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News da tempi.it

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Blog
Chi vincerà la nuova battaglia navale globale?
Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 07:34:53 +0000 di Lodovico Festa

Sul Sussidiario Giulio Tremonti dice: 

«Già allora gli americani dicevano che ci sono due oceani, l’Atlantico e il Pacifico, e quest’ultimo richiede un impegno progressivo, mentre sull’Atlantico gli europei si sarebbero dovuti impegnare un po’ di più. La discussione nel Parlamento europeo fu estremamente interessante. I socialisti erano possibilisti perché la ritenevano una politica keynesiana, i popolari perché la consideravano una politica colbertiana. Ma la Commissione Prodi bloccò tutto. Oggi mi fa piacere che Prodi sia a favore degli eurobond per la difesa. Vuol dire che le idee giuste, anche se in salita, camminano».

È dal quinto secolo a.C. che in Europa con il greco Tucidide si è incominciato a ragionare sul valore strategico della potenza marittima.
* * *
Su Startmag Marco Orioles scrive:

«Al di là delle polemiche, la Groenlandia rappresenta un asset geopolitico di prim’ordine. La Bbc spiega che la sua posizione tra Nord America ed Europa la rende centrale per la sicurezza...

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Sport
Te Deum «per quei papà che mi hanno fatto ricominciare»
Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 03:55:00 +0000 di Piero Vietti

Domenica 26 ottobre 2025. Sugli spalti di un campo da calcio di periferia, a Grugliasco, provincia di Torino, c’è un tifo insolito per una partita tra ragazzini di 14 anni: bandiere, striscioni, palloncini, tamburi e trombe salutano l’entrata in campo dell’Accademia Torino. La coreografia è tutta per il loro allenatore, Vincenzo Sommese, che può sedersi in panchina e guidare i suoi ragazzi per la prima volta in carriera. Emozionato e commosso, quel giorno Sommese inizia un nuovo capitolo della sua vita.

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«Ho sbagliato e ho pagato»
Martedì 9 agosto 2011. La richiesta del procuratore federale della Figc Stefano Palazzi viene accolta, Vincenzo Sommese dovrà scontare cinque anni di squalifica e la preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della federazione. Ha trentacinque anni, gioca nell’Ascoli da quattro stagioni, e quella condanna pone ...

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Sport
2025, l’anno in cui il pallone ha cambiato padrone
Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 03:50:00 +0000 di Francesco Caremani

A Roma, a ottobre, il passaggio da Eca a Efc non è stato un semplice rebranding ma un atto politico: i club europei, guidati dai grandi brand, hanno trasformato un’associazione di rappresentanza in un soggetto di potere che si propone come il centro stesso della governance del calcio continentale.

La messa in scena – location simbolica, presenza di Fifa e Uefa, branding pervasivo, partecipazione massiccia anche dei club minori – ha sancito una trasmissione ordinata di sovranità: dopo il trauma della Superlega, i grandi club hanno rinunciato allo strappo ma hanno ottenuto tutto il resto, condividendo il governo con la Uefa, controllando il prodotto commerciale e normalizzando un sistema in cui l’inclusione dei piccoli è subordinata e funzionale alla legittimazione dell’élite. Roma è stato lo spartiacque tra un potere esercitato di fatto e uno riconosciuto di diritto: non una rivoluzione, ma la certificazione che nel calcio europeo del 2025 il comando non passa più dalle istituzioni verso i club, bensì dai club verso le istituzioni.

Il giorno in cui i club si sono presi il calcio

E non è un dettaglio che tutto sia accaduto nell’Urbe. La città del diritto, dell’impero, della stratificazione del potere. L’assemblea che ha sancito il passaggio da Eca a Efc aveva l’aria di un vertice politico più che sportivo. Non si discute, si ratifica. Non si contratta, si prende atto. Il cambio di nome è la chiave di lettura di tutto: da associazione a soggetto. “European Football Clubs†non rappresenta più un pezzo del sistema, ma si propone come il sistema stesso. È una mossa lessicale che racconta molto più di mille documenti: i club non chiedono spazio, lo occupano. E lo fanno con una sicurezza che nasce da anni di accumulo di potere economico, mediatico, simbolico. Quello che a Roma è andato in scena non è stato l’inizio di qualcosa, ma il momento in cui una trasformazione diventa visibile, persino ovvia.

La Superlega come trauma fondativo

Nel racconto ufficiale, la Superlega è un errore, una parentesi chiusa. Nella realtà è il trauma fondativo del calcio contemporaneo. È il momento in cui i grandi club hanno scoperto due cose: che senza consenso non si governa, ma che senza di loro non governa nessuno. Hanno perso la battaglia della piazza, dei tifosi, della narrazione. Ma hanno vinto quella del tavolo. Dal 2021 in poi, ogni riforma delle competizioni europee ha portato il loro segno: più partite, più ricavi garantiti, meno eliminazioni traumatiche, più controllo sul prodotto. La joint venture commerciale con l’Uefa è il punto di arrivo di questo processo: non una ribellione, ma una cogestione permanente. La Superlega non torna perché non serve più. La sua logica è già stata assorbita dal sistema, normalizzata, resa presentabile.

L’Europa che guarda, ma non guida

In questo passaggio di potere c’è un’assenza che pesa più delle presenze: quella dell’Unione europea come soggetto politico. La sentenza della Corte di Giustizia sul caso Superlega ha ribadito principi sacrosanti – concorrenza, mercato, libertà di iniziativa economica –, ma ha lasciato il campo vuoto sul piano della visione. L’Ue ha chiarito cosa non si può fare, ma non ha detto cosa dovrebbe essere il calcio europeo. In quel vuoto si sono inseriti i soggetti più forti, come accade sempre. Il risultato è un sistema che si muove secondo logiche perfettamente coerenti con il mercato unico, ma sempre meno con l’idea di sport come bene collettivo, culturale, territoriale. Il calcio, oggi, è più europeo nei flussi finanziari che nei valori condivisi.

Il Mondiale per Club e la globalizzazione selettiva

Il nuovo Mondiale per Club è il manifesto del calcio di questo 2025. Premi giganteschi, centralità dei club europei, accesso sempre più filtrato. Le discussioni non riguardano la salute dei giocatori o la saturazione del calendario, ma la composizione del campo: chi deve esserci, chi rischia di restare fuori. È una globalizzazione che non integra, ma seleziona. Il mondo entra nel calcio se rafforza il prodotto. Il resto è contorno. In questo schema, la Fifa non guida, ma segue. Si aggancia ai brand più forti, accetta la logica dell’élite, rinuncia a una funzione regolatrice in cambio di stabilità economica.

Il paradosso è che, mentre l’élite cresce e la base sopravvive, il livello intermedio si assottiglia. I campionati nazionali, soprattutto quelli fuori dall’asse anglo-tedesco, sono il vero anello debole. Perdono centralità narrativa, potere contrattuale, capacità di attrarre risorse. L’ipotesi di ridurre il numero delle squadre è la risposta più frequente, ma anche la più rivelatrice: non una strategia di crescita, ma una difesa. Tagliare per resistere. Ridurre per restare a galla. È il segnale di un sistema che non riesce più a competere sul piano dell’attenzione globale. Così le leghe rischiano di diventare corridoi di accesso alle competizioni che contano, non più luoghi in cui il calcio costruisce senso, identità, rivalità.

La solidarietà come gestione del divario

Nel 2025 cresce anche la solidarietà. Più risorse per chi resta fuori dall’Europa che conta. È un fatto. Ma è anche una forma di gestione del divario, non di riduzione. Il gap non viene colmato, viene amministrato. La competizione perde imprevedibilità, diventa ripetizione. Gli stessi club vincono, partecipano, incassano. Gli altri applaudono, ricevono una quota, accettano il ruolo. Qualcuno, con brutalità, lo ha definito “applaudire il proprio funeraleâ€. Forse è eccessivo. Ma il disagio è reale.

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Non c’entra la nostalgia, nessuno rimpiange un calcio povero o inefficiente. La domanda è più profonda: può esistere uno sport senza contropoteri? Può reggere un sistema in cui chi vince riscrive continuamente le regole del gioco? Il calcio ha sempre funzionato come una metafora sociale. Oggi racconta un mondo in cui la concentrazione di potere è presentata come inevitabile, persino razionale. Ma ogni sistema che rinuncia all’equilibrio prima o poi ne paga il prezzo, anche se non subito.

Società
Una testata con gli speroni
Data articolo:Tue, 30 Dec 2025 03:40:00 +0000 di Caterina Giojelli

La mattina dell’11 aprile 2024 mi sono resa conto (con orrore – sono pur sempre una quota rosa media) che erano 20 anni che lavoravo a Tempi. Ci sono arrivata negli anni del turboanarcoresurrezionalismo; Gigi Amicone, sigaretta in bocca, camicia slacciata color poltiglia di fenicottero, maniche rimboccate, camperos, mi aveva indicato una scrivania.
- «Fratelli, compagni bastardi: la Cate la mettiamo al posto di Lele, tanto quel bastardo è disperso».
- (voce fuori campo di un redattore): «Lele è in prestito per un anno al Foglio»
- «Eh eh sì, a Roma, il bastardo. Però sei di fianco al Picci, che è a Napoli».
- (voce fuori campo della segretaria): «Pietro lo hai mandato tu a Palermo!».
- «Ah, eh, sì, sempre a divertirsi quell’altro bastardo. Mica come… come... lui lì, tu che sei sempre qui».
- (voce fuori campo di “lui lìâ€): «Matteo. Piacere, sono il grafico».
- «Il Teo! Mica come il Teo, grandissimo Matteo. E poi ci sono questo, quello…» (armeggiando alla macchinetta del caffè), «ma que...

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Blog
Con certi pm testimonial del “no†alla riforma Nordio, non si può che votare “sìâ€
Data articolo:Mon, 29 Dec 2025 08:06:27 +0000 di Lodovico Festa

A destra nella foto, Piercamillo Davigo, 7 marzo 2024 (foto Ansa)
Sulla Zuppa di Porro Giulio Galetti scrive:

«1. “Oggi il pubblico ministero è collega del giudice. Se li separano, non sarà più collega del giudice, ma sarà sempre collega degli altri pubblici ministeri: e qui sono doloriâ€.
2. “Alla terza assoluzione che porterà a casa, secondo lui ingiustificata, chiamerà il suo collega dell’altro distretto e dirà: ‘Ma senti un po’, ma vogliamo vedere se questo giudice è solo cretino, visto che mi assolve tutti gli imputati, o è anche ladro? Diamo un’occhiata ai suoi conti correnti’â€.
3. “Ci sono stato 42 anni in magistratura. Se fai un accertamento patrimoniale su un giudice, quello si terrorizza. Muore di spavento, il più delle volteâ€.
Ma bravo, Piercamillo… Hai appena dichiarato (o confessato) urbi et orbi che: i pm vedono le loro accuse come verità divina. Un’assoluzione? Impossibile che l’imputato sia innocente, no: il giudice deve essere per forza cretino o corrotto. Senza la “s...

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Chiesa
Te Deum per padre Aldo Trento e la sua vita tra i poveri
Data articolo:Mon, 29 Dec 2025 04:13:02 +0000 di Patricio Hacin

Ringraziare Dio è semplice quando si è testimoni. In questi luoghi remoti e nascosti, lontano dal frastuono del mondo, il turbamento di fronte alla realtà e il contatto con ciò che sembra non riguardarci fanno sì che la vita diventi intensa; non perché ci si trovi al centro di grandi polemiche o conflitti, ma perché il Signore si manifesta, facendo in modo che ciò che appare lontano diventi vicino e che ciò che sembra non riguardarci ci permetta di lasciarci toccare.
L’esperienza della gratitudine è un volto che ci guida. Nel nostro caso, è un volto che oggi si trova lontano, forse più lontano di un semplice luogo geografico o di una circostanza concreta; lontano perché è in paradiso, e quindi vicino, quasi tangibile, percepibile. Non sono forse questo le opere di carità? Toccare con mano Dio stesso.

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Addio 2025, bentornato “Te Deumâ€. Che cosa c’è nel numero di dicembre di Tempi
Te Deum per la mia malattia e per aver fatto miracoli attraverso il mio niente

Quella sintonia ...

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Società
Te Deum per mia figlia Elena che m’insegna a lasciarmi amare
Data articolo:Mon, 29 Dec 2025 04:09:07 +0000 di Sara Ghidoli

Te Deum laudamus, che trovi sempre il modo di farci vedere le cose con occhi nuovi, cioè che fai nuove tutte le cose.Madre di quattro figli e professoressa alla scuola media, mi definisco “quella dell’ultimo minutoâ€, sempre a rincorrere le cose e a prenderle al volo. Gravitiamo come meteore impazzite, io e mio marito, attorno all’associazione La Mongolfiera, ma sono più gli “oggi non ci siamoâ€, che le presenze agli incontri. Le feste di giugno alla cascina San Giuda a Rozzano, però, non ce le siamo mai perse. Il motivo? Si è ormai in vacanza e le varie scadenze non ci sono più.
“Strani†giovani a casa nostra
Da circa un anno, in casa nostra, ogni weekend, a coppie, gruppi di tre, a volte anche di quattro, alcuni giovani lavoratori vengono per due ore e qualcosa di più a stare con nostra figlia ormai diciottenne, ma che ne dimostra forse due? Affetta da una sindrome rara e incapace di fare qualsiasi cosa da sola, nostra figlia Elena ha però, miracolosamente, portato nella nostra vita qu...

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Esteri
Perché il regime di Ortega in Nicaragua si accanisce contro i preti come me
Data articolo:Mon, 29 Dec 2025 03:30:00 +0000 di Redazione

Sono uno dei sacerdoti esiliati dal governo sandinista del Nicaragua, vittima di un’ingiusta persecuzione per aver difeso i diritti umani e la libertà religiosa nel mio paese. Sono stato allontanato dalla mia parrocchia e poi imprigionato in una cella di massima sicurezza, in isolamento totale e senza poter vedere né la mia famiglia né un avvocato difensore.
Torturato in una cella
In carcere ho subìto torture psicologiche, con una luce accesa tutto il giorno e una telecamera che registrava tutti i miei movimenti. Avevo un secchio d’acqua che veniva riempito all’alba e che serviva per bere, per lavarmi e come gabinetto. Durante il giorno mi trasferivano in un’altra cella putrida per ore interminabili. Mi concedevano dieci minuti di sole al giorno, scortato da quattro poliziotti. Dopo molti giorni di detenzione sono stato esiliato. Mi hanno dato un passaporto per espatriare, ma nel mio paese ho perso i miei diritti civili.
Durante il mio ministero sacerdotale ho criticato duramente l’op...

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Blog
Brutte parole
Data articolo:Mon, 29 Dec 2025 03:15:00 +0000 di Annalisa Teggi

C’è da augurarsi che certi pessimi regali di Natale siano già finiti non tanto nel riciclo virtuoso di qualche tombola ma proprio nell’immondizia. L’attuale classifica di vendite di Amazon rispecchia quelli che sono stati i doni più gettonati e nell’elenco dei libri Best Seller figurano tre titoli blasfemi, non troppo sotto il San Francesco di Aldo Cazzullo e quello di Alessandro Barbero. Si tratta di pubblicazioni dedicate alle bestemmie, spulciando nell’anteprima c’è di che sconcertarsi. I contenuti spaziano dall’enigmistica blasfema all’agenda che offre un insulto quotidiano verso Dio, al vomito verbale contro Maria attraverso giochi di logica.
“Ti ho fatto solo un pensiero†è il classico modo di dire, ma che pensiero ho avuto se anziché regalarti qualcosa di allegramente ridicolo, mi sono premurato di offrirti una sfilza di imprecazioni aberranti, trattandolo da passatempo ironico? Se la malizia è nell’occhio di chi guarda, cosa c’è nella mano di chi dona un antistress fatto di bes...

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Società
Il sesso è una conseguenza. La vera educazione affettiva riguarda il senso della vita
Data articolo:Sun, 28 Dec 2025 03:55:00 +0000 di Giancarlo Cesana

Si parla molto di educazione all’affettività nella scuola, con una focalizzazione praticamente esclusiva sulla sessualità, nelle sue varie inclinazioni espresse dalle lettere che formano la sigla Lgbtqia+. Sono quindi almeno sette orientamenti, con un “+†che li espande ulteriormente. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara afferma la necessità del consenso dei genitori. Non ha torto, perché la confusione è già grande, anche senza aumentare pensieri e conflitti tra scuola e famiglia. Tuttavia ho perplessità che il rimedio sia efficace. Certamente la scuola non comunica un’idea chiara di affettività, ma anche la famiglia ondeggia al punto di annegare. Vi sono certamente eccezioni, ma sono appunto tali perché sono rare. I giovani adulti, padri e madri di oggi, non hanno in genere avuto un’educazione affettiva perché non l’hanno avuta nemmeno i loro genitori, la mia generazione (ho settantasette anni!).
A me è andata bene perché ho incontrato don Luigi Giussani. Negli anni preceden...

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