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#news #Potere #Popolo
Mark Rutte, l’attuale segretario generale dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), non è un poeta. Come altri segretari generali della NATO, è un mediocre politico europeo a cui è stato affidato il compito di tenere le redini della NATO per gli Stati Uniti (a onor del vero, Rutte è stato primo ministro dei Paesi Bassi per quattordici anni, ma non è mai stato un vero leader e i 14 anni li ha semplicemente “sopravvissutiâ€). Eppure, il 12 dicembre 2024, Rutte ha tenuto un discorso al Concert Noble di Bruxelles (Belgio), un luogo ricostruito nel 1873 da Leopoldo II, il re brigante che saccheggiò il Congo – di cui era unico proprietario dal 1885 al 1908. Questo discorso è stato poi pubblicato sul sito web della NATO in una forma molto curiosa, come una poesia e non nella sua tipica prosa burocratica. La maggior parte del testo è banale, ma ci sono quattro strofe che vorrei condividere:
Da Bruxelles, ci vuole un giorno per arrivare in Ucraina.
Un giorno.
È quanto sono vicine le bombe russe che cadono.
È quanto sono vicini i droni iraniani che volano.
E non molto più in là , i soldati nordcoreani stanno combattendo.
Ogni giorno, questa guerra provoca più devastazione e morte.
Ogni settimana, si contano oltre 10.000 morti e feriti in ogni angolo dell’Ucraina.
Oltre 1 milione di vittime dal febbraio 2022.
[…]
La Russia, la Cina, ma anche la Corea del Nord e l’Iran, sono al lavoro
per cercare di indebolire il Nord America e l’Europa.
Per intaccare la nostra libertà .
Vogliono rimodellare l’ordine globale.
Non per crearne uno più giusto, ma per assicurarsi le proprie sfere di influenza.
Ci stanno mettendo alla prova.
E il resto del mondo sta guardando.
No, non siamo in guerra.
Ma di certo non siamo nemmeno in pace.
[…]
Infine, ai cittadini dei Paesi della NATO, soprattutto in Europa, dico:
Dite alle vostre banche e ai vostri fondi pensione
che è semplicemente inaccettabile che si rifiutino di investire nell’industria della difesa.
La difesa non fa parte della stessa categoria delle droghe illegali e della pornografia.
Investire nella difesa è un investimento nella nostra sicurezza.
È un dovere!
[…]
Un decennio fa, gli alleati decisero che era giunto il momento di investire nuovamente nella difesa.
Il parametro di riferimento è stato fissato al 2%.
Entro il 2023, gli alleati della NATO hanno deciso di investire “almeno†il 2%.
Almeno…
Vi dico che avremo bisogno di molto più del 2%.
Rutte non ha scritto una poesia simile per la Palestina o per il Sudan, dove la devastazione è stata molto maggiore. Solo per l’Ucraina, con diverse elusioni ed errori di fatto, in un momento in cui l’Europa non ha alcuna voglia di prolungare questo conflitto. La poesia di Rutte chiede agli Stati della NATO, già colpiti dall’austerità , di aumentare la spesa per la difesa ad almeno il 2% del PIL. Donald Trump ha già chiesto di alzare la soglia al 5%.
Da No Cold War arriva il briefing n. 16 che fornisce una chiara analisi della schiacciante opposizione alla guerra in Ucraina sia nel Sud globale che in Europa. Vi invitiamo a leggerlo attentamente, a scaricarlo e a condividerlo. La chiarezza di questo testo è una risposta diretta all’assurdità di Rutte.
Fin dall’inizio della guerra in Ucraina nel 2022, i Paesi del Sud globale – che contengono la stragrande maggioranza della popolazione mondiale – si sono opposti alla politica degli Stati Uniti nei confronti di questo conflitto. Un recente sondaggio ha rilevato che solo due Paesi del Sud globale hanno effettivamente attuato sanzioni statunitensi contro la Russia per ragioni legate alla guerra, mentre l’India ha decuplicato le importazioni di petrolio dalla Russia durante il primo anno di guerra. I leader del Sud globale, come il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, hanno dichiarato che dietro la guerra c’è la politica statunitense di espansione della NATO in Europa orientale.
Tuttavia, fino a poco tempo fa, il sostegno alla guerra sembrava solido negli Stati Uniti e tra gli alleati europei. Ora la situazione sta cambiando in modo significativo. Le speculazioni dei media si sono concentrate sull’affermazione infondata di Trump di poter porre fine alla guerra nel giro di 24 ore, ma sono molto più consistenti le prove di un forte cambiamento nell’atteggiamento popolare nei confronti della guerra. Ciò fornisce la base per sperare di porre fine alla guerra in modo permanente.
La prima pressione che cambia la situazione è quella economica. Il 1° gennaio 2025, ad esempio, è scaduto l’accordo quinquennale di transito del gas tra la Russia e l’Ucraina, con la conseguente cessazione totale delle esportazioni di gas russo verso l’Europa attraverso l’Ucraina e la garanzia che il governo ucraino chiuderà i gasdotti che attraversano il suo territorio. Il graduale successo degli Stati Uniti nel raggiungere l’obiettivo decennale di tagliare le esportazioni dirette di gas russo in Europa ha fatto impennare i prezzi dell’energia, inferto un duro colpo all’economia e ridotto il tenore di vita della popolazione europea. Gli shock dei prezzi causati dalla guerra si sono estesi anche a molte economie in via di sviluppo.
Le esportazioni di gas liquido degli Stati Uniti, da cui l’Europa dipende, sono in media più costose del 30-40% rispetto al gas russo. Inoltre, questo gas naturale liquefatto (GNL) è per lo più ottenuto con il devastante metodo del fracking e trasportato in Europa in un modo altrettanto inquinante, cioè con enormi navi cisterna.
L’enorme danno economico causato all’Europa ha creato una crescente opposizione alla guerra, non da ultimo tra la classe operaia e le famiglie in generale. Sempre più persone hanno capito che pagano due volte per la guerra in Ucraina: con le loro tasse finanziano gli enormi sforzi di guerra e di militarizzazione, e allo stesso tempo sopportano il peso dell’aumento dei prezzi dell’energia e delle misure di austerità imposte.
In Germania, i leader dei partiti cristiano-democratici, conservatori, socialdemocratici e di altri partiti “centristi†hanno attuato queste politiche imposte dagli Stati Uniti, danneggiando profondamente le loro economie e società . Questo tipo di complicità ha definito l’approccio nella maggior parte dei Paesi europei fino a poco tempo fa e ha continuato nonostante l’immensa impopolarità che ha creato per i loro stessi partiti. La stragrande maggioranza dei partiti di governo in Europa è oggi profondamente impopolare e si è assistito a un forte aumento delle forze xenofobe e apertamente fasciste e neofasciste. In Germania e in altre parti d’Europa, si registra un forte aumento del sostegno ai partiti che si oppongono alla guerra. Ultimamente, un numero crescente di politici ha dichiarato apertamente che è fondamentale per l’economia europea rompere con questa disastrosa politica statunitense e riprendere la fornitura diretta di gas dalla Russia, oltre a ripristinare normali relazioni commerciali e di investimento con il Sud globale e i Paesi BRICS, in particolare con la Cina. L’ex ministro delle Finanze Oskar Lafontaine ha sintetizzato questo sentimento affermando che dovrebbe essere sufficiente una telefonata alla Russia per ripristinare la fornitura di gas.
Il secondo fattore che sta cambiando l’opinione pubblica è che gli Stati Uniti e la NATO stanno subendo una battuta d’arresto nella guerra in Ucraina.
L’espansione della NATO in Ucraina non è, ovviamente, l’unico esempio di aggressione sostenuta dagli Stati Uniti nell’attuale situazione mondiale. In particolare, a Gaza, Israele e gli Stati Uniti sono in grado di compiere massacri militari sfrenati, atrocità e politiche genocide contro il popolo palestinese e altri Paesi della regione. In Europa, invece, gli Stati Uniti e i loro alleati si stanno confrontando con la Russia, che ha l’esercito più potente del continente e forze nucleari sostanzialmente pari a quelle degli Stati Uniti. Quest’ultima sembra incapace di vincere questa guerra per procura; solo un intervento diretto delle forze militari della NATO, con il rischio di una guerra nucleare globale, potrebbe ribaltare la situazione.
Il trascinarsi della guerra in Ucraina, che ha provocato centinaia di migliaia di vittime – tra cui migliaia di bambine/i – e devastazioni diffuse, ha portato a un forte cambiamento nell’opinione pubblica. In Ucraina, i sondaggi mostrano ora che il 52% della popolazione sostiene la posizione secondo cui “l’Ucraina dovrebbe cercare di negoziare una fine della guerra il prima possibileâ€. Solo il 38% sostiene l’opinione che “l’Ucraina dovrebbe continuare a combattere fino a vincere la guerraâ€.
Al primo turno delle elezioni presidenziali rumene di novembre – elezioni tenutasi dopo che Diana ȘoÈ™oacă, una candidata contraria alla guerra, è stata bandita dalle elezioni – Călin Georgescu, anch’egli contrario alla guerra, ha raggiunto il primo posto. Le autorità rumene, con il sostegno degli Stati Uniti, hanno risposto annullando le elezioni.
Nel dicembre 2024, un sondaggio di YouGov condotto in Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Spagna, Svezia e Danimarca ha mostrato un forte aumento del sostegno a una soluzione negoziata. In quattro di questi Paesi – Germania, Francia, Spagna e Italia – la posizione di “incoraggiare una fine negoziata dei combattimenti, anche se la Russia ha ancora il controllo di alcune parti dell’Ucraina†ha avuto un sostegno maggiore rispetto a quella di “sostenere l’Ucraina fino al ritiro della Russia, anche se questo significa che la guerra durerà più a lungoâ€.
Negli Stati Uniti, solo il 23% della popolazione ritiene che “sostenere l’Ucraina†debba essere una priorità della politica estera statunitense.
Il ripristino di legami economici normali e vantaggiosi a entrambe le parti è necessario per l’economia europea, ma è solo un primo passo per porre fine alla disastrosa guerra in Ucraina che l’imperialismo statunitense ha imposto alla regione.
Lo sforzo di espansione della NATO è interconnesso con la situazione all’interno dell’Ucraina, che ha un’ampia minoranza russofona (circa il 30% della popolazione) che è maggioritaria nella parte orientale e sudorientale del Paese. L’esperienza di Paesi come il Canada e il Belgio conferma che gli Stati bilingui possono essere tenuti insieme solo garantendo rigorosamente i diritti linguistici e di altro tipo delle diverse comunità ed evitando politiche totalmente inaccettabili per entrambe.
Ciononostante, dal colpo di Stato di Maidan del 2014 in poi, il governo di Kiev, sostenuto dagli Stati Uniti, ha cercato di reprimere i diritti della minoranza russofona. Come ha dichiarato la Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa, che non può assolutamente essere accusata di essere filo-russa, “l’attuale legge sulle minoranze nazionali è ben lontana dal fornire garanzie adeguate per la protezione delle minoranze […] molte altre disposizioni che limitano l’uso delle lingue minoritarie sono già in vigore dal 16 luglio 2019â€.
Sia il tentativo di opprimere la popolazione russofona che la questione dell’adesione dell’Ucraina alla NATO sono due questioni che devono essere risolte per porre definitivamente fine alla guerra.
L’Europa dovrebbe impegnarsi seriamente e onestamente per porre fine alla guerra in Ucraina. Basandosi su un’opinione pubblica che vuole la pace e il progresso e su un movimento per la pace con una forte componente operaia, le forze sociali e politiche europee devono promuovere i seguenti passi per porre fine alla guerra in Ucraina:
L’apertura di negoziati di pace senza precondizioni.
La richiesta di un cessate il fuoco permanente.
L’opposizione all’adesione dell’Ucraina alla NATO.
Il iconoscimento dei diritti linguistici in tutta l’Ucraina e dei diritti, compresa quello all’autodeterminazione, della maggioranza russofona nell’est e nel sud-est dell’Ucraina.
La fine del coinvolgimento dei Paesi della NATO nella guerra in Ucraina, compresa la cessazione di tutte le vendite di armi e il ritiro di tutto il personale militare e degli addestratori dall’Ucraina – il denaro risparmiato in questo deve essere utilizzato per rafforzare la spesa sociale e i servizi pubblici.
L’Europa e il mondo intero avranno bisogno di un lungo periodo per riprendersi dagli effetti disastrosi della politica statunitense nella regione. Fermare definitivamente la guerra in Ucraina è un primo passo indispensabile.
I passi tracciati da No Cold War non sono solo logici e umani: sono anche l’unica strada percorribile. Tutte le guerre finiscono con i negoziati – e anche questa finirà così.
Con affetto,
Vijay
*Traduzione della terza newsletter (2025) di Tricontinental: Institute for Social Research.
Come Potere al Popolo traduciamo la newsletter prodotta da Tricontinental: Institute for Social Research perché pensiamo affronti temi spesso dimenticati da media e organizzazioni nostrane e perché offre sempre un punto di vista interessante e inusuale per ciò che si legge solitamente in Italia. Questo non significa che le opinioni espresse rispecchino necessariamente le posizioni di Potere al Popolo. A volte accade, altre volte no. Ma crediamo sia comunque importante offrire un punto di vista che spesso manca nel panorama italiano.
L'articolo LA GUERRA IN UCRAINA TERMINERÀ CON UN NEGOZIATO proviene da Potere al Popolo.
Potere al Popolo: risorse per il sociale con una tassa sugli affitti brevi e calmiere agli affitti per contrastare l’emergenza abitativa
La “piena continuità con l’amministrazione Tambellini” della Giunta Pardini è stata sottolineata dal capogruppo di Lucca Futura Gabriele Olivati, che non fa altro che confermare la sostanziale uniformità di politiche fra destra e centrosinistra evidenziata da anni da Potere al Popolo.
A partire dalle ordinanze antibivacchi, simbolo del disprezzo per le fasce disagiate, passando per la mobilità della Piana di Lucca e le grandi opere (asse suburbano e assi viari), per arrivare alla privatizzazione del patrimonio pubblico, col mistero sugli acquirenti di una porzione importante della Manifattura Sud e di Palazzo Bertolli.
La vendita del patrimonio pubblico è uno dei metodi più utilizzati dalle amministrazioni, da anni sottoposte a tagli dai governi di destra e centrosinistra, per far quadrare i conti e non “gravare sulle tasche dei cittadini”, secondo la trita formula ripetuta da Pardini e Bruni.
Le entrate solitamente non bastano, ancor più se si prevedono nel solo 2025 oltre 55 milioni di euro di investimenti (44 in opere pubbliche) e 15 milioni di euro per il sociale sui quali però va precisato che sono per la spesa corrente, cioè per la sola gestione ordinaria dei servizi e non per il loro sviluppo e ampliamento.
Potere al Popolo ritiene invece che, visti i devastanti effetti di pandemia, tagli, crisi finanziarie e economia di guerra sostenuta da destra e centrosinistra, l’aumento degli investimenti nel sociale è indispensabile per evitare la crescita delle disuguaglianze e vasti drammi sociali.
Gli altri sistemi utilizzati per reggere coi conti sono l’indebitamento, che è previsto in crescita fino a oltre 90 milioni di euro nel 2025, e i tagli, come l’azzeramento del contributo affitti che andava invece incrementato.
Se la coperta è corta, non basta però, come propone l’opposizione, decidere come destinare le finanze. Serve una posizione politica precisa: ad esempio introdurre una tassa sugli affitti brevi nei quartieri e nelle zone ad alta tensione abitativa e un calmiere agli affitti proporzionato agli stipendi medi, come accade ormai in diverse città più avanzate sul fronte del diritto all’abitare.
Secondo i capogruppo di maggioranza, poi, “gli investimenti del Comune di Lucca determinano un indebitamento naturale, che è assolutamente sotto controllo, e vengono fatti, a differenza del passato, per produrre ricchezza e benessere condivisi”.
Gli “investimenti” in cultura, turismo e sport del Comune invece riguardano eventi spot da cui pochi guadagnano, mentre dilagano il lavoro precario e stagionale e i “gruppi da crociera” di semplice passaggio a Lucca catturati con paninerie e cibo da asporto.
Per Potere al Popolo, come per la maggioranza dei cittadini che non vota ed è distante dalla politica, l'”indebitamento naturale” è un ricordo del passato: vendere patrimonio pubblico è mettere le mani nelle tasche dei cittadini e ad essere sotto controllo è solo il privilegio di pochi, mentre le disuguaglianze innaturali sono assolutamente fuori controllo perché ricchezza e benessere sono condivisi da una parte sempre più ristretta di cittadini.
L'articolo [LUCCA] IL DIBATTITO SUL BILANCIO DI PREVISIONE DEL COMUNE DI LUCCA CONFERMA ANCORA UNA VOLTA LA CONTINUITÀ TRA DESTRA E CENTROSINISTRA proviene da Potere al Popolo.
Come Potere al Popolo esprimiamo solidarietà e vicinanza ai cari di Serafino Congi, 48 anni, deceduto su un’ambulanza lo scorso 4 gennaio dopo aver passato ore nel Pronto soccorso di San Giovanni in Fiore. Quella di Serafino è la storia di tanti/e vite spezzate a cui è stato negato il diritto alla salute. Serafino doveva essere trasferito nell’ospedale di Cosenza, questo racconta la stampa, ma in quel momento non sarebbe stato possibile sia perché non c’era una ambulanza medicalizzata disponibile, sia perché l’elisoccorso non poteva essere usato causa maltempo.
Questo accade in Calabria: si muore perché la sanità pubblica è stata smantellata.
Per chi ha la memoria corta rammentiamo che nell’ ottobre 2010, quando Scopelliti era il Presidente della Giunta Regionale, Roberto Occhiuto, attuale Presidente della Giunta regionale, ha sostenuto la scelta della chiusura degli ospedali e spiegava che mantenere più posti letto e 19 ospedali in tutta la regione era uno spreco!
Era uno spreco riconoscere ai calabresi il diritto di curarsi presso le strutture pubbliche…!!!
Per comprendere la drammaticità della condizione in cui versa il servizio sanitario in Calabria citiamo alcuni dati che danno ben chiara la situazione.
La Ragioneria Generale dello Stato nel suo Rapporto sulla spesa sanitaria in Italia per il 2023, evidenzia che “nel 2023 la spesa sanitaria in Italia è risultata pari a 131.119 milioni di euro, con un tasso di decremento dello 0,4% rispetto al 2022â€.
A livello di singola regione, nel 2023 sono solo la Calabria e l’Umbria a evidenziare valori negativi (-4,3% e -0,6%, rispettivamente). In Calabria si passa da 4.078,8 a 3.904,4 milioni di euro.
Il sotto-finanziamento reale del Servizio Sanitario Nazionale, la crescita delle diseguaglianze, la costante privatizzazione, l’esclusione di milioni di cittadini e cittadine dalle cure e in fin dei conti lo sconquasso della sanità pubblica, si aggrava con la legge finanziaria.
In quella approvata dalla maggioranza che sostiene il governo Meloni c’è il bluff sugli “stanziamenti recordâ€, e ci sono i tagli del governo sulla sanità pubblica. L’incremento nominale degli stanziamenti (meno di 2,3 miliardi di euro) coprirà a malapena l’aumento della spesa per il personale (il rinnovo dei contratti di medici, infermieri e altro personale scaduti da anni). Ma quell’incremento non coprirà affatto l’aumento dei costi di gestione, dall’aumento dei costi energetici all’aumento dei prezzi dei farmaci e tanto meno l’incremento registrato negli ultimi anni nel mondo degli appalti, specie quelli edilizi e impiantistici.
Quello che conta non è la cifra nominale, ma la percentuale della ricchezza prodotta destinata alla salute e alla sanità , allo stato sociale in genere, invece che alle continue sovvenzioni alla grande industria privata, alle grandi opere nocive e all’industria delle armi. Ed allora vediamo questi conti con le loro grandezze reali: ◠la spesa sanitaria sul PIL scende al 6,3%: prima della pandemia (2019) era al 6,4%. ◠Nel 2022 era al 6,8%. La media OCSE è del 7%. ◠Al sistema pubblico italiano mancano, rispetto alla media OCSE, quasi 900 euro per ogni abitante. Una cifra enorme.
La Calabria registra il dato più basso con 315,9 posti letto complessivi ogni 100mila abitanti, mentre per numero di posti letto nel privato la Calabria, insieme a Lazio e P.A. di Trento, si situa al posto più alto in classifica.
Il tasso di mortalità infantile nel Mezzogiorno è il doppio rispetto al Nord. Infatti, è 1,8 decessi ogni 1.000 nati vivi in Toscana, mentre è più che doppio in Calabria (3,9).
Nel Mezzogiorno ci sono le peggiori condizioni di salute del Paese. Gli indicatori relativi alla speranza di vita mostrano un differenziale territoriale marcato e crescente negli anni: nel 2022, la speranza di vita alla nascita per i cittadini meridionali era di 81,7 anni (79,5 per gli uomini e 83,9 per le donne), circa 1,3 anni in meno rispetto al Centro e Nord-Ovest, 1,5 nel confronto con il Nord-Est.
La mortalità per tumore è più elevata al Sud. Il tasso di mortalità (per 10.000 abitanti) era dell’8,8 nelle regioni meridionali (8,2 per le donne e 9,6 per gli uomini), significativamente più alto rispetto alle altre aree del Paese: 7,8 nel Centro (7,4 per le donne e 8,3 per gli uomini) e nel Nord-Ovest (7,2 per le donne e 8,3 per gli uomini), 7,1 nel Nord-Est (6,6 per le donne e 7,6 per gli uomini).
Tanto per fare un esempio, il dato sulla percentuale di donne che in Calabria hanno ricevuto l’invito a partecipare al programma di screening mammografico è del 16% contro una media nazionale dell’89%17. Proprio in Calabria è stata registrata l’incidenza più bassa di donne che hanno effettuato gratuitamente il controllo nell’ambito di un programma organizzato (11,8%).
Il caso calabrese è emblematico della debolezza dei SSR del Mezzogiorno, caratterizzati da un minore intervento pubblico in sanità e inadeguati livelli di servizi di prevenzione e cura di qualità . Al Sud, più che nel resto del Paese, alla strutturale sotto dotazione di risorse si associano maggiori difficoltà di adempiere ai Livelli Essenziali di Assistenza. In questa direzione è utile ribadire che la mancata copertura finanziaria integrale dei LEA è una questione nazionale, che impatta, per i limiti dei criteri di riparto del fondo nazionale, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno.
Hanno inciso anche le cosiddette misure di risanamento finanziario dei Piani di rientro, che hanno consentito di “efficientare†la spesa sanitaria e recuperare i disavanzi ma a scapito di un peggioramento complessivo nell’offerta di assistenza territoriale e ospedaliera, con effetti negativi tangibili sulla popolazione come l’incremento della mortalità e l’intensificazione delle migrazioni sanitarie.
In Calabria il Commissariamento è iniziato, e mai terminato, nel 2009 e il risultato del suo disastro è sotto gli occhi di tutti.
Il monitoraggio LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), che offre un quadro delle differenze nell’efficacia e qualità delle prestazioni fornite dai diversi Servizi Sanitari Regionali, fa emergere i deludenti risultati del Sud. Nell’ambito della prevenzione oncologica, il ritardo è particolarmente evidente nei tassi di adesione ai programmi di screening, che riflettono anche le carenze di offerta dei SSR meridionali.
Per dare la corretta rappresentazione dell’accesso alle cure dei calabresi riportiamo i recenti dati sulla mobilità sanitaria, meglio conosciuta come “i viaggi della speranzaâ€. Essa continua a crescere dopo gli anni più duri della pandemia da Covid. Il giro d’affari secondo i dati 2023 approvati di recente dalla Conferenza delle Regioni sfiora i 4,6 miliardi, in crescita rispetto ai 4,3 mld del 2022. Il fenomeno della migrazione per farsi curare fuori regioni che ogni anno coinvolge quasi un milione d’italiani conferma il suo essere endemico. Il trend, infatti, non cambia: è sempre un esodo da Sud verso Nord. La Calabria è in cima alla lista (-294 mln).
Per le patologie oncologiche, è la Calabria a registrare l’incidenza più elevata di migrazioni: il 43% dei pazienti si rivolge a strutture sanitarie di Regioni non confinanti. Seguono Basilicata (25%) e Sicilia (16,5%).
Al Sud, i servizi di prevenzione e cura sono dunque più carenti, minore la spesa pubblica sanitaria, più lunghe le distanze da percorrere per ricevere assistenza.
L’autonomia differenziata in ambito sanitario aumenterà ulteriormente il divario tra le regioni del Nord e del Sud e il diritto alla salute non sarà più garantito allo stesso identico modo in tutte le regioni italiane.
Mentre tutti i dati sulla sanità pubblica italiana ci consegnano la sua distruzione a vantaggio di quella privata, la Calabria rimane sempre più relegata agli ultimi posti per qualità dell’offerta sanitaria a conferma, purtroppo, del disastro perpetrato a danno dei cittadini dalle politiche dei tagli operati da tutti i governi, di centrosinistra e di centrodestra. degli ultimi 30 anni, tanto da negare quel fondamentale diritto dell’individuo che è la tutela della salute. La nostra Costituzione, è bene ricordarlo, eleva questo diritto ad interesse generale della collettività al punto da garantire cure gratuite agli indigenti.
Negli scorsi giorni però abbiamo avuto la dimostrazione di come in Calabria l’articolo 32 della Costituzione della Repubblica, a qualche cittadino sia ancora garantito ma sforando il perimetro costituzionale.
Abbiamo appreso dalla stampa, infatti, che il Presidente della Giunta Regionale, Roberto Occhiuto, agendo come un monarca, ha utilizzato una struttura pubblica, qual è l’Azienda Ospedaliero Universitaria “Renato Dulbecco†di Catanzaro come se fosse di sua proprietà .
Infatti, il Presidente ha chiamato ad eseguire il suo delicato intervento cardiochirurgico il Dott. Daniele Maselli, medico di fama nazionale, calabrese d’origine. Infatti, Occhiuto ha agito secondo la sua concezione della politica basata sull’arroganza del potere, sul privilegio e su rapporti sociali di classe.
A lui, che è il Presidente della Giunta regionale, nonché Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di Rientro, può essere riservato un trattamento privilegiato con tecniche all’avanguardia ed esimi luminari del settore, mentre al resto dei calabresi tutto ciò viene sistematicamente negato.
Siamo difronte ad una ingiusta disparità di accesso alle cure, se consideriamo quelle riservate alla stragrande maggioranza della popolazione calabrese.
Ma in questa regione, dove si muore a causa dello smantellamento del servizio sanitario, accade che Infermieri ed Oss che hanno salvato migliaia di vite umane, che hanno fatto da “ponteâ€, infaticabili, tra le famiglie e i loro cari ricoverati in ospedale, ci riferiamo agli operatori sanitari della pandemia Covid-19, vengano licenziati dall’ASP di Vibo Valentia. Una decisione sprezzante, perché non tiene conto della dignità della persona e delle norme di legge che danno a questi lavoratori il diritto alla stabilizzazione.
Lo scorso mese di luglio Occhiuto strombazzava ai quattro venti assunzioni di personale nel Servizio Sanitario Regionale di 2.115 unità e più di 5.500 in 3 anni.
Sovente accade che dopo l’indignazione subentra la rassegnazione, noi riteniamo che la sanità non è un bene di mercato, ma un diritto fondamentale. È il momento di scendere in piazza per difenderla e rilanciarla!
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L'articolo [CALABRIA] DIRITTO ALLA SALUTE, DIRITTO ALLA VITA IN CALABRIA proviene da Potere al Popolo.
Pochissimi esseri umani hanno avuto la fortuna di scendere nelle profondità degli oceani del mondo. Il luogo più profondo – 11 chilometri sotto il livello del mare – è la Fossa delle Marianne, che si trova poco sopra le 607 isole degli Stati Federati di Micronesia nell’Oceano Pacifico (per fare un paragone, il Monte Everest si trova a quasi nove chilometri sopra il livello del mare). Laggiù, al di sotto dei sei chilometri di profondità , nella cosiddetta zona adopelagica, non c’è luce. Il nome della zona adopelagica deriva da Ade, l’antico dio greco degli Inferi. Nella tragedia di Eschilo I Persiani, il coro canta: “Ade, il dio che tutto riceve, prende tutti in pugno e non li rilascia maiâ€. Le profondità sono trattate con timore, l’oscurità sottostante è quasi una porta verso l’inferno di fuoco dell’Ade.
Gli esploratori che sono scesi nei fondali oceanici più profondi a bordo di vari sottomarini riferiscono che al di sotto dei sei chilometri il buio è davvero accecante. Ma anche nelle acque più profonde hanno assistito a lampi di luce e poi hanno visto che le creature delle profondità marine emettono la propria luce (bioluminescenza) per attirare altri pesci o per cercare cibo, producendo luciferina (una molecola che emette luce) e luciferasi (un enzima), entrambe chiamate dal latino “portatore di luceâ€, che interagiscono e producono fotoni. Un nuovo studio ci dice che il 76% di queste creature delle profondità marine possiede questa capacità . Alcune sono piccole come alghe unicellulari che non possono essere viste dall’occhio umano, mentre altre sono grandi come il calamaro gigante, che può raggiungere la lunghezza di tredici metri. In queste grandi profondità si trovano creature uniche, molte delle quali si sono evolute per adattarsi non solo all’oscurità , ma anche all’estrema pressione dell’acqua (16,000 libbre per pollice quadrato o psi rispetto a circa 14,7 psi a livello del mare). Gli esseri umani hanno dato loro nomi fantastici per la loro stranezza: squalo goblin, polpo dumbo, calamaro vampiro, vermi zombie, pesce accetta seminudo. La chiave della loro sopravvivenza non risiede semplicemente nei loro occhi e nelle loro bocche fantastiche, ma nella luce che producono per combattere l’oscurità .
La lotta per la sopravvivenza è la storia naturale e umana della terra. Nessun animale e nessuna pianta soccombe a qualsiasi sfida oltraggiosa gli venga posta. Sulle spiagge di Pohnpei, uno degli Stati Federati di Micronesia, ci sono fiori – come il bellissimo ibisco costiero arancione, rosa e rosso – che spuntano dal terreno sabbioso e prosperano quando l’acqua salata li bagna. Nel 2013, il poeta pohnpeiano Emelihter Kihleng ha scritto Tide (marea), che coglie questa resilienza:
La marea, mi attira,
un ricordo delle cose che si perdono
e le cose che ritornano.
Sono in piedi sulla riva,
i piedi affondano nella sabbia,
e mi chiedo se l’oceano si ricorda di me.
Pohnpei non è stata bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale ed è stata risparmiata dai test nucleari che hanno colpito l’Atollo di Bikini (23 test nucleari statunitensi tra il 1946 e il 1958) e l’Atollo di Enewetak (43 test nucleari tra il 1948 e il 1958), entrambi distanti rispettivamente circa 900 e 600 chilometri.
Nel 1934, Jean Cocteau pubblicò l’opera teatrale La Machine infernale (la macchina infernale). In essa, l’Oracolo di Delfi, che conosce la storia dell’Ade, dice al saggio Edipo: “Il mondo sotterraneo non è altro che uno specchio del mondo sopra, dove troviamo solo lo stesso volto, gli stessi destini e le stesse ombreâ€. Ma, in realtà , l’Oracolo di Delfi si era sbagliato. Nelle profondità , vicino alle porte dell’Ade, invece di soccombere alla loro situazione, le creature che vi abitano – nonostante la realtà del motto di Thomas Hobbes Bellum omnium contra omnes (la guerra di tutti contro tutti, o la lotta per la sopravvivenza) – producono la propria luce interiore per motivi di riproduzione o di conservazione. Quando ho letto dell’ubiquità di questi animali bioluminescenti negli oceani più profondi, ho pensato più al significato metaforico che a quello evolutivo: la loro luminescenza è solo una reazione biochimica o può essere letta come resilienza?
Come Tricontinental: Institute for Social Research abbiamo pubblicato il dossier n. 83 (dicembre 2024) The False Concept of Populism and the Challenges facing the Left: A Conjunctural Analysis of Politics in the North Atlantic. Questo testo è stato stimolato dalla vittoria elettorale di Donald Trump negli Stati Uniti, ma anche dalla posizione di settori del vecchio liberalismo e della vecchia socialdemocrazia, secondo i quali l’arrivo di un’estrema destra di tipo speciale costituisce la causa dei problemi dell’umanità . Non è solo Trump ad abituarci alle intimidazione e alla repressione che gli Stati Uniti e i loro alleati infliggono al Sud globale. Trump è nato nel 1946, un anno dopo che gli Stati Uniti avevano sganciato le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Quando era bambino, gli Stati Uniti invasero la penisola coreana (1945) e interferirono nelle elezioni in Costa Rica (1948), Siria (1949), Iran (1953) e Guatemala (1954). Trump ha certamente creato le condizioni per l’aggressione regionale israeliana con gli Accordi di Abraham (2020), ma non ha firmato gli ordini di trasferimento di sistemi di armi pericolose a Israele per la sua guerra genocida, né è l’unica forza del Nord Atlantico impegnata a difendere i suoi finanziatori.
Trump è un prodotto del patto neoliberale. È il mostro di Frankenstein. La sua pretesa di essere un miliardario self-made è vera quanto la sua pretesa di essere un politico self-made: in entrambi i campi è stato spinto da forze molto più grandi di lui. Quando i vecchi liberali e molti socialdemocratici hanno messo da parte i loro impegni per il welfare e il bene comune e si sono buttati a capofitto nel neoliberismo, hanno perso sempre più popolarità tra ampie fasce di elettorato nell’Atlantico settentrionale. Questi vecchi liberali e alcuni socialdemocratici hanno usato lo Stato per dirottare enormi parti del surplus per creare miliardari e poi togliere posti di lavoro al loro mondo. Avendo perso la base di massa, la classe dirigente ha cercato freneticamente un modo per mantenere la sua egemonia elettorale. Ciò significava, in primo luogo, distruggere la possibilità di una ripresa dell’assistenzialismo attraverso il centro-sinistra (il sabotaggio della campagna di Bernie Sanders e la cospirazione contro Jeremy Corbyn ne sono un esempio) e poi trovare candidati disposti a dire qualsiasi cosa per creare e disciplinare una nuova base (purché questi nuovi candidati, come Trump, rimanessero impegnati nelle rigide strutture di espropriazione di plusvalore dei lavoratori per i conti bancari dei pochi). Col tempo, incapaci di mantenere le loro promesse, Trump e altri esponenti dell’estrema destra di tipo speciale cadranno in disgrazia presso la loro base di massa. Quando ciò accadrà , la classe dominante, i Frankenstein del capitalismo, troveranno un altro prestigiatore che abbaglierà una base di massa disorientata continuando a infliggere brutalità ai lavoratori e ai contadini del mondo.
Cosa significherà per il mondo la presidenza di Trump, si chiede il commentatore liberale? Cosa ha significato per il mondo il patto neoliberista? Quando il “male minore†del patto neoliberista – Biden negli Stati Uniti, Starmer nel Regno Unito, Macron in Francia, Scholz in Germania (e fino alla patetica fine della sua carriera politica, Trudeau in Canada) – è totalmente complice di un genocidio in corso, c’è poco che Trump possa fare per essere peggiore. Oltre a “finire il lavoro†a Gaza, come lui e i suoi compari hanno giurato di fare, forse l’unica cosa che resta da fare è effettivamente, in stile Dottor Stranamore, condurre lo sterminio della razza umana e l’annientamento del pianeta. Ma anche quando si tratta di distruzione planetaria, cosa hanno fatto le mega-corporazioni del patto neoliberale se non commettere un ecocidio e ignorare l’evidenza della catastrofe climatica? Queste forze neoliberiste dicono di sostenere forme di liberalismo, come la libertà di parola, ma in realtà sono queste vecchie forze liberali ed ex socialdemocratiche del mondo atlantico che hanno introdotto poteri ampiamente incontrollati per le forze di repressione in nome dell’antiterrorismo, consegnando così questi poteri a forze, come Trump, che sono istintivamente contrarie alla libertà di parola e di associazione. I vecchi liberali e gli ex socialdemocratici diranno che almeno non sono patriarcali o razzisti, ma anche in questo caso i loro risultati sono abissali: il tasso di deportazione negli Stati Uniti è altrettanto alto, se non più alto, sotto i presidenti liberali che sotto quelli conservatori, e i vecchi liberali e gli ex socialdemocratici non hanno fatto quasi nulla per difendere i diritti delle donne, che sono diventati un passatempo da campagna elettorale piuttosto che un campo di lotta.
È proprio questo il punto: né i vecchi liberali e gli ex socialdemocratici né l’estrema destra di tipo speciale sono in grado di ampliare il campo di lotta. Questo apre degli spazi per i lavoratori per entrare in queste contraddizioni in modo fiducioso e chiaro, dare forma a una politica di emancipazione dalla morsa del capitalismo, permette di approfondire la battaglia delle idee e di sollevare questioni programmatiche che cercano di risolvere problemi reali piuttosto che cercare semplicemente di costruire alleanze elettorali per sconfiggere la destra.
Non riesco a togliermi dalla testa quelle creature delle profondità marine. A un certo punto del romanzo Frankenstein di Mary Shelley, il mostro dice che, sebbene “Adamo dovrebbe essere il suo creatoreâ€, è “piuttosto l’angelo caduto†(cioè Lucifero). Il nome Lucifero – come luciferina e luciferasi – deriva dalla parola latina per “portatore di luce†e, sebbene il termine sia apparso per la prima volta in una traduzione della Bibbia ebraica della fine del IV secolo come traduzione della frase ebraica Heilel o “splendenteâ€, è stato identificato con l’angelo caduto solo nel Paradiso perduto di John Milton (1667). È possibile che i mostri, i portatori dell’estrema destra di tipo speciale, come Trump, siano in qualche modo anche dei “portatori di luce†luciferiani, le cui contraddizioni ci permettono di vedere meglio gli inganni del patto neoliberale? Possono farlo, ma loro e il resto dei mostri del mondo nordatlantico non possono fare nulla di più. Non sono come le creature delle profondità marine. I loro seguaci sono momentaneamente esaltati dal loro carisma, ma presto tremeranno per i loro fallimenti. Dove andranno queste masse quando avranno perso interesse per l’estrema destra di tipo speciale? Le tristi realtà della guerra e della fame hanno spento le possibilità di una luce interiore per molti esseri umani che sembrano aver perso la scintilla nei loro occhi che contiene la promessa di illuminare una strada da percorrere.
Ma quella luce non può spegnersi. C’è sempre un lampo di luce. Il poeta haitiano Paul Laraque (1920-2007) ha scritto in modo surreale di questi brevi lampi di luce nelle danze delle creature e dei fiori nelle profondità delle acque nella sua poesia Mourir (morire), che appare nella sua raccolta del 1979 Les armes quotidiennes: Poésie quotidienne (armi quotidiane: poesia quotidiana):
L’onda dell’ombra li trascinò nel nulla,
in fondo al mare, dove riposano tra i coralli,
che si aprono come rose, la danza rossa e scintillante dei pesci,
i resti arrugginiti delle navi, l’opulenza irrisoria delle sabbie.
Quella danza rossa e scintillante dei pesci, la nostra protesta per un mondo nuovo.
Con affetto,
Vijay
*Traduzione della seconda newsletter (2025) di Tricontinental: Institute for Social Research.
Come Potere al Popolo traduciamo la newsletter prodotta da Tricontinental: Institute for Social Research perché pensiamo affronti temi spesso dimenticati da media e organizzazioni nostrane e perché offre sempre un punto di vista interessante e inusuale per ciò che si legge solitamente in Italia. Questo non significa che le opinioni espresse rispecchino necessariamente le posizioni di Potere al Popolo. A volte accade, altre volte no. Ma crediamo sia comunque importante offrire un punto di vista che spesso manca nel panorama italiano.
L'articolo IL DOTTOR VICTOR FRANKENSTEIN RINNEGA IL SUO MOSTRO proviene da Potere al Popolo.
La notte del 24 Dicembre un gruppo di insegnanti del torinese appartenente al collettivo Rotte Balcaniche ha risposto alla chiamata di soccorso di tre ragazzi marocchini che hanno rischiato di morire nel tentativo di superare il confine turco-bulgaro.
I tre migranti sono stati ritrovati nei boschi, in grave stato di ipotermia. Uno di loro, più grave degli altri, aveva perso la coscienza ed era in condizioni critiche. Dopo aver chiamato il 112, la polizia bulgara si precipita sul posto, ore prima dell’arrivo dell’ambulanza, facendo di tutto per ostacolare il soccorso dei 3 ragazzi.
È già un successo che i tre insegnanti siano riusciti ad arrivare sul posto per dare aiuto urgente ai migranti, senza essere fermati dalla polizia. Non avranno la stessa fortuna i tre ragazzi minorenni egiziani che qualche giorno dopo, il 28 dicembre, moriranno negli stessi boschi per ipotermia, perchè la polizia bulgara ferma più volte le squadre di soccorso e abbandona i ragazzi nella neve, lasciandoli morire di freddo.
Alcune ore dopo l’arrivo dell’ambulanza avviene il salvataggio. Il gruppo di insegnanti viene arrestato dalla polizia bulgara e viene rinchiuso in una cella inospitale di una stazione di polizia sul confine, dove dovrà subire una notte intera di detenzione, maltrattamenti e minacce.
La vicenda dei tre insegnanti di Torino è una vicenda ricorrente, che capita troppo spesso a chi si mobilita cercando di salvare vite ai confini della “civilissima” Europa. La stessa vicenda aveva colpito Emilio Scalzo, storico attivista No Tav che era stato arrestato a causa di alcuni scontri con la Gendarmeria francese al confine tra Italia e Francia.
Nei giorni successivi al 24 Dicembre, dopo 24 ore di detenzione in una cella bulgara, non abbiamo sentito una sola parola da parte del nostro governo o da parte delle opposizioni di centrosinistra. Anche in questo caso è evidente l’ipocrisia del governo Meloni e dell’umanitario Partito Democratico, che non hanno perso un secondo nell’alzare gli scudi in difesa di Cecilia Sala, detenuta in Iran, mentre hanno taciuto in questo caso, quando si trattava di difendere tre concittadini che sono stati arrestati per aver salvato vite umane.
La situazione dei migranti viene gestita in maniera repressiva e disumana tanto in Europa quanto nel nostro paese. La brutalità dei CPR e del DDL Sicurezza, così come la costruzione dei centri di detenzione in Albania, è solo l’ultima vicenda di una lunga tradizione di abusi verso i migranti portata avanti tanto dalle forze politiche del centrodestra, quanto dal centrosinistra, protagonista del finanziamento dei lager libici e della caccia ai migranti che viene fatta nel Mediterraneo.
I flussi migratori che stanno attraversando i confini europei in questi decenni non sono altro che la conseguenza diretta dell’imperialismo europeo che per anni, e tutt’ora, gioca a fare da padrone nei paesi africani e del sud globale. La gestione delle politiche migratorie da parte dei paesi europei riflette pienamente la retorica dell’Europa “giardino” che deve difendersi dalla “giungla” del resto del mondo.
Fino a quando l’Europa continuerà a barricarsi e rendersi fortino verso i flussi migratori, sarà necessaria l’iniziativa umanitaria e di soccorso nei confronti dei migranti che vengono lasciati morire ai confini. Esattamente come è stato fatto dai tre insegnanti torinesi, a cui va tutta la nostra solidarietà .
L'articolo [TORINO] CONTRO LE CRIMINALI POLITICHE MIGRATORIE DEL “FORTINO” EUROPA, SALVARE VITE È UN DOVERE! proviene da Potere al Popolo.
Da giovedì 9 gennaio sarà attivo lo Sportello di supporto psicologico presso la Casa del popolo “Macondo” di Rimini.
Lo sportello è uno spazio gratuito di ascolto e riflessione rivolto a chi sente il bisogno di un sostegno per affrontare problematiche personali, familiari, relazionali o lavorative. Non si tratta di un percorso di terapia, ma di un’opportunità per confrontarsi con un professionista in un ambiente sicuro, riservato e privo di giudizio. L’obiettivo dello sportello è offrire orientamento e supporto per comprendere meglio le proprie difficoltà e individuare strategie utili a favorire un maggiore benessere personale e relazionale.
Lo sportello sarà attivo da giovedì 9 gennaio dalle ore 8:30 alle ore 12:30, ogni secondo giovedì del mese su appuntamento. Il servizio sarà attivo presso la Casa del popolo “Macondo” – Via G. Pascoli 65, Rimini.
Per informazioni e appuntamenti rivolgersi alla dott.ssa Francesca Crovasce. Mail:Â francescacrovasce@gmail.com
Il servizio di supporto psicologico è gratuito per i soci dell’associazione Macondo e per gli aderenti a Potere al Popolo!. Per iscriversi all’associazione Macondo è necessario un contributo annuale di 5 €.
Potere al Popolo – Rimini
L'articolo [RIMINI] APRE LO SPORTELLO DI SUPPORTO PSICOLOGICO ALLA CASA DEL POPOLO “MACONDO†proviene da Potere al Popolo.
Prima al centro dell’attenzione, ora licenziati. Ma sono gli stessi professionisti che hanno salvato migliaia di vite umane, che hanno fatto da “ponteâ€, infaticabili, tra le famiglie e i loro cari ricoverati in ospedale, ci riferiamo agli operatori sanitari della pandemia Covid-19.
Questo accade in Calabria e più precisamente all’ASP di Vibo Valentia. Infatti, la commissione straordinaria che gestisce l’ASP, il 30 dicembre 2024, ad un solo giorno dalla scadenza dei contratti di lavoro, decide di non rinnovare il contratto a 25 Infermieri e 16 OSS, condannandoli alla disoccupazione dopo più di tre anni di lavoro compiuti nelle Unità Operative degli ospedali e sulle ambulanze della provincia di Vibo Valentia.
Dopo la trattativa svoltasi il 31 dicembre all’Asp di Vibo Valentia, che aveva sancito la proroga dei contratti per altri due mesi, oggi la stessa Azienda decide il rinnovo contrattuale solamente per 4 oss e 13 infermieri, senza stabilire alcun criterio con il quale determinare continua a lavorare e chi no.
Una decisione sprezzante, perché non tiene conto della dignità della persona e delle norme di legge che danno a questi lavoratori il diritto alla stabilizzazione.
Questo è il risultato del sotto-finanziamento reale del Servizio Sanitario Nazionale, della crescita delle diseguaglianze, della costante privatizzazione, dell’esclusione di milioni di cittadini e cittadine dalle cure e in fin dei conti dello sconquasso della sanità pubblica.
Nella recente legge finanziaria approvata dalla maggioranza che sostiene il governo Meloni c’è il bluff sugli “stanziamenti recordâ€, e ci sono i tagli del governo sulla sanità pubblica. L’incremento nominale degli stanziamenti (meno di 2,3 miliardi di euro) coprirà a malapena l’aumento della spesa per il personale (il rinnovo dei contratti di medici, infermieri e altro personale scaduti da anni). Ma quell’incremento non coprirà affatto l’aumento dei costi di gestione, dall’aumento dei costi energetici all’aumento dei prezzi dei farmaci e tanto meno l’incremento registrato negli ultimi anni nel mondo degli appalti, specie quelli edilizi e impiantistici.
Quello che conta non è la cifra nominale, ma la percentuale della ricchezza prodotta destinata alla salute e alla sanità , allo stato sociale in genere, invece che alle continue sovvenzioni alla grande industria privata, alle grandi opere nocive e all’industria delle armi. Ed allora vediamo questi conti con le loro grandezze reali: ◠la spesa sanitaria sul PIL scende al 6,3%: prima della pandemia (2019) era al 6,4%. ◠Nel 2022 era al 6,8%. La media OCSE è del 7%. ◠Al sistema pubblico italiano mancano, rispetto alla media OCSE, quasi 900 euro per ogni abitante. Una cifra enorme.
In questo sconquasso la Calabria rimane sempre più relegata agli ultimi posti per qualità dell’offerta sanitaria (migrazione sanitarie fuori regione per farsi curare, posti lesto per abitanti, lunghissime liste d’attesa per ottenere una visita o un intervento chirurgico) a conferma, purtroppo, del disastro perpetrato a danno dei cittadini dalle politiche dei tagli operati da tutti i governi, sia di centrodestra che di centrosinistra, degli ultimi 30 anni, tanto da negare quel fondamentale diritto dell’individuo che è la tutela della salute.
Ma la vicenda vibonese, vogliamo sottolinearlo con forza, è il risultato di scelte operate dai governi nazionali, fatte proprie da tutte le giunte regionali, compresa quella presieduta da Occhiuto.
Ci riferiamo al metodo di calcolo del fabbisogno di personale e dei piani assunzionali, il cosiddetto “metodo AGENASâ€. In sostanza, questo metodo è governato da un algoritmo che determina un calcolo al ribasso del fabbisogno di personale pregiudicando ogni forma di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale. Un algoritmo che rappresenta l’ennesima bufala per nascondere i vincoli di compatibilità di finanza pubblica. Infatti, i dati con cui nutriamo l’algoritmo è il famigerato DM 70 del 2015, tristemente noto come Decreto Balduzzi, che ha provocato in Italia la soppressione di circa 50.000 posti letto, la chiusura di 150 ospedali e il calo di circa due milioni e mezzo di ricoveri.
Lo scorso mese di luglio Occhiuto strombazzava ai quattro venti assunzioni di personale nel Servizio Sanitario Regionale di 2.115 unità e più di 5.500 in 3 anni.
L’amara e cruda realtà è quella dei lavoratori dell’ASP di Vibo Valentia e dei tanti esuberi delle altre Aziende Sanitarie della Calabria.
Noi siamo e saremo al fianco di tutti i lavoratori che lottano per il lavoro, la dignità e il diritto costituzionale alla tutela della salute.
L'articolo [CATANZARO] IERI EROI, OGGI LICENZIATI proviene da Potere al Popolo.
A dicembre è uscito uno studio che mi ha fatto piangere. Intitolato Needs Study: Impact of War in Gaza on Children with Vulnerabilities and Families, è stato condotto dalla Community Training Centre for Crisis Management (CTCCM) di Gaza. Scritto in uno stile clinico, nulla del linguaggio avrebbe dovuto colpirmi nel modo in cui lo ha fatto. Ma i risultati dello studio sono stati scioccanti. Ecco alcuni fatti duri e crudi:
il 79% dei bambini di Gaza soffre di incubi;
l’87% di loro ha una forte paura;
il 38% riferisce di aver fatto la pipì a letto;
il 49% dei genitori assistiti ha dichiarato che le loro figlie/i loro figli credevano che sarebbero morte/i in guerra;
il 96% dei bambini di Gaza ha sentito che la morte era imminente.
In parole povere, ogni singolo bambino di Gaza sente che sta per morire.
Questa newsletter, la prima del 2025, avrebbe potuto concludersi dopo quest’ultima riga. Che altro c’è da dire? Ma c’è altro da dire.
Nel marzo del 2024, il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia ha rilasciato una dichiarazione molto severa sulla guerra in Sudan tra le forze armate sudanesi e le forze paramilitari di supporto rapido, entrambe sostenute da una serie di potenze straniere. La dichiarazione riportava fatti molto importanti:
24 milioni di bambini in Sudan – cioè quasi la metà dei 50 milioni di abitanti del Paese – sono a rischio di “catastrofe generazionaleâ€.
19 milioni di bambini non vanno più a scuola.
4 milioni di bambini sono sfollati.
3,7 milioni di bambini sono gravemente malnutriti.
Il primo punto si riferisce alla totalità dei bambini del Sudan, tutti a rischio di “catastrofe generazionaleâ€. Questo concetto, utilizzato per la prima volta dalle Nazioni Unite per descrivere i traumi e i contraccolpi subiti dai bambini a causa dei lockdown del COVID-19, significa che i bambini del Sudan non si riprenderanno dal calvario della guerra. Ci vorranno generazioni prima che nel Paese torni qualcosa paragonabile alla normalità .
Uno studio scientifico del 2017 ha rilevato che i traumi infantili profondi possono segnare una persona sia fisicamente che psicologicamente. I traumi deviano il sistema nervoso in via di sviluppo dei bambini, rendendoli estremamente vigili e ansiosi anche a distanza di decenni. Questo processo, scrivono gli autori, genera un meccanismo chiamato “elaborazione potenziata della minacciaâ€. Non c’è da stupirsi che gli studi sui bambini che hanno vissuto la guerra mostrino che soffrono in modo sproporzionato di disturbi medici, tra cui quelli al cuore e il cancro.
Nel marzo 2022, cinque medici provenienti da Afghanistan, India, Irlanda e Sri Lanka hanno scritto un’accorata lettera a The Lancet in cui ricordavano al mondo la situazione dei bambini afghani. Nel 2019, ogni bambino in Afghanistan era nato e cresciuto durante la guerra. Nessuno di loro ha conosciuto la pace. Gli autori notano che “gli studi sugli interventi psicoterapeutici nei bambini e negli adolescenti afghani sono rari e le prove che hanno prodotto sono di bassa qualità â€. Hanno quindi proposto un piano di assistenza sanitaria integrata per i bambini afghani che si basa sull’assistenza telematica e su professionisti non medici. In un altro mondo, il piano avrebbe potuto essere discusso. Alcuni dei fondi che avevano arricchito l’industria degli armamenti durante la guerra potevano essere investiti per realizzare questo piano. Ma questa non è il percorso che segue il nostro mondo.
L’affermazione sull’industria bellica non è fatta a caso. Secondo una scheda informativa dell’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (SIPRI) del dicembre 2024, le 100 maggiori aziende produttrici di armi e di servizi militari del mondo hanno aumentato le loro entrate combinate di armi del 4,2% nel 2023, raggiungendo l’incredibile cifra di 632 miliardi di dollari. Cinque aziende con sede negli Stati Uniti rappresentano quasi un terzo di queste entrate. Tra il 2015 e il 2023, queste 100 aziende hanno aumentato i loro ricavi totali da armamenti del 19%. Sebbene i numeri completi per il 2024 non siano ancora disponibili, se si osservano i documenti trimestrali dei principali mercanti di morte, i loro guadagni sono aumentati ulteriormente. Miliardi per i guerrafondai, ma niente per i bambini che nascono in zone di guerra.
Nel 2014, i bombardamenti di Israele su Gaza hanno causato la morte di bambini innocenti. Due incidenti a luglio hanno colpito in modo particolare. In primo luogo, Israele ha lanciato un missile che ha colpito il Fun Time Beach Café (Waqt al-Marah) a Khan Younis alle 23:30 del 9 luglio. Nel bar, una struttura provvisoria a circa trenta metri dal Mar Mediterraneo, diverse persone si erano riunite per guardare la semifinale della Coppa del Mondo FIFA 2014 tra Argentina e Paesi Bassi. Erano tutti seri appassionati di calcio. Il missile israeliano ha ucciso nove giovani: Musa Astal (16 anni), Suleiman Astal (16 anni), Ahmed Astal (18 anni), Mohammed Fawana (18 anni), Hamid Sawalli (20 anni), Mohammed Ganan (24 anni), Ibrahim Gan (25 anni) e Ibrahim Sawalli (28 anni). Non hanno mai potuto assistere alla vittoria dell’Argentina ai rigori o alla vittoria della Germania in una tesa partita pochi giorni dopo.
I bombardamenti di Israele, nel frattempo, non si sono fermati. Tre giorni dopo, il 16 luglio, alcuni ragazzi stavano giocando a calcio – come se stessero rigiocando la Coppa del Mondo sulla spiaggia di Gaza – quando una nave della marina israeliana ha sparato prima contro un molo e poi, mentre i ragazzi scappavano dall’esplosione, contro i ragazzi. Israele ha ucciso quattro di loro: Ismail Mahmoud Bakr (9 anni), Zakariya Ahed Bakr (10 anni), Ahed Atef Bakr (10 anni) e Mohammad Ramez Bakr (11 anni); altri sono rimasti feriti.
I bombardamenti israeliani su Gaza del 2014 ha ucciso almeno 150 bambini in totale. Quando il gruppo per i diritti umani B’Tselem ha pubblicato un annuncio per ricordare i nomi dei bambini alla televisione israeliana, le autorità televisive di Israele lo hanno vietato. Il poeta britannico Michael Rosen ha risposto alle uccisioni e al divieto con la bellissima poesia Non nominare i bambini (Don’t Mention the Children).
Non nominare i bambini.
Non nominare i bambini morti.
La gente non deve conoscere i nomi
dei bambini morti.
I nomi dei bambini devono essere nascosti.
I bambini devono essere senza nome.
I bambini devono lasciare questo mondo
senza nome.
Nessuno deve conoscere i nomi dei
bambini morti.
Nessuno deve pronunciare i nomi dei
bambini morti.
Nessuno deve nemmeno pensare che i bambini
hanno un nome.
La gente deve capire che potrebbe essere pericoloso
conoscere i nomi dei bambini.
La gente deve essere protetta dal
conoscere i nomi dei bambini.
I nomi dei bambini potrebbero diffondersi
come un incendio.
La gente non sarebbe al sicuro se conoscesse
i nomi dei bambini.
Non nominate i bambini morti.
Non ricordate i bambini morti.
Non pensare ai bambini morti.
Non dire: “bambini mortiâ€.
Sì, i bambini hanno dei nomi. Continueremo a nominare tutti quelli che riusciamo a ricordare. Non li dimenticheremo. Nel settembre 2024, il Ministero della Sanità palestinese ha pubblicato un elenco aggiornato dei nomi dei palestinesi uccisi nel genocidio statunitense-israeliano dall’ottobre 2023 all’agosto 2024. Nell’elenco figurano 710 neonati la cui età è indicata come zero. Molti di loro avevano appena ricevuto il nome.
Anche se l’elenco è troppo lungo per essere riprodotto qui, la storia di Ayssel e Asser Al-Qumsan è emblematica. Il 13 agosto 2024, Mohammed Abu Al-Qumsan ha lasciato il suo appartamento a Deir al-Balah, nella “zona sicura†al centro di Gaza, per registrare la nascita dei suoi due figli gemelli Ayssel e Asser. Ha lasciato i gemelli con la madre, la dottoressa Jumana Arfa (29 anni), che li aveva partoriti tre giorni prima all’ospedale Al-Awda di Nuseirat. La dottoressa Jumann Arfa era una farmacista formatasi all’Università Al-Azhar di Gaza. Pochi giorni prima di dare alla luce i suoi figli, aveva scritto su Facebook che Israele prende di mira i bambini, citando un’intervista con il chirurgo ebreo-americano Dr. Mark Perlmutter durante una potente puntata di CBS News intitolata Children of Gaza. Quando Mohammed tornò dopo aver registrato i gemelli, scoprì che la loro casa era stata distrutta e che la moglie, i figli appena nati e la suocera erano stati uccisi in un attacco israeliano.
Ayssel Al-Qumsan
Asser Al-Qumsan
Dobbiamo nominare i bambini morti.
Con affetto,
Vijay
*Traduzione della prima newsletter (2025) di Tricontinental: Institute for Social Research.
Come Potere al Popolo traduciamo la newsletter prodotta da Tricontinental: Institute for Social Research perché pensiamo affronti temi spesso dimenticati da media e organizzazioni nostrane e perché offre sempre un punto di vista interessante e inusuale per ciò che si legge solitamente in Italia. Questo non significa che le opinioni espresse rispecchino necessariamente le posizioni di Potere al Popolo. A volte accade, altre volte no. Ma crediamo sia comunque importante offrire un punto di vista che spesso manca nel panorama italiano.
L'articolo LE LACRIME DEI NOSTRI BAMBINI proviene da Potere al Popolo.
Oggi, 28 dicembre, il Parlamento ha approvato in via definitiva la legge di bilancio.
La legge di bilancio, blindata dal voto di fiducia e passata praticamente senza dibattito, contiene una manovra finanziaria DI GALLEGGIAMENTO.
Il ddl approvato prova a mantenere lo status quo, ossia una pace sociale fondata su bassi salari, scarsa sicurezza ed evasione fiscale.
Tutto ciò mentre si trasferiscono denari dalla spesa sociale alle spese militari, e si taglia sulla capacità di progettazione futura dell’amministrazione pubblica.
ECCO COSA DOVREBBE FARE UNA FINANZIARIA PER IL FUTURO.
Al nostro paese servirebbe un forte investimento pubblico in direzione della giustizia sociale e climatica.
Per finanziare tutto questo: utilizzare le attuali spese miliari. Redistribuire gli extraprofitti di banche, gdo e industria energetica, una fiscalità progressiva che vada veramente a prendere dai ricchissimi e una lotta senza quartiere all’evasione fiscale, recuperando non decine, ma centinaia di miliardi per garantire a tutti una vita bella. Lottare contro l’austerità in Europa per un investimento necessario, a livello continentale, nella transizione ecologica, nella produzione di energie rinnovabili e nella messa dell’Intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie al servizio del popolo e non dei profitti e della guerra.
NON TROVERETE NIENTE DI TUTTO QUESTO NELLA FINANZIARIA DEL GOVERNO
Nella ricerca forsennata di fondi da trasferire alle spese militari per assecondare le richieste degli USA e di Trump (che chiede per l’adesione NATO il raggiungimento del 5% di PIL per la guerra), il Governo “sovranista” ha deciso di reperire ben 7,5 miliardi di euro in tre anni. Questi fondi per la guerra sono stati recuperati operando 7,7 miliardi di tagli ai ministeri esattamente per la stessa cifra. Si tratta di tagli orizzontali che colpiscono tanto le funzioni centrali, tanto i dipendenti periferici (si vanno a tagliare circa 7.800 posti tra docenti e ATA solo nella scuola). Siamo meno contenti noi, che vorremmo una pubblica amministrazione efficiente e capace di progettare il futuro del paese, ma saranno contenti gli industriali delle armi ben rappresentati al Governo dal loro collega Guido Crosetto.
Tra questi tagli (500 milioni già previsti di tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario, più 702 milioni di soldi mancanti nella nuova manovra) una parte importante andrà a colpire l’Università , ossia l’istituzione deputata più di tutte alla ricerca di soluzioni per costruire il futuro. A questi tagli è associata una riforma del reclutamento che nei fatti serve a rendere più lungo e più costoso per i giovani precari il processo, possiamo dirlo – feudale – di cooptazione dei futuri docenti e ricercatori universitari all’interno del mondo accademico.
Altri 5,6 miliardi, sempre nel triennio, verranno sottratti agli Enti locali, che non erano messi benissimo, e che ora dovranno sopperire al finanziamento di asili, scuole, strutture sanitarie, gestione rifiuti, manutenzione delle strade e del verde urbano con sempre meno risorse. In particolare si vanno a tagliare 400 milioni dal fondo per il dissesto idrogeologico, in un momento in cui fenomeni atmosferici estremi come siccità e piogge, stanno mettendo a dura prova un sistema infrastrutturale privo di manutenzione adeguata.
MANTENERE LA PASSIVITA’.
Per garantirsi la pace sociale e il mantenimento dello status quo, il Governo ha investito da un lato nel cosiddetto taglio del cuneo fiscale, che vale 13 miliardi, e dall’altro nella riduzione a soli tre scaglioni dell’IRPEF, la tassa sui redditi, che vale 5 miliardi.
Nel primo caso, per mettere in tasca alle persone meno di cento euro al mese, si mina la tenuta futura dei conti INPS, operando l’ennesimo raggiro ai danni di chi lavora. Quei contributi tagliati con la manovra, e che purtroppo anche settori maggioritari del sindacalismo confederale chiedono di eliminare per finanziare una paga netta dignitosa, sono in realtà una parte di salario sostanziale. Ossia quella parte, non visibile immediatamente, fatta di servizi sociali, di infrastrutture funzionanti etc. Tagliare il cuneo fiscale significa togliere ulteriori fondi a quei servizi. Per noi, un salario minimo e un reddito dignitoso devono essere garantiti dagli imprenditori, cioè da chi si avvale del nostro lavoro, senza togliere ulteriori fondi allo Stato.
Il governo nei fatti fa un regalo alle imprese che, grazie alla riduzione del cuneo, possono contrattare aumenti salariali nulli o molto morbidi, sulla pelle degli stessi lavoratori. La lotta all’evasione fiscale, sulla carta più che reale, a fronte di oltre 82 miliardi di euro di evasione stimati dal MEF, è arrivata a recuperare 1,3 miliardi grazie all’ennesimo condono, il “concordato preventivo”, a cui hanno aderito solo l’11% delle partite Iva potenzialmente coinvolte. Il motivo? La logica dei condoni porta con sé l’idea di un fisco in grado di “perdonare” alle imprese qualsiasi sgarro. Perché concordare aliquote più basse se so che potrò sempre cavarmela in futuro?
Questa tendenza alla riduzione dei salari mascherata dal taglio al cuneo fiscale è evidente nella stessa manovra finanziaria, che si occupa anche di coprire il fabbisogno per gli stipendi dei pubblici dipendenti: per coprire i rinnovi contrattuali dei salari pubblici, il Governo ha stanziato 1,2 miliardi nel 2025, largamente insufficienti a coprire la perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione. Nei fatti, il salario reale di chi lavora, subirà una ulteriore diminuzione, tanto nel pubblico quanto nel privato.
La riduzione delle aliquote rende invece, semplicemente, il fisco più ingiusto, cioè chi ha di più pagherà di meno, mentre, contemporaneamente, l’aliquota centrale, resta al 35%, nonostante la promessa di ridurla.
La terza voce di spesa è il ponte sullo stretto, 1,4 miliardi l’anno fino al 2032. Qui balza all’occhio un dato: l’87% degli stanziamenti infrastrutturali da qui al 2038, riguardanti Calabria e Sicilia, sono impegnati dal Ponte sullo stretto. Ciò mentre spostarsi con il trasporto pubblico e privato, in particolare nelle regioni del Sud, resta un’odissea e alcune province sono senz’acqua a causa della scarsa manutenzione delle infrastrutture idriche, che andrebbero adeguate al nuovo contesto di siccità e riscaldamento globale. Che però, per il Ministro delle Infrastrutture peggiore della storia repubblicana, Matteo Salvini, semplicemente non esiste.
Quarta voce di spesa per importanza la sanità , 1,3 miliardi nel 2025, fondi non sufficienti nemmeno a coprire i costi dei rinnovi contrattuali e dell’inflazione. La spesa sanitaria italiana resta così in rapporto al PIL una delle più basse tra i paesi sviluppati, con un sistema sanitario al collasso.
Andando alle misure secondarie (in termini finanziari), sulla natalità continua la politica dei bonus, ma anche l’allungamento per il 2025 del congedo parentale facoltativo retribuito, un ulteriore mese, per un totale di tre, pagati lordi all’80%, invece che al 30%, fruibili in alternativa da entrambi i genitori. Si tratta certamente di un miglioramento rispetto al passato, ma 1) questo investimento serve a compensare l’assenza di investimenti negli asili nido (in Italia siamo ancora a una media di 30 posti ogni 100 bambini, che sono 13 ogni 100 bambini in Campania e Sicilia); 2) il conseguente peso del lavoro di cura grava dunque quasi esclusivamente sulla donna. Un grande problema resta infatti il congedo di maternità obbligatorio di 5 mesi totalmente squilibrato rispetto al congedo di paternità di soli 10 giorni, il minimo richiesto dall’Unione europea, che nei fatti costringe la donna, nei primi e fondamentali mesi di vita del neonato, a prendersi cura in maniera esclusiva del bambino. Se si pensa che in Spagna, senza citare gli stati scandinavi, il congedo obbligatorio è fissato rispettivamente in 16 settimane per il padre e 16 per la madre, capiamo come il nostro governo sta inevitabilmente spingendo le donne a “restare a casa”, nello stile de “I racconti dell’ancella” di Margaret Atwood, specialmente al Sud, dove è ancora più difficile trovare sia asili nido sia un contratto di lavoro.
La riduzione IRAP per chi investe almeno il 30% dell’utile accantonato (che deve essere pari all’80 % dell’utile complessivo) e assume a tempo indeterminato almeno l’1% in più del personale è chiaramente una misura destinata ad avere un impatto nullo o quasi sulle assunzioni, perché sono pochissime le imprese in grado di ottemperare a questi parametri.
Al capitolo pensioni, la Riforma Fornero resta invariata. La pubblicità data alla possibilità di andare via a 64 anni se si raggiunge l’assegno minimo erogabile, cumulando la pensione integrativa, riguarderà una platea molto ridotta di contribuenti maschi con redditi medio-alti. Era già prevista da misure precedenti, vedi Governo Renzi, ed è uno specchietto per le allodole per spingere ancora di più sui fondi pensione privati, che in Italia non attecchiscono nonostante l’assurda regola del silenzio assenso. Le pensioni minime aumentano di 3 euro al mese, mentre il tentativo di aumento di stipendio dei ministri resta solo sotto forma di rimborso spese per un costo comunque pari a 1/2 milione di euro.
RECESSIONE MADE IN ITALY
L’obiettivo di accontentare il corpo elettorale, garantendosi il sostegno della piccola e media impresa e contemporaneamente la passività della grande massa dei lavoratori dipendenti, spinge il paese verso la recessione.
L’ISTAT ha tagliato la crescita già magra del PIL prevista dal governo dall’1% allo 0,5%, mentre il debito pubblico resta alto per i prossimi anni, in un quadro internazionale che vede prezzi delle materie prime alle stelle, guerra commerciale contro la Cina e guerra guerreggiata ai confini dell’Europa, promossa direttamente dagli USA e dai suoi stati vassalli, a partire da Israele. Il Governo punta infatti a ridurre il rapporto deficit-PIL per portarlo sotto il 2% entro il 2028, ma di fatto già dichiara di poter agire solo con tagli alla spesa, perché il denominatore non sono in grado di aumentarlo.
Difatti il contributo delle forze di lavoro al PIL è stimato intorno allo zerovirgola, ciò vuol dire che Meloni e co. non prevedono un aumento della produttività nei prossimi anni e che già sanno che i pochissimi interventi in materia di sostegno agli investimenti sono inutili, di pura propaganda. Ne è un esempio il tira e molla con Stellantis sul fondo automotive, inizialmente tagliato di 4,6 miliardi in tre anni, poi rimpolpato dopo le dimissioni di Tavares e il ricatto dei licenziamenti Transnova; come è indicativa la vendita, ricordiamolo, autorizzata da un governo “sovranista”, della Piaggio Aerospace, azienda strategica in termini strettamente militari, alla società turca Baycar, per la produzione di droni da guerra; o l’assenza di contrasto alla delocalizzazione della Beko verso Turchia, Egitto e Bulgaria, per un totale di circa 2000 posti di lavoro che rischiano di volatilizzarsi.
Sono a circa 105mila solo i lavoratori direttamente coinvolti in crisi industriali, numero emblematico dell’assenza di una politica industriale da parte dello Stato, ridotto a un passacarte delle multinazionali.
Siamo insomma di fronte a una manovra contabile di galleggiamento che non risolverà i problemi storici del paese, figuriamoci la capacità di rispondere alle grandi sfide globali.
Una manovra che serve solo a garantire la conservazione di uno status quo sempre meno accettabile per chi come noi vive del proprio lavoro, e la permanenza per un altro anno dei “sovranisti” al Governo.
Non saranno loro a salvarci. Dovremo farlo noi, uscendo dalla passività e organizzandoci.
L'articolo IL GOVERNO HA VARATO UNA FINANZIARIA PER LA GUERRA, CONTRO IL FUTURO proviene da Potere al Popolo.
Il dolore rabbrividisce nelle arterie della società globale. I giorni passano mentre il genocidio contro il popolo palestinese continua e i conflitti nella regione dei Grandi Laghi in Africa e in Sudan si intensificano. Sempre più persone scivolano nella povertà assoluta mentre i profitti delle aziende produttrici di armi salgono alle stelle. Queste realtà hanno indurito la società , e hanno permesso alle persone di nascondere la testa nella sabbia e ignorare gli orrori che si stanno svolgendo in tutto il mondo. Il feroce disprezzo per il dolore delle altre persone è diventato un modo per proteggersi dall’inflazione della sofferenza. Cosa si può fare con la miseria che è arrivata a definire la vita in tutto il pianeta? Cosa posso fare? Cosa potete fare?
Nel 2015, la poetessa palestinese Dareen Tatour ha scritto la poesia Qawim ya sha’abi, qawimhum (Resisti, popolo mio, resisti), per la quale è stata arrestata e imprigionata dallo stato israeliano. Una poesia che può mandarti in prigione è una poesia potente. Uno stato minacciato da una poesia è uno stato immorale.
Resisti, popolo mio, resisti loro.
A Gerusalemme ho medicato le mie ferite e ho sospirato a Dio i miei dolori.
Portavo in palmo di mano l’anima
per una Palestina araba.
Non soccomberò alla ‘soluzione pacifica’,
Non abbasserò mai le mie bandiere
finché non li caccerò dalla mia terra
e li piegherò per un po’ di tempo a venire.
Resisti, popolo mio, resisti loro.
Resisti alla rapina del colono
e segui la fila dei martiri.
Distruggi la vergognosa costituzione
che ha imposto un’umiliazione implacabile
e ci ha impedito di ripristinare i nostri diritti.
Hanno bruciato bambini incolpevoli;
Per quanto riguarda Hadeel, le hanno sparato in pubblico,
uccisa in pieno giorno.
Resisti, popolo mio, resisti loro.
Resisti all’assalto dei colonialisti.
Non badare ai suoi agenti tra noi
che ci incatenano con illusioni di pace.
Non temere la lingua dei Merkava [carri armati dell’esercito israeliano];
la verità nel tuo cuore è più forte,
Finché resisti in una terra
che ha vissuto attraverso incursioni e vittorie.
Ali chiamò dalla sua tomba:
resisti, popolo mio ribelle,
Scrivimi come prosa sul legno di ginepro,
perché tu sei diventato la risposta alle mie spoglie.
Resisti, popolo mio, resisti loro.
Resisti, popolo mio, resisti loro.
La “Hadeel†della poesia è Hadeel al-Hashlamoun (18 anni), che è stata uccisa da un soldato israeliano il 22 settembre 2015. Questo omicidio è avvenuto nel contesto di un’ondata di sparatorie – molte mortali – contro le persone palestinesi da parte di soldati e soldatesse israeliane ai posti di blocco in Cisgiordania. Quel giorno, Hadeel si era andata al checkpoint 56 di al-Shuhada Street a Hebron (Territori Palestinesi Occupati). Il metal detector ha suonato e le hanno ordinato di aprire la borsa, cosa che ha fatto. All’interno c’era un telefono, una penna Pilot blu, un astuccio marrone e altri effetti personali. Un soldato le ha urlato contro in ebraico, qualcosa che lei non ha capito. Il trentaquattrenne Fawaz Abu Aisheh, che si trovava nelle vicinanze, è intervenuto e le ha riferito ciò che le era stato detto. Altri soldati sono accorsi puntando le loro armi sia su Hadeel sia su Fawaz. Un soldato ha sparato un colpo di avvertimento e poi ha sparato a Hadeel alla gamba sinistra.
A questo punto, un soldato, affermando di aver visto un coltello, ha sparato diversi colpi al petto di Hadeel, che era invece stata fotografata ferma pochi istanti prima. Dopo essere stata lasciata a terra per un po’ di tempo, è stata portata in ospedale, dove è morta per emorragia di sangue e insufficienza multisistemica derivante dalle ferite da arma da fuoco. Organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International e B’Tselem hanno affermato che la questione del coltello era controversa poiché Hadeel era stata oggetto di una “esecuzione extragiudiziale†(per non parlare del fatto che le testimonianze sul coltello erano incoerenti). La rappresentazione di Tatour dell’esecuzione di Hadeel in pieno giorno è un potente promemoria delle ondate di violenza che strutturano la vita quotidiana dei e delle palestinesi.
Un mese dopo l’uccisione di Hadeel, ho incontrato un gruppo di adolescenti in un campo profughi vicino a Ramallah. Mi hanno detto che non vedono sfogo per le loro frustrazioni e la loro rabbia. Quello che vedono è l’umiliazione quotidiana delle loro famiglie e di loro amici e amiche da parte dell’occupazione, che li e le spinge alla disperazione. “Dobbiamo fare qualcosaâ€, dice Nabil. I suoi occhi sono stanchi. Sembra più vecchio della sua adolescenza. Ha perso amici a causa della violenza israeliana. “L’anno scorso abbiamo marciato fino a Qalandiya in una protesta pacificaâ€, mi dice Nabil. “Ci hanno sparato. Il mio amico è mortoâ€. La violenza coloniale grava sul suo spirito. Intorno a lui bambini e bambine vengono giustiziatÉ™ impunemente dall’esercito israeliano. Il corpo di Nabil si contorce per l’ansia e la paura.
Ho pensato spesso a quegli e quelle adolescenti, soprattutto nell’ultimo anno, che è stato caratterizzato dall’escalation del genocidio israelo-americano contro i e le palestinesi. Penso a loro a causa della raffica di storie di giovani come Hadeel e l’amico di Nabil uccisi dalle truppe israeliane non solo a Gaza, ma in Cisgiordania.
Il 3 novembre 2024, il quattordicenne Naji al-Baba di Halhul, a nord di Hebron, è tornato a casa da scuola con suo padre Nidal Abdel Moti al-Baba. Mangiarono la molokhia, la sua preferita, a pranzo, e poi Naji disse a suo padre che avrebbe giocato a calcio. Naji e i suoi amici giocavano vicino al negozio di suo nonno. I soldati israeliani sono arrivati e hanno sparato ai ragazzi, colpendo Naji al bacino, al piede, al cuore e alla spalla. Dopo il funerale, Nasser Merib, il manager dell’Halhul Sports Club, dove Naji si allenava, ha detto che aveva un piede destro forte. “Era ambizioso e sognava di diventare internazionale come Ronaldoâ€. Quel sogno è stato distrutto dall’occupazione israeliana.
La morte di un giovane è un atto imperdonabile. La morte di un bambino è particolarmente difficile da comprendere. Naji avrebbe potuto capitanare la squadra di calcio palestinese. Hadeel avrebbe potuto diventare una scienziata straordinaria. Le loro famiglie guardano le fotografie che rimangono e piangono. A Gaza, altre famiglie siedono in tende senza modo di ricordare i loro figli perduti, i loro corpi cancellati o dispersi e le loro foto trasformate in cenere tra le macerie. Tanta morte. Quanta disumanità .
Se il tempo e la lotta ce lo permetteranno, saremo in grado di risvegliare adeguatamente i sogni dell’umanità . Ma la notte prima dell’alba sarà lunga e dura. Desideriamo ardentemente l’umanità , ma non ci aspettiamo che arrivi facilmente. Piccole voci invocano un nuovo mondo, e molti piedi marciano per costruirlo. Per arrivarci sarà necessario porre fine alla guerra e all’occupazione e alla bruttezza del capitalismo e dell’imperialismo. Sappiamo che viviamo nella preistoria, nell’era prima che inizi la vera storia umana. Quanto desideriamo quel mondo socialista, dove Naji e Hadeel avranno un futuro davanti a loro e non solo una breve parentesi nel nostro mondo.
Felice Anno Nuovo. Possa avvicinarci all’umanità .
Con affetto,
Vijay
*Traduzione della cinquantaduesima newsletter (2024) di Tricontinental: Institute for Social Research.
Come Potere al Popolo traduciamo la newsletter prodotta da Tricontinental: Institute for Social Research perché pensiamo affronti temi spesso dimenticati da media e organizzazioni nostrane e perché offre sempre un punto di vista interessante e inusuale per ciò che si legge solitamente in Italia. Questo non significa che le opinioni espresse rispecchino necessariamente le posizioni di Potere al Popolo. A volte accade, altre volte no. Ma crediamo sia comunque importante offrire un punto di vista che spesso manca nel panorama italiano.
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