NEWS - prima pagina - NEWS - politica - NEWS meteo

Cliccando su i link posti di seguito, si aprirà la pagina delle news relativa al titolo del link stesso


News ilfattoquotidiano.it

News ilfattoquotidiano.it

#news #ilfattoquotiano.it

Tecnologia a cura di Raffaele Gomiero
L’AI è sempre più presente negli elettrodomestici: cosa c’è già sul mercato e cosa arriverà nei prossimi mesi?

Gli annunci degli ultimi mesi tra IFA 2025 e singole presentazioni di ogni brand ha messo in chiaro una cosa: l’Intelligenza Artificiale negli elettrodomestici non è una moda passeggera, ma un insieme di funzioni concrete che provano a ridurre scelte, errori e sprechi negli apparecchi che si usano quotidianamente.

Nei robot aspirapolvere e lavapavimenti l’AI significa visione artificiale e pianificazione: riconoscimento degli ostacoli, identificazione di materiali e sporco, parametri che si aggiornano in tempo reale. Nelle lavatrici e lavasciuga, l’AI è soprattutto sensorizzazione intelligente (peso, tipo di tessuto, livello di sporco) e controllo predittivo dei cicli per ottimizzare tempo ed energia. Nelle lavastoviglie entra l’ottimizzazione automatica dei programmi e la gestione del carico.

Un tratto comune è la connettività, che viene sfruttata in contesti come applicazioni, scenari domestici e routine che talvolta sfruttano una piattaforma unica (tipo SmartThings, LG ThinQ tanto per citarne un paio). Resta centrale anche il tema efficienza: quasi tutti i modelli puntano a ridurre i consumi, con motori inverter, pompa di calore per l’asciugatura e algoritmi che evitano sprechi d’acqua e detergente. Infine la manutenzione: basi di svuotamento “baglessâ€, lavaggi a caldo dei moci per la pulizia e cicli auto-pulenti cercano di eliminare la noia delle pulizie periodiche.

Nelle prossime pagine troverete una selezione di prodotti annunciati nel corso degli ultimi mesi, alcuni è già disponibile altri in arrivo nei prossimi mesi sul mercato italiano.

L'articolo L’AI è sempre più presente negli elettrodomestici: cosa c’è già sul mercato e cosa arriverà nei prossimi mesi? proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Mon, 24 Nov 2025 21:54:17 +0000
Cultura a cura di Diego Pretini
Quella paura necessaria di Hänsel e Gretel: la favola in lirica incanta il pubblico di bambini al Piccolo Regio

Il suono dei nomi di Hänsel e Gretel spaventa decine di generazioni di bambini da oltre duecento anni grazie alla perfidia sottile di quei due mascalzoni dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm. Eppure la loro favola famosa in tutto il mondo e nota, loro malgrado, a tutti i cuccioli di ogni ordine e grado continua a essere un rito d’iniziazione irrinunciabile in quegli anni di passaggio indesiderati per quasi chiunque, quelli che fanno diventare un po’ più grandi. Sulla trama di Hänsel e Gretel il compositore tedesco Engelbert Humperdinck – tra le altre cose collaboratore di Richard Wagner a Bayreuth – alla fine dell’Ottocento ha costruito un’opera fatta e finita, con libretto scritto dalla sorella Adelheid Wette (usava il cognome da sposata). Richard Strauss fu il primo a dirigerla nel 1893 e quasi con euforia: all’autore scrisse che si trattava di un “capolavoro di prima categoriaâ€. Su questo titolo – quindi su un’opera lirica – il Teatro Regio di Torino ha scommesso per aprire la nuova stagione “In Famigliaâ€, un cartellone che mette insieme spettacoli, opere e concerti pensati per bambini e famiglie. E il successo non si scorge solo nel sold-out del Piccolo Regio, doppiato sia al debutto sia nella replica di domenica, quanto nell’entusiasmo con cui bambini e bambine, mamme e babbi hanno assistito a una rappresentazione teatrale di una favola arcinota, sì, ma messa in musica e perfino in quello strano modo di recitare cantando o cantare recitando.

Quella in scena a Torino è la versione ridotta e riscritta un po’ di tempo fa dall’intellettuale Lorenzo Arruga, in questo caso è disegnata dalla regia di Gianmaria Aliverta. Il risultato è che il liturgico silenzio in sala durante l’atto unico è rotto non solo dagli applausi, ma soprattutto dall’incantevole bisbiglio dei giovanissimi spettatori per commentare qualche scena o dei genitori chiamati a doverosi chiarimenti di ciò che si vedeva e che si sentiva sul palco. Aliverta, insomma, ha salvato la sua carriera: è noto che il pubblico dei bambini il più esigente – e quindi più sincero.

Altro che gioco da ragazzi. Per quanto la musica di Humperdinck trascini il racconto (è sufficiente come sample l’inquietudine che suscita il brano del cuculo), la prima difficoltà di mettere in scena una favola – che fa dell’immaginazione e della fantasia le provviste principali – può essere rendere l’aspetto magico: l’asticella rischia di essere alta davanti agli occhi attenti di bambini sempre più abituati a spettacoli mirabolanti ancorché digitalizzati al punto che ormai rischiano di vedere Harry Potter come si guarda agli effetti speciali del quasi centenne Mago di Oz di Judy Garland. Il secondo gradino da salire è rendere “credibili†i protagonisti che restano comunque due bambini e per ovvi motivi sono incarnati da quasi-trentenni, in questo caso la canadese Martina Myskohlid (mezzosoprano, Hänsel) e la bielorussa Albina Tonkikh (soprano, Gretel). Aliverta, anche grazie alle sue fidatissime Sara Marcucci (costumi) e Francesca Donati (scene), riesce in questa doppia operazione. Il regista novarese d’altra parte è abituato a sfidare se stesso portando i sacri testi della lirica in territori – diciamo così – “stranieriâ€: la sua evangelizzazione è orizzontale e verticale, porta l’opera fino in periferia, la fa pagare poco, la mette in scena con due lire, organizza un concorso per dare prime chance ai più giovani e seconde chance ai meno giovani. Questa volta il pubblico pagante è fatto di genitori, ma gli spettatori in platea sono i bambini.

La trama dell’opera segue pedissequa la favola per come si conosce. La matrigna, qui anche più igna del solito, è obnubilata dalla paura di essere povera in canna, come d’altra parte la famiglia è. Quando per sbaglio i figli rovesciano quel poco di latte rimasto, lei – imbestialita – manda Hänsel e Gretel nel bosco a raccogliere le fragole perché da mangiare in casa non c’è più niente. Quando lo viene a sapere, al ritorno dal lavoro, il marito sbianca e dice: ma come, nel bosco, c’è la strega che mangia i bambini al forno. “Cuoca delle tregende†viene chiamata nel libretto italianizzato, “bambini biscotti†insiste il testo riprendendo qui quasi letteralmente un’espressione della favola dei Grimm. Qui iniziano le avventure dei due fratelli. La paura, tanto per cominciare: attraversano il bosco dove naturalmente perdono l’orientamento: sono soli, è buio, sentono voci che sono l’eco delle loro grida, vedono “donne senza voltoâ€. Questo vortice di spavento è sciolto dall’apparizione di Sandmann, l’uomo della sabbia, che rassicura i due piccoli e li fa addormentare sulla preghiera degli angeli custodi (quattordici angeli guardano il mio letto,
due la testolina, due i piedi, due a destra, due a sinistra). Qui, nel passaggio che porta al risveglio, Aliverta traccia una scena onirica, un’estetica quasi felliniana con i movimenti ovattati al rallentatore. I due fratelli, avviliti dalla fame, sognano o si immaginano una tavola imbandita portata dal mago Rugiadino che ha le sembianze del padre: al rallenti Rugiadino dalle quinte porta in scena il ben di dio (tutto è bianco, anche il suo abito, le candele accese sul tavolo), il risveglio dei ragazzini, il loro stupore e l’esultanza esplosiva di Hänsel. Tutto questo, al rallenti, provoca un effetto melanconico, quasi commovente, che ricorda da lontano la gioia irrefrenabile, stupita, ingenua del bambino della Vita è bella quando crede di aver “vinto un carrarmato vero”.

Ecco finalmente la casa di marzapane con le statuine che in scena sono rappresentante da bambini – questa volta veri! E bravissimi – che camminano col passo da zombie perché sotto incantesimo e perché “impastati†col marzapane. Fanno da umpalumpa della strega (Natalia Gavrilan), la Knusperhexe come da testo originale, la strega che fa “crunchâ€, all’anagrafe Rosina Leckermaul che da tradotto significa qualcosa come Rosina Bongustaia. E, nella regia di Aliverta, altri non è che la matrigna di Hänsel e Gretel, che loro non riconoscono, camuffata come una vamp, una speci edi Jessica Rabbit – i guanti rosso fuoco che arrivano fino al gomito – con i capelli rosa shocking. Ne viene fuori il senso dell’opera così come pensata dal regista: è lei, la matrigna, ad aver gettato Hänsel e Gretel nell’angoscia, nella paura del futuro, nel senso di inadeguatezza. I due fratelli possono liberarsene – in modo figurato – solo “gettandola†nel forno, lo stesso fuoco dove lei voleva infilarli per papparseli. Una visione quasi psicanalitica che è – può essere – uno dei diversi livelli di comprensione dell’opera, come accade a tutte le favole e in generale a tutte le storie destinate ai bambini. All’acme della trama – la strega che “condisce” Hänsel in vista dell’infornata – esalta le doti di regia, scene, costumi, protagonisti: Gavrilan rende l’aria ferina della Leckermaul soprattutto quando si toglie la parrucca rosa e rivela una crapa spelacchiata come da iconografia tra racconti di magia nera e Rocky Horror Picture Show; Myskohlid caratterizza il suo Hänsel con una sacrosanta leggerezza da preadolescente un po’ tontarello; la Gretel di Tonkikh esce come la prestazione più dinamica, fresca, autentica di una ragazzina genuina ma astuta, che all’inizio della storia veniva rassicurata dal fratello ma alla fine è quello che gli salva la vita. Nella casa di marzapane, sorpresa, era nascosto il segreto di crescere e magari crescere insieme incontro alla vita che viene.

***

Info

Hänsel e Gretel | Engelbert Humperdinck
Versione italiana | Lorenzo Arruga
Produzione | Teatro Regio in collaborazione con il Conservatorio A. Vivaldi di Alessandria

Dove | Piccolo Regio di Torino
Repliche | venerdì 28 ore 20 – domenica 30 ore 16

Regia | Gianmaria Aliverta
Scene | Francesca Donati
Costumi | Sara Marcucci
Luci | Andrea Rizzitelli

Trascrizione per orchestra ridotta | Luca Tessadrelli
Direzione | Simon KreÄiÄ
Direzione coro voci bianche | Claudio Fenoglio

Cast
Hänsel | Martina Myskholid
Gretel |Albina Tonkikh
Peter | Eduardo Martínez
Madre/strega | Natalia Gavrilan (Madre/Strega)
Sandmann | Flavia Pedilarco

Web | www.teatroregio.torino.it

L'articolo Quella paura necessaria di Hänsel e Gretel: la favola in lirica incanta il pubblico di bambini al Piccolo Regio proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Mon, 24 Nov 2025 21:12:49 +0000
Politica a cura di Andrea Tundo
Regionali: per Fico, Decaro e Stefani è trionfo. Astensionismo e campo largo? La destra pensa a una nuova legge elettorale

Tutto resta così com’era stato da un decennio e oltre. Escono Vincenzo De Luca, Michele Emiliano e Luca Zaia ed entrano Roberto Fico, Antonio Decaro e Alberto Stefani. Campania, Puglia e Veneto continuano sulla stessa strada: le prime due in mano al centrosinistra e l’ultima alla destra. Vittorie nettissime, senza storia. Due a uno e palla al centro. Il secondo tempo della tornata di Regionali va al campo larghissimo, che si presentava uno dappertutto in formazione extralarge da Avs fino a Italia Viva, e così le elezioni d’autunno finiscono con un sostanziale pareggio, tenendo conto di quanto successo in Calabria, Marche e Toscana. Tre a tre, più la Valle d’Aosta. Il convitato di pietra delle variegate esultanze e lettura del voto è l’astensionismo che nell’ultimo week end di urne è diventato il “primo partito” con maggioranza assoluta. Il crollo è del 14% rispetto alla scorsa volta.

Così, visto che ognuno esulta per le conferme, il vero tema politico diventa proprio l’incapacità di portare gli elettori nei seggi. Il che, unito all’affermazione nettissima di Decaro in Puglia e Fico in Campania, grazie al sostegno di tutte le opposizioni, fa scattare l’allerta rossa: “Da domani Giorgia Meloni proverà a cambiare la legge elettorale perché ha capito che il centrosinistra unito può vincere le politiche e contenderle la premiership”, avvisa prima di tutti il leader di Italia Viva Matteo Renzi. “Non ci sono dogmi ma crediamo che serva una nuova legge elettorale per assicurare stabilità”, ribatte Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia. Insomma, il cantiere pare effettivamente possa prendere corpo e non è detto che la maggioranza cerchi a ogni costo di trovare un accordo con le minoranze. “La destra ha paura di perdere: con la coalizione che abbiamo costruito oggi, nel 2022 non avrebbero vinto e perderebbero nel 2027. Meloni ha ben poco da saltare”, dice la segretaria del Pd Elly Schlein. Che cita Pino Daniele: “L’aria s’adda cagnà”. E il “chi non salta comunista è” dei leader del centrodestra a Napoli diventa il refrain più usato: “Non saltano più”, afferma infatti anche il leader del M5s Giuseppe Conte. In attesa di capire se e quando inizierà a prendere corpo l’idea di cambiare la legge elettorale, è il giorno del trionfo di Fico, Decaro e Stefani.

In Campania gli elettori di centrosinistra seguono ubbidienti le indicazioni “testardamente unitarie” di Schlein e danno al pentastellato Roberto Fico oltre il 60 per cento, il doppio dei voti dell’avversario meloniano Edmondo Cirielli. “L’alternativa c’è, uniti possiamo battere le destre”, esulta la leader dem che ha “concesso” la candidatura ai pentastellati arrivando a un passo dalla rottura con l’ormai ex governatore De Luca. Meloni ha sofferto la scelta di esporre alla sconfitta un suo fedelissimo, viceministro agli Esteri, battuto nonostante l’allettante promessa di un condono edilizio nella Campania martoriata da gravi abusi ed il comizio unitario dei big della coalizione. Così Napoli diventa il palcoscenico del campo largo unito, almeno oggi. Oltre a Schlein, ci sono Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Fico gongola ma ha davanti sfide pesantissime: “Scelta netta che ci riempie di responsabilità. Sarò il presidente di tutti”.

La vittoria in Puglia è ancora più larga e travalica i partiti, perché si tratta dell’ennesimo plebiscito per Antonio Decaro, che aveva già fatto segnare numeri record nelle sue precedenti sfide elettorali, tutte vinte. L’ex sindaco di Bari raggiunge il 65 per cento, doppia il candidato del centrodestra Luigi Lobuono e con le liste a sostegno della sua presidenza mette insieme una manciata di voti in meno del Pd. Paga la campagna elettorale solitaria del mister preferenze alle Europee (500 mila voti), trionfante a dispetto del sofferto iniziale endorsement della Schlein. “Grazie a Elly che ha insistito per convincermi a candidarmi. Ho sentito tutti i leader della coalizione. Io non voglio essere un duro, non voglio fare politica su un ring, rivendico le mie fragilità. Con il governo voglio collaborare”, dice Decaro che vince anche la sfida tutta pugliese con Michele Emiliano e Nichi Vendola. Il primo ha rinunciato alla candidatura, il secondo ha tirato dritto ma Avs – a spoglio quasi finito – è sul filo dello sbarramento. E ora Decaro respinge l’ipotesi di un suo pensiero verso la segreteria nazionale, ma l’idea è quantomeno nella testa dell’area riformista.

In Veneto è netta la vittoria di Alberto Stefani – 65 per cento – anche grazie al traino di Luca Zaia, tre volte governatore e capolista ovunque. L’erede naturale di Matteo Salvini, fortemente autonomista, fa vincere alla Lega anche il derby con FdI, che il Carroccio doppia, riaprendo la partita del governo della Lombardia nel 2027. Fermo sotto il 30 per cento il contendente del centrosinistra Giovanni Manildo. “Risultato oltre ogni previsione, mi davano per morto”, mette il sigillo sulla vittoria Salvini. La premier invece incassa lo smacco per Fratelli d’Italia ed elogia ecumenicamente “una vittoria frutto del lavoro, della credibilità e della serietà della nostra coalizione”. In Veneto l’altra sorpresa è il medico free vax Riccardo Szumsky, che supera la soglia di sbarramento con il 6 per cento ed è destinato a entrare in Consiglio regionale.

L'articolo Regionali: per Fico, Decaro e Stefani è trionfo. Astensionismo e campo largo? La destra pensa a una nuova legge elettorale proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Mon, 24 Nov 2025 20:41:56 +0000
Politica a cura di Local Team per Il Fatto
“Tanto l’aria s’adda cagnàâ€: Schlein festeggia in Campania e cita Pino Daniele. E a Meloni: “Ha ben poco da saltareâ€

Anche Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, dopo i primi risultati che hanno segnato la vittoria di Roberto Fico alle regionali in Campania, è arrivata a Napoli per esprimere il suo sostegno al candidato del centrosinistra.

“L’alternativa c’è ed è competitiva, il riscatto parte dal sud e ci porterà a vincere insieme, la partita delle prossime politiche è apertissima. Uniti si vince, il margine di Fico e Decaro dimostra che uniti si stravince, e anche dove non vinciamo come in Veneto raddoppiamo i risultati. Gli elettori premiano lo sforzo unitario“, ha detto Schlein, ringraziando anche la giunta uscente il presidente De Luca per il lavoro svolto negli anni.

“Giorgia Meloni stasera ha ben poco da festeggiare e da saltare“, ha proseguito la segretaria dem definendo il governo il “più antimeridionalista della storia repubblicana”. Schlein ha quindi concluso citando Pino Daniele: “Tanto l’aria s’adda cagnà”.

L'articolo “Tanto l’aria s’adda cagnà”: Schlein festeggia in Campania e cita Pino Daniele. E a Meloni: “Ha ben poco da saltare” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Mon, 24 Nov 2025 19:42:12 +0000
I nostri video a cura di F. Q.
“Chi ha un pensiero diverso da quello dominante è sotto attacco, per questo dovete sostenere Il Fatto Quotidiano con l’abbonamento digitaleâ€: l’appello di Di Battista

“Prima di essere un reporter, sono stato e sono un lettore del Fatto Quotidiano, e non mi sono mai pentito di esserlo. Il Fatto mi ha sempre permesso di raccontare la realtà così come la vedevo: mai hanno cambiato una virgola di quello che ho scritto. Come reporter ho seguito eventi internazionali e missioni sul campo in contesti complessi, documentando ciò che vedevo e ciò che pensavo, con libertà e indipendenza. Oggi più che mai, chi ha un pensiero diverso dal pensiero dominante sulla guerra in Ucraina subirà attacchi ancora più forti. In questo momento è fondamentale sostenere un giornale davvero libero. Abbonatevi (qui l’offerta vantaggiosa di questi giorni) e supportate il Fatto Quotidiano. Viva l’informazione davvero libera”.

L'articolo “Chi ha un pensiero diverso da quello dominante è sotto attacco, per questo dovete sostenere Il Fatto Quotidiano con l’abbonamento digitale”: l’appello di Di Battista proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Mon, 24 Nov 2025 19:38:02 +0000
Politica a cura di Local Team per Il Fatto
Regionali, Conte dopo i risultati di Fico: “Non ha vinto chi ha saltellato e oggi cade, ha vinto chi non si è voltato dall’altra parteâ€

“Ha vinto chi non si è rivolto dall’altra parte di fronte alle difficoltà di famiglie e imprese, chi non dice che va tutto bene, chi ha saputo ascoltare”. Così Giuseppe Conte ha parlato con la stampa dopo la vittoria di Roberto Fico alle elezioni regionali in Campania, una regione, ha sottolineato che “ha tante potenzialità ma anche tante difficoltà”.

“Questo centrodestra ci ha sfidato mettendo in capo un uomo di FdI, un uomo di Meloni, un esponente di spicco del Movimento e quindi quel distacco oggi qualche pensiero lo deve dare a chi sta guidando il governo nazionale. Non ha vinto chi di fronte alle difficoltà ha saltellato e oggi cade rovinosamente. Non ha vinto chi ha pensato di batterci e battere Fico lottando nel fango, infangando lui e i suoi familiari e lo ha fatto anche durante il silenzio elettorale”, ha proseguito Conte.

“Per il M5s è una grande soddisfazione, in due anni abbiamo prima accompagnato la vittoria di Alessandra Todde e ora abbiamo Roberto Fico e siamo convinti, perché lo conosciamo bene, che il suo impegno farà benissimo per la Campania”, ha concluso.

L'articolo Regionali, Conte dopo i risultati di Fico: “Non ha vinto chi ha saltellato e oggi cade, ha vinto chi non si è voltato dall’altra parte” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Mon, 24 Nov 2025 19:21:56 +0000
Trending News a cura di F. Q.
Dai Ricchi e Poveri a Nino Frassica e Woopie Goldberg, artisti uniti contro la violenza sulle donne: “Non chiamatelo troppo amoreâ€

Da Francesco Pannofino a Woopie Goldberg, Claudia Gerini, Monica Guerritore, Ricchi e Poveri, Orietta Berti, Giulio Scarpati, Dodi Battaglia, Nino Frassica, Marco Rossetti. Sono solo alcuni dei nomi degli artisti e delle artiste Nuovo Imaie che hanno voluto inviare un breve videomessaggio in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Un appello forte, corale, condiviso e urgente contro ogni forma di violenza di genere.

Il video, realizzato dal Nuovo Imaie, vuole essere un contributo di sensibilizzazione e responsabilità sociale. Ha raccolto fin da subito l’adesione di interpreti ed esecutori. Attori, attrici, doppiatori, doppiatrici, cantanti, musicisti e musiciste appartenenti a generazioni e linguaggi diversi che hanno messo la propria voce e il proprio volto a disposizione di un messaggio: la violenza non è mai un fatto privato, ma un problema culturale e collettivo che riguarda tutti e tutte.

L'articolo Dai Ricchi e Poveri a Nino Frassica e Woopie Goldberg, artisti uniti contro la violenza sulle donne: “Non chiamatelo troppo amore” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Mon, 24 Nov 2025 19:14:31 +0000
Politica a cura di Vincenzo Iurillo
I dossier sul tavolo di Fico dopo la vittoria in Campania: il caso Acerra, la sede della Regione e i manager della sanità

La remuntada di Edmondo Cirielli era un’invenzione. Ma il difficile per Roberto Fico inizia ora. Portata a casa senza apprensione la vittoria, con un distacco di quasi 20 punti percentuali, il neo presidente della Campania dovrà capire fino a dove poter allargare gli spazi di manovra e alzare il livello di agibilità del suo mandato. Fico lo ha ottenuto alla guida di un campo largo ricco di partiti e di leader coi quali in passato lui e il M5s hanno collezionato scontri e prese di distanze su temi politici e di programma: Vincenzo De Luca, Armando Cesaro, Clemente Mastella, Matteo Renzi. Il matrimonio di interesse celebrato prima della vittoria va ora messo alla prova della convivenza, sui temi sensibili dell’eredità del deluchismo e della continuità-discontinuità col deluchismo.

In soldoni: cosa farà Fico riguardo al ‘Il Faro’, il faraonico disegno di rigenerazione urbana dell’area Garibaldi di Napoli, con la nuova sede della Regione, l’auditorium, i servizi connessi, costo da 700 milioni di euro, annunciato da De Luca, sul quale c’è il gelo del sindaco Gaetano Manfredi? Chiuderà o no il termovalorizzatore di Acerra, come aveva accennato a febbraio durante un’assemblea degli attivisti pentastellati? Lascerà al loro posto, o proverà ad avvicendare, i quindici manager della sanità con mandato triennale nominati dal suo predecessore a giugno, in extremis? Come affronterà la questione della privatizzazione del servizio idrico nel Sannio? Sugli altri maxi progetti lasciati da De Luca qui e lì con il loro carico di tensioni e conflittualità sui territori – valga come esempio l’ospedale unico della costiera sorrentina – che posizione assumerà?

La storia di Fico incarna temi e valori in antitesi con quelli di De Luca e i metodi autoritari del presidente uscente, e quindi le risposte alle domande di prima non sono scontate. Ma per chiudere l’accordo col Pd ed evitare di trovarsi i deluchiani contro, l’ex presidente della Camera ha dovuto ingoiare un patto di non belligeranza, ripetendo il mantra della ‘ripartenza da quanto di buono fatto’. E non potrà certo rimangiarselo.

Secondo le ultime proiezioni si delinea per Fico un consiglio regionale non semplicissimo da governare. Il centrosinistra è intorno al 58 per cento, “A testa alta”, la civica del governatore uscente, è data al 7,5%, due punti in più della lista “Fico presidente”, la civica del governatore subentrante. Il Pd è primo partito verso il 18%, un punto in più del 2020 (quando le due civiche di De Luca, sommate, sfiorarono il 19%). M5s è al 9,5% (mezzo punto in meno del 2020, quando non era in coalizione). Sarà tutto più chiaro quando saranno assegnati i seggi lista per lista.

Al momento il centrodestra è inchiodato al 37%. FI è al 12%, FdI al 10%, Lista Cirielli Presidente al 6,9%, Lega al 5,4%, Noi Moderati all’1,8%, Pensionati-Consumatori allo 0,5%, Udc allo 0,4%, Democrazia Cristiana allo 0,4%. Da questi numeri emerge il ruolo chiave del Pd e di De Luca – che ha candidato uomini suoi anche nei dem – nella vittoria e nel futuro governo di Fico, che avrà quotidianamente a che fare con Piero De Luca. L’elezione del figlio del governatore uscente a segretario campano dei dem da candidato unico del congresso è stata uno dei tasselli del puzzle della pacificazione. “Una feritaâ€, fu il commento di Sandro Ruotolo, della segreteria Schlein, il più antideluchiano degli antideluchiani. Si presume rimarginata.

Per il centrodestra è una disfatta. Per il governo Meloni, che aveva schierato un viceministro degli Esteri. Per FdI, superata da Forza Italia. Mesi trascorsi ad inseguire una candidatura di sintesi, capace di guardare al centro e ai moderati, si sono conclusi con la scelta di Cirielli, il nome più ideologizzato tra quelli della (non vasta) rosa. Il generale dei carabinieri ha accettato nella consapevolezza della sconfitta: infatti non si è dimesso dalla Farnesina. Per tentare una rimonta lui e i suoi l’hanno buttata in caciara, con una campagna aggressiva: l’indignazione per la barchetta di Fico, l’ennesima promessa di condono edilizio. E la forbice, invece di stringersi, si è allargata.

L'articolo I dossier sul tavolo di Fico dopo la vittoria in Campania: il caso Acerra, la sede della Regione e i manager della sanità proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Mon, 24 Nov 2025 18:57:13 +0000
Politica a cura di Leonardo Bison
Il pacco di Natale della Fenice ai dipendenti dopo il caso Venezi: bloccato il bonus. I sindacati: “Scelta punitivaâ€

Si acuisce ulteriormente lo scontro al Teatro la Fenice di Venezia, dove dal 22 settembre scorso la totalità dei dipendenti chiede il ritiro dell’incarico di direttrice musicale a Beatrice Venezi. Nelle stesse ore in cui la direzione aveva fatto circolare il dato di un aumento degli abbonati, volto a stemperare l’idea di una difficoltà del teatro (Venezi però entrerà in carica nel 2026, e proprio nel 2026 oltre 150 abbonati hanno minacciato di non rinnovare) arriva dalla rappresentanza sindacale unitaria la notizia che il consiglio d’indirizzo del Teatro/Fondazione, il 19 novembre – nella stessa riunione in cui aveva dato il sostegno a Venezi e al sovrintendente Nicola Colabianchi che l’ha nominata – ha votato all’unanimità di non erogare la rata invernale del cosiddetto “welfare aziendaleâ€, un bonus di circa 1.300 euro (diviso in due rate) che da sette anni veniva dato ai lavoratori del Teatro, dati gli ottimi risultati ottenuti.

Ne dà notizia la rappresentanza sindacale unitaria del Teatro, definendo la scelta punitiva. Si tratta di un bonus istituito nel 2018, di circa 1.300 euro, trattato e confermato di anno in anno. “Uno strumento di gratificazione economica che le lavoratrici e i lavoratori di questo teatro si sono guadagnati con anni di impegno e con anni di bilanci in pareggio, unici in Italia” sottolineano le rappresentanze sindacali. Un modo anche per alzare compensi fissati da un contratto collettivo nazionale, che a Venezia centro, per forza di cose, vale decisamente meno che in altri capoluoghi di regione. “Siamo profondamente delusi dalla decisione del Cdi, presa peraltro a un mese dal Natale” continua la Rsu, mentre la dirigenza parla “da un decennio del “modello Feniceâ€, chi questo modello lo costruisce ogni giorno, oggi viene punito. Punito per aver espresso, in modo legittimo e democratico, un’opinione diversa dalla loro. Punito per un dissenso che non è personale, ma condiviso dal mondo del lavoro che rappresentiamo”.

La direzione del Teatro da parte sua conferma il congelamento del bonus, ma lo rimette a semplici ragioni di bilancio. “La decisione sarà riesaminata nel prossimo Consiglio di Indirizzo di primavera 2026, in occasione dell’approvazione definitiva del bilancio 2025, quando il quadro economico-finanziario sarà completo e definitivo. La sospensione è dovuta alle attuali condizioni che non consentono, al momento, di disporre di previsioni affidabili per una valutazione prudente e responsabileâ€. La direzione precisa anche che “tale anticipazione welfare fa riferimento all’anno 2025, e rappresenta una prestazione unilaterale e liberale dalla Fondazione. Essa non è prevista dalla contrattazione collettivaâ€. Ma questo i dipendenti del teatro lo sapevano bene.

Al Fatto raccontano che poche settimane fa si era parlato della possibilità o meno di vedere confermato questo bonus, e gli era stato detto che non ci sarebbero stati problemi. Ma, d’altronde, gli era anche stato detto, quattro giorni prima della nomina a direttrice musicale, che Beatrice Venezi non sarebbe stata nominata presto, e non senza il loro consenso. “Ma vogliamo rassicurare tutti: i mezzi ritorsivi adottati non ci intimoriscono – ribadiscono i dipendenti del teatro – Ci auguriamo che chi ha il potere di cambiare questa triste decisione pensi ai lavoratori non come pericolosi sovversivi ma come cittadini che sono consapevoli di avere un significativo ruolo sociale e che ce la mettono tutta per esprimerlo al meglio dentro e fuori il proprio orario di lavoroâ€.

La frattura all’interno del Teatro, che ormai vede una divisione netta tra dipendenti e dirigenza (venerdì l’ultima protesta, sostenuta dal pubblico, in occasione dell’apertura della stagione lirica) si fa più netta. Neppure nel 2024, quando i lavoratori – per motivi diversi, legati all’organizzazione aziendale – avevano scioperato tre volte, si era pensato di sospendere il bonus.

L'articolo Il pacco di Natale della Fenice ai dipendenti dopo il caso Venezi: bloccato il bonus. I sindacati: “Scelta punitiva” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Mon, 24 Nov 2025 18:50:00 +0000
Sport News a cura di F. Q.
Olimpia Milano, Messina si dimette: la squadra sarà allenata da Poeta

È finita la storia tra Ettore Messina e l’Olimpia Milano. L’allenatore, che sedeva sulla panchina biancorossa dal 2019, ha rassegnato le dimissioni dopo il k.o. in campionato a Trieste. La squadra – come anticipato da La Gazzetta dello Sport – verrà guidata dal suo vice, Peppe Poeta, ex giocatore e già allenatore di Brescia che in estate era tornato a Milano con la prospettiva di succedere a Messina nella prossima stagione.

Il tecnico, 66 anni, rimarrà nel club come consulente personale del presidente Leo Dell’Orco. L’inizio di stagione per l’Olimpia Milano era stato piuttosto tribolato e nell’ultima settimana era state ben tre le sconfitte tra Serie A ed Eurolega. Milano è attualmente ottava in classifica nella massima serie con 5 vittorie e 4 sconfitte, mentre in Eurolega è undicesima con 6 successi e altrettante partite perse.

L'articolo Olimpia Milano, Messina si dimette: la squadra sarà allenata da Poeta proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Mon, 24 Nov 2025 18:48:23 +0000
Diritti a cura di Angela Nittoli
“Mia figlia mi ha detto ‘non tornare a casa, papà ha due coltelli’, così ho lasciato mio marito. Ora siamo liberiâ€: la storia di Valentina, sopravvissuta alle violenze

Valentina ha quattro figli, due maschi e due femmine. Con l’ex marito ha vissuto 11 anni e ora da due è riuscita a voltare pagina e lasciarsi questa storia di violenza alle spalle. Ad aiutarla a compiere questo passo è stato anche l’appoggio trovato al CAV, il Centro Antiviolenza Teresa Bonocore, ad Ottavia, quartiere a nord della Capitale, finanziato dal comune di Roma e gestito dalla cooperativa sociale Be Free.”Ho deciso di dire basta grazie a mia figlia di 6 anni – racconta Valentina – un giorno mi ha abbracciata, mi ha detto di portare sua sorella più piccola a scuola e di fermarmi nel parcheggio, perché il padre, il mio ex marito, aveva comprato 2 coltelli. Questo ha svegliato nella mia mente, anche se probabilmente già era presente, il pensiero che potessi perdere la vita per mano del mio ex marito”.

Valentina racconta una storia simile a quella di tante: all’inizio ci si innamora, va tutto bene, poi dopo poco arrivano le prime avvisaglie, alcuni comportamenti violenti intervallati da scuse e momenti di “apparente calma”. “Ho dato subito colpa all’alcool – aggiunge Valentina – perché ne faceva uso, pensando che passasse ed invece così non è stato”.

Con il tempo la situazione peggiora, l’ex marito comincia ad isolarla dalle amiche e dagli amici, diventa sempre più geloso, al punto che Valentina comincia a camminare per strada a testa bassa, per evitare di incrociare lo sguardo di altre persone. “La cosa più difficile per le donne con cui ho avuto colloqui – spiega Ludovica Mutarelli, operatrice del Cav Bonocore – è riconoscere la violenza. Bisogna capire che quando il maltrattante è il marito, per le donne, che sono state innamorate, è molto difficile unire all’immagine bella dell’ex compagno, l’immagine negativa di una persona che spesso volontariamente vuole fare loro del male”.

Secondo l’esperienza delle operatrici che lavorano nel CAV di Ottaviano, la violenza di genere non è cambiata molto negli anni. “Il fenomeno purtroppo è sempre uguale a sé stesso – spiega Lucia Beretta, che da 10 anni lavora nel settore ed è responsabile del CAV Teresa Bonocore – quello che forse è un po’ cambiato è l’arrivo di persone sempre più giovani, anche minorenni, che subiscono atti di violenza da coetanei, professori o da familiari, ma che hanno voglia di parlare e denunciare”.

Per questo al Centro sottolineano l’importanza dei corsi sessoaffettivi nelle scuole, per parlare anche ai più giovani di che cos’è il rispetto, il consenso, la sessualità, che cos’è l’altro o l’altra e sapersi riconoscere nell’altro o nell’altra.”Oggi mi sento una donna libera – conclude Valentina – io e i miei figli adesso possiamo dire, senza preoccupazione, se una cosa ci va oppure non ci va. La mia rivincita è stato sentir dire a mio figlio maggiore che è proprio bello sentirsi liberi.”

L'articolo “Mia figlia mi ha detto ‘non tornare a casa, papà ha due coltelli’, così ho lasciato mio marito. Ora siamo liberi”: la storia di Valentina, sopravvissuta alle violenze proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Mon, 24 Nov 2025 18:45:29 +0000
Politica a cura di Giuseppe Pietrobelli
Veneto: il traino di Zaia fa vincere Stefani, enfant prodige della Lega scelto da Salvini per tenere testa all’ex governatore

VENEZIA – Giovane, il volto di una persona perbene, nessuna polemica sopra le righe e un curriculum politico cominciato da amministratore locale, poi proseguito con l’elezione alla Camera. Con una percentuale superiore al 60 per cento dei voti, il padovano Alberto Stefani, moderato ed equilibrato enfant prodige della Lega in Veneto, ha ottenuto la successione alla poltrona di Doge che per tre lustri è appartenuta a Luca Zaia. In qualche modo un successo annunciato, in una regione da sempre a vocazione di centrodestra, in ogni caso costruito con accortezza e utilizzando al massimo il traino del governatore uscente. Eppure c’era qualche spunto perché Zaia e Stefani non andassero d’accordo. Innanzitutto il fatto che il trentatreenne nato a Camposampiero, diventato deputato nel 2018 ad appena 25 anni, poi anche sindaco di Borgoricco nel 2018, avesse compiuto la sua ascesa politica all’interno della Lega appoggiandosi a Matteo Salvini.

È stato il segretario federale ad individuarlo come suo plenipotenziario in Veneto, chiedendogli di tenere testa allo strapotere di Zaia. La polarizzazione non si è trasformata in scontro interno per tanti motivi. Innanzitutto perché Stefani ha capito che non avrebbe potuto esistere senza trovare il modo di andare d’accordo con il governatore. Ma anche perché Zaia non ha mai accelerato per cercare di strappare la leadership nazionale di Salvini, accontentandosi (si fa per dire) di un ruolo di potere quasi assoluto all’interno dei confini del Veneto. Anzi, quando nel 2023 si sono svolte le votazioni per il nuovo segretario regionale della Liga Veneto-Lega Nord, Zaia ha capito come sarebbe andata a finire e non ha fatto la guerra al commissario di Salvini che aveva retto il partito nei tre anni precedenti. Qualche leghista nostalgico di una Lega radicata nel territorio e contraria alle aperure del segretario federale per farne un soggetto politico a dimensione nazionale, avrebbe voluto coltivare una candidatura alternativa alla segreteria rispetto a quella di Stefani.

Uno di questi era l’assessore Roberto Marcato, padovano, che ha in più occasioni contestato la linea salviniana. Nel momento cruciale Zaia non si è schierato contro Salvini, anzi durante il congresso regionale ha dato il via libera a Stefani. Quest’ultimo da allora in poi ha condotto i giochi puntando a una ripresa del partito, sceso nel frattempo ai minimi storici e a consolidare l’accordo con Zaia. Lo ha appoggiato quando il governatore chiedeva il quarto mandato e anche quando voleva presentare una lista alternativa a Fratelli d’Italia, se il partito di Giorgia Meloni avesse insistito a pretendere un proprio candidato alla presidenza del Veneto. E’ così nata l’idea di candidare Zaia a capolista in tutte le province venete, per risollevare il peso elettorale, in una battaglia senza esclusione di colpi con Fratelli d’Italia.

Stefani è un personaggio in buona parte da scoprire fuori dal Veneto. Ha frequentato il liceo scientifico di Camposampiero diplomandosi nel 2011. E’ poi diventato coordinatore provinciale di Padova del movimento giovanile della Lega. Nel 2014 è stato eletto consigliere comunale a Borgoricco. Nel 2017 si è laureato in giurisprudenza all’università di Padova, discutendo una tesi in diritto canonico e storia del diritto, materie che ha coltivato da ricercatore. La sua consacrazione politica è arrivata con l’elezione per la seconda volta alla Camera, nel 2022, nel collegio uninominale di Rovigo. Nel 2024 ha tirato la volata alle ambizioni di Zaia, presentando un disegno di legge come primo firmatario per modificare la legge del 2004 che limitava a soli due mandati la presidenza di regione, al fine di aumentarne il numero a tre. È stato il primo firmatario di una proposta di legge per abrogare la legge Delrio, con la richiesta di ripristinare le Province quali enti di primo livello amministrativo. Per trainare la riforma autonomista dello stato voluta da Zaia è stato nominato dai presidenti di Camera e Senato alla presidenza della Commissione Bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale. Intanto ha tenuto saldi i legami con Salvini che nel 2024 lo ha nominato vicesegretario. Consolidatosi a via Bellerio e in Veneto, Stefani ha condotto una campagna elettorale dall’esito scontato, che pure non ha improntato a temi strettamente identitari, ma aperto alla dimensione sociale e ai diritti.

L'articolo Veneto: il traino di Zaia fa vincere Stefani, enfant prodige della Lega scelto da Salvini per tenere testa all’ex governatore proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Mon, 24 Nov 2025 18:34:03 +0000
Mondo a cura di F. Q.
Xi sente Trump: “Sosteniamo gli sforzi sull’Ucraina. Taiwan? Serve diplomaziaâ€. Il tycoon: “Ad aprile ci vediamo in Usaâ€

Mentre i capi della diplomazia americana, europea, russa e ucraina continuano a confrontarsi per riuscire a chiudere nel più breve tempo possibile le trattative per la firma di un piano di pace tra Mosca e Kiev, Donald Trump si sente con un altro attore solo apparentemente defilato, ma determinante per le sorti della guerra e per gli equilibri internazionali: il presidente cinese Xi Jinping. E proprio il leader asiatico, secondo quanto si apprende dalla tv di Stato CCTV, “ha sottolineato che la Cina sostiene tutti gli sforzi profusi per la pace e auspica che tutte le parti continuino a ridurre le loro divergenze e a raggiungere un accordo di pace equo, duraturo e vincolante il prima possibile per risolvere questa crisi alla radice”.

Al centro delle discussioni, però, c’è un altro tema altrettanto delicato che rischia di provocare tensioni tra potenze mondiali: il dossier Taiwan. E anche su questo Washington e Pechino, almeno a parole, sembrano voler trovare una soluzione che eviti uno scontro militare su larga scala. Il ritorno di Taiwan alla Cina è “un elemento chiave dell’ordine internazionale del secondo dopoguerra”, ha ribadito Xi Jinping, chiarendo “la posizione di principio” di Pechino. Cina e Stati Uniti, aggiunge il network statale, “hanno combattuto fianco a fianco contro il fascismo e il militarismo. Ora dovrebbero collaborare per salvaguardare i risultati ottenuti con la vittoria nella Seconda guerra mondiale”. Anche il presidente americano ha detto di comprendere “l’importanza della questione di Taiwan per la Cina”, come riporta Xinhua, mentre il tycoon ha successivamente annunciato di aver accettato l’invito a incontrare il capo di Stato comunista a Pechino, ad aprile. Mentre il leader della Repubblica Popolare si dovrebbe recare negli Stati Uniti nell’arco del prossimo anno.

Nel corso della telefonata, Xi ha sottolineato che “il positivo incontro tenutosi a Busan, in Corea del Sud, il mese scorso ha prodotto numerosi importanti consensi che hanno calibrato la rotta e immesso slancio nel costante progresso delle relazioni” bilaterali, “inviando un segnale positivo al mondo“. Da quell’incontro, a margine del forum Apec, “le relazioni Cina-Usa sono generalmente rimaste stabili e migliorate, accolte con ampio favore da entrambi i Paesi e dalla comunità internazionale”. Tutto ciò, in particolare, dimostra ancora una volta che il principio secondo cui “la cooperazione avvantaggia entrambe le parti, il confronto danneggia entrambe è un buon senso ripetutamente verificato dalla pratica” e che “il successo reciproco e la prosperità comune tra Cina e Usa sono una realtà tangibile”. Le due parti “dovrebbero mantenere questo slancio, aderire alla direzione corretta, mantenere un atteggiamento di uguaglianza, rispetto e reciproco vantaggio, ampliare l’elenco delle aree di cooperazione, ridurre l’elenco delle questioni, impegnarsi per progressi più positivi, aprire nuovi spazi di cooperazione nelle relazioni Cina-Usa e apportare maggiori benefici ai popoli di entrambi i Paesi e al mondo”. Il tycoon ha risposto che “il presidente Xi Jinping è un grande leader” e che l’incontro avuto a Busan “è stato molto piacevole”, concordando “pienamente con la visione sulle relazioni bilaterali” e trattando “molti argomenti, tra cui Ucraina-Russia, fentanyl, soia e altri prodotti agricoli. Abbiamo concluso un accordo valido e molto importante per i nostri grandi agricoltori”.

L'articolo Xi sente Trump: “Sosteniamo gli sforzi sull’Ucraina. Taiwan? Serve diplomazia”. Il tycoon: “Ad aprile ci vediamo in Usa” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Mon, 24 Nov 2025 18:27:20 +0000
Politica a cura di F. Q.
Il medico “free vax†Riccardo Szumski verso l’ingresso in Consiglio: la sorpresa delle Regionali in Veneto

È considerata la vera sorpresa delle Regionali in Veneto. Mentre è ormai definitiva la prevista elezione del leghista Alberto Stefani come nuovo presidente della Regione, le proiezioni e lo spoglio evidenziano il quasi certo ingresso in Consiglio del medicofree vaxRiccardo Szumski. La lista “Resistere Veneto” – capeggiata proprio dall’ex sindaco di Santa Lucia di Piave (in provincia di Treviso) – viene stimata intorno al 5,1%, quindi ben oltre sopra la soglia di sbarramento. Un dato che permetterebbe l’elezione di Szumski e, probabilmente, anche di qualche altro candidato della lista.

Il 73enne ex leghista ha deciso di attendere i risultati dello spoglio nel suo ambulatorio della cittadina trevigiana. Già noto per iniziative amministrative “venetiste” – documenti e atti in dialetto, ostilità alle ricorrenze civili nazionali – durante il lockdown per la pandemia si è distinto per la “ribellione” ai protocolli sanitari governativi, in nome della cura tempestiva e della libertà di coscienza. Per questa scelta è stato radiato dall’Ordine dei Medici. Nel 2022 ha fondato l’associazione “Resistere con Szumski”, da cui è nata la candidatura alla presidenza della Regione Veneto. La corsa al ruolo di governatore è fallita ma l’ingresso in Consiglio regionale potrebbe essere il grande obiettivo raggiunto.

L'articolo Il medico “free vax” Riccardo Szumski verso l’ingresso in Consiglio: la sorpresa delle Regionali in Veneto proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Mon, 24 Nov 2025 18:19:12 +0000
Politica a cura di F. Q.
Regionali, le reazioni | Schlein: “Uniti si stravinceâ€. Conte: “Non saltellano piùâ€. E Meloni: “In Veneto vince la credibilitàâ€

Tre regioni, tre conferme e zero sorprese. Al massimo, un occhio agli equilibri interni alle coalizioni. Eppure a sinistra vedono uno spiraglio, soprattutto perché le vittorie in Puglia e Campania sono arrivate grazie a una coalizione larghissima e il successo è stato strabordante. Con il M5s che esulta per aver conquistato una seconda regione dopo la Sardegna: ora ne governa lo stesso numero di Fratelli d’Italia. La tornata elettorale non riserva alcuno scossone e così i partiti guardano tutti il bicchiere mezzo pieno. Il centrodestra si concentra sulla vittoria in Veneto, il centrosinistra sulla Puglia e la Campania.

Così – mentre il leader della Lega Matteo Salvini parla di “vittoria di squadra” postando una foto con Alberto Stefani e Luca Zaia – la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si concentra sul Veneto parlando di una “vittoria frutto del lavoro, della credibilità e della serietà della nostra coalizione” congratulandosi con Stefani e ringraziando Edmondo Cirielli e Luigi Lobuono, ridotti a “sparring partner” nelle due regioni andate al campo largo. “Qualcuno parlava di spallata al governo – dice Salvini – Non mi sembra che ci sia stata nessuna spallata. Il centrodestra in un momento complicato a livello internazionale ha tenuto assolutamente bene e i numeri che porta a casa la Lega sono una grande soddisfazione”. Nel mirino delle opposizioni però finisce soprattutto Cirielli, vice-ministro degli Esteri e uomo forte di Fratelli d’Italia, e con lui la grande applicazione dei leader nazionali nella campagna campana.

“Non saltellano più”, ironizza il presidente del M5s Giuseppe Conte ricordando il “chi non salta comunista è” inscenato al PalaPartenope di Napoli dai leader del centrodestra. “Abbiamo vinto ascoltando i bisogni delle persone, delle famiglie in difficoltà, dei lavoratori, delle imprese – dice ancora Conte – Ha perso chi di fronte alle difficoltà degli italiani saltella e oggi cade rovinosamente. Fico ha battuto sonoramente un candidato di Fratelli d’Italia, un esponente del governo Meloni, senza mischiarsi a una lotta nel fango”. Il leader dei Cinque Stelle può anche sbandierare il governo di una seconda regione: “Una doppietta storica. Questo ci dà ancora più forza e coraggio: lotteremo con le unghie e con i denti per cambiare le cose nel nostro Paese”.

Secondo Elly Schlein, segretaria del Pd, c’è una strada da proseguire: “Il messaggio è che l’alternativa c’è. Decaro e Fico dimostrano che uniti si stravince. Anche in Veneto, dove non abbiamo vinto, abbiamo raddoppiato il risultato del 2020. La partita delle prossime elezioni è aperta”. Un riverbero nazionale ce lo vede anche Matteo Renzi, che appoggiava sia Decaro che Fico: “Sono mesi che ci ripetono un ritornello stanco: Giorgia Meloni non ha rivali, è invincibile, non ha alternative. I risultati di Campania e Puglia, dopo la Toscana, dicono invece che l’alternativa c’è, da Casa Riformista fino alla sinistra. E questa alternativa, quando è unita, vince”. Da qui, l’avvertimento del leader di Italia Viva: “Da domattina Giorgia Meloni proverà a cambiare la legge elettorale. Perché con questa legge elettorale lei a Palazzo Chigi non ci rimette più piede”, aggiunge l’ex presidente del Consiglio rimarcando di fatto come una Große Koalition dai riformisti fino ad Avs e M5s molto spesso riesca a imporsi nelle elezioni locali.

Per il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, il “messaggio è chiaro: il centrosinistra quando è unito è in grado di costruire un’alternativa a questo governo”, ha detto sostenendo che il centrosinistra “può mandare a casa” la destra. Di successo del “metodo del civismo” si tratta invece secondo Michele Emiliano, governatore uscente del Pd in Puglia: “Ovviamente cambiano le persone. Mi pare che anche il Pd sta andando forte. Perché il Pd è essenziale per governare la Regione. Senza il Pd per me sarebbe stato difficile avere quella tranquillità che solo un grande partito pronto a vincere le politiche del 2027 ti può dare”. E ha voluto sottolineare che Elly Schlein è andata in Campania e non in Puglia per “dire agli alleati del M5s che noi diamo loro grande importanza”. Diversi esponenti politici – da Maurizio Lupi di Noi Moderati e Filippo Sensi del Pd – mettono l’accento sull’astensionismo, che ha superato il 50% in tutte e tre le regioni.

Resta aperta la questione dei riflessi interni dei risultati regionali. Se Decaro chiude le porte a una prospettiva nazionale della sua vittoria (“Il Pd ha già un segretario, io ora sarò il presidente della Regione Puglia, il presidente dei pugliesi”), Fratelli d’Italia guarda con attenzione ai voti di lista in Veneto con un affaccio sulle Regionali in Lombardia. “Interpretazioni dei giornali – sostiene Giovanni Donzelli – FdI ha sempre detto che vuole scegliere il candidato migliore a prescindere dalle bandierine, dicendo anche che, come noi siamo generosi e lo siamo stati in Veneto con gli alleati, non può esserci preclusione nei confronti di FdI. Di volta in volta sceglieremo il candidato migliore possibile confrontandoci tra noi e questo vale e varrà sempre”.

L'articolo Regionali, le reazioni | Schlein: “Uniti si stravince”. Conte: “Non saltellano più”. E Meloni: “In Veneto vince la credibilità” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Mon, 24 Nov 2025 18:04:05 +0000
Politica a cura di Manolo Lanaro
Regionali, l’analisi di Boccia (Pd): “Calo affluenza è anche colpa del governo Meloni. Centrosinistra unito avanti al centrodestraâ€

Francesco Boccia, presidente dei senatori del Partito Democratico analizza il crollo dell’affluenza nelle tre Regioni al voto. Stesso trend delle tornate precedenti per il rinnovo delle giunte regionali. “Il crollo dell’affluenza? È una responsabilità che deve sentire soprattutto il governo. Cinque anni fa il governo mise al tavolo tutte le Regioni chiamate al voto e alla fine trovammo una data, lo stesso giorno, per tutte, questa volta si è votato una volta ogni due o tre settimane, non c’è stato un dibattito nazionale e questo è uno dei primi motivi che ha portato al crollo di dieci e quindici puntiâ€.

Con Boccia proviamo a fare un bilancio di questa tornata elettorale complessiva. Dalle elezioni nelle Marche ad oggi. “Se guardate i valori assoluti il centrosinistra unito è nettamente superiore al centrodestra di Governo – spiega – Solo due regioni hanno cambiato segno e sono passate al centrosinistra, ovvero Umbria e Sardegna. Invito tutti a fare le somme dei voti assoluti delle ultime 10 regioni in cui si è votato: il centrosinistra unito è sempre superiore. Io penso sia un dato oggettivo, poi sono elezioni diverse e non mescoliamo le mele con le pere come fa il centrodestra, ma se si vuole fare un discorso meramente aritmetico è cosìâ€.

L'articolo Regionali, l’analisi di Boccia (Pd): “Calo affluenza è anche colpa del governo Meloni. Centrosinistra unito avanti al centrodestra” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Data articolo:Mon, 24 Nov 2025 17:53:38 +0000

News su Gazzetta ufficiale dello Stato, Corte costituzionale, Corte dei Conti, Cassazione, TAR