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L'altra faccia della guerra e l'altro volto di Zelensky - Ucraina e Libia: due facce della stessa guerra e la Profezia di Gheddafi - Libia 2011, i crimini impuniti della Nato - Il sanguinoso conflitto in Iraq che pone l'occidente sotto accusa - Pillole di storia dell'Ucraina
Da ariannaeditrice.it: Si tratta della cronaca di un viaggio etnologico avventuroso fra gli Indiani Ayoréos del Gran Chaco nell'America Meridionale; fra alcune remote popolazioni del Medio Oriente, tra le quali gli Yezidi, ossia gli ultimi seguaci di una religione basata sul culto del Diavolo; e, soprattutto, fra alcune delle meno conosciute tribù dell'arcipelago indonesiano, fra Sumatra, Celebes e l'interno della Nuova Guinea occidentale.
In quest'ultima isola, Leigheb si spinse fin nelle regioni più inesplorate e incontrò una tribù di cannibali, che solo pochi mesi prima avevano ucciso e divorato due missionari protestanti.
L'Autore, dunque, si è avvicinato a popolazioni che - quarantacinque anni fa(1930) - vivevano ancora ai margini del mondo conosciuto e avevano avuto, in genere, pochissimi contatti con l'uomo bianco; e ovunque lo ha fatto con profonda consapevolezza dei danni che quei popoli hanno ricevuto dalla cosiddetta "civiltà" e che anche egli stesso, probabilmente, avrebbe causato loro, sia pure senza volerlo.
La narrazione, pertanto, si discosta in larga misura dalla saggistica etnologica «tradizionale», perché Leigheb non si limita a documentare la vita e le usanze di popoli ancora poco conosciuti, ma vuole anche far riflettere il lettore sull'ambiguità dei valori della civilizzazione, in nome dei quali gli uomini bianchi hanno sempre giustificato i peggiori abusi e le più ipocrite forme di sfruttamento ai danni delle altre culture e specialmente di quelle cosiddette «primitive».
Ne risulta una scrittura che - come è stato osservato - si muove su un doppio livello: da un lato, quello di un diario di viaggio crudamente obiettivo, dal taglio nervoso, animato da una vivida e dissacrante fantasia e percorso, non di rado, da un crudele paradosso e da una grottesca satira di costume; dall'altro, quella di un cupo e quasi delirante monologo sulla «bestialità» umana, che ricorda - a tratti - i film-docuumentario di Jacopetti e Prosperi, da «Mondo cane» a «Africa Addio».
Gli interessi etnografici di Maurizio Leigheb si sono poi ampliati e approfonditi in una serie di libri di taglio più «scientifico», una decina in tutto, e nella collaborazione con la Casa Editrice De Agostini di Novara (città ove egli è nato, nel 1941). In particolare, sue sono state l'idea e la realizzazione della prestigiosa collana illustrata «Popoli nel mondo», per la quale egli stesso ha steso uno dei volumi monografici, intitolato «Indonesia e Filippine».
In «Caccia all'uomo», però, dal punto di vista narrativo, si respira una maggiore freschezza e una maggiore libertà, ai limiti dello sperimentalismo linguistico.
È l'opera di un giovane europeo che si getta allo sbaraglio nei luoghi più impervi del mondo, alla ricerca delle ultime vestigia di una umanità primitiva; e che, ovunque, scopre la stessa, sconvolgente realtà: che il peggiore nemico dell'uomo non è il cosiddetto «selvaggio», ma l'uomo che si autodefinisce civile: con la sua arroganza e con il suo fardello di inganni e menzogne, mediante i quali tenta di giustificare la propria condotta prevaricatrice e immorale.
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