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Usaf
Gli Ufo che respingono i missili, il dibattito al Congresso degli Stati Uniti e il convegno della SOL che sbarca a ottobre sul Lago Maggiore
Oggetti volanti grandi come campi da football, enormi velivoli sconosciuti sospesi sopra basi militari,  sfere luminose in grado di deviare missili senza esserne scalfite (ecco qui sopra il video, ormai diventato famoso in tutto il mondo). Si è parlato di questo nell’ultima audizione sugli UAP (Fenomeni Aerei Anomali) che si è tenuta a Washington. Chiamati […]

Oggetti volanti grandi come campi da football, enormi velivoli sconosciuti sospesi sopra basi militari,  sfere luminose in grado di deviare missili senza esserne scalfite (ecco qui sopra il video, ormai diventato famoso in tutto il mondo). Si è parlato di questo nell’ultima audizione sugli UAP (Fenomeni Aerei Anomali) che si è tenuta a Washington. Chiamati a deporre, due veterani dell’USAF, un sottufficiale della Marina in servizio (tutti testimoni oculari di qualche strano avvistamento) e un giornalista investigativo. Un argomento preso molto sul serio dai legislatori statunitensi, che fanno pressioni per avere tutte le informazioni in merito. Negli Stati uniti, una larga fetta dell’opinione pubblica è convinta che il Governo nasconda la verità sugli UAP e lo sono anche alcuni importanti esponenti dell’Intelligence, delle Forze Armate e del mondo accademico che si sono fatti avanti negli ultimi tempi. Alcuni di loro (come l’astronomo Jacques Vallée, l’astrofisica Beatriz Villarroel, l’ex contrammiraglio Tim Gallaudet, il colonnello dell’US Army a riposo Kark Nell) saranno in Italia, a fine ottobre, per rivelare tutto quello che sanno nel corso di un simposio organizzato dalla SOL Foundation, un think-tank californiano. L’evento si svolgerà a Baveno, sul Lago Maggiore, dal 24 al 27 ottobre: almeno 300 persone provenienti da Stati Uniti ed Europa hanno già prenotato un biglietto (questo il link) per seguire i lavori di questo singolare simposio che intende affrontare in modo scientifico un tema tanto controverso. «Ero seduto in cortile con due amici. Sopra casa mia, abbiamo visto un’enorme sfera luminosa di luce bianco-blu, ma sembrava solida e la luce non si irradiava da essa. La sfera poi ha accelerato dolcemente e l’abbiamo osservata per circa 40 secondi mentre si allontanava nel cielo notturno, diventando indistinguibile dalle stelle. Questi eventi hanno cambiato profondamente la mia vita e quella dei miei amici e colleghi». «Cinque militari, visibilmente turbati, hanno descritto un enorme velivolo rettangolare, più grande di un campo da football, rimasto sospeso in silenzio per circa 45 secondi prima di allontanarsi a una velocità incredibile». «Ho osservato, come provano anche i sensori di bordo,  quattro oggetti simili a un Tic-Tac, uno dei quali è emerso dall’oceano, e che poi si sono allontanati in modo sincronizzato senza alcun rumore e senza lasciare tracce convenzionali». Sono alcune delle affermazioni sorprendenti che sono risuonate nel Congresso degli Stati Uniti nel corso dell’ultima audizione incentrata su una tematica diventata urgente per i politici di Washington: ripristinare la fiducia del pubblico attraverso la trasparenza su tutto ciò che riguarda gli UAP (una volta chiamati UFO), proteggendo gli “informatori†che osano spezzare la consegna del silenzio. Davanti alla Task Force per la declassificazione dei segreti federali (istituita dall’Amministrazione Trump anche per portare alla luce decenni di misteri ed insabbiamenti sulla questione ufologica), si sono seduti in cinque: due veterani dell’Air Force, un sottufficiale in servizio della Navy, un noto giornalista investigativo e il consulente di un’organizzazione no-profit che vigila su corruzione, abusi di potere e illeciti compiuti dal Governo e protegge i cosiddetti “whistleblowersâ€.  Ma ecco chi sono e cosa hanno detto sotto giuramento (e negli Stati Uniti, su questo non si scherza…)  i principali testimoni. Jeffrey Nuccetelli, ex agente di polizia militare nell’USAF, ha parlato di cinque incidenti avvenuti tra il 2003 e il 2005 nella base aerea di Vandenberg (dalla quale si effettuano lanci spaziali): di uno di questi è stato testimone diretto, gli altri li ha indagati. Come il sorvolo sopra la base di un gigantesco oggetto volante (grande come un campo di football americano), di colore rosso, noto ora come “il Quadrato Rosso di Vandenbergâ€, osservato da molti militari, il 14 ottobre 2003. La sua esperienza personale, invece, sarebbe avvenuta mentre era fuori servizio, nel cortile di casa, con altri due colleghi. Insieme hanno notato una strana luce pulsante che si spostava in modo istantaneo da un punto all’altro del cielo, fino poi avvicinarsi al tetto dell’abitazione, mostrandosi come un oggetto solido, molto luminoso, ma che non irradiava luce. Dopo poco, la misteriosa presenza si è allontanata confondendosi tra le stelle. Per lui, farsi avanti come testimone è un modo per rivendicare il diritto del popolo americano di conoscere la verità su questo misterioso fenomeno. Anche Dylan Borland, ex specialista di Intelligence geospaziale per l’Aeronautica statunitense ed esperto nell’analisi di radar e video, ha raccontato un’esperienza personale che lo ha colpito. Mentre si trovava nella base militare di Langley, nel 2012, avrebbe visto da vicino un triangolo equilatero “dalla struttura fluidaâ€, lungo circa 30 metri, in volo sopra l’hangar della NASA. «Questo velivolo interferiva con il mio telefono, non emetteva alcun suono e il materiale di cui era fatto sembrava fluido o dinamico. Sono rimasto sotto questo velivolo triangolare per alcuni minuti, poi è rapidamente salito a livello di un jet commerciale in pochi secondi. Non mostrava alcun disturbo cinetico, suono o spostamento del vento». Per il suo lavoro di analista e il coinvolgimento in un Programma ad Accesso Speciale segreto, Borland ha affermato di aver acquisito una conoscenza diretta di velivoli e tecnologie non umane e per questo di aver subito ritorsioni e rappresaglie dai suoi superiori. Incredibile anche l’avvistamento di cui sarebbe stato testimone Alexandro Wiggins, sottufficiale di Marina. Il 15 febbraio 2023, mentre si trovava a bordo della nave da combattimento USS Jackson al largo della California, insieme ai suoi commilitoni ha visto un oggetto luminoso simile a un “Tic-tacâ€Â emergere dall’oceano per unirsi ad altri tre oggetti uguali. I quattro velivoli sconosciuti sono poi spariti simultaneamente, in modo quasi istantaneo, senza produrre boom sonici. Inoltre, secondo la sua dichiarazione depositata agli atti del Congresso,  gli intrusi non avevano alcuna forma visibile di propulsione e non hanno lasciato tracce (come gas di scarico o altro) nel cielo. Oltre che visivamente, questo incontro ravvicinato è stato confermato da vari sensori presenti sulla nave militare, dai tracciati radar e da un video ripreso quel giorno: Wiggins lo ha consegnato al regista Jeremy Corbell e al giornalista George Knapp, “per garantire l’esistenza di una documentazione accurata e di prima mano e per ridurre lo stigma per altri militari che potrebbero avere osservazioni simili.” Il video è stato mostrato in aula. Proprio George Knapp, capo reporter dell’emittente KLAS-TV di Las Vegas, era seduto vicino a lui, davanti alla Task Force presieduta dalla rappresentante Anna Paulina Luna. Knapp ha sintetizzato alcune delle sue inchieste principali, dai misteri dell’Area 51 alle operazioni segrete di retro-ingegneria su oggetti precipitati dalla tecnologia sconosciuta, fino agli X-Files dell’ex URSS: dopo 38 anni di indagini giornalistiche e centinaia di interviste, si è persuaso che sia tutto vero. «A convincermi sono state le enormi pile di documenti governativi che dipingono un quadro molto diverso da quello che viene raccontato al pubblico», ha scritto nella sua dichiarazione giurata. Il giornalista, poi, ha deciso di consegnare tutto il materiale ottenuto dal Ministero della Difesa russo al Congresso, per renderlo integralmente pubblico. Il deputato Eric Burlison ha poi mostrato un filmato radar di difficile spiegazione: si vede un missile Hellfire statunitense colpire un oggetto volante non identificato sopra l’oceano. Non solo l’oggetto non subisce danni, ma continua imperterrito la sua corsa mentre il missile viene deviato senza esplodere, come se rimbalzasse su una superficie impenetrabile. L’epIsodio a dir poco bizzarro è avvenuto il 30 ottobre 2024, al largo delle coste yemenite, quando un drone militare ha cercato (senza successo) di abbattere la sfera luminosa con un proiettile di 45 kg. A registrare la scena, un secondo drone. È questa la terza audizione sugli UAP che si svolge al Congresso americano in poco più di due anni, a dimostrazione dell’enorme interesse che la questione riveste Oltreoceano. È un argomento che viene preso molto sul serio, senza risatine e imbarazzi (come accade spesso da noi) anche grazie all’autorevolezza dei protagonisti di questa fase di disclosure: ex membri delle Forze Armate e dell’Intelligence, esponenti del mondo accademico e della cultura, personalità in vista del mondo civile.  L’obiettivo: comprendere la reale natura del fenomeno, indurre il governo a rivelare tutto quello che sa e prepararsi alle ricadute (in ambito tecnologico e scientifico, ma anche da un punto di vista umano, sociale e filosofico) che l’eventuale conferma di una presenza aliena comporterebbe. È questo lo scopo dichiarato anche della SOL Foundation, un’organizzazione fondata dal medico genetista Garry Nolan, dall’antropologo Peter Skafish (tra i pochi ammessi come pubblico all’audizione del 9 settembre 2025) e dall’imprenditore belga Jonathan Berte. Come ci rapporteremmo con il fatto che non siamo soli? Questa la domanda alla quale cercherà di rispondere la fondazione americana nel suo prossimo simposio che- per la prima volta- si svolgerà al di fuori del territorio statunitense, proprio per rimarcare il carattere globale del fenomeno che non conosce confini. Tra le molteplici sedi possibili, la SOL Foundation ha scelto l’Italia: questo incontro di altissimo livello si svolgerà infatti dal 24 al 27 ottobre sulle sponde piemontesi del Lago Maggiore, a Baveno. Tra gli ospiti più attesi, c’è sicuramente il celebre astronomo e ingegnere informatico francese Jacques Vallée che già negli Anni Settanta postulava l’ipotesi inter dimensionale: più che da altri mondi, questi oggetti volanti sconosciuti potrebbero arrivare da altre dimensioni. A lui si è ispirato il regista Steven Spielberg per il personaggio dello scienziato francese Lacombe nel film-cult “Incontri ravvicinati del Terzo Tipoâ€. Ci sarà poi l’astrofisica del NORDITA (Istituto Nordico per la Fisica Teorica), Beatriz Villarroel, che ha ottenuto una grande visibilità a livello internazionale per i suoi studi sui cosiddetti “transientiâ€, ossia oggetti celesti che appaiono e scompaiono nella volta celeste a distanza di breve tempo su lastre fotografiche scattate da vari osservatori astronomici prima che iniziasse l’era dell’esplorazione spaziale, quindi prima del lancio dei satelliti artificiali. Scartate tutte le spiegazioni convenzionali, la dottoressa è arrivata alla conclusione che quegli oggetti luminosi, immortalati nell’orbita terrestre, potrebbero essere prodotti di tecnologia non umana. Se così fosse, sarebbe la prima prova scientifica. Dagli Stati Uniti arriverà anche l’astrobiologo Jacob Haqq-Misra, ricercatore esperto del Research Blue Marble Space Institute of Science di Seattle. Il suo lavoro consiste nella comprensione dell’origine e della distribuzione della vita nel cosmo: studia l’abitabilità degli esopianeti, la vita extraterrestre e gli insediamenti spaziali.  Ma anche a Baveno si siederanno davanti al pubblico, per raccontare tutto quello che sanno, ex militari dall’illustre carriera, come il contrammiraglio in pensione Tim Gallaudet, già direttore ad interim del NOAA (l’agenzia nazionale americana per l’oceano e l’atmosfera), e il colonnello dell’USAF a riposo Karl Nell, che dopo gli anni nell’esercito (ha lavorato anche per il Comando Spaziale), ha ricoperto incarichi apicali all’interno di gruppi privati (come l’azienda aerospaziale Northrop Grumman). Entrambi, in virtù delle loro posizioni, hanno avuto accesso a informazioni riservate ai più. Ed entrambi, nelle loro esternazioni, ribadiscono che la cosiddetta “questione aliena†è reale. Di Karl Nell si ricorda la frase pronunciata a New York durante un evento pubblico: parlando di intelligenze non umane, già in contatto con noi, ha detto di avere “zero dubbiâ€Â in merito… Sarà presente, poi, anche Jake Barber, l’ex pilota USAF che sostiene di aver partecipato a operazioni di recupero di oggetti volanti non identificati. Insomma, all’appuntamento della SOL sarà possibile ascoltare i ricercatori più quotati, gli accademici più in vista, i militari meglio informati, le “gole profonde†più note. E tutto questo accadrà a Baveno, piccolo gioiello affacciato sul Lago Maggiore: già in trecento persone dall’America e dal resto d’Europa si sono prenotate sul sito della SOL Foundationi (a questo link) per questa insolita “tre-giorni†italiana. Tutti qui, non per sentir parlare di “omini verdi†o di astronavi marziane, ma per informarsi su un fenomeno sfuggente che- se si rivelasse reale- potrebbe trasformare per sempre il modo di intendere la nostra stessa esistenza sul pianeta e provocare un profondo shock culturale.

 


Data articolo: Fri, 12 Sep 2025 17:43:42 +0000
ufo
Dibattiti bUFI – 84 / Possibili le “firme†della vita: ma su Marte ci sono stati solo microbi?
Nelle scorse ore, dunque, è montata l’eccitazione per l’annuncio – con tutte le prudenze e le formule dubitative del caso – che su Marte esisterebbero le “firme” della vita. Ma se ho ben capito, solo relativa al passato e non al presente del Pianeta Rosso.  In ogni caso di parlerebbe di vita allo stato microbico. […]

Nelle scorse ore, dunque, è montata l’eccitazione per l’annuncio – con tutte le prudenze e le formule dubitative del caso – che su Marte esisterebbero le “firme” della vita. Ma se ho ben capito, solo relativa al passato e non al presente del Pianeta Rosso.  In ogni caso di parlerebbe di vita allo stato microbico. Bene, non faccio lo scienziato e non mi picco di diventarlo e non metto nemmeno il carro davanti ai buoi. Ma questo subito precisare che si tratterebbe al massimo di quella cosa lì, sempre che – una dei leit motiv della prudenza di cui sopra – siano esperiti ulteriori approfondimenti, mi fa cascare le braccia: sembra infatti che la scienza continua ad avere paura ad esplorare l’ipotesi che ci possa essere di più, ovvero che quelle tracce siano magari quel che resta di un qualcosa che in un tempo “ics” era ben di più di un microbo. Voi che cosa ne pensate? Apro il dibattito. Qui sotto vi passo il dispaccio con cui l’agenzia Ansa ha annunciato quando detto dalla Nasa. Qui invece l’articolo del collega Cosentino su Login di Corriere.it

68c193ba75f59“Oggi è un giorno emozionante: siamo un passo più vicini a rispondere alla domanda `siamo soli nell’universo?´”. In tempi di tagli al budget, alla Nasa non si
risparmia sull’entusiasmo per annunciare la scoperta di un nuovo potenziale indizio della presenza di vita microbica nel passato di Marte. “Forse il segno più chiaro di vita che abbiamo trovato finora”, sottolinea l’amministratore ad interim Sean Duffy, presentando i dati raccolti dal rover Perseverance nell’estate del 2024.  C’è voluto un anno di analisi e revisioni per arrivare alla pubblicazione dello studio su Nature, ad opera di un gruppo di ricerca internazionale al quale ha partecipato anche l’astrobiologa italiana Teresa Fornaro, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. I risultati fanno sognare i cacciatori di vita extraterrestre, ma non sono ancora definitivi: infatti serviranno ulteriori indagini per escludere del tutto l’ipotesi di un’origine non biologica ma puramente geochimica. Resta da capire come saranno condotti questi approfondimenti, dato che la Nasa sta ancora valutando come riportare i campioni marziani sulla Terra “in modo più economico e veloce” dopo i tagli imposti dalla Casa Bianca. La potenziale firma della vita marziana sotto la lente dei ricercatori è stata trovata durante il campionamento di rocce argillose che Perseverance ha condotto nel luglio 2024 nella cosiddetta formazione `Bright Angel´, un affioramento roccioso situato alla base del lato settentrionale dell’antica valle fluviale `Neretva Vallis´ che converge nel cratere Jezero. Le analisi sul campione denominato `Sapphire Canyon´ hanno rivelato la presenza di minuscoli noduli e granuli arricchiti di fosfato di ferro e solfuro di ferro.  Queste caratteristiche sono associate al carbonio organico e sembrano essersi formate dopo la deposizione dei sedimenti, in condizioni di bassa temperatura. Ulteriori analisi hanno rivelato che questi minerali sono concentrati in zone specifiche e non sono distribuiti uniformemente. La loro presenza in un simile contesto potrebbe supportare la loro classificazione come potenziali biofirme.  Questo genere di tracce potrebbe generarsi anche in assenza di forme di vita, per effetto di temperature elevate prolungate, condizioni acide e interazione con composti organici. Tuttavia, le rocce di Bright Angel non sembrano aver sperimentato temperature elevate o condizioni acide, e non è noto se i composti organici presenti sarebbero stati in grado di catalizzare la reazione a basse temperature. La scoperta è stata particolarmente sorprendente perché riguarda alcune delle rocce sedimentarie più giovani mai
studiate dalla missione, dunque Marte potrebbe essere stato abitabile per un periodo più lungo del previsto. O forse le rocce più antiche potrebbero contenere segni di vita semplicemente più difficili da rilevare. A questo punto sono tanti gli interrogativi aperti che non permettono ancora di trarre conclusioni definitive sulla
presenza o meno di vita su Marte, ammettono i ricercatori, ma l’amministratore della Nasa coglie comunque l’occasione per evidenziare la portata politica della scoperta. L’ha fatta il rover Perseverance,  “inviato su Marte durante la prima presidenza di Trump”, ed è frutto di decenni di studi che «sottolineano la leadership dell’agenzia spaziale statunitense». “Siamo impegnati in una seconda corsa allo spazio e la Cina vuole arrivare sulla Luna prima di noi, ma questo non succederà”, ribadisce Duffy. “Continueremo a essere leader nello spazio e porteremo l’impronta degli stivali americani anche su Marte”.


Data articolo: Thu, 11 Sep 2025 17:08:37 +0000
ufo
La storia di Jerry Freeman, l’antropologo curioso che ficcò il naso nell’Area 51
In giorni in cui torna d’attualità il desiderio di chiarezza sugli Uap /Ufo (martedì 9 settembre nuova udienza al Congresso Usa sul tema), torna d’attualità – riproposta da siti americani e in Italia rilanciata dal sito Newsroom – la vicenda di Jerry Freeman. Chi è Jerry Freeman, meglio chi era visto che è mancato nel […]

Sentinel-HomeyIn giorni in cui torna d’attualità il desiderio di chiarezza sugli Uap /Ufo (martedì 9 settembre nuova udienza al Congresso Usa sul tema), torna d’attualità – riproposta da siti americani e in Italia rilanciata dal sito Newsroom – la vicenda di Jerry Freeman. Chi è Jerry Freeman, meglio chi era visto che è mancato nel 2001? Era un antropologo che nel 1996 si infiltrò clandestinamente nell’Area 51 per sette giorni, cercando iscrizioni storiche dei pionieri del 1849. Finì invece per essere testimone di fenomeni misteriosi, incluse luci anomale e quello che lui descrisse come un portale inter-dimensionale. In prima battuta, cercando di entrare con un permesso speciale legato alla sua attività, fu respinto e invitato a lasciar perdere. Deciso a riprovarci, in qualche modo riuscì nell’impresa, rischiando peraltro grossi guai perché i custodi della base si sentirono anche presi per i fondelli oltre che costretti ad ammettere che non erano riusciti a fermarlo. Ricordo che gli Stati Uniti hanno ammesso l’esistenza dell’Area 51 – dove sono stati studiati e sviluppati velivoli supersegreti e dove sono stati condotti tanti test con esplosioni nucleari – solo a partire dal 2013. Anche questo mentire per decenni è un buon motivo per pensare che loro proprio su tante cose non la raccontano giusta. Ad ogni modo, la storia di Freeman, basata su un coraggio invidiabile e sulla voglia di curiosità, è interessantissima e in qualche modo si lega anche alle testimonianze del più famoso Bob Lazar (nei mesi scorsi ho pubblicato un post su di lui). Per  cui vi passo il link di Newsroom: cliccate qui.


Data articolo: Mon, 08 Sep 2025 12:47:39 +0000
ufo
Siamo manipolati dagli Alieni con il controllo mentale e con giochi di ruolo psicologici?
Impegnato in questi giorni all’Eurobasket, nel girone dell’Italia a Limassol, non ho molto tempo per buttare l’occhio sull’ufologia. Stamattina, peraltro, mi è arrivata un’altra newsletter dalla redazione di QuiBaseTerra, con un tema che reputo molto curioso e interessante: ovvero, gli Alieni – oppure realtà interdimensionali – riescono a manipolare persone e situazioni? Tra l’altro questo […]

Impegnato in questi giorni all’Eurobasket, nel girone dell’Italia a Limassol, non ho molto tempo per buttare l’occhio sull’ufologia. Stamattina, peraltro, mi è arrivata un’altra newsletter dalla redazione di QuiBaseTerra, con un tema che reputo molto curioso e interessante: ovvero, gli Alieni – oppure realtà interdimensionali – riescono a manipolare persone e situazioni? Tra l’altro questo è un argomento che in qualche modo rientrerà nel convegno che Spazio Tesla organizzerà il 12 e il 13 settembre a Torriglia – il luogo della famosa vicenda di Piero Zanfretta (che sarà presente) tra il 1978 e il 1981 -: il titolo della rassegna è infatti “Le porte dimensionali fuori e dentro di noi”. Ma eccoci come detto a quanto proposto da QuiBaseTerra, che ha rilanciato un articolo di Reddit. Ve lo giro così come l’ho ricevuto: nella prima parte c’è un’introduzione, segue l’analisi vera e propria di Reddit e per concludere ci sono alcune considerazioni/riflessioni. Buona lettura. 

7cd2bc69-046b-412b-ba90-e12d5922307d_228x236Il post seguente pubblicato su Reddit ed intitolato “Alien Manipulation 101” è un interessante punto di partenza nell’esplorazione delle teorie su manipolazioni aliene o interdimensionali nel contesto online, ma come spesso accade in questi ambienti, è bene mantenerne una lettura critica e ponderata. Il post si concentra su come gli alieni o entità interdimensionali manipolerebbero consciamente o inconsciamente le persone e le situazioni, con uno spettro che va da controllo mentale e giochi di ruolo psicologici fino all’influenza sulle percezioni delle vittime. Viene descritto uno scenario in cui le entità aliene avrebbero diverse fazioni, alcune dichiaratamente “benevole” ma difficili da distinguere veramente dalla manipolazione stessa. Un punto nodale è l’idea che gli alieni manipolerebbero l’ego umano, alimentandolo o alterandolo per mantenere il controllo o guidare gli eventi secondo la loro agenda, un meccanismo che si configura come una sorta di “gabbia psicologica”. Nel complesso, il post è una sorta di guida introduttiva su cosa aspettarsi da queste forme di manipolazione, sebbene mantenga un’incerta linea tra fatto e speculazione. Il dialogo tra credenti e scettici mostra un terreno di mezzo ricco di dubbi, suggestioni e autoreflessioni, che riflette più la complessità delle percezioni umane e della comunità stessa che non una verità definita sulle presunte manipolazioni aliene. Per chi approccia questi temi, è utile distinguere tra l’esperienza soggettiva e le prove oggettive, e riconoscere la natura spesso narrativa e speculative di molti discorsi su queste presunte entità.

L’estratto del post di Reddit

“…iniziazione, guida, controllo, reclutamento e punizione.

In caso di contatto aperto, impiantano immagini di stupore, luce e messaggi che sembrano profondi o benevoli, pur nascondendo motivazioni nascoste. Usano le sfere plasmidiche come esca per attirare le persone nelle indagini che amano fare sugli esseri umani. Dopo aver raggiunto una certa soglia, promettono ascensione, capacità telepatiche e partecipazione a un bene collettivo attraverso i sogni o direttamente come Chris Bledsoe. Sciocche nozioni sul Bene e sul Male o su una battaglia tra i due (vedi immagini, estratti molto simili dalla testimonianza di Linda Porters, la prima, e dal libro di Chris Bledsoes) e messaggi che suggeriscono che la vita terrena è insignificante rispetto ai regni superiori dell’esistenza.

Alla fine, gli esseri si fanno avanti, rivelandosi come la fonte delle esperienze precedenti. In questa fase si instaura un’interazione continua, un gonfiamento dell’ego e un elaborato gioco di ruolo tra fazioni: Gruppi alieni “benevoli” che pretendono di proteggervi da quelli “ostili”, mentre entrambe le parti rispondono in ultima analisi allo stesso programma. L’adozione di ideali umani familiari – pace, unità, progresso – e di teorie e lezioni che imitano gli insegnamenti spirituali solo per rimodellarli e adattarli alla loro agenda. Se vi accorgete del gioco di ruolo degli Arconti, abbandonano la finzione e passano alla coercizione, all’intimidazione e alla guerra psicologica.

Un’escalation di condanne e umiliazioni, studiata per abbattere l’autostima. Finti attacchi di cuore, esplosioni di adrenalina, incubi e “derelitti da camion”. Sovraccarico della mente con messaggi contraddittori, psicologia inversa e confusione deliberata. Estrarre quanta più energia emotiva possibile, nutrendosi di paura, timore e disperazione fino al crollo della loro influenza. Minacce vuote di morte, malattia o danni ai propri cari, che spesso si rivelano dei bluff, ma che creano comunque una profonda paura. Dopo di che mi hanno lasciato in pace, ma continuano a mostrarmi sfere di luce.

La loro strategia non si basa sulla forza palese, ma sull’infiltrazione del pensiero, delle credenze e della percezione. Diffidate delle false promesse di trasformazione, delle nozioni di corpo e luce e di qualsiasi messaggio apocalittico.â€

Critiche e dibattito nei commenti

I commenti sotto il post rivelano un mix di scetticismo, dibattito e supporto, con varie posizioni che emergono:

  • Scetticismo: Molti lettori mettono in dubbio la credibilità delle affermazioni, sottolineando la mancanza di evidenze scientifiche concrete e suggerendo che molte teorie siano frutto di interpretazioni fantasiose o paranoiche di fenomeni inspiegati.
  • Critica al metodo: Alcuni commentatori mettono in luce come queste discussioni spesso si trasformino in teorie autoreferenziali, dove ipotesi non verificabili generano altre ipotesi, rendendo difficile distinguere realtà, fantasia o manipolazione all’interno della stessa comunità.
  • Supporto e auto-consapevolezza: Altri commentatori accettano le tesi in modo serio, ma ammettono la natura complessa e sfumata delle esperienze, riconoscendo che la comunità spesso si confronta in modo emotivo e a volte contraddittorio, in un equilibrio tra credenza e razionalità.
  • Interpretazioni alternative: Vengono offerte spiegazioni più razionali per fenomeni simili (ad esempio, luci misteriose o percezioni alterate), invitando ad avere cautela nel prendere per vere le teorie presentate senza un adeguato rigore.

Data articolo: Tue, 02 Sep 2025 08:04:02 +0000
ufo
Quando è la nostra Torre di Babele a impedire la comprensione del fenomeno Ufo/Uap
E’ del tutto evidente che nel caso un giorno si riesca ad avere un contatto di massa con gli Alieni (detto e premesso che io ritengo che siano già avvenuti, e in vari modi, quelli “ad personam”), uno dei grandi problemi, se non il principale in assoluto, sarà quello della comunicazione. Non essendoci una lingua […]

E’ del tutto evidente che nel caso un giorno si riesca ad avere un contatto di massa con gli Alieni (detto e premesso che io ritengo che siano già avvenuti, e in vari modi, quelli “ad personam”), uno dei grandi problemi, se non il principale in assoluto, sarà quello della comunicazione. Non essendoci una lingua comune a tutti gli umani – secondo la Bibbia a causa della protervia della sfida a Dio mediante la costruzione della Torre di Babele – il punto chiave sarà trovare il sistema di farci intendere. Argomento vasto, con varie dissertazioni – c’è chi sostiene che la matematica possa avere questa valenza universale – e con approcci da varie angolazioni: una delle ultime, nel cinema, è stata la scrittura palindroma suggerita da Dennis Villeneuve in “Arrival”. Ma non si finirà mai di discutere sul tema e in proposito segnalo una bella e interessante riflessione che la redazione di Qui Base Terra ha registrato, riportando il pensiero di un’utente (Reddit LuciD FluX). In buona sostanza: se vogliamo fare un passo in avanti, concettuale e pratico (in vista di quel fatidico giorno), dobbiamo essere pronti ad accantonare i nostri strumenti mentali: inevitabilmente sono influenzati dalle nostre credenze e visioni del mondo e della vita.

Pieter_Bruegel_the_Elder_-_The_Tower_of_Babel_Vienna_-_Google_Art_Project_-_edited-500x366Lo scienziato cognitivo Donald Hoffman fa un’osservazione importante: le parole sono solo dei puntatori. “Bisogna fare l’esperienza di qualcosa prima che le parole possano indicarla. Qualunque sia la realtà, si possono solo fare dei puntatori ad essa, anche le nostre teorie scientifiche sono solo dei puntatori ad essa. E sono solo indicazioni di una prospettiva. Ciò che la scienza fa è fornire le descrizioni più rigorose che possiamo dare di una prospettiva e il fatto che possiamo fare tecnologia non significa che conosciamo la verità, ma che abbiamo una buona descrizione di questa prospettiva. La corrispondenza tra la descrizione scientifica e la prospettiva, non la verità ultima, la verità ultima trascende, ma la descrizione della prospettiva, ottenuta correttamente, permette la tecnologia”. Può sembrare ovvio, ma è una verità fondamentale. Le parole non sono la cosa stessa. Secondo la tradizione UFO, esistono diversi tipi e gruppi di NHI che interagiscono con noi, aggiungendo un ulteriore livello di complessità. Ciò è stato ora confermato dall’ufficiale dei servizi segreti e informatore David Grusch nella sua apparizione su Joe Rogan. Ciò significa che non solo stiamo applicando etichette diverse alla stessa entità, ma potremmo anche dare la stessa etichetta a tipi di esseri completamente diversi.

Prendiamo l’esempio di un incontro misterioso con un fenomeno sconosciuto:

  • Un cristiano potrebbe chiamare l’entità un demone.
  • Un musulmano potrebbe chiamarlo djinn.
  • Uno scienziato laico potrebbe chiamarlo semplicemente un’incognita

Stessa esperienza, linguaggio diverso. Ma se anche questo fosse fuorviante? Jacques Vallée ha sostenuto in Passport to Magonia che gli incontri UFO spesso rispecchiano il folklore più antico su fate, angeli ed esseri ultraterreni. Suggerisce che forse stiamo semplicemente descrivendo lo stesso fenomeno centrale attraverso vocabolari culturali diversi nel tempo. Poi, in Messaggeri dell’inganno, ha avvertito che queste intelligenze possono deliberatamente modellare il modo in cui si presentano, manipolando le nostre percezioni e incoraggiandoci a interpretarle attraverso la lente culturale con cui siamo più in sintonia. Quindi non solo le nostre parole sono solo dei puntatori (come dice Donald Hoffman), ma le stesse esperienze a cui quelle parole puntano potrebbero già essere distorte per progetto. Ciò significa che il nostro linguaggio potrebbe non solo essere limitato, ma anche complice dell’inganno.”

Concordo anche sulla riflessione conclusiva di QuiBaseTerra. “Quindi la Torre di Babele nella quale tutti noi viviamo ci impedisce alla fine di poter concordare con un linguaggio ed una simbologia concettuale comuni e condivisi su cosa sia il Fenomeno UAP perpetrando in questo modo divisioni, fazioni, credenze varie e aumentando così il rumore di fondo. Ciò consente a chi conosce maggiormente alcuni pezzetti di verità di poter continuare a tenerla seppellita senza condividerla, come sarebbe giusto, con il resto dell’umanità. Nel frattempo l’unica soluzione, in attesa di avere una lingua comune fra tutti i popoli della Terra, resta l’informazione e la condivisione di esperienze e conoscenze per aumentare la consapevolezza di non essere soli e di dover affrontare nel nostro percorso evolutivo la sgradevole ma necessaria uscita dal periodo adolescenziale della nostra specie. Ci riusciremo?”


Data articolo: Mon, 25 Aug 2025 13:11:50 +0000
ufo
Avi Loeb rilancia: “Ecco perché non è da escludere che 3I/Atlas abbia una natura tecnologica†(non di origine umana)
Pur essendo diventato il bersaglio delle critiche di tanti colleghi – chissà perché decisi a considerare fuffa quelle che sono ipotesi (e non assiomi) da lui elaborate sull’ormai famoso oggetto 3I/Atlas –, il professor Avi Loeb di Harvard continua a tirare diritto per la sua strada (peraltro con un rispetto verso le opinioni altrui che […]

Pur essendo diventato il bersaglio delle critiche di tanti colleghi – chissà perché decisi a considerare fuffa quelle che sono ipotesi (e non assiomi) da lui elaborate sull’ormai famoso oggetto 3I/Atlas –, il professor Avi Loeb di Harvard continua a tirare diritto per la sua strada (peraltro con un rispetto verso le opinioni altrui che non è reciproco e ricambiato). La delusione per una partita di calcio persa l’ha portato a concentrarsi ancora di più su questo “coso” apparso alcune settimane fa e la cui natura non è ancora chiarita con sicurezza. Il testo che ha voluto scrivere di suo pugno sul sito web personale e che qui propongo è parecchio impegnativo: vi avverto che non è semplice da seguire. Però è un documento che arriva a tre conclusioni chiare. La prima: 3I/Atlas sembra simile ai due precedenti oggetti interstellari che ci hanno fatto visita, 1I/Oumuamua e 2/I Borisov, La seconda, legata a una domanda: genera da solo la sua luminosità?. La terza: la potenziale origine tecnologica (quindi di derivazione non umana) è tutt’altro che da escludere, con buona pace di quella parte della comunità scientifica arroccata sulle sue certezze.  

This image of interstellar comet 3I/ATLAS was captured by the Hubble Space Telescope’s Wide Field Camera on 21 July 2025. The scale bar is labeled in arcseconds, which is a measure of angular distance on the sky. One arcsecond is equal to an angular measurement of 1/3600 of one degree. There are 60 arcminutes in a degree and 60 arcseconds in an arcminute (the full Moon has an angular diameter of about 30 arcminutes). The actual size of an object that covers one arcsecond on the sky depends on its distance from the telescope. The north and east compass arrows show the orientation of the image on the sky. Note that the relationship between north and east on the sky (as seen from below) is flipped relative to direction arrows on a map of the ground (as seen from above). This image shows visible wavelengths of light.

La migliore immagine finora disponibile del nuovo oggetto interstellare, 3I/ATLAS, è stata ottenuta dal Telescopio Spaziale Hubble il 21 luglio 2025. L’immagine mostra un bagliore luminoso, probabilmente proveniente da una chioma, che precede il moto di 3I/ATLAS verso il Sole. Non ci sono prove di una coda cometaria luminosa nella direzione opposta. Questo bagliore è stato interpretato come evaporazione di polvere dal lato di 3I/ATLAS rivolto verso il Sole. La Figura 3 dell’articolo di analisi (accessibile qui) mostra un profilo di luminosità superficiale del bagliore ripido con una pendenza di potenza proiettata di -3, che implica un profilo di emissività tridimensionale con una pendenza di potenza radiale di -4. Tale pendenza è più ripida di quella osservata nelle comete del Sistema Solare. Insieme al mio collega Eric Keto, ci siamo resi conto che la pendenza osservata di -4 è coerente con un modello alternativo in cui il flusso di polvere attorno a 3I/ATLAS è illuminato da una sorgente centrale. Questo modello tiene conto naturalmente del ripido profilo di luminosità, poiché la pendenza della densità del deflusso di -2 è accompagnata dal declino radiale del flusso di radiazione illuminante con un’ulteriore pendenza decrescente di -2. Se 3I/ATLAS genera luce propria, potrebbe essere molto più piccolo di quanto previsto da un modello in cui riflette la luce solare. Il modello di riflessione richiede un diametro fino a 20 chilometri, il che è insostenibile dato che la limitata riserva di materiale roccioso nello spazio interstellare può produrre una roccia così gigantesca solo una volta ogni 10.000 anni o più (vedi il calcolo nel mio articolo qui). Ieri sera si è tenuta la partita annuale di calcio tra docenti e studenti dell’Institute for Theory & Computation di Harvard, di cui sono direttore. Nonostante abbia segnato 2 gol per la squadra dei docenti, gli studenti hanno vinto 3 a 2. Deluso dal risultato, mi sono concentrato su 3I/ATLAS non appena mi sono svegliato la mattina seguente. Avi_Loeb_in_2023_02-500x605In primo luogo, ho calcolato che la luminosità di 3I/ATLAS deve essere dell’ordine di 10 gigawatt. In secondo luogo, ho capito che il profilo di luminosità ripido attorno a 3I/ATLAS implica che il nucleo domini la luce osservata. Questo deve essere vero indipendentemente dall’origine della luce. In altre parole, il nucleo domina l’emissione del bagliore circostante. L’interpretazione più semplice è che il nucleo di 3I/ATLAS produca la maggior parte della luce. Ho calcolato che il nucleo non può essere un emettitore termico con una temperatura superficiale effettiva inferiore a 1000 gradi Kelvin, altrimenti la sua lunghezza d’onda di emissione massima sarebbe stata superiore a 3 micrometri con un taglio esponenziale a lunghezze d’onda inferiori, incompatibile con i dati. A temperature effettive più elevate, la luminosità richiesta di 3I/ATLAS può essere ottenuta da una sorgente con diametro inferiore a 100 metri. Un emettitore luminoso e compatto renderebbe 3I/ATLAS di dimensioni paragonabili ai precedenti oggetti interstellari 1I/Oumuamua o 2I/Borisov, il che ha più senso rispetto alle dimensioni di 20 chilometri dedotte nel modello, dove riflette la luce solare. L’illuminazione solare non può spiegare il profilo ripido 1/Râ´ della luce diffusa, dove R è la distanza radiale dal nucleo. Questo perché un flusso costante di polvere sviluppa un profilo 1/R² che diffonde la luce solare all’interno dello stesso profilo di emissività. In questo modello, la luce solare dominerebbe l’illuminazione perché un nucleo roccioso rifletterebbe solo una piccola frazione dell’intensità solare da un’area molto più piccola della regione di 10.000 chilometri risolta nell’immagine del Telescopio Spaziale Hubble. Un’altra possibilità per il profilo di luminosità ripido è che l’alone di scattering sia costituito da particelle ghiacciate che evaporano mentre si muovono verso il Sole dal lato caldo di 3I/ATLAS rivolto verso il Sole. Questo spiegherebbe perché non c’è una coda di queste particelle di scattering. Il tempo di evaporazione richiesto deve essere dell’ordine di 10 minuti, ma non è chiaro se ciò porterebbe al profilo di luminosità 1/Râ´ osservato. Quale potrebbe essere la sorgente luminosa richiesta? Ho inizialmente calcolato che un buco nero primordiale con una temperatura di Hawking di 1.000 gradi Kelvin produrrebbe solo 20 nanowatt di potenza, chiaramente insufficienti per alimentare 3I/ATLAS. Una sorgente nucleare naturale potrebbe essere un raro frammento del nucleo di una supernova vicina, ricco di materiale radioattivo. Questa possibilità è altamente improbabile, data la scarsa riserva di elementi radioattivi nello spazio interstellare. In alternativa, 3I/ATLAS potrebbe essere un veicolo spaziale alimentato a energia nucleare, e la polvere emessa dalla sua superficie frontale potrebbe derivare da detriti accumulatisi sulla sua superficie durante il viaggio interstellare. Questa ipotesi non può essere esclusa, ma richiede prove più attendibili per essere valida. Insistendo sul fatto che 3I/ATLAS sia un oggetto naturale, si potrebbe considerare il caso ipotetico di un oggetto riscaldato dall’attrito con un mezzo ambiente. In questo caso, il flusso di quantità di moto della polvere che fuoriesce dall’oggetto deve superare il flusso di quantità di moto del mezzo ambiente nel sistema di riferimento a riposo dell’oggetto, la cosiddetta pressione di spinta ambientale. Altrimenti, il deflusso di polvere verrebbe soppresso dal mezzo ambiente. A cosa si riduce questa condizione? Considerando il tasso di perdita di massa (6-60 chilogrammi al secondo) e la velocità di espulsione della polvere (20-2 chilometri al secondo) dedotti dall’immagine del Telescopio Spaziale Hubble, ho calcolato che questo modello è marginalmente escluso. Inoltre, la densità del mezzo ambientale richiesta è maggiore di molti ordini di grandezza rispetto alla densità di massa del gas e della polvere zodiacali attraverso cui 3I/ATLAS viaggia mentre attraversa la fascia principale degli asteroidi. Questo ci porta a interpretare il profilo di luminosità attorno a 3I/ATLAS come originato da una sorgente luminosa centrale. La sua potenziale origine tecnologica è supportata dalla sua traiettoria finemente calibrata (come visualizzato qui e discusso qui). Si prevede che il nuovo oggetto interstellare 3I/ATLAS transiterà a una distanza di 28,96 (+/-0,06) milioni di chilometri da Marte il 3 ottobre 2025. Ciò offrirà un’eccellente opportunità per osservare 3I/ATLAS con la telecamera HiRISE vicino a Marte, uno dei sei strumenti a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter. Stamattina ho incoraggiato il team di HiRISE a utilizzare la loro telecamera durante la prima settimana di ottobre 2025 per raccogliere nuovi dati su 3I/ATLAS. La risposta è stata positiva. Sarebbe difficile osservare 3I/ATLAS dalla Terra nello stesso periodo, a causa della sua vicinanza nel cielo alla direzione del Sole. Più dati raccoglieremo su 3I/ATLAS, più ci avvicineremo alla sua natura.

Avi Loeb


Data articolo: Mon, 18 Aug 2025 14:52:21 +0000
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Torna d’attualità Kecksburg, la Roswell della Pennsylvania: nuove scoperte sull’Ufo del 1965
Un testimone oculare del presunto atterraggio di fortuna di un UFO in una cittadina della Pennsylvania, avvenuto quasi 60 anni fa, sostiene ora che gli investigatori hanno fatto nuove, sorprendenti scoperte sull’incidente. Il 9 dicembre 1965, persone in sette stati degli Stati Uniti e in Canada riferirono di aver visto un gigantesco oggetto infuocato illuminare […]

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Un testimone oculare del presunto atterraggio di fortuna di un UFO in una cittadina della Pennsylvania, avvenuto quasi 60 anni fa, sostiene ora che gli investigatori hanno fatto nuove, sorprendenti scoperte sull’incidente. Il 9 dicembre 1965, persone in sette stati degli Stati Uniti e in Canada riferirono di aver visto un gigantesco oggetto infuocato illuminare il cielo notturno. Ronnie Strubel, 82 anni, all’epoca viveva a Greensburg, in Pennsylvania, e lo descrisse come una “palla di fuoco con una coda di gallo rossa dietro”. Contrariamente a resoconti più recenti, in cui i testimoni affermano che gli UFO avvistati erano innaturalmente veloci, Strubel ha dichiarato al Daily Mail che l’oggetto che aveva visto si muoveva alla velocità di un aereo di linea. Poi, ha  aggiunto, è precipitato in una zona boscosa nella città di Kecksburg, nella contea di Westmoreland: “Ci sono voluti solo 15 o 20 minuti per arrivare sul posto, i militari erano già lì”. Ma nei decenni successivi questo strano evento, probabilmente visto da migliaia di persone, è stato in gran parte cancellato dalla memoria collettiva.  

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Questo fino a quando History Channel non ha trasmesso, di recente, un documentario in cui un team di esperti ha utilizzato la tecnologia moderna per scoprire cosa potrebbe essere accaduto tanti anni fa a Kecksburg. L’episodio, della durata di 42 minuti, intitolato “Pennsylvania’s Roswell”, faceva parte del reality show Beyond Skinwalker Ranch, un programma che si concentra su luoghi in tutto il Paese dove si sono verificate presunte attività paranormali. Strubel e un altro abitante del posto, Bill Weaver, sono apparsi nell’episodio. Durante una ripresa vicino al luogo dell’incidente, Strubel ha raccontato la stessa storia, ma Weaver ha aggiunto più dettagli sulla risposta del Governo. “La polizia e l’esercito erano ovunque. E c’erano uomini in abiti scuri. Sembravano essere loro a comandare” ha detto Weaver. Mentre eravamo lì a guardare che cosa stava succedendo, la Polizia Statale e l’ Esercito si sono avvicinati e ci hanno detto: ‘Se non vi muovete, vi confischiamo la macchina’. Allora ho pensato che fosse meglio muovermi”. I conduttori Andy Bustamante, ex agente della CIA, e Paul Beban, giornalista pluripremiato, hanno svelato gran parte della leggenda che circonda l’avvistamento e l’incidente UFO. Tra queste, la persistente affermazione dei residenti di lunga data secondo cui l’oggetto visto aveva la forma di una ghianda. Un modello a forma di ghianda del presunto UFO è esposto all’esterno della caserma dei Vigili del Fuoco volontari di Kecksburg dal 1990, quando fu creato come oggetto di scena per il programma della NBC “Unsolved Mysteries”. Hanno anche discusso molte delle spiegazioni avanzate dal Governo Federale nei giorni, nei mesi e negli anni successivi all’incidente. kecksburg-ufo-newspaper-storyI primi resoconti citavano astronomi che sostenevano che si trattasse semplicemente di un meteorite. Ma questa affermazione non aveva molta credibilità a causa della presenza militare senza precedenti documentata da testimoni e media locali. La NASA sostiene ancora che si trattasse probabilmente di un meteorite, ma ammette anche l’ipotesi che potesse essere un satellite sovietico. Beban ha affermato che la cosa più strana del caso è stata che all’epoca ricevette molta attenzione mediatica prima di “scomparire dalla vista” sotto “un manto di segretezza”. Bustamante e Beban si sono rivolti all’esperienza del tecnologo Pete Kelsey nella speranza che potesse scoprire il luogo esatto dell’impatto dell’UFO. Kelsey ha utilizzato le immagini LiDAR (Light Detection and Ranging) di un drone e di uno scanner a impatto per ottenere una mappa topografica del terreno, che avrebbe rivelato possibili punti di impatto. In seguito, il team si è riunito per esaminare i risultati della scansione e ha scoperto quello che Kelsey ha definito un’area di “terra artificiale”. “È a livello con questo pendio altrimenti molto ripido. Linee rette, angoli retti. Questo genere di cose non si verificano in natura”, ha detto. Sono poi tornati in quel punto esatto con analizzatori di spettro portatili per misurare le onde radio. Il presunto luogo dell’incidente aveva una firma radio molto diversa da quella di un punto a soli 6 metri di distanza, che aveva una frequenza piatta. “Questo non ha alcun senso. Come può esserci un segnale radio in un punto che non esiste a pochi metri di distanza? Non è così che funziona l’energia radio”, ha detto Bustamante. “Stiamo ricevendo sempre più prove che suggeriscono che sia successo davvero qualcosa di strano in questo punto, in questo burrone, a Kecksburg”, ha aggiunto. “Potremmo aver effettivamente trovato il vero luogo dell’incidente”.


Data articolo: Thu, 14 Aug 2025 16:35:47 +0000
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L’anatra del professor Avi Loeb e la sua interpretazione (aliena) dell’oggetto 3I/Atlas
“Se sembra un’anatra, se nuota come un’anatra e se starnazza come un’anatra, allora probabilmente è un’anatra”.  Usando questa metafora “anatrosa”, o se preferite “paperosa”, il professor Avi Loeb, fisico teorico che lavora su astrofisica e cosmologia ad Harvard (dunque non pizza e fichi…), è entrato a gamba tesa sulla questione della recente scoperta dell’oggetto denominato […]

Avi_Loeb_in_2023_02“Se sembra un’anatra, se nuota come un’anatra e se starnazza come un’anatra, allora probabilmente è un’anatra”.  Usando questa metafora “anatrosa”, o se preferite “paperosa”, il professor Avi Loeb, fisico teorico che lavora su astrofisica e cosmologia ad Harvard (dunque non pizza e fichi…), è entrato a gamba tesa sulla questione della recente scoperta dell’oggetto denominato 3I/ATLAS. Secondo colui che sostiene che già il famoso Oumuamua di qualche anno fa era fortemente indiziato di essere un visitatore alieno, considerare sicuramente il nuovo “ospite” come un asteroide o una cometa – tesi elaborata con la consueta protervia dalla stragrande maggioranza degli scienziati – è riduttivo e autolimitante. Piuttosto vale la pena di ragionare sulle sue caratteristiche e se, come prendiamo atto dell’anatra di fronte a noi… che fa l’anatra, quello che è stato osservato, e che sarà ancora di più seguito da qui in poi, può rientrare in una categoria diversa, bisogna avere il coraggio e l’apertura mentale di accettare la variante. Ovviamente il mainstream scientifico ha già preso a pallate, sbertucciandolo, il buon Loeb. Quindi ecco un buon motivo in più per pubblicare la sua tesi, così come l’ha messa sul suo sito “avi-loeb.medium.com”.

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La scoperta di oggetti interstellari nell’ultimo decennio solleva un interrogativo importante che potrebbe plasmare il futuro dell’umanità: come distinguere le astronavi extraterrestri dagli asteroidi interstellari? Entrambi i tipi di oggetti riflettono la luce solare. Tuttavia, nessun telescopio sulla Terra può risolvere un oggetto di cento metri – le dimensioni del nostro razzo più grande, Starship – da una distanza di circa un miliardo di chilometri, la distanza alla quale è stato scoperto 3I/ATLAS il 1° luglio 2025. Purtroppo, non possiamo fare affidamento sugli osservatori del cielo per essere allertati della possibilità che un veicolo spaziale sia appena entrato nel sistema solare. Anche dopo che il primo oggetto interstellare segnalato, 1I/`Oumuamua, mostrò le anomalie di una forma piatta e di un’accelerazione non gravitazionale, senza una coda cometaria che lo distinguevano da qualsiasi asteroide o cometa conosciuto, fu comunque etichettato come “cometa oscura “, ovvero una cometa priva della firma unica che la contraddistinguerebbe come tale: un pennacchio visibile di gas e polvere. Data questa definizione, qualsiasi oggetto lanciato nello spazio dagli esseri umani, spinto dal carburante per razzi o dalla pressione della radiazione solare, è una cometa oscura. Il massimo che possiamo sperare sono astronomi coraggiosi che ammettano le anomalie mostrate dai valori anomali, vale a dire caratteristiche che potrebbero corrispondere meglio alla descrizione di un oggetto prodotto tecnologicamente piuttosto che di una roccia naturale. Di recente ho elencato le anomalie del nuovo oggetto interstellare 3I/ATLAS. Questo oggetto è insolitamente luminoso, il che implica un diametro di circa 20 chilometri per la riflettanza tipica degli asteroidi. Il diametro e la frequenza di rilevamento impliciti sono insostenibili in base al bilancio di massa degli asteroidi interstellari, come ho dimostrato in un nuovo articolo , appena pubblicato su Research Notes dell’American Astronomical Society. Se 3I/ATLAS risultasse essere una cometa, il suo nucleo dovrebbe essere di un ordine di grandezza più piccolo. Ma se non possiede un grande pennacchio cometario di polvere o gas, qual è la natura di questo oggetto ? Senza porsi questa domanda, l’umanità rimarrà all’ “età della pietra” per quanto riguarda gli oggetti interstellari. Anche se 3I/ATLAS si rivelerà una vera e propria cometa, come 2I/Borisov, man mano che si avvicinerà al Sole e si riscalderà, dovremmo sempre porci questa domanda riguardo ai futuri oggetti interstellari. Una cometa interstellare è facile da identificare dalla coda. Ma quali sono i marcatori che distinguono un oggetto interstellare tecnologico, come un veicolo spaziale, da un asteroide? Eccone alcuni:

1. Propulsione: un motore centrale o la pressione della radiazione solare (come ho suggerito in un articolo con Shmuel Bialy per 1I/’Oumuamua) farebbero sì che un oggetto tecnologico deviasse da un’orbita iperbolica kepleriana, dettata unicamente dalla gravità.

2. Traiettoria: il percorso dell’oggetto potrebbe colpire selettivamente i pianeti interni del Sistema Solare. Ad esempio, il piano orbitale di 3I/ATLAS si trovava entro 5 gradi dal piano eclittico dell’orbita terrestre attorno al Sole. La probabilità che questi momenti angolari orbitali siano allineati così bene è di circa 0,001, come ho accennato nel mio recente saggio sulle anomalie .

3. Luci artificiali: la riflessione della luce solare può essere distinta dalla luce artificiale per il suo spettro e per il suo declino più rapido con l’aumentare della distanza dal Sole, come ho discusso in un articolo con Ed Turner.

4. Forma: una forma progettata artificialmente può essere dedotta dalla curva di luce della luce solare riflessa durante la rotazione dell’oggetto. È così che, in un articolo di Sergei Mashchenko, 1I/’Oumuamua è stata dedotta la sua forma discoidale.

5. Immagine da un sorvolo: i dettagli risolti della superficie dell’oggetto potrebbero distinguere immediatamente un oggetto tecnologico da una roccia. Un’immagine di questo tipo può essere acquisita da una telecamera durante una missione di intercettazione dedicata o nel caso in cui l’oggetto passi molto vicino alla Terra. L’atterraggio su un oggetto tecnologico tramite una missione di rendez-vous come OSIRIS-REx offrirebbe il vantaggio di un’ispezione diretta, incluso il privilegio di premere i pulsanti presenti su di esso.

6. Composizione della superficie: la spettroscopia a distanza della superficie potrebbe mostrare tracce di bombardamento da parte di raggi cosmici, particelle di polvere interstellare e protoni interstellari. Il tasso di deposizione di energia varia con il cubo della velocità e con la durata del viaggio. Gli oggetti più veloci o più vecchi dovrebbero essere maggiormente segnati dai danni interstellari.

7. Segnali: un dispositivo tecnologico funzionante potrebbe trasmettere segnali elettromagnetici che i telescopi terrestri potrebbero ricercare in un’ampia gamma di frequenze, dalle radio ai raggi gamma.

8. Lancio di mini-sonde da una nave madre: un modo efficiente per seminare pianeti abitabili con le sonde è quello di passare vicino a loro e rilasciare piccoli dispositivi al momento e nel luogo giusti con la velocità appropriata, in modo che intercettino i pianeti mentre la nave madre continua il suo viaggio verso la stella successiva.

Ironicamente, 3I/ATLAS è stato scoperto dal piccolo telescopio ATLAS , con un’apertura di mezzo metro, nello stesso mese in cui l’apertura di 8,36 metri dell’Osservatorio Rubin ha iniziato la ricerca di oggetti interstellari da quasi la stessa posizione in Cile. Nel prossimo decennio, si prevede che l’Osservatorio Rubin troverà decine di nuovi oggetti interstellari. La mia tesi è semplice. Dovremmo studiare i dati di Rubin con una mentalità aperta alla possibilità che possano scoprire oggetti tecnologici provenienti da civiltà extraterrestri. Se insistiamo sul fatto che tutti gli oggetti interstellari sono asteroidi e comete, con i casi anomali catalogati come comete oscure, allora la risposta alla domanda “Siamo soli?” sarebbe “Sì, per scelta”. Alcune delle persone più sole al mondo sono quelle che hanno smesso di cercare un partner. Il loro stato è una profezia che si auto-avvera. Per trovare i nostri partner cosmici, dobbiamo permettere loro di esistere nella nostra mente mentre analizziamo i dati di Rubin. Di sicuro, nel 1950, quando Enrico Fermi chiese: “Dove sono tutti? ” , degli oggetti interstellari passavano nel cielo. Come fisico sperimentale, la sua svista fu quella di non costruire un grande telescopio per cercarli.

Avi Loeb


Data articolo: Sat, 09 Aug 2025 17:14:29 +0000
ufo
Dibattiti bUFI – 83 / JD Vance confessa l’ossessione per gli Ufo: ma c’è da credergli?
Dunque, nel bel mezzo dell’estate, con le ferie in arrivo, scopriamo che uno degli inquilini della Casa Bianca è “ossessionato dagli Ufo”. Parole e musica di JD Vance, il vice di Donald Trump. Ha confessato il suo particolare feeling verso gli Ovni (o Uap, come sono chiamati negli Usa), nel podcast Ruthless: “Non sono ancora arrivato […]

66983a2635a11Dunque, nel bel mezzo dell’estate, con le ferie in arrivo, scopriamo che uno degli inquilini della Casa Bianca è “ossessionato dagli Ufo”. Parole e musica di JD Vance, il vice di Donald Trump. Ha confessato il suo particolare feeling verso gli Ovni (o Uap, come sono chiamati negli Usa), nel podcast Ruthless: “Non sono ancora arrivato in fondo alla questione, ma sono passati solo sei mesi, siamo stati molto impegnati. La pausa di agosto mi aiuterà in parte a cercare di andare a fondo di tutta la questione Ufo”. Intanto sono fioccati i commenti, di ogni segno e colore, con le immancabili prese per i fondelli. Ve ne seleziono, linkandoli, tre. Ecco il primo: è Dagospia. Segue l’Agi, quindi ecco OpenOnline. Ma c’è anche un intervento, decisamente ottimista, del Cun (Centro Ufologico Nazionale): lo trovate qui. Lascio a voi i commenti, il mio è piuttosto prudente, a differenza di quanto pensano gli amici del Cun: non vorrei che fosse la solita e già vista manfrina del dico e non dico, più non dico che dico. Vediamo, comunque. Intanto a voi la parola.


Data articolo: Mon, 04 Aug 2025 17:05:16 +0000
Vague Belge
Gli Alieni spioni e manipolatori della razza umana: ecco la tesi dell’ingegner Banduric
Gli Alieni? Sarebbero dei solenni spioni e anzi perfino di più, ovvero dei manipolatori della razza umana – che non sarebbe così solo il risultato di una loro retro-ingegneria – grazie a un network (invisibile) di sorveglianza composto da miliardi di minuscoli dispositivi. Colui che si è preso la briga della simpatica dichiarazione è Richard […]

050a1441f0dd7597bb2795a3b9ca5ac2Gli Alieni? Sarebbero dei solenni spioni e anzi perfino di più, ovvero dei manipolatori della razza umana – che non sarebbe così solo il risultato di una loro retro-ingegneria – grazie a un network (invisibile) di sorveglianza composto da miliardi di minuscoli dispositivi. Colui che si è preso la briga della simpatica dichiarazione è Richard Banduric, ingegnere propulsivo con un pedigrée di altissimo profilo (ha lavorato per Nasa e Lockheed Martin, mentre oggi è il Ceo di Field Propulsion Technologies) ma soprattutto con le entrature giuste per spingersi tanto in là nelle affermazioni. Banduric dichiara infatti di aver lavorato a progetti classificati e ultra-segreti per conto del Dipartimento della Difesa e per l’Air Force degli Usa. Lo scorso dicembre aveva lanciato un podcast (Ecosystemic Futures) ma quel suo intervento è tornato in auge in questi giorni in quanto rilanciato da molti social media. Insomma, pure lui si è aggiunto alla lista delle “gole profonde” in tema di Ufo, con la richiesta che si faccia finalmente luce sul fenomeno. La sua uscita è stata proposta dal Daily Mail sul suo sito e in Italia anche dal Fatto Quotidiano. A detta del nostro ingegnere questa innumerevole schiera di oggetti non sarebbero detriti di Ovni caduti sulla Terra, ma il cuore pulsante di un progetto di monitoraggio ben preciso e fondato su sensori occulti. “Il tipo di cose che ho esaminato erano piccole come una scheggia di metallo che si riconfigurava a seconda di dove si trovava. Si occultava e cercava di mimetizzarsi con l’ambienteâ€, ha sottolineato. Lo suo scopo di tutto il sistema non sarebbe affatto tranquillizzante: “Questi dispositivi hanno ogni sorta di funzioni. Ciò  implica davvero che forse questo gruppo (traduzione: gli Alieni) sta effettivamente manipolando la nostra specieâ€. A sua detta pare anche difficile, se non impossibile, smantellare la rete, anche se il governo degli Usa e organizzazioni non governative stanno cercando di capire come funziona questa tecnologia per arrivare a una situazione di “reverse engineering”. Non ce la stanno facendo perché saremmo di fronte a materiali molto “intelligenti”. “Li guardavi e mentre cercavi di studiarli e di comprenderli, ecco che loro si trasformavano in polvere nel giro di pochi minuti”. L’autodistruzione deliberata, insomma, per non finire nelle mani degli umani. Banduric ha anche parlato di enormi astronavi a forma triangolare, ben note agli Usa e al centro di vari avvistamenti. Ma al momento opportuno ecco che troverebbero il modo di occultarsi. “Questi triangoli prendevano ciò che stava dietro di loro e lo proiettavano effettivamente di fronte a loro, il che potrebbe equivalere a piegare i raggi di luce, rendendoli di fatto invisibil. No, non è roba nostra”. Diciamo che se è tutto vero, collimano varie tessere del mosaico: prima di tutto l’idea del defunto Stephen Hawking secondo il quale è bene stare alla larga dagli Alieni e augurarsi di non avere mai a che fare con loro; quindi il concetto di materiali solo in apparenza amorfa, in realtà dotati di una vitalità, cosa sostenuta da Luis Elizondo quando ha parlato dei reperti che sarebbero stati ritrovati. Infine gli Ufo triangolari, un classico dell’ufologia fin dai giorni della Vague Belge (tra il 1989 e il 1990) e dell’avvistamento collettivo di Phoenix nel 1997. Totale: c’è poco da stare allegri…


Data articolo: Thu, 31 Jul 2025 10:57:33 +0000

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