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#news #ilfattoquotiano.it
Nel pieno della tempesta dell’inchiesta della Procura di Milano sulla scalata della banca del Mef, Mps, a Mediobanca, la maggioranza blinda il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Ma Palazzo Chigi tace. Dopo Matteo Salvini, domenica è toccato a Forza Italia e Noi moderati difendere il titolare di via XX Settembre, garantendo sulla sua correttezza.
“Io ho la massima fiducia nel ministro Giorgetti che si è sempre comportato correttamente, quindi attaccarlo è fuori luogo. Noi lo difendiamo perché ribadiamo che si è sempre comportato correttamente”, ha detto il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani. Stessa linea dal leader di Noi moderati, Maurizio Lupi, che ha definito “vergognose strumentalizzazioni” quelle delle opposizioni. “La magistratura faccia quello che deve fare, ma pensare come sempre – ha spiegato Lupi – di utilizzare i giudici per far venire meno oggi uno dei ministri, che più ci sta rappresentando e che più sta facendo esattamente quello che noi moderati vogliamo fare (responsabilità , concretezza, attenzione ai fondi pubblici e al debito pubblico) mi sembra una cosa vergognosa”.
L’opposizione di contro attacca e sottolinea l’impatto politico più che giudiziario di un’inchiesta che molti ritengono sia solo all’inizio. I Cinque stelle colpiscono duro spiegando, attraverso il vicepresidente Mario Turco, che quanto sta emergendo “mostra con chiarezza come il governo Meloni-Giorgetti, dopo aver portato il Paese alla crescita zero e a tre anni consecutivi di crollo della produzione industriale, stia facendo precipitare l’Italia in una nuova Bancopoli”. Mentre il Pd chiede al governo di ritirare “immediatamente la norma della riforma del Testo Unico della Finanza che allenta le regole per accertare il concerto tra soci nelle operazioni di mercato”. E tutti in coro tornano a chiedere che Giorgetti riferisca alle Camere.
L'articolo Sull’inchiesta Mps-Mediobanca la maggioranza fa quadrato intorno a Giorgetti. Meloni tace proviene da Il Fatto Quotidiano.
Aiutò il figlio, Mark Samson, a nascondere il cadavere di Ilaria Sula, la 23enne uccisa a Roma nel marzo scorso con tre coltellate dall’ex fidanzato e poi gettata, chiusa in una valigia, in un dirupo a 40 chilometri dalla capitale. Per questo Nosr Manlapaz è stata condannata a due anni per il reato di occultamento di cadavere. Due giorni fa il giudice ha accolto la sua richiesta di patteggiamento della pena, concessa con sospensione condizionale. Ovvero non finirà in carcere.
In attesa del processo a Samson, il primo verdetto provca le proteste dei familiari di Ilaria, di origine albanese ma residenti in Italia da molto tempo. “Per noi non è giustizia questa – commenta Flamur Sula, padre della vittima, che viveva a Terni – Siamo rimasti malissimo dopo quello che abbiamo visto e sentito in un processo che dura solo cinque minuti. Parliamo di una persona che ha pulito litri di sangue di mia figlia buttati nel water”, ha ricordato ancora il padre della ragazza.
All’udienza in tribunale si sono trovati, per la prima volta, faccia a faccia i genitori di Ilaria e la madre di Mark, originaria delle Filippine. “La mia assistita, Nosr Manlapaz, si è detta da subito disponibile a qualunque iniziativa possibile per lenire il dolore di quella famiglia, ha chiesto scusa fin dalla prima sera ed è pronta ad incontrare i genitori di della vittima per chiedere il perdono”, spiega l’avvocato della donna, Paolo Foti.
Nonostante ciò i genitori della 23enne dubitano che lei sia sinceramente disposta a chiedere il perdono e comunque non intendono concederlo. “Quella donna è stata presente più di me agli ultimi istanti di mia figlia, possibile che non faccia un solo giorno di carcere?”, ha detto Gezime, la mamma di Ilaria, al suo legale, Giuseppe Sforza. Il delitto avvenne in via Homs, nel quartiere Africano di Roma, dove Samson uccise la ragazza con un coltello da pane per poi disfarsi del cadavere nascondendolo in una valigia e gettandolo in un dirupo nei pressi di Poli. Sua madre, dopo essere venuta a conoscenza dell’omicidio, si sarebbe attivata con stracci e sapone per ripulire la stanza ed eliminare così le tracce di sangue.
L’istruttoria per il processo a Mark Samson si aprirà invece il prossimo 9 dicembre, durante la quale si continuerà a fare ulteriormente luce sui contorni della vicenda giudiziaria nella quale l’università La Sapienza ha chiesto di costituirsi parte civile. La ragazza era iscritta all’ateneo al corso di statistica, mentre Samson seguiva Architettura: “Siamo in presenza di due studenti de La Sapienza – ha detto l’avvocato Roberto Borgogno, legale dell’Ateneo -. Ilaria aveva dimostrato grande impegno ed interesse nello studio, mentre l’imputato no. Proprio la scoperta che Samson fingeva di avere conseguito gli esami è stato uno dei motivi che ha portato all’assurda uccisione di Ilaria”.
L'articolo Femminicidio di Ilaria Sula, patteggia la mamma di Samson: condannata a due anni per occultamento di cadavere proviene da Il Fatto Quotidiano.
Ancora un attacco sessista a una giornalista da Donald Trump. Questa volta nel mirino del presidente degli Stati Uniti è finita Nancy Cordes della Cbs. La premessa è l’attacco ai militari della Guardia Nazionale di mercoledì a Washington, in seguito al quale Trump ha accusato l’amministrazione Biden di non aver effettuato adeguati controlli sugli afghani arrivati negli Stati Uniti, dopo il ritiro delle truppe americane. Durante un punto stampa a Mar-a-Lago giovedì, all’indomani dell’assalto, la giornalista ha fatto presente al tycoon che il suo “dipartimento di Giustizia aveva riferito che l’Fbi e il dipartimento per la sicurezza interna hanno effettuato controlli approfonditi sugli afghani portati negli Stati Uniti”. A quel punto Trump è scattato e le ha detto: “Sei stupida? Sei una persona stupida?… Sono arrivati su un aereo insieme a migliaia di altre persone che non dovrebbero essere qui, tu fai queste domande solo perché sei una persona stupida”, ha insistito.
Qualche giorno fa, invece, era stata la volta di Katie Rogers del New York Times, “colpevole” di aver scritto un articolo che metteva in dubbio la sua energia e le sue condizioni di salute. È un “foglio nemico del popolo”, ha attaccato Trump. E poi rivolto alla reporter: “È una giornalista di terza categoria, brutta sia dentro che fuori”. Dieci giorni fa, invece, era diventato virale il video in cui il presidente zittiva Catherine Lucey, di Bloomberg, che gli aveva chiesto perché non volesse pubblicare i documenti sul caso Jeffrey Epstein. “Quiet, quiet piggy”, cioè “zitta, stai zitta cicciona”, era stata la risposta del presidente americano che ha usato un’offesa sessista e ha fatto bodyshaming.
L'articolo Trump aggredisce verbalmente un’altra giornalista: “Fai queste domande solo perché sei una persona stupida” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Una vittoria da urlo, dettata dalla strategia aggressiva voluta dal suo team e dalla bravura del pilota più forte del Mondiale: Max Verstappen si prende un incredibile successo nel GP del Qatar e lascia aperti i giochi prima dell’ultimo round di Yas Marina. Grazie alla decisione di fare undercut in entrambe le soste, l’olandese ha chiuso davanti a Oscar Piastri (2°) e alla Williams di Carlos Sainz (3°). Solo 4° Lando Norris, che nel finale riesce a passare la Mercedes di Andrea Kimi Antonelli (5°), recuperando due punti preziosi, e vola ad Abu Dhabi con 12 punti su Verstappen (408-396), mentre Piastri è oramai quasi spacciato: 392 punti.
Sesto uno spento George Russell (6°), poi l’Aston Martin di Fernando Alonso (7°), la Ferrari di Charles Leclerc (8°), la Racing Bulls di Liam Lawson (9°) e la seconda Red Bull di Yuki Tsunoda (10°). Disperso Lewis Hamilton: 12°. La Ferrari è ufficialmente quarta nel Mondiale Costruttori, dopo che aveva chiuso seconda nello scorso Mondiale. Domenica prossima il gran finale di Yas Marina che deciderà il Mondiale Piloti.
Max Verstappen e la Red Bull hanno lasciato Lusail con la sensazione di aver ribaltato un copione che sembrava già scritto. L’olandese, pur consapevole che il quinto titolo potrebbe scivolargli dalle mani ad Abu Dhabi, ha mostrato la tranquillità di chi sa di aver sfruttato ogni opportunità . Il merito è stato anche di una strategia coraggiosa, disegnata dall’ingegnera Hannah Schmitz, che ha scelto di richiamarlo per primo in entrambe le soste. Una decisione che, unita alla capacità dell’olandese di gestire il ritmo nei momenti decisivi, gli ha permesso di mettersi davanti alle McLaren, le vere favorite alla vigilia per il perfetto adattamento alle caratteristiche di questo tracciato (temperature e le tante curve).
La Safety Car iniziale, chiamata dopo il contatto tra Pierre Gasly (16°) e Nico Hulkenberg (out), ha aperto la finestra perfetta per la prima sosta del campione olandese. McLaren ha però mantenuto in pista entrambi i piloti, perdendo un’occasione fondamentale per variare gli scenari tattici. Questo ha inciso profondamente sulla gara di Piastri e Norris, costretti a inseguire fin dal primo stint. L’australiano ha provato a rimontare nel finale con gomme Hard più fresche, ma Verstappen ha gestito con un ultimo run solido, senza sbavature. Norris, già poco a suo agio in Qatar e con il fondo danneggiato da un passaggio troppo aggressivo sul cordolo, ha faticato più del previsto e ha concluso solo quarto, dietro dopo la sosta a un Antonelli brillante e a un Sainz particolarmente efficace, che avevano già fatto il secondo pit. Fortuna vuole, per Lando, che Kimi perdesse nel finale il posteriore in un ingresso-curva, lasciando passare il britannico, che così si è preso due punti in più preziosi in vista della prossima gara, dove un podio basterebbe per dargli il primo titolo Piloti della carriera.
Piastri, visibilmente deluso nel post-gara, ha ammesso che il team avrebbe potuto — e forse dovuto — diversificare le strategie, soprattutto dopo aver visto la Red Bull chiaramente orientata a forzare l’undercut. Nonostante ciò rimane in corsa per il titolo, anche se la sensazione di un’occasione persa pesa parecchio, come sono chiare oramai le poche, pochissime, chance di prendersi un titolo praticamente certo fino a Zandvoort, quando Norris si ritirava e Verstappen era lontano 104 punti.
Se McLaren dovesse lasciarsi sfuggire questo Mondiale, dovrà dunque fare i conti con una gestione non all’altezza nei momenti chiave, specie con i suoi piloti. Non sfortuna, non superiorità tecnica dell’avversario: semplicemente troppi errori. Il campionato che appariva già incanalato verso Woking si deciderà invece all’ultima gara, con un duello a tre che promette tensione, colpi di scena e un finale da ricordare. Quello che potrebbe premiare un pilota, Norris, che non ha mai dato la sensazione di meritarlo in pieno come meriterebbe Max.
Alle spalle dei protagonisti del titolo, nonostante la sbavatura con Norris, Antonelli ha firmato un’altra prestazione convincente, piazzandosi ancora una volta davanti al compagno Russell che, come detto da Toto Wolff dopo Las Vegas, inizia a temerlo. Per la Ferrari l’ennesimo passo falso: quarta forza ormai conclamata nei Costruttori, rallentata da una monoposto che non ha mostrato progressi nella seconda parte dell’anno, nonostante le speranze per la sospensione posteriore, introdotta a Spa, che non ha contribuito ad accendere la SF-25. Leclerc ha chiuso un weekend complicato, frustrato dalla mancanza di passo e costretto alle solite continue gestioni per evitare problemi ai freni. Hamilton, dal canto suo, non ha trovato nessuna scintilla: partito 18°, è risalito appena al 12°, chiudendo un altro fine settimana incolore. Le due uscite al Q1 nelle qualifiche, il 17° tempo nella Sprint, la 25ª gara senza podio: la prima stagione di Lewis con Maranello è stata un autentico disastro.
L'articolo In Qatar vince Verstappen e riapre i giochi, Norris solo quarto. Male le Ferrari. Il Mondiale si deciderà all’ultima gara proviene da Il Fatto Quotidiano.
Falliscono i referendum del 30 novembre in Svizzera per l’estensione del servizio militare obbligatorio alle donne e l’introduzione di una tassa sulle grandi eredità . Le consultazioni rientravano nel contesto del sistema di democrazia diretta svizzera, che chiama diverse volte l’anno gli elettori a esprimersi su vari temi politici e sociali. I referendum facoltativi in Svizzera, dalla loro introduzione nel 1874, sono stati circa duecento: più del 40% delle votazioni è fallita.
La proposta di legge riguardante una tassa sulle grandi eredità era stata proposta dai Giovani Socialisti (Juso), accompagnata dallo slogan “Gli ultra-ricchi ereditano miliardi, noi ereditiamo crisi”. L’idea è declinata in una chiave soprattuto ecologica, in quanto i soldi ricavati dovrebbero essere utilizzati per piani di investimento a protezione del clima. Per i promotori la colpa di gran parte delle emissioni dannose ricadrebbe sui super-ricchi, e la presidente di Juso Mirjam Hostetmann ha sintetizzato questo concetto dicendo con lo slogan “chi inquina paga”. L’iniziativa era intitolata “Per una politica climatica sociale – equamente finanziata attraverso la tassazione (Iniziativa per il futuro)”. Nonostante interessasse solo i trasferimenti di ricchezza superiori ai cinquanta milioni di franchi e avrebbe quindi coinvolto 2.500 persone su 9 milioni di svizzeri, la proposta era stata accompagnata da prevedibili polemiche e accesi dibattiti: anche il governo federale ha invitato alla “prudenza“, agitando come spauracchio una possibile minore attrattiva del Paese per i grandi patrimoni internazionali. Dato che la Svizzera ha fatto del regime fiscale favorevole la sua bandiera, era difficile pensare a un risultato positivo: nel Paese oggi il rapporto tra tassazione ed eredità e di 1,6 franchi versati ogni 100 ereditati, pochissimo se si pensa che i volumi di successioni nel 2025 dovrebbero arrivare a 100 miliardi.
L’altra proposta referendaria, bocciata con meno del 20% dei consensi, toccava l’organizzazione della leva militare. in Svizzera i giovani di sesso maschile sono obbligati alla coscrizione o al programma di protezione civile: in caso di rifiuto, è possibile svolgere un servizio civile alternativo pagando una tassa. Escluse dall’obbligo però sono le donne, per cui il servizio militare e civile è volontario: il referendum voleva estenderlo anche a loro. Secondo Noémie Roten, personaggio pubblico che ha prestato il servizio militare e promotrice dell’iniziativa, la proposta avrebbe prodotto un’ulteriore crescita dell’uguaglianza di genere. L’idea però ha riscosso poco successo a livello politico, venendo rifiutata da tutti i partiti. A livello popolare, invece, l’opinione pubblica si è divisa.
L'articolo Svizzera, falliscono i due referendum che chiedevano una tassa sulle grandi eredità e la leva obbligatoria per le donne proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Si comunica che in data due dicembre alcuni docenti della scuola secondaria di primo grado Ellero saranno interessati quali partecipanti nella simulazione di interazione tra contesto scolastico e coloro che operano in difesa dei civili in teatro estero per condurre operazioni nel settore della cooperazione civile-militare a supporto dei contingenti Nato. Lo scopo del gruppo è creare processi di pace duraturi e sostenibili attraverso la mediazione e la negoziazione con le autorità locali e la popolazione civile. Il Cimic Group sarà presente con due automezzi nel cortile della scuola in momenti in cui gli studenti sono all’interno dell’edificio scolasticoâ€.
È la circolare inviata il 27 novembre ai docenti, al personale Ata e alle famiglie, dalla dirigente Sara Cuomo dell’Istituto Comprensivo V (più noto come media Ellero di Udine). Tradotto fuori dal “presidenzialeseâ€, pare che un genitore abbia proposto questa iniziativa alla dirigente, che l’avrebbe vista come un’opportunità senza farla passare dal Consiglio d’Istituto e dal Collegio docenti. Il Cimic supporta la catena di comando a cui può essere assegnato durante un’operazione – da un Joint Headquarters (livello operativo) fino a un Comando Brigata (livello tattico) – con la missione di incrementare l’efficienza di un’operazione militare e di fungere da forum di consultazione e centro di competenze sulla cooperazione civile-militare. Un’iniziativa, dunque, che ha a che fare con l’Esercito, tanto che sarebbero previsti dei carri armati nel cortile.
Immediata la reazione di Avs. La consigliera regionale Serena Pellegrino, contattata da Il Fatto Quotidiano.it, ha spiegato: “I docenti si sono trovati dall’oggi al domani una circolare sul registro senza alcuna delibera degli organi competenti. Molti professori che non si sono sentiti in linea con la scelta della preside ci hanno contattato e abbiamo deciso di presentare un’interrogazione parlamentare. In Italia, ormai, un genitore può portare mezzi militari nelle scuole, mentre c’è chi può vietare l’educazione sessualeâ€. Ora è pronta un’interrogazione parlamentare ai ministri dell’Istruzione Giuseppe Valditara e a quello della Difesa, Guido Crosetto: “Il fenomeno della militarizzazione delle scuole sta assumendo dimensioni sempre più ampie. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole già nei mesi scorsi ha segnalato un aumento di proposte didattiche e percorsi Pcto con il coinvolgimento delle forze armate. Chiediamo se il ministero sia a conoscenza dell’iniziativa organizzata dalla scuola ‘G. Ellero’ di Udine, se non intenda intervenire per evitarla e se non ritenga urgente emettere un provvedimento per delineare criteri e obiettivi di incontri con esterni nelle scuoleâ€.
A difendere l’iniziativa è invece Marco Dreosto della Lega: “Le polemiche sono incomprensibili e fuori luogoâ€. Nel frattempo la dirigente tenta di buttare acqua sul fuoco parlando su TV12 di una proposta fatta da un genitore: “Non capisco questo allarmismo sterile. Ricevere un genitore? Se un’istituzione mi vuole parlare, perché no? Poi non è detto che lo presenti agli organi collegialiâ€. Peccato per la circolare emanata giorni prima a sua firma.
L'articolo Carri armati nella scuola a Udine: preside travolta dalle polemiche e interrogazione a Crosetto e Valditara proviene da Il Fatto Quotidiano.
Marito e moglie sono stati trovati morti a Firenze nella loro casa con ferite compatibili con un’arma da taglio. Si tratta di Franco Giorgi, 74 anni, e Gianna Di Nardo, 68 anni. Giorgi era titolare di una nota galleria di antiquariato che porta il suo nome. I corpi sono stati rinvenuti all’interno di un appartamento collocato in una palazzina di inizio Novecento. A dare l’allarme nel primo pomeriggio (intorno alle 14.30) è stato il figlio 35enne.
Secondo quanto rilevato dagli investigatori dei carabinieri, che stanno conducendo le indagini con il supporto della scientifica, la coppia sarebbe stata brutalmente accoltellata. Nell’abitazione sono state rinvenute tracce di sangue in più stanze, suggerendo che le vittime abbiano tentato di difendersi durante l’aggressione, che sembra essersi sviluppata in diversi punti della casa. Sul posto sono intervenuti tempestivamente i carabinieri e i sanitari del 118, che però non hanno potuto fare nulla: i coniugi erano già deceduti. L’appartamento è stato posto sotto sequestro su ordine del pubblico ministero di turno ed è oggetto di rilievi della scientifica per ricostruire la dinamica dell’accaduto.
Al momento non viene esclusa alcuna ipotesi. L’ipotesi iniziale di un omicidio-suicidio sembra però essere stata progressivamente accantonata a favore della pista di un delitto commesso da una terza persona. Le indagini dei carabinieri proseguono con l’audizione di familiari e vicini per raccogliere testimonianze utili a chiarire quanto accaduto. Il quartiere Gavinana, normalmente tranquillo, è rimasto sotto choc per la tragedia, avvenuta a pochi passi da piazza Ferrucci, una delle zone residenziali più note di Firenze.
L'articolo Firenze, marito e moglie trovati morti in casa con ferite d’arma da taglio proviene da Il Fatto Quotidiano.
Il piano di Donald Trump per l’Ucraina è una “proposta concreta per la pace“, mentre per la guerra in Palestina l'”unica soluzione” è quella dei due Stati, che però Israele “non accetta“. Sul volo che lo ha portato da Istanbul a Beirut nell’ambito del viaggio in Turchia e Libano, Papa Leone XIV ha detto parole chiare su “tutte e due le situazioni” di conflitto, di cui ha parlato con il presidente turco Recep Tayyip ErdoÄŸan. “La Santa Sede già da diversi anni pubblicamente appoggia la soluzione dei due Stati. Sappiamo tutti che in questo momento Israele ancora non accetta questa soluzione, ma la vediamo come unica soluzione”, ha detto Prevost. “Noi siamo anche amici di Israele e cerchiamo con le due parti di essere una voce mediatrice che possa aiutare ad avvicinarci a una soluzione giusta per tutti”, ha aggiunto. Il pontefice sottolinea che ErdoÄŸan “è certamente d’accordo” sull’ipotesi dei due Stati e “la Turchia potrebbe giocare un ruolo importante” nell’individuare una via d’uscita.
Leone ha anche elogiato la Turchia e il suo autocrate per aver favorito, “qualche mese fa”, i nuovi colloqui di Istanbul tra Ucraina e Russia: “Il presidente ErdoÄŸan ha aiutato molto a convocare le due parti. Ancora non abbiamo visto purtroppo una soluzione, però ci sono oggi di nuovo proposte concrete per la pace”, ha aggiunto, in riferimento al piano di Trump. “Speriamo che ErdoÄŸan, con i suoi rapporti con i presidenti di Russia, Ucraina e di Stati Uniti possa aiutare a promuovere il dialogo, il cessate il fuoco e risolvere questo conflitto, questa guerra in Ucraina”.
L’aereo del pontefice è atterrato all’aeroporto di Beirut scortato da due caccia: al palazzo presidenziale, nel suo discorso alle autorità libanesi in rapporti tesi con i vicini israeliani, Prevost ha detto che la pace è “molto più di un equilibrio, sempre precario, tra chi vive separato sotto lo stesso tetto”, ma è “saper abitare insieme, in comunione, da persone riconciliate. Voi avete molto sofferto le conseguenze di un’economia che uccide, dell’instabilità globale che, anche nel Levante, ha ripercussioni devastanti, della radicalizzazione delle identità e dei conflitti, ma sempre avete voluto e saputo ricominciare”, ha detto.
“Non c’è riconciliazione duratura”, ha poi avvertito, “senza un traguardo comune, senza un’apertura verso un futuro, nel quale il bene prevalga sul male subito o inflitto nel passato o nel presente. Una cultura della riconciliazione, perciò, non nasce solo dal basso, dalla disponibilità e dal coraggio di alcuni, ma ha bisogno di autorità e istituzioni che riconoscano il bene comune superiore a quello di parte. Il bene comune è più della somma di tanti interessi: avvicina il più possibile gli obiettivi di ciascuno e li muove in una direzione in cui tutti avranno di più che andando avanti da soli”.
L'articolo Ucraina, il Papa: “Piano Trump proposta concreta”. E sulla Palestina: “Due Stati unica soluzione, ma Israele non accetta” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Il corpo di ballo dei professionisti di “Amici di Maria De Filippi” perde uno delle ballerine più popolari: Isobel Fetiye Kinnear. Durante la puntata del pomeriggio di Canale 5, andata in onda oggi 30 novembre, Isobel è stata congedata dalla conduttrice con parole di affetto e incoraggiamento: “Non la vedrete qui per un po’, inizierà una nuova avventura molto stimolante”. La ragazza ha commentato: “Ho paura”. Ma la De Filippi l’ha stretta a sé per baciarla sulla testa e dirle: “Lo so, ma tu devi essere naturale, sarai te stessa, ti divertirai un sacco, e quando vorrai tornare, qua saremo pronti ad accoglierti. In bocca al lupo”.
Ma dove andrà Isobel? La nuova avventura televisiva sarà al fianco di Max Giusti, new entry a Mediaset, nella nuova edizione del programma “Caduta Libera”, già condotto per anni da Gerry Scotti.
Caduta Libera†tornerà su Canale 5 da domenica 7 dicembre, ogni giorno alle 18.45. Max Giusti raccoglie il testimone da Paolo Bonolis che, con “Avanti un altro!†e la sua capacità unica di coinvolgere il pubblico, ha presidiato con altrettanto successo la fascia preserale di Canale 5.
“Caduta Liberaâ€, – co-prodotto da RTI ed Endemol Shine Italy – giunto alla 14esima edizione, si presenta rinnovato nella scenografia, nella grafica e nei giochi. Tra questi, la new entry “A casa di…†in cui i concorrenti devono indovinare un personaggio famoso attraverso una serie di indizi. Sale anche il montepremi, che può raggiungere i 300mila euro.
Totalmente nuovo anche il gioco finale, “Sei vincenteâ€: il campione ha tre minuti per scalare sei gradini rispondendo a sei domande. Può tentare quante risposte desidera, ma ogni “passo†errato lo fa retrocedere. Se completa la scalata vince il montepremi accumulato; in caso contrario cade nella botola e perde la vincita, pur restando campione. La nuova stagione si apre con il campione in carica della scorsa edizione, Enrico Villanova, 36 anni, di Treviso.
L'articolo “Sii te stessa, ti divertirai un sacco e quando vorrai tornare, saremo pronti ad accoglierti”: Maria De Filippi saluta Isobel che debutterà a “Caduta Libera” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Report, il programma di Sigfrido Ranucci, torna in onda stasera, domenica 30 novembre, con una nuova puntata dell’inchiesta dedicata all’industria alimentare.
La trasmissione d’inchiesta è riuscita a raccogliere altre immagini che confermerebbero quanto accade dentro il macello Bervini di Pietole, in provincia di Mantova: carne congelata e scaduta rimessa in vendita “come fresca”.
Giulia Innocenzi dopo la prima parte dell’inchiesta “Non si butta via niente” torna quindi a parlare della pratica scorretta (e pericolosa) rivelata da un insider dell’azienda leader nel settore della lavorazione delle carni estere che fattura circa 200 milioni l’anno.
In un giorno di lavorazione in cui venivano lavorate partite di roast beef congelato, le etichette intercettate riportavano tutte la stessa dicitura: “roast beef fresco”. La carne congelata scaduta è stata venduta come fresca?
Questa sera il servizio di @giuliainnocenzi #Rai3 pic.twitter.com/mexrzURtxa— Report (@reportrai3) November 30, 2025
Addirittura in una confezione, secondo il racconto di Report, la carne viene etichettata come italiana, quando in realtà da quanto risulta alla giornalista autrice dell’inchiesta “la carne lavorata proveniva da Uruguay e Argentina“.
“In un giorno di lavorazione in cui venivano lavorate partite di roast beef congelato, le etichette intercettate riportavano tutte la stessa dicitura: “roast beef fresco”. La carne congelata scaduta è stata venduta come fresca?”, si legge nella didascalia sotto al video social con cui Report lancia la seconda puntata dell’inchiesta.
Dopo la prima puntata il macello Bervini aveva risposto con una nota sostenendo che “le carni erano congelate e confezionate secondo legge, per Pet food e non per il consumo umano”.
L'articolo Roast beef congelato e scaduto venduto come fresco? Report torna all’interno del macello del Mantovano – Video proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Noi docenti, ricercatori e ricercatrici delle università italiane esprimiamo profonda preoccupazione per la situazione di Mohamed Shahin, imam della moschea Omar Ibn al-Khattab di Torino, attualmente trattenuto nel Cpr di Caltanissetta a seguito di un decreto di espulsione emesso dal Ministero dell’Interno”. Comincia così un appello diffuso sul web con cui si chiede la “liberazione” dell’imam della moschea di San Salvario, rinchiuso nel Centro siciliano e in attesa di rimpatrio per le frasi pronunciate durante una manifestazione pro-Palestina del 9 ottobre scorso, in cui affermava di non ritenere gli attacchi di Hamas una violenza. Come scritto dal Fatto, la procura non ha trovato alcuna violazione del codice penale, neanche un’istigazione a delinquere. Tanto che il fascicolo “modello 45†per “fatti non costituenti notizie di reatoâ€, era stato archiviato.
Al momento le adesioni, giunte da Atenei in numerose località italiane, sono 181. Una di queste è di Alessandra Algostino, ordinaria di diritto costituzionale a Torino. “Mohamed Shahin – si legge – è da lungo tempo impegnato in pratiche di dialogo interreligioso e cooperazione sociale. Numerose comunità religiose, associazioni civiche e gruppi interconfessionali hanno pubblicamente attestato il suo contributo alla costruzione di relazioni pacifiche tra diverse componenti della città di Torino, evidenziando la natura collaborativa e aperta della sua attività ”. “È noto – è ancora il testo dell’appello – che il signor Shahin, prima del suo arrivo in Italia oltre vent’anni fa, era considerato oppositore politico del regime egiziano. La prospettiva di un suo ritorno forzato in Egitto lo esporrebbe concretamente a rischi di persecuzione, detenzione arbitraria e trattamenti inumani. Le motivazioni alla base della revoca del permesso di soggiorno appaiono collegate alle sue dichiarazioni pubbliche sulla situazione a Gaza e alle sue posizioni critiche rispetto all’operato del governo israeliano. Se così fosse, ci troveremmo di fronte a un precedente estremamente preoccupante: l’uso di strumenti amministrativi per colpire l’esercizio della libertà di opinione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione e da convenzioni internazionali cui l’Italia aderisce”. L’appello segue la forte mobilitazione che a Torino, insieme a cittadini e rappresentanti cattolici e valdesi impegnati nel dialogo interreligioso, ha visto coinvolte la sezione dell’Anpi del quartiere e la Cgil, tra gli altri.
Nonostante l’assenza di elementi che consentano di ipotizzare reati penali, il ministro Matteo Piantedosi ha disposto il trattenimento nel Cpr che è stato poi convalidato dalla Corte d’appello di Torino. Shahin, 46enne egiziano in Italia da oltre vent’anni, a Torino ha una moglie che lavora come mediatrice culturale e due figli. Durante l’udienza di convalida, l’imam ha dichiarato di non essere “un sostenitore di Hamas e non sono una persona che incita alla violenza”, aggiungendo che “anche il popolo palestinese dovrebbe avere una propria sovranità ” e confermando che un rimpatrio in Egitto metterebbe a rischio la sua incolumità per via delle sue posizioni contrarie al regime di Abdel Fattah Al-Sisi e che alcuni parenti sono stati arrestati per lo stesso motivo. In sede di convalida sono emersi anche due contestazioni del ministero: i contatti con Gabriele Delnevo, giovane foreign fighter genovese morto in Siria, e con Elmadhi Halili, condannato per propaganda Isis. Del primo, Shahin ha spiegato di non conoscerlo bene. Del secondo ha spiegato di averlo visto in alcune occasioni frequentare il centro di preghiera e nulla più. Elementi che il ministero ha ritenuto invece sufficienti a ritenerlo pericoloso per lo Stato italiano. Respinta anche la sua domanda di protezione internazionale, i suoi legali, Fairus Ahmed Jamas e Gianluca Vitale, stanno presentando ricorsi sui diversi fronti in Cassazione, al Tribunale civile, al Tar Piemonte e al Tar Lazio.
L'articolo Gli accademici sfidano Piantedosi sull’espulsione dell’imam di Torino. La raccolta firme: “Precedente pericoloso” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Guai a mettersi di traverso a Mps: è come mettersi contro il governo. O, almeno, è quello che sembra pensare Stefano Di Stefano. Il direttore generale delle partecipazioni del ministero dell’Economia e, in quanto tale, consigliere di amministrazione del Montepaschi, parla in modo molto diretto: “È un approccio molto antigovernativo“. L’approccio di cui parla è quello di Mediobanca, con le sue mosse – di mercato – per tentare di scampare alla scalata ostile della banca toscana controllata dal Tesoro insieme a Francesco Gaetano Caltagirone, gli eredi Del Vecchio e la Bpm.
Di Stefano (non indagato) figura tra le persone che sono state intercettate dagli investigatori nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano sulla scalata di Mps a Mediobanca che vede indagati il costruttore-editore romano insieme al numero uno di Luxottica, Francesco Milleri e all’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio. Il 17 giugno del 2025 in Mediobanca erano in corso gli ultimi sforzi per cercare di disinnescare la bomba senese liberandosi della partecipazione in Generali, il vero obiettivo dell’offerta. Di Stefano telefona al vicedirettore della Cassa Depositi e Prestiti, Alessandro Tonetti (non indagato). Vuole sapere se Piazzetta Cuccia è ancora tra i consulenti della società controllata dal ministero dell’Economia che gestisce il risparmio postale degli italiani.
“Senti, ne approfitto Alessà per chiederti una cosa … ma che tu sappia, come gruppo CDP voi avete dei contratti in essere con Mediobanca?”, chiede. L’altro crede di no, ma si offre di verificare che non ci siano ancora delle posizione aperte. “Ma, si. Se puoi ti sarei grato, sai che Mediobanca sta facendo di tutto per contrast… per salvare il posto al suo Amministratore Delegato di fronte all’operazione con Monte dei Paschi… e anche rispetto al Governo sta facendo delle cose che sembrano…”. L’altro annuisce, bisogna tenerne conto, dice. “Dobbiamo tenerne conto perché è un approccio molto antigovernativo“, conferma Di Stefano. E Tonetti lo segue “Draghi…Draghi aveva la black list e la white list, no? Tu dicevi ‘Tu litighi con il Tesoro? Bene. Quindi non è che litighi soltanto col Tesoro, litighi con tutta la galassia’”. Di Stefano approva lo stile Draghi e ricontestualizza: “No tu litighi col Governo! Esatto. Col Governo tutto…tutte le società dello Stato, quindi non puoi credere che hai litigato col Mef…”
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“È una giornata buia nonostante il sole” scrive il sindaco di Cassano sullo Ionio. La cittadina è sconvolta dalla morte di due ventenni del paese avvenuta verso le 3.30 del mattino sulla Statale Jonica in un incidente frontale. Le vittime si chiamavano Chiara Garofalo e Antonio Graziadio: la prima lavorava nel panificio di famiglia e aveva appena compiuto 20 anni, il secondo faceva l’elettricista dopo aver perso il padre per una malattia. Nell’impatto sono rimaste ferite altre 4 persone: due di loro – una ragazza di 16 anni e uno di 18 – sono in condizioni gravissime, ora ricoverati a Cosenza in prognosi riservata.
Nell’incidente sono rimaste coinvolte due auto: un’Alfa Romeo Mito con a bordo due uomini proveniente da Corigliano-Rossano e una Fiat Panda, occupata dai quattro ragazzi, proveniente da Sibari. Secondo le prime ricostruzioni l’Alfa Romeo stava svoltando verso le statale 534 e l’impatto con l’auto dei ragazzi, diretti a Corigliano-Rossano, è stato frontale. Sul posto ambulanze, vigili del fuoco, carabinieri. Dopo vari e disperati tentativi di rianimazione i medici hanno dovuto constatare la morte dei due ventenni. Gli altri due amici, entrambi giovanissimi, sono stati trasportati d’urgenza all’ospedale. Lievi ferite invece per i due uomini nella Mito. La procura di Castrovillari ha aperto un fascicolo sull’incidente.
Cassano piange i suoi giovani. Il sindaco Gianpaolo Iacobini in un post su Facebook commenta: “Difficile da raccontare, ancor più da capire. Una volta ancora, Cassano in lacrime piange i suoi figli troppo presto strappati alla vita. Nel silenzio una preghiera per Chiara e Antonio, ed un abbraccio alle loro famiglie. E nel silenzio tratteniamo il respiro, per gli altri due giovani rimasti gravemente feriti”. Si ripropone ora il tema delle condizioni di sicurezza della Jonica, una delle strade statali più pericolose in Italia.
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Anche il vescovo di Pinerolo, Derio Olivero (presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo), si sta mobilitando per l’imam Mohamed Shahin che rischia l’espulsione per le frasi pronunciate nel corso di una manifestazione per Gaza il 9 novembre.
Il vescovo ha diffuso un videomessaggio in cui invita la popolazione a mobilitarsi per l’imam: “Shahin è in Italia da 20 anni e posso testimoniare che ha sempre lavorato per il dialogo. Mi sembra strano e assurdo che ora rischi essere espulso per un’opinione espressa”.
Olivero ribadisce che in Italia “c’è liberta di opinione” e che quindi “non si può condannare una persona solo per le opinioni espresse”. Per questo è fondamentale mobilitarsi. Un uomo, prosegue “ha il diritto a difendersi, ha diritto a un regolare processo” e “non può essere espulso in questo modo”.
Il vescovo definisce Shahin “uomo del dialogo”, sottolineando di credere nella possibilità di costruire una Italia del dialogo. Ma non solo, Olivero avverte anche sui rischi che corre l’imam tornando in Egitto. “Lui si oppone a quel regime – ricostruisce – finirebbe sicuramente in carcere e non solo in carcere”.
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Carlo Conti ha annunciato, oggi 30 novembre, al Tg1 la lista dei trenta cantanti che parteciperanno al Festival di Sanremo 2026. Tra nuovi volti e partecipazioni inaspettate, il cast formato dal direttore artistico della kermesse prevede anche la presenza di diversi rapper. Dal figlio di Gianni Morandi, a chi ha contribuito a portare la trap in Italia e chi, invece, è diventato virale su TikTok grazie ad un tormentone estivo. Ecco tutte le informazioni che vi servono per arrivare preparatissimi ad inizio Festival. Oltre al “papà ” dell’hip hop italiano J-Ax che torna al Festival di Sanremo 2026, dopo La réunion degli Articolo 31 al Festival di Sanremo 2023 con il brano “Un bel viaggio”, ecco tutti gli altri “figli” pronti a rappresentare un genere tutt’altro che morto e sepolto.
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