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La riflessione di Joseph Burkes non è recente, risale in prima battuta al 2018 ed è stata aggiornata nel 2023. Ma è sempre attuale e si lega a una domanda: c’è qualche potere forte che contrasta la piena divulgazione sul fenomeno Ufo/Uap e più in generale sulla possibile presenza aliena tra di noi. La redazione di Qui Base Terra ha riproposto di recente il tema in una delle sue newsletter, intitolata “Perché le élite si oppongono a una presenza extraterrestre?”. Sono fornite alcune possibili spiegazioni, ovvero: 1. Gli UFO mostrano capacità tecnologiche che mettono in crisi il potere militare terrestre tradizionale, mettendo in discussione la sovranità umana. 2. L’eventualità che le NHI (Non Human Intelligence) abbiano avuto un ruolo nella nascita delle grandi religioni potrebbe minare la credibilità e il potere delle istituzioni religiose. 3. Le tecnologie extraterrestri, come l’energia libera, rappresenterebbero una minaccia diretta ai grandi imperi industriali basati su fonti fossili. 4. Le NHI sembrano non volere nulla in cambio, rendendole immuni alle tattiche di controllo tipiche delle élite (violenza, corruzione, ricatto ad esempio) e ciò spaventa chi ha bisogno di mantenere il controllo. Quest’ultimo concetto è molto interessante e rimanda proprio all’articolo di Burkes che qui linko e che fa riferimento a un libro di Don Freeman, “You can’t control a person who wants nothing”.
Questo articolo è uscito oggi, lunedì 10 novembre, su Login, il contenitore scientifico e tecnologico di Corriere.it: riguarda l’ormai famoso e misterioso oggetto interstellare 3I/Atlas, apparso lo scorso luglio e capace di seminare incertezza tra gli scienziati. Lo propongo anche qui, nel blog, perché, come ben sapete, c’è di mezzo una presunta valenza “aliena”, sostenuta da alcuni personaggi di spicco, primo fra tutti Avi Loeb. E come vedrete, ci sono anche novità sul famoso segnale “Wow!” del lontano 1977.
Lungi dall’essere vicino alla soluzione, il mistero dell’oggetto interstellare 3I/Atlas continua a riservare novità . L’ultima è che In alcune nuove immagini, scattate l’8 novembre, si vedono strane e insolite code multiple, delle quali almeno una è rivolta verso il Sole (una anti-coda, insomma). A cascata, è così ripreso il dibattito, con due schieramenti ben definiti e di parere opposto. Se da un lato, infatti, il professor Avi Loeb, astrofisico di Harvard, continua a ribadire che queste strutture potrebbero derivare dai getti di motori a razzo di un’astronave, dall’altro vari esponenti della comunità scientifica ribattono che siamo di fronte al risultato della sublimazione del ghiaccio superficiale dopo il recente passaggio al perielio rispetto al Sole. Tutto, insomma, sarebbe dovuto al calore solare. Le immagini sono state ottenute da astrofili esperti e presentano una chioma di 5 minuti d’arco e 4-5 code, con una struttura molto più complessa rispetto alle comete normali. La presunta cometa “forestiera†era osservabile da poco sopra l’orizzonte, sotto la luce lunare, con varie direzioni e lunghezze delle code descritte attraverso i parametri di angolo di posizione. Secondo la maggior parte degli esperti, 3I/Atlas – la denominazione ricorda che è il terzo corpo anomalo dopo 1I/Oumuamua e 2I/Borisov – è una cometa molto antica proveniente dal di fuori del nostro Sistema Solare; il suo guscio ghiacciato potrebbe essere stato alterato dal riscaldamento effettuato dal Sole dopo miliardi di anni di viaggio nella Via Lattea, la nostra galassia. Quindi di alieno ci sarebbe solo la sua provenienza. Avi Loeb, invece, sostiene – assecondato da colleghi come Micho Kaku, docente di fisica teorica al City College di New York dopo aver insegnato pure a Princeton – che non è ancora possibile escludere un’origine artificiale: le code potrebbero infatti corrispondere ai getti di propulsori direzionabili utilizzati per la spinta e la navigazione spaziale, come quelli installati sugli Shuttle o sul Falcon 9. E questo lo ha scritto nero su bianco in un articolo pubblicato su Medium. Le osservazioni future saranno importanti per chiarire la natura dell’oggetto e per approfondire l’origine delle sue peculiarità . Ma è comunque interessante come Loeb sia deciso e convinto nel reiterare la sua tesi, argomentandola con fervore: non essendo una figura di secondo piano nel mondo della scienza, se prendesse un granchio ci andrebbe di mezzo la sua reputazione.Â
Peraltro nei giorni scorsi sulla vicenda si è innestato un altro scenario, grazie a un intervento dello scrittore spagnolo Juan José BenÃtez López. In una lunga intervista, reperibile su Youtube, ha raccontato di aver ricevuto una telefonata da un vecchio amico, un astrofisico che lavora in Cile per conto dell’Osservatorio Europeo Australe. L’amico era stanco e spaventato – per inciso il titolo dell’intervista è decisamente inquietante: “Ciò che sta arrivando nessuno potrà fermarlo†– e gli ha presentato varie situazioni. Una di queste si riconduce al segnale “Wowâ€, rilevato il 15 agosto 1977. Di che cosa si tratta? Di un forte segnale radio a banda stretta intercettato dal radiotelescopio della Ohio State University, denominato “Big Earâ€. La sorpresa fu forte e il nomignolo assegnatogli (“Wow†appunto) lo prova. Si ipotizzò che fosse di natura extraterrestre, tesi contrastata dalla maggior parte degli scienziati. Esiste tra l’altro una recente spiegazione naturale, secondo la quale “Wow!†sarebbe stato causato da un improvviso brillamento sulla frequenza dell’idrogeno emesso da una nube interstellare, e innescato da una forte sorgente radio transitoria, come un brillamento proveniente da una stella di neutroni altamente magnetizzata (alias magnetar). Il fenomeno durò comunque 72 secondi e non si sarebbe più ripetuto, classificato pertanto come “evento senza spiegazioneâ€. Ebbene, l’amico ha svelato a Benitez che tutto ciò non è vero: ci sarebbero state altre repliche di “Wow!â€, a partire dal 1991 (il rilevamento sarebbe stato fatto dal radiotelescopio di Arecibo, a Portorico) per proseguire – essendoci addirittura più captatori – con il 2003 (sentito da tre recettori differenti), il 2015, il 2019, il 2023 (è accaduto 5 volte), e il 2025, quando gli episodi sarebbero già sette. Dettagli non trascurabili: questi eventi non sono stati mai divulgati per precisa scelta; il segnale è durato sempre 72 secondi e ha ripetuto lo schema del 1977, ma ogni episodio successivo a un altro è stato più potente e l’intervallo tra ciascun caso si è ridotto progressivamente. Ora, da dove proviene l’oggetto interstellare 3I/Atlas? Dalla medesima regione del cielo da cui giunse “Wow!†quasi 50 anni fa (limitiamoci a quel fatto, visto che nessuno discute che sia avvenuto). Ed è proprio quello che ha evidenziato Avi Loeb, aggiunto che questa è una delle nove anomalie riscontrate sul misterioso visitatore.
Nota. Il credit della foto di 3I/Atlas è: M.Jager, G.Rhemann, E.Prosperi
Clicca qui per vedere il video incorporato.
Siete curiosi di sapere com’è andato l’annuale simposio della Sol Foundation, quest’anno ospitato al Grand Hotel Dino di Baveno (sul Lago Maggiore) e per la prima volta in Italia? Vi propongo allora, nel solco di un Cinegiornale bUFO, questo reportage video dell’amica e collega Sabrina Pieragostini – che cura il blog Extremamente e che, ricordo, è stata giornalista e anchor woman di Mediaset -, un servizio che è stato proposto pure su Spazio Tesla di Alberto Negri: vedrete anche comparire il mio faccione, essendo stato uno degli intervistati da parte di Sabrina. La condivisione degli eventi e la creazione di un network tra le varie componenti dell’ufologia sono infatti visti come un passaggio importante per il futuro della materia a noi cara. Quindi buona visione – abbiate solo un attimo di pazienza per il breve spot pubblicitario iniziale che potrete poi saltare a pie’ pari – e avanti con le vostre impressioni, da tradurre in commenti.
Clicca qui per vedere il video incorporato.
Confesso di essere un fan dei film di Yorgos Lanthimos, regista greco che coniuga temi estremi, e a volte in apparenza assurdi e stravaganti, ma in realtà forieri di profonde riflessioni. Così sono andato a vedere la sua ultima produzione, Bugonia, e sono uscito dal cinema assolutamente entusiasta e appagato.  È un remake del film sudcoreano del 2003 Jigureul jikyeora! di Jang Joon-hwan e nel percorso di Lanthimos ci sono di mezzo gli Alieni. Anzi, colei che si scoprirà essere un’Aliena Andromediana (la parte della bravissima Emma Stone) che nel sorprendente finale ci spiega quello a cui potremmo andare incontro, come razza, se continuassimo nei nostri errori e nella nostra protervia e se incontrassimo chi è in grado di farci scontare certe pecche, giudicandoci irrecuperabili. Vi lascio a questa recensione/critica del sito Lascimmiapensa (ecco il link), mentre qui aggiungo quello che ha scritto Jacopo Gramegna su CineFacts: “Pur abbandonando la complessità concettuale e metaforica di alcuni dei suoi lavori più riusciti, Yorgos Lanthimos riesce comunque a confezionare un’opera pienamente in linea con le sue intenzioni: con Bugonia ci consegna un ottimo prodotto di intrattenimento, capace di recapitare un messaggio con efficacia, lasciando comunque margini di riflessione allo spettatore”. Consiglio: andatelo a vedere.
Si è dunque svolto a Baveno l’attesissimo simposio annuale della Sol Foundation, un “think tank†composto da esperti del mondo accademico e militare fondato alla Stanford University con l’obiettivo di indagare scientificamente il fenomeno degli oggetti volanti non identificati. E’ stato un evento in formato, direi, “extra large”: due giorni e mezzo, da sabato 25 a lunedì 27 ottobre, per parlare di un po’ tutti gli aspetti che possono rientrare nel tema Ufo/Uap. Per dirla tutta, forse il piatto era fin troppo ricco di “pietanze”, ma comprendo l’intento di dare un quadro complessivo sentendo varie voci, comprese quelle che sull’argomento hanno delle perplessità . Ad ogni modo la scelta dell’Italia per l’edizione 2025 è stato un fatto significativo per il nostro mondo ufologico, detto che la famosa vicenda dell’Ufo di Magenta/Vergiate del 1933  ha fatto una pubblicità planetaria al nostro Paese, al centro di un caso ben prima di quello di Roswell. Causa altri impegni, ho fatto un fugace tocca e fuga sabato pomeriggio, ma sono riuscito a sentire buona parte dell’intervento di Jacques Vallée. Chi è? Be’, è un ufologo-astronomo di origini francesi che ha un curriculum imponente alle spalle e che – ecco uno degli aspetti della sua popolarità – è stato consulente di Steven Spielberg nella realizzazione del celebre film “Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo”. Vallée però è anche colui che da un po’ ha una visione critica del fenomeno Ufo: a suo giudizio l’ipotesi extraterrestre vacilla ed è preferibile pensare che gli oggetti volanti non identificati provengano da una dimensione parallela alla nostra (parla di “ipotesi parafisica”). Però a Baveno ha voluto parlare di un caso da lui investigato nel 1966, segnalato come uno degli avvistamenti più significativi e intriganti del Progetto Blue Book (il famoso dossier che, peraltro, si vuole sia stato solo uno specchietto per allodole, allo scopo prima di tutto di depistare): ci riferiamo al caso di Haynesville. Eccolo ricostruito.  Clicca qui per vedere il video incorporato.
Eh già , non c’è solo l’Area 51 tra i luoghi del mistero e delle coperture militari e governative. A 18 miglia dall’ormai famosa base finalmente “sdoganata” dopo decenni di smentite c’è ad esempio la cosiddetta Area 2, altresì nota come Nevada National Security Site. E anche in questo caso è spuntata una “gola profonda” che ha spifferato parte dei suoi misteri, avendo lavorato là dentro. Parliamo di tale Yoshua Shelton, che dall’aprile 2002 all’aprile 2008 fu in forza al 99° Security Support Squadron della Nellis Air Force Base. Se personaggi come Bob Lazar ci hanno raccontato che l’esperienza vissuta dentro l’Area 51 gli ha permesso di vedere velivoli di tecnologia non umana conservati e studiati, nel caso di Shelton si va persino oltre: lui ha avuto incontri anche con entità fisiche, tendenzialmente umanoidi. In un’intervista l’ha spiegato molto bene: “Nel 2006 durante un’esercitazione nella quale si simulava un attacco alla base e la cattura degli intrusi, una pattuglia di sorveglianza identificò grazie a immagini termiche due figure umanoidi che avevano superato la cintura di ben tre file di recinzioni perimetrali. L’allarme scattò immediatamente, al livello più alto e con l’autorizzazione all’intervento di forze autorizzate ad azioni letali, se necessarie. Ma quando la pattuglia di otto soldati arrivò a circa 15 metri, quegli esseri di colpo svanirono. Ma sul terreno rimasero segni di graffi e residui di una sorta di “firma” termica”. Non è l’unico incidente riportato da questo “whistleblower” che ha deciso di vuotare il sacco. Ancora più inquietante – così ha riferito – è stato un incidente avvenuto nel “Back World bunker”, un magazzino iper-protetto e controllato in modo maniacale nel quale sono custoditi armamenti particolari e quelli nucleari. Ebbene, nel corso di una supervisione esterna per verificare l’integrità del complesso, qualcuno dall’interno colpì la porta d’accesso, pesante due tonnellate, con una violenza tale che il rumore fu udito anche da chi stava a 15 di distanza. “Qualcuno era là dentro – commenta Shelton – ma dal momento che non c’erano evidenze di intrusione nessuno ritenne il caso di effettuare un controllo. Incredibile”. Sì, incredibile.
Torno ancora su 3I/Atlas, il corpo entrato nel nostro sistema solare apparentemente da uno spazio “extra” e transitato il 3 ottobre nei pressi (si fa per dire) di Marte. Continua a tenere banco la discussione sulla sua natura, dividendo la comunità scientifica: da un lato c’è Avi Loeb, l’astrofisico di Harvard che non molla il colpo e continua a ritenere l’oggetto una possibile astronave aliena (tra l’altro, a suo dire, potenzialmente minacciosa per noi umani) e dall’altro tanti colleghi – anzi la stragrande maggioranza – che parla di una cometa. Magari con caratteristiche strane e inedite, ma pur sempre una cometa. In questo bailamme di giudizi e di sentenze (anche sparate a vanvera, a dire il vero), ci sono state poi occasioni mancate – ad esempio, il “fly by” marziano è stato condizionato, sul fronte della possibilità di indagare meglio sulla natura di 3I/Atlas, dallo “shutdown” in corso negli Stati Uniti e che ha coinvolto pure la Nasa – ma anche riflessioni a mio avviso molto interessanti e ben argomentate. Una delle migliori l’ha fornita a mio avviso Gianluca Riccio sul sito Futuroprossimo.it. In rapida sintesi: partendo dalla scoperta di acqua sulla presunta cometa – e in teoria non dovrebbe esserci – analizza altre anomalie trae una conclusione chiara: anziché accapigliarci dovremmo trarre lezioni che giungono da altri mondi e avere l’umiltà , magari, di aggiornare le nostre conoscenze. Carina anche la chiosa: “Sono riuscito a parlare di un oggetto interstellare senza parlare di Avi Loeb e degli alieni! Mi do da solo una pacca sulla spalla”. Be’, però qui gli Alieni eccepiscono. Ecco comunque il link del suo articolo: cliccate qui.
Dal 24 al 27 ottobre Baveno, sul Lago Maggiore, ospiterà un simposio internazionale sui fenomeni anomali non identificati. Organizza la Sol Foundation, un “think tank†composto da esperti del mondo accademico e militare, fondato presso la Stanford University. Il suo obiettivo: indagare scientificamente il fenomeno degli oggetti volanti non identificati – qualcosa di sempre più ricorrente – e preparare l’umanità ad affrontare e a gestire certe situazioni. Tra i relatori ci sarà il professor Garry Nolan, uno dei fondatori della Sol Foundation ma prima di tutto eminenza della Scuola di Medicina della Stanford University. Parliamo di un ricercatore che ha pubblicato qualcosa come 300 articoli e che è titolare di 40 brevetti statunitensi. La particolarità è che un medico e uno scienziato che è appassionato di Ufo. Sui quali ha delle idee decisamente particolari. In vista del convegno di Baveno l’ha intervistato Robert Fleischer, giornalista, scrittore, video-maker.
Professore, perché uno scienziato si occupa di oggetti volanti non identificati?
“Sono sempre stato interessato a quelli che definirei i dati fuori dalla curva. Sono sempre stati i dati inaspettati e inspiegabili, nella mia ricerca quotidiana e nella ricerca sul cancro, mia principale occupazione, ad aver portato a importanti scoperte. Quanto agli Ufo, abbiamo fenomeni inspiegabili che ci accompagnano da almeno 80 anni, ma sappiamo che ci sono tanti casi che vanno indietro nel tempo, fino a migliaia di anni fa. La mia convinzione personale deriva però dall’esperienza personale. Quando ero ragazzino, ho visto un oggetto che mi è passato letteralmente sopra la testa la mattina presto. Ero un fattorino che consegnava giornali a Windsor, nel Connecticut, quell’episodio fu inequivocabile. Anni prima avevo già avuto interazioni particolari, ma ero troppo giovane per farmi un’idea di che cosa avessi visto. Quel fatto, abbinato ad esperienze di altre persone, mi portò a realizzare che molta gente aveva visto certe cose e le aveva contestualizzate: mi sono reso conto che aneddoti personali ed esperienze personali sono la stessa cosaâ€.
Lei era già professore associato alla Stanford University: non temeva il giudizio dei colleghi, dato che certi argomenti suonano un po’ strani nell’opinione pubblica?
“Potevo parlarne con loro: magari a volte facevano una battuta o ridevano. E’ stato in quel momento che ho capito che, se voglio davvero fare qualcosa per cambiare l’opinione delle persone, devo prima sottolineare e ricordare ai miei colleghi scienziati che porre una domanda non è sbagliato. Impedire alle persone di porsi la domanda è sbagliato. E quando si ha qualcosa di così importante come il fatto che l’umanità potrebbe non essere sola in questo grande universo che abbiamo, si ottengono due risultati. Il primo è che c’è un futuro per l’intelligenza, che non precipiteremo in un precipizio apocalittico in un momento futuro, ma anche che potremmo avere qualcuno da cui imparare qualcosa. E sapere che non siamo gli unici, quel senso di solitudine che potremmo provare potrebbe cambiareâ€.
C’è un secondo punto che desidera trattare.
“Sì. Sono anche una persona pratica, le oltre 40 aziende che ho fondato sono nate dall’osservazione della scienza e dei dati e dalla consapevolezza di come l’investimento pubblico in denaro dei contribuenti possa essere restituito attraverso la comprensione scientifica. Sembra che ci troviamo di fronte a tecnologie di migliaia, se non milioni di anni più avanti delle nostre. Se potessimo ricavare anche solo un briciolo di comprensione da queste tecnologie apparenti, non si potrebbe forse far progredire e aiutare l’umanità ? La nostra civiltà si basa su granelli di silicio. Questa comprensione alimenta tutta l’intelligenza artificiale, che francamente sta per diventare un’intelligenza non umana proprio davanti ai nostri occhi. Quindi, se c’è un’opportunità per aiutarci a uscire dai vicoli ciechi nei quali ci stiamo cacciando, penso che dovremmo essere estremamente aperti ad accoglierla. Per me una delle più grandi opportunità e una delle più grandi sfide insoddisfatte è sapere se siamo soli nell’universoâ€.
Sul tema degli Ufo lei lavora anche per il governo degli Stati Uniti. Può raccontarci qualcosa?
“Sono stato contattato intorno al 2012 da rappresentanti della CIA e di un’azienda aeronautica: volevano che li aiutassi a comprendere i danni subiti da individui appartenenti al corpo militare e diplomatico. Mi hanno contattato non perché avessi una particolare esperienza con gli Ufo, ma perché il mio laboratorio utilizzava i migliori strumenti al mondo per le analisi del sangue. E stavano eseguendo esami medici completi su questi individui per cercare di capire cosa fosse successo loro e quali fossero le problematiche comune. Mi hanno mostrato i dati, senza obbligarmi a trarre conclusioni: “Che cosa ne pensi?”
E lei, appunto, che cosa pensò?
“La maggior parte di quei pazienti, circa 100, presentavano quella che oggi conosciamo come “Sindrome dell’Avanaâ€. All’epoca ho dunque visto le prime vittime di una patologia che ora è considerata una vera minaccia alla sicurezza nazionale, riconosciuta dal governo degli Stati Uniti. Erano individui che avevano avuto interazioni, a loro dire, con un velivolo di qualche tipo e che erano stati danneggiati – tra i vari aspetti osservati – da qualcosa che proveniva dai sistemi di propulsione del velivolo stessoâ€.
Quindi, lei è convinto che il governo degli Stati Uniti abbia già recuperato un velivolo precipitato di origine non umana?
“Farò attenzione a come lo dico. Posso esserne personalmente convinto grazie alle molte cose che ho visto. Non mi è permesso parlare di ciò che mi è stato mostrato in confidenza. Peraltro con la Sol Foundation abbiamo creato un recinto nel quale scienziati, accademici, laici, militari, diplomatici, tutti coloro che hanno esperienze o conoscenze personali su questo argomento, si riuniscono e ne parlano in modo maturo, professionale, scientifico e accademicoâ€.
Certi argomenti pongono anche problemi di comunicazione.
“Sicuramente. Che cosa significa in termini di teologia? Che cosa significa in termini di religione? Che cosa significa in termini di potenziale economico se alcune di queste tecnologie potessero improvvisamente entrare in scena? Immaginate se all’improvviso avessimo la possibilità di negare l’uso del petrolio: se la rendessimo pubblica immediatamente probabilmente distruggeremmo il mercato azionario per almeno un anno o due. Ci sono modi e modi per fare quello che chiamiamo “war gameâ€; bisogna capire come affrontare certe questioni senza infiammare o usare termini iperbolici per far emergere quella che è comunque una verità . Uno scienziato procede poi secondo convinzioni personali e ipotesi: tra le sue missioni c’è pure quella di convincere i colleghi di essere nella giusta direzione.      Sulla questione Ufo, partendo dal presupposto che il fenomeno è reale, servono almeno altre due domande: quali sono i tipi di dati che dobbiamo raccogliere? E senza essere troppo cospirazionisti, quali dati ci vengono nascosti dai governi e che sono necessari per svolgere il nostro lavoro?â€
Negli ultimi anni nella scienza è cambiato qualcosa grazie al movimento Open Source, dove i dati sono più facilmente condivisi.
“E’ arrivato al momento giusto, in un periodo in cui si parla di Intelligenza Artificiale. Non c’è un articolo che non dica che l’IA che stiamo creando è quasi la prima intelligenza non umana di cui stiamo discutendo. E si disserta su che cosa stia pensando e come stia pensando. Quindi l’umanità sta creando la propria intelligenza non umana, ma potrebbe già avere a che fare con qualcosa che rappresenta esattamente la stessa e analoga situazione. Quindi la discussione sulla IA aiuterà effettivamente il dibattito sull’intelligenza non umana, perché tutte le domande che ci poniamo sull’intelligenza non umana sono le stesse che stiamo già iniziando ad affrontare apertamente sull’intelligenza artificiale. Una su tutte: è cosciente? Forse ciò che vediamo in cielo non sono necessariamente degli esseri viventi che l’hanno mandato qui, ma la loro intelligenza artificiale che agisce come un esploratore avanzato per osservare che cosa sta succedendo sulla Terra e che cosa potremmo fare. E’ abbastanza chiaro che qualsiasi cosa che sia un milione di anni avanti a noi ha una visione storica più ampia e si rende conto che un giorno loro saranno i nostri veri vicini. Noi, quindi, forse dovremmo imparare a conoscerliâ€.
E’ indiscutibile che 3I/Atlas, il “coso” piuttosto strano e non ancora ben definito che è entrato nel sistema solare – sequel dei “compari” Oumuamua e Borisov – stia facendo parlare di sé, con varie declinazioni: cometa – o analogo oggetto celeste – oppure astronave aliena, magari con intenti minacciosi. Da mesi ne sentiamo di ogni e tra l’altro siamo vicini al giorno – sarà il 3 ottobre – in cui l’oggetto passerà piuttosto vicino (si fa per dire) a Marte. Dato appunto che i pareri su questo visitatore divergono, o deciso di proporvene alcuni, linkando i siti che trattano l’argomento. Partirò da chi rilancia le tesi di Avi Loeb, lo scienziato ricercatore di Harvard che è il primo a pensare che potremmo avere poco da stare allegri. Cliccate dunque qui per leggere. A questo link si tratta invece dell’importanza del fly-by imminente di Marte, mentre qui si analizza perché desta sospetti. Su Astronomia.com (ecco il link) ci sono poi costanti aggiornamenti sul suo viaggio, mentre il sito Aerospacecue si sbilancia a sua volta sull’ipotesi della nave aliena (leggete qui). E come ultima cosa vi linko il gruppo di Facebook di Giorgio Tsoukalos ed Erich von Daniken dove il tema è trattato “ad abundantiam”; qui trovate tutto. Buona lettura e buoni commenti.
Gli Alieni sbarcano nella Nba. E va aggiunto un “di nuovo”. Precisazione: non sono scesi su un parquet del basket professionistico americano – magari un giorno lo faranno, chissà -, il riferimento va al cartoon “Space Jam” del 1996. Per chi non l’avesse visto o non lo ricordasse, questa è la trama così come la racconta MyMovies: “Un extraterrestre decisamente cattivo ha bisogno di nuovi personaggi per il suo Luna Park. Rapisce così i principali personaggi dei cartoon Warner per portarli sul suo pianeta. Sarà un incontro di basket che si deciderà all’ultimo secondo a risistemare le cose. A guidare la riscossa dei personaggi animati un Michael Jordan in carne ed ossa attento a non farsi rubare la scena dai “disegni”.”. Detto che c’è stato poi un sequel con LeBron James protagonista (Space Jam, New Legends; ma qui gli extraterrestri non c’entrano), ecco che il tema alieno torna e entra nella figura di Victor Wembanyama, il giovane fuoriclasse francese in forza ai San Antonio Spurs. E’ in arrivo, infatti, la serie “Alien dunk” e lui sarà protagonista. Ecco come sarà nel racconto del sito di Sky Sport.
Ieri era arrivata la notizia di un suo cameo, ovviamente virtuale, all’interno della serie animata ‘Futurama’, e ora Victor Wembanyama sembra avviato ad avere un cartone animato tutto dedicato a lui. Stando a quanto riportato da ‘Variety’, infatti, PGS Entertainment e TF1 sono al lavoro su ‘Alien Dunk’, serie a metà tra la commedia e la fantascienza che ha al centro un personaggio modellato proprio sulle fattezze della giovane stella degli Spurs