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#cronaca #Enna
La provincia di Enna, cuore geografico della Sicilia e insieme una delle sue aree più interne e isolate, presenta oggi un’economia che mostra segnali contrastanti: una struttura produttiva ancora fortemente ancorata ai servizi e all’agricoltura, un comparto industriale ridotto all’osso e un PIL pro capite tra i più bassi d’Italia. È quanto emerge da un’analisi condotta sui dati istituzionali (ISTAT, Banca d’Italia, PIAO provinciale) e da un modello econometrico di stima del valore aggiunto territoriale.
Sebbene il quadro statistico provinciale non disponga di un valore aggiunto ufficialmente disaggregato per settore, l’incrocio dei dati disponibili permette di tratteggiare un profilo economico netto.
Servizi: 72–78% del PIL
È il motore dell’economia ennese. Commercio, pubblica amministrazione, istruzione (con la presenza dell’Università Kore), sanità e turismo culturale costituiscono l’ossatura del valore aggiunto. Una dipendenza strutturale, comune a molte aree interne, ma particolarmente accentuata.
Agricoltura: 9–12% del PIL
Qui la provincia si discosta dalla media regionale: se in Sicilia l’agricoltura “pesa†appena il 4,7% (dati Banca d’Italia), a Enna il settore raggiunge quote più che doppie. Non per un livello di produttività elevato, bensì per un tessuto imprenditoriale dove un’impresa su tre opera in campo agricolo. Dalla cerealicoltura alle produzioni olivicole e zootecniche, il comparto resta fondamentale, anche se frammentato e poco capitalizzato.
Industria: 7–9% del PIL
È la vera grande assente. L’apparato industriale è scarno, disperso in piccole attività artigiane con scarso impatto sul valore aggiunto. Enna non dispone di poli manifatturieri significativi né di economie di scala: un fattore che pesa sul reddito medio e sulla competitività .
Costruzioni: 6–7% del PIL
Comparto stabile, sostenuto negli ultimi anni dagli incentivi edilizi nazionali, ma senza eccellenze.
Con una densità abitativa di circa 60 abitanti per km², la provincia di Enna è la più “vuota†della Sicilia. Questo dato, di per sé, non spiega tutto, ma influisce su: costi di trasporto e logistica più elevati, minore attrattività per gli investitori, servizi pubblici più costosi da mantenere, rischio di desertificazione commerciale e produttiva nelle aree rurali.
L’assenza di un’industria robusta aggrava lo scenario: la provincia rimane dipendente dal terziario locale e dai trasferimenti pubblici, senza un motore autonomo di crescita.
Interessante è il confronto con le altre due province interne:
Caltanissetta si presenta con un0 industria più forte (10–12% del PIL) mentre l’agricoltura meno presente, i servizi sono sostanzialmente simili per peso
Caltanissetta mantiene un equilibrio più vicino alla media regionale, grazie a una maggiore presenza industriale e di filiere produttive.
Ad Agrigento i servizi ancora più dominanti (75–80%), sospinti dal turismo; l’agricoltura si attesta tra il 10–13% mentre l’ industria è quasi inesistente
Agrigento appare quasi specchio di Enna, con l’unica differenza di un turismo più sviluppato e quindi un terziario più dinamico.
Enna sembra occupare una posizione intermedia tra le due: più agricola di Caltanissetta, meno turistica di Agrigento, e con una struttura industriale debole quanto quella agrigentina. Un’identità economica ibrida che fatica a tradursi in numeri di crescita.
Il Sole 24 Ore conferma che la provincia di Enna si colloca stabilmente nelle ultime posizioni nazionali per PIL pro capite. Storicamente, la provincia non ha mai superato i livelli medi italiani, e anzi nel 2009 risultava penultima in Italia (13.344 euro pro capite). Oggi il gap rimane significativo, alimentato dalle stesse fragilità strutturali.
I rischi: fuga dei giovani e contrazione imprenditoriale
I documenti PIAO provinciali mostrano un lievissimo ma costante calo dello stock di imprese attive, con un tessuto produttivo che non riesce a generare sufficiente attrazione per nuove iniziative. A pesare sono: infrastrutture insufficienti (viabilità interna, collegamenti ferroviari), digitalizzazione irregolare, limitato accesso ai mercati esterni, carenza di investimenti privati.
Il rischio più concreto è lo spopolamento giovanile, che priva il territorio di capitale umano e capacità innovativa.
Nonostante i limiti, l’economia ennese dispone di asset strategici ancora sottoutilizzati: Università Kore e Dunarea de Jos rappresentano il potenziale catalizzatore di innovazione e formazione avanzata.
Patrimonio culturale unico (Piazza Armerina, Morgantina, castelli e borghi medievali).
Lago di Pergusa, con possibilità di sviluppo green e sportivo.
Filiera agroalimentare di nicchia, che potrebbe puntare su qualità certificata e trasformazione.
L’assenza di grandi industrie può trasformarsi in un vantaggio se il territorio punta su filiere a valore aggiunto e turismo esperienziale.
L’economia della provincia di Enna oggi è fragile ma non immobile. Le sue debolezze sono chiare: poca industria, servizi prevalenti ma poco dinamici, agricoltura diffusa e poco produttiva. Eppure, esistono spazi di crescita reali.
La chiave non è moltiplicare i sussidi, ma costruire una strategia territoriale moderna, che valorizzi i punti di forza e affronti con decisione i nodi strutturali. Solo così la provincia potrà uscire dalla marginalità statistica e recuperare il ritmo di crescita che merita.
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Data articolo: Mon, 08 Dec 2025 07:00:00 +0000“Spaventosa esplosione in una galleria di Troina. Dodici morti e un moribondoâ€, e il titolo dell’articolo comparso nella prima pagina dell’edizione straordinaria del giornale La Sicilia del 6 dicembre 1950.
L’esplosione era avvenuta il 5 dicembre nella Quarta Finestra, in contrada Candela, a valle dal centro abitato e poco distante dal paese dove si è sentito forte il boato dell’esplosione. La Quarta Finestra è una delle gallerie di accesso alla galleria principale, lunga 7 km, che dalla diga Ancipa porta l’acqua che mette in azione le turbine della centrale di Radicone per produrre energia elettrica.
Questi i lavoratori che persero la vita in quella terribile esplosione:
Francesco Paolo Capasso (42 anni) di Messina; Gildo Castelli (52 anni) di Sant’Eusanio (AQ); Amabile Colarossi (26 anni) di Rocca Di Mezzo (AQ); Vito Colarossi (27 anni) di Rocca Di Mezzo (AQ); Armando Giannotti (35 anni) di Castiglione dei Pepoli (BO); Gino Lorenzoni (44 anni) di Castiglione dei Pepoli (BO); Antonio Muscarà (18 anni) di Catania; Giulio Panini (27 anni) di Roma; Luigi Pompeo (24 anni) di Susegana (TV); Giuseppe Stati, (34 anni) di Capistrello (AQ); Angelico Giovanni Tuccio (34 anni) di Acireale (CT); Carmelo Verducci (42 anni) di Motta San Giovanni (RC); Benedetto Vergari (49 anni) di Subiaco (RM). I corpi senza vita di 11 di loro furono recuperati lo stesso giorno dell’esplosione. Quelli di Giannotti e di Lorenzoni furono ritrovati il 27 febbraio 1951. Questo ci dà un’idea di quanto fu violenta l’esplosione alla Quarta Finestra di 75 anni fa.
Nella costruzione della diga Ancipa e delle connesse gallerie, negli anni 1949-1954, ne morirono altri. Furono 49 gli operai caduti sul lavoro. Il contributo della classe operaia alla costruzione della diga Ancipa, in termini di vite umane, fu altissimo. Basilio Arona, lo storico locale che ha fatto delle ricerche su operai e tecnici caduti sul lavoro nella costruzione della diga Ancipa, ne ha fatto di ciascuno di loro delle schede biografiche molto dettagliate. Il comune di Troina sta pensando ad erigere una stele con i nomi dei 49 lavoratori caduti sul lavoro e di invitare alla cerimonia di posa della stele i loro discendenti e i sindaci dei comuni di loro provenienza, che già sanno di questa d’iniziativa. Anche se moltissimi di loro non erano troinesi, i troinesi ne conservano il ricordo non solo per un sincero sentimento di umana pietà , ma anche perché gli anni della costruzione della diga Ancipa hanno rappresentato il passaggio di Troina da una società agraria, arretrata e povera ad una società moderna e di relativo benessere. Quegli sfortunati 49 lavoratori furono gli araldi che annunciarono questo cambiamento in meglio della società troinese.
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Data articolo: Mon, 08 Dec 2025 06:32:00 +0000Il tema della buona scrittura delle leggi rappresenta un aspetto della più generale questione della qualità della legislazione. La legge, infatti, non è solo un atto ordinante ma un atto di comunicazione: avere la consapevolezza del peso delle parole significa riservare attenzione e rispetto per i destinatari di essa. Le leggi sia statali che regionali sono piene di strafalcioni e questo non rappresenta una novità , ma ci sono strafalcioni che meritano di essere evidenziati più degli altri.
La norma con la quale il legislatore siciliano ha tentano di riesumare gli enti di area vasta in Sicilia presenta una curiosità da sottoporre all’Accademia della Crusca nella parte in cui (art. 1, l.r. n. 15/2015) ha inteso istituire i “liberi Consorzi comunali†di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani. Il predicato verbale “libero†che precede la denominazione degli istituiti Consorzi comunali è la diretta conseguenza di quanto già previsto dallo statuto siciliano secondo cui “l’ordinamento degli enti locali si basa nella Regione stessa sui Comuni e sui liberi Consorzi comunaliâ€.
La logica sottesa a tale previsione statutaria era quella di consentire ai Comuni di consorziarsi “liberamenteâ€, “volontariamente†e “strategicamente†per esercitare congiuntamente funzioni amministrative, gestire servizi pubblici locali e promuovere politiche di area vasta. In tale ottica ordinamentale lo statuto siciliano ha voluto mantenere nel testo normativo solo il predicato verbale “libero†lasciando gli altri due (e non solo quelli) all’implicita interpretazione di chi era chiamato a darne attuazione.
Ora, in disparte il fatto che l’istituzione di tali enti è avvenuta in modo coatto e dall’alto e senza alcuna “libertà †(come abbiamo avuto occasione di commentare più volte), ciò che non riusciamo a comprendere è la ragione per la quale il legislatore siciliano ha deciso di includere nella denominazione formale degli istituiti enti consortili il predicato verbale “liberoâ€, affiancandolo, dopo averlo preceduto, al soggetto “Consorzio†ed all’aggettivo “comunaleâ€.
Il predicato verbale “liberoâ€, che, evidentemente, si limita ad indicare l’azione che ha subito il soggetto, non può rappresentare un’estensione di quest’ultimo, che rimane solo il “Consorzioâ€, non a caso scritto con la lettera maiuscola nella citata disposizione statutaria.
L’errore da penna rossa è poi diventato da penna blu allorquando tutti gli istituiti enti di area vasta, che hanno sostituito le vecchie province regionali, hanno trasformato in nome composto il soggetto apponendo altresì la lettera maiuscola a quello che originariamente era solo un predicato verbale. Il risultato finale, ciclostilato in tutte le versioni formali ed istituzionali, è che la denominazione è così diventata: “Libero Consorzio comunale di Ennaâ€, e così via per tutti gli altri sei enti siciliani.
Continuare a leggere nella corrispondenza e, addirittura, nei rispettivi gonfaloni, “Libero Consorzio comunale di Enna†anziché più correttamente “Consorzio comunale di Enna†contribuisce ad irrobustire l’idea che ci siamo fatti sulla qualità di chi ci governa.
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Data articolo: Mon, 08 Dec 2025 06:26:00 +0000Prima della Scala, Sala “Il maestro Chailly ha fatto un’ottima scelta”
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Data articolo: Sun, 07 Dec 2025 18:37:16 +0000Prima della Scala, Fontana “Assenze del Governo? Ce ne faremo una ragione”
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Data articolo: Sun, 07 Dec 2025 17:58:01 +0000Dopo alcuni giorni di chiusura, torna percorribile lo svincolo di Enna sulla A19 Palermo–Catania. La riapertura, attesa dagli automobilisti e dai pendolari della provincia, rappresenta un’inversione di tendenza rispetto alla situazione critica registrata nei primi giorni di dicembre.
Fonti ufficiali indicano che lo svincolo è ora regolarmente riaperto al traffico: le rampe tornano accessibili sia in entrata che in uscita: un sollievo per chi, in questi giorni, aveva dovuto affrontare deviazioni e percorsi più lunghi.
Dal 1° dicembre 2025, alle ore 7:00, era infatti scattata la chiusura dello svincolo di Enna: venivano interdetti sia l’ingresso in A19 per chi partiva da Enna (direzione Palermo) sia l’uscita dalla A19 per chi arrivava da Catania.
La chiusura si inseriva in una serie di interventi programmati: installazione di giunti di dilatazione, manutenzione delle rampe e verifica della sicurezza del nodo viario.
Va tuttavia ricordato che non tutta la A19 è libera. Il tratto che va dallo svincolo di Gerbini–Sferro a quello di Motta Sant’Anastasia, in direzione Catania è ancora interdetto al traffico per lavori di pavimentazione.
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Data articolo: Sun, 07 Dec 2025 17:51:42 +0000Prima della Scala, Lupi “Non mi sembra ci sia scarsa presenza delle istituzioni”
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Data articolo: Sun, 07 Dec 2025 17:47:08 +0000E’ stato uno dei primi parrucchieri per signore di Enna. All’età di 89 anni è morto Gaetano Di Pollina . Aveva aperto il suo negozio di parrucchiere l’8 dicembre del 1960 al Passo Signore , com’è conosciuta la via Roma nei pressi di via Libertà e dopo 55 anni di lavoro, alla bella età di 79 anni, Gaetano Di Pollina, ha posato forbici e spazzola per andare in pensione.
Quella parruccheria rappresentava una conquista per Di Pollina che era stato per 11 anni alle dipendenze di un altro coiffeur storico di Enna, il signor Eduardo Renna. In quegli anni erano soltanto 4 i parrucchieri nel capoluogo, erano gli anni della rinascita, delle prime tinte di capelli da osare, dei veglioni e di lustrini che imponevano acconciature all’avanguardia. Di Pollina ha sempre potuto contare sull’aiuto e la professionalità della moglie Letizia Bandiera che con il suo garbo e il suo buon umore ha sempre ingentilito il negozio.
Padre di tre figli, Michelangelo, dirigente della Digos di Enna, Agostino, vigile del fuoco e Marcello formatore e nonno di 5 nipoti nel suo campo Gaetano Di Pollina ha fatto la storia della città . I funerali saranno celebrati domani, 8 dicembre, alle ore 10:00 nella chiesa di Sant’Anna.
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Data articolo: Sun, 07 Dec 2025 16:57:24 +0000Un pomeriggio che il “Gaeta†difficilmente dimenticherà . Non solo per il risultato, ma per l’atmosfera surreale in cui si è giocato il derby delle province: spalti orfani dei sostenitori nisseni, lasciati fuori dallo stadio per decisione della Prefettura, preoccupata per possibili tensioni tra le due tifoserie. Una scelta che ha reso il clima ancora più particolare, quasi sospeso, come se la città osservasse da lontano un match attesissimo.
E in campo, le emozioni non si sono fatte pregare. Il primo tempo è stato un vortice di reti, colpi di scena e ribaltamenti continui, come se le due squadre avessero deciso di concentrare in 45 minuti tutto ciò che un derby deve offrire.
La Nissa ha rotto gli indugi all’8’, con Terranova lesto ad approfittare di un’uscita mal calibrata del portiere gialloverde. L’Enna, però, non ha avuto nemmeno il tempo di accusare il colpo: un minuto appena, ed è arrivato l’immediato pareggio firmato da Gabrieli, che dai venti metri ha lasciato partire un destro che si è infilato preciso.
Il botta e risposta ha acceso ancora di più la gara, e gli ospiti sono tornati avanti al 13’ grazie a un rigore trasformato dallo stesso Terranova, scatenato e pronto a colpire ancora in ripartenza per il momentaneo 1-3. Ma l’Enna, davanti al proprio pubblico, ha tirato fuori l’orgoglio: al 27’ Frank Tchaouna ha riaperto i giochi con un rasoterra chirurgico, e tre minuti dopo ha completato la rimonta riportando il punteggio sul 3-3. Lo stadio è esploso, convinto che l’inerzia fosse ormai tutta dalla parte dei gialloverdi.
E invece, quando sembrava che il match volesse prendere una pausa dopo tanta frenesia, la Nissa ha piazzato l’ennesima zampata: al 32’ Sarao ha liberato Rotulo davanti al portiere ennese, e il tocco preciso dell’attaccante ha fissato il 3-4 che sarà poi il risultato finale.
Nella ripresa, dopo un primo tempo da capogiro, il ritmo è cambiato. L’Enna ha provato con generosità a rimettere in piedi la partita, spingendo sulle corsie e riversandosi in area avversaria, ma la retroguardia nissena ha retto l’urto. Dall’altra parte, gli ospiti hanno preferito agire di rimessa, senza però trovare il guizzo per chiudere i conti.
Al triplice fischio resta l’amaro per l’Enna, che aveva saputo riacciuffare una gara complicatissima, e la soddisfazione della Nissa, che ritrova un successo pesante in un derby che, pur senza il colore degli ospiti, ha regalato calcio e adrenalina in abbondanza.
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Data articolo: Sun, 07 Dec 2025 16:11:32 +0000Motori Magazine – 7/12/2025
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Data articolo: Sun, 07 Dec 2025 14:30:00 +0000Rinnovabili in frenata: -27% nel 2025
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Data articolo: Sun, 07 Dec 2025 14:20:00 +0000Clima, superato il primo punto di non ritorno
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Data articolo: Sun, 07 Dec 2025 14:10:00 +0000Tg Ambiente – 7/12/2025
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Data articolo: Sun, 07 Dec 2025 14:00:00 +0000Milano, Sala “Nell’ultimo anno e mezzo non voglio tirare a campare”
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Data articolo: Sun, 07 Dec 2025 12:59:06 +0000Milano, Sala “Ramy merita giustizia ma no classifiche buoni e cattivi”
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Data articolo: Sun, 07 Dec 2025 12:58:35 +0000Pur essendo nato Palermo nel 1918, Quintino di Napoli, regista ed attore non aveva dimenticato Troina, paese d’origine del suo casato. Lo disse a Rita Cedrini nell’intervista del 1994, che compare nel catalogo della mostra delle sue opere dal 1960 al 1994 tenuta a Palermo lo stesso: “Penso alla casa che avevamo a Troina a 1100 metri d‘altezza, la distesa del paesaggio e le vertigini che provavo quando mi affacciavo al balconeâ€.
A Troina veniva spesso con Ugo Alvaro Bazan, un suo lontano parente, anch’egli originario di Troina. Posso confermarlo personalmente per averlo appreso dalle lunghe conversazioni che ho avuto con lui nel lontano 1998, durante la mostra delle sue opere allestita alla Cittadella dell’Oasi, in occasione del convegno sul poeta e letterato Giuseppe di Napoli, vissuto nella seconda metà dell’Ottocento, organizzato dal comune di Troina.
In una di queste conversazioni mi parlò delle origini dei Di Napoli venuti a Troina nella seconda metÃ
del ‘300, e del ruolo che, divisi in diversi rami familiari, hanno avuto nella storia di Troina e della Sicilia nei
secoli successivi e di come si sono imparentati con l’aristocrazia siciliana. Quintino è figlio di Carlo di Napoli e Maria Alliata, cugina di Topazia Alliata, la mamma di Dacia Maraini. Gli Alliata occupano una posizione rilevante nella nobiltà siciliana. “Il mite zio Quintinoâ€, di cui parla Dacia Maraini nel suo libro “Bagheriaâ€, è Quintino di Napoli. Carlo di Napoli, il papà di Quintino, è il diretto discendente di quel Carlo di Napoli, avvocato, di cui si parla nei libri di storia della Sicilia moderna per aver difeso, nel 1744, la feudalità siciliana contro il governo centrale. Di quest’avvocato Carlo di Napoli, ne parla anche Leonardo Sciascia nel romanzo “Il consiglio d’Egittoâ€.
Di tutt’altra pasta doveva essere il Carlo di Napoli, il padre di Quintino. Mi raccontò Quintino che suo padre, grande proprietario terriero di Troina, fu talmente impressionato dalla rivolta contadina del 18 febbraio 1898, duramente repressa nel sangue e con il carcere, che decise cambiare in meglio i contratti con i contadini, adottando una specie di contratto di mezzadria in sostituzione di quelli che favorivano spudoratamente i proprietari terrieri a danno dei contadini poveri. Questa sua decisione gli
procurò l’ostilità degli altri proprietari terrieri che, di cambiare i contratti angarici, delle vere e proprie
angherie sui contadini, non volevano nemmeno sentirne parlare.
Il padre di Quintino si interessava di antiquariato ed era un appassionato di maioliche di cui possedeva una collezione. La madre suonava il pianoforte. C’erano anche nonni e zii che avevano, ognuno di essi, passione e competenza in un settore specifico dell’arte. “Io sono cresciuto in un’atmosfera familiare pregna di arteâ€, diceva Quintino. Della sua spiccata attitudine al disegno, se ne accorge quando era alla scuola elementare, ma non si dedicò subito alla pittura. Finita la guerra, fondò con Francesco Alliata, Pietro Moncada e Renzo Avanzo la società cinematografica “Panaria Filmâ€, che ebbe breve vita. Dopo quest’esperienza cinematografica, riprendeva i rapporti con l’arte figurativa incidendo l’ardesia, realizzando oggetti con la ceramica, di cui non è resta più nulla, dipingendo tele e scolpendo strane sculture di pietre e di marmo intarsiate con frammenti sottili di materie preziose, creando quadri con la sabbia. Soggiornò per molti anni a Parigi dove allestì diverse mostre delle sue opere. Per Quintino, l’opera d’arte è sempre qualcosa di magico. Questo spiega perché nelle sue opere la realtà non è rappresentata così come la si vede.
L’immagine reale è prima spezzettata e poi ricomposta a modo suo per mettere in evidenza le sue possibilità di essere e ciò che l’occhio non riesce a cogliere. C’è una certa somiglianza con il cubismo. Ma Quintino non intendeva imitare i cubisti dai quali si allontanò non appena si accorse delle somiglianze. Tornato da Parigi nel 1976, Quintino di Napoli si dedicò, oltre alla pittura e alla decorazione, anche all’insegnamento di decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, città dove si spense nel 1999.
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Data articolo: Sun, 07 Dec 2025 10:27:11 +0000Formazione, esperienze, futuro. Vi spieghiamo cosa sono gli hub
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Data articolo: Sun, 07 Dec 2025 10:00:00 +0000Verso il voto. La Sezione di Valguarnera della Democrazia Cristiana è alla ricerca di un sindaco che non sia espressione di gruppi e che la scelta sia aperta al dialogo con la cittadinanza. Mentre la consigliera comunale DC Filippa Greco l’ha già individuato nella figura di Angelo Bruno probabile candidato, che rappresenterebbe il campo largo, la dirigenza locale guidata dal commissario Salvo Indovino è invece per altre soluzioni: “che rappresentino al meglio i valori e le aspirazioni della comunità , una persona che possa portare avanti il lavoro iniziato insieme. Una scelta- afferma- che non può essere presa da pochi, ma che deve essere frutto di un confronto aperto e di un dialogo che coinvolga tutta la cittadinanza.â€Â
Che ci fosse comunque una frattura netta tra la consigliera Greco e la dirigenza locale lo si intuiva, ma adesso diventa ufficiale. Una frattura non derivante dai problemi legati al caso del loro presidente Totò Cuffaro, ma a quanto pare a divergenze risalenti a mesi addietro, alle elezioni provinciali di 2^ livello. La nota di Indovino che parla a nome della dirigenza è abbastanza eloquente. “Questo è un momento di grande rilevanza per il futuro di Valguarnera- afferma- e ci rivolgiamo alla cittadinanza Valguarnerese con un messaggio di invito al dialogo e all’unità . Come ben noto, fin dal primo giorno della sindacatura Draià , la nostra posizione è stata quella di opposizione, sia in questo consiglio comunale ma anche in quello precedente. Alcuni cittadini che oggi condividono il nostro percorso nel contesto locale sono da sempre figure attive e continuano ad esserlo. Abbiamo lavorato sempre per un paese migliore. Oggi siamo di fronte a una nuova sfida; quella della scelta del futuro Sindaco e siamo fermamente convinti che questo percorso debba continuare con la stessa partecipazione e lo stesso spirito di collaborazione che ci ha contraddistinti finora.â€
Sfida che tuttavia sembra diversa da quella intrapresa dalla loro consigliera di riferimento. “Siamo convinti -continua- che molti Valguarneresi potranno dare il loro contributo, con idee, proposte e visioni concrete per il futuro della nostra comunità . Il nostro percorso non è stato solo un lavoro di partito, ma un lavoro che ha coinvolto tante persone di diverse esperienze, credenze e storie. Adesso dobbiamo fare un passo in più; dare forma e sostanza a quel progetto collettivo che ci ha uniti fin dall’inizio. È giunto il momento di compiere una scelta importante: quella del nostro futuro Sindaco e non vogliamo che questa scelta si riduca a un semplice atto elettorale.â€Â
La proposta: “Vogliamo che sia un’opportunità per continuare a costruire insieme, per definire una visione comune e per rafforzare quel legame di fiducia che abbiamo creato nel tempo. Ogni contributo, ogni idea, ogni opinione è fondamentale in questo processo.†L’invito quindi alle persone di buona volontà : “Invitiamo pertanto tutte le persone e non solo quelle che hanno condiviso con noi il percorso finora, a partecipare attivamente a questo momento di riflessione e discussione. Il nostro obiettivo è individuare un candidato che rappresenti al meglio i valori e le aspirazioni della nostra comunità , una persona che possa portare avanti il lavoro che abbiamo iniziato insieme. Una scelta che non può essere presa da pochi, ma che deve essere frutto di un confronto aperto e di un dialogo che coinvolga tutta la cittadinanza.â€
Indovino si è fatto promotore inoltre di organizzare incontri pubblici, tavoli di confronto e momenti di discussione, “dove ogni cittadino potrà esprimere la propria voce e partecipare attivamente alla costruzione di un programma elettorale che sia espressione collettiva e non solo parole di circostanza; dobbiamo essere artefici del nostro futuro. La scelta del prossimo Sindaco non riguarda solo un partito o un gruppo, riguarda tutti noi e solo insieme possiamo scegliere la direzione da prendere. Il futuro -ha concluso- dipende dalla nostra capacità di unirci, di dialogare e di scegliere insieme.â€
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Data articolo: Sun, 07 Dec 2025 09:53:50 +0000Il Comune di Nicosia annuncia ufficialmente che, a partire dai primi mesi del 2026, sarà attivato il servizio di Street Control: un sistema elettronico di rilevamento automatico delle infrazioni al Codice della Strada, in particolare per sosta vietata, doppia fila, divieti di accesso nelle ZTL e altre violazioni. Le violazioni saranno registrate automaticamente e comporteranno l’emissione di sanzioni, senza necessità di intervento manuale in loco da parte degli agenti.
“Con l’attivazione dello Street Control — dichiara il sindaco Luigi Bonelli — vogliamo migliorare la sicurezza e la viabilità urbana, scoraggiare comportamenti scorretti e rendere Nicosia una città più ordinata. Confidiamo nella collaborazione di tutti i cittadini per raggiungere insieme questi obiettivi.â€
Oltre al sistema di rilevazione automatica delle infrazioni, l’amministrazione comunale ha ottenuto un finanziamento di 150.000 € per l’installazione di un impianto di videosorveglianza urbana: nelle prossime settimane verranno posizionate telecamere in punti strategici della città . “È un deciso passo avanti per la tutela del nostro territorio e per garantire maggiore sicurezza a tutti.â€
Il sistema Street Control, ormai adottato in diversi Comuni italiani, da grandi città a centri di minori dimensioni, equipaggia le auto della polizia locale con telecamere in grado di leggere automaticamente le targhe dei veicoli in sosta, rilevare eventuali violazioni e inviare l’ordine di contravvenzione.
In alcuni casi, l’introduzione del sistema ha comportato un aumento molto netto delle multe rispetto al passato: ad esempio, nel Comune di Castellammare di Stabia le sanzioni elevate nei primi sei mesi del 2017 grazie allo Street Control hanno generato un incremento delle entrate pari a circa 300.000 € rispetto all’anno precedente.
Un altro caso riguarda il Comune di Francavilla al Mare, dove da inizio anno sono stati controllati circa 245.000 veicoli, riscontrando oltre 1.300 irregolarità — molte delle quali grazie al sistema automatizzato.
Tuttavia, l’efficacia di tali sistemi nel prevenire incidenti, piuttosto che nel far emergere violazioni, è tutt’oggi oggetto di dibattito. Mentre esistono dati che documentano consistenti effetti positivi nel caso di sistemi per il rilevamento automatico del superamento dei limiti di velocità o del passaggio col rosso (che hanno mostrato una significativa riduzione degli incidenti agli incroci controllati) , non sempre è chiaro se analoghi benefici si ottengano in modo evidente quando lo strumento viene usato per sanzionare la sosta vietata o la sosta selvaggia.
In effetti, secondo una recente analisi, le multe restano concentrate prevalentemente su violazioni come sosta in doppia fila o accesso alle ZTL, categorie che non sono necessariamente collegate ai comportamenti che generano la maggior parte degli incidenti stradali.
Migliore fluidità del traffico e riduzione della “sosta selvaggiaâ€, che spesso ostacola la circolazione, soprattutto nel centro storico o nelle zone più strette; maggiore ordine nella viabilità urbana, a beneficio di pedoni, ciclisti e utenti vulnerabili; incremento delle entrate comunali, da destinare (come prevede la normativa), almeno in parte alla manutenzione delle strade, alla segnaletica e al potenziamento dei servizi di polizia locale o di mobilità urbana.
Con il sistema di videosorveglianza previsto, un più efficace contrasto a fenomeni di degrado, atti vandalici o comportamenti illeciti, contribuendo alla tutela del territorio e del decoro urbano.
D’altra parte, e come avvertono gli esperti, non è automatico che l’aumento delle multe si traduca in una sostanziale riduzione degli incidenti: la prevenzione reale richiede anche campagne di sensibilizzazione, manutenzione urbana, adeguata segnaletica e infrastrutture per la mobilità sicura.
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Data articolo: Sun, 07 Dec 2025 09:37:15 +0000Hai mai sentito parlare del Progetto Rete?
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