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News da tempi.it

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Blog
Con certi pm testimonial del “no†alla riforma Nordio, non si può che votare “sìâ€
Data articolo:Mon, 29 Dec 2025 08:06:27 +0000 di Lodovico Festa

A destra nella foto, Piercamillo Davigo, 7 marzo 2024 (foto Ansa)
Sulla Zuppa di Porro Giulio Galetti scrive:

«1. “Oggi il pubblico ministero è collega del giudice. Se li separano, non sarà più collega del giudice, ma sarà sempre collega degli altri pubblici ministeri: e qui sono doloriâ€.
2. “Alla terza assoluzione che porterà a casa, secondo lui ingiustificata, chiamerà il suo collega dell’altro distretto e dirà: ‘Ma senti un po’, ma vogliamo vedere se questo giudice è solo cretino, visto che mi assolve tutti gli imputati, o è anche ladro? Diamo un’occhiata ai suoi conti correnti’â€.
3. “Ci sono stato 42 anni in magistratura. Se fai un accertamento patrimoniale su un giudice, quello si terrorizza. Muore di spavento, il più delle volteâ€.
Ma bravo, Piercamillo… Hai appena dichiarato (o confessato) urbi et orbi che: i pm vedono le loro accuse come verità divina. Un’assoluzione? Impossibile che l’imputato sia innocente, no: il giudice deve essere per forza cretino o corrotto. Senza la “s...

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Chiesa
Te Deum per padre Aldo Trento e la sua vita tra i poveri
Data articolo:Mon, 29 Dec 2025 04:13:02 +0000 di Patricio Hacin

Ringraziare Dio è semplice quando si è testimoni. In questi luoghi remoti e nascosti, lontano dal frastuono del mondo, il turbamento di fronte alla realtà e il contatto con ciò che sembra non riguardarci fanno sì che la vita diventi intensa; non perché ci si trovi al centro di grandi polemiche o conflitti, ma perché il Signore si manifesta, facendo in modo che ciò che appare lontano diventi vicino e che ciò che sembra non riguardarci ci permetta di lasciarci toccare.
L’esperienza della gratitudine è un volto che ci guida. Nel nostro caso, è un volto che oggi si trova lontano, forse più lontano di un semplice luogo geografico o di una circostanza concreta; lontano perché è in paradiso, e quindi vicino, quasi tangibile, percepibile. Non sono forse questo le opere di carità? Toccare con mano Dio stesso.

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Quella sintonia ...

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Società
Te Deum per mia figlia Elena che m’insegna a lasciarmi amare
Data articolo:Mon, 29 Dec 2025 04:09:07 +0000 di Sara Ghidoli

Te Deum laudamus, che trovi sempre il modo di farci vedere le cose con occhi nuovi, cioè che fai nuove tutte le cose.Madre di quattro figli e professoressa alla scuola media, mi definisco “quella dell’ultimo minutoâ€, sempre a rincorrere le cose e a prenderle al volo. Gravitiamo come meteore impazzite, io e mio marito, attorno all’associazione La Mongolfiera, ma sono più gli “oggi non ci siamoâ€, che le presenze agli incontri. Le feste di giugno alla cascina San Giuda a Rozzano, però, non ce le siamo mai perse. Il motivo? Si è ormai in vacanza e le varie scadenze non ci sono più.
“Strani†giovani a casa nostra
Da circa un anno, in casa nostra, ogni weekend, a coppie, gruppi di tre, a volte anche di quattro, alcuni giovani lavoratori vengono per due ore e qualcosa di più a stare con nostra figlia ormai diciottenne, ma che ne dimostra forse due? Affetta da una sindrome rara e incapace di fare qualsiasi cosa da sola, nostra figlia Elena ha però, miracolosamente, portato nella nostra vita qu...

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Esteri
Perché il regime di Ortega in Nicaragua si accanisce contro i preti come me
Data articolo:Mon, 29 Dec 2025 03:30:00 +0000 di Redazione

Sono uno dei sacerdoti esiliati dal governo sandinista del Nicaragua, vittima di un’ingiusta persecuzione per aver difeso i diritti umani e la libertà religiosa nel mio paese. Sono stato allontanato dalla mia parrocchia e poi imprigionato in una cella di massima sicurezza, in isolamento totale e senza poter vedere né la mia famiglia né un avvocato difensore.
Torturato in una cella
In carcere ho subìto torture psicologiche, con una luce accesa tutto il giorno e una telecamera che registrava tutti i miei movimenti. Avevo un secchio d’acqua che veniva riempito all’alba e che serviva per bere, per lavarmi e come gabinetto. Durante il giorno mi trasferivano in un’altra cella putrida per ore interminabili. Mi concedevano dieci minuti di sole al giorno, scortato da quattro poliziotti. Dopo molti giorni di detenzione sono stato esiliato. Mi hanno dato un passaporto per espatriare, ma nel mio paese ho perso i miei diritti civili.
Durante il mio ministero sacerdotale ho criticato duramente l’op...

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Blog
Brutte parole
Data articolo:Mon, 29 Dec 2025 03:15:00 +0000 di Annalisa Teggi

C’è da augurarsi che certi pessimi regali di Natale siano già finiti non tanto nel riciclo virtuoso di qualche tombola ma proprio nell’immondizia. L’attuale classifica di vendite di Amazon rispecchia quelli che sono stati i doni più gettonati e nell’elenco dei libri Best Seller figurano tre titoli blasfemi, non troppo sotto il San Francesco di Aldo Cazzullo e quello di Alessandro Barbero. Si tratta di pubblicazioni dedicate alle bestemmie, spulciando nell’anteprima c’è di che sconcertarsi. I contenuti spaziano dall’enigmistica blasfema all’agenda che offre un insulto quotidiano verso Dio, al vomito verbale contro Maria attraverso giochi di logica.
“Ti ho fatto solo un pensiero†è il classico modo di dire, ma che pensiero ho avuto se anziché regalarti qualcosa di allegramente ridicolo, mi sono premurato di offrirti una sfilza di imprecazioni aberranti, trattandolo da passatempo ironico? Se la malizia è nell’occhio di chi guarda, cosa c’è nella mano di chi dona un antistress fatto di bes...

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Società
Il sesso è una conseguenza. La vera educazione affettiva riguarda il senso della vita
Data articolo:Sun, 28 Dec 2025 03:55:00 +0000 di Giancarlo Cesana

Si parla molto di educazione all’affettività nella scuola, con una focalizzazione praticamente esclusiva sulla sessualità, nelle sue varie inclinazioni espresse dalle lettere che formano la sigla Lgbtqia+. Sono quindi almeno sette orientamenti, con un “+†che li espande ulteriormente. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara afferma la necessità del consenso dei genitori. Non ha torto, perché la confusione è già grande, anche senza aumentare pensieri e conflitti tra scuola e famiglia. Tuttavia ho perplessità che il rimedio sia efficace. Certamente la scuola non comunica un’idea chiara di affettività, ma anche la famiglia ondeggia al punto di annegare. Vi sono certamente eccezioni, ma sono appunto tali perché sono rare. I giovani adulti, padri e madri di oggi, non hanno in genere avuto un’educazione affettiva perché non l’hanno avuta nemmeno i loro genitori, la mia generazione (ho settantasette anni!).
A me è andata bene perché ho incontrato don Luigi Giussani. Negli anni preceden...

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Esteri
Te Deum per il letame che resta dopo tutte le illusioni
Data articolo:Sun, 28 Dec 2025 03:45:00 +0000 di Renato Farina

Amici miei cari, vi scrivo dal lago Sevan, che oggi è nero. Non nero come la notte che prepara l’alba, ma nero come un’ombra senza promessa, come un’icona spezzata. Eppure ci sto dentro: ci ammollo i piedi, come facevo da ragazzo, quando il lago era uno specchio del cielo. Oggi non riflette più nulla, né arcobaleni né stelle: è un pozzo, un cimitero di voci. E forse proprio per questo – per questa cecità dell’acqua – è diventato più sincero.
Mi scrivete: “Molokano, che anno è stato questo 2025?â€. Vi rispondo: un anno di paci, troppe. Un anno di accordi, troppi. Un anno in cui il mondo ha cercato di convincerci che il letame è concime divino, che la decomposizione è speranza, che la mutilazione è chirurgia salvifica. Un anno in cui hanno provato a persuadere noi armeni – ma forse anche voi italiani – che la resa è saggezza, che il silenzio è diplomazia, che la finzione è maturità. Ma io sono molokano, e i molokani non sanno mentire. Beviamo latte, non vino: la nostra fede non fermenta, ...

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Spettacolo
“Amici miei†preso sul serio
Data articolo:Sun, 28 Dec 2025 03:35:00 +0000 di Valerio Pece

Il 6 dicembre scorso, alla presenza di personalità politiche e di molti protagonisti del cinema italiano, la Camera ha omaggiato Ugo Tognazzi e i 50 anni di Amici miei, commedia cult uscita nel 1975.

L’idea del film fu di Piero Germi, a scriverlo furono invece tre penne rodate e corrosive: Tullio Pinelli, Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi. Chi girò i primi due episodi, infine, fu Mario Monicelli, erede di Germi, che con grande rispetto volle che nei titoli di testa comparisse la scritta «un film di Pietro Germi».

All’uscita della pellicola la critica si mostrò particolarmente tiepida, ma ben presto la potenza del passaparola trasformò Amici miei nel film più visto della stagione ’75-’76: più di sette miliardi di incassi al botteghino, lasciando indietro sia Lo squalo di Spielberg sia il Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Amici miei ebbe anche un altro “primatoâ€: sdoganò il dialetto toscano, allora quasi mai impiegato sul grande schermo. Roberto Benigni, il “malincomico†Francesco Nuti, il suo epigono Pieraccioni: da allora diventerà prassi far ridere “in toscanoâ€.

“Amici miei†e la Gen Z

Se Amici miei può dirsi forse un’opera moderna, senz’altro non può dirsi contemporanea. Lo ha spiegato bene sul Foglio Andrea Munez, scrittore e docente di Storia del cinema alla Sapienza:

«Poco tempo fa mostrai Amici miei in classe a degli studenti universitari (quasi nessuno l’aveva visto): “È tristeâ€, “non fa ridereâ€, “maschi bianchi che sessualizzano la donnaâ€, oppure “giustifica la violenza†(per via degli schiaffoni in stazione). Insomma, il solito repertorio della Generazione Z. […] Tecnicamente ineccepibile, umanamente insopportabile»

In effetti non è scontato che ragazzi “sequestrati†dai loro algoritmi possano tifare per le zingarate di cinque bischeri di mezza età, irrimediabilmente boomer, sebbene ispirate da racconti reali di personaggi del sottosuolo fiorentino. Trattasi, ça va sans dire, dell’architetto Rambaldo Melandri (Gastone Moschin), del giornalista Giorgio Perozzi (Philippe Noiret), del barista Guido Necchi (Duilio Del Prete), del professor Alfeo Sassaroli (Adolfo Celi) e infine dell’imprescindibile conte Lello Mascetti, un Ugo Tognazzi in forma strepitosa.

Eppure dopo 50 anni il film continua a raccontare ancora molto dell’Italia e degli italiani, avendo influenzato il modo di parlare, oltre che di parlamentari in vena di stroncature, anche di chi all’epoca neppure era nato. Ma nulla è come sembra in Amici miei, e perfino la vexata quaestio della “supercazzola†non è così banalmente archiviabile. Andrea Ballarini, giornalista scomparso troppo presto (qui un bel ricordo di Piero Vietti per Radio Radicale), ricordava sceneggiatura originale alla mano che l’uso mediatico cinquantennale dei neologismi metasemantici del film non solo era un abuso, ma era anche filologicamente infondato. Ovviamente l’autore di “Manuale d’istruzioneâ€, la gustosa rubrica che il giornalista teneva sul Foglio, lo raccontava a modo suo:

«Aprire un accanito dibattito sull’ortografia. Valutare se schierarsi con il partito filologico, che preferisce la “supercazzora†alla vulgata “supercazzolaâ€. Dopo avere scaldato l’uditorio, infiammarlo per decidere se si debba  dire “brematurata†o “prematurataâ€. Quindi sfoderare l’arma fine di mondo, citando il libro di Leo Benvenuti, Piero De Bernardi e Tullio Pinelli, tratto dalla sceneggiatura originale, che attesta inequivocabilmente le lezioni “supercazzora†e “brematurataâ€. Quindi, tirarsela moltissimo».

La lotta di classe chiusa da una supercazzola

Dicevamo che nulla è come sembra in questa commedia così altamente impattante, così capace di frantumare d’emblée un clima culturale tristemente cristallizzato. Nel 1975, mentre moriva Pier Paolo Pasolini e il terrorismo insanguinava lo Stivale, il film di Monicelli suonò come un allettante invito a troncare con ideologie, lotte di classe con annesse sovrastrutture, e puntare sul genio, sul puro, poetico e liberante cazzeggio. Una rivoluzione.

Lo sguardo umanissimo del quintetto goliardico fiorentino – perfettamente inquadrata in quella che molti hanno ribattezzato la “filosofia del Perozzi†(«Che sia per questo, per non sentire il peso di tutto questo che continuo a non prendere nulla sul serio») – sembra essere quello dell’autore anonimo del Qoelet, misterioso libro della Bibbia in cui si leggono passaggi che paiono essere la legittimazione teologica delle beffe di Tognazzi & C.: «Il saggio ha gli occhi in fronte, ma lo stolto cammina nel buio. Ma so anche che un’unica sorte è riservata a tutt’e due. Allora ho pensato: “Anche a me toccherà la sorte dello stolto! Allora perché ho cercato d’esser saggio? Dov’è il vantaggio?â€. E ho concluso: “Anche questo è vanitàâ€Â».

La «malinconia di fondo» del film

Nella sala della Camera in cui si è celebrato il mezzo secolo di Amici miei, il critico cinematografico e autore televisivo Enrico Magrelli, al cospetto del presidente della commissione Cultura Federico Mollicone, a Michele Placido, a Dino Risi, ai fratelli Ricky e Gianfranco Tognazzi, ha ricordato che dietro la «maschera giocosa della brigata di Amici miei, si nasconde una malinconia di fondo che rende il film profondamente esistenzialista». Un’indicazione preziosa, ma che sembra aprire ad altro.

Se è vero infatti che la risata è l’altra faccia della dolore, a guardar bene il tema vero che s’impone nell’umorismo crudele di Amici miei è tutto compendiato in “sorella morteâ€. Ogni cosa porta lì. Il titolo della pellicola, innanzitutto; un omaggio alle ultime parole di Pietro Germi, che poco prima di morire avrebbe confidato: «Amici miei, ci vedremo, io me ne vado». Poi l’“uscita di scena†di Monicelli, altro tassello – il più disperato ma anche il meno fedele – di una pista interpretativa che però sono soprattutto gli stessi protagonisti del film a sostenere. In modo chiarissimo. Uomini arguti, spigliati, colti, ma diretti inesorabilmente verso una vecchiaia che sa di finale di partita; perennemente in bilico tra sconfitte, miserie umane e malattie, coscienti che il tempo si è fatto breve, e che la morte si avvicina a passi veloci, come un ladro nella notte.

“Amici miei†tra le bischerate e il nulla

Di tutto ciò il conte Mascetti e i suoi amici sono intimamente consapevoli (e palesemente angosciati). Le celeberrime zingarate – termine che non a caso Monicelli non amava affatto, ritenendolo, parole sue, «troppo romantico» – altro non sono che segni evidenti della consapevolezza che i cinque hanno della vertiginosa drammaticità della vita.

«Lo scopo è superare il senso di solitudine e di disperazione», così scrive Gian Piero Brunetta, ordinario di Storia e critica del cinema all’Università di Padova, che nel saggio Laterza Il cinema italiano contemporaneo aggiunge:

«Questi amici di una vita, senza meta e senza un domani, cercano un diversivo, una distrazione, un tentativo di occultare la propria rovina. […] A ben vedere, il film non parla di libertà, ma di una fuga in avanti verso il nulla; un gruppo di amici che oscilla tra le bischerate e la constatazione del proprio niente».

E allora lo scherzo beffardo e ostinato dei protagonisti – che sia rintontire un malcapitato vigile per evitare multe; imbucarsi ad una festa per ingozzarsi a ufo (ma non solo); terrorizzare un borgo fingendosi ingegneri iconoclastici; raddrizzare la Torre di Pisa – è forse quello che non sembra: il tentativo, esilarante ma insieme drammatico e serissimo, di dare un senso all’intera esistenza.

Blog
La sberla di Simenon
Data articolo:Sun, 28 Dec 2025 03:15:00 +0000 di Emiliano Ronzoni

Confesso che per tanti tanti anni non ho letto Georges Simenon. Mi dicevo: scrittore di gialli, un genere minore. Né aiutava la fama che lo vantava letto da milioni e milioni. Letture facili, pensavo, adatte a un pubblico facile. Cosa vuol dire essere stupidi. Leggerlo e stupirsi è stato tutt’uno. Mi attirava, e ogni volta mi colpiva, più che le trame poliziesche, gli indizi, i percorsi e le risoluzione dei casi, la partecipazione compresa e spesso compassionevole alle vicende umane che di volta in volta cadevano sotto la sua penna.
A poco a poco capivo Simenon. E capivo perché mi piaceva: di Maigret, per esempio, amavo l’essere persona e non “personaggioâ€. Trovavo in lui un commissario che aveva avuto un’infanzia, con dei ricordi, con il cruccio di non aver figli, che aveva fatto carriera, e che, come tutti, prima o poi sarebbe andato in pensione. E di Maigret amavo anche il metodo di indagine. Il suo non procedere per indizi materiali, per deduzioni positive, né con ricostruzioni pur...

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Interni
Fatti valere Milano
Data articolo:Sat, 27 Dec 2025 03:55:00 +0000 di Lorenzo Margiotta

Questo colloquio con Alessandro Maggioni fa parte della nostra serie di interviste sulla crisi di Milano con figure delle istituzioni e della società civile per riflettere su problemi, risorse e identità della città. Sguardi sul presente capaci di comprendere la storia e spingersi al futuro. Nei mesi scorsi: Gianni Biondillo, Raffaella Saporito, Paolo Steffano, Sergio Scalpelli, Irene Tinagli, Marina Brambilla, Mario Delpini. Tutte le puntate sono disponibili qui.
***
La voce di Alessandro Maggioni, architetto e urbanista, è una delle più ascoltate quando si tratta di indicare possibili vie d’uscita dalla spirale del “caro casa†di Milano e dal cortocircuito politico-giudiziario che sta ingessando l’urbanistica cittadina. Sarà perché da oltre venticinque anni, come presidente del Consorzio Cooperative Lavoratori (Ccl), nato dalle Acli milanesi e dalla Cisl, o più semplicemente da cooperatore – come si definisce – realizza case a prezzi accessibili. Ma soprattutto perché la sua è una po...

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