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Questo articolo è uscito oggi, lunedì 10 novembre, su Login, il contenitore scientifico e tecnologico di Corriere.it: riguarda l’ormai famoso e misterioso oggetto interstellare 3I/Atlas, apparso lo scorso luglio e capace di seminare incertezza tra gli scienziati. Lo propongo anche qui, nel blog, perché, come ben sapete, c’è di mezzo una presunta valenza “aliena”, sostenuta da alcuni personaggi di spicco, primo fra tutti Avi Loeb. E come vedrete, ci sono anche novità sul famoso segnale “Wow!” del lontano 1977.
Lungi dall’essere vicino alla soluzione, il mistero dell’oggetto interstellare 3I/Atlas continua a riservare novità . L’ultima è che In alcune nuove immagini, scattate l’8 novembre, si vedono strane e insolite code multiple, delle quali almeno una è rivolta verso il Sole (una anti-coda, insomma). A cascata, è così ripreso il dibattito, con due schieramenti ben definiti e di parere opposto. Se da un lato, infatti, il professor Avi Loeb, astrofisico di Harvard, continua a ribadire che queste strutture potrebbero derivare dai getti di motori a razzo di un’astronave, dall’altro vari esponenti della comunità scientifica ribattono che siamo di fronte al risultato della sublimazione del ghiaccio superficiale dopo il recente passaggio al perielio rispetto al Sole. Tutto, insomma, sarebbe dovuto al calore solare. Le immagini sono state ottenute da astrofili esperti e presentano una chioma di 5 minuti d’arco e 4-5 code, con una struttura molto più complessa rispetto alle comete normali. La presunta cometa “forestiera†era osservabile da poco sopra l’orizzonte, sotto la luce lunare, con varie direzioni e lunghezze delle code descritte attraverso i parametri di angolo di posizione. Secondo la maggior parte degli esperti, 3I/Atlas – la denominazione ricorda che è il terzo corpo anomalo dopo 1I/Oumuamua e 2I/Borisov – è una cometa molto antica proveniente dal di fuori del nostro Sistema Solare; il suo guscio ghiacciato potrebbe essere stato alterato dal riscaldamento effettuato dal Sole dopo miliardi di anni di viaggio nella Via Lattea, la nostra galassia. Quindi di alieno ci sarebbe solo la sua provenienza. Avi Loeb, invece, sostiene – assecondato da colleghi come Micho Kaku, docente di fisica teorica al City College di New York dopo aver insegnato pure a Princeton – che non è ancora possibile escludere un’origine artificiale: le code potrebbero infatti corrispondere ai getti di propulsori direzionabili utilizzati per la spinta e la navigazione spaziale, come quelli installati sugli Shuttle o sul Falcon 9. E questo lo ha scritto nero su bianco in un articolo pubblicato su Medium. Le osservazioni future saranno importanti per chiarire la natura dell’oggetto e per approfondire l’origine delle sue peculiarità . Ma è comunque interessante come Loeb sia deciso e convinto nel reiterare la sua tesi, argomentandola con fervore: non essendo una figura di secondo piano nel mondo della scienza, se prendesse un granchio ci andrebbe di mezzo la sua reputazione.Â
Peraltro nei giorni scorsi sulla vicenda si è innestato un altro scenario, grazie a un intervento dello scrittore spagnolo Juan José BenÃtez López. In una lunga intervista, reperibile su Youtube, ha raccontato di aver ricevuto una telefonata da un vecchio amico, un astrofisico che lavora in Cile per conto dell’Osservatorio Europeo Australe. L’amico era stanco e spaventato – per inciso il titolo dell’intervista è decisamente inquietante: “Ciò che sta arrivando nessuno potrà fermarlo†– e gli ha presentato varie situazioni. Una di queste si riconduce al segnale “Wowâ€, rilevato il 15 agosto 1977. Di che cosa si tratta? Di un forte segnale radio a banda stretta intercettato dal radiotelescopio della Ohio State University, denominato “Big Earâ€. La sorpresa fu forte e il nomignolo assegnatogli (“Wow†appunto) lo prova. Si ipotizzò che fosse di natura extraterrestre, tesi contrastata dalla maggior parte degli scienziati. Esiste tra l’altro una recente spiegazione naturale, secondo la quale “Wow!†sarebbe stato causato da un improvviso brillamento sulla frequenza dell’idrogeno emesso da una nube interstellare, e innescato da una forte sorgente radio transitoria, come un brillamento proveniente da una stella di neutroni altamente magnetizzata (alias magnetar). Il fenomeno durò comunque 72 secondi e non si sarebbe più ripetuto, classificato pertanto come “evento senza spiegazioneâ€. Ebbene, l’amico ha svelato a Benitez che tutto ciò non è vero: ci sarebbero state altre repliche di “Wow!â€, a partire dal 1991 (il rilevamento sarebbe stato fatto dal radiotelescopio di Arecibo, a Portorico) per proseguire – essendoci addirittura più captatori – con il 2003 (sentito da tre recettori differenti), il 2015, il 2019, il 2023 (è accaduto 5 volte), e il 2025, quando gli episodi sarebbero già sette. Dettagli non trascurabili: questi eventi non sono stati mai divulgati per precisa scelta; il segnale è durato sempre 72 secondi e ha ripetuto lo schema del 1977, ma ogni episodio successivo a un altro è stato più potente e l’intervallo tra ciascun caso si è ridotto progressivamente. Ora, da dove proviene l’oggetto interstellare 3I/Atlas? Dalla medesima regione del cielo da cui giunse “Wow!†quasi 50 anni fa (limitiamoci a quel fatto, visto che nessuno discute che sia avvenuto). Ed è proprio quello che ha evidenziato Avi Loeb, aggiunto che questa è una delle nove anomalie riscontrate sul misterioso visitatore.
Nota. Il credit della foto di 3I/Atlas è: M.Jager, G.Rhemann, E.Prosperi
Clicca qui per vedere il video incorporato.
Siete curiosi di sapere com’è andato l’annuale simposio della Sol Foundation, quest’anno ospitato al Grand Hotel Dino di Baveno (sul Lago Maggiore) e per la prima volta in Italia? Vi propongo allora, nel solco di un Cinegiornale bUFO, questo reportage video dell’amica e collega Sabrina Pieragostini – che cura il blog Extremamente e che, ricordo, è stata giornalista e anchor woman di Mediaset -, un servizio che è stato proposto pure su Spazio Tesla di Alberto Negri: vedrete anche comparire il mio faccione, essendo stato uno degli intervistati da parte di Sabrina. La condivisione degli eventi e la creazione di un network tra le varie componenti dell’ufologia sono infatti visti come un passaggio importante per il futuro della materia a noi cara. Quindi buona visione – abbiate solo un attimo di pazienza per il breve spot pubblicitario iniziale che potrete poi saltare a pie’ pari – e avanti con le vostre impressioni, da tradurre in commenti.
Clicca qui per vedere il video incorporato.
Confesso di essere un fan dei film di Yorgos Lanthimos, regista greco che coniuga temi estremi, e a volte in apparenza assurdi e stravaganti, ma in realtà forieri di profonde riflessioni. Così sono andato a vedere la sua ultima produzione, Bugonia, e sono uscito dal cinema assolutamente entusiasta e appagato.  È un remake del film sudcoreano del 2003 Jigureul jikyeora! di Jang Joon-hwan e nel percorso di Lanthimos ci sono di mezzo gli Alieni. Anzi, colei che si scoprirà essere un’Aliena Andromediana (la parte della bravissima Emma Stone) che nel sorprendente finale ci spiega quello a cui potremmo andare incontro, come razza, se continuassimo nei nostri errori e nella nostra protervia e se incontrassimo chi è in grado di farci scontare certe pecche, giudicandoci irrecuperabili. Vi lascio a questa recensione/critica del sito Lascimmiapensa (ecco il link), mentre qui aggiungo quello che ha scritto Jacopo Gramegna su CineFacts: “Pur abbandonando la complessità concettuale e metaforica di alcuni dei suoi lavori più riusciti, Yorgos Lanthimos riesce comunque a confezionare un’opera pienamente in linea con le sue intenzioni: con Bugonia ci consegna un ottimo prodotto di intrattenimento, capace di recapitare un messaggio con efficacia, lasciando comunque margini di riflessione allo spettatore”. Consiglio: andatelo a vedere.
Si è dunque svolto a Baveno l’attesissimo simposio annuale della Sol Foundation, un “think tank†composto da esperti del mondo accademico e militare fondato alla Stanford University con l’obiettivo di indagare scientificamente il fenomeno degli oggetti volanti non identificati. E’ stato un evento in formato, direi, “extra large”: due giorni e mezzo, da sabato 25 a lunedì 27 ottobre, per parlare di un po’ tutti gli aspetti che possono rientrare nel tema Ufo/Uap. Per dirla tutta, forse il piatto era fin troppo ricco di “pietanze”, ma comprendo l’intento di dare un quadro complessivo sentendo varie voci, comprese quelle che sull’argomento hanno delle perplessità . Ad ogni modo la scelta dell’Italia per l’edizione 2025 è stato un fatto significativo per il nostro mondo ufologico, detto che la famosa vicenda dell’Ufo di Magenta/Vergiate del 1933  ha fatto una pubblicità planetaria al nostro Paese, al centro di un caso ben prima di quello di Roswell. Causa altri impegni, ho fatto un fugace tocca e fuga sabato pomeriggio, ma sono riuscito a sentire buona parte dell’intervento di Jacques Vallée. Chi è? Be’, è un ufologo-astronomo di origini francesi che ha un curriculum imponente alle spalle e che – ecco uno degli aspetti della sua popolarità – è stato consulente di Steven Spielberg nella realizzazione del celebre film “Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo”. Vallée però è anche colui che da un po’ ha una visione critica del fenomeno Ufo: a suo giudizio l’ipotesi extraterrestre vacilla ed è preferibile pensare che gli oggetti volanti non identificati provengano da una dimensione parallela alla nostra (parla di “ipotesi parafisica”). Però a Baveno ha voluto parlare di un caso da lui investigato nel 1966, segnalato come uno degli avvistamenti più significativi e intriganti del Progetto Blue Book (il famoso dossier che, peraltro, si vuole sia stato solo uno specchietto per allodole, allo scopo prima di tutto di depistare): ci riferiamo al caso di Haynesville. Eccolo ricostruito.  Clicca qui per vedere il video incorporato.
Eh già , non c’è solo l’Area 51 tra i luoghi del mistero e delle coperture militari e governative. A 18 miglia dall’ormai famosa base finalmente “sdoganata” dopo decenni di smentite c’è ad esempio la cosiddetta Area 2, altresì nota come Nevada National Security Site. E anche in questo caso è spuntata una “gola profonda” che ha spifferato parte dei suoi misteri, avendo lavorato là dentro. Parliamo di tale Yoshua Shelton, che dall’aprile 2002 all’aprile 2008 fu in forza al 99° Security Support Squadron della Nellis Air Force Base. Se personaggi come Bob Lazar ci hanno raccontato che l’esperienza vissuta dentro l’Area 51 gli ha permesso di vedere velivoli di tecnologia non umana conservati e studiati, nel caso di Shelton si va persino oltre: lui ha avuto incontri anche con entità fisiche, tendenzialmente umanoidi. In un’intervista l’ha spiegato molto bene: “Nel 2006 durante un’esercitazione nella quale si simulava un attacco alla base e la cattura degli intrusi, una pattuglia di sorveglianza identificò grazie a immagini termiche due figure umanoidi che avevano superato la cintura di ben tre file di recinzioni perimetrali. L’allarme scattò immediatamente, al livello più alto e con l’autorizzazione all’intervento di forze autorizzate ad azioni letali, se necessarie. Ma quando la pattuglia di otto soldati arrivò a circa 15 metri, quegli esseri di colpo svanirono. Ma sul terreno rimasero segni di graffi e residui di una sorta di “firma” termica”. Non è l’unico incidente riportato da questo “whistleblower” che ha deciso di vuotare il sacco. Ancora più inquietante – così ha riferito – è stato un incidente avvenuto nel “Back World bunker”, un magazzino iper-protetto e controllato in modo maniacale nel quale sono custoditi armamenti particolari e quelli nucleari. Ebbene, nel corso di una supervisione esterna per verificare l’integrità del complesso, qualcuno dall’interno colpì la porta d’accesso, pesante due tonnellate, con una violenza tale che il rumore fu udito anche da chi stava a 15 di distanza. “Qualcuno era là dentro – commenta Shelton – ma dal momento che non c’erano evidenze di intrusione nessuno ritenne il caso di effettuare un controllo. Incredibile”. Sì, incredibile.
Torno ancora su 3I/Atlas, il corpo entrato nel nostro sistema solare apparentemente da uno spazio “extra” e transitato il 3 ottobre nei pressi (si fa per dire) di Marte. Continua a tenere banco la discussione sulla sua natura, dividendo la comunità scientifica: da un lato c’è Avi Loeb, l’astrofisico di Harvard che non molla il colpo e continua a ritenere l’oggetto una possibile astronave aliena (tra l’altro, a suo dire, potenzialmente minacciosa per noi umani) e dall’altro tanti colleghi – anzi la stragrande maggioranza – che parla di una cometa. Magari con caratteristiche strane e inedite, ma pur sempre una cometa. In questo bailamme di giudizi e di sentenze (anche sparate a vanvera, a dire il vero), ci sono state poi occasioni mancate – ad esempio, il “fly by” marziano è stato condizionato, sul fronte della possibilità di indagare meglio sulla natura di 3I/Atlas, dallo “shutdown” in corso negli Stati Uniti e che ha coinvolto pure la Nasa – ma anche riflessioni a mio avviso molto interessanti e ben argomentate. Una delle migliori l’ha fornita a mio avviso Gianluca Riccio sul sito Futuroprossimo.it. In rapida sintesi: partendo dalla scoperta di acqua sulla presunta cometa – e in teoria non dovrebbe esserci – analizza altre anomalie trae una conclusione chiara: anziché accapigliarci dovremmo trarre lezioni che giungono da altri mondi e avere l’umiltà , magari, di aggiornare le nostre conoscenze. Carina anche la chiosa: “Sono riuscito a parlare di un oggetto interstellare senza parlare di Avi Loeb e degli alieni! Mi do da solo una pacca sulla spalla”. Be’, però qui gli Alieni eccepiscono. Ecco comunque il link del suo articolo: cliccate qui.
Dal 24 al 27 ottobre Baveno, sul Lago Maggiore, ospiterà un simposio internazionale sui fenomeni anomali non identificati. Organizza la Sol Foundation, un “think tank†composto da esperti del mondo accademico e militare, fondato presso la Stanford University. Il suo obiettivo: indagare scientificamente il fenomeno degli oggetti volanti non identificati – qualcosa di sempre più ricorrente – e preparare l’umanità ad affrontare e a gestire certe situazioni. Tra i relatori ci sarà il professor Garry Nolan, uno dei fondatori della Sol Foundation ma prima di tutto eminenza della Scuola di Medicina della Stanford University. Parliamo di un ricercatore che ha pubblicato qualcosa come 300 articoli e che è titolare di 40 brevetti statunitensi. La particolarità è che un medico e uno scienziato che è appassionato di Ufo. Sui quali ha delle idee decisamente particolari. In vista del convegno di Baveno l’ha intervistato Robert Fleischer, giornalista, scrittore, video-maker.
Professore, perché uno scienziato si occupa di oggetti volanti non identificati?
“Sono sempre stato interessato a quelli che definirei i dati fuori dalla curva. Sono sempre stati i dati inaspettati e inspiegabili, nella mia ricerca quotidiana e nella ricerca sul cancro, mia principale occupazione, ad aver portato a importanti scoperte. Quanto agli Ufo, abbiamo fenomeni inspiegabili che ci accompagnano da almeno 80 anni, ma sappiamo che ci sono tanti casi che vanno indietro nel tempo, fino a migliaia di anni fa. La mia convinzione personale deriva però dall’esperienza personale. Quando ero ragazzino, ho visto un oggetto che mi è passato letteralmente sopra la testa la mattina presto. Ero un fattorino che consegnava giornali a Windsor, nel Connecticut, quell’episodio fu inequivocabile. Anni prima avevo già avuto interazioni particolari, ma ero troppo giovane per farmi un’idea di che cosa avessi visto. Quel fatto, abbinato ad esperienze di altre persone, mi portò a realizzare che molta gente aveva visto certe cose e le aveva contestualizzate: mi sono reso conto che aneddoti personali ed esperienze personali sono la stessa cosaâ€.
Lei era già professore associato alla Stanford University: non temeva il giudizio dei colleghi, dato che certi argomenti suonano un po’ strani nell’opinione pubblica?
“Potevo parlarne con loro: magari a volte facevano una battuta o ridevano. E’ stato in quel momento che ho capito che, se voglio davvero fare qualcosa per cambiare l’opinione delle persone, devo prima sottolineare e ricordare ai miei colleghi scienziati che porre una domanda non è sbagliato. Impedire alle persone di porsi la domanda è sbagliato. E quando si ha qualcosa di così importante come il fatto che l’umanità potrebbe non essere sola in questo grande universo che abbiamo, si ottengono due risultati. Il primo è che c’è un futuro per l’intelligenza, che non precipiteremo in un precipizio apocalittico in un momento futuro, ma anche che potremmo avere qualcuno da cui imparare qualcosa. E sapere che non siamo gli unici, quel senso di solitudine che potremmo provare potrebbe cambiareâ€.
C’è un secondo punto che desidera trattare.
“Sì. Sono anche una persona pratica, le oltre 40 aziende che ho fondato sono nate dall’osservazione della scienza e dei dati e dalla consapevolezza di come l’investimento pubblico in denaro dei contribuenti possa essere restituito attraverso la comprensione scientifica. Sembra che ci troviamo di fronte a tecnologie di migliaia, se non milioni di anni più avanti delle nostre. Se potessimo ricavare anche solo un briciolo di comprensione da queste tecnologie apparenti, non si potrebbe forse far progredire e aiutare l’umanità ? La nostra civiltà si basa su granelli di silicio. Questa comprensione alimenta tutta l’intelligenza artificiale, che francamente sta per diventare un’intelligenza non umana proprio davanti ai nostri occhi. Quindi, se c’è un’opportunità per aiutarci a uscire dai vicoli ciechi nei quali ci stiamo cacciando, penso che dovremmo essere estremamente aperti ad accoglierla. Per me una delle più grandi opportunità e una delle più grandi sfide insoddisfatte è sapere se siamo soli nell’universoâ€.
Sul tema degli Ufo lei lavora anche per il governo degli Stati Uniti. Può raccontarci qualcosa?
“Sono stato contattato intorno al 2012 da rappresentanti della CIA e di un’azienda aeronautica: volevano che li aiutassi a comprendere i danni subiti da individui appartenenti al corpo militare e diplomatico. Mi hanno contattato non perché avessi una particolare esperienza con gli Ufo, ma perché il mio laboratorio utilizzava i migliori strumenti al mondo per le analisi del sangue. E stavano eseguendo esami medici completi su questi individui per cercare di capire cosa fosse successo loro e quali fossero le problematiche comune. Mi hanno mostrato i dati, senza obbligarmi a trarre conclusioni: “Che cosa ne pensi?”
E lei, appunto, che cosa pensò?
“La maggior parte di quei pazienti, circa 100, presentavano quella che oggi conosciamo come “Sindrome dell’Avanaâ€. All’epoca ho dunque visto le prime vittime di una patologia che ora è considerata una vera minaccia alla sicurezza nazionale, riconosciuta dal governo degli Stati Uniti. Erano individui che avevano avuto interazioni, a loro dire, con un velivolo di qualche tipo e che erano stati danneggiati – tra i vari aspetti osservati – da qualcosa che proveniva dai sistemi di propulsione del velivolo stessoâ€.
Quindi, lei è convinto che il governo degli Stati Uniti abbia già recuperato un velivolo precipitato di origine non umana?
“Farò attenzione a come lo dico. Posso esserne personalmente convinto grazie alle molte cose che ho visto. Non mi è permesso parlare di ciò che mi è stato mostrato in confidenza. Peraltro con la Sol Foundation abbiamo creato un recinto nel quale scienziati, accademici, laici, militari, diplomatici, tutti coloro che hanno esperienze o conoscenze personali su questo argomento, si riuniscono e ne parlano in modo maturo, professionale, scientifico e accademicoâ€.
Certi argomenti pongono anche problemi di comunicazione.
“Sicuramente. Che cosa significa in termini di teologia? Che cosa significa in termini di religione? Che cosa significa in termini di potenziale economico se alcune di queste tecnologie potessero improvvisamente entrare in scena? Immaginate se all’improvviso avessimo la possibilità di negare l’uso del petrolio: se la rendessimo pubblica immediatamente probabilmente distruggeremmo il mercato azionario per almeno un anno o due. Ci sono modi e modi per fare quello che chiamiamo “war gameâ€; bisogna capire come affrontare certe questioni senza infiammare o usare termini iperbolici per far emergere quella che è comunque una verità . Uno scienziato procede poi secondo convinzioni personali e ipotesi: tra le sue missioni c’è pure quella di convincere i colleghi di essere nella giusta direzione.      Sulla questione Ufo, partendo dal presupposto che il fenomeno è reale, servono almeno altre due domande: quali sono i tipi di dati che dobbiamo raccogliere? E senza essere troppo cospirazionisti, quali dati ci vengono nascosti dai governi e che sono necessari per svolgere il nostro lavoro?â€
Negli ultimi anni nella scienza è cambiato qualcosa grazie al movimento Open Source, dove i dati sono più facilmente condivisi.
“E’ arrivato al momento giusto, in un periodo in cui si parla di Intelligenza Artificiale. Non c’è un articolo che non dica che l’IA che stiamo creando è quasi la prima intelligenza non umana di cui stiamo discutendo. E si disserta su che cosa stia pensando e come stia pensando. Quindi l’umanità sta creando la propria intelligenza non umana, ma potrebbe già avere a che fare con qualcosa che rappresenta esattamente la stessa e analoga situazione. Quindi la discussione sulla IA aiuterà effettivamente il dibattito sull’intelligenza non umana, perché tutte le domande che ci poniamo sull’intelligenza non umana sono le stesse che stiamo già iniziando ad affrontare apertamente sull’intelligenza artificiale. Una su tutte: è cosciente? Forse ciò che vediamo in cielo non sono necessariamente degli esseri viventi che l’hanno mandato qui, ma la loro intelligenza artificiale che agisce come un esploratore avanzato per osservare che cosa sta succedendo sulla Terra e che cosa potremmo fare. E’ abbastanza chiaro che qualsiasi cosa che sia un milione di anni avanti a noi ha una visione storica più ampia e si rende conto che un giorno loro saranno i nostri veri vicini. Noi, quindi, forse dovremmo imparare a conoscerliâ€.
E’ indiscutibile che 3I/Atlas, il “coso” piuttosto strano e non ancora ben definito che è entrato nel sistema solare – sequel dei “compari” Oumuamua e Borisov – stia facendo parlare di sé, con varie declinazioni: cometa – o analogo oggetto celeste – oppure astronave aliena, magari con intenti minacciosi. Da mesi ne sentiamo di ogni e tra l’altro siamo vicini al giorno – sarà il 3 ottobre – in cui l’oggetto passerà piuttosto vicino (si fa per dire) a Marte. Dato appunto che i pareri su questo visitatore divergono, o deciso di proporvene alcuni, linkando i siti che trattano l’argomento. Partirò da chi rilancia le tesi di Avi Loeb, lo scienziato ricercatore di Harvard che è il primo a pensare che potremmo avere poco da stare allegri. Cliccate dunque qui per leggere. A questo link si tratta invece dell’importanza del fly-by imminente di Marte, mentre qui si analizza perché desta sospetti. Su Astronomia.com (ecco il link) ci sono poi costanti aggiornamenti sul suo viaggio, mentre il sito Aerospacecue si sbilancia a sua volta sull’ipotesi della nave aliena (leggete qui). E come ultima cosa vi linko il gruppo di Facebook di Giorgio Tsoukalos ed Erich von Daniken dove il tema è trattato “ad abundantiam”; qui trovate tutto. Buona lettura e buoni commenti.
Gli Alieni sbarcano nella Nba. E va aggiunto un “di nuovo”. Precisazione: non sono scesi su un parquet del basket professionistico americano – magari un giorno lo faranno, chissà -, il riferimento va al cartoon “Space Jam” del 1996. Per chi non l’avesse visto o non lo ricordasse, questa è la trama così come la racconta MyMovies: “Un extraterrestre decisamente cattivo ha bisogno di nuovi personaggi per il suo Luna Park. Rapisce così i principali personaggi dei cartoon Warner per portarli sul suo pianeta. Sarà un incontro di basket che si deciderà all’ultimo secondo a risistemare le cose. A guidare la riscossa dei personaggi animati un Michael Jordan in carne ed ossa attento a non farsi rubare la scena dai “disegni”.”. Detto che c’è stato poi un sequel con LeBron James protagonista (Space Jam, New Legends; ma qui gli extraterrestri non c’entrano), ecco che il tema alieno torna e entra nella figura di Victor Wembanyama, il giovane fuoriclasse francese in forza ai San Antonio Spurs. E’ in arrivo, infatti, la serie “Alien dunk” e lui sarà protagonista. Ecco come sarà nel racconto del sito di Sky Sport.
Ieri era arrivata la notizia di un suo cameo, ovviamente virtuale, all’interno della serie animata ‘Futurama’, e ora Victor Wembanyama sembra avviato ad avere un cartone animato tutto dedicato a lui. Stando a quanto riportato da ‘Variety’, infatti, PGS Entertainment e TF1 sono al lavoro su ‘Alien Dunk’, serie a metà tra la commedia e la fantascienza che ha al centro un personaggio modellato proprio sulle fattezze della giovane stella degli Spurs
Oggetti volanti grandi come campi da football, enormi velivoli sconosciuti sospesi sopra basi militari, sfere luminose in grado di deviare missili senza esserne scalfite (ecco qui sopra il video, ormai diventato famoso in tutto il mondo). Si è parlato di questo nell’ultima audizione sugli UAP (Fenomeni Aerei Anomali) che si è tenuta a Washington. Chiamati a deporre, due veterani dell’USAF, un sottufficiale della Marina in servizio (tutti testimoni oculari di qualche strano avvistamento) e un giornalista investigativo. Un argomento preso molto sul serio dai legislatori statunitensi, che fanno pressioni per avere tutte le informazioni in merito. Negli Stati uniti, una larga fetta dell’opinione pubblica è convinta che il Governo nasconda la verità sugli UAP e lo sono anche alcuni importanti esponenti dell’Intelligence, delle Forze Armate e del mondo accademico che si sono fatti avanti negli ultimi tempi. Alcuni di loro (come l’astronomo Jacques Vallée, l’astrofisica Beatriz Villarroel, l’ex contrammiraglio Tim Gallaudet, il colonnello dell’US Army a riposo Kark Nell) saranno in Italia, a fine ottobre, per rivelare tutto quello che sanno nel corso di un simposio organizzato dalla SOL Foundation, un think-tank californiano. L’evento si svolgerà a Baveno, sul Lago Maggiore, dal 24 al 27 ottobre: almeno 300 persone provenienti da Stati Uniti ed Europa hanno già prenotato un biglietto (questo il link) per seguire i lavori di questo singolare simposio che intende affrontare in modo scientifico un tema tanto controverso. «Ero seduto in cortile con due amici. Sopra casa mia, abbiamo visto un’enorme sfera luminosa di luce bianco-blu, ma sembrava solida e la luce non si irradiava da essa. La sfera poi ha accelerato dolcemente e l’abbiamo osservata per circa 40 secondi mentre si allontanava nel cielo notturno, diventando indistinguibile dalle stelle. Questi eventi hanno cambiato profondamente la mia vita e quella dei miei amici e colleghi». «Cinque militari, visibilmente turbati, hanno descritto un enorme velivolo rettangolare, più grande di un campo da football, rimasto sospeso in silenzio per circa 45 secondi prima di allontanarsi a una velocità incredibile». «Ho osservato, come provano anche i sensori di bordo, quattro oggetti simili a un Tic-Tac, uno dei quali è emerso dall’oceano, e che poi si sono allontanati in modo sincronizzato senza alcun rumore e senza lasciare tracce convenzionali». Sono alcune delle affermazioni sorprendenti che sono risuonate nel Congresso degli Stati Uniti nel corso dell’ultima audizione incentrata su una tematica diventata urgente per i politici di Washington: ripristinare la fiducia del pubblico attraverso la trasparenza su tutto ciò che riguarda gli UAP (una volta chiamati UFO), proteggendo gli “informatori†che osano spezzare la consegna del silenzio. Davanti alla Task Force per la declassificazione dei segreti federali (istituita dall’Amministrazione Trump anche per portare alla luce decenni di misteri ed insabbiamenti sulla questione ufologica), si sono seduti in cinque: due veterani dell’Air Force, un sottufficiale in servizio della Navy, un noto giornalista investigativo e il consulente di un’organizzazione no-profit che vigila su corruzione, abusi di potere e illeciti compiuti dal Governo e protegge i cosiddetti “whistleblowersâ€.  Ma ecco chi sono e cosa hanno detto sotto giuramento (e negli Stati Uniti, su questo non si scherza…)  i principali testimoni. Jeffrey Nuccetelli, ex agente di polizia militare nell’USAF, ha parlato di cinque incidenti avvenuti tra il 2003 e il 2005 nella base aerea di Vandenberg (dalla quale si effettuano lanci spaziali): di uno di questi è stato testimone diretto, gli altri li ha indagati. Come il sorvolo sopra la base di un gigantesco oggetto volante (grande come un campo di football americano), di colore rosso, noto ora come “il Quadrato Rosso di Vandenbergâ€, osservato da molti militari, il 14 ottobre 2003. La sua esperienza personale, invece, sarebbe avvenuta mentre era fuori servizio, nel cortile di casa, con altri due colleghi. Insieme hanno notato una strana luce pulsante che si spostava in modo istantaneo da un punto all’altro del cielo, fino poi avvicinarsi al tetto dell’abitazione, mostrandosi come un oggetto solido, molto luminoso, ma che non irradiava luce. Dopo poco, la misteriosa presenza si è allontanata confondendosi tra le stelle. Per lui, farsi avanti come testimone è un modo per rivendicare il diritto del popolo americano di conoscere la verità  su questo misterioso fenomeno. Anche Dylan Borland, ex specialista di Intelligence geospaziale per l’Aeronautica statunitense ed esperto nell’analisi di radar e video, ha raccontato un’esperienza personale che lo ha colpito. Mentre si trovava nella base militare di Langley, nel 2012, avrebbe visto da vicino un triangolo equilatero “dalla struttura fluidaâ€, lungo circa 30 metri, in volo sopra l’hangar della NASA. «Questo velivolo interferiva con il mio telefono, non emetteva alcun suono e il materiale di cui era fatto sembrava fluido o dinamico. Sono rimasto sotto questo velivolo triangolare per alcuni minuti, poi è rapidamente salito a livello di un jet commerciale in pochi secondi. Non mostrava alcun disturbo cinetico, suono o spostamento del vento». Per il suo lavoro di analista e il coinvolgimento in un Programma ad Accesso Speciale segreto, Borland ha affermato di aver acquisito una conoscenza diretta di velivoli e tecnologie non umane e per questo di aver subito ritorsioni e rappresaglie dai suoi superiori. Incredibile anche l’avvistamento di cui sarebbe stato testimone Alexandro Wiggins, sottufficiale di Marina. Il 15 febbraio 2023, mentre si trovava a bordo della nave da combattimento USS Jackson al largo della California, insieme ai suoi commilitoni ha visto un oggetto luminoso simile a un “Tic-tacâ€Â emergere dall’oceano per unirsi ad altri tre oggetti uguali. I quattro velivoli sconosciuti sono poi spariti simultaneamente, in modo quasi istantaneo, senza produrre boom sonici. Inoltre, secondo la sua dichiarazione depositata agli atti del Congresso,  gli intrusi non avevano alcuna forma visibile di propulsione e non hanno lasciato tracce (come gas di scarico o altro) nel cielo. Oltre che visivamente, questo incontro ravvicinato è stato confermato da vari sensori presenti sulla nave militare, dai tracciati radar e da un video ripreso quel giorno: Wiggins lo ha consegnato al regista Jeremy Corbell e al giornalista George Knapp, “per garantire l’esistenza di una documentazione accurata e di prima mano e per ridurre lo stigma per altri militari che potrebbero avere osservazioni simili.” Il video è stato mostrato in aula. Proprio George Knapp, capo reporter dell’emittente KLAS-TV di Las Vegas, era seduto vicino a lui, davanti alla Task Force presieduta dalla rappresentante Anna Paulina Luna. Knapp ha sintetizzato alcune delle sue inchieste principali, dai misteri dell’Area 51 alle operazioni segrete di retro-ingegneria su oggetti precipitati dalla tecnologia sconosciuta, fino agli X-Files dell’ex URSS: dopo 38 anni di indagini giornalistiche e centinaia di interviste, si è persuaso che sia tutto vero. «A convincermi sono state le enormi pile di documenti governativi che dipingono un quadro molto diverso da quello che viene raccontato al pubblico», ha scritto nella sua dichiarazione giurata. Il giornalista, poi, ha deciso di consegnare tutto il materiale ottenuto dal Ministero della Difesa russo al Congresso, per renderlo integralmente pubblico. Il deputato Eric Burlison ha poi mostrato un filmato radar di difficile spiegazione: si vede un missile Hellfire statunitense colpire un oggetto volante non identificato sopra l’oceano. Non solo l’oggetto non subisce danni, ma continua imperterrito la sua corsa mentre il missile viene deviato senza esplodere, come se rimbalzasse su una superficie impenetrabile. L’epIsodio a dir poco bizzarro è avvenuto il 30 ottobre 2024, al largo delle coste yemenite, quando un drone militare ha cercato (senza successo) di abbattere la sfera luminosa con un proiettile di 45 kg. A registrare la scena, un secondo drone. È questa la terza audizione sugli UAP che si svolge al Congresso americano in poco più di due anni, a dimostrazione dell’enorme interesse che la questione riveste Oltreoceano. È un argomento che viene preso molto sul serio, senza risatine e imbarazzi (come accade spesso da noi) anche grazie all’autorevolezza dei protagonisti di questa fase di disclosure: ex membri delle Forze Armate e dell’Intelligence, esponenti del mondo accademico e della cultura, personalità in vista del mondo civile.  L’obiettivo: comprendere la reale natura del fenomeno, indurre il governo a rivelare tutto quello che sa e prepararsi alle ricadute (in ambito tecnologico e scientifico, ma anche da un punto di vista umano, sociale e filosofico) che l’eventuale conferma di una presenza aliena comporterebbe. È questo lo scopo dichiarato anche della SOL Foundation, un’organizzazione fondata dal medico genetista Garry Nolan, dall’antropologo Peter Skafish (tra i pochi ammessi come pubblico all’audizione del 9 settembre 2025) e dall’imprenditore belga Jonathan Berte. Come ci rapporteremmo con il fatto che non siamo soli? Questa la domanda alla quale cercherà di rispondere la fondazione americana nel suo prossimo simposio che- per la prima volta- si svolgerà al di fuori del territorio statunitense, proprio per rimarcare il carattere globale del fenomeno che non conosce confini. Tra le molteplici sedi possibili, la SOL Foundation ha scelto l’Italia: questo incontro di altissimo livello si svolgerà infatti dal 24 al 27 ottobre sulle sponde piemontesi del Lago Maggiore, a Baveno. Tra gli ospiti più attesi, c’è sicuramente il celebre astronomo e ingegnere informatico francese Jacques Vallée che già negli Anni Settanta postulava l’ipotesi inter dimensionale: più che da altri mondi, questi oggetti volanti sconosciuti potrebbero arrivare da altre dimensioni. A lui si è ispirato il regista Steven Spielberg per il personaggio dello scienziato francese Lacombe nel film-cult “Incontri ravvicinati del Terzo Tipoâ€. Ci sarà poi l’astrofisica del NORDITA (Istituto Nordico per la Fisica Teorica), Beatriz Villarroel, che ha ottenuto una grande visibilità a livello internazionale per i suoi studi sui cosiddetti “transientiâ€, ossia oggetti celesti che appaiono e scompaiono nella volta celeste a distanza di breve tempo su lastre fotografiche scattate da vari osservatori astronomici prima che iniziasse l’era dell’esplorazione spaziale, quindi prima del lancio dei satelliti artificiali. Scartate tutte le spiegazioni convenzionali, la dottoressa è arrivata alla conclusione che quegli oggetti luminosi, immortalati nell’orbita terrestre, potrebbero essere prodotti di tecnologia non umana. Se così fosse, sarebbe la prima prova scientifica. Dagli Stati Uniti arriverà anche l’astrobiologo Jacob Haqq-Misra, ricercatore esperto del Research Blue Marble Space Institute of Science di Seattle. Il suo lavoro consiste nella comprensione dell’origine e della distribuzione della vita nel cosmo: studia l’abitabilità degli esopianeti, la vita extraterrestre e gli insediamenti spaziali.  Ma anche a Baveno si siederanno davanti al pubblico, per raccontare tutto quello che sanno, ex militari dall’illustre carriera, come il contrammiraglio in pensione Tim Gallaudet, già direttore ad interim del NOAA (l’agenzia nazionale americana per l’oceano e l’atmosfera), e il colonnello dell’USAF a riposo Karl Nell, che dopo gli anni nell’esercito (ha lavorato anche per il Comando Spaziale), ha ricoperto incarichi apicali all’interno di gruppi privati (come l’azienda aerospaziale Northrop Grumman). Entrambi, in virtù delle loro posizioni, hanno avuto accesso a informazioni riservate ai più. Ed entrambi, nelle loro esternazioni, ribadiscono che la cosiddetta “questione aliena†è reale. Di Karl Nell si ricorda la frase pronunciata a New York durante un evento pubblico: parlando di intelligenze non umane, già in contatto con noi, ha detto di avere “zero dubbiâ€Â in merito… Sarà presente, poi, anche Jake Barber, l’ex pilota USAF che sostiene di aver partecipato a operazioni di recupero di oggetti volanti non identificati. Insomma, all’appuntamento della SOL sarà possibile ascoltare i ricercatori più quotati, gli accademici più in vista, i militari meglio informati, le “gole profonde†più note. E tutto questo accadrà a Baveno, piccolo gioiello affacciato sul Lago Maggiore: già in trecento persone dall’America e dal resto d’Europa si sono prenotate sul sito della SOL Foundationi (a questo link) per questa insolita “tre-giorni†italiana. Tutti qui, non per sentir parlare di “omini verdi†o di astronavi marziane, ma per informarsi su un fenomeno sfuggente che- se si rivelasse reale- potrebbe trasformare per sempre il modo di intendere la nostra stessa esistenza sul pianeta e provocare un profondo shock culturale.