Oggi è Mercoledi' 30/04/2025 e sono le ore 20:18:36
Nostro box di vendita su Vinted
Condividi questa pagina
Oggi è Mercoledi' 30/04/2025 e sono le ore 20:18:36
Nostro box di vendita su Vinted
Condividi questa pagina
Nostra publicità
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Recensione
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Una Finestra Aperta - CGTN
In occasione della Festa del Lavoro, il primo Maggio, entriamo sulla scena dei lavoratori e sentiamo la forza vigorosa degli artigiani cinesi.
Presso l'Istituito degli artigiani digitali dello Heilongjiang, operai industriali di quasi cento aziende si formano su tecnologie avanzate come i robot industriali e la lavorazione CNC multiasse, abbracciando le nuove opportunità dell'economia digitale. Zhang Jiming, tecnico specializzato della State Grid Corporation, ha sviluppato nuove tecnologie per garantire il funzionamento sicuro della rete elettrica intelligente.
Nei numerosi cantieri di grandi progetti e opere, i lavoratori industriali si impegnano al massimo, superando barriere tecnologiche con l’innovazione, e modellando i grandi progetti e le opere nazionali con precisione millimetrica. Secondo le statistiche, la Cina conta oltre 200 milioni di lavoratori qualificati e ha costruito un sistema di sviluppo dei talenti qualificati articolato in 20 diverse politiche, fornendo un solido supporto alla coltivazione di sempre più artigiani e talenti altamente qualificati. Nel rapporto Global Innovation Index 2024 pubblicato dall'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale, la Cina è salita all'11° posto, diventando, in un decennio, una delle economie in più rapida crescita in termini di innovazione.?
Dall'esplorazione e dallo sviluppo di nuovi risultati come i chip di calcolo ottico intelligente e i chip di visione con percorsi complementari per il rilevamento in un mondo aperto, alla profonda integrazione dei droni in scenari applicativi come il trasporto e la distribuzione logistica, alle successive scoperte nella ricerca sui materiali per batterie per promuovere la diffusione dei veicoli a nuova energia nel mondo......
Con tenacia e innovazione continua, la vitalità dell'innovazione scientifica e tecnologica della Cina può continuare ad emergere. La pratica dei lavoratori cinesi non solo promuove l'aggiornamento industriale e lo slancio tecnologico, ma contribuisce anche allo sviluppo globale con soluzioni cinesi. È questa, per la precisione, la glòria e il sogno dei lavoratori cinesi nella nuova era.
Il lavoro rende il mondo migliore. In occasione della festa, rendiamo omaggio a tutti i lavoratori del mondo.
Data articolo: Wed, 30 Apr 2025 08:00:00 GMTIl 29 aprile, durante il suo viaggio d’ispezione a Shanghai, Xi Jinping, segretario generale del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, capo dello Stato e presidente della Commissione Militare Centrale, ha sottolineato il fatto che Shanghai ha la missione storica di costruire un centro internazionale di innovazione scientifica e tecnologica. È necessario cogliere l'opportunità, servire da guida alla strategia nazionale, migliorare costantemente la funzione di fonte dell'innovazione scientifica e tecnologica e la funzione di guida delle industrie di alto livello, accelerando la costruzione di un hud dell'innovazione scientifica e tecnologica con influenza globale.
In mattinata, accompagnato da Chen Jining, membro dell'Ufficio politico del Comitato centrale del PCC e segretario del Comitato municipale di Shanghai del partito, e Gong Zheng, sindaco di Shanghai, Xi Jinping ha visitato per un'indagine la grande comunità ecologica innovativa modello “SMC Shanghai Foundation Model Innovation Center” a Xuhui.
Si tratta di una piattaforma professionale di incubazione e accelerazione per grandi modelli di intelligenza artificiale creata da Shanghai, che ha attratto più di 100 aziende. Una volta giunto sul posto, Xi Jinping ha appreso, grazie a un videoclip, lo sviluppo del settore dell'intelligenza artificiale di Shanghai e ha potuto apprezzare l'efficacia raggiunta da Shanghai nello sviluppo attivo dell'intelligenza artificiale. Egli ha poi sottolineato il fatto che Shanghai dovrebbe riassumere esperienze di successo come l'incubazione del settore dell'intelligenza artificiale con un grande ecosistema industriale modello e altre esperienze di successo, intensificando i suoi sforzi di esplorazione, cercando di essere all'avanguardia in tutti gli aspetti dello sviluppo e della governance dell'IA e producendo effetti dimostrativi.
10 anni di risultati di Shangai
L'ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Mike Herzog ha riconosciuto domenica sui media israeliani che l'amministrazione Biden non ha mai fatto pressione su Israele per un cessate il fuoco a Gaza.
“Dio ha fatto un favore allo Stato di Israele che Biden fosse il presidente in quel periodo, perché sarebbe potuta andare molto peggio”, ha detto Herzog. “Abbiamo combattuto [a Gaza] per più di un anno e l'amministrazione non è mai venuta da noi a dire “cessate il fuoco ora”. Non l'ha mai fatto”.
Quindi tutti coloro che hanno detto che l'amministrazione Biden stava lavorando per un cessate il fuoco hanno mentito. Hanno mentito per tutto il tempo. Hanno commesso un genocidio e hanno mentito, e poi hanno detto che eri pazzo e irresponsabile se non li sostenevi.
La rabbia della gente dovrebbe scuotere il cielo e la terra.
Gli Stati Uniti hanno commesso un altro enorme massacro di civili in Yemen, questa volta bombardando un centro di detenzione pieno di migranti africani a Saada. Secondo quanto riferito, circa 68 persone sono state uccise, rendendo questo il peggior massacro di Trump in Yemen da quando, all'inizio di questo mese, l'attacco terroristico al porto di Hodeida ha ucciso 80 persone.
I massacri di civili compiuti da Trump a Saada e Hodeida sono molto più malvagi di qualsiasi cosa abbia fatto negli Stati Uniti a livello nazionale, ma non hanno ricevuto quasi nessuna attenzione da parte dei media o dei Democratici perché agli occhi dell'impero gli yemeniti non contano come esseri umani e ucciderli è normale.
La parola “antisemita” è diventata così priva di significato che ogni volta che qualcuno la usa bisogna chiedergli: “Quale tipo? Quello di Hitler che aveva ragione o quello di fermare le bombe sugli ospedali?”.
È assolutamente folle che nel Regno Unito e in Australia sia sempre più illegale esprimere apprezzamenti per gruppi come Hamas e Hezbollah solo perché il governo li considera “terroristi”. Cosa succede quando il governo si sbaglia e uno di questi gruppi ha ragione?
Stanno davvero per ripulire etnicamente Gaza dopo una mostruosa campagna di sterminio e poi ci guardano tutti negli occhi e ci dicono che dobbiamo odiare la Cina.
È incredibile come gli Stati Uniti e Israele siano usciti allo scoperto e abbiano detto “Sì, stiamo lavorando per ripulire etnicamente in modo permanente tutti i palestinesi dalla Striscia di Gaza”, e poi l'intera classe politica e mediatica occidentale sia tornata a fingere di credere che si tratti di combattere Hamas.
Chiamare il genocidio di Gaza “guerra” è come vedere un uomo che picchia a morte un bambino e chiamarlo “ scontro”.
Tanta malvagità si nasconde dietro la definizione di guerra. Se si accetta che è una guerra, allora si devono prendere sul serio argomenti come “È una guerra, i civili muoiono in guerra”, o “Hamas non avrebbe dovuto iniziare una guerra che non può vincere”. Se è una guerra, allora ci sono due parti che condividono livelli comparabili di responsabilità per qualsiasi cosa negativa che accada in quel periodo. Se è una guerra, allora si dà per scontato che l'obiettivo principale di Israele sia Hamas, e non la popolazione civile di Gaza nella sua interezza.
Ma non si tratta di una guerra, bensì di un'operazione di pulizia etnica messa in atto da un esercito altamente sofisticato con l'appoggio dell'impero più potente che sia mai esistito. È una struttura di potere che si estende su tutto il globo e che epura apertamente un territorio palestinese dalla vita dei palestinesi con un assedio totale e la distruzione sistematica di tutte le infrastrutture sanitarie e civili, a cui resistono poche migliaia di persone con razzi fatti in casa e scorte in diminuzione. Questa non è una “guerra”. Non è nemmeno un “conflitto”. È un massacro. È un olocausto.
Se l'olocausto di Gaza è una “guerra”, allora sparare ai pesci in un barile è “caccia”. Picchiare un tetraplegico è una “rissa di strada”. Una squadra SWAT che spara a un civile disarmato è una “sparatoria”. Nessun conflitto è perfettamente uguale, ma oltre un certo livello di unilateralità il linguaggio del conflitto diventa assurdo. I massacri quotidiani a cui assistiamo a Gaza sono ben oltre questo livello.
Stanno facendo piovere esplosivi militari su un gigantesco campo di concentramento pieno di bambini, mentre fanno deliberatamente morire di fame l'intera popolazione civile. Hanno il controllo completo dell'enclave e lo stanno usando per sradicare la presenza dei palestinesi a Gaza. Questa non è una guerra. È un genocidio.
(Traduzione de l'AntiDiplomatico)
*Giornalista e saggista australiana. Pubblica tutti i suoi articoli nella newsletter personale: https://www.caitlinjohnst.one/
Data articolo: Wed, 30 Apr 2025 07:00:00 GMT
di Federico Giusti
Entro le prossime 24-36 ore l'India intende attaccare il Pakistan, ha ribadito il ministro dell'Informazione pakistano Attaullah Tarar.
Il ministro pakistano ha scritto sul suo account X: "Il Pakistan ha informazioni attendibili sul fatto che l'India intende lanciare un attacco militare nelle prossime 24-36 ore, usando l'incidente di Pahalgam come falso pretesto".
Inoltre, ha avvertito che "qualsiasi atto di aggressione verrà affrontato con una risposta energica. L'India si assumerà la piena responsabilità di qualsiasi grave conseguenza nella regione".
Le dichiarazioni pakistane giungono in concomitanza con gli scontri a fuoco tra le forze militari dei due Paesi. Nuova Delhi accusa Islamabad di aver violato il cessate il fuoco per il sesto giorno consecutivo.
Martedì, il primo ministro indiano Narendra Modi ha dato carta bianca alle forze armate per decidere "la modalità, i tempi e l'obiettivo" della risposta all'aggressione. I rapporti tra le due potenze asiatiche sono diventati tesi dopo l’attacco terroristico di Pahalgam, in cui sono morte 26 persone e che Nuova Delhi ha collegato al coinvolgimento del Pakistan.
Data articolo: Wed, 30 Apr 2025 06:30:00 GMT
L'India si trova oggi ad un bivio geopolitico, camminando su un filo precario tra alleanze globali in competizione. Con un piede ben piantato sia nella strategia di contenimento guidata dagli Stati Uniti contro la Cina sia nella coalizione BRICS guidata da Cina e Russia, l'atto di equilibrio dell'India solleva seri interrogativi:
Per quanto tempo Nuova Delhi potrà continuare questo doppio passo diplomatico? Washington può davvero contare sull'India nei suoi sforzi di contenimento della Cina? E l'India può ancora rivendicare in modo credibile un ruolo di primo piano nel Sud globale, pur allineandosi sempre più strettamente alle potenze occidentali?
In fondo, l'India cerca un ruolo più importante sulla scena mondiale. Come ha dichiarato recentemente il ministro degli Esteri S. Jaishankar al Carnegie Endowment for Peace, l'India aspira a diventare una vera “potenza mondiale”.
Per perseguire questo obiettivo, il governo del Primo Ministro Narendra Modi ha definito un piano ambizioso: far progredire l'economia digitale, aumentare la produzione di hardware e sviluppare dodici zone industriali con una maggiore attenzione al capitale umano.
Ma l'ambizione di una grande potenza richiede spesso scelte difficili. E sempre più spesso le scelte dell'India sembrano orientarsi verso Washington.
Fare il gioco dell'America, per ora
La recente visita del vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance in India ha segnato una svolta significativa. L'India ha accettato di sostenere gli Stati Uniti nella loro guerra economica contro la Cina imponendo una tariffa di salvaguardia del 12% sull'acciaio cinese. In cambio, l'India ha ottenuto concessioni chiave: percorsi di immigrazione più facili per i talenti indiani, maggiori opportunità per le società di servizi indiane negli Stati Uniti e promesse di maggiori investimenti diretti esteri americani.
La partecipazione dell'India al Quadrilatero - accanto a Stati Uniti, Giappone e Australia - consolida ulteriormente la sua inclinazione strategica a contrastare militarmente la Cina nell'Indo-Pacifico. Dal punto di vista di Nuova Delhi, il rafforzamento dei legami con Washington offre accesso alla tecnologia, agli investimenti, alla cooperazione in materia di difesa e una maggiore voce nella governance globale.
JD Vance, un forte critico della globalizzazione tradizionale, immagina un nuovo tipo di relazione economica che, paradossalmente, fa rivivere la vecchia logica coloniale dell'estrazione dei talenti. L'India, orgogliosa del suo ethos nazionalista sotto la guida di Modi, corre il rischio concreto di cadere nella trappola della “fuga dei cervelli”, in cui i suoi migliori e più brillanti vengono sottratti per sostenere l'economia americana.
Questa tensione tra orgoglio nazionalista e pragmatismo economico globale è una contraddizione che l'India deve affrontare.
E i BRICS?
Dall'altro lato, l'India rimane un membro integrante dei BRICS e dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, alleanze sempre più viste come poli alternativi al potere occidentale. Questi blocchi, soprattutto dopo l'Ucraina, si sono avvicinati sotto la guida della Cina e della Russia.
Tuttavia, il comportamento dell'India all'interno dei BRICS si discosta sempre più dall'orientamento geopolitico più ampio del blocco.
Ad esempio:
E la Cina, presunto partner BRICS dell'India, non è un amico. Le tensioni al confine con il Ladakh, la rivalità economica e la diffidenza nei confronti della Belt and Road Initiative cinese hanno reso le relazioni tra i due giganti molto tese.
Pertanto, sebbene l'India rimanga ufficialmente nei BRICS, è chiaro che Nuova Delhi non condivide più la visione di fondo del gruppo di un fronte unificato del Sud globale alternativo all'Occidente. L'India non si vede in questa equazione.
Il rapporto dell'India con la Cina e i BRICS è ancora vantaggioso
Per quanto riguarda le relazioni commerciali, la Cina è ancora il principale partner commerciale dell'India. Nonostante le tensioni, il volume degli scambi commerciali tra India e Cina è impressionante, con 118,4 miliardi di dollari nell'anno fiscale 2023-24. L'India importa beni cinesi fondamentali, in particolare elettronica, macchinari, prodotti farmaceutici e materie prime necessarie per le sue industrie, e dipende fortemente dalla Cina per prodotti come microprocessori, chip di memoria e semiconduttori.
L'India deve fare affidamento sulla catena di approvvigionamento della Cina, per cui un completo disaccoppiamento non è ancora possibile. Molti settori in India, come le telecomunicazioni, la produzione di elettronica e i prodotti chimici, dipendono fortemente dai beni intermedi cinesi.
Attraverso i BRICS e l'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), l'India condivide con la Cina una piattaforma dove può influenzare i dibattiti sulla governance globale (ad esempio, spingendo per la riforma del FMI, della Banca Mondiale e del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite) e presentarsi come leader del Sud Globale accanto alla Cina.
La presenza nei BRICS e nella SCO offre all'India una forma di “assicurazione” contro l'isolamento totale se le tensioni con gli Stati Uniti dovessero aggravarsi ulteriormente. L'India mantiene una certa influenza mantenendo canali aperti con la Cina e la Russia.
Quanto è sostenibile il gioco di equilibri dell'India?
La domanda centrale rimane: L'India può continuare a “fare il doppio gioco” all'infinito?
A breve termine, sì. L'India trae vantaggio dall'ambiguità strategica. Estrae concessioni sia da Washington che da Pechino, mantenendo al contempo l'autonomia strategica. Ma a lungo termine, con l'intensificarsi della competizione globale tra Stati Uniti e Cina, lo spazio per il “fence-sitting” si ridurrà.
Washington finirà per chiedere un allineamento più esplicito: militare, tecnologico e politico. I politici statunitensi considerano già l'India non solo come un partner economico, ma come un potenziale “perno” di qualsiasi futura coalizione per controbilanciare l'ascesa della Cina.
Allo stesso modo, Cina e Russia potrebbero diventare sempre più diffidenti nei confronti della duplicità dell'India all'interno dei BRICS. Se l'India si vedrà ulteriormente non allineata con gli obiettivi dei BRICS, potrebbero aumentare le pressioni per isolare diplomaticamente Nuova Delhi, o addirittura per espellerla.
Conclusioni: L'India cederà alla pressione della scelta?
Oggi l'India rimane abilmente “sulla barricata” grazie a una diplomazia di prim'ordine, che manovra per massimizzare le sue opzioni strategiche. Ma le recinzioni non sono case permanenti. Con l'inasprirsi della rivalità tra Stati Uniti e Cina, che si trasformerà in una nuova guerra fredda, l'India dovrà affrontare una pressione crescente per scegliere da che parte stare, o rischiare di perdere la fiducia di entrambi.
Mentre l'India aspira a diventare una “potenza mondiale”, le vere grandi potenze non sono definite solo dalle loro dimensioni e dalla loro economia, ma dalla loro capacità di guidare, di scegliere e di difendere qualcosa.
Tuttavia, l'India non percepisce l'urgenza di fare una scelta strategica definitiva tra l'approfondimento della partnership con l'Occidente guidato dagli Stati Uniti, con il rischio intrinseco di diventare un junior partner, o l'enfatizzazione del suo ruolo all'interno dei BRICS.
Al contrario, l'India è determinata a resistere alle pressioni esterne e a mantenere il più a lungo possibile il suo duplice allineamento, continuando a giocare su entrambi i fronti per massimizzare i propri interessi nazionali, raddoppiando al contempo le proprie credenziali da solista.
(Traduzione de l'AntiDiplomatico)
*Laureato in Sociologia con specializzazione in politiche dell'UE e relazioni internazionali
Data articolo: Wed, 30 Apr 2025 06:30:00 GMT
di Michele Blanco
I recenti dati sulle spese militari globali diffusi dal SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) non possono che portare ad una seria riflessione lucida e, più che mai, necessaria, capace di smascherare definitivamente la falsissima narrazione mainstream che invoca un immediato e massiccio riarmo. I numeri, nella loro ovvia oggettività, raccontano una realtà ben diversa e sollevano molti importanti interrogativi.
Gli Stati Uniti si confermano leader mondiali incontrastati della spesa militare, con quasi mille miliardi di dollari nel 2024, rappresentando il 37% del totale delle inutili spese militari nel nostro pianeta.
La NATO nel suo complesso, Stati Uniti compresi, cuore pulsante dell'alleanza occidentale, assorbe il 55% della spesa globale, toccando i 1506 miliardi di dollari.
Confrontando queste cifre con quelle ufficiali di Cina (314 miliardi) e Russia (149 miliardi), emerge un enorme divario che ad essere sinceri è letteralmente impressionante. La spesa totale della NATO, cioè dell’alleanza occidentale, supera di oltre tre volte la somma di quella dei due Paesi spesso additati come le principali minacce. Si pensi alla narrazione dei mezzi di disinformazione di massa, tutti di proprietà, o comunque controllati, dagli stessi azionisti delle fabbriche d’armi si vuole dare per scontata l’idea che siamo in pericolo perché l’Europa sta per essere invasa dalla Russia,
Ancora più eclatante è il dato relativo agli ultimi dieci anni: i Paesi europei membri della NATO hanno speso complessivamente 1800 miliardi di euro in più rispetto alla Russia. Questa cifra, sbalorditiva nella sua entità, rende quanto meno difficile sostenere l'urgenza di un riarmo dettato da una presunta inferiorità militare nei confronti della Federazione Russa.
Inoltre bisogna sempre ricordare che la federazione Russa ha 143,8 milioni di abitanti (2023), ma al tempo stesso è la nazione più grande per estensione territoriale al mondo, con ricchezze minerarie incredibili, ha il problema che territori immensi come la Siberia sono scarsamente popolari. Solo i paesi aderenti all’Unione Europa hanno 449,2 milioni (2024) di abitanti, una invasione è assolutamente improbabile. In questi giorni il filosofo tedesco Habermas ha evidenziarlo con forza in un’intervista pubblicata recentemente dalla rivista “Internazionale”, (del 4/10 aprile 2025, n. 1608 anno 32, pp. 46-51), in cui mette in guardia l’Europa da un riarmo che distrugga quel poco di integrazione sociale e di “welfare State” che è rimasto nelle politiche degli Stati europei. Il pericolo che paventa per l’Europa è quello “dell’abolizione della politica”, vale a dire uno svuotamento delle democrazie liberali in gusci vuoti, senza partecipazione e senza spazio di comunicazione libera e agire politico. Trasformare lo Stato e le istituzioni in dispositivi di sola gestione economica, significa avere una concezione dei cittadini solo come consumatori e come capitale umano da sfruttare. In questa prospettiva, non è difficile arrivare a considerare le persone soggetti. Oggi vorrebbero sostituire l’etica della pace, che è il bene sociale più alto, con l’ideologia della guerra contro i presunti nemici.
Di fronte a questi numeri, sorge una importante domanda: questa spesa colossale è stata forse orientata più a beneficio dell'industria bellica e dei fondi finanziari che detengono quote significative nel settore, piuttosto che a un'effettiva esigenza di sicurezza collettiva?
Malgrado questo scenario dipinto chiaramente dai dati del SIPRI, assistiamo a un coro quasi unanime, composto dai burocrati tecnocrati europei e dai loro lacchè politici dei vari stati Europei, che chiedono un ulteriore aumento, quanto inutile e dannoso, delle spese militari a livello europeo, con cifre che ballano intorno agli 800 miliardi di euro per il riarmo. Questa richiesta, alla luce dei numeri, appare non solo ingiustificata ma suona come una vergognosa presa in giro. I dati non mentono: la spesa militare occidentale, e in particolare quella della NATO, è già a inutili e dannosi, ripeto, livelli stratosferici, incomparabilmente superiori a quelli di tutti i competitor globali.
Sarebbe arrivato il momento di smettere di alimentare la retorica della paura e del riarmo indiscriminato e iniziare a chiedere conto delle ingenti somme spese per fondi destinati alla difesa. Tutti questi soldi devono andare in spesa sociale, sanitaria, per le infrastrutture e per la formazione. I numeri del SIPRI ci offrono un punto di partenza assolutamente inequivocabile per un dibattito serio e basato sui fatti, lontano dalle sirene della guerra e più vicino alle reali esigenze di sicurezza sociale, sanitaria, e della prosperità collettiva dei cittadini italiani e europei.
Dopo l'annuncio di Meta dell'intenzione, dalla fine di maggio, di utilizzare i dati contenuti nei post pubblici degli utenti maggiorenni (post, commenti, didascalie, foto, etc.) per sviluppare e migliorare il chatbot Meta Ai su WhatsApp o i modelli linguistici come Llama, il Garante della Privacy ha fornito importanti chiarimenti.
DA ADNKRONOS:
*GARANTE PRIVACY, 'DA FINE MAGGIO META USERA' DATI PERSONALI UTENTI CHE NON SI SARANNO OPPOSTI'* = Roma, 29 apr. (Adnkronos) -
La portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha avvertito che Kiev sta ancora una volta minando gli sforzi di pace minacciando la parata commemorativa dell'80° anniversario della vittoria sul nazismo a Mosca,
Sul suo canale Telegram, la portavoce ha scritto: "Di quale tipo di 'tregua' da parte del regime di Kiev possiamo parlare quando Bankovaya [la via degli uffici di Zelensky] sta letteralmente pianificando attacchi terroristici in diretta?"
"Questa è un'ulteriore prova che sono Zelensky e la sua banda estremista a minare gli sforzi di pace. E se ne vantano. Proprio come fanno i terroristi classici", ha aggiunto.
Zelensky ha accennato alla possibilità di attaccare una parata a Mosca, alla quale avrebbero dovuto partecipare una ventina di leader mondiali. "In questo momento, sono preoccupati di non riuscire a tenere la loro parata militare, e giustamente. Ma ciò di cui dovrebbero davvero preoccuparsi è che questa guerra è in corso", ha dichiarato il leader ucraino in un video.
Nel frattempo, non ha fornito una risposta diretta all'iniziativa di Vladimir Putin di dichiarare un cessate il fuoco nell'80° anniversario del Giorno della Vittoria, dalla mezzanotte del 7-8 maggio alla mezzanotte del 10-11 maggio.
Data articolo: Wed, 30 Apr 2025 06:00:00 GMT
"Penso che sto salvando quella nazione. Penso che quella nazione sarà sconfitta molto presto", ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel corso di un'intervista alla rivista The Atlantic.
A tal proposito, l’inquilino della Casa Bianca ha ricordato di essere stato lui a fornire i missili Javelin all'esercito ucraino e che "questo è stato uno dei motivi per cui il conflitto ucraino è continuato”, aggiungendo: “Ora, si potrebbe anche sostenere che è un peccato che ciò sia continuato, perché sono morte molte persone. In questa guerra sono morte molte più persone di quante ne vengano riportate".
Alla domanda se fosse disposto a fornire all'Ucraina "pieno supporto" inviando più equipaggiamento militare se l'esercito russo avesse continuato con successo i suoi progressi, Trump ha risposto che "non devono essere necessariamente armi", precisando che “esistono molti tipi di armi. Non devono essere necessariamente armi con proiettili. Possono essere armi con sanzioni. Possono essere armi con banche. Possono essere molte altre armi".
"Un grande favore all'Ucraina"
Trump ha fatto riferimento anche al primo ministro norvegese Jonas Gahr Store, che la scorsa settimana ha elogiato i suoi sforzi per porre fine al conflitto russo-ucraino.
"Il primo ministro norvegese, una persona molto rispettata, afferma che, se il presidente Trump non fosse intervenuto, questa guerra non sarebbe mai finita. Credo di fare un enorme favore all'Ucraina. Ne sono convinto", ha affermato.
Data articolo: Wed, 30 Apr 2025 06:00:00 GMT
Secondo quanto riporta Middle Esat Eye, "agenti del Mossad" e "guerrafondai" stanno spingendo gli Stati Uniti in un conflitto con la Repubblica Islamica dell'Iran, precisando che, queste indiscrezioni, non provengono da Teheran e dalle sue agenzie di stampa, ma da alcuni dei più stretti alleati e sostenitori del presidente americano Donald Trump nel settore mediatico.
A confermare la tesi, il portale ha citato il conduttore Tucker Carlson, il quale ha rivelato un colloquio con un alto funzionario del Dipartimento della Difesa, rimosso, secondo lui, perché ritenuto un ostacolo al bombardamento dell'Iran da parte degli Stati Uniti.
Secondo quanto riportato da diversi organi di stampa, Dan Caldwell, uno dei principali consiglieri del Segretario alla Difesa Pete Hegseth, è stato rimosso dal Pentagono all'inizio di questo mese con l'accusa di aver fatto trapelare informazioni riservate sull'uso della chat Signal da parte di Hegseth.
Non è così, secondo Carlson, che ha un accesso diretto con Trump.
"Forse hai commesso un errore rilasciando interviste ufficiali in cui descrivevi le tue idee di politica estera... che sono fuori dal coro tra i guerrafondai di Washington", ha spiegato Carlson a Caldwell, aggiungendo: "Poi all'improvviso ho letto che sei un traditore".
Domenica, Clayton Morris, ex conduttore di Fox News, ha anche lui, ribadito che le voci pro-Israele stavano "lavorando straordinariamente" per distruggere la "squadra anti-guerra" che Trump ha riunito al Pentagono.
"Abbiamo appreso qui a Redacted che ex agenti del Mossad israeliano stanno lavorando alacremente sui social media e dietro le quinte per screditare il Segretario alla Difesa Pete Hegseth", ha aggiunt Morris, riferendosi al suo programma, pur non facendo i nomi dei cosiddetti ex agenti.
L'amministrazione Trump è divisa tra repubblicani più tradizionalisti, come il segretario di Stato americano Marco Rubio e il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, e isolazionisti del movimento "America First", come il capo dello staff della Casa Bianca Susie Wiles e la direttrice dell'intelligence nazionale Tulsi Gabbard.
Tra i più accaniti difensori di Trump nei media, che esercitano un'influenza senza precedenti nel comunicare la sua visione del mondo, ci sono personaggi come Carlson e l'ex consigliere Steve Bannon.
Il licenziamento di Caldwell e di altri due alti funzionari del Pentagono sembra aver rinvigorito gli isolazionisti dell'America First. La loro critica alle voci filoisraeliane e agli ex agenti del Mossad è senza precedenti all'interno del Partito Repubblicano. Riflette quanto Trump abbia allontanato il partito dalla sua tradizionale visione del mondo aggressiva.
Personalità dei media pro-Trump hanno criticato duramente Merav Ceren, nominato a capo dell'Iran e di Israele presso il Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca.
Ceren è nato ad Haifa e ha lavorato per il Ministero della Difesa israeliano. Nel suo programma, Morris, che ha co-condotto un notiziario mattutino su Fox con Hegseth, ha affermato che "il neoconservatore Mike Waltz ha ora assunto praticamente un ex funzionario delle IDF e con doppia cittadinanza per lavorare sotto di lui".
Data articolo: Wed, 30 Apr 2025 06:00:00 GMTDurante il forum "Grande Eredità – Futuro Comune" a Volgograd, il presidente russo Vladimir Putin ha proposto la creazione di una commissione congiunta tra Russia e Bielorussia per tutelare la memoria storica della Grande Guerra Patriottica (1941–1945), ovvero il fronte orientale della Seconda guerra mondiale. L’obiettivo? Difendere la verità storica e contrastare il revisionismo, il nazismo e ogni forma di intolleranza.
Putin ha sottolineato l’importanza di unire forze pubbliche e politiche, in particolare i giovani, intorno a progetti comuni che celebrino il coraggio e il sacrificio dei popoli sovietici nella sconfitta del nazismo. La commissione includerà esperti e storici di entrambi i Paesi e si inserisce in un contesto più ampio: la costruzione di un nuovo ordine mondiale fondato su una "sicurezza equa e indivisibile".
Nel suo intervento, il presidente ha anche ribadito che l’Eurasia deve trasformarsi in uno spazio di pace, stabilità e sviluppo sostenibile, in contrapposizione ai modelli occidentali. Ha inoltre annunciato che truppe di diversi Paesi sfileranno accanto ai soldati russi nella parata del 9 maggio sulla Piazza Rossa. Infine, Putin ha rilanciato l’intesa economica con la Bielorussia, in particolare nei settori industriali e tecnologici.
Tra i progetti, anche la costruzione congiunta di impianti per droni e sistemi aerei avanzati. Una cooperazione che, secondo Mosca, rappresenta un esempio concreto di integrazione eurasiatica.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
Data articolo: Wed, 30 Apr 2025 05:00:00 GMTIn un’intervista con The Atlantic, il presidente USA Donald Trump ha lanciato un duro avvertimento: se Kiev non si siederà presto al tavolo dei negoziati con Mosca, potrebbe subire una sconfitta decisiva. “Credo di star salvando quella nazione. Sarà schiacciata a breve”, ha dichiarato, sottolineando la potenza militare russa.
Anche il vicepresidente J.D. Vance ha ribadito la linea: “Se non si ferma tutto, l’Ucraina non vincerà questa guerra”. L’amministrazione Trump sembra sempre più convinta che solo un accordo possa evitare il collasso ucraino.
Mosca, da parte sua, si è detta pronta al dialogo, ma solo per soluzioni durature e non per cessate il fuoco temporanei, che in passato avrebbero permesso al regime di Kiev di riarmarsi. Intanto, Trump ha affermato che Vladimir Putin è più “trattabile” di Zelensky, il quale ha rifiutato di riconoscere la Crimea come territorio russo, punto centrale nella proposta USA.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
Data articolo: Wed, 30 Apr 2025 05:00:00 GMTIl Primo Ministro indiano Narendra Modi ha dato carta bianca operativa alle forze armate per decidere “come, quando e per quale scopo” rispondere al recente attacco terroristico nel Kashmir amministrato dall'India, che ha provocato 26 vittime e che Nuova Delhi ha attribuito al Pakistan.
Il messaggio è arrivato durante un incontro tra Modi e il ministro della Difesa Rajnath Singh, il consigliere per la sicurezza nazionale Ajit Doval e il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Anil Chauhan.
Secondo i funzionari citati dai media locali, Modi ha dichiarato che “la nostra volontà nazionale è quella di infliggere un duro colpo al terrorismo”. Ha inoltre espresso la sua “piena fiducia” nella capacità professionale dell'esercito indiano.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
Data articolo: Wed, 30 Apr 2025 05:00:00 GMTI ministri degli Esteri dei BRICS+, riuniti a Rio, hanno chiesto un ordine mondiale multipolare, riforme dell’ONU e il superamento del protezionismo. Con l’adesione di Indonesia e 9 nuovi partner (tra cui Bielorussia, Cuba e Nigeria), il blocco punta a rafforzare il Sud Globale.
Ha condannato gli attacchi israeliani a Gaza e ribadito il sostegno alla soluzione dei due Stati. Inoltre sono state criticate le politiche commerciali punitive (come la carbon tax Ue) e l’inefficacia del sistema WTO.
Infine il blocco promuove una governance dell’IA inclusiva e cooperazione climatica. Il Brasile guiderà i BRICS nel 2025, con focus su “coesione del Sud”, mentre l’India prepara il vertice 2026.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
Data articolo: Wed, 30 Apr 2025 05:00:00 GMTHo ancora le mani per scrivere. Testimonianze dal genocidio a Gaza (EDIZIONI Q) raccoglie 222 testi di numerosissimi autori di Gaza, scrittori, poeti, giornalisti o semplici cittadini. Il sottotitolo dell’originale sottolinea che si tratta di testimonianze min dakhil Ghazza (“dall’interno di Gaza”), cioè scritte da palestinesi che vivono nella Striscia. Diffuse perlopiù dai social networks, sono riportate in ordine cronologico, coprendo un periodo che va dall’ottobre del 2023 fino al settembre 2024. Mutuando un’espressione tipica del linguaggio militare, esse sono state composte a “distanza zero” dal teatro degli eventi che li vedono coinvolti, non da semplici spettatori, ma da attori, testimoni oculari, auricolari e con tutti gli altri sensi, sensazioni ed emozioni.
Dal 7 ottobre 2023 i profili dei cosiddetti “social” pullulano di testi vari in cui i palestinesi cristallizzano le terribili esperienze che vivono nel loro quotidiano, provati dalla fame, dall’oppressione, sotto una campagna di pulizia etnica e di sterminio. Nell’introduzione all’originale arabo, il poeta giordano-palestinese Musa Hawamdeh, uno dei curatori dell’opera e fondatore della casa editrice giordana Tadween, scrive: «Questi diari mostrano chi sono i veri esseri umani e chi i mostri assassini, chi sono le vittime e chi i carnefici. (…) Noi sogniamo di liberare la nostra umanità (…). Vogliamo fermare la barbarie e il mostro che non vuole riconoscere il diritto di questo popolo al proprio paese e al suo sole".
Gli abitanti di Gaza sanno che scrivere è un lusso, tra le perdite di tanti cari e la paura. Lo fanno anche per sentirsi vivi, per proteggere il cervello dalla ruggine, sapendo bene di avere «pochissimo tempo a disposizione» (frammento 118). Ma il dilemma più grande è come far sentire la propria voce al mondo. Se le immagini non bastano, come possono le parole aprire una breccia nel cuore dei lettori? E in più la lingua non riesce neanche a descrivere tutto ciò che accade, ad esprimere l’assurdità del reale.
Dopo il 7 ottobre un ministro israeliano ha definito i palestinesi “animali umani”, ma costoro sono ormai consapevoli che mentre asini, cavalli, buoi hanno un prezzo, loro non valgono niente, agli occhi del pianeta. Una menzione speciale ricevono gli asini, perché trasportano feriti, cadaveri, oggetti pesanti senza chiedere niente in cambio. Sono gli unici a condividere con gli abitanti di Gaza morte, malattie e l’eterna diarrea. Eppure c’è chi nega loro un po’ di acqua, a causa della sete che affligge la Striscia.
Con la maggior parte degli edifici distrutti o pericolanti si vive e si dorme all’aperto o in tenda. Ognuna di esse porta nelle sue pieghe una storia di perdita, di oblio forzato e di nostalgia. Poi di sera il tempo si arresta per un attimo: «Si spengono le luci e si accendono i ricordi» (frammento 207).
In un angolo un’anziana seduta racconta a se stessa della sua vecchia casa, dell’albero di olivo che abbracciava ogni mattina. Tra le macerie e le tende proliferano insetti, topi, vipere, scorpioni, mosconi blu che si nutrono di cadaveri. Inoltre nella calura della tenda «soffri di mal di testa, pressione bassa o alta, pustole di tutti i tipi, problemi ai reni, dolori alle ossa (…), un pianto represso ogni volta che ti senti soffocare in un fiume di sudore» (frammento 36). Ma a molti i topi ormai non fanno più paura, quella viene solo dall’uomo. C’è anche chi cerca una cella di carcere vuota, al posto della tenda, meglio se d’isolamento.
--------------
L'AntiDiplomatico si impegnerà in prima persona nella vendita di questa opera fondamentale dei nostri tempi. Acquistando Ho ancora le mani per scrivere. Testimonianze dal genocidio a Gaza sosterrete i prossimi progetti di "Gazzella Onlus" per la popolazione di Gaza: https://www.ladedizioni.it/prodotto/ho-ancora-le-mani-per-scrivere-testimonianze-del-genocidio-a-gaza/
LA RESISTENZA DEL POPOLO PALESTINESE E' UNO DEGLI ULTIMI BARLUMI DI LUCE PER L'UMANITA'
QUI PER SEGUIRE LE ATTIVITA' BENEFICHE DI GAZZELLA ONLUS
----
Testo tratto dall'introduzione dell'opera
di Michelangelo Severgnini per l'AntiDiplomatico
Trenta miliardi di scambio commerciale tra Italia e Turchia. Questo era il traguardo da celebrare in pompa magna. E’ stato persino rinviato, prima per il viaggio negli States della Meloni, in seguito per la morte del papa. Ma prima che cominci il conclave, un buco è stato trovato.
La Turchia è volata a Roma nella giornata di martedì 29 aprile 2025 con quasi l’intero governo: oltre al presidente Erdogan sono atterrati a Ciampino: il ministro degli Affari esteri Hakan Fidan, il ministro della Famiglia e dei servizi sociali Mahinur Özdemir Gökta, il ministro della gioventù e dello sport Osman Aikin Bak, il ministro della cultura e del turismo Mehmet Nuri Ersoy, il ministro della difesa nazionale Yafar Güler, il ministro dell'industria e della tecnologia Mehmet Fatih Kacer, il ministro del commercio Ömer Bolat, il capo del M?T Ibrahim Kalin, il Direttore delle Comunicazioni della Presidenza Fahrettin Altun, il capo delle Industrie della Difesa della Presidenza Haluk Görgün e tanti altri.
Migrazione, Europei di calcio 2032, Libia, scambio commerciale a tutti i livelli, ma soprattutto armi. Da un lato il bisogno di armarsi europeo e italiano. Dall’altro il desiderio di vendere armi turco.
“Puntiamo ai 40 miliardi!”, hanno esclamato in coro la Meloni e Erdogan.
Se questo è stato un banchetto di nozze, la firma dell’accordo di matrimonio è stata messa il 6 marzo scorso, quando Leonardo, il colosso italiano della difesa e aerospazio, e l’azienda turca dei droni Baykar hanno siglato un Memorandum of Understanding per dar vita a una joint-venture, con sede in Italia, dedicata alla progettazione, sviluppo, produzione e manutenzione di sistemi aerei senza pilota.
L’accordo si basa su “forti sinergie e complementarità industriali”. Insomma, con l’aggiunta della tecnologia italiana, i droni turchi possono diventare davvero micidiali. E l’Italia ne avrà la sua parte.
In questo modo, Leonardo e Baykar intendono “perseguire congiuntamente opportunità sia nel mercato europeo sia a livello internazionale, sfruttando anche ulteriori sinergie nel settore spaziale”. Puntano infatti alla “conquista del mercato europeo – comprendente caccia senza pilota, droni da sorveglianza armati e droni da attacco in profondità – stimato intorno ai 100 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni”.
I droni turchi da tempo suscitano preoccupazione e invidia, per la loro letalità, per la tecnologia a basso costo (e quindi per il basso prezzo alla vendita) e soprattutto per la vendita facile con cui la Turchia ha risposto a chiunque si sia fatto avanti per l’acquisto.
A cominciare dagli Ucraini, che però li hanno pagati profumatamente. Nel 2019, l'Ucraina ha acquistato una prima flotta di TB2 per una cifra dichiarata di 69 milioni di dollari. Da lì in poi sono seguiti ulteriori acquisti finché una fabbrica della Baykar dovrebbe essere persino aperta a Kiev.
In qualità di maggiore azienda di veicoli aerei senza pilota al mondo, Baykar ha firmato accordi di esportazione con un totale di 36 Paesi - 34 per l'UCAV Bayraktar TB2 e 11 per l'UCAV Bayraktar AKINCI.
L’ingegneria aerospaziale in Turchia subisce un forte impulso a partire dal 2010, quando le Industrie Aerospaziali Turche (TAI) hanno avviato lo sviluppo di droni, ma sono i modelli TB2 del 2012 e successive evoluzioni a cambiare le carte in tavola in molti conflitti.
Molti sostengono che la crescita dell’industria aerospaziale turca dell’ultimo decennio sia stata una conseguenza dell’indisponibilità europea a condividere il progetto Eurofighter con la Turchia, al quale di nuovo di recente la stessa Turchia ha chiesto di essere ammessa.
Non solo, nel 2017, a un anno dal tentato golpe americano contro Erdogan, la Turchia aveva acquistato il sistema missilistico di difesa russo S-400.
Ma ora Erdogan ha sentito odor di soldi provenire dall’Europa. Non solo il consorzio tra Germania, Italia, Spagna e Regno Unito intorno al jet Eurofighter non ha portato agli obiettivi prefissati, ma le contingenze del momento spingono l’Europa a rafforzate il proprio sistema militare.
E mentre ormai l’Europa va alla spicciolata, l’Italia si muove per conto suo. Insieme ai Turchi.
Infatti è stato Erdogan a bussare alla Leonardo: manca ancora un pizzico di tecnologia in più alla Turchia per lanciare il prossimo drone ancora più letale e noi siamo il partner prescelto.
La Meloni non ha fatto una piega. Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, si è sfregato le mani. I 40 miliardi sono nel mirino.
Cosa ne penseranno gli altri governi europei?
Ancora non si sa.
Imamoglu chi?
Ah, già. L’ex-sindaco di Istanbul arrestato.
Nonostante il partito di opposizione CHP, di cui l’ex-sindaco fa parte, abbia chiamato il Paese ad un boicottaggio contro le imprese vicine al governo, la faccenda è molto più delicata e profonda di quanto non si racconti qui in Italia.
Il presidente del partito, Özgür Özel, ha lanciato un accorato appello al premier inglese Starmer sui canali della BBC chiedendo il soccorso europeo contro Erdo?an: “Mentre tutta l'Europa reagisce, non capiamo perché il partito laburista britannico di Starmer non dica nulla al riguardo. Ci sentiamo abbandonati. Prendono il sindaco di Istanbul e lo mettono in prigione e il Regno Unito non alza una voce. Allora com'è questa amicizia, com'è questo partito gemello, com'è questo difendere insieme la democrazia? Come possono la Gran Bretagna, culla della democrazia, e il nostro partito gemello, il Partito Laburista, rimanere in silenzio? Siamo davvero molto offesi”.
Tuttavia, mentre il partito di opposizione CHP gioca a candidarsi a maggiordomo turco dell’Europa, oltre alle indagini per corruzione già a carico dell’ex-sindaco e di un altro centinaio di indagati, la Procura generale di Ankara ha aperto un’ulteriore indagine sulle accuse dei delegati dello stesso partito CHP, Kemal Ölmez e Naz?m Demir, secondo cui sarebbero stati effettuati voti in cambio di denaro durante il 38° Congresso ordinario del CHP tenutosi il 4 e 5 novembre 2023.
Può darsi dunque che tra Londra e Parigi a qualcuno questo obiettivo dei 40 miliardi di scambio tra Roma e Ankara non piaccia. Nel caso a Istanbul hanno già la loro pedina da mettere in movimento.
Tuttavia la vera partita di Erdogan non si gioca a Istanbul, ma nel profondo Kurdistan.
Dopo lo storico appello di Abdullah Öcalan che ha chiamato al disarmo e allo scioglimento unilaterale del PKK, tuttavia una data per il congresso che sancisca la fine del progetto politico cominciato nel lontano 1978 ancora non c’è.
E in questa fase delicata molte cose possono succedere.
Tülay Hatimogullar?, co-leader del partito DEM filo-curdo in Turchia, sulle proteste in corso nel Paese ha rilasciato un messaggio sibillino: “Quando osserviamo questo processo, la prima soglia critica è stata superata. Tuttavia, sono il governo e lo Stato che devono superare la seconda soglia critica. Affinché questo appello abbia un equivalente sociale, per essere implementato, spetta al governo e allo Stato creare il terreno che supererà la seconda soglia critica”.
Come dire che il governo turco si deve dare una regolata.
All’interno della comunità politica curda di Turchia in molti vorrebbero subordinare lo smantellamento del PKK a grosse concessioni da parte del governo turco. Tuttavia non è questo lo spirito dell’appello fatto da Öcalan.
Lo hanno ribadito più volte persone vicinissime al leader curdo, tra queste Süreyya Önder, vice-presidente del gruppo parlamentare e membro storico della delegazione che negli anni ha potuto incontrare Öcalan nel carcere di ?mral?.
"Al momento non è chiaro quale strada intraprenderanno gli Stati Uniti, Israele, l'Iran, la Turchia o gli altri attori in Siria. Non è chiaro cosa farà il nuovo governo di Damasco e che tipo di Siria costruirà. È proprio in questo periodo di incertezza che Öcalan ripropone la sua proiezione mediorientale come suggerimento. Forse la posizione più chiara a questo proposito è quella di Öcalan.
Dimostra una posizione politica che suggerisce pace, coesistenza e transizione, piuttosto che guerra, conflitto e linee nette che si trasformano in muri tra i popoli. Ora è il momento giusto per mettere in pratica questa teoria. Pertanto, sia Öcalan che il movimento curdo hanno le idee chiare sulla pace”.
Purtroppo Süreyya Önder è stato colpito di recente da un attacco di cuore e la sua vita è in pericolo, in terapia intensiva da più di una settimana (a lui vanno i nostri migliori auguri). Ma sono in molti a considerare l’appello di Öcalan come un bene a prescindere e non una mossa all’interno di una trattativa.
Chi invece certamente non guarda in faccia a trattative sono i Curdi di Siria.
Soltanto il 10 marzo scorso, all’indomani della strage di Alawiti, Ahmed Sharaa (l’ex al-Jolani) aveva firmato a Damasco un accordo con Mazloum Abdi, comandante generale delle SDF curde in Siria, affinché la Siria rimanesse un Paese integro e unito, come chiesto a gran voce anche dalla Turchia e del resto come stabilito dagli accordi di Astana del 2018 con Russia e Iran.
Ma ecco che sabato scorso 26 aprile si è tenuta una conferenza per il dialogo intra-curdo a Qamishli, città curda del nord della Siria, durante la quale le SDF hanno lanciato un appello per il federalismo in Siria, che, armi alla mano, da quelle parti corrisponde ad un’indipendenza di fatto (vedi nord dell’Iraq).
La risposta dello stesso Ahmed Sharaa non si è fatta attendere esprimendo tutta la sua delusione: “Le ultime manovre e dichiarazioni della leadership delle SDF, che chiedono il federalismo e radicano una realtà separata sul terreno, contraddicono apertamente la sostanza dell'accordo e minacciano l'unità del Paese e l'integrità del suo territorio”.
Chi è invece soddisfatto dell’esito della conferenza? “Gli Stati Uniti accolgono con favore la ripresa del dialogo intra-curdo e attendono con ansia i suoi continui progressi”, ha dichiarato al canale Rudaw un portavoce del Dipartimento di Stato.
Israele per ora si astiene dal commentare, giusto per non dare troppo nell’occhio.
Per la Turchia è allarme rosso in Siria.
Per l’Italia sono bei soldi.
Il resto lo diranno i fatti.
Data articolo: Tue, 29 Apr 2025 17:00:00 GMTIn un atto di denuncia senza precedenti, il governatore della Provincia di Buenos Aires, Axel Kicillof, ha inviato una lettera ufficiale al Consiglio Esecutivo del Fondo Monetario Internazionale (FMI), chiedendo l’apertura immediata di un’indagine sulla condotta della direttrice Kristalina Georgieva. L’accusa è chiara: interferenza negli affari interni dell’Argentina, con dichiarazioni e gesti che violano la sovranità del paese e tradiscono il mandato di neutralità dell’istituzione. Un episodio che ripropone la sempiterna barbarie neoliberista storicamente associata al FMI, pronta a sacrificare l’autodeterminazione dei popoli sull’altare degli interessi finanziari.
La scintilla della polemica risale alle dichiarazioni rilasciate da Georgieva durante le Riunioni di Primavera 2025 del FMI e della Banca Mondiale, quando ha esortato l’Argentina a “non deragliare la volontà di cambiamento” in vista delle elezioni di ottobre. Pur avendo successivamente tentato di correggere il tiro, definendo le sue parole un messaggio rivolto al governo e non al popolo, l’affermazione è stata interpretata come un sostegno implicito all’attuale esecutivo ultraliberista di Javier Milei. La risposta dell’opposizione argentina è stata immediata. Cristina Fernández de Kirchner, ex presidente e vicepresidente, ha replicato su Twitter con un secco “Che Kristalina”, accusando il FMI di volere l’Argentina “indebitata e sottosviluppata”, intrappolata in un “modello di miseria pianificata” legittimato dai dollari e dalla retorica dell’istituzione.
Acabo de enviar una carta al Directorio Ejecutivo del FMI exigiendo una investigación sobre la conducta de Kristalina Georgieva. Con sus declaraciones sobre las elecciones argentinas y su apoyo explícito al oficialismo, violó el reglamento del Fondo y su deber de imparcialidad.… pic.twitter.com/mnHkvxADrQ
— Axel Kicillof (@Kicillofok) April 28, 2025
Ma il caso non si ferma alle parole. Kicillof ha evidenziato un gesto simbolico carico di implicazioni: durante un evento ufficiale, Georgieva è apparsa indossando una spilla del partito La Libertad Avanza, forza di governo guidata dal fanatico liberista Milei. “Un fatto assolutamente inedito”, ha sottolineato il governatore, chiedendosi: “Quale sarebbe la reazione globale se la direttrice del FMI posasse con una spilla del Partito Justicialista o di Morena (partito di governo del Messico)?”. Un’immagine che, secondo Buenos Aires, tradisce uno schieramento incompatibile con il ruolo di un’istituzione che dovrebbe agire con imparzialità.
La lettera di Kicillof non si limita a denunciare un’ingerenza politica, ma smonta punto per punto le violazioni commesse da Georgieva. L'Accordo Costitutivo del FMI stabilisce che i funzionari devono agire esclusivamente nell’interesse dell’istituzione, senza cedere a influenze esterne. Il Codice di Condotta dello Staff impone neutralità e professionalità, vietando azioni che possano compromettere la percezione di imparzialità. Persino il contratto di Georgieva vieta esplicitamente partecipazione ad attività partitiche, pur consentendo l’adesione a un partito.
Carlos Bianco, ministro del Governo bonaerense, ha ribadito che indossare la spilla di La Libertad Avanza non è solo una provocazione, ma una “violazione del diritto internazionale”, in particolare del principio di non ingerenza negli affari interni degli Stati. “È totalmente inaccettabile”, ha dichiarato, ricordando come il FMI abbia storicamente agito come braccio finanziario di potenze esterne, citando i prestiti concessi durante le amministrazioni di Mauricio Macri e adesso Javier Milei come “operazioni politiche” spinte dagli Stati Uniti.
La critica argentina va oltre l’episodio specifico, denunciando una strategia sistemica. Kicillof accusa il Fondo di aver “condannato generazioni di argentini al debito” per favorire progetti politici allineati agli interessi neoliberisti. Un copione già visto: nel 2019, l’ex direttrice Christine Lagarde fu accusata di pressioni analoghe durante la campagna elettorale. Oggi, con Georgieva, il FMI sembra riproporre lo stesso schema, sostenendo governi disposti a implementare riforme antipopolari in cambio di prestiti.
“Il Fondo non può comandare sulle decisioni del governo argentino, né tantomeno sulla volontà elettorale del popolo”, ha tuonato Kicillof, chiedendo non solo scuse formali, ma anche la rimozione di Georgieva qualora l’indagine ne confermi le responsabilità. Una richiesta che rappresenta a tutti gli effetti un atto di resistenza simbolica contro un’istituzione che agisce come strumento di dominazione neocoloniale.
La battaglia legale e politica avviata da Buenos Aires non è solo una questione argentina, ma un monito globale contro l’ingerenza delle istituzioni finanziarie internazionali. Mentre Cristina Fernández chiude il suo tweet con un “prima o poi il popolo tornerà”, il messaggio è chiaro: la lotta per l’autodeterminazione dei paesi del Sud del mondo passa anche dal contrasto a un ordine economico che, sotto le mentite spoglie della neutralità, continua a imporre ricette fallimentari. Il caso Georgieva potrebbe diventare il simbolo di una resistenza che, dalle piazze ai palazzi del governo, chiede di rompere le catene del debito e della subalternità neoliberista che affama i popoli.
Data articolo: Tue, 29 Apr 2025 16:21:00 GMT
di Vincenzo Brandi
L’ultima manifestazione per la Liberazione dal Nazifascismo si è svolta in varie città italiane tra vari contrasti e strascichi polemici.
A Roma l’ANPI (cioè l’Associazione Nazionale dei Partigiani Italiani, che lottarono armi in pugno contro il Nazifascismo e contribuirono alla nascita della nostra Costituzione, una delle più avanzate in assoluto su scala mondiale) ha inaspettatamente disertato il Piazzale di Porta S. Paolo, dove nel 1943 si ebbe il primo episodio di Resistenza armata di militari e civili italiani contro le truppe di occupazione naziste.
Il piazzale, dove tradizionalmente si teneva la festa di liberazione dal Nazifascismo, è stato di fatto ceduto alla cosiddetta “Brigata Ebraica”, erede di una formazione di Ebrei della Palestina (e non solo) che faceva parte integrante dell’esercito Britannico verso la fine della Seconda Guerra Mondiale., Questa formazione – per potersi poi sedere al tavolo dei vincitori - partecipò solo a qualche ultima piccola scaramuccia della guerra nella primavera del 1945, quando i Nazifascisti erano ormai in rotta e sul punto di arrendersi. Tuttavia il suo ruolo è stato gonfiato ed esaltato dall’ala sionista della comunità ebraica, per giustificare la sua presenza in una manifestazione di Resistenza, e far dimenticare i 77 anni di sanguinosa occupazione della Palestina da parte dei Sionisti ed il genocidio in corso nella Striscia di Gaza.
Nel Piazzale di S, Paolo sono però intervenuti fin dalle 7,30 militanti di organizzazioni palestinesi e sostenitrici della lotta di liberazione dei Palestinesi (come l’UDAP, l’API, i giovani Palestinesi , gli Studenti Palestinesi, il Coordinamento Palestina, Palestina nel Cuore, ecc.), oltre a formazioni ecologiste e della sinistra (come Extinction Rebellion, vari centri sociali, ecc.) che hanno costretto lo sparuto gruppo sionista a occupare solo una piccola zona della piazza protetto da un imponente schieramento di polizia, salvo andarsene alla chetichella verso le 10, mentre la piazza veniva completamente occupata dagli antifascisti antisionisti.
Anche a Milano si sono verificate tensioni tra militanti antisionisti che ricordavano che la festa della Liberazione riguarda tutti i popoli in lotta per la loro liberazione, come anche i Palestinesi, e militanti sionisti che sventolavano bandiere di Israele, uno stato colonialista e ormai apertamente genocida. Accanto ai Sionisti si erano presentati con le loro bandiere anche Ucraini sostenitori di un governo apertamente e dichiaratamente nazifascista (il loro eroe nazionale è Stepan Bandera, già capo delle milizie ultranazionaliste e naziste che combatterono dalla parte di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale, e tutti i partiti di opposizione sono stati posti fuori legge dopo il colpo di stato del 1914). Erano inoltre presenti bandiere dei tagliagole siriani di Al Qaida, che hanno distrutto la Siria laica e socialista, ed ora si presentano come “liberatori”.
Bandiere ucraine e dei tagliagole siriani erano presenti anche al corteo ANPI di Roma.
Ho grande stima dei partigiani che fondarono l’ANPI e che contribuirono alla nascita della nuova Costituzione democratica (purtroppo non attuata nelle sue indicazioni più avanzate). Tra i fondatori vorrei ricordare l’indimenticabile partigiana Miriam Pellegrini Ferri ed il marito Spartaco Ferri, anch’egli partigiano e comunista, che fondarono l’associazione di cui mi onoro di appartenere, il Gruppo Atei Materialisti Dialettici (G.A.MA.DI.). Nell’ambito dell’ANPI sono presenti molti bravi compagni sinceri antifascisti.
Purtroppo molte sezioni dell’ANPI (come quelle di altre diverse associazioni “progressiste”) sono diventate feudo di formazioni di finta “sinistra” come il PD, e servono ormai da stampella per interessi di bottega. Si attua spesso un Antifascismo di prammatica e di facciata per poter contestare le poltrone a governi di destra, che sono comunque anch’essi alquanto opportunisti e voltagabbana, e non costituiscono più quel reale drammatico pericolo per la democrazia che costituivano il Nazismo ed il Fascismo “storici” degli anni ’20 e ’30 del secolo scorso.
Ciò vale anche per altri paesi europei, come Germania e Francia, dove l’antifascismo è spesso solo una facciata per difendere le posizioni di potere di partiti filocapitalisti, ultraliberisti e guerrafondai (vedi ad esempio il pateracchio fatto tra Gollisti, sostenitori di Macron, Socialisti e “sinistra” francese per fermare il Rassemblement Nazional, che di fatto è servito a salvare la poltrona dell’ossesso guerrafondaio Macron).
Su questi argomenti, su cui esistono certamente opinioni controverse, torneremo in prossimi articoli, sperando di suscitare un necessario dibattito.
Roma, 29 aprile 2025, Vincenzo Brandi
Data articolo: Tue, 29 Apr 2025 16:00:00 GMT