati per la più grande casa di pan di zenzero.
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Appena qualche giorno fa il presidente Trump, in un discorso alla nazione ha annunciato prezzi in calo, salari in aumento, tagli fiscali storici e importanti vittorie in politica estera. Il capo della Casa Bianca ha sostenuto la sua politica sui dazi, ha parlato della riduzione dei prezzi dei farmaci, della sicurezza delle frontiere e della ripresa economica degli Stati Uniti, da lui definita la più rapida di sempre. Ma, a dispetto di questo discorso, un sondaggio Gallup mostra che molti americani non sono così contenti del suo operato. Tanto da renderlo, a questo punto del suo mandato, impopolare quanto solo il presidente Nixon riuscì ad essere.
Secondo Gallup, a novembre 2025 solo il 36% degli americani ha approvato l’operato di Trump: è il secondo dato più basso di gradimento un anno dopo il voto tra i presidenti eletti dopo il 1950. Nel novembre 1973 Nixon aveva toccato il 29%, a causa dello scandalo Watergate reso pubblico dai cronisti del Washington Post. Le intercettazioni illegali avallate da Nixon ai danni degli avversari politici e gli articoli che raccontarono la macchinazione lo avrebbero portato alle dimissioni, pochi mesi dopo.
Tornando alla cifre, Gallup rivela che il tasso di approvazione del presidente Donald Trump è sceso di cinque punti percentuali al 36%, il minimo del suo secondo mandato, mentre la disapprovazione è salita al 60%. L’ultimo calo segue tre mesi di stabilità , con il 40-41% degli americani che esprime approvazione per la sua gestione della presidenza. Il suo precedente minimo di approvazione durante il secondo mandato era stato un 37% statisticamente simile a luglio , e il suo minimo storico era stato del 34% nel 2021 , alla fine del suo primo mandato dopo l’attacco al Campidoglio del 6 gennaio.
Il sondaggio è stato condotto dal 3 al 25 novembre ed ha portato a un aumento dei consensi per i Democratici. C’è da ricordare che i pareri sono stati chiesti mentre era in corso lo shutdown del governo federale, con molti servizi essenziali chiusi e conseguenti disagi per i cittadini, che è stato il più lungo nella storia degli Stati Uniti. La situazione è rientrata il 12 novembre.
Le cifre mostrano che che il consenso dei repubblicani verso il tycoon è sceso di sette punti percentuali, attestandosi all’84%, mentre quello degli indipendenti è sceso di otto punti, attestandosi al 25%. Il consenso dei repubblicani è il più basso del secondo mandato di Trump, mentre quello degli indipendenti è il peggiore in entrambi i mandati.
Il giudizio sul presidente in carica dipende anche dagli argomenti. Trump è valutato in modo positivo su criminalità (43%), affari esteri (41%), commercio estero (39%) e immigrazione (37%). In modo negativo su altri cinque temi: l’economia (36%), la situazione in Medio Oriente (33%), il bilancio federale (31%), la guerra in Ucraina (31%) e la politica sanitaria (30%).
In definitiva, l’interruzione delle attività del governo federale a causa dello shutdown, le sconfitte elettorali del Partito Repubblicano e le continue preoccupazioni sull’economia interna hanno danneggiato la reputazione di Trump agli occhi del popolo americano a novembre, soprattutto tra Repubblicani e indipendenti. Il suo indice di gradimento complessivo nell’ambito dell’occupazione è sceso al punto più basso del suo secondo mandato, e si sta avvicinando al minimo del suo primo mandato.
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