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I nostri video a cura di F. Q.
Ucraina, dai piani di pace alla guerra ibrida: rivedi la diretta con Peter Gomez e Fabio Mini

Ucraina, dai piani di pace alla guerra ibrida. Ne parlano Peter Gomez e Fabio Mini

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Data articolo:Tue, 02 Dec 2025 08:25:31 +0000
I nostri video a cura di Alberto Sofia
Basile presenta “Approdo per noi naufraghiâ€: “Ue ha tradito interessi dei suoi popoli, vuole continuare guerra in Ucrainaâ€
“L’Unione Europea di oggi ha tradito gli interessi dei suoi popoli, vuole continuare la guerra in Ucraina, invece che fare proposte concrete per una mediazione. È il fallimento del sogno europeo e si pone al di fuori del diritto internazionale e costituzionale”. A rivendicarlo l’ex ambasciatrice Elena Basile, presentando a Roma il libro “Approdo per noi naufraghi”, edito da PaperFirst.
“Le parole dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone che parla di “attacchi preventivi†contro la Russia, per rispondere adeguatamente alla minaccia ibrida del Cremlino (droni, attacchi informatici, sabotaggi)? Sono intimidazioni per far sì che gli Stati Uniti non lascino l’Europa e continuino a impegnarsi nella guerra contro Mosca. È assurdo che ci diciamo filoucraini quando utilizziamo i loro giovani come carne da macello. Immaginate questi giovani al fronte che aspettano, con le notizie che trapelano della pace, e poi sentono persone come Meloni, Tajani o Gentiloni che ci dicono che la guerra deve continuare. Ovvero, la maggioranza Ursula von der Leyen, è terribile”, continua Basile.
Nel suo libro Basile sottolinea come “l’Ue non conosce la divisione dei poteri tra legislativo, esecutivo e giudiziario, non ha legittimità democratica. Maastricht ha codificato il neoliberismo e messo da parte le riforme sociali”. Per questo spiega, “in un orizzonte che resta tragicamente europeo, è necessario un cambio di paradigma”. Ovvero, “si riparte dalla cooperazione e dalla solidarietà, dalla pace in un mondo multipolare dove l’Europa ritrovi il suo posto. Costruire il multilateralismo senza doppi standard, il dialogo interculturale e interreligioso, il diritto contro la forza, la giustizia sociale, la mediazione diplomatica sono obiettivi ancora vivi”.
Per Basile non soltanto “serve un cambio delle classi dirigenti europee, ma anche che il dissenso – quello in Parlamento come nel Paese – metta da parte le differenti identità e apra una riflessione per costruire un’istanza politica alternativa che possa rappresentare la generazione Z e il ‘non voto’, oggi il primo partito in Italia come in Europa”.

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Data articolo:Tue, 02 Dec 2025 08:21:44 +0000
Blog a cura di Mario Natangelo
La nuova guerra

La nuova guerra – la mia vignetta per Il Fatto Quotidiano in edicola oggi

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Data articolo:Tue, 02 Dec 2025 08:20:16 +0000
Fatti a motore a cura di Omar Abu Eideh
BYD stupisce con un motore boxer 2.0, l’endotermico che non ti aspetti nell’era elettrica

Sul mercato dell’auto sta per arrivare un motore endotermico nuovo di pacca: in tempi di elettrificazione forzata, questa sarebbe già una notizia. Ma se il motore in questione è “Made in China” e vanta pure la rara architettura boxer, allora il suo esordio si carica di significati.

Ma andiamo con ordine: BYD, il colosso cinese dell’auto, ha svelato il suo nuovo motore quattro cilindri 2 litri turbo con cilindri disposti orizzontalmente. L’unità vanta una configurazione assai rara, ad oggi adoperata solo dai giapponesi della Subaru e dai tedeschi della Porsche, che usano il boxer da decenni. E questo già la dice lunga sulle capacità tecniche raggiunte dai costruttori della Repubblica Popolare.

L’unità in questione è destinata a far parte di meccaniche elettrificate, quelle che spingeranno modelli ibridi, per intendersi. A riprova della capacità di adattamento dell’industria automotive cinese, che sta ricalibrando il suo “output” verso i veicoli ibridi, più “digeribili” sui mercati occidentali che non sono ancora molto convinti che il futuro dell’automobile sia solo elettrico. Concetto che, a dire il vero, in Cina hanno ormai recepito – contrariamente a quanto succede a Bruxelles – rimodulando il ventaglio delle tecnologie in cui investire.

La prima applicazione del nuovo boxer la vedremo sulla berlina ibrida ricaricabile Yangwang U7 (nella foto), dove il Boxer – capace di 276 cavalli di potenza massima e 380 Nm di coppia motrice – farà da generatore di corrente (range extender) per ricaricare di elettricità le batterie che alimentano i motori elettrici di trazione e, in alcuni frangenti, potrà anche comportarsi esso stesso come unità motrice di trazione, direttamente collegata alle ruote.

Ma le primizie tecniche non finiscono qui. In nome della compattezza, il boxer cinese adotta un sistema di lubrificazione a carter secco – privo della tradizionale coppa dell’olio posta alla base del monoblocco, rimpiazzata da un serbatoio dell’olio esterno, collegato a una pompa a doppio stadio che, simultaneamente, riempie il serbatoio dell’alto, con l’olio di ritorno dal motore, e lo svuota dal basso, inviando l’olio al motore –, un impianto di raffreddamento studiato ad hoc e una doppia catena di distribuzione. Meccanica allo stato dell’arte, quindi.

Non solo, particolare attenzione è stata posta pure alla rumorosità del motopropulsore, estremamente contenuta: secondo la BYD, al minimo e a carichi leggeri il rumore del motore aumenta di appena 1 decibel rispetto a quello prodotto dai motori elettrici, risultando praticamente impercettibile nell’uso quotidiano. Sulla U7 il boxer sarà posizionato nel cofano anteriore e la potenza erogata potrà essere tarata in base allo stato di carica della batteria al fine di favorire l’efficienza complessiva del veicolo.

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Data articolo:Tue, 02 Dec 2025 08:15:46 +0000
Cronaca a cura di Redazione Cronaca
L’ultimo “colpo†di Alberto Genovese: incassa 90 milioni di euro dalla vendita di Prima Assicurazioni mentre è in carcere per le vicende di Terrazza Sentimento

Neanche il carcere ferma il business. È l’ultimo, controverso capitolo della vicenda di Alberto Genovese, che continua a far discutere per l’enorme disparità tra la sua situazione giudiziaria e il suo inalterato patrimonio finanziario. Il fondatore di Facile.it e Prima Assicurazioni ha perfezionato la vendita della sua partecipazione residua nell’azienda, incassando una cifra che sfiora i 90 milioni di euro. La notizia, riportata dal Corriere della Sera, segna il disimpegno definitivo di Genovese da Prima Assicurazioni, la start up “unicorno” che ha rivoluzionato il mercato assicurativo italiano.

La storia di Alberto Genovese, 48 anni e laureato alla Bocconi e finito agli arresti per gli abusi e le violenze commesse durante i suoi festini a “Terrazza Sentimento“, è nota. Dopo aver venduto Facile.it nel 2014 per 100 milioni di euro, era diventato un modello di successo per il mondo fintech italiano e l’altra sua start up, Prima Assicurazioni appunto, aveva attratto nel 2018 il più importante round di venture capital mai realizzato in Italia, con altri 100 milioni di euro sottoscritti da Goldman Sachs e Blackstone Group.

E, nonostante la sua detenzione e la condanna per i crimini commessi, la fortuna finanziaria di Genovese è rimasta intatta: il processo di dismissione della sua quota in Prima Assicurazioni, iniziato all’indomani del suo arresto, si è concluso con l’ingresso della società nel Gruppo AXA. L’operazione, annunciata lo scorso agosto, ha visto il colosso assicurativo francese acquisire il 51% del capitale sociale di Prima per un corrispettivo di 538 milioni di euro. La cifra di 89,7 milioni di euro incassata da Genovese si riferisce alla vendita delle sue ultime partecipazioni.

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Data articolo:Tue, 02 Dec 2025 07:51:03 +0000
Cronaca a cura di Redazione Cronaca
17enne rapito a Vittoria, svolta nelle indagini: tre persone arrestate per sequestro di persona a scopo di estorsione

Un rapimento a scopo di estorsione che aveva scosso la comunità del Ragusano, e che oggi, a distanza di poco più di due mesi, vede i primi sviluppi giudiziari. La Polizia di Stato ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre persone, accusate di sequestro di persona a scopo di estorsione ai danni di un 17enne di Vittoria lo scorso settembre.

La vicenda risale alla tarda serata di giovedì 25 settembre: un diciassettenne figlio di un noto commerciante ortofrutticolo della zona, si trovava in una piazzetta del rione Forcone di Vittoria con un gruppo di amici. Secondo quanto ricostruito dai testimoni, due sconosciuti, con il volto coperto e armati di pistola, sono arrivati a bordo di una Panda nera. Gli autori del sequestro hanno chiamato il giovane per nome, rassicurando gli amici presenti: l’obiettivo era solo lui. Dopo averlo caricato sull’auto, scortati da un’altra Panda bianca, si sono allontanati in direzione della ex strada statale 115. Prima di fuggire, hanno lasciato a terra, sul posto, il cellulare del ragazzo. A dare immediatamente l’allarme alla polizia sono stati gli amici della vittima. Subito sono state avviate le ricerche, che hanno visto l’impiego di elicotteri e pattuglie a terra, in un’angosciante attesa durata quasi 24 ore. Il giovane è stato poi rilasciato venerdì sera e, dopo essere stato trovato sano e salvo, è stato condotto in commissariato per aiutare la Polizia a ricostruire l’accaduto.

Le indagini, avviate immediatamente dopo il fatto e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Catania, hanno permesso di raccogliere “gravi e determinanti elementi indiziari” a carico dei tre soggetti ora in carcere. L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip presso il Tribunale di Catania, accusa i tre non solo del reato principale di sequestro di persona a scopo di estorsione, ma anche di reati aggravati di furto e porto e detenzione illegale di armi da fuoco.

L’operazione, che si è svolta con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, ha visto l’azione congiunta degli agenti della Squadra Mobile di Ragusa, della Sisco di Catania e del Commissariato di Vittoria. I dettagli completi dell’operazione saranno resi noti in una conferenza stampa indetta presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Catania.

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Data articolo:Tue, 02 Dec 2025 07:28:40 +0000
Viaggi a cura di Rita Bossi
Ponte Immacolata 2025, 10 idee di viaggio da prenotare con il Travel Tuesday: dalle luci di Lione alle piste del Monterosa e la magia dei boschi del Friuli

Si avvicina il weekend dell’Immacolata ed è un’ottima occasione per dedicarsi ad un assaggio di vacanza invernale prima delle feste natalizie e godersi finalmente qualche giorno di relax. Ecco 10 idee tra mercatini di Natale, città d’arte, crociere al caldo e piste da sci.

A Lione a festeggiare la luce

Per il ponte dell’Immacolata Lione è bellissima ed è nel suo momento migliore. Torna la Festa delle Luci che si svolge ogni anno a inizio dicembre ed è l’occasione giusta per riscoprire la città sotto un punto di vista artistico, in un’atmosfera gioiosa e di festa prenatalizia. Quest’anno la manifestazione si svolgerà dal 5 all’8 dicembre, e come sempre la città si accenderà in un’esplosione di luci e colori: le vie, le piazze e le facciate dei monumenti più importanti accoglieranno le installazioni artistiche realizzate da artisti, designer e video maker.

Weekend a Firenze tra arte e buon cibo

È una delle città più amate d’Italia, un posto in cui tornare e ritornare più e più volte. E per le feste si illumina di un fascino incredibile. Culla del Rinascimento, Firenze è tappa imperdibile per chi ama l’arte: dalle Gallerie degli Uffizi a Palazzo Strozzi e il Museo di San Marco che presentano Beato Angelico, straordinaria mostra dedicata all’artista simbolo dell’arte del Quattrocento, (fino al 25 gennaio 2026), alle boutique di via Tornabuoni – qui in piazza Santa Trinità, Palazzo Bartolini Salimbeni ospita la collezione Roberto Casamonti con opere dagli anni ’60 agli inizi del XXI secolo (da Schifano a Boetti, da Mirò a Basquiat, da Warhol a Christo). Ogni via racconta una storia, custodisce un segreto che rende magica questa città, ma ancor più speciale se a fine giornata ci aspetta un luogo capace di accoglierci e di farci sentire a casa, come all’Hotel Brunelleschi -della Collezione Em – , rifugio esclusivo dove ritrovare il piacere del tempo lento, nel centro storico, a pochi passi dal Duomo. È un boutique hotel a conduzione familiare, sorto all’interno della Torre della Pagliazza – la più antica torre bizantina di Firenze – e di una chiesa medievale, con 96 camere, alcune con jacuzzi e vista sul Duomo. L’esperienza gastronomica è affidata allo chef stellato Rocco De Santis: il due stelle Santa Elisabetta e l’Osteria Pagliazza, reinterpretano la tradizione toscana in chiave contemporanea. In hotel un museo privato con i resti archeologici della torre.

L’incanto dei mercatini in Alto-Adige

Se c’è una destinazione che più di ogni altra rappresenta la magia del Natale, quella è sicuramente il Trentino-Alto Adige. A Trento le piazze principali si colorano di bancarelle dove si possono trovare prelibatezze locali, oggetti d’artigianato, decorazioni fatte a mano e giocattoli in legno. Più a nord, Bressanone accoglie con il mercatino allestito nella splendida Piazza Duomo, in cui il barocco delle facciate si unisce alla tradizione altoatesina. Le casette propongono prodotti di artigianato artistico e specialità gastronomiche locali. La città è anche celebre per lo spettacolo di luci e musica che si svolge all’interno del cortile del palazzo vescovile. A Merano, gli espositori si snodano lungo il fiume Passirio, tra eleganti architetture liberty e profumo di mandorle tostate. E Bolzano con il suo Christkindlmarkt, il tradizionale mercatino di Natale più antico in Italia, in piazza Walther, il “salotto buono†della città. 93 i tradizionali chalet di legno con specialità gastronomiche e di artigianato artistico: dolci, vin brulé, speck e salumi, frittelle, succo di mele e strudel, ma anche ceramiche, ricami angioletti e presepi di vetro.

Roma illuminata tra passeggiate, buona tavola e notti magiche

Ponte dell’Immacolata a Roma? Perché no? E’ sempre una buona scusa per visitare la città che, in questo periodo è ancora più magggica! Tante sono le iniziative in questi giorni che precedono il Natale, si va dalle feste per i bambini, ai concerti natalizi, a un cocktail esclusivo fino a un’esperienza immersiva…Dove? A La Ménagère, uno spazio storico, a pochi passi da Piazza di Spagna, che si presta a palcoscenico tra il fascino senza tempo della Roma storica e la modernità del locale iconico di Firenze La Ménagère, che dal 1896 ha saputo evolversi diventando un punto di riferimento per gli amanti del cibo, del design e della cultura italiana. Quando si entra in questo luogo, si è circondati da mille profumi avvolgenti che trasportano l’ospite in un universo sensoriale: odori delicati di fiori freschi multicolori. Qui, ogni dettaglio è studiato minuziosamente, e tutto intorno c’è bellezza. In linea con il concept della sede storica di Via de’ Ginori a Firenze, anche a Roma la cucina segue la stessa filosofia, portando con seÌ una creativitaÌ€ che si traduce in piatti ranati, preparati con ingredienti freschi e di altissima qualitaÌ€. Il concept gastronomico di La MeÌnageÌ€re a Roma saraÌ€ una proposta versatile, che accompagneraÌ€ gli ospiti dalla colazione al dopocena. E sotto le feste natalizie “brunch speciali†dove è possibile combinare sia il dolce che il salato con piatti tradizionali e idee creative. L’indirizzo da segnarsi per notti da sogno è Portrait Roma nel cuore della capitale, un boutique hotel 5 stelle, insignito delle 5 stelle Forbes, eccellente rappresentazione di raffinatezza e continuità estetica degli alberghi Ferragamo, firmati tutti dall’architetto Michele Bönan.

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Data articolo:Tue, 02 Dec 2025 07:21:08 +0000
Blog a cura di Giuseppe Pietrobelli
Il video-patacca di Regione Lombardia sui costi dei Giochi dimentica 330 milioni che saranno pagati dai contribuenti

Una bugia grande come una casa corre sul web, con il timbro del sito ufficiale di Regione Lombardia, la regione più popolosa e ricca d’Italia. Si tratta di un’abile dissimulazione propagandistica a favore delle Olimpiadi Milano Cortina 2026, per dimostrare che organizzarle non costa nulla ai contribuenti italiani, visto che le spese sarebbero coperte completamente grazie a finanziamenti privati.

Stando all’Enciclopedia Treccani, disinformazione è la “diffusione intenzionale di notizie o informazioni inesatte o distorte allo scopo di influenzare le azioni e le scelte di qualcunoâ€. Ma c’è anche una seconda versione – “mancanza o scarsità d’informazioni attendibili su un determinato argomento – che rimanda alla colpa (frutto di ignoranza) e non al dolo.

In uno o nell’altro significato, che cosa si dovrebbe pensare di fronte al post inserito dalla Lombardia sul proprio canale Facebook (404.000 followers) che fornisce un dato platealmente sbagliato su quanto costa a Fondazione Milano Cortina 2026 organizzare i Giochi invernali che cominciano il 6 febbraio?

“Le Olimpiadi 2026 sono un costo o un investimento?†si chiede Lombardia Notizie Online, l’Agenzia di Stampa e Informazione della Giunta regionale lombarda, che si avvale per dare una risposta del contributo di “Ingegneri in Borsaâ€, un sito specializzato in servizi per le aziende (214.643 followers). Si tratta, quindi, di esperti, per i quali un difetto di conoscenza non è contemplabile.

La risposta assume le sembianze di un’informazione falsata. Il video della durata di 97 secondi recita: “L’obiettivo è quello di abbattere i macro-costi di spesa pubblica… L’area più importante di spesa è quella per l’organizzazione dei mega eventi e delle gare: 1,7 miliardi di euro che però saranno ammortizzati dal contributo economico del Comitato Olimpico Internazionale, dagli sponsor, dalla vendita dei biglietti e dai diritti televisiviâ€. Ecco la grande bugia: il costo non è di 1,7 miliardi, ma di due miliardi di euro, circa 500 milioni di euro più di quanto previsto dal dossier di candidatura italiana (1,5 miliardi). La cifra di due miliardi è indicata nella relazione accompagnatoria con cui a giugno la Presidenza del Consiglio dei ministri ha approvato un decreto che ha finanziato 330 milioni di euro per le Paralimpiadi, così da ripianare anticipatamente i bisogni (debiti) delle Olimpiadi, indissolubilmente legate ai Giochi paralimpici.

La dissimulazione di quei 330 milioni di euro pubblici da parte della Regione Lombardia serve a dimostrare che il costo dell’organizzazione non è a carico dei contribuenti italiani, ma viene coperto completamente da introiti privati. Intanto non sappiamo nemmeno se sponsor e biglietti riusciranno a raggiungere la cifra di 1,7 miliardi, in ogni caso mancheranno più di 300 milioni che dovranno essere sborsati dallo Stato italiano.

Non è una bugia innocente, perché tocca il cuore del problema se Fondazione Milano Cortina 2026 presieduta da Giovanni Malagò sia di natura pubblica, come sostiene la Procura di Milano che ha aperto un’indagine per turbativa d’asta, o se sia un ente privato, come ha assicurato nel giugno 2024 il governo Meloni con un decreto interpretativo sulla cui legittimità si dovrà esprimere la Corte Costituzionale. La verità è che per preparare il Circo Bianco e costruire le infrastrutture connesse (impianti, strade, ferrovie) si spenderanno circa 7 miliardi di euro, come ho ricostruito nel libro Una montagna di soldi edito da Paper First, che fa una radiografia impietosa dei quarti Giochi italiani in preparazione, dopo Cortina 1956, Roma 1960 e Torino 2006.

Fortunatamente i cittadini non sembrano lasciarsi abbindolare, e questo è già un buon segno. Leggere per credere gli 88 commenti dei lettori al post autocelebrativo di Regione Lombardia: 79 persone, pari all’89,7 per cento, contestano costi e progetti, con osservazioni molto critiche, condivise da 360 like. Solo 5 i commenti favorevoli (e zero like) pari al 5,7 per cento, 4 quelli neutri. Anche la disinformazione, a volte, non riesce a convincere.

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Data articolo:Tue, 02 Dec 2025 07:00:02 +0000
Sport News a cura di Giuseppe Pietrobelli
Follia nel Trevigiano, partita di basket Under 17 finisce 210 a 3. Si scatena la polemica: “Pessimo esempio, umiliati dei coetaneiâ€

Punteggio da non credere in una partita di basket Under 17 Silver. La squadra di casa, la Polisportiva di Casale sul Sile in provincia di Treviso, ha battuto la Polisportiva di Mogliano Veneto Bianco con lo stratosferico risultato di 210 punti contro 3. Da una parte colpisce l’eccesso di canestri infilati in quattro tempi da 10 minuti ciascuno, che equivalgono a una media di 53 punti per ogni quarto di gioco, 5,3 al minuto. Agli arbitri non è bastato il referto di gara tradizionale, che arriva a contemplare un punteggio non superiore ai 200 punti, hanno dovuto aprire un secondo modulo per ospitare i canestri in eccesso. Dall’altra parte risalta in modo clamoroso l’inferiorità agonistica degli avversari che sono riusciti a racimolare solo 3 punti in tutto l’incontro.

Sui giornali locali è apparsa addirittura la notizia secondo cui la sezione di Treviso della Federazione Italiana Pallacanestro sarebbe intenzionata ad aprire un’indagine sulle ragioni di una sconfitta così altisonante. In realtà non accadrà nulla di tutto questo, il risultato verrà omologato e finirà probabilmente nel Guiness dei primati, ma non ci sono elementi per sostenere che una delle due squadre si sia macchiata di comportamento antisportivo. Come ha dichiarato il presidente provinciale Fabio Coldebella, vista la disparità delle due squadre in campo, si sarebbe verificato casomai un eccesso di agonismo, considerando che il Casale ha infierito sui ragazzini di Mogliano anche quando era ormai evidente a tutti che si trattava di una partita a senso unico.

Non verrà dato corso a sanzioni disciplinari nei confronti della squadra vincitrice o della società perdente. Come si fa a contestare il fatto di aver inseguito, anche se in modo persecutorio, l’obiettivo che tutte le squadre hanno, quello di vincere? Nessun comportamento antisportivo è inoltre addebitabile ai ragazzini alquanto frastornati del Mogliano Bianco, le cui capacità agonistiche sono evidentemente molto modeste. La stessa formazione nel passato recente ha già perso con risultati molto pesanti: 13-157 contro la Vigor Bk Conegliano, 16-81 contro il Basket Pieve, 19-112 contro la Pallacanestro Ormelle, 10-118 contro il Priula Basket 88. Nelle classifiche c’è anche un 18-107 contro la Polisportiva Mogliano Blu, squadra gemellata con i Moglianesi bianchi. Ed è in questa duplicazione di formazioni della stessa società che si può trovare la spiegazione di un risultato così eclatante. A Mogliano gli iscritti al basket Under 17 erano così numerosi da consentire di formare due squadre. I più forti hanno indossato la casacca Blu, quelli più inesperti la divisa Bianca. Praticamente una squadra materasso, come si dice in campo calcistico, il che nulla toglie alla voglia che hanno di giocare, allenarsi e divertirsi, al di là delle logiche fieramente competitive che lo sport impone anche ai ragazzini.

Casomai non è piaciuta la fotografia pubblicata sui social dal Casale dopo la vittoria, perché mostra uno spogliatoio festante, mentre sarebbe stato più nobile se avesse ritratto gli stessi giocatori stringere la mano, in segno di rispetto, agli avversari, usciti dal campo sconfitti. “Vergognatevi, anche la foto vi fate!†e “Grande esempio di sportività†sono solo alcune delle frasi di commento all’indirizzo dei giocatori del Casale. Un padre ha aggiunto: “Pessimo esempio di non sportività. Un dirigente e un coach che ottengono questi risultati cos’hanno insegnato ai propri ragazzi? Questi ragazzi son tornati a casa con cosa in mano? Aver umiliato dei coetanei con uno scarto di 207 punti, li fa sentire fenomeni e il coach un Obradovic. Male, molto male, e scrivo da padre di giocatore di basket della stessa età, che lo scorso anno ha perso di 50/60 punti di scarto (vs Trieste o Udine, non Casale). Il rispetto ci deve essere sempreâ€.

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Data articolo:Tue, 02 Dec 2025 06:59:59 +0000
Sport News a cura di Lorenzo Bloise
È alto 2.20 metri e ha solo 18 anni: chi è Luigi Suigo, il primo “unicorno†del basket italiano

Il volto più riconoscibile della nuova generazione del basket italiano è alto 2.20 metri, tira (e segna) da tre punti e ha solo 18 anni. “Ho iniziato a giocare grazie a un canestrino che mio padre aveva appeso in giardinoâ€. Oggi Luigi Suigo è il centro del futuro dell’Italbasket. Lanciato per la prima volta in nazionale maggiore dal ct Luca Banchi durante le qualificazioni ai Mondiali 2027, contro la Lituania “SuiGOAT†– uno dei tanti soprannomi che gli è stato appiccicato – ha lasciato il segno con una tripla dall’angolo. Il primo marchio in una partita ufficiale per un giocatore che in Italia, forse, non abbiamo mai visto. Atipico per il modo di giocare (data la sua altezza), ma efficace e costante. Cresciuto tra Sportland Tradate, Varese Academy e Olimpia Milano, la sfida di Suigo si è spostata in Serbia. Con il Mega Basket Belgrado arrivano minuti, punti e le prime vere responsabilità.

L’â€unicorno†della giovane Italbasket

Dopo aver preso il posto di Pozzecco, il ct Banchi ha detto: “Sono a caccia del mio unicorno, alla ricerca di qualcosa di quasi mitologico. La pallacanestro, anche in Italia, è stata capace improvvisamente di trovare risorse che nessuno immaginavaâ€. Ma cosa significa realmente “unicorno†nel mondo del basket? Coniato dal cestista NBA Kevin Durant per descrivere le qualità e le abilità dell’avversario Kristaps Porzingis, oggi è il termine – abusato – con cui si identifica un giocatore molto alto che ha in molti casi la tecnica di una guardia e si muove quasi come una guardia, non con la stessa velocità ma con la stessa fluidità. Ecco, in Luigi Suigo l’Italia vede il suo prossimo unicorno.

E pensare che per quasi 5 anni ha dovuto smettere con la pallacanestro per un problema ai talloni dovuto alla crescita esponenziale. Poi a 12 anni Suigo torna ad allenarsi. “Prima, tutto quello che potevo fare e facevo era giocare al campetto e imitare il mio primo idolo, James Harden. Erano i tempi in cui poteva segnare 40 punti in ogni partita: io andavo al campetto e imitavo il suo step-backâ€. Ora studia e imita Victor Wembanyama: “Lo faccio per diventare come luiâ€.

In campo come nella vita, Suigo è cresciuto in fretta. “Lasciare Tradate non è stato un problema. Purtroppo, mia madre è mancata presto e io ero abituato a tornare da scuola e prepararmi da mangiare, studiare, allenarmi e rivedere mio padre solo la sera, al ritorno dal lavoro. Venendo a Milano, per me non è cambiato nulla. Con i ragazzi della foresteria ho instaurato un rapporto che durerà per tutta la vita. Ma sul campo le difficoltà ci sono state perché l’intensità richiesta in allenamento e la quantità di lavoro svolto erano molto diverse da ciò cui ero abituatoâ€. A gennaio 2024 arriva il primo canestro in Serie A con la maglia dell’Olimpia: una tripla (anche in questo caso) su assist di Mirotić. E tutti iniziano a parlare di lui. Nello stesso anno, con l’U19 biancorosso, vince la Next Gen Cup da protagonista segnando 20 punti e prendendo 11 rimbalzi in finale.

Qualche settimana più tardi, insieme ai suoi compagni e amici Diego Garavaglia e Maikcol Perez, partecipa al Basketball Without Borders Global Camp di San Francisco, un torneo a invito riservato ai migliori prospetti di tutto il mondo. Un’occasione per Suigo per poter visitare anche il campus degli Illinois Fighting Illini, un college di Division I tra i più ambiti in NCAA. Sicuramente il prossimo passo che spera di compiere il giovane Luigi dopo il diploma.

Una nuova generazione azzurra

Suigo si prende la copertina. Ma con lui c’è un gruppo di giovani talenti italiani. La nazionale, infatti, ha aperto le porte anche a Diego Garavaglia (giocatore classe 2007 del Basketball Ulm) e Luca Vincini (23enne di Sassari), oltre a Elisèe Assui (classe 2006 di Varese). C’è poi la conferma di Francesco Ferrari (MVP dell’ultimo europeo U19 e talento di Cividale in Serie A2) e il ritorno di Davide Casarin (protagonista con la Vanoli Cremona in Serie A). Mentre il momento di Procida sembra essere finalmente arrivato (vedi i 24 punti contro la Lituania), la nuova generazione è pronta per mettersi in gioco e a disposizione della maglia azzurra. C’è ancora tanto margine, ma le premesse sono davvero ottime e incoraggianti. Nella nuova Italbasket del ct Banchi Luigi Suigo è il futuro.

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Data articolo:Tue, 02 Dec 2025 06:59:53 +0000
Politica a cura di Alberto Marzocchi
“Vi svelo il ‘postribolo’ del Parlamentoâ€: il libro dell’ex deputato della Lega sui vizi e retroscena di Montecitorio

Se siete mai stati al pratone di Pontida nei giorni in cui è preso d’assalto dai vessilli col leone di Venezia e dalle spade levate al cielo di Alberto da Giussano, per ore in sottofondo, instancabile ma affaticata, al microfono avete senz’altro sentito la sua voce. Speaker per anni alla festa del Carroccio, ad annunciare il capo, Umberto Bossi, e poi Roberto Maroni e, infine, Matteo Salvini, finché il definito corso di respiro nazionale, lontano dalle origini, lo ha costretto lontano dal palco. Leghista della primissima ora, un passato da ultras della Dea, l’Atalanta, è politico di riferimento di Bergamo e della Bergamasca, dove il fondatore aveva individuato i fucili pronti a opporsi alla fu Roma ladrona. Dopo qualche annetto di silenzio ora Daniele Belotti è tornato, complice l’elezione nella segreteria regionale (perché sì, tocca rispolverare il passato per riportare al voto i disillusi). Ed è tornato, tra le altre cose, con un libro autoprodotto, dall’autoironico titolo L’onorevole mononeurico – e dall’accattivante sottotitolo Quello che nessuno ha mai rivelato sul “postribolo” di Montecitorio – che racconta la sua prima e fin qui unica esperienza da parlamentare della Repubblica.

Il volume di Belotti (che non vi consigliamo di leggere, così lui sarà contento, considerato il precedente del suo non-tanto-amico Roberto Vannacci) ha un pregio. E di questo Belotti è consapevole. Parla all’uomo da Bar Sport, incarnando Belotti le istanze e il carattere dello stesso: l’uomo medio, incazzato, con la Rosa in mano, la sigaretta nell’altra (forse), che tra un commento e l’altro sulla propria squadra del cuore tira fuori un apprezzamento sull’ultima showgirl che passa in quel momento alla tv. L’uomo che difficilmente trova spazio sui giornali, ma che vota (Belotti, tra gli altri). Presente il Pojana di Andrea Pennacchi? È qualcosa di simile, ma più godereccio e con meno ossessione per il lavoro.

L’esperienza di cui narra il politico bergamasco – con molta autoironia – è quella della legislatura 2018-2022, quella del Conte 1 e del Conte 2 (il racconto del libro termina prima della fine della legislatura). E tutto, letteralmente tutto, è filtrato attraverso gli occhi del pallone (da calcio), delle dimensioni del pene (dell’autore e dei colleghi parlamentari) e della vulva (il cui centro, in Transatlantico, stando al racconto di Belotti, è il divanetto di Vittorio Sgarbi). E così nei primissimi capitoli l’ingresso nell’Aula di Montecitorio è paragonato all’ingresso nello stadio, i banchi dei parlamentari sono gli anelli degli impianti. C’è il tifo e ci sono gli insulti. Tanto che lo stesso Belotti si renderà protagonista di una (sfiorata) rissa, rimasta memorabile, con annessa rottura di una sedia e scontro col fisicamente titanico Emanuele Fiano del Pd.

L’esponente della Lega, definendo il Parlamento un “postribolo politico” ed elencando le specie che lo abitano (l’onorevole paguro, il crostone, lo sfigato, il chihuahua, il criceto “e altre sottocaste”), si rivolge agli “istituzionalisti, radical chic, politicamente corretti e acculturati vari: non prendetevela con il barbaro e non scandalizzatevi per il linguaggio” perché “ci sono ancora grezzi e rozzi uomini che abitano i Bar Sport di provincia parlando di f… e pallone“. Di Montecitorio descrive il clima “da funerale”, quando dopo il voto non si riesce a formare il governo e i parlamentari temono così follemente il ritorno alle urne (e, dunque, di perdere il posto) che in massa, pur di ammortizzare i costi dell’assicurazione obbligatoria, hanno prenotato i nuovi “impianti di onorevoli dentiere“. E poi lo straniamento quando a prendere la parola in Aula, per la Lega, sono Sasso da Bari, Cantalamessa da Napoli, Furgiuele da Lamezia Terme e così via. Quando tocca a quest’ultimo e “nel solenne Emiciclo risuona un vago accento calabro maghrebino, il gallico viene portato in infermeria causa mancamento“. E ancora: le tresche tra parlamentari di diversi partiti, la tensione per l’aumento dei prezzi alla buvette, il ritorno del centrodestra unito dopo la fine del Conte 1. Ma come non manca di sottolineare il nostro eroe: “Meglio, in Forza Italia c’è più f… che nei 5 stelle”. Bar Sport, Belotti. Un bel bagno di realtà.

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Data articolo:Tue, 02 Dec 2025 06:59:45 +0000
Scuola a cura di Alex Corlazzoli
L’insegnante di Genova e le polemiche per la foto con bambini e genitori in piazza per lo sciopero generale

“Oggi si sciopera. Insegnanti, genitori e bambini e bambine. Sempre fiera della mia scuola e della sua partecipazione. Perché non possiamo che occuparci dei bambini e delle bambine di tutti e tutte. Anche quelli lontano da noi. Siamo i loro occhi e la loro voce. Ce lo chiede la nostra Costituzione. W la Daneo W la scuola pubblica W Genova resistente. W la Palestina liberaâ€. Sotto questo post pubblicato sul profilo Facebook della maestra e scrittrice, che insegna all’istituto “Daneo” di Genova, Cinzia Pennati, la foto di otto donne e sei bambini e bambine tra cui uno avvolto nella bandiera palestinese. Sullo sfondo i vessilli dei sindacati di base che venerdì scorso hanno proclamato lo sciopero generale di 24 ore contro la manovra finanziaria – improntata, per gli organizzatori, a “un’economia di guerraâ€- e per la Palestina.

Uno scatto fotografico che ha sollevato parecchie polemiche tanto da ricevere oltre sei mila commenti tra i quali molte critiche come “Brava insegnante che prepara i bambini per i centri sociali ma i genitori dove sono?â€. Oppure “Poveri bambini trascinati nell’ignoranza…â€. Tra i tanti anche chi difende la maestra: “Ci fossero più insegnanti come lei, forse ci sarebbero meno risposte maleducate. Grazie per l’esempio che state dando” o “Bravissimi…insegnate l’altruismo e il rispetto dei diritti umaniâ€.

Il post dell’insegnate continua così: “W la scuola capace di dissentire da un governo che spende più soldi in armamenti, sovvenziona le scuole private e taglia fondi alle scuole pubbliche. Un governo che mette bavagli. Ps: tesserata Cgil da 28 anni, sono un po’ stanca di difese tiepide e divisioni. Si scende insieme. Si lotta insieme. Grazie Francesca Albanese Greta Thunberg e Thiago Avila. Ps: per questo venerdì di sciopero ho una trattenuta di 85 euro circa, che pesa sul Tfr e sulla pensione. Guai a chi mi parla di scelta di scioperare per stare a casa! Informateviâ€.

Parole che hanno sollevato un polverone. Pennati, contattata da ilfattoquotidiano.it, spiega: “Non ho molto da dire. Come lavoratrice ho esercitato il mio diritto di sciopero. I bambini e le bambine li ho incontrati con le loro famiglie in manifestazione. Come risulta dalla fotografia ciascuno era con il proprio genitoreâ€. L’insegnante, che ha pubblicato diversi libri (tra cui l’ultimo “Questione di famiglia†per Sperling & Kupfer), a Genova è molto nota: da oltre vent’anni lavora come insegnante, si occupa di scrittura espressiva ed è formatrice. Nel dicembre 2016 ha aperto un blog, sosdonne.com, che tratta tematiche femminili e si rivolge a una community di oltre 30 mila follower.

Un caso che non è passato inosservato al deputato leghista Rossano Sasso che sempre da Facebook ha attaccato la scrittrice: “Una maestra elementare che ha pubblicamente gioito per aver visto in piazza con sé anche bambini di sette anni, probabilmente i suoi alunni. Questo è quanto emerge da quanto la stessa insegnante, tale Cinzia Pennati, attivista politica già candidata con il centrosinistra in Liguria e mai eletta, ha pubblicato sui suoi canali social con tanto di foto. Si vedono alcuni bambini in maniera nitida (e quindi senza nemmeno oscurare il volto, come prescrive la normativa) bardati di bandiere palestinesi e kefiah, novelli propal infanti che anziché essere in classe erano in piazza insieme a bandiere rosse e simboli islamici. Voglio sperare e anzi, sono quasi certo che (ahimè) insieme ai bambini ci fossero anche i genitori, perché altrimenti saremmo dinanzi a qualcosa di molto graveâ€.

A tutti, intanto, con garbo, Pennati, sul social sul social replica così: “Rispondo qui un grazie a chi mostra vicinanza e sentire. A chi usa parole di dissenso con spirito critico. Per chi è violento e insultante non voglio spendere nemmeno un attimo del mio tempo, oltre questa fraseâ€.

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Data articolo:Tue, 02 Dec 2025 06:59:37 +0000
Politica a cura di Vanessa Ricciardi
Schlein critica il governo per i rapporti con Israele e Fassino parla alla Knesset: “Paese democratico, anche negli ultimi due anniâ€

Il deputato del Pd Piero Fassino fa da ponte con i colleghi di maggioranza verso Israele, Paese che comunque, ha detto oggi pomeriggio collegato in diretta dal Parlamento di Gerusalemme, per lui “è una società aperta, una società libera, una società democratica, una società che anche su questi due anni – quelli dell’invasione della Striscia di Gaza, ndr – e sulle prospettive ha una dialettica democratica per chi propone certe soluzioni e chi ne propone altreâ€. Senza specificare le soluzioni in campo, tra cui al momento avrebbe dovuto menzionare anche il genocidio in corso. Ilfattoquotidiano.it ha provato a contattare Fassino per ulteriori chiarimenti, ma al momento risulta irraggiungibile.

Nonostante la segretaria del Pd Elly Schlein abbia criticato fino a poche settimane fa i rapporti con il governo di Netanyahu e chiesto a Giorgia Meloni nello specifico di interrompere quelli militari, il deputato dem ha parlato alla Knesset col gruppo di collaborazione parlamentare previsto dal protocollo con Israele con la finalità di rilanciare l’amicizia tra i due popoli a fianco del leghista Paolo Formentini, presidente del gruppo, e al deputato di Forza Italia, Andrea Orsini. Il dem non compare nemmeno tra i membri ufficiali sul sito della Camera: la lista annovera, oltre a Formentini e Orsini, Giuseppe Provenzano (Partito Democratico), responsabile esteri di Schlein, Stefano Giovanni Maullu (Fratelli d’Italia) e Alfonso Colucci (M5S). I dem prendono le distanze: Provenzano, fanno sapere dal partito, non era informato della missione, comunque Fassino gli era già subentrato nel gruppo e la pagina web non è stata ancora aggiornata.

L’occasione per il collegamento è stata la conferenza stampa ospitata dalla Lega presso la sala stampa della Camera e organizzata da Celeste Vichi, presidente dell’Unione associazioni Italia-Israele, la stessa presidente che ha premiato il vicepremier Matteo Salvini lo scorso 22 luglio ber i buoni rapporti con Tel Aviv.

Fassino, in video, attorniato dalle bandierine tricolore e con la stella di Davide ha fatto uno degli interventi più calorosi: “Naturalmente, nel momento in cui siamo qui, tutti i nostri colloqui stanno vertendo sulla situazione che da due anni vive Israele e le sue prospettive – ha specificato – Quindi questo è il senso anche della nostra visita, ossia riaffermare la necessità di una relazione forte tra Italia e Israele, ripeto, essendo legittimo in ciascuno l’esprimere valutazioni diverse sulle scelte che il governo israeliano fa. I governi passano, gli Stati rimangono e noi siamo interessati a costruire una relazione tra Italia e Israele che vada al di là dell’orizzonte di un governo che in questo momento è in caricaâ€.

Per Vichi il collegamento di oggi ha avuto “un altissimo valore politico, la vicinanza a Israele può veramente essere un valore trasversaleâ€. Dall’Italia hanno partecipato all’evento Alessandro Bertoldi, direttore dell’Istituto Milton Friedman, e Lidano Grassucci, vicepresidente dell’Unione delle associazioni. Grassucci si è lamentato: “C’era gente che mentre passava dalla sala stampa ha guardato lo schermo e vedendo i parlamentari con le bandierine di Israele ha detto ‘mamma miaâ€â€™. E se l’è presa con “i movimenti per la liberazione della donna, degli omosessuali, che invocano la libertà, che si trovano a difendere Stati teocraticiâ€. L’associazione ieri ha ha fatto il suo settimo congresso e ha richiesto l’adozione di un disegno di legge che recepisca la definizione operativa di antisemitismo e Grassucci ha fatto l’elenco dei partecipanti in presenza o in collegamento: oltre all’ambasciatore israeliano, Jonathan Peled, il capogruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri, la leghista Simonetta Matone, il deputato del Pd, Graziano Delrio, e di PiùEuropa, Benedetto Della Vedova, c’era anche Stefano Parisi, presidente dell’associazione Setteottobre.

I parlamentari hanno ricordato che questa mattina è stata vandalizzata la sinagoga di Monteverde Vecchio, a Roma, e per loro è in corso uno scontro di civiltà. Per il forzista Orsini “difendere Israele non significa difendere un Paese liberale e democratico, significa difendere noi stessi. L’ebraismo è una delle parti costituenti della nostra cultura, della nostra civiltà, dell’Occidenteâ€. Formentini ha chiuso il collegamento con una promessa: “Vi salutiamo e continueremo a collaborare quando torneremo in Italiaâ€.

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Data articolo:Tue, 02 Dec 2025 06:59:32 +0000
Mondo a cura di Paolo Dimalio
“Attacchi informatici a reti elettriche, banche e anche aerei. È la guerra ibrida Nato-Russia evocata dall’ammiraglio Cavo Dragoneâ€

Un attacco informatico della Nato, preventivo, nei confronti della Russia? “Prenderebbe di mira la rete elettrica, i trasporti pubblici ma anche i voli aerei, oppure la finanza con possibili blocchi ai prelievi dei contanti da parte dei cittadini comuni, con bancomat e carte. I civili sono le prime vittime in una guerra ibridaâ€. Michele Colajanni dipinge scenari in bilico sull’apocalisse, analizzando il monito bellicoso affidato al Financial Times dall’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, il più alto ufficiale militare dell’Alleanza Atlantica. La Nato sta valutando di essere “più aggressiva†contro la Russia, nel rispondere agli attacchi informatici, ai sabotaggi e alle violazioni dello spazio aereo: ovvero, l’intero arsenale della guerra ibrida. Secondo l’ufficiale della Nato, neppure “l’attacco preventivo†contro Mosca è escluso, perché sarebbe “un’azione difensivaâ€. Colajanni, tra i massimi esperti italiani di sicurezza informatica, docente di scienze informatiche all’università di Bologna e Reggio Emilia, è stupito dalle parole dell’Ammiraglio: “Di solito, queste cose si fanno ma non si dicono, è così che agisce Putin. In una guerra ibrida, i civili sono le prime vittimeâ€.

Professor Colajanni, torna alla memoria la teoria della “guerra preventiva†con cui Bush giustificò l’invasione dell’Iraq e dell’Afghanistan dopo l’attentato di Al Qaeda alle torri gemelle.
Quella era la guerra tradizionale ma oggi è sempre meno in voga, soppiantata dalla guerra ibrida. Cavo Dragone evoca uno scenario distantissimo dal conflitto tradizionale.

In cosa consiste la guerra ibrida?
Attacchi informatici, droni per invadere lo spazio aereo, disinformazione, ma anche il sabotaggio fisico. Queste opzioni hanno una cosa in comune: la mano del colpevole è sempre invisibile ed è quasi impossibile attribuire responsabilità in modo certo. È una guerra che non si svolge in mimetica, sparando col fucile o lanciando i missili: in questo caso non c’è il radar a svelare l’origine del raid. I confini della guerra ibrida con le attività civili sono molto sfumati e fluidi

Se non si può sapere chi ha commesso l’attacco ibrido, Nato ed Europa come possono essere certe che il colpevole sia Putin?
Infatti non hanno prove definitive contro Mosca, né sugli attacchi informatici né sui droni che violano lo spazio aereo. Anche per questo l’Occidente e la Nato sono in difficoltà. Per il diritto internazionale – largamente in declino con l’Onu ridotto a spettatore – puoi reagire solo se il responsabile è chiaramente individuato. Invece in questi casi è sempre occulto, soprattutto per gli attacchi informatici commessi da delinquenti esperti, presumibilmente manovrati dagli Stati.

Eppure gli esperti sono concordi, nell’attribuire alla Russia un numero sconfinato di attacchi cibernetici contro l’Occidente.
È dimostrata la responsabilità di gruppi criminali russi, in numerosissimi attacchi informatici contro Paesi democratici. Però manca la prova della connessione tra i colpevoli e gli apparati militari e statali del Cremlino.

L’Occidente come si adatta alla nuova guerra ibrida?
La Nato è rimasta alla guerra “guerreggiata†e alle teorie di von Clausewitz, ma non funzionano nello scenario odierno. Infatti le parole di Cavo Dragone annunciano un cambio di rotta e la volontà di attrezzarsi alla guerra ibrida, abbandonando la tradizione. Il sabotaggio, ad esempio, non è più un’esclusiva dei terroristi, ma anche degli Stati: ne sono un esempio gli attacchi ai gasdotti Nord Stream e ai cavi nel Mar Baltico.

Dunque Cavo Dragone, per vincere la guerra contro la Russia, dice che dobbiamo fare come la Russia?
Sì, in buona sintesi, almeno nel modo di fare la guerra dovremmo imitare il Cremlino abbandonando lo scontro aperto. Del resto, la guerra ibrida è stata teorizzata dalla Russia almeno dal 2013, già prima dell’invasione russa in Crimea, con la dottrina Gerasimov.

In cosa consiste la dottrina elaborata dal generale russo Valerij Gerasimov?
Un conflitto asimmetrico e mai aperto, condotto in modo che l’aggressore abbia sempre il vantaggio dell’anonimato, perché sarebbe impossibile risalire al colpevole di un attacco informatico, oppure al pilota di un drone manovrato a distanza. Per non parlare delle attività di disinformazione, quasi sempre avvolte nel mistero.

Questa dottrina però non è in un documento ufficiale del Cremlino, bensì una ricostruzione degli analisti occidentali.
È vero che non è un documento ufficiale, ma Gerasimov ne scrisse in un articolo del 2013, dopo le primavere arabe. Lui attribuiva l’origine della guerra ibrida all’intelligence americana. Nel frattempo, i russi si suppone l’abbiano messa in pratica, gli americani meno. Ma forse ora anche la Nato e l’Occidente si stanno adeguando.

Perché la Nato ha minacciato pubblicamente la Russia, invece di attaccarla senza dirlo?
Le parole di Cavo Dragone sembrano anche un segnale di frustrazione occidentale, per non riuscire a inchiodare Putin alle sue responsabilità. Ma forse è un messaggio con diversi destinatari: alla Russia dice di stare attenta, alzando l’asticella della deterrenza, perché l’Occidente potrebbe attaccare con una strategia da guerra ibrida; ai cittadini e a chi si oppone, dice chiaramente che anche la Nato può essere più aggressiva e attaccare per prima. Questa sembra la direzione.

Ci sono segnali che l’Occidente stia abbracciando la guerra ibrida?
Certo e li possiamo osservare in casa nostra. Crosetto ha detto chiaramente che “l’Italia è già in una guerra ibridaâ€. Infatti vuole assumere 1500 soldati da scrivania, quelli che fanno la guerra con gli attacchi informatici. Il generale Masiello, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, invece ha dichiarato: “chi non possiede la superiorità tecnologica è destinato a soccombere. Il cyber non è più un supporto, ma un dominio di manovra al pari di terra, mare e cielo”.

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Data articolo:Tue, 02 Dec 2025 06:59:20 +0000
Diritti a cura di Francesco Lo Torto
In Italia la spesa pubblica sanitaria è tra le più basse dei Paesi Ocse. E le famiglie pagano di tasca propria molto più degli altri

Gli ospedali reggono, spesso grazie all’abnegazione e alla preparazione dei professionisti. Il territorio invece cede, incapace di intercettare precocemente i bisogni dei cittadini prima che diventino emergenze. Il quadro dell’Italia che emerge dal rapporto Health at a Glance 2025 dell’Ocse – che analizza i sistemi sanitari di 38 Paesi industrializzati – è quello di uno Stato che ha smesso di investire nel proprio sistema sanitario, scaricando costi e responsabilità sul personale rimasto e sui cittadini. L’Italia spende per la sanità 5.164 dollari pro capite, ben sotto la media Ocse (5.967), un terzo in meno della Francia (7.367) e oltre il 40% in meno della Germania (9.365). Una scelta politica che ha delle conseguenze: le famiglie italiane sono tra quelle che pagano di più di tasca propria per la loro salute in tutta Europa. La spesa sanitaria “out of pocket” incide per il 3,5% sui consumi domestici. Contro il 2% della Francia e il 2,5% della Germania. Il 48% di questa spesa privata è dedicato all’assistenza ambulatoriale. È il secondo valore più alto dell’area, contro una media Ocse del 22%. Quello che dovrebbe essere garantito dal pubblico, dunque, è sempre più un bene acquistato, anche per via delle lunghe liste d’attesa che spingono chi può verso il privato, e chi non può verso la rinuncia. Facendo scivolare il Servizio sanitario nazionale verso un modello sempre più frammentato e diseguale.

Criticità sui fattori di rischio per la salute

Anche per quanto riguarda i fattori di rischio per la salute, il rapporto identifica e misura le criticità del sistema italiano. Nel nostro Paese vengono prescritti più antibiotici rispetto alla media Ocse ed esiste un serio problema di sedentarietà e di abitudini nocive, soprattutto tra i giovani: siamo terzi per prevalenza di fumatori tra i 15enni (circa il 15%, dopo Ungheria e Bulgaria) e secondi per consumo di alcol tra gli adolescenti, dietro solo alla Danimarca. Per quanto riguarda l’attività fisica, il 45% degli adulti non ne fa abbastanza (la media Ocse è del 30%) e gli adolescenti italiani risultano i meno attivi dell’intera area, con un dato in deciso peggioramento negli ultimi dieci anni. A questi fattori di rischio si aggiunge l’inquinamento: l’esposizione media al Pm 2,5 è di 14,3 microgrammi per metro cubo, anche in questo caso sopra la media Ocse di 11,2 microgrammi.

La crisi degli infermieri

Altro punto critico identificato dal rapporto è quello del personale, in particolare gli infermieri: l’Italia ne ha 6,9 per mille abitanti, contro una media Ocse di 9,2. In Francia sono 11 e in Germania 13. Una carenza gravissima che indebolisce ospedali, Rsa, servizi domiciliari e sanità territoriale. Senza infermieri non possono esistere le Case di Comunità, così come non può essere garantita un’adeguata assistenza domiciliare o la corretta presa in carico dei pazienti cronici. Il problema, oltreché legato alle condizioni lavorative, è economico: negli altri Paesi Ocse gli infermieri guadagnano in media il 20% in più del salario medio nazionale. In Italia, al contrario, guadagnano meno della media dei lavoratori a tempo pieno. Una condizione che rende la professione poco attraente per i giovani e spinge molti professionisti a emigrare all’estero o a spostarsi nel privato. In futuro la situazione non migliorerà: negli ultimi dieci anni, mentre nei Paesi Ocse il numero di nuovi infermieri cresceva, in Italia i laureati in infermieristica sono diminuiti del 20%. La professione è percepita come faticosa, rischiosa e scarsamente retribuita. Tanto che i posti nelle università restano vacanti a causa della mancanza di candidati.

L’assistenza a lungo termine

Il rapporto fotografa inoltre una fragilità profonda nell’assistenza a lungo termine: il nostro Paese conta solo 1,5 operatori ogni 100 over 65, contro una media Ocse di 5. Un dato che pesa ancora di più se pensiamo che il nostro è uno dei Paesi più anziani al mondo. Critico anche il dato sui posti letto: gli ospedali italiani ne hanno 3 posti ogni mille abitanti, contro i 4,2 della media Ocse e i 5,4 francesi e i 7,7 tedeschi.

Gli indicatori positivi

Nonostante le carenze strutturali, la poca prevenzione e un crescente ricorso alla spesa privata, l’Ssn, con il suo approccio universalistico, mostra ancora dei risultati eccellenti su alcuni indicatori. Il nostro Paese, infatti, continua a figurare tra quelli con la più alta aspettativa di vita al mondo (83,5 anni, ovvero 2,4 in più rispetto alla media) e con un sistema ospedaliero capace di garantire ottimi risultati nella cura delle urgenze, nonostante la profonda crisi in cui versano i pronto soccorso: le mortalità post-infarto e post-ictus sono più basse della media Ocse, così come la mortalità prevenibile e quella curabile. Ma, come evidenzia il report, senza un’inversione di rotta – soprattutto per quanto riguarda gli investimenti sul personale, la prevenzione e il rafforzamento del territorio – l’Italia comprometterà presto anche questi indicatori positivi, che oggi la collocano tra i Paesi più longevi e clinicamente efficaci dell’Ocse.

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Data articolo:Tue, 02 Dec 2025 06:58:46 +0000

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