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GUERRE E IMPERIALISMO
Cresce la povertà a Porto Rico, sotto il colonialismo statunitense: il 57,6% dei bambini vive in famiglie povere

Il colonialismo statunitense a Porto Rico ha gettato un'ombra oscura sulla vita dei suoi cittadini, una realtà ben distante dal sogno ‘americano’ di prosperità che ci viene incessantemente propagandato. In questo articolo - pubblicato in inglese e che viene presentato in italiano - viene descritto il ruolo nefasto svolto dal colonialismo degli Stati Uniti nell'isola di Porto Rico, evidenziando come la povertà e le disuguaglianze siano aumentate drammaticamente nel corso degli anni. Nonostante le promesse di crescita economica e benessere, i dati del Census Bureau degli Stati Uniti dimostrano una realtà amara: un tasso di povertà a Porto Rico che è quasi quattro volte superiore alla media nazionale degli Stati Uniti. Quindi vengono esaminate anche le sfide aggiuntive causate dall'inflazione dei prezzi al consumo e dalla politica fiscale che ha trasformato Porto Rico in un paradiso fiscale per alcuni, mentre ha accentuato la gentrificazione coloniale e la perdita di case per molti residenti locali. In questo contesto, la volontà che merge da questo articolo è mettere in luce la difficile situazione in cui versa Porto Rico sotto il peso del colonialismo statunitense e sottolineare l'importanza di una discussione critica su come affrontare queste gravi questioni socio-economiche.

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di Ben Norton - Geopolitical Economy

La povertà a Porto Rico, sotto il colonialismo degli Stati Uniti, sta peggiorando nel tempo e non migliorando.

Più di due quinti dei portoricani soffrono di povertà e quasi tre quinti dei bambini portoricani vivono in famiglie povere.

Nel 2022, il tasso di povertà nel "territorio" colonizzato degli Stati Uniti è aumentato dal 40,5% al 41,7%, secondo i dati del Census Bureau degli Stati Uniti.

Un impressionante 57,6% dei bambini portoricani vive in povertà e il 38,8% delle famiglie è al di sotto della soglia di povertà.

La povertà è cresciuta a Porto Rico anche in un periodo in cui più persone lavorano. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 13,1% al 9,9% nel 2022, mentre la povertà è peggiorata.

Queste statistiche del Census Bureau degli Stati Uniti potrebbero essere molto conservative. Gli attivisti contro la povertà a Porto Rico hanno criticato le cifre ufficiali e sostenuto che minimizzano le difficoltà nella nazione colonizzata.

Come sottolinea il Genocide Studies Program dell'Università di Yale, "Porto Rico è una delle colonie più antiche del mondo, essendo stata sotto qualche forma di occupazione militare o status di protettorato dal 1508".

Gli Stati Uniti hanno conquistato la nazione dal suo ex colonizzatore, la Spagna, in una guerra del 1898.

Washington sostiene che essere un "territorio" degli Stati Uniti renda i portoricani più ricchi, ma dopo più di un secolo di colonizzazione, il loro tasso di povertà è quasi quattro volte la media degli Stati Uniti, mentre i loro redditi sono circa un terzo di quelli degli Stati Uniti.

Il tasso di povertà di Porto Rico del 41,7% è in netto contrasto con la media nazionale degli Stati Uniti dell'11,5%, secondo il Census Bureau.

A Porto Rico, il reddito pro capite è di soli 14.047 dollari statunitensi, mentre il reddito mediano delle famiglie è di $21.967.

Negli Stati Uniti, il reddito pro capite è di $37.638 e il reddito mediano delle famiglie è di $69.021.

Nei ricchi Stati degli USA come il Maryland, il Massachusetts o il New Jersey, il reddito mediano delle famiglie si attesta intorno ai $90.000, più di quattro volte quello di Porto Rico.

Anche negli stati più poveri degli Stati Uniti, come il Mississippi, la Virginia Occidentale e la Louisiana, il reddito mediano delle famiglie è ancora di circa $50.000, più del doppio di quello di Porto Rico.

La già grave situazione economica delle famiglie portoricane è peggiorata ulteriormente negli ultimi due anni, a causa dell'aumento dell'inflazione dei prezzi al consumo che ha eroso ulteriormente il loro potere d'acquisto.

Nel frattempo, il governo federale degli Stati Uniti ha alimentato lo spostamento di massa e l'emigrazione verso l'esterno, trasformando Porto Rico in un paradiso fiscale.

Libertari di destra e oligarchi delle corporations hanno dichiarato con gioia: "Trasferitevi a Porto Rico!", non perché si preoccupino della nazione, del suo popolo, della sua cultura e della sua storia, ma semplicemente perché i cittadini statunitensi che si trasferiscono lì non devono pagare le tasse federali sul reddito o sulle plusvalenze.

Questa politica ha scatenato la gentrificazione coloniale, incentivando i ricchi nordamericani a sostituire i residenti portoricani locali.

Ha anche alimentato una speculazione immobiliare sfrenata. L'impennata dei prezzi delle case ha solo aggravato la crisi dei costi della vita, costringendo molti ‘Boricuas’ indigeni a lasciare le case in cui le loro famiglie hanno vissuto per generazioni.

La giornalista Bianca Graulau ha svolto un importante lavoro documentando questa gentrificazione coloniale.

Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 16:21:00 GMT
WORLD AFFAIRS
L'ambasciatore Lukashevich ha denunciato gli "sporchi trucchi" dell'Occidente all'OSCE contro la Russia

L’Occidente utilizza sporchi trucchi in ambito OCSE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), tra cui minacce contro i diplomatici russi e persino inviti al tradimento. Questa è la denuncia arrivata dal rappresentante permanente della Russia presso l'OSCE Alexander Lukashevich. 

Secondo il diplomatico, i rappresentanti dei Paesi occidentali hanno completamente smesso di condurre dialoghi civili.

"Vengono utilizzati i metodi più sporchi: demonizzazione e disumanizzazione della Russia, promozione della spy mania, accuse al nostro Paese di bloccare il lavoro dell'OSCE. Ci sono attacchi personali, insulti e minacce contro i diplomatici russi, fino a invocare il tradimento", ha dichiarato a RIA Novosti.

Il rappresentante permanente russo presso l'OSCE ha osservato che le numerose dichiarazioni sul presunto spionaggio da parte dei russi all'interno dell'organizzazione sono un metodo di concorrenza sleale per ottenere posti nelle sue strutture.

Inoltre, il funzionario russo ha denunciato come l’OCSE viene utilizzata per creare falsi contro la Russia: “I Paesi occidentali imbevuti di russofobia stanno cercando di usare l'OSCE per sfornare palesi falsità sulla base di storie altrui su alcuni ‘crimini di guerra russi’. Mentono sfacciatamente anche quando gli stessi giornalisti occidentali sfatano volutamente questi falsi", ha osservato il rappresentante permanente.

Il diplomatico ha citato l'esempio dell'8 aprile 2022, quando un sistema missilistico Tochka-U ha colpito la stazione ferroviaria di Kramatorsk. 

"All'epoca, i giornalisti italiani del TG la7 in un telegiornale mostrarono il numero di serie ucraino sul relitto della parte di coda del missile che piombò sulla piazza della stazione ferroviaria". Ma anche dopo questo, il rappresentante USA e i suoi "amici" dell'OSCE, un anno e mezzo dopo, continuano ad accusare i militari russi senza prove. E ci sono molti, molti esempi di questo tipo", ha aggiunto Lukashevich.

Secondo l’esponente russo, questo è il motivo per cui gli oppositori sono infuriati dalla presenza russa nell'OSCE.

"La nostra voce si fa sentire qui, esponendo i fatti indecorosi sul ruolo dell'Occidente guidato dalla NATO nella tragedia ucraina, che sta cercando di mettere a tacere. Le sue élite filo-USA sono abituate a dettare legge. Lanciando slogan propagandistici, cercando di far passare per realtà i pensieri velleitari. La Russia nell'OSCE è come un "osso in gola" per loro, che impedisce loro di costruire senza ostacoli il loro "ordine mondiale basato sulle regole"", ha spiegato il diplomatico.

Inoltre, ha osservato Lukashevich, questo è il motivo per cui si è intensificata la campagna contro la partecipazione della Russia all'organizzazione.

Lo scorso 13 di settembre, il vice ambasciatore russo presso l'OSCE, Maksim Buyakevich, ha condannato la dichiarazione dell'organizzazione sulle elezioni in Russia. Secondo l'ambasciatore, i membri dell'organizzazione non avevano il diritto di parlare dell'illegittimità del voto nelle nuove regioni, poiché non c'erano osservatori dell'OSCE al voto.

L'OSCE ha condannato lo svolgimento delle elezioni nelle repubbliche popolari di Crimea, Donetsk e Lugansk, nelle regioni di Zaporozhye e Kherson, sottolineando di non riconoscere i risultati delle votazioni in queste regioni.

Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 15:23:00 GMT
AGINFORM
Seymour Hersh - "Un anno di bugie sul North Stream"

 

di Seymour Hersh - Traduzione in italiano a cura di Aginform

Non so molto delle operazioni segrete della CIA - nessun estraneo può saperlo - ma so che la componente essenziale di tutte le missioni di successo è la possibilità di negare ogni responsabilità. Gli uomini e le donne americani che si sono mossi, sotto copertura, dentro e fuori la Norvegia nei mesi necessari per pianificare e portare a termine la distruzione di tre dei quattro gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico un anno fa, non hanno lasciato alcuna traccia - nemmeno un accenno all'esistenza della squadra - se non il successo della loro missione.

La possibilità di negare ogni coinvolgimento, come opzione per il presidente Joe Biden e i suoi consiglieri di politica estera, era fondamentale. Nessuna informazione significativa sulla missione è stata inserita in un computer, bensì digitata su una Royal o forse su una macchina da scrivere Smith Corona con una o due copie carbone, come se Internet e il resto del mondo online non fossero ancora stati inventati. La Casa Bianca era isolata dagli avvenimenti nei pressi di Oslo; i vari rapporti e aggiornamenti dal campo venivano forniti direttamente al direttore della CIA Bill Burns, che era l'unico collegamento tra i pianificatori e il presidente, il quale autorizzò la missione il 26 settembre 2022. Una volta completata la missione, i fogli dattiloscritti e le copie carbone sono stati distrutti, senza lasciare alcuna traccia fisica, nessuna prova che possa essere dissotterrata un domani da un procuratore speciale o da uno storico della presidenza. Si potrebbe definire il delitto perfetto.

C'era però una falla, un divario di comprensione tra coloro che hanno portato a termine la missione e il presidente Biden, sul perché avesse ordinato la distruzione degli oleodotti quando l'ha fatto. Il mio rapporto iniziale di 5.200 parole, pubblicato all'inizio di febbraio, si concludeva in modo criptico citando un funzionario a conoscenza della missione che mi diceva: "Era una bella operazione segreta. L'unico difetto – mi disse il funzionario - stava nella decisione di metterlo in atto". Questo è il primo resoconto di tale ‘difetto’, nel primo anniversario delle esplosioni, e non piacerà al presidente Biden e alla sua squadra di sicurezza nazionale.

Inevitabilmente, la mia storia iniziale ha suscitato scalpore, ma i principali media hanno enfatizzato le smentite della Casa Bianca e si sono affidati a un vecchio trucco - il mio affidarmi a una fonte senza nome - per unirsi all'amministrazione nello sfatare l'idea che Joe Biden potesse avere a che fare con un simile attacco. Devo notare che nella mia carriera ho vinto letteralmente decine di premi per storie pubblicate sul New York Times e sul New Yorker che si basavano su una sola fonte non nominata. Nell'ultimo anno abbiamo assistito a una serie di articoli di giornale contrari, senza fonti di prima mano, che sostenevano che un gruppo ucraino dissidente avesse compiuto l'attacco con un'operazione di immersione tecnica nel Mar Baltico da uno yacht noleggiato di 15 metri  chiamato Andromeda.

Sono ora in grado di scrivere dell'inspiegabile ‘falla’ citata dal funzionario anonimo.

Si tratta ancora una volta del classico problema di cosa sia la Central Intelligence Agency: un problema sollevato da Richard Helms, che diresse l'agenzia durante gli anni tumultuosi della guerra del Vietnam e dello spionaggio segreto dei cittadini americani da parte della CIA, ordinato dal presidente Lyndon Johnson e sostenuto da Richard Nixon. Nel dicembre 1974 pubblicai sul Times un articolo su quello spionaggio che portò a un'audizione senza precedenti da parte del Senato sul ruolo dell'Agenzia nei tentativi falliti, autorizzati dal presidente John F. Kennedy, di assassinare Fidel Castro a Cuba. Helms disse ai senatori che la questione era se lui, come direttore della CIA, lavorasse per la Costituzione o per la Corona, nelle persone dei presidenti Johnson e Nixon. Il Comitato Church lasciò la questione irrisolta, ma Helms chiarì che lui e la sua Agenzia lavoravano per l'uomo di punta della Casa Bianca.

Torniamo al gasdotto Nord Stream: è importante capire che quando Joe Biden ordinò di farli esplodere lo scorso 26 settembre non c'era alcun flusso di gas russo verso la Germania attraverso i gasdotti Nord Stream. Il Nord Stream 1 forniva grandi quantità di gas naturale a basso costo alla Germania dal 2011, contribuendo a rafforzare lo status della Germania come colosso manifatturiero e industriale. Ma era stato chiuso da Putin alla fine dell'agosto 2022, mentre la guerra in Ucraina era, nella migliore delle ipotesi, in una situazione di stallo. Il Nord Stream 2 era stato completato nel settembre 2021, ma il governo tedesco guidato dal cancelliere Olaf Scholz  due giorni prima dell'invasione russa dell'Ucrainaaveva bloccato la fornitura di gas. Date le vaste riserve di gas naturale e petrolio della Russia, i presidenti americani fin da John F. Kennedy sono stati attenti alla possibilità che queste risorse naturali fossero usate come un’arma per scopi politici. Questo punto di vista rimane dominante tra Biden e i più falchi tra i suoi consiglieri di politica estera, il Segretario di Stato Antony Blinken, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan e Victoria Nuland, ora vice di Blinken.

Sullivan  convocò una serie di riunioni di alto livello sulla sicurezza nazionale alla fine del 2021, mentre la Russia stava rafforzando le sue forze lungo il confine con l'Ucraina, e l'invasione era ritenuta quasi inevitabile. Il gruppo, che comprendeva anche rappresentanti della CIA, fu invitato a presentare una proposta di azione che potesse fungere da deterrente per Putin. La missione di distruzione degli oleodotti era motivata dalla determinazione della Casa Bianca a sostenere il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L'obiettivo di Sullivan sembrava chiaro. "La politica della Casa Bianca era quella di dissuadere la Russia da un attacco", mi ha detto il funzionario. "La sfida lanciata alla ‘comunità dell'intelligence’ è stata quella di trovare un modo abbastanza potente per farlo e dare una forte esibizione della capacità americana".

Ora so quello che non sapevo allora: il vero motivo per cui l'amministrazione Biden "ha  tolto di mezzo il gasdotto Nord Stream". Il funzionario mi ha recentemente spiegato che all'epoca la Russia forniva gas e petrolio in tutto il mondo attraverso più di una dozzina di gasdotti, ma il Nord Stream 1 e 2 andava direttamente dalla Russia attraverso il Mar Baltico per arrivare in Germania. "L'amministrazione – mi ha detto il funzionario - ha messo sul tavolo il Nord Stream perché era l'unico a cui potevamo accedere e sarebbe stato facile negare il nostro ruolo negabile". "Abbiamo risolto il problema in poche settimane, all'inizio di gennaio, e lo abbiamo comunicato alla Casa Bianca. La nostra ipotesi era che il Presidente avrebbe usato la minaccia contro Nord Stream come deterrente per evitare la guerra".

Non fu dunque una sorpresa per il gruppo di pianificazione segreto dell'Agenzia quando il 27 gennaio 2022, la sempre  inossidabile Nuland, allora sottosegretario di Stato per gli Affari Politici, avvertì con fermezza Putin che se avesse invaso l'Ucraina, come stava chiaramente pianificando, "in un modo o nell'altro il Nord Stream 2 non sarebbe andato avanti". La frase suscitò grande attenzione, ma non lcosì e parole che precedevano la minaccia. La trascrizione ufficiale del Dipartimento di Stato mostra che la ministra prima della sua minaccia aveva detto che, per quanto riguarda il gasdotto: "Continuiamo ad avere conversazioni molto forti e chiare con i nostri alleati tedeschi".

Alla domanda di un giornalista che le chiedeva come potesse affermare con certezza che i tedeschi sarebbero stati d'accordo "perché quello che i tedeschi hanno detto pubblicamente non corrisponde a quello che state dicendo voi", la Nuland rispose con una sorprendente doppiezza: "Suggerirei di tornare indietro e leggere il documento che abbiamo firmato nel luglio [del 2021], in cui si parlava molto chiaramente delle conseguenze per l'oleodotto in caso di ulteriore aggressione all'Ucraina da parte della Russia". Ma quell'accordo, che era stato comunicato ai giornalisti, non specificava minacce o conseguenze, secondo quanto riportato dal Times, dal Washington Post e dalla Reuters. All'epoca dell'accordo, il 21 luglio 2021, Biden disse alla stampa che, poiché l'oleodotto era stato completato al 99%, "l'idea che si potesse dire o fare qualcosa per fermarlo non era possibile". All'epoca i repubblicani, guidati dal senatore texano Ted Cruz, dipinsero la decisione di Biden di permettere il passaggio del gas russo come una "vittoria geopolitica epocale" per Putin e "una catastrofe" per gli Stati Uniti e i loro alleati.

Ma due settimane dopo la dichiarazione di Nuland, il 7 febbraio 2022, in una conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca con il visitatore Scholz, Biden mostrò di aver cambiato idea e di essersi unito alla Nuland e ad altri consiglieri di politica estera altrettanto falchi nel parlare di fermare il gasdotto. “Se la Russia invade - il che significa carri armati e truppe che attraversano di nuovo ... il confine dell'Ucraina", disse "il Nord Stream 2 non ci sarà più. Lo fermeremo. Metteremo fine a tutto questo". Alla domanda su come avrebbe potuto farlo, visto che il gasdotto è sotto il controllo della Germania, rispose: "Lo faremo, ve lo prometto, saremo in grado di farlo".

Scholz, alla stessa domanda, aveva risposto: "Stiamo agendo insieme. Siamo assolutamente uniti e non faremo passi diversi. Faremo gli stessi passi e saranno molto difficili per la Russia, che dovrebbe capire". Il leader tedesco era considerato, allora e oggi, da alcuni membri della squadra della CIA, pienamente consapevole del piano segreto in corso per distruggere gli oleodotti.

A quel punto, la squadra della CIA aveva preso i contatti necessari con la Norvegia, i cui comandi della marina e delle forze speciali hanno una lunga storia di condivisione di compiti di copertura con l'Agenzia. I marinai norvegesi e le motovedette della classe Nasty hanno contribuito a far entrare clandestinamente agenti americani di sabotaggio nel Vietnam del Nord all'inizio degli anni '60, quando l'America, tanto con l'amministrazione Kennedy che con quella Johnson, stava conducendo una guerra americana non dichiarata. Con l'aiuto della Norvegia, la CIA fece il suo lavoro e trovò il modo di fare ciò che la Casa Bianca di Biden voleva fare agli oleodotti.

All'epoca, la sfida per i servizi segreti era quella di elaborare un piano che fosse abbastanza incisivo da dissuadere Putin dall'attaccare l'Ucraina. Il funzionario mi disse: "Ce l'abbiamo fatta. Abbiamo trovato un deterrente straordinario per il suo impatto economico sulla Russia. Ma Putin ha agito nonostante la minaccia". Ci sono voluti mesi di ricerche e di esercitazioni nelle acque agitate del Mar Baltico da parte dei due esperti sommozzatori della Marina statunitense reclutati per la missione, prima che questa fosse ritenuta possibile. I superbi marinai norvegesi hanno trovato il punto giusto per piazzare le bombe che avrebbero fatto esplodere i gasdotti. Gli alti funzionari di Svezia e Danimarca, che continuano a ribadire di non avere idea di cosa stesse accadendo nelle loro acque territoriali condivise, hanno chiuso un occhio sulle attività degli agenti americani e norvegesi. Il team americano di sommozzatori e il personale di supporto sulla nave madre della missione, un dragamine norvegese, sarebbe stato difficile da nascondere mentre i sommozzatori svolgevano il loro lavoro. La squadra avrebbe appreso solo dopo il bombardamento che Nord Stream 2 era stato fermato con 750 miglia di gas naturale al suo interno.

Quello che non sapevo allora, ma che mi è stato raccontato di recente, è che dopo la straordinaria minaccia pubblica di Biden di far saltare in aria il Nord Stream 2, con Scholz accanto a lui, al gruppo di pianificazione della CIA fu detto dalla Casa Bianca che non ci sarebbe stato un attacco immediato ai due gasdotti, ma che il gruppo avrebbe dovuto organizzarsi per piazzare le bombe necessarie ed essere pronto a innescarle "su richiesta", dopo l'inizio della guerra. "Fu allora che noi" - il piccolo gruppo di pianificazione che lavorava a Oslo con la Royal Norwegian Navy e i servizi speciali sul progetto - "capimmo che l'attacco agli oleodotti non era un deterrente, perché man mano che la guerra andava avanti non ricevevamo mai il comando". Dopo l'ordine di Biden di innescare gli esplosivi piazzati sugli oleodotti, bastò un breve volo con un caccia norvegese e il lancio di un dispositivo sonar modificato nel punto giusto del Mar Baltico per riuscirci. A quel punto la squadra della CIA si era già sciolta da tempo. In quel momento, mi ha detto il funzionario: "Ci siamo resi conto che la distruzione dei due gasdotti russi non era legata alla guerra ucraina" - Putin stava per annettere i quattro oblast' ucraini che voleva - "ma faceva parte di un'agenda politica neocon per impedire a Scholz e alla Germania, con l'inverno alle porte e i gasdotti chiusi, di spaventarsi e di riaprire" il Nord Stream 2 chiuso. "La Casa Bianca temeva che Putin avrebbe messo la Germania sotto il suo controllo e poi avrebbe preso la Polonia". La Casa Bianca non ha detto nulla mentre il mondo si chiedeva chi avesse commesso il sabotaggio. "Così il Presidente ha sferrato un colpo all'economia della Germania e dell'Europa occidentale", mi ha detto il funzionario. "Avrebbe potuto farlo a giugno e dire a Putin: Vi avevamo detto cosa avremmo fatto". Il silenzio e le smentite della Casa Bianca sono stati, ha detto, "un tradimento di quello che stavamo facendo. Se dovete farlo, fatelo quando avrebbe fatto la differenza".

La leadership della squadra della CIA, mi ha detto il funzionario, considerava le indicazioni fuorvianti di Biden per l'ordine di distruggere gli oleodotti, "come un passo strategico verso la Terza Guerra Mondiale. E se la Russia avesse risposto dicendo: Voi avete fatto saltare i nostri gasdotti e io farò saltare i vostri gasdotti e i vostri cavi di comunicazione? Nord Stream non era una questione strategica per Putin: era una questione economica. Voleva vendere gas. Aveva già perso i suoi gasdotti" quando Nord Stream 1 e 2 sono stati chiusi prima dell'inizio della guerra in Ucraina.

A pochi giorni dall'attentato, i funzionari di Danimarca e Svezia annunciarono che avrebbero condotto un'indagine. Due mesi dopo riferirono che c'era stata effettivamente un'esplosione e ci sarebbero state ulteriori indagini. Non ne è emersa nessuna. Il governo tedesco ha condotto un'inchiesta, ma ha annunciato che parti importanti delle sue scoperte sarebbero state secretate. Lo scorso inverno le autorità tedesche hanno stanziato 286 miliardi di dollari in sussidi alle grandi aziende e ai proprietari di case che hanno dovuto pagare bollette energetiche più alte per gestire le loro attività e riscaldare le loro abitazioni. L'impatto si fa sentire ancora oggi, con un inverno più freddo previsto in Europa.

Il Presidente Biden ha aspettato quattro giorni prima di definire l'attentato al gasdotto "un atto deliberato di sabotaggio". "Ora, ha detto,  i russi stanno diffondendo disinformazione al riguardo". A Sullivan, che aveva presieduto le riunioni che avevano portato alla proposta di distruggere segretamente gli oleodotti, fu chiesto in una successiva conferenza stampa se l'amministrazione Biden "ora riitenesse che la Russia sia probabilmente responsabile dell'atto di sabotaggio".

La risposta di Sullivan, indubbiamente abile, fu: "Beh, in primo luogo, la Russia ha fatto quello che fa spesso quando è responsabile di qualcosa, ovvero accusare che in realtà è stato qualcun altro a farlo. Lo abbiamo visto ripetutamente nel corso del tempo. Ma il presidente è stato anche chiaro oggi sul fatto che c'è ancora del lavoro da fare sulle indagini prima che il governo degli Stati Uniti sia pronto a fare un'attribuzione in questo caso". E poi ha proseguito: "Continueremo a lavorare con i nostri alleati e partner per raccogliere tutti i fatti, e poi prenderemo una decisione su come procedere".

Non ho trovato alcun caso in cui Sullivan sia stato successivamente interpellato da qualcuno della stampa americana sui risultati della sua "decisione". Né ho trovato alcuna prova che Sullivan, o il Presidente, siano stati interrogati da allora sui risultati della "decisione" sul come procedere. Non ci sono nemmeno prove che il Presidente Biden abbia richiesto ai servizi segreti americani di condurre un'indagine approfondita sull'attentato all'oleodotto. Tali richieste sono note come "Taskings" e vengono prese sul serio all'interno del governo.

Tutto questo spiega perché una domanda di routine che ho posto circa un mese dopo gli attentati a una persona che ha lavorato per molti anni nei servizi segreti americani mi ha portato a una verità che nessuno in America o in Germania sembra voler perseguire. La mia domanda era semplice: "Chi è stato?".

L'amministrazione Biden ha fatto esplodere gli oleodotti, ma l'azione non aveva molto a che fare con la vittoria o la fine della guerra in Ucraina. È nata dal timore della Casa Bianca che la Germania potesse vacillare e riaprire il flusso di gas russo - e che la Germania e poi la NATO, per ragioni economiche, cadessero sotto il dominio della Russia e delle sue vaste e poco costose risorse naturali. E a seguire la paura finale: che l'America perda il suo primato di lunga data in Europa occidentale.

 

 

 

 

 

Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 15:14:00 GMT
GUERRE E IMPERIALISMO
Ambasciatore Usa a Belgrado Hill: “La Serbia ha un ruolo molto complesso nella crisi europea”


L'ambasciatore Usa Christopher Hill ha detto oggi che la Serbia ha un ruolo molto complesso nell’attuale contesto della crisi europea e nella sua architettura politica e di sicurezza e - proprio per questa ragione - è importante che capisca da che parte stare: "La Serbia deve decidere la propria strada […] Penso che la prosperità non venga dall'Est, quella strada è costantemente in disfacimento e la domanda è quando la Russia sarà in grado di riconquistare un ruolo in cui possa offrire un contributo alla civiltà". 

Le dichiarazioni sono state rilasciate nel corso di un dibattito pubblico organizzato dall’Ambasciata di Bulgaria . L'ambasciatore americano ha sottolineato che sebbene la Serbia sembri voler mantenere un atteggiamento neutrale, la maggior parte dei suoi cittadini “capisce che la Serbia non ha altra scelta che far parte dell'Occidente", aggiungendo che dal punto di vista militare, la neutralità è costosa. 

Hill ha inoltre aggiunto una velata risposta all’intervento del presidente serbo A. Vucic, all’Assemblea Generale dell’ONU: "So che abbiamo avuto problemi in passato e mi piacerebbe parlarne per tutto il tempo necessario. Ma, soprattutto, vorrei parlare di ciò che possiamo fare insieme in futuro" riferendosi esplicitamente alla cooperazione militare con la NATO e alla partecipazione della Serbia alle missioni dell'ONU e dell'Unione europea.

Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 15:00:00 GMT
Crisi in Ucraina
Ad un passo dalla escalation? Sebastopoli, Mosca accusa formalmente Usa e Gran Bretagna


Dal Canale Telegram @ClaraStatello

La portavoce del Ministero degli esteri russo Maria Zakharova ha accusato formalmente Stati Uniti e Gran Bretagna di complicità nell'attacco contro Sebastopoli. L'Italia potrebbe essere coinvolta

"Kiev ha attaccato Sebastopoli il 22 settembre in coordinamento con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna". Lo ha detto (https://t.me/zvezdanews/130152) in conferenza stampa oggi, mercoled' 27 settembre. 

"Il 22 settembre Sebastopoli è stata nuovamente attaccata. Non c'è il minimo dubbio che questo attacco è stato pianificato in anticipo con l'uso di mezzi di intelligence occidentali, attrezzature satellitari della NATO e aerei spia ed è stato attuato su richiesta e in stretto coordinamento con i servizi segreti statunitensi e britannici", ha detto Zakharova.

Come era stato riportato in precedenza, dopo la supervisione dei siti di tracciamento aereo militare, mentre veniva condotto l'attacco con i missili britannici a lunga gittata, sull'area erano in corso due missioni ISR (Intelligence, Surveillance and Reconnaissance) con velivoli militari statunitensi, decollati dalla NAS di Sigonella, in Italia.

Si tratta di un aereo senza pilota Northrop Grumman RQ-4B Global Hawk, segnale di chiamata FORTE 11, della USAF, in ricognizione sul mar nero, al largo della Crimea, e un Boeing P-8A Poseidon della US Navy, diretto sulla costa Est della Romania. Le dichiarazioni della Zakharova costituiscono una ulteriore pericolosa escalation nei rapporti tra Mosca e USA e GB, di fatto riconosciute come cobelligeranti. L'accusa di cooperazione rivolta agli USA suona come un'accusa indiretta all'Italia, in quanto Paese che offre le basi da cui partono le operazioni di appoggio agli attacchi ucraini. Pertanto Mosca sembra essere sempre più vicina a riconoscere (anche) l'Italia come parte del conflitto. In tal caso la base di Sigonella, da cui partono i droni statunitensi, sarebbe un bersaglio legittimo.  In questo caso il governo italiano dovrebbe chiarire quale rischio incombe sulle popolazioni che vivono nei territori vicini alla base e se vengono utilizzati dagli Stati Uniti come scudi umani per l'esercito statunitense. 

Lo scopo evidente di tali atti terroristici, aggiunge la Zakharova, è quello di distogliere l'attenzione dai falliti tentativi di controffensiva delle Forze Armate dell'Ucraina e di intimidire la popolazione, ha aggiunto il rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri russo, sottolineando che questi obiettivi non saranno raggiunti.

Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 14:00:00 GMT
GUERRE E IMPERIALISMO
Russia: nuove prove indicano che gli USA hanno sabotato il Nord Stream per mantenere il predominio sull'Europa

Ci sono sempre più indizi e prove che portano agli Stati Uniti come paese dietro alle esplosioni del gasdotto Nord Stream avvenute un anno fa nel Baltico, nonostante una campagna mediatica coordinata in Occidente per coprire il loro coinvolgimento, ha dichiarato il rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, Vasili Nebenzia, come riportano i media russi. 

"Nella comunità degli esperti stanno emergendo sempre più prove che il sabotaggio del Nord Stream è opera di Washington, che ha compiuto questo oltraggioso atto criminale, guidato dal desiderio strettamente egoistico di consolidare il proprio dominio in Europa, che ha disperatamente bisogno delle risorse energetiche russe", ha affermato il diplomatico in un discorso a una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Nebenzia ha ricordato che si è trattato di un "attacco terroristico che ha colpito l'infrastruttura internazionale dei gasdotti e ha avuto gravi conseguenze economiche e ambientali per molti Paesi".

Ma l’Occidente, ha denunciato il diplomatico di Mosca, "invece di indagare sulle circostanze dell'accaduto, si cerca di insabbiarle”, probabilmente perché spaventato dall’appurare i veri responsabili di questo attentato a un’infrastruttura strategica. Paradigmatico in tal senso è il comportamento del governo tedesco, come evidenziato dall’emittente Das Erste nei giorni scorsi.

"Nei media occidentali è in corso una campagna promozionale coordinata di ipotesi assolutamente assurde sull'accaduto”.

A titolo di esempio, ha citato le insinuazioni secondo cui dietro le esplosioni dei gasdotti operanti nel suo interesse ci sarebbe la Russia; secondo una versione, gli autori sarebbero alcuni turisti su una barca a vela che avrebbero agito di propria iniziativa senza alcun sostegno governativo; secondo un'altra, su ordine diretto del comandante in capo delle Forze armate ucraine, Valery Zaluzhny, ma senza che il presidente Vladimir Zelensky ne fosse a conoscenza.

"Ancora più assurde sono le notizie pubblicate da alcuni media europei secondo cui i servizi segreti di alcuni Paesi occidentali sarebbero stati a conoscenza dei piani ucraini e li avrebbero addirittura dissuasi, ma alla fine hanno fatto a modo loro", ha dichiarato.

"Cari colleghi, è impossibile ignorare ciò che accomuna tutte queste versioni. Ognuna di esse nega il coinvolgimento di Washington in questo crimine. E tutte hanno iniziato a crescere come funghi sotto la pioggia poco dopo la pubblicazione, all'inizio di quest'anno, dell'ampia inchiesta del giornalista statunitense e premio Pulitzer Seymour Hersh", ha affermato Nebenzia.

Il rappresentante russo ha raccomandato ai membri del Consiglio di familiarizzare con il nuovo materiale del giornalista, pubblicato martedì, dove sostiene la responsabilità statunitense degli attacchi.

"Non ho dubbi che oggi sentiremo ancora una volta dai colleghi occidentali che la Russia sta distraendo il Consiglio da problemi più seri insistendo a discutere dell'attacco terroristico a Nord Stream", ha detto, denunciando una tattica "semplice e comprensibile" che cerca di "trascinare la questione il più a lungo possibile, idealmente un altro anno, due, tre, e poi sostenere che è passato troppo tempo per indagare".

"Vi consigliamo di non sprecare il vostro tempo e le vostre energie su questo, tutti i tentativi di questo tipo sono destinati a fallire", ha sottolineato Nebenzia.

A questo proposito, il diplomatico ha annunciato che Mosca presenterà presto una bozza di dichiarazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul sabotaggio dei gasdotti Nord Stream.

Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 13:47:00 GMT
MONDO MULTIPOLARE
Il Nicaragua all'ONU esprime il proprio sostegno alla Russia in lotta contro le "politiche neonaziste"

Il Nicaragua ha espresso il suo sostegno incondizionato alla Russia nella lotta contro "le politiche neonaziste che hanno causato milioni di morti", ha dichiarato il Ministro degli Esteri Denis Moncada alla 78esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ha inoltre affrontato le questioni delle sanzioni illegali degli Stati Uniti, delle iniziative dei BRICS e della guerra civile del 1986.

"La nostra forza solidale e combattiva con le eroiche lotte condotte dalla Federazione Russa per la pace e la sicurezza, per un mondo che dobbiamo tutti difendere dalle crescenti minacce degli imperi e delle loro politiche neonaziste, dei loro emblemi e contenuti fascisti, che cercano di riportarci alla perversione delle guerre espansionistiche e di dominio, che hanno lasciato milioni di morti e famiglie devastate in tutto il mondo", ha affermato Denis Moncada, leggendo un messaggio del presidente Daniel Ortega.

Nelle sue parole, l'aiuto del suo Paese alla Russia "è invariabile e un'alleanza umana ineludibile". Il messaggio ha sottolineato il sostegno "solidale e combattente" dello Stato centroamericano alle "eroiche lotte condotte dalla Federazione Russa" per la pace e la solidarietà.

Il ministro ha affermato che il pianeta sta vivendo "l'estinzione del modello imperialista", tuttavia ha denunciato la "politica di guerra devastante”, le forme di "barbarie" e l'"ondata migratoria" che il colonialismo sta provocando nel mondo.

Moncada ha sottolineato che il Nicaragua ha espresso la sua solidarietà con le nazioni che resistono alle politiche di aggressione egemonica guidate dall'Occidente e ha osservato che l'iniziativa dei BRICS è una speranza per il multilateralismo del mondo.

"Guardiamo con speranza al recente incontro e all'espansione dei BRICS, che oggi con Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, più Argentina, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Etiopia e Iran, rappresentano nuove forze e punti di forza per le lotte per la nostra sovranità economica e finanziaria, come popoli liberi e capaci", ha affermato il ministro degli Esteri.

Il governo del Nicaragua ha poi ribadito il proprio rifiuto verso la politica delle sanzioni imposte dall'Occidente ad altre nazioni come una "forma di guerra" che punta a destabilizzare e mettere in ginocchio il Paese centroamericano. Anche se i risultati sono praticamente nulli perché Managua, così come Caracas e L’Avana eroicamente resiste alle sanzioni imperiali. 

“Ci uniamo anche all'appello di tutti i popoli e Paesi che hanno parlato da questa sala per denunciare le politiche aggressive, interferenti, arbitrarie e ingiuste, le cui misure coercitive e unilaterali non solo sono illegali e illegittime, ma costituiscono anche una forma di guerra che destabilizza, distrugge e impone cambiamenti di governo", ha affermato il ministro Moncada.

Nelle sue parole, le aggressioni che con arroganza e superbia chiamano sanzioni "non ci intimidiscono, né ci disarmano, né ci fanno piegare, né ci inducono a svenderci o ad arrenderci. Non conosciamo la parola resa”.

Il Nicaragua ha chiesto ancora una volta il rispetto del mandato della Corte Internazionale di Giustizia

Il Nicaragua ha chiesto ancora una volta in seno all’ONU che venga rispettata la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia (CIG), che nel 1986 ha condannato gli Stati Uniti a risarcire il Paese centroamericano per i costi della guerra civile (la cosiddetta guerra dei Contras), finanziata da Washington, ha indicato il ministro degli Esteri.

"Da questo podio della 78ª Assemblea Generale, chiediamo che le Nazioni Unite applichino il mandato della Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia, che nel 1986 ha condannato gli Stati Uniti a riconoscere al Nicaragua, almeno in parte, i costi della distruzione, dell'aggressione permanente, del dolore e della sofferenza di centinaia di migliaia di famiglie durante la guerra folle e revanscista imposta al nostro Paese e al nostro popolo, in quella che è stata chiamata la controrivoluzione", ha affermato il diplomatico.

L'ICJ ha stimato in 17 miliardi di dollari i danni causati al Nicaragua dal conflitto, in termini di distruzione di infrastrutture (ponti, torri di trasmissione dell'elettricità, dighe, centri sanitari ed educativi e produzione agricola) e di conseguenze economiche.

“Con questo non recupereremo le vite perse (...), ma almeno l'infrastruttura economica, sociale e produttiva sarà ricostruita per tutti i nicaraguensi", ha affermato Moncada.

L’intervento del Nicaragua all'Assemblea Generale ha sottolineato la sua solidarietà con i processi politici che stanno vivendo i popoli e i governi di Palestina, Siria, Eritrea, Cuba, Venezuela, Bolivia, Argentina, Bielorussia e Iran, tra gli altri.

Incontri bilaterali alle Nazioni Unite

Prima del suo intervento all’Assemblea, nei giorni scorsi il capo della diplomazia nicaraguense ha avuto incontri bilaterali con il vice primo ministro della Repubblica Democratica del Laos, Saleumxay Kommasith; con il ministro degli Esteri del Venezuela, Yván Gil; con il vice ministro degli Esteri della Siria, Bassam Sabbagh; e con il vice ministro degli Esteri e ministro dell'Ufficio del primo ministro di Singapore, Mohamad Maliki Bin Osman.

Ha inoltre incontrato i ministri degli Esteri di Russia, Sergey Lavrov, Bolivia, Rogelio Mayta, Iran, Hossein Amir-Abdollahian, e Filippine, Enrique Manalo.

Moncada ha anche partecipato alla 23ª riunione del Consiglio politico dell'Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America - Trattato di Commercio dei Popoli o ALBA-TCP, che si è tenuta a New York, presso la sede della Missione permanente del Venezuela presso le Nazioni Unite.

Ha inoltre partecipato alla quarta riunione ministeriale del Gruppo di Amici in Difesa della Carta delle Nazioni Unite, un gruppo che riunisce venti Stati attorno all'impegno comune per gli obiettivi e i principi del documento fondante dell'organizzazione.

Era presente anche alla 47esima riunione annuale dei ministri degli Esteri del Gruppo G77+Cina, dove la Repubblica dell'Uganda è stata eletta alla presidenza del gruppo per il 2024, come riporta il sito web Nicaragua Sandino.

"Con un programma enorme, renderemo noti ogni giorno gli incontri che stiamo tenendo, scambiando con Paesi e popoli fratelli nella comprensione, nel desiderio e nell'impegno di creare il nuovo mondo che tutti vogliamo", ha affermato nella giornata di lunedì Moncada, riferendosi agli incontri nell'ambito dell'Assemblea delle Nazioni Unite.

 

Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 13:11:00 GMT
WORLD AFFAIRS
Vietata a Roger Waters la partecipazione nel campus dell'UPenn all'evento di letteratura palestinese

 

di Kevin Reed – WsWs

Venerdì scorso, l’artista internazionale di musica rock Roger Waters ha riferito tramite un video sui social media che gli è stato vietato di partecipare nel campus ad un festival di letteratura e cultura palestinese presso l’Università della Pennsylvania (UPenn) in programma quel giorno.

Nel video, che è stato registrato mentre viaggiava in macchina dall'aeroporto internazionale di Filadelfia alla Irvine Arena dell'UPenn, Waters ha spiegato che “avrebbe dovuto prendere parte a un panel tra un paio d'ore questo pomeriggio. Ma mi è stato detto che non mi è permesso entrare all'Irvine Arena perché avevano preso accordi affinché io partecipassi al panel tramite Zoom.

 

 

Il membro fondatore dell'iconico gruppo rock progressivo Pink Floyd ha aggiutno che non gli sarebbe stato permesso di partecipare all'evento anche se "è venuto fin qui per essere presente, perché ho a cuore profondamente le questioni in discussione". Waters ha spiegato che sarebbe andato al campus dell'UPenn per "una rapida occhiata in giro" e poi sarebbe tornato all'aeroporto dove "avrebbe cercato di far parte del gruppo".

Il dibattito al quale Waters avrebbe poi partecipato da remoto era intitolato “Il costo, la ricompensa e l’urgenza dell’amicizia” e comprendeva il redattore del Guardian, Gary Younge, e Viet Thanh Nguyen, un professore e romanziere vietnamita americano del Università della California del Sud.

La tavola rotonda è stata descritta nel programma della conferenza come riguardante “cosa significa vivere eticamente come scrittori, studiosi o creativi nel mezzo dell’impero. Questo gruppo di illustri personalità non palestinesi, che hanno tutte espresso pubblicamente solidarietà con la liberazione della Palestina, parleranno di ciò che quell’amicizia ha significato nella loro vita professionale e personale”.

Roger Waters, 80 anni, è stato un coerente e schietto oppositore degli attacchi ai diritti democratici fondamentali dei palestinesi che vivono nei territori occupati di Israele. Attraverso la sua musica, i suoi concerti dal vivo e le sue interviste, Waters ha denunciato la violenza del regime israeliano e la repressione dell'apartheid nei confronti dei palestinesi come una violazione dei diritti umani fondamentali.

Sebbene gli sforzi di Waters abbiano ottenuto un notevole sostegno pubblico, i difensori del governo israeliano hanno risposto lanciando una campagna diffamatoria contro il musicista rock, accusandolo falsamente di antisemitismo. Ciò è consistito principalmente nell’identificare tutta l’opposizione al sionismo e al trattamento brutale dei palestinesi con l’odio per gli ebrei.

Ad un certo punto, durante il tour di concerti di Roger Waters “This Is Not a Drill” in Germania, il Dipartimento di Stato americano intervenne con la sua consueta varietà di menzogne ??imperialiste condannandolo per “una lunga esperienza nell’uso di cliché antisemiti” e sostenendo le affermazioni secondo cui il suo spettacolo "conteneva immagini profondamente offensive per il popolo ebraico..." Questo si riferiva alla sua interpretazione della canzone "In the Flesh" dall'album teatrale dei Pink Floyd del 1980 The Wall.

La campagna per bandire Roger Waters dall’evento UPenn, e quindi indebolire l’intera conferenza Palestine Writes, è iniziata settimane fa quando vari organi di informazione hanno iniziato a denunciare gli organizzatori e l’università per averla ospitata.

Un esempio particolarmente disgustoso di questo tipo di notizie è stato pubblicato il 15 settembre dal Jewish Chronicle con sede a Londra con il titolo: "Indignazione per l'evento 'antisemita' della Pennsylvania University con Roger Waters alla vigilia dello Yom Kippur".

L'autore Orlando Radice non è in grado di indicare alcuna “indignazione” diffusa nei confronti del festival Palestine Writes e cita invece i commenti dell'attivista di Twitter Noa Tishby, che è anche l'ex inviato speciale di Israele per la lotta all'antisemitismo.

Tishby diffama il festival, dicendo che “è stato preso di mira da un gruppo di razzisti, e una parte significativa dei relatori [hanno]… una chiara ossessione contro lo Stato ebraico”. Poi aggiunge: “Questo festival ha Roger Waters come relatore a gran voce. Cosa c’entra Roger Waters con la letteratura palestinese? L’intero evento è un megafono antisemita”.

Tishby, ovviamente, non è in grado di produrre alcuna prova a sostegno delle sue bugie, perché non ne esiste alcuna.

L’amministrazione UPenn ha rilasciato una dichiarazione superficiale affermando che “condanna in modo inequivocabile – ed enfatico – l’antisemitismo come antitetico ai nostri valori istituzionali”, aggiungendo che “sosteniamo anche ferocemente il libero scambio di idee come centrale per la nostra missione educativa. Ciò include l’espressione di opinioni controverse e anche di opinioni incompatibili con i nostri valori istituzionali”.

Questa affermazione non ha impedito all'università di imporre il divieto alla partecipazione diretta di Waters al panel per il quale era stato pubblicizzato come presente.

In un articolo del Philadelphia City Life, un rappresentante dell'UPenn ha precisato che l'università non ha vietato a Waters di apparire nel campus. Ron Ozio ha detto a  City Life  che gli organizzatori dell’evento Palestine Writes hanno detto all’università “più e più volte” che Waters avrebbe partecipato da remoto.

Ozio ha poi sostenuto che gli organizzatori hanno cambiato improvvisamente idea 48 ore prima dell'inizio dell'evento. Ha detto che ciò avrebbe richiesto “cambiamenti significativi al coordinamento degli eventi” insieme a “ulteriori risorse per la sicurezza e la protezione del campus che non erano disponibili con un preavviso così breve”. Tuttavia, l'organizzatrice del festival Susan Abulhawa ha contestato il racconto di Ozio, dicendo di aver informato UPenn del passaggio al servizio in presenza con circa 72 ore di anticipo e di aver persino raccolto più soldi per coprire i costi di maggiore sicurezza.

Durante il suo video di nove minuti, Waters si difende dall'accusa di antisemitismo – come ha fatto dozzine di volte – parlando in terza persona che sa come Roger Waters non sia un antisemita: “So che non lo è. Devo dirti come lo so? Sono Roger Waters, e questo è il mio cuore, e non c'è nemmeno il minimo barlume di antisemitismo da nessuna parte. Ciò che contiene è un grande amore per i miei fratelli e sorelle in tutto il mondo, indipendentemente dalla loro etnia, religione o nazionalità. Ciò include quindi tutte le persone che vivono in Israele: ebrei, musulmani, cristiani, drusi e atei”.

Waters sottolinea anche un punto importante sulla campagna contro di lui, che venerdì è apparsa anche sulla prima pagina del giornale studentesco UPenn, definendola una controversia a livello di campus. Waters ritiene che sia chiaro come “tutto questo, 'non lo lasceremo entrare a Irvine Plaza perché abbiamo profondamente a cuore l'antisemitismo'” è una “tattica diversiva” per farne una notizia importante.

Sottolinea: “Vogliono minimizzare il fatto che nei prossimi due giorni si svolgerà un festival letterario, e riguarderà la letteratura palestinese, la cultura palestinese, il popolo palestinese e i diritti umani palestinesi. E se riescono a farti pensare e parlare di antisemitismo, allora non penserai al fatto che i palestinesi non hanno diritti umani nei territori occupati. E questo è ciò che dovrebbe essere al centro e soprattutto nella coscienza e nella mente di tutti”.

 

 

Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 09:17:00 GMT
Crisi in Ucraina
Zakharova: il presidente della Camera bassa canadese è il "capro espiatorio" per salvare Trudeau

 

RT 

"Capro espiatorio". Ha così commentato sul suo canale Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova le recenti dimissioni del presidente della Camera dei comuni canadese, Anthony Rota

Ieri, Rota si è dimesso dopo un'ondata di critiche in seguito all’invito al parlamento canadese Yaroslav Hunka, del veterano ucraino che combatté in una divisione nazista durante la Seconda guerra mondiale, applaudito dai politici presenti.

"Hanno fatto di Rota un capro espiatorio, rimuovendo dalla scena [il primo ministro Justin] Trudeau e i suoi soci, tra i quali, vi ricordo, ci sono discendenti di collaboratori dell'OUN-UPA [Organizzazione dei nazionalisti ucraini - Esercito insurrezionale ucraino]", ha scritto Zakharova.

La portavoce ha anche rivelato che le è stato chiesto "perché i degenerati fascisti vivono fino a 98 anni e le loro vittime muoiono così giovani?" Rispondendo a questa domanda, ha suggerito che il "collaboratore" ha vissuto fino a 98 anni in modo che "tutta la sua dolce vita degli ultimi decenni, tutto questo finto pathos dei suoi parenti e le bugie delle autorità canadesi sarebbero stati lavati nella sua stessa sporcizia".

  • Presentato come un combattente per la libertà ucraino, il novantottenne Yaroslav Hunka combatté contro l'URSS nella prima divisione ucraina, conosciuta anche come 14a divisione granatieri delle Waffen-SS o divisione Galizien, e dopo il conflitto emigrò in Canada.
  • La Divisione Galizien era composta principalmente da volontari ucraini provenienti dalla regione della Galizia ed è nota per aver commesso crimini di guerra contro migliaia di civili polacchi ed ebrei e per aver reclutato soldati slavi nelle file del Terzo Reich.

Traduzione de l'AntiDiplomatico

Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 08:47:00 GMT
GUERRE E IMPERIALISMO
Gli Stati Uniti si rifiutano di risarcire gli iracheni torturati ad Abu Ghraib

 

Il governo degli Stati Uniti non è riuscito ancora a risarcire le vittime irachene delle torture ad Abu Ghraib e in altre prigioni gestite dagli Stati Uniti in Iraq, secondo un report di Human Rights Watch (HRW) pubblicato ieri

HRW ha riferito di aver tentato di contattare il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti a giugno per richiedere informazioni riguardanti il risarcimento per i sopravvissuti alla tortura in Iraq, ma non ha ricevuto risposta.

Gli Stati Uniti invasero illegalmente l’Iraq nel 2003 e sconfissero rapidamente l’esercito iracheno. Tuttavia, presto ci fu un’insurrezione per combattere gli occupanti statunitensi. Nel 2004 scoppiò uno scandalo quando emersero fotografie che mostravano guardie statunitensi torturare iracheni detenuti nelle carceri gestite dagli Stati Uniti perché sospettati di appartenere o sostenere l'insurrezione.

Le guardie statunitensi sottoposero i detenuti iracheni ad abusi fisici, psicologici e sessuali, compreso l'uso di scosse elettriche e finte esecuzioni.

In risposta allo scandalo, l’amministrazione di George W. Bush affermò che tutti gli iracheni che avevano subito “gravi e brutali abusi e crudeltà per mano di alcuni membri delle forze armate degli Stati Uniti” durante l’occupazione illegale del paese da parte degli Stati Uniti sarebbero stati risarciti. Tuttavia, il rapporto di HRW ha ribadito che il governo americano non ha mai risarcito le vittime irachene per le torture subite.

"Vent'anni dopo, gli iracheni che sono stati torturati dal personale americano non hanno ancora un percorso chiaro per presentare una richiesta di risarcimento o ricevere qualsiasi tipo di risarcimento o riconoscimento da parte del governo americano", ha denunciato Sarah Yager, direttrice di HRW a Washington.

“I funzionari statunitensi hanno indicato che preferiscono lasciare la tortura nel passato, ma gli effetti a lungo termine della tortura sono ancora una realtà quotidiana per molti iracheni e le loro famiglie”.

Le autorità statunitensi hanno condannato diverse guardie di grado inferiore per aver eseguito le torture, ma i funzionari politici e militari statunitensi di livello superiore hanno goduto dell'impunità.

HRW ha documentato il caso di Taleb al-Majli, il quale ha raccontato di essere stato torturato dalle forze statunitensi dopo essere stato detenuto nella prigione di Abu Ghraib nel novembre 2003. Fu rilasciato senza accusa nel 2005 ma non ha ricevuto alcun risarcimento nonostante abbia perseguito ogni possibile via legale.

“Quell’anno e quattro mesi hanno cambiato in peggio il mio intero essere. Ha distrutto me e la mia famiglia. È la ragione dei problemi di salute di mio figlio e il motivo per cui le mie figlie hanno abbandonato la scuola. Ci hanno rubato il futuro”, ha lamentato Majli a HRW. "Non sapevo cos'altro avrei potuto fare o dove altro andare."

Jonathan Tracy, un ex avvocato militare statunitense che ha trattato le denunce di danni a Baghdad nel 2003, ha detto a HRW che il governo degli Stati Uniti dovrebbe indagare su tutte le accuse di tortura contro Washington durante le sue guerre all'estero.

“Le autorità statunitensi dovrebbero avviare procedimenti giudiziari adeguati contro chiunque sia implicato, qualunque sia il suo grado o posizione. Gli Stati Uniti dovrebbero fornire risarcimenti, riconoscimenti e scuse ufficiali ai sopravvissuti agli abusi e alle loro famiglie”, ha concluso Yager.

Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 07:00:00 GMT
OP-ED
Andrea Zhok - La differenza tra cittadino e suddito nella scuola (e università) di oggi



di Adrea Zhok*

Scuola e università si stanno trasformando - quando non si sono già trasformate - in grandi recinti di raduno bestiame, dove i giovani attendono a sedute intensive di addestramento moralistico. Un po’ sedute di autocoscienza new age, un po’ terapia famigliare, un po’ incontro degli alcolisti anonimi, un po’ sessioni di autocritica maoista, un po’ confessionali laici.

Tra i problemi che attanagliano i pedagoghi italici l’unico vissuto come perfettamente trascurabile è l’apprendimento di strumenti conoscitivi, di nozioni e capacità che rendano i discenti progressivamente autonomi.

Un tempo non troppo lontano era virtù centrale nell’insegnamento quella di tenere rigorosamente separate le capacità dello studente e la sua condotta. Uno studente poteva essere “bravo ma indisciplinato”, e se dimostrava quel tanto di coscienza da risparmiarsi sfide troppo sfacciate, evitando in corner il “sette in condotta”, poteva portare a termine con profitto i cicli di studio secondario e terziario concedendo pochissimo alla precettistica moraleggiante dall’alto (e se così non fosse stato, lo scrivente avrebbe probabilmente pagato duri pegni). Docenti mediocri – chiaramente riconosciuti come tali – erano quelli che “puntavano” gli studenti insubordinati facendo ricadere sulle valutazioni di merito la propria opinione sul carattere dello studente.

Oggi invece è considerato del tutto normale, ed è anzi parte delle stesse disposizioni ministeriali (si vedano le ultime raccomandazioni del ministro Valditara) che la condotta entri senza soluzione di continuità nei giudizi circa il profitto nelle varie materie.

Mentre il crollo di conoscenze e capacità di base è drammatico e costante, tutte le energie e gli ingegni dei professionisti della pedagogia ministeriale (invero non solo in Italia) sono rivolti a impartire lezioncine omogeneizzate su come si debba essere buoni sudditi green, accoglienti, vaccinati, dirittumanisti, ecosostenibili, antirazzisti, antitotalitari, inclusivi, vegani, europeisti (con i corollari di moda di volta in volta: antirussi, filoamericani, insettivori, fluidi, ecc.).
Fondi pubblici, borse di studio, finanziamenti sono ripartiti con queste agende davanti agli occhi.
 
E naturalmente il problema non sta mai nei contenuti proposti – che a volte potrebbero essere argomentati in forme intelligenti – ma nel metodo.
Se i vari catechismi religiosi sono spesso riusciti a rendere persino l’idea di Dio una filastrocca stantia, figuriamoci cosa accade per questi catechismi laici che devono garantire l’avvenuto apprendimento di idee che già in partenza avevano il respiro di spot pubblicitari. Volendo garantirsi a monte che soltanto una ben definita ortodossia verrà comunicata, tutto ciò si riduce a prediche didascaliche, alla consegna di pacchetti di raccomandazioni benpensanti, cui è bene genuflettersi se non si vuole essere vittima del bullismo dei buoni.

Questa trasformazione pedagogica rappresenta il passaggio tra la formazione di un cittadino a quella di un suddito.

Il cittadino dev’essere formato all’autonomia, alla capacità di maneggiare strumenti culturali e cognitivi che lo rendano capace di giudizio indipendente.

Il suddito dev’essere formato al riconoscimento delle fonti di autorità e dei confini di ciò che non si può discutere ma solo recepire.

Al cittadino si insegnano contenuti, capacità, conoscenze, che starà a lui utilizzare al meglio.

Al suddito si insegnano storielle edificanti, condanne preconfezionate, stigmatizzazioni sprezzanti.

Al cittadino si danno in mano strumenti per crescere da solo (conoscenze), al suddito si spiega come sorridere al capo senza metterlo in imbarazzo (soft skills).


*Post Facebook del 26 settembre 2023
Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 07:00:00 GMT
OP-ED
Daniele Luttazzi - Ovazione in Canada, Philip Dick e le "dissonanze cognitive" dell'occidente



Sulla sua rubrica "Non c'è di che", Daniele Luttazzi offre, tramite il Fatto Quotidiano, forse il miglior spaccato di quella che definisce correttamente "dissonanza cognitiva" dell'occidente rispetto al nazismo. Uno scritto illuminante che parte dall'ovazione in Canada, passa per gli scritti di Philip Dick e arriva in Italia. 

Lettura altamente consigliata.


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di Daniele Luttazzi - Fatto Quotidiano

27 settembre 2023

Dal Canada al Trentino, i nazisti sono ovunque: è “La svastica sul sole”


Il conflitto in Ucraina sta sottoponendo i cittadini europei non solo ad assurde vessazioni economiche, ma soprattutto a un disagio psichico che non mi sembra adeguatamente segnalato: quello dovuto alla dissonanza cognitiva di chi vive in un Occidente democratico, dopo la vittoria sul nazifascismo nella Seconda guerra mondiale, ma si trova circondato da continui tributi a nazisti poiché gli Usa e la Nato hanno deciso di fare la guerra alla Russia servendosi dell’Ucraina, il Paese autocratico dove il nazista Bandera è un eroe nazionale.

Un anno fa, a tutti sembrò bizzarro che Putin annunciasse un’operazione speciale contro “i nazisti ucraini”. Non si capiva perché lo facesse, e cosa c’entrassero i nazisti: i più non sapevano dei crimini neonazisti in Donbass, denunciati da Onu, Osce e Amnesty. Quasi tutta la stampa italiana, a parte il Fatto e il manifesto, si trasformò in megafono propagandistico per nascondere la verità che solo ora viene ammessa dal segretario generale della Nato Stoltenberg, e cioè che la Nato arma l’Ucraina in funzione anti-russa dal 2014, che Putin invase l’Ucraina per fermare la Nato, e che la Nato decise di non trattare con la Russia, anche se così si sarebbe evitata questa guerra del cazzo. E così siamo arrivati alla raccapricciante standing ovation della Camera canadese per l’ex SS Yaroslav Hunka.

La scena pare tratta da un episodio di L’uomo nell’alto castello, la serie tv tratta dal romanzo di Philip Dick La svastica sul sole, che immagina una realtà alternativa in cui Germania e Giappone hanno vinto la Seconda guerra mondiale. Provai lo stesso raccapriccio da dissonanza cognitiva un anno fa vedendo Gramellini su Rai3 che usava toni struggenti per esaltare Vyacheslav Abroskin, generale della brigata filonazista Azov: arrivò a paragonarlo, in un panegirico da voltastomaco, addirittura a Oskar Schindler (t.ly/6oTDI).

E ho provato lo stesso raccapriccio quest’estate, durante la mia vacanza in Trentino. Decido di visitare Brunico, ridente capoluogo della Val Pusteria. Salgo al castello e mi accorgo che di fronte c’è una collina boscosa, cui si arriva attraversando un ponte sospeso sulla strada provinciale. Un cartello comunica che sulla collina c’è un cimitero militare dei caduti nella Prima e nella Seconda guerra mondiale, “il cimitero degli eroi”. Da un secolo, un’associazione di donne di Brunico si occupa della cura delle tombe, che sono quasi 900, divise per confessione religiosa: cristiana, ortodossa, giudea e musulmana. Si giunge al sacrario salendo una scalinata di 71 gradini. Nessuno ti avverte che, come arrivi, ti trovi davanti a tombe di nazisti, con tanto di croce celtica e foto in divisa da SS. Ho scattato delle foto perché non ci si può credere: t.ly/85lQg. A sinistra, per esempio, una tomba con croce celtica gigantesca ricorda l’SS-Sturmbannführer Luis Thaler, a cui a Ognissanti viene dedicata “una toccante cerimonia” (t.ly/WQVU9). Thaler comandava l’Unità di riserva delle Unità armate delle SS (400 uomini) e il Gruppo pronto impiego dell’82° Reggimento SS Italien (200 uomini). Responsabile dell’eccidio di Rodengo (dieci uomini accusati di attività partigiana, torturati e trucidati dai nazisti in fuga il giorno dopo la Liberazione: t.ly/CMjnN, t.ly/NDQm2, t.ly/1eNHB), fu catturato dai partigiani bresciani e fucilato; le sue ultime parole furono “Viva la Germania! Viva Adolf Hitler!”. Ero ancora piuttosto sconvolto quando, tornato a Fiè, vedo una casetta pittoresca adornata da artistiche voliere. Accanto al portone d’ingresso, una targa elegante in tedesco ricorda che lì nacque l’anatomo-fisiologo Max Clara. Chi è? Un nazista che condusse ricerche ed esperimenti su prigionieri, giustiziati o da giustiziare. Stiamo vivendo in un incubo alla Philip Dick. Vogliamo svegliarci?

Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 07:00:00 GMT
MONDO MULTIPOLARE
Seul si smarca dai piani di guerra contro la Cina



PICCOLE NOTE

La Corea del Sud ha ospitato un summit tra Giappone e Cina, teso ad alleviare le tensioni sempre più crescenti della regione, al quale hanno partecipato il viceministro degli Esteri sudcoreano Chung Byung-won, il viceministro degli Esteri giapponese Takehiro Funakoshi e l’assistente del ministro degli Esteri cinese Nong Rong (al Jazeera).

Benché la Seul e il Tokyo abbiano un ruolo da protagonisti nella strategia indo-pacifica degli Stati Uniti volta a contenere la Cina, il vertice indica che Tokio e Seul percepiscono i rischi che tale strategia porti a un conflitto su ampia scala con Pechino, del quale sarebbero le prime vittime, e stanno tentando di porre qualche argine.

L’iniziativa di Seul mette in evidenza che la Corea del Sud sta cercando dei propri spazi di libertà rispetto a tale strategia, come dimostra con ancor più evidenza l’incontro di sabato scorso tra il primo ministro sudcoreano Han Duck-soo e il presidente cinese Xi Jinping, avvenuto ai margini dei Giochi asiatici di Hangzhou.

Seul: possibile una svolta del rapporto con la Cina

Un incontro produttivo, dal momento che subito dopo, Cho Tae-yong, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, ha detto che il suo Paese sta lavorando per organizzare una visita di Xi a Seul, da tenersi nel prossimo anno.

“Prevediamo che questo sarà un punto di svolta nelle relazioni Corea-Cina“, ha detto Cho. “Questo è l’obiettivo che dobbiamo raggiungere” (Japan Times). A sua volta, il presidente cinese ha detto che “prenderà in seria considerazione” la proposta (Reuters).

Xi Jinping Primo Ministro della Corea del Sud Han Duck-soo all’incontro avvenuto ai Giochi Asiatici

Non solo, Han Duck-soo, in partenza per i giochi, si era detto disponibile a un incontro con la delegazione nordcoreana (Korea Times), che però non si è concretizzato.

Tutto ciò mentre la Corea del Sud è lacerata da un conflitto politico senza precedenti. Il parlamento, controllato dal partito democratico – che però è all’opposizione – negli ultimi giorni ha approvato due mozioni distinte di portata storica per il Paese.

La prima è stata la concessione dell’autorizzazione a procedere contro il leader del partito democratico Lee Jae-myung, approvando in tal modo una richiesta della magistratura che accusa il leader politico di varie malversazioni.

Da notare che i magistrati avevano già provato a portarlo alla sbarra, ma il parlamento aveva bocciato la prima richiesta, essendo controllato dal partito di Lee. Stavolta, però, il voto di alcuni transfughi ha portato a un esito diverso.

Lee, che ha opposto una strenua resistenza ai magistrati – anche con un inusuale sciopero della fame –  accusandoli di finalità politiche, si è dovuto presentare in tribunale come un Trump qualsiasi (Yonhap agency).

Ma il suo partito è corso subito ai ripari nominando un suo successore, che poi è della stessa cordata di Lee, e annunciando che avrebbe comunque vinto le prossime elezioni, che si terranno nel 2024 (Yonhap agency).

Lee e l’equidistanza tra Cina e Stati Uniti

È da notare che Lee si è “espresso contro un’alleanza militare trilaterale tra il suo paese, gli Stati Uniti e il Giappone, definendola ‘non necessaria’ in quanto probabilmente approfondirà la crescente rivalità tra i due blocchi di potere contrapposti”. (e, infatti, la Corea del Nord ha ormai creato un’alleanza strategica con Mosca, mentre i rapporti di quest’ultima con Pechino si sono rafforzati).

Evidentemente, mettersi in palese contrasto con l’Alleanza atlantica – e le sue propaggini orientali – non porta bene nemmeno in Asia, come dimostra l’esempio dell’ex primo ministro pakistano, ancora costretto in carcere (vedi Piccolenote).

La seconda decisione storica del parlamento sudcoreano, votata in parallelo alla precedente, è stata l’approvazione di una mozione di sfiducia nei confronti del premier Han Duck-soo, che è stato eletto come indipendente dai partiti. Il voto, però, potrebbe non avere alcun esito non essendo vincolante (al Jazeera). Ma è la prima volta che accade qualcosa del genere in Corea del Sud…

Insomma, Seul sta attraversando un momento di grande lacerazione e sta subendo pressioni immani per intrupparsi nella crociata anti-cinese. Eppure, nella tempesta, sta cercando di trovare un orientamento che la porti lontana dagli scogli, che poi sarebbero il conflitto aperto con Pechino. Tale, infatti,  la rotta disegnata per lei dagli strateghi dell’Indo-pacifico.

La guerra con la Cina del 2025

Ad oggi il conflitto con Pechino sembra un destino manifesto, nonostante alcuni passi distensivi compiuti dall’amministrazione Biden. Tanto che, nel gennaio scorso, ha fatto scalpore la profezia del generale Mike Minihan, comandante in capo dell’Air Mobility Command, che in un promemoria ha messo nero su bianco che nel 2025 ci sarà una guerra USA-Cina.

“Spero di sbagliarmi”, ha scritto Minihan in una nota interna, ma diffusa sui social, ma osservo che Il presidente cinese Xi Jinping “si è assicurato il suo terzo mandato e ha istituito il suo consiglio di guerra nell’ottobre 2022. Le elezioni presidenziali di Taiwan si terranno nel 2024 e offriranno a Xi una motivazione [per attaccare… mah ndr]. Le elezioni presidenziali degli Stati Uniti si terranno nel 2024 e offriranno a Xi lo spettacolo di un’America distratta. L’apparato, la motivazione e le opportunità di Xi sono tutte allineate per il 2025”.

Lo abbiamo ricordato perché più di recente il generale si è ripetuto e, pur dichiarando che “la guerra non è inevitabile”, ha ribadito l’esattezza di quel memo, dal momento che “la prontezza che sto dimostrando con questa linea temporale è assolutamente essenziale per la deterrenza e la vittoria decisiva. È necessario che ci sia tensione sulla preparazione, qualcosa di più del semplice ‘essere pronti per stasera stessa’” (DefenseOne).

A fronte di tali mattane che non solo irritano l’antagonista ma rischiano anche incidenti di percorso, i passi distensivi – seppur limitati e timidi – degli attori regionali, i quali verrebbero devastati dall’eventuale guerra, sono più che benvenuti.

Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 07:00:00 GMT
GUERRE E IMPERIALISMO
Pepe Escobar - La "guerra dei corridoi": cosa si nasconde dietro il progetto India-Medio Oriente e Europa

 

di Pepe Escobar – The Cradle

[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]

 

Il Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC) è una massiccia operazione di diplomazia pubblica lanciata in occasione del recente vertice del G20 a Nuova Delhi, con tanto di memorandum d'intesa firmato il 9 settembre.

Gli attori comprendono gli Stati Uniti, l'India, gli Emirati Arabi Uniti, l'Arabia Saudita e l'UE, con un ruolo speciale per le tre principali potenze di quest'ultima: Germania, Francia e Italia. Si tratta di un progetto ferroviario multimodale, abbinato a trasbordi e con strade digitali ed elettriche accessorie che si estendono alla Giordania e a Israele.

Se questo progetto cammina e parla come una risposta tardiva dell'Occidente collettivo alla Belt and Road Initiative (BRI) della Cina, lanciata 10 anni fa e che il mese prossimo celebrerà un Belt and Road Forum a Pechino, è perché è così. E già… è soprattutto l'ennesimo progetto americano per aggirare la Cina, da rivendicare per rozzi scopi elettorali come un misero "successo" di politica estera. 

Nessuno tra i membri della Maggioranza Globale ricorda che gli americani hanno ideato il loro piano per una propria "Via della Seta" già nel 2010. L'idea proveniva da Kurt Campbell del Dipartimento di Stato e fu venduta dall'allora Segretario Hillary Clinton come una idea propria. La storia è implacabile, e il risultato è stato nullo. 

E nessuno tra i membri della Maggioranza Globale ricorda il piano della Nuova Via della Seta, promosso da Polonia, Ucraina, Azerbaigian e Georgia all'inizio degli anni 2010, completo di quattro fastidiosi trasbordi nel Mar Nero e nel Mar Caspio. La storia è implacabile, anche questo si è risolto in un nulla di fatto.  

In effetti, pochi tra i membri della Maggioranza Globale ricordano il piano globale da 40.000 miliardi di dollari Build Back Better World (BBBW, o B3W), presentato in pompa magna appena due estati fa, incentrato su "la clima, la salute e la sicurezza sanitaria, la tecnologia digitale, l'equità e la parità di genere".

Un anno dopo, in occasione di una riunione del G7, il B3W si era già ridotto a un progetto di infrastrutture e investimenti da 600 miliardi di dollari. Naturalmente, non è stato costruito nulla. La storia è davvero implacabile, e pure questo si è risolto in un nulla di fatto.

Lo stesso destino attende l'IMEC, per una serie di ragioni molto specifiche.

 

Mappa del Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC)

 

Fare perno su un vuoto nero

L'intera logica dell'IMEC si basa su ciò che lo scrittore ed ex ambasciatore M.K. Bhadrakumar ha deliziosamente descritto come "evocare gli Accordi di Abramo con l'incantesimo di un tango saudita-israeliano".

Questo tango è proprio morto all'arrivo; nemmeno il fantasma di Piazzolla può rianimarlo. Tanto per cominciare, uno dei protagonisti – il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman – ha chiarito che le priorità di Riyadh sono un nuovo rapporto, energizzato e mediato dalla Cina, con l'Iran, con la Turchia e con la Siria dopo il suo ritorno alla Lega Araba.

Inoltre, sia Riyadh che il suo partner emiratino IMEC condividono con la Cina immensi interessi commerciali, economici ed energetici, quindi non faranno nulla che possa turbare Pechino.

A ben vedere, l'IMEC propone un'azione congiunta delle 11 nazioni del G7 e dei BRICS. È il metodo occidentale per sedurre l'India di Modi e l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, alleati degli Stati Uniti, alla sua agenda.

Il vero intento, tuttavia, non è solo quello di minare la BRI, ma anche il Corridoio Internazionale di Trasporto Nord-Sud (INTSC), di cui l'India è uno dei principali attori insieme a Russia e Iran. 

Il gioco è piuttosto grossolano e davvero ovvio: un corridoio di trasporto concepito per aggirare i tre principali vettori di reale integrazione dell'Eurasia – e i membri dei BRICS Cina, Russia e Iran – facendo penzolare un'allettante carota alla Divide et impera che promette Cose che non possono essere mantenute.

L'ossessione neoliberale americana in questa fase del Nuovo Grande Gioco riguarda, come sempre, Israele. Il loro obiettivo è rendere redditizio il porto di Haifa e trasformarlo in un hub di trasporto chiave tra l'Asia occidentale e l'Europa. Tutto il resto è subordinato a questo imperativo israeliano.

L'IMEC, in linea di principio, transiterà attraverso l'Asia occidentale per collegare l'India all'Europa orientale e occidentale – vendendo la finzione che l'India sia uno Stato di Perno Globale e una Convergenza di Civiltà.

Fesserie. Se il grande sogno dell'India è quello di diventare uno Stato di perno, la sua migliore possibilità sarebbe quella di passare attraverso l'INTSC, già in funzione, che potrebbe aprire a Nuova Delhi mercati dall'Asia centrale al Caucaso. Per il resto, come Stato di Perno Globale, la Russia è molto più avanti dell'India dal punto di vista diplomatico e la Cina è molto più avanti nel commercio e nella connettività.

I confronti tra l'IMEC e il Corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC) sono inutili. L'IMEC è proprio una beffa se paragonato al progetto di punta della BRI: il piano da 57,7 miliardi di dollari per la costruzione di una ferrovia di oltre 3.000 km che collegherà Kashgar, nello Xinjiang, a Gwadar, nel Mar Arabico, e che si collegherà ad altri corridoi BRI terrestri diretti verso l'Iran e la Turchia.

Si tratta di una questione di sicurezza nazionale per la Cina. Si può quindi scommettere che la leadership di Pechino avrà delle conversazioni discrete e serie con gli attuali quinti-colonnelli al potere a Islamabad, prima o durante il Belt and Road Forum, per ricordare loro i fatti geostrategici, geoeconomici e di investimento rilevanti.

Quindi, cosa rimane per il commercio indiano in tutto questo? Non molto. Usano già il Canale di Suez, una rotta diretta e collaudata. Non c'è alcun incentivo a pensare di rimanere bloccati in vuoti neri nelle vaste distese desertiche che circondano il Golfo Persico.

Un problema clamoroso, ad esempio, è che quasi 1.100 km di binari "mancano" dalla ferrovia da Fujairah negli Emirati Arabi Uniti ad Haifa, 745 km "mancano" da Jebel Ali a Dubai ad Haifa e 630 km "mancano" dalla ferrovia da Abu Dhabi ad Haifa.

Sommando tutti i collegamenti mancanti, ci sono oltre 3.000 km di ferrovia ancora da costruire. I cinesi, ovviamente, potrebbero fare tutto questo a colazione e con pochi spiccioli, ma non fanno parte di questo gioco. E non risulta che la banda dell'IMEC abbia intenzione di invitarli.

 

Tutti gli occhi puntati su Syunik

Nella Guerra dei Corridoi di Trasporto, tracciata in dettaglio per The Cradle nel giugno 2022, diventa chiaro che le intenzioni raramente incontrano la realtà. Questi grandi progetti si basano sulla logistica, sulla logistica e sulla logistica – naturalmente intrecciata con gli altri tre pilastri chiave: energia e risorse energetiche, lavoro e produzione e regole di mercato/commerciali.

Esaminiamo un esempio dell'Asia centrale. La Russia e i tre "stan" dell'Asia centrale – Kirghizistan, Uzbekistan e Turkmenistan – stanno lanciando un corridoio di trasporto multimodale meridionale che bypasserà il Kazakistan.

Perché? Perché il Kazakistan, insieme alla Russia, è un membro chiave dell'Unione economica eurasiatica (UEEA) e dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO).

Il motivo è che questo nuovo corridoio risolve due problemi chiave per la Russia, sorti con l'isteria delle sanzioni dell'Occidente. Il corridoio bypassa il confine kazako, dove tutto ciò che è diretto in Russia è sottoposto a controlli minuziosi. Inoltre, una parte significativa del carico potrebbe essere trasferita al porto russo di Astrakhan, nel Caspio.

Così Astana, che sotto le pressioni occidentali ha giocato un rischioso gioco di copertura nei confronti della Russia, potrebbe finire per perdere lo status di hub di trasporto a tutti gli effetti in Asia centrale e nella regione del Mar Caspio. Anche il Kazakistan fa parte della BRI; i cinesi sono già molto interessati al potenziale di questo nuovo corridoio.   

Nel Caucaso, la storia è ancora più complessa e, ancora una volta, si tratta di Divide et impera.

Due mesi fa, la Russia, l'Iran e l'Azerbaigian si sono impegnati a costruire un'unica ferroviaria dall'Iran e dai suoi porti nel Golfo Persico attraverso l'Azerbaigian, da collegare al sistema ferroviario russo dell'Europa orientale.

Si tratta di un progetto ferroviario della portata della Transiberiana – per collegare l'Europa orientale con l'Africa orientale e l'Asia meridionale, aggirando il Canale di Suez e i porti europei. L'INSTC con gli steroidi, in effetti.

Indovinate cosa è successo dopo? Una provocazione nel Nagorno-Karabakh, con il potenziale mortale di coinvolgere non solo l'Armenia e l'Azerbaigian, ma anche l'Iran e la Turchia.

Teheran è stata chiarissima sulle sue linee rosse: non permetterà mai una sconfitta dell'Armenia, con la partecipazione diretta della Turchia, che sostiene pienamente l'Azerbaigian.

Al mix incendiario si aggiungono le esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti in Armenia – che si dà il caso sia un membro della CSTO a guida russa – presentate, per il consumo pubblico, come uno di quei programmi di "partenariato" apparentemente innocenti della NATO.

Tutto questo delinea una sottotrama dell'IMEC destinata a minare l'INTSC. Sia la Russia che l'Iran sono pienamente consapevoli delle debolezze endemiche del primo: problemi politici tra diversi partecipanti, gli "anelli mancanti" della pista e tutte le importanti infrastrutture ancora da costruire.

Il sultano turco Recep Tayyip Erdogan, da parte sua, non rinuncerà mai al corridoio Zangezur attraverso Syunik, la provincia meridionale armena, previsto dall'armistizio del 2020, che collegherà l'Azerbaigian alla Turchia attraverso l'enclave azera di Nakhitchevan – che attraverserà il territorio armeno.

Baku ha minacciato di attaccare l'Armenia meridionale se il corridoio Zangezur non fosse stato agevolato da Erevan. Il Syunik è quindi il prossimo grande affare irrisolto di questo enigma. Teheran, è bene sottolinearlo, non si tirerà indietro per evitare che un corridoio turco-israeliano-NATO tagli l'Iran fuori dall'Armenia, dalla Georgia, dal Mar Nero e dalla Russia. Questa sarebbe la realtà se questa coalizione a tinte NATO si accaparrasse la Syunik.

Oggi Erdogan e il presidente dell'Azerbaigian Ilham Aliyev si incontrano nell'enclave di Nakhchivan, tra Turchia, Armenia e Iran, per avviare un gasdotto e aprire un complesso di produzione militare.  

Il Sultano sa che Zangezur potrebbe finalmente permettere alla Turchia di essere collegata alla Cina attraverso un corridoio che transiterà nel mondo turco, in Azerbaigian e nel Caspio. Ciò consentirebbe anche all'Occidente collettivo di procedere in modo ancora più audace con il programma Divide et impera contro la Russia e l'Iran.

L'IMEC è un'altra inverosimile fantasia occidentale? Il luogo da tenere d'occhio è Syunik.

 

 

 

 

 

 

Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 07:00:00 GMT
OP-ED
Vincenzo Costa - Santini intoccabili e moralizzazione: così muore la sfera pubblica

 

Questa continua creazione di santini intoccabili sta distruggendo la sfera pubblica come luogo di discussione e di dissenso democratico.

La moralizzazione del discorso ha la funzione di creare una spirale del silenzio: chi dissente o critica diventa moralmente un reprobo, merita commiserazione, esagera. O forse esprime invidia, che va sempre bene.

E così muore la sfera pubblica, la discussione razionale, la critica come anima della democrazia.

Ora, questa moralizzazione funziona, le persone perbene tacciono e tutti siamo stanchi.

Eppure vi dico: producendo il silenzio fate lavorare il dissenso nelle pieghe più nascoste della società, nelle sue viscere.

Il rimosso poi torna.

Non fate un buon servizio alla democrazia.

Il conflitto serve a evitare la guerra civile.

La moralizzazione della politica porta al caos.

Ma tanto è inutile dirlo. Come sempre lo è stato in tutti gli anni passati su questo inutile mezzo
Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 06:00:00 GMT
OP-ED
Il Tg 2 e Navalny

 


di Lenny Bottai*


Questa sera l'Istituto LVCE del TG2 ha asserito che Naval'nyj è il principale oppositore politico di Putin. Come sempre i giornalai italiani dimostrano di non essere neppure rispettosi per chi li segue e magari abbocca alle minchiate che raccontano questi professionisti della menzogna, così poi le rivende per vere senza controllare. Il "principale oppositore politico" lo riporta un semplice Wikipedia (noto sito al soldo dei servizi segreti russi), non è affatto Naval'nyj ed il suo partito.

L'unica nota in merito che lo riguarda riporta: <<In occasione delle elezioni comunali a Mosca del 2013 Naval'nyj, candidato alla carica di sindaco, ottiene il 27,24% dei voti, contro il 51,37% di Sergej Sobjanin, indipendente sostenuto da Russia Unita>>. Mentre in merito al quadro nazionale gli dobbiamo ricordare che il principale oppositore politico è il KPRF, ovvero il Partito Comunista russo, che governa città e regioni. Solo che questi, come altri, rivendicano da tempo la necessità di intervenire nel Donbass per difendere le minoranze russofone dalle violenze di Kiev, e allora non vengono calcolati, altrimenti salterebbe la narrazione. Il principale oppositore di Putin insomma è un po' come il Presidente Guaidò, un cazzaro filo occidentale la cui legittimità esiste solo per i media nostrani.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante mappa e il seguente testo "Stato Elezioni parlamentari in Russia del 2021 Russia Data 17-19 settembre Assemblea Duma di Stato Affluenza 51,72% (A 3,84%) Liste Voti Russia Unita KPRF 28.064.200 47,82% Seggi 10.660.669 18,93% Russia Giusta 4.252.252 7,46% 324 450 57 450 27 450 Distribuzione del voto per soggetti federali della Russia e per collegio uninominale ? ER LDPR Rodina GP KPRF SRZP Crescita Ind."
 

*Post Facebook del 26 settembre 2023
 
Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 05:00:00 GMT
Le cicale e la formica
La vera ideologia di fondo esce allo scoperto

 

Dopo le ovazioni del parlamento canadese al veterano nazista ucraino sta arrivando a quanto pare lo sdegno mondiale. Stamane leggo che il presidente del Parlamento canadese si e' dimesso.

Ecco, finiamola di sognare la democrazia, in fondo l'assetto liberal viene instaurato in epoca di pace sociale, imposta o meno, o di equilibrio mondiale (fino al 1989). Poi se emerge qualche potenza e allo stesso tempo c'e' declino economico di altri paesi, spesso per loro errori o ferocia di comando, inevitabilmente le frizioni crescono.

Ecco, sono durate 30 o 50 anni. E allora ci si attrezza, da Panama all' Iraq, dalla Yugoslavia alla Libia. Ora e' il turno della Russia che si e' dimostrata un osso duro, domani forse Africa e Cina. E quindi si passa ad altre armi, ad altri simboli, ad altri miti, come accadde negli anni venti da noi, nel 1933 in Germania, nel 1936 con la guerra civile spagnola. Il liberal viene messo in soffitta in un fondo in cui e' lotta di classe e competizione mondiale allo stesso tempo. Ritorna il nazismo, forse questi 3 anni sono stati l'anticamera.

Per i sognatori giovanili ribelli si offre il woke, ma ormai l' ideologia di fondo e' il nazismo. In Canada lo hanno dimostrato. Credo che in altre parti del mondo, alcune inconfessabili si offra maggiore liberta' di manovra, magari non politica, ma almeno sociale. Noi non abbiamo ormai ne' l' una ne' l' altra.

Data articolo: Wed, 27 Sep 2023 05:00:00 GMT
WORLD AFFAIRS
Bolivia: Evo Morales ha confermato la sua candidatura alle presidenziali

La sua volontà circolava da tempo e adesso è confermata dal diretto interessato: l’ex presidente della Bolivia Evo Morales - un golpe lo privò della terza rielezione nel 2019 - ha annunciato la sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2025, affermando di essere stato "costretto" a prendere questa decisione dai continui attacchi del governo, confermando così anche la forte spaccatura nel partito di governo Movimiento al Socialismo (MAS).

"Costretti dagli attacchi del governo, dal suo progetto di proscrivere il MAS-IPSP e di defenestrarci con processi politici; persino di eliminarci fisicamente, abbiamo deciso di accettare le richieste dei nostri militanti in tutto il Paese di essere candidati alla presidenza della nostra amata Bolivia", ha dichiarato Morales.

Il leader del Movimento per il Socialismo (MAS) al governo ha affermato che affronterà le aggressioni del governo con "verità, dignità e onestà". "Voglio che il popolo boliviano lo sappia. Il piano che hanno, se non riusciranno a fermare il Congresso ordinario di Lauca e a squalificarci, useranno una donna per attaccarci, proprio come ha fatto la destra".

Nel frattempo, ha aggiunto che sono già stati avvertiti delle azioni che intraprenderanno per fermarli e consegnarli agli Stati Uniti, e ha quindi affermato che "combatteremo. Siamo eredi delle lotte dei nostri antenati che ci hanno insegnato a non arrenderci mai. Uniti salveremo ancora una volta la nostra amata Bolivia".

Spaccatura nel MAS

L'ex presidente boliviano ha anche espresso la sua gratitudine per il sostegno alla sua candidatura. "Affronteremo con la verità questa campagna di menzogne e sabotaggi che cerca di mettere fuori legge il MAS-IPSP, Strumento Politico del Popolo".

"Nelle ultime ore abbiamo visto come il governo e l'estrema destra separatista coincidano nell'opporsi a questa candidatura promossa dal popolo. L'unica disperazione è da parte di coloro che hanno causato il governo di destra e il Modello Economico Produttivo della Comunità Sociale con le formule ortodosse della disciplina fiscale e dell'indebitamento con il FMI", ha sottolineato.

Intanto però crescono le spaccature. Secondo quanto riporta l’agenzia ABI, il Consiglio Dipartimentale di Markas e Ayllus della Marca di Chuquiago (Codemac) La Paz ha affermato questo martedì che non parteciperà al congresso del MAS convocato dall'ala "evista" a Lauca Ñ, Cochabamba, e ha ratificato il suo appoggio al governo del presidente Luis Arce di fronte ai tentativi di destabilizzazione.

"Come Codemac La Paz non parteciperemo al congresso di Lauca Ñ, come organizzazioni sociali ci sentiamo discriminati e non presi in considerazione nello strumento politico", ha dichiarato il dirigente dipartimentale del Codemac, Ángel Nina.

Ha riferito che lunedì, in concomitanza con la riunione d'emergenza convocata dal Patto di Unità, i nove suyus che compongono il Codemac dipartimentale di La Paz hanno istituito "un consiglio dei consigli" per analizzare e discutere l'attuale situazione del Paese.

"Il consiglio ha rilasciato una dichiarazione di sostegno e appoggio al governo del presidente Luis Arce e del vicepresidente David Choquehuanca", ha dichiarato Nina.

Ha inoltre biasimato tutte le forme di destabilizzazione esterna e interna del governo democratico, sia per interessi personali che politici.

Come terzo punto, il Codemac La Paz ha dato istruzioni di non partecipare al congresso del MAS che si terrà nella città di Lauca Ñ, Cochabamba, dichiarandolo discriminatorio.

Bisogna evidenziare che la Costituzione boliviana stabilisce un limite per la rielezione “per una sola volta in modo continuativo", ma non chiarisce se un ex presidente sia eleggibile per essere nuovamente candidato dopo un solo mandato. La Corte costituzionale dovrà pronunciarsi sulla validità di una quinta candidatura di Morales.

Dalla fine del 2022, la spaccatura del MAS si è approfondita e ha portato ciascun gruppo a proclamare separatamente Morales o Arce come candidati per le elezioni del 2025. Tuttavia, il presidente boliviano in carica ha commentato che, per il momento, una sua eventuale candidatura "non è all'ordine del giorno".

 

Data articolo: Tue, 26 Sep 2023 21:27:00 GMT
Crisi in Ucraina
Das Erste: "Politicamente esplosivo", Berlino ha paura di appurare chi ha fatto esplodere il Nord Stream

È passato un anno dall'esplosione del gasdotto Nord Stream. Das Erste (emittente pubblica tedesca) osserva che "l'argomento rimane particolarmente esplosivo politicamente” e non si sa ancora molto su cosa sia successo e su chi abbia ordinato il sabotaggio. L'indagine è condotta dall'Ufficio del Procuratore Generale tedesco, che riferisce regolarmente alla Commissione Interni del Bundestag e all'Ufficio del Cancelliere federale. "Ma si sta svolgendo a porte chiuse", continua il canale.
 
Tra i punti dell'indagine che sono trapelati alla stampa e sono stati confermati dalle autorità giudiziarie, i più importanti sono le indicazioni sullo yacht Andromeda e sull'equipaggio di sei persone (cinque uomini e una donna) che lo hanno noleggiato alla fine di settembre dello scorso anno. I criminali sono riusciti a farlo presentando passaporti falsi alla frontiera e allo yacht club per noleggiare un'imbarcazione che trasportava esplosivi verso i gasdotti Nord Stream.
 
Nell'attacco sono stati distrutti tre dei quattro tronconi del gasdotto. "Il danno è enorme, secondo Nord Stream AG uno dei tubi è stato distrutto per 250 metri". Il gas è uscito dai tubi per diversi giorni e sulla superficie si è formata una macchia di bolle, "fino a un chilometro di diametro".
 
Gli investigatori sono stati fortunati perché lo yacht è stato restituito senza essere stato pulito e non è stato noleggiato per molto tempo. Gli investigatori hanno quindi potuto trovare tracce di esplosivo sul tavolo della cabina. Nel giugno 2023 si ebbe un'ulteriore conferma che lo yacht era stato usato per piazzare l'esplosivo. Il Washington Post pubblicò un piano che era in possesso della CIA già dal giugno 2022 e di cui, secondo il giornale, erano state informate altre agenzie di intelligence europee. Il documento prevedeva anche sei persone e uno yacht per il trasporto degli esplosivi.
 
Das Erste sottolinea che, nonostante le prove crescenti che indicano il coinvolgimento dell'Ucraina, Kiev e Zelensky continuano a negare il coinvolgimento. "L'esercito e i servizi speciali ucraini non hanno fatto nulla del genere", afferma Zelensky, sottolineando di non essere in possesso di tali informazioni.

Il canale televisivo tedesco osserva che non tutti gli esperti di sicurezza hanno ancora scartato la versione di una "operazione false flaga" per danneggiare l'Ucraina, "ma gli investigatori non sembrano aver trovato alcuna prova a sostegno di tale scenario".
 
L'indagine sull'attacco terroristico al Nord Stream è in corso da un anno, ma "da allora ci sono state molte speculazioni e poca chiarezza sui responsabili dell'attacco". I funzionari teutonici sono rimasti in silenzio, anche se Olaf Scholz ha ripetutamente affermato che l'indagine è una priorità assoluta. L'Ufficio del Cancelliere sta coordinando il lavoro di tutti gli organi coinvolti nell'indagine: l'Ufficio del Procuratore Generale, il Ministero della Giustizia, il Ministero degli Interni, il Servizio di Intelligence Estero, l'Ufficio per la Protezione della Costituzione e l'Intelligence Militare. Inoltre "il Governo federale è tenuto a tenere pienamente informata la Commissione parlamentare di controllo su eventi di particolare importanza".
 
La Commissione parlamentare di controllo è presieduta da Konstantin von Noz, del partito dei Verdi. Nei commenti rilasciati al canale televisivo Das Erste, von Noz afferma di ricevere regolarmente informazioni dettagliate sull'andamento delle indagini. Ma ritiene anche che "dovrà davvero costringersi a convivere con l'incertezza in questa difficile situazione", poiché l'indagine è ancora in corso.
 
Von Noz non ha potuto fornire all'emittente televisiva i dettagli dell'indagine, ma afferma che dietro l'attacco c'è un "attore statale o quasi statale". Afferma che "questo attacco non è stato portato a termine da criminali o da un piccolo gruppo terroristico", ma da qualcuno che "ha affrontato la questione in modo abbastanza professionale". È la professionalità degli autori che costituisce il grande problema per gli investigatori. Von Noz, tuttavia, è ottimista sul fatto che saranno trovati e consegnati alla giustizia.
 
Il Cancelliere Scholz ha ripetutamente affermato che l'interesse del governo nelle indagini è "molto grande", ma "è davvero così?". Il canale osserva che "gli attacchi terroristici contro Nord Stream sono così politicamente esplosivi" che "il governo federale probabilmente preferirebbe non sapere chi c'è dietro". Constantin von Noz si affretta a dissipare i dubbi e afferma che si sta facendo "tutto ciò che è umanamente possibile" per risolvere il caso. Altri funzionari sono favorevoli a dichiarazioni più caute. Ad esempio, Bruno Kahl, capo dell'intelligence estera, a maggio aveva "spento le speranze che il caso sarebbe stato risolto presto".

Data articolo: Tue, 26 Sep 2023 16:14:00 GMT
Crisi in Ucraina
La "morte" dell'ammiraglio Sokolov e l'ultima, straordinaria, performance di Open


di Alessandro Bianchi

Il comandante della flotta russa del Mar Nero, l'ammiraglio Viktor Sokolov, era stato dato per morto dai media della propaganda del regime di Kiev. E' successo varie volte da Putin a Khadirov, passando per Shoigu. 

L'ammiraglio Sokolov era presente alla riunione odierna del consiglio del ministero della Difesa, come risulta dal video rilasciato dal Dipartimento russo. L'incontro si è svolto a Mosca sotto la presidenza del ministro della Difesa Sergei Shoigu.

La scorsa settimana Kiev aveva lanciato un attacco missilistico su Sebastopoli che aveva danneggiato l'edificio storico del quartier generale della flotta del Mar Nero uccidendo un militare. Il comando delle forze operative speciali delle forze armate ucraine sulla loro pagina Telegram aveva annunciato la morte di 34 ufficiali, tra cui il comandante della flotta del Mar Nero Viktor Sokolov. La stampa italiana che fa da megafono alla propaganda di Kiev, lavorando ad una escalation che avvicina allo scontro diretto tra la Russia e la Nato, aveva subito riportato la notizia come vera per poi mostrare, oggi, i primi buffi ripensamenti dopo la pubblicazione dei video. 

Meglio di tutti, come spesso accade, in termini di performance il giornale fondato da Enrico Mentana che ha anche il conto di censurare sulle piattaforme social statunitense come Facebook testate a loro concorrenti come l'AntiDiplomatico. 

Questo era stato il suo primo articolo. Morte data per scontata.



Il titolo modificato con i primi ripensamenti...



E l'ultima (straordinaria) trasformazione complottista nell'annuncio del video. Chapeau!



Ci sarebbe solo da ridere se non fosse che Open è responsabile con la sua azione di "factchecking" della chiusura prima e dell'oscuramento poi della pagina Facebook de l'Antidiplomatico. E se non fosse che per l'agenzia statunitense NewsGuard, che con i suoi bollini censura l'informazione in Italia, Open è il "sito più attendibile"

P.s. Si ringrazia @comitatoDonbass per la segnalazione

 
Data articolo: Tue, 26 Sep 2023 16:00:00 GMT

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