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Dalla seconda e dalla penultima di copertina: Nell’anno 1320 il vescovo di Pamiers, cittadina dell’Occitania, apre un’inchiesta d’Inquisizione sugli abitanti di un piccolo paese dell’Alta Ariège a 1300 metri d’altezza: Montaillou, 250 abitanti, piccola comunità occitanica e pirenaica di contadini e di pastori. Si trattò di uno dei tanti episodi della lotta della Chiesa romana contro l’eresia catara? Può darsi, ma la coscienza etnologica e finemente poliziesca di questo Maigret ante litteram ha finito per disvelare tutti i segreti del villaggio, piccoli e grandi. Niente è sfuggito alla meticolosa indagine del vescovo Fournier, che farà poi una spendida carriera diventando Papa di Avignone: né la vita intima e errabonda del pastore Maury, né i numerosi amori del truculento curato della parrocchia, delatore, gaudente ed eretico, né le romantiche passioni della bella castellana Béatrice de Planissoles.
Ma sono soprattutto i drammi della vita quotidiana di Montaillou, oppressa da un clero dominatore e dal clan tirannico dei Clergue che formano la trama di questo studio, al tempo stesso monografico e globale; l’infanzia e la morte, la cultura e la famiglia, le lotte delle mafie di paese, l’ossessione della salvezza nell’altro mondo e la magia, l’irreligiosità e le eresie contadine, la morale e il crimine, il folklore, i miti e i fantasmi. Utilizzando quello straordinario documento che è il «registro d’Inquisizione» di Jacques Fournier, una specie di romanzo popolare del XIV secolo, questo libro ridà vita, con i metodi storici ed etnografici più moderni, alla realtà catara e occitanica di quasi seicentocinquant’anni fa con la freschezza e il turbamento del vissuto.
Non a caso la critica internazionale ha parlato, a proposito di Montaillou, di «storia totale», cioè di un modo integrale di rendere la vita di una determinata epoca, le sue ideologie e le sue azioni, avvalendosi dell’etnografia, dell’etnologia, della linguistica, dell’ecologia, tutte scienze, per così dire, «nuove». Ma nuovo è anche l’oggetto dello studio: non già la vita dei potenti e delle classi dominanti, delle città , ma la vita degli umili, del popolo, della provincia, dei paesi e di un piccolo villaggio, che non ha minore dignità , né meno da dire, ma anzi dimostra una ricchezza di tematiche, di informazioni e di azioni che gli storici ufficiali hanno finora trascurato.
Le Roy Ladurie(è stato direttore didattico dell'École pratique des hautes études di Parigi a partire dal 1965, poi professore di scienze sociali all'Università di Parigi dal 1970 e, infine, professore di storia della civiltà moderna al Collège de France dal 1973)), storico francese della nuova generazione, con questo suo autorevole lavoro ha raggiunto due obiettivi finora estranei agli storici ufficiali: operare quel «ribaltamento» della storia auspicato da Brecht, mettendo gli umili in primo piano, e mettere la storia alla portata di tutti i lettori, come un avvincente romanzo, meritando così un successo di critica e di pubblico che lo ha già reso un best-seller.
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