di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Soldi, soldi, soldi. C'è chi va in giro per il mondo a chiederli, spesso sicuro che glieli daranno. C'è chi invece è proprio ansioso di concederli ed è anche per questo che il mendicatore professionale (non offendiamo i mendicanti) si sente così sicuro di riceverli. Soldi e resilienza. Sono questi i temi ufficiali della cosiddetta “Ukraine Recovery Conference” del 10-11 luglio a Roma, così come lo erano stati, nella sostanza, nelle tre edizioni precedenti a Lugano, Londra e Berlino, in cui era stato messo ipocritamente – ma soprattutto beffardamente per le masse popolari ucraine che, a milioni, ormai da anni e non dal 2022, sono costretti a emigrare in cerca di una vita decente, mentre centinaia di migliaia vengono mandati al macello per gli interessi dei monopoli ucraini e occidentali - l'accento sul «significativo potenziale economico» dell'Ucraina.
Temi ufficiali: per non chiamarla apertamente volontà di guerra; per non spiattellare platealmente, stravaccati sulle poltrone d'ordinanza, con le gambe rigorosamente accavallate, come si conviene a autentici “cultori della materia” affaristica, che i soldi vengono dalla guerra e vanno per la guerra. “Cultori della materia” con una brama di soldi da spingere fino a Roma «oltre 8 mila delegati, cento delegazioni ufficiali, quindici capi di Stato e di governo, una quarantina di ministri degli esteri, circa duemila rappresentanti aziendali e circa 500 aziende italiane», come recitano le cronache, snocciolando cifre di miliardi che dovrebbero invogliare anche gli investitori più cauti. Perché di questo si tratta: soldi e ancora soldi.
A Roma, dunque, tra i discorsi che fanno da contorno alla “Fiera imprenditoriale” che costituisce il motore della patetica “conferenza”, il mendicatore Vladimir Zelenskij afferma di aver trovato la soluzione per «abbattere i 700-1000 droni russi», producendo in massa «droni intercettori»: basta che i “Partner” euro-americani, dice il nazigoilpista-capo, finanzino il lavoro dei tecnici di Kiev. Et voilà; soldi. Soldi per sconfiggere i piani di Mosca; soldi perché Mosca, dicono i fascisti di governo, persegue ancora il disegno che «è lo stesso dall'inizio della guerra, tentare di piegare gli ucraini con il freddo, la fame e la paura». Già: esattamente ciò che le masse popolari ucraine sperimentano, come minimo, dal 2014, da quando Banca Mondiale, UE, FMI, che ora sbavano per gli introiti che verranno dalla “ricostruzione”, imponevano ai nazi-nazionalisti al potere a Kiev, di imporre tariffe su gas, energia elettrica, riscaldamento, tali da costringere le famiglie a scegliere tra nutrirsi o scaldarsi, con l'angoscia quotidiana dei posti di lavoro che scomparivano.
Esattamente «il freddo, la fame e la paura» che la signora Meloni imputa ai piani russi, mentre assicura che la conferenza all'EUR costituirà «il punto di partenza per il miracolo della ricostruzione dell’Ucraina. Investire in Ucraina non è un azzardo, è un investimento in pace e nella crescita dell’Europa intera». Perché, come assicura la signora Nathalie Tocci su La Stampa, «è solo con più sicurezza che aumenteranno gli investimenti. È in questo senso che la conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina non è che un’altra faccia della stessa medaglia che vede il lavoro dei Paesi Volenterosi sull’altra», cioè il clan franco-britannico riunito a Londra per decidere quali missili si debbano produrre per fare la guerra alla Russia. E la smettano di contrapporre i colloqui di Roma e di Londra, con «il primo volto alla pace, il secondo alla guerra. Niente potrebbe essere più lontano dalla realtà». Già, perché contrapporli, quando in effetti la guerra fa da sfondo, da obiettivo, in una prospettiva più o meno lunga, a entrambi i “seminari” bellico-affaristici che, nella sostanza, sentenziano quello che la signori Tocci si limita a scrivere: «che Mosca non vuole la fine della guerra», mentre tutti gli altri, gli ottomila di Roma e i “volenterosi” di Londra, per carità, si danno da fare per «difendere l’Europa nel suo insieme, con molta meno, se non addirittura senza, l’America». Vogliono la pace, giurano, contro «il freddo, la fame e la paura». Ma, come si dice: i soldi in avanti.
Ma non è la paura quella che frena il bellicista cancelliere tedesco dal gridare a Putin: «noi non ci fermeremo!», Berlino non smetterà di armare e finanziare la junta di Kiev. Certo, Merz lo urla dall'EUR, non è che vada a dirglielo in faccia: non è poi così ardito e, sul momento, si accontenta di chiedere gentilmente alla Slovacchia di togliere il proprio veto al 18° pacchetto di sanzioni anti-russe.
Già più cauto, in materia di soldi, il Ministro degli esteri britannico David Lammy, che da Londra, non da Roma, annuncia di «sperare» che, per l'autunno, potrà contribuire per la sua parte, confermando che le spese per l'Ucraina non verranno «ridotte». Tanto più che, ricorda, Londra «dall'inizio del conflitto, ha dato 18 miliardi di sterline» a Kiev, con 1,5 miliardi sotto forma di credito. Solo, ha detto Lammy, Kiev non aspetti i “Patriot”: al momento, Londra non può darglieli, ma discuterà la questione con gli alleati. E forse Friedrich Merz si darà da fare per comprarli dagli USA e passarli a Kiev.
Nel frattempo, la ZDF, citando un alto ufficiale del QG speciale per l'Ucraina del Ministero della difesa tedesco, parla di possibile consegna a Kiev dei primi sistemi d'arma a lunga gittata già a fine di luglio.
Più “spericolato”, sempre da Roma, attorniato da amici e dagli “amici degli amici”, si mostra el jefe da la junta, che chiede la formazione di una «coalizione per la ricostruzione dell'Ucraina» con soldi russi, procedendo con «un approccio stile “Piano Marshall”»; perché il ripristino dell'Ucraina «non riguarda solo il nostro paese, ma anche i vostri paesi, le vostre imprese», affonda spavaldo con una stoccata da attore che, sin dal 2019, ha pregustato l'arricchimento personale dagli affari di una guerra che conferma, una volta di più, il legame tra crisi economiche, divisione del bottino tra pescecani che si azzannano tra loro, ora “politicamente”, ora a suon di cannoni, e intese tra quegli stessi squali per cercare di arrestare una troppo rovinosa caduta dei profitti. Pensate voi, dice, ai «meccanismi di finanziamento specifici», destinando alla ricostruzione ucraina i beni russi congelati. Quindi, dettando la linea ai fascisti di casa, i quali ambiscono a impedire che dalla «ricostruzione possano beneficiare anche quelle entità che hanno contribuito a finanziare la macchina da guerra russa», el jefe impone che nel «progetto comune di ricostruzione accetteremo solo veri partner: coloro che non aiutano la Russia a continuare questa guerra». Tutto in linea; tutti uniti per «superare anche il prossimo inverno... Grazie Norvegia, Paesi Bassi per l'aiuto, grazie Germania, grazie Ursula... Grazie anche all'Italia: qui sono rappresentate più di 500 aziende, circa 200 accordi sono pronti per essere firmati per un totale di 10 miliardi di euro... E per favore, concentriamoci anche sull'energia», perché Putin ha «solo due veri alleati: il terrore e l'inverno».
Già, per l'appunto: il terrore neonazista di chi affama il proprio popolo, sponsorizza la militarizzazione dei giovanissimi e manda al macello i propri diciottenni e i propri sessantenni, obbedendo ai piani UE-NATO di continuare la guerra ancora qualche anno, finché gli arsenali euro-atlantici non saranno pronti per un conflitto armato in prima persona con Mosca. Già: “l'inverno” di un paese ormai quasi completamente deindustrializzato e svenduto, le cui risorse sono preda dei monopoli finanziari, industriali e agro-alimentari occidentali. Terrore e inverno ucraini che durano ormai da almeno undici anni.
Un “inverno” che, vanta dall'ottava bolgia, quella dei consiglieri di frode, il ministro degli esteri della junta, Andrej Sibiga, ha consentito a Kiev nientepopodimeno che presentarsi quale “poligono sperimentale” per le armi occidentali. Come possono le masse ucraine non essere orgogliose di un tale privilegio, riservato al loro paese, di essere quello «che può testare le armi sul campo di battaglia... i nostri partner percepiscono l'Ucraina come un paese che fornisce un contributo significativo allo spazio di sicurezza comune, transatlantico, europeo». Ne sono convinte le masse ucraine!
Non è da meno il Primo ministro polacco Donald Tusk che a Roma, da perfetto “europeista”, tronfia che l'Ucraina ci ispira nel conflitto con la Russia: è di fatto un banco di prova europeo per i metodi di guerra contro la Russia, «ci insegna coraggio, resistenza. E innovazione. Tecnologie che stanno già cambiando il campo di battaglia: droni, sistemi autonomi, cyberdifesa. L'Ucraina sta già sperimentando tutto questo. La NATO impara dall'Ucraina». Finalmente uno che non annacqua omelie con la “resilienza”, col «fermare l'oscurità, costruire un futuro forte» meloniani; uno che spiattella che la UE, la guerra, la farà eccome e ha bisogno oggi dell'esperienza ucraina: costi quel che costi in diciottenni e sessantenni ucraini.
Uno che, da Roma, fa il paio col Primo ministro britannico Keir Starmer e il Presidente francese Emmanuel Macron che, da Londra, annunciano la formazione di un corpo d'armata congiunto di 50.000 uomini e la produzione, sempre congiunta, di missili a lungo raggio: ovviamente, per difendere l'Europa, con «Francia e Gran Bretagna quale nucleo solido in grado di riunire altri partner europei ed essere a disposizione dell'Alleanza. La nostra partnership conferisce credibilità e forza operativa a questo pilastro europeo della NATO». Tanto più che, ci tiene a sottolineare Macron, si è decisa l'accelerazione «sui futuri missili da crociera e antinave», lavorando anche sulle future generazioni di missili aria-aria, nuovi missili terra-aria e, in cooperazione con la Germania, missili terra-aria antinave». Autentici enclave di pace, a Roma come a Londra, con Francia e Gran Bretagna che, per difendere meglio la “concordia mondiale”, coordinano le proprie forze nucleari.
Rimane solo una “piccola” incognita: proprio alla vigilia della conferenza, la società yankee di investimenti “BlackRock” avrebbe interrotto la ricerca di investitori per il fondo di ricostruzione per l'Ucraina, a causa della crescente incertezza sul futuro del Paese. Questo sarebbe avvenuto quando pare che il fondo fosse in procinto di ricevere circa 500 milioni di dollari da paesi, banche di sviluppo e altri finanziatori, oltre a 2 miliardi di dollari da investitori privati. Invece, nulla. Con il fondo di investimento, gli asset ucraini di particolare valore avrebbero dovuto ufficialmente finire alla “BlackRock”, ma poi i banchieri si sarebbero accorti che l'accordo sembrava privo di liquidità. In altre parole, commenta Dmitrij Kovalevic su Ukraina.ru, se persino un fondo di investimento che ha portato interi paesi alla bancarotta non ha alcun interesse in Ucraina, allora la situazione economica è semplicemente disastrosa.
L'economista ucraino Aleksej Kushch osserva che la rinuncia di “BlackRock” all'Ucraina indica che non si tratta più di restaurare il Paese, ma di preservare almeno qualcosa. In parole povere, banchieri e investitori americani non vedono più alcuna prospettiva o opportunità di ottenere alcunché dall'Ucraina.
Invece di “BlackRock”, Zelenskij conta sugli “alleati” europei, che sterebbero mettendo in cantiere un fondo da 100 miliardi di euro, da includere nella proposta di bilancio settennale UE, la cui presentazione è prevista per il 16 luglio.
Fu così che a Roma «la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si schiantarono» (Matteo – 27,51).
FONTI:
https://politnavigator.news/my-ne-ostanovimsya-merc-iz-rima-grozit-moskve.html
https://politnavigator.news/velikobritaniya-soglasna-obeshhat-ukraine-dengi-no-tolko-ne-pehtrioty.html
https://politnavigator.news/zelenskijj-potreboval-vosstanovit-ukrainu-za-schet-rossii.html
https://politnavigator.news/zelenskijj-obyavil-zimu-soyuznikom-putina-i-klyanchit-dengi-na-ehnergetiku.html
https://politnavigator.news/mazokhizm-ot-mid-ukrainy-nam-povezlo-stat-ispytatelnym-poligonom-dlya-zapadnogo-oruzhiya.html
https://politnavigator.news/ukraina-vdokhnovlyaet-nas-na-vojjnu-s-rossiejj-tusk.html
https://politnavigator.news/britaniya-i-franciya-grozyat-rossii-50-tysyachnym-korpusom-dlya-zashhity-evropy.html
https://ukraina.ru/20250710/slt-prozhekterov-chto-govoryat-na-ukraine-o-konferentsii-vosstanovleniya-v-rime-1064989436.html
https://www.lastampa.it/esteri/2025/07/11/news/guerra_russia_ucraina_ricostruzione_resilienza_kiev-15227135/?ref=LSHA-BH-P1-S5-T1
Data articolo: Sat, 12 Jul 2025 10:00:00 GMT