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News da giannibarbacetto.it

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#Gianni #Barbacetto

Stadio

San Siro, un altro aiuto ai fondi: “Non chiamiamolo sconto, ma compartecipazioneâ€

La soluzione finale per San Siro si avvicina, almeno nelle speranze del sindaco Giuseppe Sala. L’11 settembre (data non proprio rassicurante) la sua giunta dovrebbe varare la delibera da mandare in Consiglio comunale per l’approvazione definitiva. I termini dell’accordo con i fondi americani che vogliono comprare dal Comune di Milano lo stadio Meazza e i terreni circostanti non sono ufficialmente noti e definiti, esistono solo le anticipazioni fornite nei giorni scorsi ai consiglieri del Partito democratico, per cercare di superare le resistenze di alcuni di loro. Ecco i punti salienti.

L’operazione immobiliare. L’accordo prevede la vendita del Meazza e delle aree adiacenti, 290 mila metri quadrati. Il progetto dei fondi Usa prevede l’abbattimento dello stadio, di cui sarà conservata solo una parte, la costruzione di un nuovo impianto, con meno posti (70 mila) dell’attuale, e l’edificazione di uffici, hotel, museo, aree ristoro e un grande centro commerciale che sarà il più vasto d’Italia.

È un’operazione immobiliare da 1,3 miliardi di euro realizzata su aree oggi pubbliche, di proprietà del Comune, che ripagherà ai fondi la spesa dello stadio nuovo e rimetterà a posto i conti in rosso di Milan e Inter, permettendo così ai fondi americani di vendere finalmente le squadre e fare plusvalenze.

Il prezzo. La cifra indicata dall’Agenzia delle entrate e confermata da due professori di Bocconi e Politecnico (che sono però a loro volta legati all’Agenzia delle entrate) è di 197 milioni (73 lo stadio, 124 i terreni circostanti). Un valore ridicolo, se confrontato con i prezzi milanesi. Ma anche a questo c’è un ulteriore sconto di 36 milioni che il Comune è pronto a riconoscere ai fondi per i lavori di bonifiche, demolizioni e opere pubbliche (il tunnel di via Patroclo, che c’è già, ma che andrà distrutto e rifatto poco più in là per poter edificare il nuovo stadio). “Non chiamiamolo sconto, ma compartecipazioneâ€, ha dichiarato la capogruppo dem, Beatrice Uguccioni, di cui si ricordano i vibranti interventi a favore della Salva-Milano.

I favorevoli all’operazione valorizzano il fatto che nel contratto di vendita entrerà una norma “anti-speculazioneâ€: se le quadre rivenderanno il pacchetto prima che trascorrano cinque anni, il Comune avrà diritto alla metà delle plusvalenze. Una norma che fondi, banche e avvocati d’affari possono aggirare in qualche nanosecondo. 

Il verde. Il Comune promette un totale di 140 mila metri quadrati di verde. Ma sarà in gran parte verde pensile, di copertura. Di verde “profondo†resteranno solo 52 mila metri quadrati. Più o meno quanto è già oggi il Parco dei Capitani, che sarà cementificato.

I contrari. Restano contrari all’operazione Carlo Monguzzi e i verdi, oltre ai dem Alessandro Giungi e Rosario Pantaleo e all’ex della lista Sala, Enrico Fedrighini. Altri consiglieri sono ancora indecisi. In soccorso alla maggioranza pericolante potrebbero però arrivare alcuni consiglieri del centrodestra, che uscendo dall’aula al momento della votazione abbasserebbero il quorum necessario per l’approvazione della delibera.

Data articolo: Thu, 04 Sep 2025 22:45:03 +0000

Stadio

San Siro, la riunione per convincere il Pd alla “soluzione finaleâ€

Oggi, 2 settembre 2025, a Milano la riunione per convincere i consiglieri comunali del Pd a sostenere la “soluzione finale†sullo stadio di San Siro. Convocata dal sindaco Giuseppe Sala, che oggi pomeriggio sarà sostituito dalla vicesindaca Anna Scavuzzo, affiancata dall’avvocato Alberto Toffoletto, consulente del Comune di Milano per l’affare San Siro, e da Filippo Barberis, capo di gabinetto del sindaco.

I tre dovranno convincere i consiglieri Pd a votare il progetto di vendere a Milan e Inter il Meazza per abbatterlo e costruire un nuovo impianto, ma soprattutto grattacieli a uffici, un albergo e un grande centro commerciale: l’operazione immobiliare che è il vero cuore della vicenda. La delibera che sarà portata in Consiglio comunale rischia di non avere i voti sufficienti.

Hanno già annunciato il loro voto contrario i tre consiglieri verdi (Carlo Monguzzi, Tommaso Gorini, Francesca Cucchiara), i pd Alessandro Giungi e Rosario Pantaleo, e il consigliere eletto nella lista Sala, Enrico Fedrighini. Incerti il dem Angelo Turco e il capogruppo della lista Sala, Marco Fumagalli.

Chissà se oggi pomeriggio Barberis e Scavuzzo spiegheranno ai consiglieri anche chi ha deciso la linea su San Siro, se la pubblica amministrazione o gli operatori privati. Il dubbio viene, a leggere il messaggio Whatsapp mandato alle 21.28 del 10 novembre 2022 dall’allora assessore Tancredi al braccio destro del sindaco, il direttore generale Christian Malangone: “Oggi ho visto Barberis che vorrebbe proporre un odg di indirizzo sullo Stadio, prima che lo faccia Monguzzi, e prima della delibera della Giunta. Che ne dici se ci vediamo lunedì con Bonomi, Mark e Barberis/Ceccarelli?â€.

Barberis allora era capogruppo del Pd in Consiglio comunale: voleva anticipare il dissidente Monguzzi, presentando un ordine del giorno sullo stadio. Per preparalo, Tancredi propone un incontro non con le strutture dell’amministrazione, ma con Giuseppe Bonomi (Milan) e Mark Van Huuksloot (Inter). Indignato il verde Monguzzi: “Ecco chi decideva la linea del Consiglio comunale: i manager delle squadre. Inaccettabileâ€.

In seguito, le chat dimostrano il lavorio delle squadre, con Tancredi e Malangone. Si fa strada l’ipotesi di costruire il nuovo stadio sull’area della Maura, che potrebbe essere acquistata dal Comune. “Capo carichissimo su acquisto Mauraâ€, scrive Malangone riferendosi a Sala. Tancredi: “Tua idea geniale! Coi soldi come siamo messi?â€. Ma la Maura fa parte del Parco Sud, è inedificabile.

La dirigente del Comune Simona Collarini propone allora di renderla edificabile, per “interventi che vengono dichiarati di interesse pubblico e generaleâ€. Alla compagnia si aggiunge l’architetto Stefano Boeri, che propone un suo progetto di stadio e chiede a Tancredi: “Come rendere appetibile a Milan†e “quanta volumetria aggiuntiva potrebbe avere il Meazza? Commercio?â€. La risposta: “Trasferirei parte di queste volumetrie su Mauraâ€. Anche l’area verde della Maura è entrata dunque nelle trattative per la cementificazione della zona, da realizzare con la scusa dello stadio.

Data articolo: Wed, 03 Sep 2025 09:10:35 +0000

Giornalismo

In ricordo di Danielle Rouard

Danielle Rouard, “grande reporter†di Le Monde e per anni corrispondente del quotidiano francese in Italia, è morta a Parigi il 10 agosto 2025, all’età di 84 anni. Voglio ricordarla qui con un articolo di Philippe Ridet apparso su Le Monde. Tra qualche giorno aggiungerò anche il mio personale ricordo di una cara collega e grande amica.

di Philippe Ridet /

Probabilmente perché era nata il 1° novembre, Danielle Rouard, ex grande reporter e corrispondente di Le Monde in Italia, detestava gli addii, i saluti e i crisantemi. Al telefono, aveva già riattaccato mentre tu continuavi a parlare nel vuoto. Scomparendo domenica 10 agosto, all’età di 84 anni, in piena estate in una Parigi deserta, non ha fatto altro che seguire la sua naturale inclinazione che la portava a congedarsi senza troppi convenevoli.

Nata a Romans-sur-Isère (Drôme) quando la seconda guerra mondiale aveva già festeggiato il suo primo anniversario, ultima di dieci figli, aveva la sete di conoscenza di una generazione cresciuta nell’inquietudine e nella paura del domani. Figlia di un rappresentante di tessuti, egli stesso erede dei venditori ambulanti dell’Oisans, e di una commerciante di lenzuola, era una studentessa tanto studiosa quanto dotata.

Già allora era guidata da un’ossessione: lasciare Romans, consapevole che una donna non può realizzarsi, almeno non lei, nella maternità ripetuta. Direzione Parigi. Scienziata, frequenta i corsi della scuola femminile del Politecnico e poi di Sciences-Po Paris. Vivendo inizialmente nella città universitaria di Antony (Hauts-de-Seine) con altri spiriti brillanti – «Si distribuivano già premi Nobel», scherza un testimone dell’epoca – impara a conoscere le famiglie selezionate, le bande.

Seguiranno altre esperienze simili, come la vita in una comunità in rue du Ruisseau, nel 18° arrondissement di Parigi, poi, durante le vacanze, a Quinson, un piccolo villaggio delle Alpi dell’Alta Provenza, dove ritrova amici simili a lei per inventare altri modi di relazionarsi con gli altri. Inutile dire che il Maggio ’68 la segnerà in modo indelebile.

Vicina alla Gauche prolétarienne. Un’altra hippie in un’epoca in cui non mancavano certo? Non proprio, perché Danielle Rouard è guidata meno dal peace and love degli anni ’70 che dal materialismo dialettico di Karl Marx. Vicina alla Gauche prolétarienne e ai membri del giornale La Cause du peuple, frequenta militanti maoisti puristi, “estabiliti†e alcuni di coloro che si riuniranno attorno a Serge July per fondare Libération nel 1973.

Tuttavia, anche se il giornalismo la attira, è l’economia che le permette di vivere. Terminati gli studi, dal 1961 al 1965 lavora come analista numerica all’Institut Blaise-Pascal del CNRS, poi entra a far parte, come ricercatrice in metodi di pianificazione, del Centre pour la recherche économique et ses applications (Cepremap), diretto per un certo periodo da Daniel Cohen. Parallelamente, inizia a scrivere articoli freelance per diversi giornali, tra cui alcuni per il giornale Parents, una curiosità per una donna che ha scelto di non essere genitore.

Ma è proprio grazie all’economia che entra a far parte del quotidiano Le Monde senza aver seguito studi di giornalismo. Il suo primo articolo appare nell’edizione del 13-14 aprile 1975 del quotidiano serale. Sotto il titolo “La vita sociale ed economicaâ€, è dedicato a uno sciopero in una fabbrica di copriletti. Gli operai vogliono salvare la fabbrica. Ispirati da quelli della Lip di Besançon, hanno costituito delle scorte che vendono direttamente.

Diventata reporter per il servizio di informazione generale nel 1983, segue il dossier corso che, come tutti coloro che vi si sono dedicati, la appassiona. Si interessa in particolare alle attività dei clienti della Brise de mer, alcuni dei quali non esitano a minacciarla per la sua curiosità. Dieci anni dopo, raggiunge lo status di grande reporter. In questa occasione, vive l’esperienza della guerra in Afghanistan e inizia a seguire l’attualità italiana.

Simbolo della sua generazione. La vera felicità professionale a volte può richiedere molto tempo. Di natura ribelle e inquieta, Danielle Rouard era destinata a diventare corrispondente a Roma e a realizzarsi lì. Senza presenze gerarchiche e con l’ansia che l’attualità non fosse all’altezza o che la redazione parigina finisse per dimenticarsi di lei. Questa esperienza dura tre anni, il tempo necessario per seguire da vicino i tumulti politici della Penisola, la mafia, gli sbarchi dei migranti e tutto il resto.

Economia, cronaca, società… I libri scritti o co-scritti da Danielle Rouard testimoniano la varietà dei suoi interessi: un’opera scientifica sull’energia solare redatta con il suo amico degli anni di Mao, il matematico Pierre Audibert (1941-2020), un altro sul musicista Manu Dibango (1933-2020), che era orgogliosa di aver visto tradotto in inglese e in italiano, e infine una guida di New York.

Avrebbe voluto pubblicare la sua autobiografia, di cui aveva scritto alcuni capitoli. Il suo obiettivo non era tanto quello di mettersi in mostra, quanto quello di offrire la sua vita come esempio per coloro, soprattutto donne, che avrebbero scelto di intraprendere questa professione. Consapevole di aver sacrificato molto per essa – la sua vita personale, una possibile vita familiare e gran parte della sua salute –, sapeva di aver dovuto affrontare molte difficoltà insieme alle giornaliste della sua età. In questo senso si può dire che fosse un simbolo sia della sua generazione che del suo sesso.

Andata in pensione nel 2003, continuò a vivere a Roma, in un piccolo appartamento al primo piano di un bel palazzo adiacente al chiostro di Saint-Louis-des-Français. La luce non entrava, o quasi. Coltivava piante rigogliose nel cortile. È lì che l’abbiamo incontrata per la prima volta un giorno della primavera del 2008 e che siamo diventati prima vicini di scala, poi amici.

Burbera e generosa, dispensava consigli e si arrabbiava se non li seguivamo, faceva regali per i compleanni e viziava i bambini in modo sconsiderato. Raramente eravamo d’accordo, che si trattasse di politica, del quotidiano Le Monde o dell’Italia. Ma non siamo mai rimasti arrabbiati per più di ventiquattro ore. Rimane tuttavia un mistero che più di diciassette anni di regolare frequentazione non mi hanno permesso di svelare: perché questa scienziata che apparentemente doveva capire tutto del funzionamento delle cose ha martoriato così tanti telefoni cellulari, computer e telecomandi della televisione?

L’eclettismo della sua carriera e degli argomenti trattati hanno reso Danielle Rouard una giornalista di spicco della nostra redazione. Le Monde porge le più sincere condoglianze alla sua famiglia e ai suoi cari, nonché a coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla e apprezzarla nel corso della sua lunga carriera nel nostro giornale.

Tradotto con DeepL.com

Data articolo: Tue, 02 Sep 2025 15:59:53 +0000

Urbanistica

Nuovo appello dei professori: “Fermate i grandi progetti sotto inchiesta a Milanoâ€

I professori del No alla Salva-Milano tornano all’attacco:

  • Siano fermate e ridiscusse le operazioni immobiliari sotto inchiesta a Milano, in primis San Siro
  • La nuova legge urbanistica non sia una Salva-Milano bis ma un potenziamento delle norme a favore della città pubblica e del governo democratico e trasparente delle trasformazioni

Comunicato stampa

È stato inviato oggi al sindaco, alla giunta e ai consiglieri comunali di Milano un appello per una svolta urbanistica a Milano e in Italia. Si rivolge anche al presidente, alla giunta e ai consiglieri della Regione Lombardia, ai membri del governo, del Parlamento, dei partiti e dei sindacati.

L’appello è stato firmato da più di 200 docenti universitari di tutta Italia, tra cui urbanisti, architetti, giuristi, sociologi, antropologi, filosofi.

Invita i membri delle istituzioni pubbliche e dei partiti a prendere atto che – al di là dalle singole responsabilità penali e civili che saranno accertate nel corso dei processi – le indagini giudiziarie sull’urbanistica milanese hanno messo in luce un sistema di governo della città opaco e non democratico, profondamente ingiusto sul piano della redistribuzione delle risorse e dannoso per lo sviluppo economico italiano.

Di fronte a questo scenario, secondo i firmatari è necessario e urgente:

1) Fermare i grandi e medi progetti in corso a Milano per imprimere una direzione diversa, trasparente e democratica, alla trasformazione della città in generale. Tra i progetti da fermare e ridiscutere: la vendita dello stadio Meazza a San Siro, lo sviluppo degli ex scali ferroviari, la Beic-Biblioteca Europea, la Goccia della Bovisa, il centro commerciale in mezzo a piazzale Loreto, l’edificazione di grandi volumi sui binari della stazione Cadorna (progetto Fili).  

2) Rivoluzionare il Piano Casa favorendo l’Edilizia Residenziale Pubblica invece dell’Housing Sociale (che a Milano si configura come una fascia dell’edilizia di mercato) e garantendo la realizzazione di studentati pubblici e davvero accessibili. Il Piano di governo del territorio (Pgt) in corso di elaborazione sia redatto secondo priorità, obiettivi e principi di equità e redistribuzione materiale delle risorse.

3) Respingere le pressioni per deregolamentare la normativa urbanistica nazionale e il Testo unico dell’Edilizia, con l’approvazione della legge sulla Rigenerazione urbana e il nuovo Testo Unico.

“Crediamo, infattiâ€, si legge nell’appello, “che esista attualmente una grande necessità di adeguare le regole al nuovo contesto globale, ma nel senso opposto a quello auspicato e formalizzato nelle bozze di legge elaborate in questi anni. Bisogna proporre nuove forme di pianificazione in grado di far fronte agli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, di tutelare l’interesse degli abitanti e la qualità ambientale e sociale dei luoghi dall’eccessiva rapacità degli investitori. Occorre ripristinare l’effettiva capacità degli enti pubblici di governare i processi di trasformazione dei territori e di vincolare le istituzioni pubbliche alla trasparenza e al mandato degli elettoriâ€.

Tra i firmatari Paolo Maddalena (vicepresidente emerito della Corte costituzionale), Salvatore Settis, Filippo Barbera, Paolo Berdini, Paola Bonora, Roberto Biscardini, Filippo Celata, Vezio De Lucia, Daniele Giglioli, Giorgio Goggi, Elena Granata, Arturo Lanzani, Antonio Longo, Arturo Mazzarella, Clara Mattei, Tomaso Montanari, Francesco Pallante, Rita Paris, Paolo Pileri, Alessandro Portelli, Geminello Preterossi, Isaia Sales, Giovanni Semi, Paolo Urbani, Tiziana Villani, Alessandro Volpi.

Appello
per una radicale svolta urbanistica
a Milano e in Italia

I fatti gravissimi emersi dalle indagini della Procura di Milano sullo sviluppo urbano degli ultimi anni sono preoccupanti sia per le fattispecie emerse sia per le reazioni della politica e delle istituzioni milanesi e nazionali. 

Quali che siano le responsabilità civili e penali dei molti indagati, che saranno accertate nel corso dei processi, e fatti salvi eventuali altri fatti che potranno emergere, è sempre più evidente che la trasformazione della città è stata governata in modo opaco, al di fuori delle regole democratiche e forzando le leggi urbanistiche.

A questo esito si è arrivati sia attraverso il depotenziamento delle norme a garanzia dell’interesse pubblico – che avrebbero potuto ostacolare la rapida realizzazione degli interventi e il massimo profitto degli investitori – sia attraverso l’aggiramento delle Leggi stesse e la creazione di norme ad hoc.

Nonostante le evidenze scaturite dalle inchieste, il Sindaco di Milano, la Giunta e una grande parte della classe dirigente locale e nazionale hanno espresso la sostanziale volontà di assicurare il proseguimento delle operazioni immobiliari e urbanistiche nate in questo contesto, sottoposte a procedure di approvazione nella migliore delle ipotesi poco ortodosse, in alcuni forse addirittura illegali. Ancora una volta si ribadisce che “Milano non si fermaâ€, e che il modello di sviluppo che rappresenta è immodificabile ed è giusto estenderlo all’intero territorio italiano.

Una continuità che non solo compromette il rispetto della legalità, il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche e la redistribuzione della ricchezza, ma danneggia l’ambiente, la qualità urbana e la vita degli abitanti.

A Milano si è considerato normale trasformare la città per frammenti, senza un quadro strategico di visione e gestione pubblica: si è costruito all’interno degli isolati e nei cortili edifici di dimensioni incongrue, spesso al posto di laboratori, parcheggi, piccole residenze, giardini o aree che la natura aveva riconquistato. Si è rinunciato a una larga parte degli oneri di urbanizzazione e dei servizi dovuti (gli standard), che tali interventi avrebbero richiesto, e contemporaneamente è stata attuata una privatizzazione strisciante dei servizi e delle strutture pubbliche, come case, piscine e centri sportivi. Anche le grandi aree di trasformazione – come gli scali ferroviari e le aree industriali di Bovisa e Rogoredo – stanno prendendo forma al di fuori della visione d’insieme della città che spetterebbe al Piano. Nel frattempo, il consumo di suolo verde e agricolo continua, come dimostrano ogni anno i dati ISPRA.

Molti studi e ricerche, con analisi rigorose e documentate, dimostrano come la sostituzione dell’urbanistica con queste forme improprie di rigenerazione urbana – praticate a Milano e imitate in molte altre città italiane – abbia prodotto un’economia sproporzionatamente favorevole alla rendita e alla concentrazione della ricchezza. Questo processo ha aggravato le disuguaglianze sociali e i divari territoriali, ha indebolito la capacità di intervenire sui gravi e urgenti problemi della città, compromettendo sensibilmente la qualità della vita, a partire dal diritto all’abitare e dalla salute dei cittadini.

Alla luce di tali considerazioni proponiamo che questa sia l’occasione per un serio riesame delle scelte politiche e tecniche che guidano l’urbanistica milanese e, sempre più frequentemente, l’urbanistica del paese. 

  1. Per tali ragioni chiediamo all’amministrazione milanese e alle istituzioni politiche e di governo di fermare i grandi e medi progetti in corso per imprimere una direzione diversa, trasparente e democratica, alla trasformazione di quelle aree e della città in generale: da quelli dichiarati prioritari come la vendita dello stadio Meazza a San Siro, allo sviluppo per parti incoerenti degli ex scali ferroviari, a quelli avviati e controversi come la BEIC-Biblioteca Europea, la Goccia della Bovisa, il nuovo centro commerciale in piazzale Loreto e l’edificazione di grandi volumi sui binari della stazione Cadorna (FILI). È urgente e necessario aprire una discussione effettiva e democratica che tenga conto delle critiche politiche e civili, dei bisogni abitativi, sociali e ambientali espressi dalla popolazione milanese in questi anni, sin qui del tutto elusi, per decidere quali di questi progetti debbano andare avanti e in che modo.
  2. Nello specifico, chiediamo che il Piano Casa sia radicalmente rivisto favorendo l’Edilizia Residenziale Pubblica piuttosto che quella Sociale (che a Milano si configura come una fascia dell’edilizia di mercato), la realizzazione di studentati pubblici e davvero accessibili, e che il Piano di Governo del Territorio in corso di elaborazione sia elaborato secondo priorità, obiettivi e principi di equità e redistribuzione materiale delle risorse.
  3. Chiediamo, soprattutto, che le pressioni per deregolamentare la normativa urbanistica nazionale e il Testo unico dell’Edilizia attraverso la legge sulla Rigenerazione urbana e il nuovo Testo Unico siano respinte: crediamo, infatti, che esista attualmente una grande necessità di adeguare le regole al nuovo contesto globale, ma nel senso opposto a quello auspicato e formalizzato nelle bozze di legge elaborate in questi anni. Bisogna proporre nuove forme di pianificazione in grado di far fronte agli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, di tutelare l’interesse degli abitanti e la qualità ambientale e sociale dei luoghi dall’eccessiva rapacità degli investitori. Occorre ripristinare l’effettiva capacità degli enti pubblici di governare i processi di trasformazione dei territori e di vincolare le istituzioni pubbliche alla trasparenza e al mandato degli elettori.

È fondamentale una riforma organica della legge nazionale per bloccare il consumo di suolo e per rimuovere dai piani le previsioni non attuate o senza inizio delle procedure da cinque anni.

Serve una nuova urbanistica tesa alla giustizia spaziale e al riequilibrio territoriale, una nuova cultura civile e una vera sensibilità ambientale, per Milano, per le città e i territori del Paese.

Le firme:

Ilaria Agostini – Università di Bologna

Alfredo Alietti- Università di Ferrara

Luca Alteri, Università di Roma, Sapienza

Mariella Annese – Politecnico di Bari

Pierpaolo Ascari, Università di Bologna

Arianna Azzellino – Politecnico di Milano

Daniele Balicco – Università Roma Tre

Angela Barbanente – Politecnico di Bari

Filippo Barbera – Università di Torino

Alessandro Barile – Università di Roma

Matteo Basso – Università Iuav di Venezia

Emanuela Beacco – avvocato

Luca Beltrami Gadola – direttore Arcipelago Milano

Auretta Benedetti – università Bicocca

Tomà Berlanda – università di Torino

Alessandro Bertante NABA Milano

Paolo Berdini – Università Tor Vergata di Roma

Alberto Bertagna – università di Genova

Piero Bevilacqua – Università La Sapienza di Roma

Roberto Biscardini – Politecnico di Milano

Stefano Bocchi – Università degli studi di Milano

Paola Bonora – Università di Bologna

Paolo Borioni – Università La Sapienza di Roma

Gianni Bottalico – già presidente ACLI

Sergio Brenna – Politecnico di Milano

Paola Giuseppina Briata – Politecnico di Milano

Grazia Brunetta – Politecnico di Torino

Emma Buondonno – Università Federico II di Napoli

Roberto Budini Gattai – Università di Firenze

Alberto Budoni – Università la Sapienza di Roma

Ilaria Bussoni – Università di Padova

Francesca Cangelli – Università di Foggia

Michel Carlana – Università IUAV di Venezia

Davide Caselli – Università di Bergamo

Mimmo Cangiano – Università di Venezia

Renato Capozzi – Università Federico II di Napoli

Giovanni Carrosio – Università di Trieste

Gianfranco Cartei – Università di Firenze

Arianna Catenacci – Politecnico di Milano

Giovanni Caudo – Università di Roma Tre

Bibo Cecchini – Università di Sassari

Filippo Celata – Università di Roma La Sapienza

Carlo Cellamare – Università La Sapienza di Roma

Floriana Cerniglia – Università Cattolica di Milano

Claudia Cassatella – Politecnico di Torino

Francesco Chiodelli – Università di Torino

Francesca Cognetti – Politecnico di Milano

Laura Colini – Università IUAV di Venezia

Andrea Comboni – Università di Trento

Grazia Concilio – Politecnico di Milano

Giancarlo Consonni, Politecnico di Milano

Francesca Conti- Università di Roma La Sapienza

Alessandro Coppola – Politecnico di Milano

Giorgiomaria Cornelio Università Iuav di Venezia

Elisa Cristiana Cattaneo – Politecnico di Milano

Pierre Alain Croset, Politecnico di Milano

Joselle Dagnes – Università di Torino

Senzio Sergio D’Agata, Università Bicocca

Concetta D’Angeli – Università di Pisa

Alessandro Dama – Politecnico di Milano

Lidia De Candia – Università di Sassari

Francesco De Cristofaro – Università di Napoli Federico II

Silvia De Laude – Università di Roma La Sapienza

Sabina De Luca – Forum Uguaglianze e Diversità

Vezio De Lucia – Università la Sapienza di Roma

Antonio De Rossi – Politecnico di Torino

Lorenzo degli Esposti – Università di Genova

Alessandro Del Piano – urbanista

Antonio Di Gennaro – agronomo

Veronica Dini – avvocato

Martino Doimo, Università Iuav di Venezia

Luigi de Falco – Presidente Italia Nostra Napoli

Paula de Jesus – LABUR – Laboratorio Urbanistica

Paolo De Nardis – Università La Sapienza- Roma

Giuseppe Episcopo – Università Roma Tre

Antonio Esposito – Università di Bologna

Romeo Farinella – Università di Ferrara

Davide Tommaso Ferrando – Università di Bolzano

Francesco Saverio Fera – Università di Bologna

Marco Ferrari – Università Iuav di Venezia

Cristiana Fiamingo – Università degli Studi di Milano

Pierfrancesco Fiore – Università di Salerno

Daniel Andrew Finch-Race – Università di Bologna

Mattia Fiore – Università di Bologna

Gianfranco Franz -Università di Ferrara

Alessia Franzese – Università Iuav di Venezia

Laura Fregolent – Università Iuav di Venezia

Emanuele Frixa – Università di Bologna

Andrea Fumagalli – Università di Pavia

Sara Gandini – IEO

Emanuele Garbin, Università Iuav di Venezia

Giuseppe Garzia – Università di Bologna

Francesco Gastaldi – Università Iuav di Venezia

Dario Gentili – Università Roma Tre

Maria Cristina Gibelli – Politecnico di Milano

Daniele Giglioli – Università di Trento

Roberto Gigliotti – Università di Bolzano

Corrado Giuliano – avvocato

Simone Gobbo, Università Iuav di Venezia

Giorgio Goggi – Politecnico di Milano

Paolo Gomarasca – Università Cattolica di Milano

Francesca Governa – Politecnico di Torino

Elena Granata – Politecnico di Milano

Claudio Greppi – Università di Siena

Massimiliano Guareschi – Università Bicocca

Giovanna Iacovone – Università della Basilicata

Carlo Iannello – Università di Napoli Federico II

Giovanni Laino – Università di Napoli Federico II

Arturo Sergio Lanzani – Politecnico di Milano

Tommaso Listo – Politecnico di Torino

Antonio Longo – Politecnico di Milano

Francesca Leder – Università di Ferrara

Alberto Lucarelli – Università di Napoli Federico II

Sabrina Lucarelli – Direttivo Riabitare l’Italia

Stefano Lucarelli – Università di Bergamo

Giovanni Maciocco – Università di Sassari

Paolo Maddalena – Vicepresidente emerito della Corte Costituzionale

Roberto Mancini – Università di Macerata

Sara Marini – Università Iuav di Venezia

Costanza Margiotta – Università di Padova

Sergio Marotta – Università Suor Orsola Benincasa

Anna Marson- Università Iuav di Venezia

Gianni Mastrolonardo – Università di Firenze

Alfio Mastropaolo – Università di Torino

Clara Mattei – New School for Social Research, NY

Ugo Mattei, Università di Torino

Arturo Mazzarella – università di Roma

Eugenio Mazzarella – Università di Napoli Federico II

Francesco Memo – scrittore

Livia Mercati- Università di Perugia

Carlo Moccia – Politecnico di Bari

Tomaso Montanari – università per stranieri di Siena

Raul Mordenti (Università di Roma Tor Vergata)

Cristina Morini – Effimera

Andrea Morniroli – Economia Fondamentale

Stefano Munarin – Università Iuav di Venezia

Francesco Musco – Università Iuav di Venezia

Mario Angelo Neve – Università di Bologna

Elena Ostanel – Università Iuav di Venezia

Sergio Pace – Politecnico di Torino

Daniela Padoan – Presidente di Giustizia e Libertà

Francesco Pallante – Università di Torino

Pancho Pardi – Università di Firenze

Marco Parisi – Università del Molise

Rita Paris- direttore Parco Archeologico dell’Appia Antica

Rossano Pazzagli – Università del Molise

Agostino Petrillo – Politecnico di Milano

Marco Peverini – Politecnico di Milano

Massimo Pica Ciamarra – Università di Napoli Federico II, International Academy of Architecture,

Emanuele Piccardo – Università di Genova

Vanessa Pietrantonio – Università di Bologna

Paolo Pileri- Politecnico di Milano

Valeria Pinto – Università di Napoli Federico II

Michelangelo Pivetta, Università di Firenze

Pierluigi Portaluri – Università del Salento

Alessandro Portelli – Università di Roma La Sapienza

Stefano Portelli – Università di Roma Tre

Geminello Preterossi – Università di Salerno

Matteo Proto- Università di Bologna

Gabriella Pultrone – Università Mediterranea di Reggio Calabria

Carlo Quintelli – Università di Parma

Federico Rahola – Università di Genova

Gundula Rakowitz – Università Iuav di Venezia

Cristina Renzoni – Politecnico di Milano

Laura Rescia – Università di Torino

Francesco Rispoli – Università di Napoli Federico II

Aurora Riviezzo – Politecnico di Torino

Luisa Rossi – Università degli studi di Parma

Ugo Rossi – Gran Sasso Science Institute dell’Aquila

Renzo Luigi Rosso – CNR – IRPI, Politecnico di Milano

Luca Ruali – Università Iuav di Venezia

Lorenzo Sacconi – Università Statale di Milano

Laura Saija – Università di Catania

Angelo Salento – Università del Salento

Isaia Sales – Università Suor Orsola Benincasa

Carlo Salone – Università di Torino

Battista Sangineto  – Università della Calabria

Giuseppe Scaglione – Università di Trento

Enzo Scandurra – Università di Roma

Giuseppe Scandurra – Università di Ferrara

Andrea Schiavone – LABUR – Laboratorio Urbanistica

Rocco Sciarrone – università di Torino

Giovanni Semi – Politecnico di Torino

Salvatore Settis – Scuola Normale Superiore, Università di Pisa

Luca Skansi – Politecnico di Milano

Paolo Sordi (Università eCampus; Università di Roma Tor Vergata)

Laura Tedesco – Università Iuav di Venezia

Fabio Terribile – Università di Napoli Federico II

Vincenzo Tondi della Mura – Università del Salento

Graziella Tonon – Politecnico di Milano

Simone Tosi – Università Bicocca

Lucia Tozzi – Università di Bologna

Francesco Trane – Università di Ferrara

Maria Cristina Treu, Politecnico di Milano

Simone Tulumello – università di Lisbona

Paolo Urbani – Università La Sapienza di Roma

Sergio Vacca – Università di Sassari

Giorgio Vacchiano – Università Statale Milano

Pietro Valle – Politecnico di Milano

Francesco Vallerani – Università Ca Foscari di Venezia

Daniele Vannetiello – Università di Bologna

Mauro Varotto – Università di Padova

Matteo Vegetti – Università di Mendrisio

Sergio Vellante – Università della Campania Luigi Vanvitelli

Massimo Venturi Ferriolo – Politecnico di Milano

Gianfranco Viesti – Università di Bari

Marco Vigliotti – Università La Sapienza di Roma

Tiziana Villani – Università La Sapienza di Roma

Federica Visconti – Università di Napoli

Chiara Visintin – Biblioteca Arcivio Emilio Sereni

Daniele Vitale – Politecnico di Milano

Alessandro Volpi- Università di Pisa

Federico Zanfi – Politecnico di Milano

Alberto Ziparo – Università di Firenze

Iacopo Zetti – Università di Firenze



Data articolo: Sat, 30 Aug 2025 15:35:23 +0000

Milano

Salviamo il Leonka (ridotto a Sacra Reliquia del passato)

A Milano ci sono decine, forse centinaia, di grattacieli ed edifici fuori legge. Abusi edilizi. Lo hanno rivelato le indagini della magistratura, lo ha già confermato, in sede cautelare, una sentenza della Cassazione. Ma l’unica illegalità finora riconosciuta, meritevole di uno sgombero di polizia in una Milano deserta, è il centro sociale Leoncavallo.

La destra ha aperto la campagna elettorale per la conquista (anche militare) della città con un blitz realizzato in pieno agosto. Per questo parteciperò alla manifestazione del 6 settembre contro lo sgombero del Leonka. Per questo penso che sia necessario difendere anche un altro centro sociale, il Cantiere, sotto sfratto. La sua sede, oltretutto, è un pezzo della storia di questa città: prima era il Derby, il teatrino in cui si esibirono gli ancora sconosciuti Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Diego Abatantuono, Gianfranco Funari, Paolo Rossi, Antonio Ricci, Paolo Villaggio e tanti altri.

Detto questo, a me pare che la destra, maldestra come sempre, per aprire col botto la sua campagna elettorale per il dopo-Sala, abbia fatto un favore a Sala. Per qualche giorno lo sgombero del Leonka ha sostituito sui giornali, in tv, sui social, lo scandalo dell’urbanistica, ha fatto dimenticare Grattacielo selvaggio, le cene in famiglia e i gin tonic in amicizia del sindaco e del principale sviluppatore immobiliare di Milano.

Non solo. Ha ricompattato, almeno in parte, due sinistre (ci perdoni Norberto Bobbio): la sinistra che si definisce radicale e antagonista, e la sinistra Ztl che ama ricordare che cosa è stata per far dimenticare che cosa è diventata. Così politici, amministratori, giornalisti, attori ormai insediati nei salotti del potere o negli studi Mediaset hanno ricordato i bei tempi in cui andavano a bere una birra o ad ascoltare un concerto al Leonka (ci andava anche Matteo Salvini, ma lui lo ha tolto dal curriculum).

Curiosa questa Santa Alleanza degli arrivati di potere, politico o artistico, con chi predica l’attacco frontale al capitalismo. Nostalgia del passato, eco di gioventù. Nuova forma dell’ormai consolidato, a sinistra, scambio tra diritti civili e diritti sociali. I primi non costano nulla, portano like e stanno bene anche su Vanity Fair. Sono glam come i calzini arcobaleno del sindaco, o quelli con addirittura Che Guevara.

I diritti sociali invece costano, impongono scelte. Meno gin tonic con Catella e più attenzione a costruire una metropoli dove le disuguaglianze non aumentino a dismisura, più impegno a non trasformare la città in un lunapark della rendita, con 2 miliardi di euro che dovevano essere impiegati in servizi e invece sono stati lasciati nelle tasche dei costruttori.

Non costa nulla riposizionarsi a sinistra sostenendo vecchie esperienze “antagoniste†che vanno tutelate, certo, per garantire almeno un minimo di pluralismo urbano, ma che andrebbero anche ridiscusse, se è vero che negli anni alcune di loro si sono trasformate in Sacre Reliquie di un passato glorioso, famiglie settarie e litigiose impegnate, più che nell’attivismo politico, a mantenere pura e separata la linea ideologica e a contare gli incassi delle birre (qualcuno scriverà dall’interno, per esempio, la vera storia di Macao?).

In città negli ultimi anni si è consolidato il Sistema Milano. Anche l’antagonismo (proclamato) non l’ha visto arrivare. Meno male che esistono spazi liberati dal neoliberismo globale che ha contagiato tutto e tutti. Lunga vita, dunque, al Leonka e agli altri “spazi temporaneamente liberatiâ€. Ma augurandoci che le cosiddette esperienze antagoniste ricomincino anche a fare analisi specifiche sulla città: se diciamo che tutto è genericamente kapitalismo kattivo, nei fatti lo lasciamo prosperare indisturbato, in attesa messianica del suo krollo. Con tanti ringraziamenti di Sala e Catella che continuano a fare – insieme – gli affari loro. L’attivismo civico, invece, li ha disturbati e contrastati. Quartiere per quartiere, cantiere per cantiere, grattacielo per grattacielo.

Data articolo: Sat, 30 Aug 2025 15:19:12 +0000

Urabanistica

Terzo filone d’inchiesta: le gare su misura per le aree

“Per far quadrare i bilanci, stiamo raschiando il fondo del barileâ€: così il sindaco Giuseppe Sala aveva spiegato la vendita ai privati di una parte del patrimonio comunale. Ebbene, proprio la verifica dell’esistenza di gare pilotate e di bandi su misura per queste vendite è il nuovo filone della maxi-inchiesta sull’urbanistica a Milano, dopo gli abusi edilizi e dopo le ipotesi di corruzione.

A partire dalle chat e dalla documentazione sequestrata finora agli indagati, i pm Petruzzella-Filippini-Clerici-Siciliano stanno ricostruendo le anomalie nelle gare, per verificare eventuali turbative d’asta o turbate libertà del procedimento di scelta del contraente.

Ogni anno il Comune prepara un elenco di immobili da vendere, il Pavi (piano alienazione valorizzazione immobili) che viene approvato dal Consiglio comunale in sede di approvazione del bilancio del Comune. In quegli elenchi, sono finite aree vendute in gare con un solo partecipante, oppure con bandi tagliati su misura per un operatore.

Come Manfredi Catella, per un’area in zona Cimitero monumentale, su cui il ceo di Coima chiede all’assessore e ai dirigenti comunali di darsi da fare per dargli una deroga al divieto di edificare in aree sottoposte a vincolo cimiteriale. Le limitazioni per fini sociali (quote di edilizia popolare o studentati) vengono usate per sbandierare l’interesse pubblico e ottenere nuove volumetrie, aumentando i profitti degli operatori: così avviene per Coima nel progetto di via Messina 53 e in largo De Benedetti.

Sotto osservazione anche la gara internazionale C40 Reinventing Cities per la riqualificazione di piazzale Loreto. Vinta da Nhood, gruppo Auchan, rappresentata da Carlo Masseroli, già assessore all’urbanistica (di area Cl) con Letizia Moratti. “Sto pressando gli uffici per parere Loreto così che possiamo tornare da luiâ€, scrive all’assessore Giancarlo Tancredi il direttore generale del Comune, Christian Malangone.

Nell’ufficio di Tancredi è stato trovato un “appunto†su Loreto con quella che la Procura definisce la “strategia Masseroliâ€: indicazioni che suggeriscono come scrivere i provvedimenti del Comune, in modo da poterli poi impugnare al Tar, per ottenere benefici sugli oneri di urbanizzazione o maggiori volumetrie, per il valore di 2,5 milioni di euro. Un contenzioso simile davanti a Tar e Consiglio di Stato era servito a Catella per avere benefici (niente quota di edilizia sociale) sul Pirellino.

Comprato da Catella a 193 milioni di euro nel 2019, il giorno dopo il rogito (25 novembre) la Regione Lombardia approva una legge su misura che riconosce un incremento volumetrico del 25% (in un documento inviato a Catella, il presidente della Commissione paesaggio, Giuseppe Marinoni, comunicava che stava scrivendo un pezzo di legge della Regione, inserendo un parametro utile a Coima).

Alla gara di Fs Sistemi urbani per la vendita dello scalo Romana, futura sede del villaggio olimpico, nel 2020 partecipa una sola cordata: Coima-Covivio-Prada. Si ritirano gli altri sei che avevano partecipato alla fase preliminare, dopo una modifica delle regole a partita in corso.

La Procura sta verificando se le anomalie sulle gare non inizino anche prima dei bandi. L’ipotesi d’accusa è che gli sviluppatori privati individuino le aree pubbliche di loro interesse, coinvolgano architetti per la progettazione e poi le chiedano ai vertici del Comune, che allora le inseriscono nel piano delle alienazioni e nei bandi. “Evitando sovrapposizioni non coordinateâ€, raccomanda Catella in una chat all’assessore Tancredi. “Così si spartiscono gli affariâ€, annota la Procura.

Intanto sono almeno 12 i progetti immobiliari di Coima, in corso di realizzazione o da realizzare, ritenuti “abusivi†dalla Procura. Illegali, secondo i pm, i progetti Porta Nuova Gioia, il Pirellino, le torri P30 e P32, l’ex palazzo Telecom di via Pirelli 35 edificato dentro un cortile, i Portali Gioia 20 (98 e 64 metri di altezza). E ancora: la “Scheggia di vetro†di via Gioia 22 (ex Inps), la torre di 17 piani in largo De Benedetti (ex anagrafe comunale).

“Abusivi†anche i progetti sulle aree comunali messe a bando in via Cenisio 2-via Messina 50-via Messina 53. Per questa operazione, c’è anche un’accusa di corruzione a Catella, per aver assegnato incarichi all’ex componente della Commissione paesaggio, Alessandro Scandurra, che intanto approvava progetti Coima.

Data articolo: Wed, 27 Aug 2025 18:05:37 +0000

Unicredit

Hines contro Coima. E uno strano premio da 16 milioni (per permessi veloci)

C’è un’operazione immobiliare a Milano che, rivista oggi, dopo le accuse di corruzione nelle indagini sull’urbanistica, potrebbe attirare su di sé nuova attenzione: è la gara per lo sviluppo immobiliare dell’ex scalo Farini e il premio (“success feeâ€) di 16 milioni promesso per ottenere in tempi rapidi dal Comune di Milano i permessi per costruire la nuova sede di Unicredit. Il Fatto ne scrisse più d’un anno fa, nel giugno 2024.

La storia parte il 13 dicembre 2023, quando furono aperte le buste con le offerte per la gara lanciata da Fs Sistemi Urbani per l’area Farini, su cui dovrà essere realizzata l’operazione immobiliare più importante dei prossimi anni: lo “sviluppo†del più grande e pregiato dei sette ex scali ferroviari di Milano da “rigenerareâ€.

Quel giorno, Manfredi Catella era euforico e sicuro di vincere: era pronto ad aggiungere anche lo scalo Farini alle sue realizzazioni in città, dopo Porta Nuova (Bosco verticale e gli altri grattacieli del luogo più cool della città) e scalo Romana (villaggio olimpico). La sua Coima aveva presentato un’offerta attorno ai 400 milioni, in alleanza con Generali Real Estate e Emaar Properties (il fondo degli Emirati Arabi che possiede, tra l’altro, il Burj Khalifa di Dubai, il grattacielo più alto del mondo).

Invece, a sorpresa, risultò vincitrice l’offerta presentata da Mario Abbadessa, il manager alla guida della società italiana del colosso statunitense Hines, in alleanza con Prelios e Unicredit. Un’offerta record: 500 milioni, decisa in un consiglio d’amministrazione straordinario di Unicredit convocato a sorpresa dall’amministratore delegato Andrea Orcel la mattina dello stesso giorno in cui si dovevano presentare le offerte.

Il progetto di Hines e Prelios è di costruire nello scalo Farini residenze e uffici, ma innanzitutto la nuova sede di Unicredit, dove concentrare i 7 mila dipendenti e manager della banca che ora lavorano nel grattacielo disegnato da Cesar Pelli in piazza Gae Aulenti e quelli ospitati nella sede decentrata di Lampugnano, alla periferia di Milano. Nella fase della gara, Hines era stata assistita dallo studio Chiomenti e l’operazione era stata poi conclusa da Redeus Fund, fondo di investimento alternativo immobiliare chiuso, gestito da Prelios Sgr assistita dallo studio legale Dentons.

La vittoria di Hines ha avuto anche il sapore di una vendetta contro Coima: per lo “schiaffo di Sesto†ricevuto nella primavera del 2023, quando Catella aveva sottratto ad Abbadessa l’operazione immobiliare Milanosesto sulle aree che furono delle acciaierie Falck a Sesto San Giovanni.

Ma è un altro particolare dell’operazione scalo Farini che, rivisto oggi, catalizza l’attenzione: è una inedita “success fee†inserita nell’affare, ossia un premio di ben 16 milioni di euro che Unicredit, Hines e Prelios si impegnano a pagare se i tempi di realizzazione saranno rapidi, se cioè la nuova sede di Unicredit sarà realizzata in sei anni: 8 milioni di euro in premio se riusciranno a ottenere dal Comune di Milano il piano attuativo entro il 2027 e altri 8 se avranno il permesso a costruire entro il 2030.

I tempi sono importanti, perché nel 2030 scade il contratto d’affitto del grattacielo di piazza Aulenti, venduto nel 2015 da Coima al fondo sovrano del Qatar (Qia, Qatar Investment Authority), ma ancor oggi gestito da Coima. La domanda, che oggi torna ancor più pressante che un anno fa, è: come pensavano di far scattare il “success feeâ€, come prevedevano di impiegare i 16 milioni, come immaginavano di far funzionare il ricco premio per far correre l’amministrazione milanese?

Data articolo: Wed, 27 Aug 2025 11:22:22 +0000

Olimpiadi 2026

Domanda a Milano: Sala mangerà il panettone?

“Sala non mangerà il panettoneâ€, dice scuotendo il capo Luigi Corbani, nella Prima Repubblica vicesindaco della giunta socialista-migliorista, oggi animatore del comitato Sì Meazza contro l’abbattimento del glorioso stadio di San Siro. A Milano si dice così. Il panettone resta un punto di riferimento, in politica come in amore. Ma poiché a Natale mancano quattro mesi, affinché si realizzi la profezia di Corbani, le vicende giudiziarie e politiche sull’urbanistica dovrebbero precipitare molto rapidamente.

Possibile, nel caso la Procura dovesse trovare ulteriori elementi che dimostrino il suo diretto coinvolgimento nelle illegalità del Sistema Milano. Le sue responsabilità politiche sono comunque già tutte ben visibili: Giuseppe Sala è il garante del Sistema, ha portato alla bulimia il modello di sviluppo avviato dai suoi predecessori Gabriele Albertini e Letizia Moratti, ha dato un’accelerazione al Rito ambrosiano con la determina del 2018 che permette di usare la ormai famosa Scia (un’autocertificazione del costruttore) invece del permesso di costruire.

E soprattutto ha instaurato un sistema di rapporti con un operatore privato, Manfredi Catella, in cui i contatti istituzionali si sono intrecciati in modo indistinguibile con pranzi di lavoro, cene di famiglia e gin tonic in amicizia. Roba da dimissioni immediate, ai tempi di Aldo Aniasi e perfino di Carlo Tognoli. Ma purtroppo l’asticella della tolleranza nell’opinione pubblica e soprattutto nei partiti si è così alzata da tollerare quasi tutto.

Resta ancora da aprire un capitolo: quello dell’affare San Siro. Formalmente la costruzione di un nuovo stadio e l’abbattimento del Meazza; di fatto una grande operazione immobiliare in cui lo stadio è solo l’esca per edificare nell’area nuovi grattacieli e il più grande centro commerciale urbano d’Italia. Potrebbe essere il colpo finale per un sindaco che per cinque anni ha gestito la trattativa come fosse un affare privato.

Se per ora le chat tra Sala e gli uomini da lui scelti per amministrare Milano – il direttore generale del Comune Christian Malangone, l’(ex) assessore Giancarlo Tancredi – e il re degli sviluppatori Manfredi Catella mettono in mostra un’intollerabile commistione tra amministrazione pubblica e interessi privati, con il privato che detta la linea alla pubblica amministrazione, chissà cosa ci mostrerebbero le chat tra Sala, Malangone, Tancredi e Paolo Scaroni, l’eterno presidente del Milan, il vero regista dell’operazione San Siro.

E allora: Sala mangerà il panettone? Lo sapremo solo nelle prossime settimane. Oppure dovremo aspettare il 22 febbraio 2026, quando termineranno le Olimpiadi Milano-Cortina e Sala potrebbe abbandonare Palazzo Marino.

Intanto il Pd, a Milano e soprattutto a Roma, si sta comunque arrovellando per trovare una candidatura. Tramontata quella di Emmanuel Conte, il delfino bocconian-salernitano di Sala. Anna Scavuzzo? Va bene giusto per l’interim dell’urbanistica. Gli eterni Pierfranceschi? Maran ha da spiegare la continuità con Sala (pur litigiosa: quanto potrebbe raccontare, se solo volesse, del Pirellino e dei rapporti con Catella!); Majorino, difensore della Salva-Milano e del Sistema Sala (erano ingenui, poverini!) si è messo fuori gioco da solo: troppo continuista per la sinistra, troppo di sinistra (percepita) per il Pd.

Resta l’opzione-salvataggio-d’emergenza: il papa nero. L’ottimo Ferruccio De Bortoli, il giovane Mario Calabresi. Che dovranno stare attenti a chi il Pd e il Sistema Sala metterà loro attorno, per cercare di garantire la continuità degli affari già avviati. Quasi nessuno prende più in considerazione l’opzione che dovrebbe essere più naturale a sinistra: le elezioni primarie di coalizione, che potrebbero strappare a partiti e partitini le inesorabili imposizioni, spartizioni, lottizzazioni, veti, e restituire ai cittadini milanesi la scelta di come far uscire Milano dalla crisi più grave dai tempi di Tangentopoli.

Data articolo: Wed, 27 Aug 2025 11:09:34 +0000

Urabanistica

Così i tre indagati commentavano in chat gli articoli del Fatto

di Marco Franchi /

Gran lettori del Fatto, i vertici del Comune di Milano. L’assessore (dimissionario) Giancarlo Tancredi, il direttore generale Christian Malangone, la (ex) dirigente dell’urbanistica Simona Collarini – tutti e tre indagati dalla Procura di Milano – seguivano e commentavano il lavoro dei giornalisti. In una chat di Whatsapp condivisa e finita sotto l’attenzione dei magistrati della Procura di Milano.

Il 15 febbraio 2023, un articolo del nostro giornale (firmato da Gianni Barbacetto) rivelava che il Consiglio di Stato, prima di prendere una decisione su un ricorso presentato sullo stadio di San Siro, voleva una relazione sul nuovo progetto proposto da Milan e Inter, che prevedeva la costruzione di un nuovo impianto e la demolizione del Meazza. Tancredi alle 8.27 scrive in chat: “Ma questa cosa del Consiglio di Stato sullo stadio? Una relazione dettagliata??â€. Collarini: “La follia dilaga. Io mi rifiutoâ€. E poi: “Non riesco a collocare. Cus’è?â€.

Malangone manda allora in chat il file dell’articolo del Fatto. Titolo: “San Siro non si abbatte: il Consiglio di Stato vuole una relazione sul progetto Milan-Interâ€. Collarini: “Non ne so assolutamente nulla!!!! Sento Mandaranoâ€. Antonello Mandarano è il direttore dell’avvocatura del Comune. Alle 12.57 Collarini torna in chat: “Confermo. Arrivata richiesta. Sto aspettando che mi mandino. Ufffffffffffffaaaaaaaaaaaaâ€. E infine: “Bello però che lo sappia prima barbacetto di noi!!!! Fanculoâ€.

Più tardi, Collarini riscrive in chat: “Ho scritto adesso ad avvocatura. ho letto la nota che ci han mandato. credo meglio vedersi. confusione tantaâ€. Malangone: “Ok. Nervi saldiâ€. Collarini: “Sempre. ahahaha… se no ci spariamo due, tre volte al giorno…â€. Alle 9.14 del 4 gennaio 2024, Tancredi manda un altro file ai suoi due interlocutori: “Ecco l’immancabile Barbacettoâ€.

È un articolo dal titolo: “Che Milano sarà nel 2024: i progetti e i conflitti in cittàâ€, che allinea i progetti in corso e in previsione (Pirellino, Beic, villaggio olimpico, scalo Farini…). Tancredi è contrariato anche per un articolo di Repubblica, una volta tanto critico. “Ma Repubblica è ancora più irritante. Un ‘non’ articoloâ€. Collarini cerca una spiegazione per la “svolta†del quotidiano, solitamente favorevole all’amministrazione Sala, tanto da aver appena dato voce a due assessori, Tancredi e Guido Bardelli, intervistati sulle sue pagine: “Qualcuno avrà tirato le orecchie a Repubblica. Troppo obiettiva nell’aver (finalmente) dato voce sia al Comune con intervista a Giancarlo, sia a Bardelli. Qualcuno avrà pensato che era troppo. E si doveva tornare a dare addosso scrivendo solo cazzateâ€.

E ancora: “E ripeto. Il Fatto non stupisce. Il Corsera e soprattutto Repubblica… il discorso mi pare diverso. Su Corsera Schiavi spazia alla grandissimaâ€. La critica è a Giangiacomo Schiavi, che nella sua rubrica delle lettere del Corriere Milano ha la colpa di dare spesso spazio anche alle voci di cittadini critici con le scelte del Comune.

Il 13 novembre 2024, è Malangone a scrivere in chat, alle 8.38: “Letto il Fatto?â€. Tancredi risponde subito: “Pazzescoâ€. Quella mattina sul nostro giornale c’era un lungo articolo dal titolo “Milano, ecco tutti i nomi del Sistema Urbanisticaâ€, in cui Gianni Barbacetto descrive il metodo incentrato sulla Commissione paesaggio, con una “cricca dell’urbanistica che decide chi può costruire e chi no, o almeno chi ha subito via libera e chi invece viene frenato: a meno che non si affidi alla persona giustaâ€.

L’articolo fa una decina di nomi, tra cui “la numero uno dell’urbanistica in Comune, Simona Collarini(indagata)â€. Malangone: “Il giudice Barbacetto ha deciso. Se il progetto viene approvato è per favorire qualcuno, ma anche se il progetto viene respinto è per favorire qualcunoâ€. Il direttore generale poi chiede a Collarini: “Ma Simo scusa ma tu sei indagata?â€. Collarini: “Non mi risulta. A oggiâ€. Malangone: “Appunto ma perché Barba sostiene il contrarioâ€. Collarini: “Non lo soâ€.

Il 27 marzo 2025 il sempre attento Malangone manda in chat il link di un articolo, ancora di Barbacetto: “San Siro, non solo stadio. Il cemento raddoppia nell’area del Trottoâ€. Racconta i collegamenti tra l’area del Meazza, dove Milan e Inter vorrebbero costruire il nuovo stadio dopo aver abbattuto l’attuale, e la contigua area ex Trotto, dove Hines sta costruendo case di lusso che sarebbero valorizzate dall’abbattimento del vecchio stadio, troppo vicino alle nuove costruzioni.

In realtà è un articolo uscito sul Fatto tre anni prima, il 20 settembre 2022, con il titolo: “La renziana dell’ok al Trotto è l’avvocato di Inter e Milanâ€. Si tratta di Ada Lucia De Cesaris, già assessore all’urbanistica e vicesindaco, presentata come il punto di collegamento tra i due affari, nuovo stadio e area ex Trotto. (L’articolo era stato querelato da De Cesaris, ma il giudice ha sentenziato che tutte le affermazioni contenute corrispondono a verità).

Il 4 maggio 2025 è Tancredi a entrare in chat, la sera, questa volta, alle 21.08: “Guardate Presa Diretta su caso Milano. Barbacetto… Oggioni…â€. Sta andando in onda su Rai3 Presa diretta, con Barbacetto intervistato da Cecilia Carpio davanti alle Park Towers di via Crescenzago. In studio, con Riccardo Iacona c’è Stefano Feltri che attacca il Sistema Milano. Malangone: “Come vaâ€. Tancredi: “Questo Feltri è peggio di Barbacetto. In cerca di gloria. Se il Pd continua a stare con M5S…â€.

Data articolo: Fri, 22 Aug 2025 10:30:17 +0000

Milano

I reati li stabiliranno i giudici (tra anni). I comportamenti vergognosi li vediamo già ora (basta con il giustizialismo immobiliare)

Dobbiamo fare i conti una volta per tutti con il giustizialismo. Basta con i giustizialisti! Le inchieste sull’urbanistica milanese ce ne danno finalmente l’occasione. Sono iniziate un paio di anni fa. Le ipotesi d’accusa della Procura (abusi edilizi prima, anche corruzione poi) sono state in questi mesi sempre confermate, decine di volte, con poche eccezioni, da: giudici delle indagini preliminari, Tribunali del riesame, Corte di cassazione, Tar, Consiglio di Stato, Corte dei conti.

In questi giorni, un Tribunale del riesame, dopo la riforma Nordio (che farà arrestare da qui in avanti solo i poveri cristi, essendo i colletti bianchi troppo sensibili per andare in carcere o ai domiciliari), ha per cinque indagati respinto gli arresti, chiesti dalla Procura e disposti dal gip. Ed ecco alzarsi il rumore di centinaia di tappi di champagne che neanche a capodanno, sciabolati nei sobri uffici comunali, negli scintillanti studi di architettura, nelle ovattate sedi dei fondi finanziari, nei rutilanti uffici dei costruttori, nelle silenziose e vuote sedi dei partiti di destra e di sinistra, e nelle attonite redazioni di giornali e tv.

Evviva! Le ipotesi d’accusa sono crollate! Le indagini sull’urbanistica sono bolle di sapone! I grattacieli con la Scia hanno fatto la città più bella che pria! Sono stati sconfitti gli odiatori del progresso invidiosi del priapico sviluppo in altezza! Gli indagati non sono malfattori, ma benefattori della storia, dell’architettura, della bellezza, santi capaci di fare il miracolo del cemento transustanziato in boschi verticali e giardini nascosti benissimo! Sono martiri, trascinati in ceppi e legati alla colonna infame per aver osato pensare, immaginare, progettare, edificare la Milano del futuro!

I grattacielisti professionali da interesse o quelli amatoriali da redazione non hanno preso in considerazione le 99 pronunce giudiziarie fin qui favorevoli alla Procura, ma ora santificano la centesima che la smentisce: non normale dialettica processuale, come capisce anche uno studente al primo anno di Giurisprudenza, ma Giudizio di Dio che rade al suolo le indagini più dell’Idf a Gaza. Ecco i giustizialisti (quelli veri) che sventolano la Pronuncia d’Oro, l’Ordinanza Premium, la Sentenza di Platino, che affossa la Procura e dunque ristabilisce il Diritto.

A tutti questi giustizialisti, vorrei dire di lasciar stare una materia che non sanno manovrare e tornare ai fatti. I fatti! Le chat chiamate “Compagni di merendeâ€, il costruttore Manfredi Catella che dà ordini all’assessore e al city manager, a Giancarlo Tancredi che obbedisce, al sindaco che abbozza, a Christian Malangone che si vuole tatuare sulla schiena i complimenti di Catella. A Coima che scrive i comunicati del Comune e usa perfino il cancro per far passare “l’interesse sociale†delle sue operazioni immobiliari, agli accordi per mettere una “spruzzatina di sociale†per farli promuovere.

Agli architetti double face che votano come pubblici ufficiali i progetti e poi sono ricompensati con incarichi professionali (a Milano anche la tangente è cool). A un modello di sviluppo che ha aumentato le disuguaglianze, ha espulso 400 mila milanesi dalla città, l’ha privata di servizi e di verde, ha sottratto ai cittadini 2 miliardi di euro per lasciarli agli operatori immobiliari.

Se in tutto ciò saranno individuate delle responsabilità penali personali, lo stabiliranno i giudici tra una decina anni. Stabiliranno quali comportamenti sono ritenuti reati (e intanto, ci scommetto, le leggi saranno cambiate). Ma, subito, ora, adesso, mi chiedo: reati o non reati, è questo che piace ai nostri garantisti alle vongole? È questa la pubblica amministrazione che si vogliono tenere? È questa la Milano disuguale e feroce e inquinata che vogliono? Reati o non reati, questi comportamenti vergognosi sono più che sufficienti affinché la politica (se c’è ancora) dica: andatevene, andatevene tutti, andatevene subito.

Data articolo: Sun, 17 Aug 2025 10:44:57 +0000

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