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News
Anche Trump ha bisogno di alleati
Data articolo:Tue, 29 Apr 2025 07:06:14 +0000 di Lodovico Festa

Sul Sussidiario Carlo Pelanda scrive: «L’America, pur superpotenza, è troppo piccola per gestire senza alleati convergenti un conflitto bipolare con la Cina. E probabilmente non basta. Senza una minore convergenza tra Russia e Cina e una maggiore influenza condizionante sulle nazioni chiave del Sud globale sarà difficile per l’America ottenere un vantaggio nel conflitto bipolare. Parecchi governi se ne sono già accorti. Tokyo e Seul hanno abbozzato un accordo economico con Pechino enfatizzando una stretta di mano fra i tre rappresentanti come segnale dissuasivo all’America in fase di negoziato sui dazi. Così come l’India ha percepito una sua rilevanza maggiore utile per attutire i dazi statunitensi e prendere posizione chiave per l’infrastruttura di enorme rilevanza geoeconomica programmata per connettere Indo-Pacifico, Mediterraneo e America atlantica (Imec) che ha anche rilievo geopolitico per le relazioni convergenti con Arabia ed Emirati e per azioni congiunte verso l’Africa con sc...

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Salute e bioetica
Fine vita, il Tar blocca la scorciatoia di Bonaccini in Emilia-Romagna
Data articolo:Tue, 29 Apr 2025 02:50:00 +0000 di Caterina Giojelli

Non è un semplice atto interlocutorio: accogliendo l’istanza di sospensiva della consigliera regionale Valentina Castaldini (Forza Italia), il Tar dell’Emilia-Romagna ha congelato le delibere regionali che regolamentano il suicidio assistito, restituendo al dibattito il tempo che Stefano Bonaccini aveva negato. Un passaggio decisivo, dopo lo scandaloso “colpo di mano†del governatore dem, che nel febbraio 2024 – annusando il rischio di una bocciatura politica della proposta di legge popolare radicale – aveva pensato bene di silenziare il Consiglio e varare la nuova regolamentazione con un semplice atto di giunta.

La trattazione collegiale è fissata per il 15 maggio. «Ci sono allora due possibilità», spiega oggi a Tempi Castaldini: «Che il Tar entri subito nel merito e stabilisca se il provvedimento sia legittimo, o da correggere, oppure che decida di prendersi più tempo, mantenendo congelata la delibera per valutare il tutto con l’attenzione che il tema richiede». Anche perché, avverte la consigliera di opposizione, «quel giorno scade il termine entro cui il governo può impugnare la legge toscana approvata a febbraio». E se ciò accadesse, ogni iniziativa regionale verrebbe a decadere.

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«Non si può normare il fine vita con una delibera»

È passato poco più di un anno dal primo ricorso presentato da Castaldini, cui hanno fatto seguito, il 12 aprile 2024, quello della presidenza del Consiglio e quello del ministero della Salute. «Due le motivazioni condivise. Primo: una delibera non è lo strumento adatto per normare il suicidio assistito. Serve una legge. Una delibera serve semmai a declinare norme già esistenti, e oggi né in Emilia-Romagna né a livello nazionale c’è una legge che disciplini il suicidio medicalmente assistito».

Come già raccontato da Tempi, quella di Bonaccini fu una scorciatoia pre-elettorale: vista l’aria che tirava – e vista la bocciatura della stessa proposta di legge in Veneto – meglio evitare il voto del Consiglio, meglio saltare la conta. Il risultato: un vulnus democratico, con le Asl chiamate ad applicare procedure delicate su indicazione diretta della giunta, senza che il parlamento regionale si fosse mai pronunciato.

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Il pasticcio del comitato etico

«Secondo: con una delibera pasticciata e scritta in fretta», aggiunge Castaldini, «la Regione ha creato una commissione etica ad hoc, il Corec, di nomina politica, senza bando né trasparenza». Una forzatura istituzionale, coperta da una giustificazione ai limiti del surreale: il riferimento a una decisione del Comitato nazionale per la Bioetica che, in realtà, diceva esattamente il contrario di quanto sostenuto nella delibera emiliana.

Al ricorso di Castaldini si è unito subito anche un pool di nove avvocati e quindici associazioni, dal Centro studi Rosario Livatino al network “Ditelo sui tettiâ€. Nel frattempo, in attesa del pronunciamento del Tar, si sono conclusi in Emilia-Romagna due iter di suicidio assistito, e in questi giorni è emersa la notizia dell’avvio di una terza richiesta di accesso alla procedura. Da qui la nuova istanza da parte della consigliera Castaldini per ottenere la sospensione immediata dell’efficacia delle delibere regionali, accolta il 27 aprile dal Tar.

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«Ora tocca al governo impugnare la legge sul fine vita in Toscana»

«Un passo importante», insiste Castaldini, «perché non può essere un atto amministrativo regionale a sostituire una legge nazionale su una materia tanto delicata. In Emilia-Romagna si è saltata ogni discussione democratica, si è imposto un provvedimento facendo fuori tutti i temi centrali: in primis quello delle cure palliative e della responsabilità nel seguire i pazienti caso per caso».

La consigliera regionale dell’Emilia-Romagna Valentina Castaldini (FI)
La consigliera regionale dell’Emilia-Romagna Valentina Castaldini (Forza Italia)

La situazione resta intricata. La Consulta ha ribadito che in Italia non esiste un diritto al suicidio assistito, ma i ricorsi, le “disobbedienze civili†dei radicali e i tentativi di normarlo si moltiplicano. «È evidente l’urgenza che sia il governo a riportare ordine», conclude Castaldini. «Ogni Regione si sta muovendo per conto suo. Ora lo sguardo è fisso sul 15 maggio e su quello che farà il governo nei confronti della legge toscana».

Chiesa
La devozione di papa Francesco per la Madonna di Lujan, “la morenitaâ€
Data articolo:Tue, 29 Apr 2025 02:45:00 +0000 di Giancarlo Giojelli

Nel grande il santuario della Madonna di Lujan, patrona dell'Argentina, c’è una piccola, quasi minuscola, statua della vergine che si dice sia stata portata qui nel 1630 dal Brasile, nascosta da uno schiavo di colore, Manuel. Viaggiava con un convoglio di carri: le ruote si bloccarono e i cavalli non riuscivano a proseguire. Lo schiavo mostrò la statuetta che portava con sé e il fatto fu interpretato come un segno. Fu così che in quel luogo fu eretta una chiesetta e poi il santuario. 
Jorge Mario Bergoglio era molto devoto alla Madonna di Lujan: l’ultimo gesto prima di morire è stato quello di mandare una copia della statuetta a Elena Beccalli, rettrice della Università Cattolica da cui dipende l’ospedale Gemelli.
L'uomo che lottò con Dio
Da vescovo, Bergoglio organizzava pellegrinaggi di giovani da Buenos Aires, che dista 70 chilometri da qui. Poi restava ore nel confessionale. Diceva: «Chi si confessa, dopo essere passato davanti all’altare sopra al quale c’è la statuetta, guarda se ...

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Cultura
Non chiudete i vostri libri
Data articolo:Tue, 29 Apr 2025 02:30:00 +0000 di Piero Vietti

A metà febbraio scorso, i numerosi lettori e sostenitori di Lindau, casa editrice indipendente nata a Torino nel 1989 specializzata nella pubblicazione di saggistica di cinema, storia, politica, religione e spiritualità, si sono visti recapitare un allarmato appello del direttore Ezio Quarantelli: il mercato del libro in Italia è in contrazione, spiegava, la situazione delle piccole e medie case editrici è «molto seria», molte voci indipendenti rischiano la chiusura: «Il calo del fatturato» è soltanto uno dei problemi. «Di fatto gli spazi per i nostri libri si riducono ogni giorno e i già esigui margini vengono costantemente erosi dall’aumento dei costi e dalla richiesta di sempre maggiori sconti da parte dei player più importanti del mercato». Da qui l’idea di lanciare una raccolta fondi tra i lettori.
In un comunicato di fine gennaio dell’Aie, l’associazione italiana degli editori, si legge che «nel 2024 in Italia la vendita di libri di varia adulti e ragazzi nel mercato trade (sagg...

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Ambiente
A Parigi l’aria è meno inquinata grazie ai divieti per le auto? No
Data articolo:Tue, 29 Apr 2025 02:15:00 +0000 di Francesco Ramella

A dettare la linea è stato, su X, Brent Toderian, già responsabile della pianificazione urbana a Vancouver e ora “Global cities advisorâ€. In un post che ha avuto un milione di visualizzazioni sono riportate quattro mappe di Parigi che descrivono graficamente l’evoluzione dell’inquinamento e, più precisamente, della concentrazione di biossido di azoto – sostanza emessa prevalentemente dai veicoli – dal 2007 al 2023. Il commento è entusiasta: «L’inquinamento atmosferico è significativamente diminuito negli ultimi 15 anni. La leadership della sindaca Anne Hidalgo ha sottratto spazio alle auto a favore del verde, delle biciclette e dei bambini. Un ottimo affare».

Qualche giorno fa, su Instagram, il copia-incolla di Will Media che titola: “A Parigi si respira un’aria nuovaâ€. E nel testo spiega: «Come ha fatto l’amministrazione parigina a migliorare la qualità dell’aria? Più trasporto pubblico, più zone a basse emissioni e ZTL nel cuore della città, più aree pedonali, più chilometri di piste ciclabili, più zone con limiti di velocità a 30 km/h e tariffe di parcheggio più care per chi si sposta in SUV. L’insieme di queste misure ha fatto sì che il traffico automobilistico all’interno di Parigi sia diminuito del 50%, mentre il traffico ciclistico sulle piste ciclabili è aumentato di oltre il 71%. Il risultato è che, dal 2007 a oggi, la concentrazione di NO2 nell’aria è diminuita del 50%».

Entusiasta anche l’analisi su Areale di Fernando Cotugno che aggiunge un ulteriore elemento al racconto: «La durata dei viaggi in auto è crollata del 45%».

L’inquinamento di Parigi dipende dalle auto? No

Sarebbe un risultato davvero molto positivo ma non corrisponde a quanto accaduto nella realtà. A Parigi negli ultimi venti anni la velocità media di spostamento in auto è diminuita del 25 per cento: da 16,6 a 12,4 km/h.

parigi circolazione auto

Tale evoluzione non è la conseguenza di uno spontaneo aumento del traffico ma l’esito voluto di una politica teorizzata già nel 1999 da Chantal Duchène, allora responsabile per la pianificazione dei trasporti nell’ ÃŽle-de-France, che sosteneva: «Sarà necessario ridurre lo spazio disponibile per le automobili. Con le corsie per autobus, le piste ciclabili e l’allargamento dei marciapiedi, i tempi di percorrenza in macchina si allungheranno e gli altri mezzi di trasporto diventeranno più allettanti».

Il peggioramento delle condizioni di circolazione ha raggiunto il suo scopo: gli spostamenti in auto sono stati più che dimezzati e in molti hanno optato per alternative di spostamento peggiori. Era questo un prezzo da pagare per ridurre l’inquinamento? La narrazione monocorde sopra ricordata, lo afferma con certezza ma si tratta, a non voler pensare male, della fallacia post hoc, ergo propter hoc.

A Parigi, come in ogni altra città europea, l’inquinamento dell’aria è in diminuzione da svariati decenni indipendentemente dalle politiche della mobilità adottate. Nella capitale francese, in particolare, la concentrazione di polveri sottili – l’inquinante più dannoso – è diminuita di venti volte a partire dalla fine degli anni ’50.

polveri sottili parigi

Anche a Milano si è ridotto il biossido di azoto nell’aria

Il biossido di azoto era in calo già prima che si attuassero le restrizioni alla circolazione delle auto e tale tendenza sarebbe proseguita in assenza delle stesse come avvenuto ovunque altrove. A Milano, ad esempio, la concentrazione di questo inquinante si è ridotta di due terzi dal 1991 a oggi.

Lombardia inquinamento

Il caso più significativo è quello degli Stati Uniti dove, a partire dal 1970, pur in presenza di un aumento del traffico di poco inferiore al 200%, le emissioni dei sei principali inquinanti sono diminuite del 78% grazie alla innovazione tecnologica dei veicoli.

emissioni stati uniti

Più traffico e aria più pulita non sono dunque mutuamente esclusivi, anzi.

Ma almeno la vita a Parigi è migliorata?

Si potrebbe sostenere che, comunque, con meno automobili per le strade la qualità della vita a Parigi sia migliorata. Per alcuni è senza dubbio così ma non per coloro che hanno scelto un diverso mezzo di trasporto o un altro luogo in cui vivere dopo il peggioramento delle condizioni del traffico.

Ovviamente, la mobilità non è l’unico fattore che influenza la scelta della residenza, ma non è neppure irrilevante. In un articolo del 2005, l’economista francese Rémy Prud’Homme parlava della “tentazione di Venezia†per Parigi. Venezia come modello di città senza automobili, dove gli spostamenti sono molto difficili. Una città bellissima dove la popolazione e l’occupazione erano – e sono ancora – in rapido declino a favore della terraferma.

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Se guardiamo i dati demografici, scopriamo che dal 2011 Parigi ha perso 150 mila abitanti, mentre il resto dell’Île-de-France ha guadagnato 500 mila residenti. In altre parole, la conseguenza non intenzionale di una città quasi senza automobili potrebbe essere stata, paradossalmente, un aumento del numero di persone che vivono e di automobili che circolano appena fuori dai suoi confini.

Blog
Le grottesche conseguenze del continuare a campare sul “pericolo fascistaâ€
Data articolo:Mon, 28 Apr 2025 07:10:52 +0000 di Lodovico Festa

Su Strisciarossa Franco Astengo scrive: «La scelta del riconoscimento del governo Badoglio e la formazione della Resistenza consentirono una rilegittimazione dello Stato assolutamente decisiva per l’avvenire, anche se la legittimazione della Patria fu conquistata soltanto al momento della Liberazione delle grandi città del Nord da parte dei partigiani. Non si tratta di una distinzione capziosa: il 25 aprile Stato e Patria si ricongiunsero ponendo le basi per la formazione di una democrazia posta al di fuori da un binario di mera prosecuzione con quello che era stato l’antico Stato liberale frutto dell’incompleto Risorgimento (come ben intuito da Gramsci nei Quaderni). L’esito del 25 aprile consentì di costruire la democrazia e arrivare nel giro di pochi mesi a libere elezioni nel marzo-aprile 1946 quelle amministrative, il 2 giugno elezioni per l’assemblea costituente e referendum istituzionale».
Mi pare che i valori della Resistenza come base della Costituzione repubblicana siano orma...

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Esteri
Al posto di auto e treni, la Germania costruirà droni e carri armati
Data articolo:Mon, 28 Apr 2025 02:55:00 +0000 di Leone Grotti

La città di Görlitz, nella Germania orientale, è conosciuta da oltre un secolo per la sua fabbrica di treni. In particolare, per le carrozze a due piani prodotte fin dal 1935. Quest’anno verrà costruito l’ultimo elettrotreno, destinato alle Ferrovie israeliane, e dall’anno prossimo la produzione cambierà completamente. La fabbrica di proprietà della francese Alstom passerà alla Knds, holding europea dell’industria della difesa con sede ad Amsterdam, che in questo angolo di Germania costruirà pezzi per il carro armato Leopard II e per il veicolo corazzato per fanteria Puma.

La Germania punta sulle armi

La riconversione dell’industria manifatturiera a Görlitz, da scopi civili a militari, non è casuale e risponde al tentativo del futuro cancelliere Friedrich Merz di reindustrializzare attraverso le fabbriche di armi un paese dove il settore trainante dell’automotive è sempre più in difficoltà ed è costretto a chiudere stabilimenti e a licenziare dipendenti.

Da quando Berlino ha perso l’accesso al gas russo come fonte energetica a basso costo, in seguito all’invasione dell’Ucraina, i settori energivori tedeschi hanno perso il 20 per cento della produzione e 250 mila posti di lavoro nel settore manifatturiero si sono volatilizzati.

Produzione di armi destinate all'Ucraina alla Rheinmetall, in Germania
Produzione di munizioni alla Rheinmetall, in Germania (Ansa)

Il boom degli investimenti nella difesa

La speranza è che gli investimenti pubblici e privati nel settore della difesa possano invertire la rotta. Dal 2020, la spesa militare tedesca è cresciuta dell’80 per cento fino ai 90 miliardi di euro del 2024 (quella italiana quest’anno dovrebbe toccare la cifra record di 32 miliardi). E ancora Berlino non aveva approvato il “bazooka”, che permetterà investimenti aggiuntivi pari a circa 50 miliardi all’anno.

Il settore industriale tedesco della difesa impiega circa 60 mila persone, 150 mila compreso l’indotto, secondo l’esperto dell’Istituto economico tedesco di Colonia Klaus-Heiner Röhl. Ma i numeri sono in continuo aumento. Rheinmetall aveva 26 mila dipendenti nel 2023, oggi ne ha 32 mila e l’obiettivo è di arrivare a 40 mila nel 2027.

Diehl Defence è passata dai 3.800 lavoratori del 2023 agli attuali 4.500. Hensoldt ha aumentato la forza lavoro da 6.600 unità a 8.400, ma punta ad arrivare a 9.500 entro la fine dell’anno. Renk invece ha 4.000 dipendenti contro i 3.300 di fine 2022.

Rheinmetall, Diehl Defence, Thyssenkrupp Marine Systems e Mbda pianificano in tutto di assumere 12 mila nuovi dipendenti entro il 2026, scrive il Financial Times.

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Dalle auto ai carri armati

Se Knds a partire dall’anno prossimo rileverà la fabbrica di treni di Alstom, assumendo 350 dei 700 dipendenti che resteranno senza lavoro, Rheinmetall ha annunciato l’intenzione di rilevare subito la fabbrica di Osnabrück della Volkswagen e in futuro quelle di Neuss e Berlino. Secondo l’amministratore delegato Armin Papperger, l’obiettivo è «raddoppiare la dimensione delle nostre dieci fabbriche o costruirne di nuove».

Oliver Dörre, ad di Hensoldt, ha dichiarato a Reuters che il gruppo potrebbe «trarre vantaggio dalle difficoltà del settore automotive», assumendo gli esuberi di grandi marchi come Volkswagen o i suoi principali fornitori, Continental e Bosch.

Se l’industria ha sempre più bisogno di manodopera, trovarla non è semplice sia perché la fabbricazione di armi non è ancora ben vista in Germania, per quanto il clima stia cambiando, sia perché la legge vieta l’assunzione nel settore di lavoratori provenienti da Russia, Cina, Iran, Siria e Afghanistan.

«Il summit degli armamenti»

Investimenti e lavoro stanno lentamente modificando l’orientamento dell’opinione pubblica e così gli stati federali fanno a gara per accaparrarsi una fetta della torta. Nell’ultimo trimestre del 2024, secondo l’Ifo Institute, soltanto 5 stati federali su 16 sono cresciuti. Tre di questi (Bassa Sassonia, Meclemburgo-Pomerania e Schleswig-Holstein) lo hanno fatto grazie agli investimenti nel settore della difesa. Il presidente della Bassa Sassonia, Stephan Weil, ha detto che «continueremo su questa strada».

Chi è rimasto indietro, come lo stato di Baden-Württemberg, ha dichiarato il presidente Winfried Kretschmann, vuole «essere incluso» nell’espansione dell’industria della difesa. Il Parlamento del Saarland, ad esempio, ha approvato una mozione affinché i regolamenti necessari a diventare più attraenti per le fabbriche di armi vengano messi in atto, arrivando ad organizzare un «summit degli armamenti».

Il leader della Cdu, Friedrich Merz
Il prossimo cancelliere della Germania, Friedrich Merz (foto Ansa)

La Germania si sente «in guerra»

I grandi gruppi della difesa, del resto, hanno sempre più denaro da investire. Grazie alle commesse del governo e agli annunci futuri, Rheinmetall ha aumentato i suoi dividendi del 42% quest’anno, Hensoldt del 25%, Renk del 40%. La Germania vuole entro il 2031 aumentare gli effettivi del proprio esercito a 203.000 unità e poi a 270 mila, mentre i riservisti dovrebbero passare dagli attuali 60 mila a 260 mila. Per armarli in modo adeguato serviranno allocazioni ingenti di fondi.

Se l’entourage del prossimo cancelliere tedesco, Merz, assicura che gli investimenti sono necessari «in tempo di guerra», non tutti in Germania sono contenti del nuovo corso che sta prendendo il paese.

«Non dobbiamo però favorire conflitti»

La famiglia di Carsten Liebig costruisce treni a Görlitz da tre generazioni. I suoi figli produrranno carri armati. «È davvero triste per me che ci sia ancora bisogno di produrre armi», dichiara al Ft.

Sebastian Wippel, che per poco non è diventato sindaco della città con l’Afd alle ultime elezioni, aggiunge: «Il nostro esercito ha bisogno di carri armati. Ma l’industria della difesa non deve diventare un mezzo per prepararsi alla guerra o per mettere i politici in una posizione per cui alla fine si convincono a scatenare un conflitto».

Blog
A scuola con il velo
Data articolo:Mon, 28 Apr 2025 02:40:00 +0000 di Annalisa Teggi

A scuola con il velo non si può. I genitori di una ragazza pakistana di 11 anni si sono rivolti a un’associazione di Modena che offre consulenze gratuite ai cittadini stranieri, affinché li assistessero nella richiesta di far frequentare le lezioni scolastiche alla figlia con il niqab. Il precedente su cui la famiglia voleva far leva è il caso di Monfalcone in cui già accade che ad alcune ragazze sia consentito di indossare il velo integrale nelle ore scolastiche. Vengono identificate all’ingresso mattutino in una stanza appartata da una bidella e poi si coprono, mostrando di sé solo gli occhi.
Ed è proprio quest’ultimo dettaglio a essere rivelatore e, allo stesso tempo, richiamo a un’irriducibile vocazione dell’educazione. La scuola non può essere il luogo in cui essere identificati di nascosto, in una stanza appartata. La sfida educativa più scottante oggi è un’accoglienza dell’“io†che sia davvero integrale nello svelamento.
Cambiando contesto, ecco che sotto un velo ornato di ricam...

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Cultura
Parole perse/ Lo storytelling genera community, non comunità
Data articolo:Mon, 28 Apr 2025 02:25:00 +0000 di Pier Paolo Bellini

Roland Barthes, linguista e semiologo francese, era affascinato dalle “storieâ€, dai racconti che hanno accompagnato l’uomo in tutti i tempi, in tutti i luoghi, in tutte le società: non esiste, non è mai esistito un popolo senza racconti. Il racconto è «una delle grandi categorie della conoscenza che ci permettono di comprendere e ordinare il mondo». Le storie, quindi, sono state (sono) uno strumento di conoscenza, soprattutto per spiegare le cose più complesse, quelle meno spiegabili. Si è sempre fatto ricorso al racconto quando si voleva capire come stanno veramente le cose: le cose stanno sempre oltre la presa della nostra capacità dimostrativa. Le storie sono una approssimazione, cioè un avvicinamento.
Qualcosa è cambiato. Considerato per tanto tempo una forma di comunicazione riservata ai bambini, a partire dalla metà degli anni Novanta il racconto ha conosciuto negli Stati Uniti un successo sorprendente: ha segnato l’inizio del narrative turn, l’ingresso in una nuova epoca, la “sv...

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Chiesa
Papa Francesco non ha mai taciuto sull’aborto e l’eutanasia
Data articolo:Sun, 27 Apr 2025 02:45:00 +0000 di Caterina Giojelli

28 luglio 2013, Copacabana, spiaggia traboccante di fedeli, messa finale della Giornata Mondiale della Gioventù. Sull’altare, davanti a tre milioni di ragazzi e sotto l’occhio onnisciente delle telecamere, Papa Francesco accoglie per l’offertorio una coppia. Il padre tiene in braccio una neonata minuscola, anencefala. I genitori, incontrati il giorno prima fuori dalla cattedrale di Rio, gli avevano raccontato che avrebbero potuto abortire, la legge lo permetteva in "quei casi". Ma avevano deciso di accogliere la vita, nonostante tutto. Il Papa li ha voluti accanto a sé sull’altare all’offertorio. Ha baciato la bambina, ha benedetto i genitori. Un pontificato fotografato in una istantanea, «un gesto che vale più di cento discorsi sull’aborto», dissero allora fonti vaticane.
Il 1° agosto, mentre si montavano paginate sull’ormai celebre chiacchiera in aereo “chi sono io per giudicareâ€, spiccava il commento della Stampa: «Prendere tra le braccia una bambina anencefala, la cui madre si è ri...

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