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#conflitti #strategie
analisi di fase attualitÃ
L’onestà in politica è la capacità politica
“La grandezza politica o la prosperità economica di un popolo può benissimo essere raggiunta sotto un governo di delinquenti.â€(Giuseppe Rensi)
Anzi, diciamolo, ciò accade molto più spesso sotto regimi guidati da persone immorali che sotto quelli dei moralisti, i quali, va detto, non sono in fondo meno immorali, ma sono infinitamente più ipocriti. Costoro sprecano il tempo e le energie dei cittadini a disegnare arcadie di onestà e purezza che nessuna società umana potrà mai raggiungere e lo fanno insinceramente, per foia di facili consensi e demagogiche scorciatoie. Chi ha le mani pulite non ha le mani e nemmeno il cervello. Meglio un dittatore con le mani sporche di sangue (che poi è la sbrigativa descrizione proveniente dai nostri imbelli politicanti da strapazzo) che i manipoli di fessi dai quali siamo sgovernati.
L’appello alle forze morali o etiche, sempre scarse nell’uomo che resta una delle bestie peggiori su questa terra, serve loro solo da viatico per il perseguimento di interessi personali che, una volta raggiunti, si rivelano ben più striminziti e miseri di quei grandi ideali pubblici tanto sbandierati quanto immancabilmente disattesi. Irrealistici nella forma e nella sostanza se non in rarissime circostanze storiche.
Non a caso, uno dei periodi di massimo splendore dell’Italia fu quello del Rinascimento, “quando si amava, si odiava e si ammazzava il nemico” senza troppe cortesie, con congiure e pugnalate alla schiena tanto frequenti da essere parte integrante delle attese sociali.
Lo ricorda bene Harry Lime, interpretato da Orson Welles nel celebre film Il terzo uomo:
“In Italia, sotto i Borgia, per trent’anni abbiamo avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma abbiamo prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e cos’hanno prodotto? L’orologio a cucù.†E ora nemmeno quello, solo chiacchiere con la censura incorporata.
I virtuisti dalla morale specchiata, i giustizialisti pre-elettorali e i furbastri postincaricati, i dÃpietrini di un tempo e i residuati globali di oggi, non hanno mai fatto nulla di buono, troppo impegnati a farsi i fatti propri e troppo timorosi per occuparsi davvero di quelli generali che costano rischi immani. Questurini e incarceratori dei peccati altrui, si sono sempre assolti da sé, affondando nell’inconsistenza e nella piccolezza politica, spesso chiudendo la propria carriera con miserabili arricchimenti personali, scoperti dall’ultimo purista che ti epura o da beceri poteri mai veramente divelti che scaricano l’utile idiota di turno oramai consumato.
E ancora oggi, paghiamo le conseguenze di quella stagione giustizialista chiamata Tangentopoli, che ci ha restituito la peggiore classe politica del dopoguerra, mai così servile, mai così inutile. Quest’ultima vorrebbe persino mettere l’elmetto in testa ad un popolo che ha coglionato e poi rincoglionito anche se non ancora al suo livello. Povera patria.
analisi di fase attualitÃ
La verità sulla “resistenza†della Spagna,Carlos X. Blanco
Incredibile. In alcuni media europei, Sánchez viene presentato come un eroe antimilitarista.
In questi giorni ho letto articoli e opinioni di amici, soprattutto stranieri, che a mio parere sono fondamentalmente sbagliati. Sono amici intelligenti, che generalmente concordano con le mie diagnosi, ma su questo tema sbagliano e cadono a terra. È vero che l’Europa sta affondando, e con il famoso “riarmo” sta affondando rapidamente e miseramente. È giusto che si levino voci che dicono “basta!”. Ma la voce di Pedro Sánchez è come il gracchiare di un corvo, e annuncia solo altra morte. Continua
analisi di fase attualitÃ
¡Démonos un Putin italiano! Traducciòn Carlos X BlancoEn una entrevista reciente, Putin hizo unas declaraciones muy interesantes. Mientras que la OTAN anunció un aumento del gasto de defensa “común” al 5% del PIB, el presidente ruso declaró que, a partir del próximo año, Rusia lo reducirá. Por otro lado, la UE también anunció un plan de rearme con costes estratosféricos, justificado por la lucha contra la agresión rusa. Sin embargo, según Putin, Rusia siempre gasta mucho menos en defensa que Occidente. En Rusia, el gasto en armamento equivale al 6% del PIB. Putin enfatiza que esto ya es mucho. El presidente ruso recuerda, sin embargo, que durante la Guerra de Corea, Estados Unidos gastó el 14% de su PIB. Fue una guerra de agresión lejos de sus fronteras, no una operación especial para impedir la expansión de la OTAN en Ucrania. Durante la Guerra de Vietnam, Estados Unidos gastó el 10% de su PIB en armas y cosas similares. Continua
analisi di fase attualitÃ
Dateci un Putin italiano
In una recente intervista, Putin ha fatto dichiarazioni molto interessanti. Mentre la NATO annunciava l’aumento delle spese per la difesa “comune†fino al 5 percento del PIL, il presidente russo ha invece dichiarato che, dal prossimo anno, in Russia saranno abbassate. Di contro, si annuncia anche da parte UE un piano di riarmo dai costi stratosferici, giustificato dal contrasto all’aggressività della Russia. Russia che però, sostiene Putin, spende in difesa sempre molto meno dell’Occidente collettivo. In Russia, la spesa per armamenti è pari al 6 percento del PIL. Putin sottolinea che questo sia già tanto. Il presidente russo ricorda però che, durante la guerra di Corea, gli USA spendevano il 14 percento del PIL. Quella sì che era una guerra di aggressione lontano dai propri confini, altro che operazione speciale per impedire alla NATO di espandersi in Ucraina. Durante la guerra del Vietnam, gli americani spendevano il 10 percento del loro PIL in armi e affini.
Poi Putin rintuzza le nefaste bugie propagandistiche occidentali sulla crisi in Russia: dice che continuano a darli per spacciati, ma la loro crescita economica è del 4,3 percento; l’anno scorso e quello precedente vicino allo stesso tasso, quest’anno sarà più basso, ma per combattere l’inflazione. Mentre nell’area euro la crescita è da prefisso telefonico, non arriva all’uno percento. Francia e Germania sono sulla soglia della recessione.
Questa Europa ripete, tramite la sua stampa servile, che la Russia non ha più armi, usa pale, baionette e pezzi di lavatrici per i suoi strumenti. Beh, se le cose stanno così, perché l’Europa si arma contro la Russia? La propaganda diventa una zappa sui piedi, e i nostri governanti o sono totalmente idioti o contano sulla smemoratezza della pubblica opinione.
Se queste sono le effettive disparità in campo tra Occidente e Russia, perché i nostri scemi di guerra, giornalisti, politici e intellettuali, ci raccontano che la Russia sta per attaccarci? Come? A mani nude? Delle due l’una: o i russi hanno le scarpe di cartone o sono effettivamente pericolosi. Se tutto in Russia sta crollando, sostiene ancora Putin, come potrebbe la Russia attaccare la NATO? Il grande scienziato dell’economia Mario Draghi, osannato da luridi incompetenti, non ci aveva garantito che le sanzioni avrebbero messo in ginocchio la Russia? L’Europa vuole fregare i suoi cittadini, giustificare i tagli al settore sociale con un pericolo inesistente.
Chi ricorda la poesia di Kavafis Aspettando i Barbari? Devo riportarla integralmente perché è necessario:
Che aspettiamo, raccolti nella piazza?
Oggi arrivano i barbari.
Perché mai tanta inerzia nel Senato?
E perché i senatori siedono e non fan leggi?
Oggi arrivano i barbari.
Che leggi devon fare i senatori?
Quando verranno, le faranno i barbari.
Perché l’imperatore s’è levato
così per tempo e sta, solenne, in trono,
alla porta maggiore, incoronato?
Oggi arrivano i barbari.
L’imperatore aspetta di ricevere
il loro capo. E anzi ha già disposto
l’offerta d’una pergamena. E lÃ
gli ha scritto molti titoli ed epiteti.
Perché i nostri due consoli e i pretori
sono usciti stamani in toga rossa?
Perché i bracciali con tante ametiste,
gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti?
Perché brandire le preziose mazze
coi bei castelli tutti d’oro e argento?
Oggi arrivano i barbari,
e questa roba fa impressione ai barbari.
Perché i valenti oratori non vengono
a snocciolare i loro discorsi, come sempre?
Oggi arrivano i barbari:
sdegnano la retorica e le arringhe.
Perché d’un tratto questo smarrimento
ansioso? (I volti come si son fatti seri!)
Perché rapidamente le strade e piazze
si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?
S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne sono più.
E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Era una soluzione, quella gente.
Già , si grida al Barbaro per impaurire la gente.
Poi Putin lancia una vera scoccata all’Europa, serva degli USA. I russi spendono soldi per i russi, anche quando si tratta di armamenti. L’Europa spenderà il 5 percento del suo PIL per acquistare dagli USA, per sostenere il complesso militare-industriale americano.
Infine, Putin umilia tutta la classe dirigente europea annunciando una riduzione delle spese militari già dal prossimo anno e per il triennio successivo. Vero o no, significa che i russi sono in grado di portarsi ancora avanti a qualsiasi programma di altri Paesi, perché usano le loro risorse con più razionalità e meno sprechi. In ogni caso, sono così avanti a noi che guardano agli sforzi europei con poca preoccupazione.
Oggi Marcello Veneziani, un intellettuale di destra che ha conservato il lume della ragione , o almeno un barlume di intelligenza in questo deserto pieno di cretini, scrive:
“Diconsi sovranisti coloro che si piegano ai sovrani del momento.
Diconsi progressisti coloro che marciano in corteo per sfuggire alla realtà .
Diconsi liberali coloro che difendono il libero mercato con le armi, a partire dal mercato delle armi.
Diconsi occidentalisti coloro che sono pronti a distruggere mezzo mondo per salvare il loro diritto a distruggere la propria civiltà .
Aggiornate i vostri dizionari.
Applicazione concreta al tema del giorno:
i liberali occidentalisti vogliono il riarmo,
i sovranisti lo subiscono,
i progressisti marciano per il gay pride.â€
Esattamente, questo è diventato l’Occidente. E destra e sinistra, in solidarietà antitetico-polare, fanno schifo su tutta la linea, rappresentano l’alleanza tra tumore e cure palliative. Dunque, signori, faremo una brutta fine.
Per non dire dei liberali, questi facinorosi della chiacchiera e teste vuote del pensiero fuggito via dal cervello che, con Bastiat, cercavano di indottrinarci così: “dove passano le merci non passano gli esercitiâ€. Se ne sono dimenticati. Peraltro, nel capitalismo anche le armi sono merci, solo che sono merci di esclusivo appannaggio degli USA. E da loro prenderemo ordini e ordinativi.
Cari cittadini d’Europa, siamo fottuti. Se non agiamo ricorrendo alle maniere forti, finiremo sepolti dalla debolezza delle nostre classi dirigenti, che sanno alzare la voce ma non si rizza loro più niente. Dei Meloni non restano nemmeno i semi di speranza.
analisi di fase attualitÃ
Desarmando Europa, Traducción: Carlos X. Blanco
Vladimir Zelenski es hoy el emblema más fiel de esta Europa, un comediante fracasado y un criminal que ha condenado a su paÃs a la destrucción en pos de ambiciones históricamente irrealizables, además, en nombre de terceros. No sorprende que la UE haya sacrificado su futuro y el último atisbo de realismo precisamente tras semejante personaje, una caricatura entre caricaturas, con las manos manchadas de sangre.
No sorprende que incluso la cumbre de la OTAN se sitúe al mismo nivel. El Secretario General de la OTAN, también conocido como el “holandés de lenguas sueltas”, llegó incluso a escribir:
“Señor Presidente, querido Donald, felicitaciones y gracias por su decisiva acción en Irán; fue realmente extraordinaria, algo que nadie más se ha atrevido a hacer. Nos brinda mayor seguridad a todos. Está a punto de lograr otro gran éxito esta noche en La Haya. No fue fácil, pero logramos que todos firmaran el 5%. Donald, nos ha traÃdo a un momento verdaderamente importante para Estados Unidos, Europa y el mundo. Logrará algo que ningún presidente estadounidense en décadas ha podido lograr. Europa pagará un precio muy alto, como debe ser, y será su victoria. ¡Que tenga un buen viaje y nos vemos en la cena de Su Majestad!”
Semejante vulgaridad servil solo confirma que Europa, dentro de la OTAN, es una entidad geográficamente sumisa; y son los propios europeos quienes certifican su postración ante el amo de ultramar. Todos los supuestos lÃderes europeos que han firmado un acuerdo de este tipo no son más que meros ejecutores, irrelevantes a nivel polÃtico internacional frente a Estados Unidos.
Por lo tanto, cuando la primera ministra Giorgia Meloniproclama que Italia es finalmente un “protagonista” de la polÃtica exterior, ¿a qué se refiere? A una falsa narrativa que intenta torpemente ocultar el servilismo crónico de nuestro paÃs hacia la OTAN y Estados Unidos. La fábula según la cual este gobierno estarÃa “cambiando Italia” es una mentira, y el único atenuante es que la oposición actual, con la excepción, quizás, de un M5S aún por confirmar, podrÃa hacerlo aún peor, y sin vergüenza.
Pasemos ahora al supuesto plan de rearme que la UE presenta como indispensable para contrarrestar la amenaza rusa y china. Nada extraño, si no fuera porque Rusia y China representan una amenaza, ante todo, para Estados Unidos, no para Europa, cuyos intereses serÃan muy distintos. ¿Qué nos han hecho estos paÃses? Nada en absoluto. Después de casi ochenta años, serÃa necesario liberarnos de la injerencia estadounidense, militar, polÃtica, social y cultural, que distorsiona los destinos del continente. ¿Buscan un enemigo real? Aquà está. Pero no lo reconocen, porque reconocerlo significarÃa admitir que la polÃtica real es una profesión peligrosa, no apta para mujeres como Úrsula von der Leyen, Kaja Kallas, Roberta Metsola, ni para estadistas aún peores.
Este plan de rearme, en realidad, no servirá a Europa, salvo para apoyar intereses y prioridades estratégicas estadounidenses, no nuestras. Además, estos traidores de las patrias europeas, que en un mundo normal no irÃan más allá de una vida privada mediocre, dirigen hoy estados, gobiernos e instituciones inútiles.
Además, un plan de rearme a gran escala podrÃa, en teorÃa, ofrecer la oportunidad de relanzar la economÃa mediante el gasto público en tiempos de crisis. Algunos recordarán el llamado keynesianismo militar, que tanto Estados Unidos como la Alemania nazi explotaron para superar profundas crisis económicas. En realidad, no fueron tanto las inversiones bélicas las que sacaron a los paÃses de la depresión, sino la propia guerra, que redefinió el orden mundial al establecer el bipolarismo entre Estados Unidos y la URSS.
El gasto público deficitario, y en particular el gasto militar, puede actuar como un motor de crecimiento temporal. De hecho, las crisis capitalistas se derivan sobre todo de la falta de demanda, a diferencia de las de los sistemas económicos anteriores, que eran crisis de escasez. Cuando los bienes no se venden, no tiene sentido producir más, sino que es necesario permitir que los consumidores vacÃen los almacenes, incluso recurriendo a apoyos estatales o a grandes obras que reinicien el sistema.
Como recuerda La Grassa: “Si existe una relativa debilidad en la demanda privada (de bienes de consumo e inversión), es necesario que el Estado realice su propio gasto (público) que se suma al de los ciudadanos individuales, un gasto que, por lo tanto, compensa la deficiencia del de los particulares. Esta es la razón de la intervención estatal en la economÃa… El Estado gasta, es decir, genera demanda preparando las obras de infraestructura ya consideradas. El problema que surge, sin embargo, es: ¿qué tipo de gasto deberÃa ser? Según los principios tradicionales (hoy vigorosamente revividos) de mantener un presupuesto estatal equilibrado (o al menos un déficit que se contenga en la medida de lo posible), el Estado, si quiere gastar más, debe dotarse de los medios necesarios aumentando los impuestos. Al hacerlo, sin embargo, provoca una disminución de los ingresos de los ciudadanos, y por lo tanto de su demanda, para aumentar la demanda pública. Las cifras no cuadran. Se da con una mano y se quita con la otra. La demanda (gasto) estatal debe ser deficitaria. Y ni siquiera es posible que el Estado, para gastar, aumente su deuda emitiendo valores (por ejemplo, letras del Tesoro) porque, una vez más, se les arrebatarÃan ingresos a los particulares, debilitando asà su demanda para fortalecer la demanda pública. En resumen, el dinero se imprime y se pone en circulación comprando los factores de producción necesarios para completar las diversas obras públicas. Según la teorÃa cuantitativa tradicional del dinero, cuando el Estado pone en circulación una mayor masa de dinero, los precios de los bienes suben (inflación). Según la teorÃa keynesiana, esto solo es cierto si los factores de producción (trabajo y capital) están plenamente empleados y, por lo tanto, la cantidad producida y ofrecida no puede aumentar, al menos a corto plazo (en ausencia de un aumento del potencial de producción debido a las inversiones y las nuevas tecnologÃas). Sin embargo, cuando hay una crisis, los factores están desempleados; pero, como se mencionó anteriormente, es esencial que tanto el trabajo como el capital (medios de producción) estén desempleados; debe haber millones de trabajadores desempleados y miles de empresas cerradas, pero potencialmente capaces de reabrir, con maquinaria que solo necesita ser lubricada y puesta en marcha de nuevo. Lo único importante es que la demanda de bienes… se reinicie, porque entonces las empresas vuelven a producir, recontratando mano de obra. El gasto público en infraestructura, en resumen, impulsa la actividad de una serie de empresas que deben, por ejemplo, suministrar cemento, acero, vidrio, accesorios, muebles, etc. para la construcción de edificios. Y estas empresas deben contratar trabajadores (gerentes, como ejecutivos) para producir; al hacerlo, distribuyen salarios a trabajadores previamente desempleados, quienes comenzarán a demandar bienes producidos, a su vez, por otras empresas. Estas también se reactivan comprando bienes de producción y pagando salarios a otros trabajadores previamente desempleados quienes, con los salarios que reciben, demandan otros bienes de consumo y… asà sucesivamente, en un cÃrculo ahora virtuoso de recuperación económicaâ€.
Sin embargo, hoy nadie afirma que el plan de rearme sea una bendición capaz de eliminar el desempleo europeo. Al contrario, predicen recortes y menor seguridad social “en nombre de la libertad” y la defensa de otros valores abstractos atacados por Moscú. Quieren perjudicarnos en todos los frentes; alguien se aprovechará de los beneficios del rearme y solo nos quedaremos con los daños.
Mientras tanto, en un programa de entrevistas ruso escuché con mis propios oÃdos: “Si es cierto que Europa se rearmará contra nosotros, tenemos derecho a un ataque preventivo, tal como hicieron con Irán”. Como comprenderán, el peligro para Europa son sus propios lÃderes, no los rusos, a quienes estamos obligando a sufrir las consecuencias de nuestro terrible razonamiento.
http://www.conflittiestrategie.it/disarmante-europa
Traducción: Carlos X. Blanco
analisi di fase attualitÃ
Disarmante Europa
Vladimir Zelensky è oggi l’emblema più fedele di quest’Europa, un comico fallito e un criminale che ha consegnato il proprio Paese alla distruzione per inseguire ambizioni storicamente irrealizzabili, peraltro conto terzi. Non sorprende che l’UE abbia sacrificato il proprio futuro e l’ultimo barlume di realismo proprio dietro ad un personaggio simile, macchietta tra le macchiette, con le mani sporche di sangue.
Non stupisce nemmeno che anche il vertice della NATO si collochi sullo stesso piano. Il Segretario generale della NATO, detto anche l’olandese dalla “lingua svolazzante†si è spinto a scrivere:
“Signor Presidente, caro Donald, Congratulazioni e grazie per la sua azione risoluta in Iran; è stata veramente straordinaria, qualcosa che nessun altro ha osato fare. Ci rende tutti più sicuri. Lei sta per arrivare a un altro grande successo questa sera all’Aia. Non è stato facile, ma siamo riusciti a far firmare a tutti il 5 %! Donald, ci ha portato in un momento davvero, davvero importante per l’America, l’Europa e il mondo. Riuscirà a ottenere qualcosa che NESSUN presidente americano in decenni è stato capace di fare. L’Europa pagherà in modo IMPORTANTE, come deve, e sarà la sua vittoria. Buon viaggio e ci vediamo alla cena di Sua Maestà !â€
Una simile volgarità servile conferma soltanto che l’Europa, all’interno della NATO, è un’entità geograficamente sottomessa; e sono gli stessi europei a certificare la propria prostrazione al padrone d’oltreoceano. Tutti i cosiddetti leader europei che hanno firmato un accordo del genere non sono che piccoli esecutori, irrilevanti sul piano politico internazionale di fronte agli USA.
Perciò, quando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni proclama che l’Italia è finalmente “protagonista†della politica estera, a che cosa si riferisce? A una narrazione falsa che tenta maldestramente di nascondere il servilismo cronico del nostro Paese verso NATO e Stati Uniti. La favola secondo cui questo governo starebbe “cambiando l’Italia†è menzognera, e l’unica attenuante è che l’attuale opposizione, eccezion fatta, forse, per un M5S tutto da verificare, riuscirebbe a fare persino peggio, e senza vergogna.
Passiamo ora al cosiddetto piano di riarmo che l’UE presenta come indispensabile per contrastare la minaccia russa e cinese. Nulla di strano, se non fosse che Russia e Cina rappresentano una minaccia innanzitutto per gli Stati Uniti, non per l’Europa, i cui interessi sarebbero ben altri. Cosa ci hanno mai fatto questi paesi? Nulla di nulla. Dopo quasi ottant’anni, occorrerebbe invece liberarsi proprio dell’ingerenza statunitense, ingerenza militare, politica, sociale e culturale, che distorce i destini del continente. Volete un nemico reale? Eccolo. Ma lorsignori non lo riconoscono, perché riconoscerlo significherebbe ammettere che la vera politica è un mestiere pericoloso, non adatto a donnine come Ursula von der Leyen, Kaja Kallas, Roberta Metsola, né a omuncoli di Stato ancor peggiori.
Questo piano di riarmo, in realtà , non servirà all’Europa se non a sostenere interessi strategici e priorità che sono americane, non nostre. Del resto, questi traditori delle patrie europee, i quali in un mondo normale non andrebbero oltre una mediocre vita privata, oggi governano Stati, governi e istituzioni inutili.
Peraltro, un grande piano di riarmo potrebbe teoricamente offrire l’occasione di rilanciare l’economia attraverso spesa pubblica in tempo di crisi. Qualcuno ricorderà il cosiddetto keynesismo militare, che sia gli USA sia la Germania nazista sfruttarono per superare crisi economiche profonde. In verità , non furono tanto gli investimenti bellici a far uscire i Paesi dalla depressione, quanto la guerra stessa, che ridefinì l’ordine mondiale instaurando il bipolarismo USA-URSS.
La spesa pubblica in deficit, e quella militare in particolare, può fungere da volano temporaneo di crescita. Le crisi capitalistiche, infatti, derivano soprattutto da carenza di domanda, contrariamente a quelle dei sistemi economici precedenti che erano crisi da penuria. Quando i beni restano invenduti, non serve produrne di più, bensì occorre consentire ai consumatori di svuotare i magazzini, anche ricorrendo a sostegni statali o a maxi-opere che rimettano in moto il sistema.
Come ricorda La Grassa: “Se vi è relativa debolezza della domanda privata (di beni di consumo e di investimento), è necessario che lo Stato effettui una sua spesa (pubblica) che vada a sommarsi a quella dei singoli cittadini, una spesa che quindi supplisca alla deficienza di quella dei privati. Ecco la ragione dell’intervento statale in economia… Lo Stato spende, cioè effettua domanda apprestando le opere infrastrutturali già considerate. Il problema che si pone è però: di che tipo di spesa deve trattarsi? Secondo i principi tradizionali (oggi ripresi con vigore) del mantenimento di un pareggio del bilancio statale (o almeno di un deficit da contenersi il più possibile), lo Stato, se vuol spendere di più, deve dotarsi dei mezzi a ciò necessari tramite un accrescimento dell’imposizione fiscale. Così agendo, però, si provoca la diminuzione del reddito dei cittadini, e dunque della loro domanda, al fine di accrescere la domanda pubblica. I conti non tornano. Si dà con una mano e si toglie con l’altra. La domanda (spesa) statale deve essere in deficit di bilancio. E nemmeno è possibile che lo Stato, per poter spendere, accresca il suo debito con l’emissione di titoli (i bot ad es.) perché, ancora una volta, si sottrarrebbe reddito ai privati, indebolendo così la loro domanda per rafforzare quella pubblica. Puramente e semplicemente, si stampa moneta e la si mette in circolazione comprando i fattori produttivi che servono per compiere le varie opere pubbliche. Secondo la tradizionale teoria quantitativa della moneta, quando lo Stato mette in circolazione una massa di moneta superiore, i prezzi delle merci salgono (inflazione). Secondo la teoria keynesiana ciò è vero solo nel caso che i fattori produttivi (lavoro e capitale) siano pienamente occupati e non si possa perciò accrescere, almeno nel breve periodo (in mancanza di aumento delle potenzialità produttive dovuto ad investimenti e nuove tecnologie), la quantità prodotta e offerta. Quando invece c’è la crisi, i fattori sono disoccupati; ma, come sopra considerato, è essenziale che lo sia il lavoro così come il capitale (mezzi di produzione); debbono esserci milioni di lavoratori a spasso e migliaia di imprese chiuse, ma potenzialmente in grado di riaprire i battenti, con macchinari che hanno solo bisogno di essere lubrificati e rimessi in movimento. L’importante è solo che riparta la domanda dei beni, perché allora le imprese riprendono a produrre, riassumendo forza lavoro. La spesa pubblica per infrastrutture, insomma, dà impulso all’attività di una serie di imprese che debbono – tanto per fare un esempio – fornire cemento, acciaio, vetri, infissi, mobilio, ecc. per costruzioni edili. E queste imprese debbono assumere lavoro (dirigente come esecutivo) per produrre; così facendo, distribuiscono salari a lavoratori prima disoccupati, che cominceranno a domandare beni prodotti, a loro volta, da altre imprese. Anche queste allora si riattivano, acquistando beni di produzione e pagando salari ad altri lavoratori prima disoccupati che, con il salario percepito, domandano altri beni di consumo e …..via di questo passo, in un circolo ora virtuoso di ripresa economica.â€
Eppure, nessuno oggi sostiene che il piano di riarmo sarà una manna dal cielo capace di cancellare la disoccupazione europea. Al contrario, ci prospettano tagli e minore sicurezza sociale “in nome della libertà ” e della difesa di altri valori astratti attaccati da Mosca. Ci vogliono fregare su tutti i fronti, qualcuno incasserà i vantaggi del riarmo e a noi resteranno solo i danni.
Nel frattempo, in un talk-show russo ho sentito con le mie orecchie: “Se è vero che l’Europa si riarmerà contro di noi, abbiamo il diritto di un attacco preventivo, esattamente come loro hanno fatto con l’Iran”. Come si può ben capire il pericolo per l’Europa sono i suoi stessi governanti e non i russi che stiamo costringendo a tirare le conseguenze dei nostri pessimi sragionamenti.
analisi di fase attualitÃ
Il piano di riarmo europeo è un pretesto
Se non fossimo governati da delinquenti, potremmo dire che le classi dirigenti europee sono bande di idioti. Ma poiché sappiamo che sono gruppi lestofanteschi, non possiamo nemmeno concedere loro l’alibi della stupidità . Il politico europeo è uno stupido servo, ma non un servo stupido, sa benissimo cosa sta facendo e, proprio per questo, non merita alcuna attenuante.
Oggi costoro ci dicono che dobbiamo armarci contro la Russia perché questa si farebbe sempre più pressante ai nostri confini, con l’intento di invaderci. E portano a prova di ciò quanto accade in Ucraina, che però è un territorio ex sovietico e non europeo.
Ma non è così. Quella ucraina è semmai la prova dei loro bias cognitivi o, come direbbero i loro intellettuali di servizio, sempre meno scienziati e sempre più camareros, delle loro fallacie logiche. Se fosse vero quanto sostengono, la Russia dovrebbe attaccarci immediatamente, approfittando del nostro attuale momento di debolezza, prima che il nostro piano di riarmo possa rafforzarci militarmente. Un attacco ora avrebbe per Mosca molto più senso strategico che in futuro, quando, ammesso che ci riesca e abbia successo, l’Europa potrà cominciare a colmare il proprio svantaggio. Anche se, va detto, la Russia è talmente avanti rispetto a noi che è plausibile immaginare che, mentre noi cerchiamo di recuperare il divario, Mosca possa spingersi ancora più avanti, vanificando ogni nostro sforzo.
Qualcuno potrebbe obiettare: “Eh ma la Russia non attacca adesso perché l’articolo 5 del trattato NATO obbligherebbe gli Stati Uniti a intervenire, scatenando una guerra contro la Russia”. Ma questo è un falso argomento, varrebbe anche se l’Europa non si armasse o se venisse attaccata dopo aver avviato il riarmo. Il punto non cambia.
Quello che fa davvero sorridere, però, è la posizione di certi politici ancora più servili degli altri, secondo cui l’Unione Europea dovrebbe armarsi proprio perché la NATO, a guida americana, sta diventando sempre più inaffidabile. L’Europa, dicono, deve potersi difendere da sola a fronte dei crescenti rischi internazionali, oggi sempre identificati con Russia e Cina.
Ma anche questa è una colossale sciocchezza. L’Europa non può fare ciò che vuole, e soprattutto non può mettersi contro gli Stati Uniti, che occupano il vecchio continente militarmente, con basi e soldati. L’Europa non è una formazione politica autonoma, ma una creatura degli USA e da questi dipende per ogni questione strategica, anche se i nostri leader fingono di essere liberi e indipendenti.
Ergo, un vero piano di autonomia europea dovrebbe puntare non a contenere la Russia, ma a liberarsi della presenza americana, che è armata e condizionante. I popoli europei, più che un piano di riarmo, avrebbero bisogno di una rivoluzione politica e sociale, per spazzare via classi dirigenti eterodirette da Washington, che non decidono nulla e rovinano palesemente i popoli del continente. A meno che il riarmo, come afferma Cacciari, non serva a dare ossigeno alle industrie pesanti di Germania e Francia, attualmente piombate in una crisi nera. Allora tutto assumerebbe una misura più realistica. La Russia è solo il babau immaginario che consente a teutonici e galletti di drenare risorse di tutti per fini nazionali particolari. Poveri i prossimi greci…
analisi di fase attualitÃ
Nadie se salva, traducciòn Carlos X BlancoÂ
Todos nuestros polÃticos son sirvientes hipócritas y sinvergüenzas de Estados Unidos. Son funcionarios pro tempore del imperio estadounidense. Todos, sin excepción. De hecho, quienes más gritan lo hacen aún más; compiten por distinguirse en el besuqueo, aspiran a ser el lenguaje más eficiente del sistema. Este es el punto de partida esencial de cualquier análisis polÃtico. Si no se parte de aquÃ, se termina desviando. Italia no es solo un paÃs dentro de la esfera de influencia estadounidense; la penÃnsula es un territorio guarnecido por instalaciones militares estadounidenses. Durante la Guerra FrÃa, su posición como puesto avanzado frente a la URSS le garantizó cierto trato especial. Pero tras el colapso del mundo bipolar, Italia dejó de tener un papel activo, reduciéndose a una mera tierra ocupada y al servicio de los intereses estadounidenses, como era de esperar. Por esta razón, quien aspire a una carrera polÃtica en Italia debe ser pro–estadounidense y estar en contra de cualquier adversario de Washington.
Las posturas de nuestros lÃderes reflejan esta sumisión: son rÃgidas, dogmáticas y justifican cada acción del aliado estadounidense, incluso la más cuestionable, para luego condenar, cuando las llevan a cabo sus enemigos, las mismas acciones, aunque a menor escala. Basta observar la evolución (o más bien, la involución) de todas las fuerzas polÃticas una vez que llegan al gobierno. Si como oposición plantean dudas o crÃticas, como mayorÃa se someten inmediatamente a la voluntad de la potencia hegemónica, negando todo lo anterior. De ahà proviene su duplicidad histórica.
Si Rusia interviene en Ucrania provocada por la OTAN, al estado ruso se le acusa de agresor y de haber sido atacado. Si, en cambio, Estados Unidos ataca a Irán, alegan que la parte atacada lo buscó para dotarse de la bomba atómica. Sea cierto o no, poco importa. Incluso si lo fuera, serÃa un derecho legÃtimo, al igual que el de otros paÃses que ya lo poseen. Pero debemos advertir que existe un peligro, porque eso es lo que quieren Estados Unidos y sus secuaces, a quienes incluso se les permite matar a mujeres y niños en nombre de una falsa defensa propia. Asimismo, cualquier interferencia humanitaria que involucre a la Casa Blanca o al Departamento de Estado estadounidense nunca constituye una violación del derecho internacional. Siempre hay un dictador que derrocar, una democracia que exportar, un pretexto que imponer, incluso de naturaleza ética o moral. Nosotros tenemos razón, los demás están equivocados. Y nadie recuerda que los únicos que lanzaron dos bombas atómicas sobre la población civil, sobre los japoneses, fueron precisamente los estadounidenses que hoy dan lecciones al mundo sobre los riesgos de la bomba islámica.
Pero vayamos más allá. Incluso quienes predican un mundo sin guerras, a menudo sin darse cuenta, terminan haciéndoles el juego a quienes aún ostentan el monopolio del poder global, hic et nunc. Dado que ese monopolio solo puede verse socavado por otro conflicto decisivo, deberÃamos dejar de demonizar la guerra como tal. Condenar la guerra a priori es una insensatez; el hombre no mejora con palabras. Son las guerras las que alteran el equilibrio de poder. Y cuando un polo de poder es excesivamente arbitrario, solo una guerra bien dirigida puede evitar que actúe unilateralmente y en su propio beneficio.
Si queremos profundizar, debemos reconocer que las guerras también sirven para resolver conflictos que, si se prolongan demasiado o se ocultan, generan un daño aún mayor que un choque frontal (como dijeron Schmitt y Ortega y Gasset, y antes que ellos, los padres fundadores de la ciencia polÃtica).
Estadounidenses, rusos y chinos lo saben bien. Todos se preparan para ese momento, pero con enfoques diferentes.
A quienes observan que Rusia y China solo observan mientras Irán es atacado, debemos responder que, por el momento, solo Estados Unidos puede intervenir en defensa de sus protegidos, como Israel. Son ellos quienes ostentan el liderazgo de las esferas de influencia y actúan como policÃa global. China y Rusia, por otro lado, ejercen cierta influencia sobre algunos paÃses, con los que colaboran para crear un frente antagónico contra Estados Unidos. Sin embargo, no pueden exponerse directamente. Primero, porque no son los protectores oficiales de nadie; segundo, porque no confÃan plenamente en las clases dominantes que no son su expresión directa y que, mañana, podrÃan cambiar de bando. Y veremos muchos más de estos cambios de lealtad, efectuados cada uno por su propia conveniencia.
Esto es lo que distingue a paÃses como Italia, que obedecen ciegamente a Washington, de aquellos que aún se mueven dentro de la lógica de un futuro multipolar. Por ahora, los antagonistas de Estados Unidos se están fortaleciendo, se están posicionando para un choque general que transformará las amistades y colaboraciones actuales en verdaderas alianzas. Hasta entonces, cada uno actúa por sà mismo, con el apoyo de los demás, pero sin jerarquÃas preestablecidas. Rusia y China ciertamente están ayudando a Teherán, pero de una manera no autoritaria, no según la lógica de amo-sirviente que domina Occidente. La Tercera Guerra Mundial no estallará hasta que estos posicionamientos se perfeccionen mediante una dinámica objetiva que se ha desencadenado durante varias décadas. Cuando los conflictos por poderes y los conflictos clandestinos alcancen la saturación, la guerra total se convertirá en la única salida para superar una parálisis que es peligrosa para todos. Más que los odiosos bombardeos estadounidenses sobre Teherán hoy y en Irak, Afganistán, Libia y Siria ayer. Es cierto que la técnica y la tecnologÃa han hecho la guerra mucho más destructiva. La Primera Guerra Mundial fue más feroz que las guerras anteriores; La Segunda Guerra Mundial será más devastadora que la Primera; la Tercera será diferente a ambas, y quizás incluso más atroz.
Sin embargo, el propósito de la guerra no es destruir el mundo, sino conquistarlo y afirmar su dominio. Si no hubiera nada que dominar ni conquistar, nadie harÃa la guerra. Nadie lucha por un puñado de moscas. Por eso la famosa frase de Einstein: «No sé con qué armas se librará la Tercera Guerra Mundial, pero sé que la Cuarta se librará con palos y piedras», carece de sentido. Los hombres ya no luchan por cuevas. Si el riesgo de aniquilación fuera realmente tangible, encontrarÃan la manera de evitarlo. No porque sean naturalmente buenos, sino porque no son estúpidos.
La Tercera Guerra Mundial será diferente a las anteriores, quizás más violenta y mortal, ciertamente más sofisticada, pero no marcará el fin del planeta; dará origen a un nuevo orden mundial que arrebatará ventajas a algunos y se las otorgará a otros. Si estas ventajas no existieran para nadie, simplemente no habrÃa guerra. Probablemente, durante algunos milenios o millones de años seguiremos utilizando el globo terráqueo para nuestros fines.
http://www.conflittiestrategie.it/non-si-salva-nessuno
Traducción: Carlos X. Blanco
analisi di fase attualitÃ
Non si salva nessuno
Tutti i nostri politici sono servi ipocriti e farabutti degli Usa. Sono funzionari pro tempore dell’impero americano. Tutti, nessuno escluso. Anzi, quelli che urlano di più lo sono ancora di più, gareggiano per distinguersi nel leccaculismo, ambiscono a essere la lingua più efficiente del sistema. Questo è il punto di partenza imprescindibile di qualsiasi analisi politica. Se non si parte da qui, si finisce fuori strada. L’Italia non è solo un Paese rientrante nella sfera d’influenza americana, la Penisola è un territorio presidiato da installazioni militari statunitensi. Durante la Guerra Fredda, la sua posizione di avamposto verso l’URSS le garantiva un certo trattamento di riguardo. Ma dopo il crollo del mondo bipolare, l’Italia ha cessato di avere un ruolo attivo, riducendosi a mera terra occupata e a servizio degli interessi americani, comme il faut. Per questo, chiunque aspiri a una carriera politica in Italia deve essere pro-USA e contro ogni avversario di Washington.
Le posizioni assunte dai nostri leader riflettono questa sudditanza, sono rigide, dogmatiche, e giustificano ogni azione dell’alleato americano, anche la più discutibile, salvo poi condannare, quando compiute dai nemici dell’America, le stesse identiche azioni, anche se in scala minore. È sufficiente osservare l’evoluzione (o meglio, l’involuzione) di tutte le forze politiche una volta approdate al governo. Se da opposizione sollevavano dubbi o critiche, da maggioranza si piegano subito al volere dell’egemone, rinnegando ogni parola precedente. Da qui nasce la loro doppiezza storica.
Se la Russia interviene in Ucraina perché provocata dalla NATO, allora si grida all’aggressore e all’aggredito. Se invece gli Stati Uniti attaccano l’Iran, si sostiene che l’aggredito se l’è cercata perché avrebbe intenzione di dotarsi della bomba atomica. Che sia vero o no, poco importa. Anche se fosse proprio così, sarebbe un diritto legittimo, alla pari di quello degli altri Paesi che già la possiedono. Ma noi dobbiamo raccontare che c’è un pericolo, perché così vogliono gli Stati Uniti e i loro sgherri, ai quali è concesso persino ammazzare donne e bambini in nome di un’autodifesa fittizia. Allo stesso modo, non costituisce mai una violazione del diritto internazionale qualsiasi ingerenza umanitaria che abbia per protagonista la Casa Bianca o il Dipartimento di Stato Usa. C’è sempre un dittatore da abbattere, una democrazia da esportare, un pretesto da far valere, persino di natura etica o morale. Noi siamo i giusti gli altri sono sbagliati. E nessuno ricorda che gli unici ad aver mai lanciato due bombe atomiche sulla popolazione civile, quella giapponese, sono stati proprio gli americani che oggi fanno la morale al mondo sui rischi della bomba islamica.
Ma andiamo oltre. Anche chi predica un mondo senza guerre, spesso senza accorgersene, finisce per fare il gioco di chi detiene ancora il monopolio della forza mondiale hic et nunc. Poiché quel monopolio potrà essere incrinato solo da un altro conflitto risolutivo, dovremmo quindi smetterla di demonizzare la guerra in quanto tale. Condannare la guerra a priori è una sciocchezza, l’uomo non diventa migliore con le parole. Sono le guerre che modificano i rapporti di forza. E quando un polo di potere è eccessivamente arbitrario, solo una guerra ben condotta può impedirgli di agire in modo unilaterale e a proprio esclusivo vantaggio.
A voler scavare più a fondo, si deve riconoscere che le guerre servono anche a risolvere conflitti che, se trascinati troppo a lungo o nascosti, generano danni ancora maggiori rispetto a uno scontro frontale (lo dicevano tanto Schmitt che Ortega y Gasset e prima di loro i padri nobili della scienza politica). Americani, russi e cinesi lo sanno bene. Tutti si preparano a quel momento, ma con approcci diversi.
A chi osserva che Russia e Cina stanno a guardare mentre l’Iran viene attaccato, bisogna rispondere che, al momento, solo gli Stati Uniti sono in grado di intervenire a difesa dei propri protetti, come Israele. Sono loro a detenere la leadership delle sfere d’influenza e a comportarsi da polizia globale. Cina e Russia, invece, esercitano una certa influenza su alcuni Paesi, con cui collaborano per creare un fronte antagonista agli USA. Tuttavia, non possono esporsi direttamente. Primo, perché non sono protettori ufficiali di nessuno; secondo, perché non si fidano pienamente di classi dirigenti che non sono loro diretta espressione e che, domani, potrebbero cambiare campo. E di questi cambi di casacca, ciascuno per le proprie convenienze, ne vedremo ancora molti.
Questo è ciò che distingue i Paesi come l’Italia, che obbediscono ciecamente a Washington, da quelli che ancora si muovono nella logica del futuro multipolare. Per ora, gli antagonisti degli Stati Uniti si stanno rafforzando, si stanno posizionando per uno scontro generale che trasformerà le attuali amicizie e collaborazioni in vere e proprie alleanze. Fino ad allora, ciascuno agisce per sé, con il supporto degli altri, ma senza gerarchie precostituite. Russia e Cina stanno certamente aiutando Teheran, ma in modo non autoritario, non secondo la logica servo-padrone che domina invece l’Occidente. La Terza guerra mondiale non scoppierà finché questi posizionamenti non si perfezioneranno per una dinamica oggettiva che si è innescata da alcuni decenni. Quando i conflitti per interposta potenza e quelli carsici arriveranno a saturazione la guerra totale diventerà l’unica via d’uscita per superare una paralisi pericolosa per tutti. Più degli odiosi bombardamenti americani su Teheran oggi e in Iraq, Afghanistan, Libia, Siria ieri. È vero, la tecnica e la tecnologia hanno reso la guerra molto più distruttiva. La Prima guerra mondiale fu più feroce delle guerre precedenti; la Seconda più devastante della Prima; la Terza sarà diversa da entrambe, e forse ancora più atroce.
Tuttavia, lo scopo della guerra non è distruggere il mondo, ma conquistarlo e affermare un dominio. Se non ci fosse nulla da dominare o da conquistare, nessuno farebbe la guerra. Nessuno lotta per un pugno di mosche. Ecco perché la celebre frase di Einstein: “Non so con quali armi si combatterà la Terza guerra mondiale, ma so che la Quarta si combatterà con pietre e bastoniâ€, è insensata. Gli uomini non si contendono più le caverne. Se il rischio di annientamento fosse davvero concreto, troverebbero il modo per evitarlo. Non perché sono naturalmente buoni ma perché non sono scemi.
La Terza guerra mondiale sarà diversa dalle precedenti, forse più violenta e mortifera, certamente più sofisticata ma non segnerà la fine del pianeta, darà vita a un nuovo ordine mondiale che toglierà vantaggi a qualcuno e li fornirà ad altri. Se questi vantaggi non esistessero per nessuno semplicemente non si farebbe la guerra. Probabilmente, per qualche millennio o milione di anni useremo ancora l’orbe terraqueo per i nostri scopi.
analisi di fase attualitÃ
La Libertad es el enemigo, Traducción: Carlos X. Blanco
Los estadounidenses nos lo enseñaron todo. Si no hubiera estadounidenses, ya serÃamos europeos.
Los estadounidenses no nos liberaron del nazismo ni del fascismo. Esta afirmación representa el núcleo de la propaganda de quienes, tras ganar la guerra, ocuparon nuestro paÃs. Es necesario restablecer el orden para escapar de estas mentiras, cuyo único propósito es enmascarar una dominación extranjera derivada de la Segunda Guerra Mundial y de los acuerdos entre las potencias vencedoras del conflicto, a saber, Estados Unidos y la URSS.
El fascismo fue un fenómeno enteramente italiano, apoyado por la mayorÃa de los italianos. Muchos vieron en él una forma de redención, tanto en polÃtica interior como exterior. Negar esta evidencia implica ser intelectualmente deshonesto. Muchos eran fascistas o simpatizantes, incluso entre intelectuales, muchos de los cuales posteriormente renegaron de esa elección, como Benedetto Croce y Giuseppe Rensi. Con razón, dirÃa yo, porque el fascismo se alejó bastante de sus intenciones iniciales.
Los alemanes, en ese contexto, no eran ocupantes, sino aliados. Se encontraban en Italia luchando contra enemigos comunes, en apoyo de un régimen que consideraban amigo y cuya caÃda habrÃa comprometido un frente esencial. Los estadounidenses, al derrotar a alemanes e italianos, no liberaron Italia, sino que ocuparon su territorio, establecieron bases militares allà y comenzaron a interferir en la vida polÃtica e institucional de nuestro paÃs.
Desde entonces, nunca se ha formado en Italia un gobierno verdaderamente antiestadounidense, y las decisiones más importantes, especialmente en polÃtica exterior, reflejan las necesidades de esa nación. Por el contrario, toda la clase dirigente italiana siempre ha tenido que demostrar lealtad y deferencia al paÃs ocupante, especialmente en funciones ejecutivas e institucionales. La inversión semántica se ha convertido asà en un elemento central del discurso público: la ocupación se llama liberación e incluso se convierte en una celebración colectiva, la dominación se presenta como una alianza y nuestra libre decisión, y las bases extranjeras en nuestro territorio se hacen pasar por instalaciones de seguridad para nuestro beneficio.
Nada de esto es cierto. Pero esta es la narrativa que transforma a los sirvientes en amigos cercanos, al menos en la mente de los propios sirvientes.
Si un gobierno nacional decidiera ser soberano y autónomo, imponiendo a los ocupantes el cierre de las bases y el respeto total a nuestra independencia, sin interferencias, ni mediante poder blando ni con métodos más perversos, y declarara su salida de la esfera hegemónica estadounidense, implementando acciones concretas en este sentido, serÃa tratado como cualquier otro estado rebelde. ComenzarÃa creando, financiando e incluso armando una oposición interna; los servicios secretos extranjeros, que ya operan en nuestro territorio, orquestarÃan un golpe de Estado presentado como una revuelta civil, como un resurgimiento de los jóvenes y los desposeÃdos. Y por si fuera poco, incluso llegarÃan al bombardeo directo del paÃs. Asà es como se “liberan†las naciones cuando ya están subyugadas o cuando deben estarlo.
Cuando un supuesto experto en geopolÃtica repite estas narrativas (uno de ellos, que escribe para Limes, literalmente afirmó que debemos liberar a los jóvenes iranÃes, ¿y quiénes somos nosotros para hacerlo? ¿De qué libertad estamos hablando?), no demuestra competencia, sino solo que es un propagandista. Claro que no tengo nada en contra de la persona en sÃ, pero lo tomo como un ejemplo emblemático. Es bueno mantenerse alejado de ciertos análisis y de quienes los difunden. Nadie vendrá jamás a liberarte. Maquiavelo nos basta para saberlo, y no debemos importar falsas doctrinas del extranjero para olvidar sus lecciones, aún útiles. Menos libertad y más realismo, porque la libertad es el primer aliado del enemigo.
http://www.conflittiestrategie.it/la-liberta-e-il-nemico
Traducción: Carlos X. Blanco.