Interpetazione di un racconto popolare siciliano: Tridicinu(Fiabe novelle e racconti popolari siciliani, XXXIII)

di Salvatore La Grassa

TAG: Giuseppe Pitré, Fiabe novelle e racconti popolari siciliani, Francesca Leto, Salvatore Salamone Marino, Patri-drau, Matri-drau, convito cannibalesco, il briccone, il maestro ladro, il tredicesimo mese, il briccone, il fanciullo e l'orco, il nano e l'orco, tempo di congiunzione tra un grande anno lunisolare e il successivo, periodo liminare, classi umili prendono in giro i maggiorenti, orco nel bosco con moglie, orco nel bosco con moglie e figli(in alcune varianti), il furto ai danni dell'orco come prova di valore, imprese assegnate su richiesta dei rivali gelosi o dei fratelli invidiosi, Capodanno, fine e inizio d'anno, uso e consumo di dolcetti tipici di fine autunno e inizio inverno, moglie dell'orco finisce nel forno e la sua carne in tavola, l'orco corre per invitare i parenti e gli amici al convito cannibalesco, Erisittone sradicatore di alberi sacri, Nodey nipote del pope, nei giorni festivi lo spettacolo dei condannati a morte



Conclusioni(2). Gli eccessi della festa in occasione della fine di un ciclo caratterizzato da un ritorno al caos

Conclusioni(2). Gli eccessi della festa in occasione della fine di un ciclo caratterizzato da un ritorno al caos


Probabilmente le feste che nei tempi antichi si svolgevano alla fine di un ciclo d’anni avevano raggiunto un grado insopportabile di efferatezze. In queste feste si celebrava un ritorno al caos, in quanto nei giorni in cui si svolgevano venivano disattese le regole in vigore nella comunità. Il ritorno al caos, il vivere per qualche giorno senza leggi, rimarcava la fine, la morte di un ciclo ed era propedeutico per la rinascita di un nuovo ciclo. Non a casa si spegneva il fuoco e se accendeva un altro e si richiamavano i morti. Queste feste si rifacevano al naturale svolgimento delle stagioni in cui a un inverno rigidissimo succedeva il risveglio della primavera. Nell’antica Grecia queste feste vennero regolamentate. Le Antesterie sono una di queste feste: si celebravano nell’Attica in onore di Dioniso in tre giorni a cavallo fra febbraio e marzo. Nel primo giorno si aprivano i grandi vasi nei quali si conservava il vino (pìthoi); nel secondo giorno, chiamato boccali, si svolgeva una gara nella quale ognuno beveva più che poteva dal proprio boccale; la gara orgiastica era seguita da una processione in cui si trasportava l’immagine di Dioniso con l’intervento della ßasilissa(regina), moglie dell’arconte re; questo giorno era considerato nefasto e l’unico tempio aperto era il Limnàion di Dioniso, verso cui si dirigeva la processione; durante la processione era permesso scambio di scherzi e di lazzi (aiscrologia ovvero motti scurrili che si riteneva avessero un effetto magico sulla fertilità) e coloro che assistevano alla processione vestivano eccentrici o si travestivano ed avevano le maschere; nel terzo giorno, chiamato «marmitte» o delle pentole ogni casa faceva la panspermia, un miscuglio cotto di tutti i semi(legumi e cereali)e le pentole, che contenevano la panspermia, venivano portate per le strade in processione; tali pentole erano offerte esclusivamente ad Hermes Ctonio o infernale(in altre commedie di Aristofane le pentole con la purea di legumi erano chiamate pentole di Zeus, ma probabilmente si tratta di una stessa divinità legata alla fertilità della terra) e forse anche a Dioniso: a queste feste partecipavano anche i bambini e si credeva che venissero pure i morti.
Probabilmente i miti di Tantalo, re della Frigia, e di Licaone, re dell’Arcadia (regione del Peloponneso) si riferiscono a qualche caso di feste in cui si andò oltre ogni limite e in cui ci furono anche sacrifici umani, oppure si può congetturare che, come negli usi nordico-germanici, il re per allungare la durata del regno abbia sacrificato come suo sostituto qualcuno dei suoi figli(come il re svedese Aun, vedi religione dei Germani).
In area germanica si hanno testimonianza di feste pagane di metà o fine inverno fino al 1000 circa d.C.: una di queste è la festa del sacrificio di Frey che si svolgeva a metà inverno a Uppsala in Svezia ogni nove anni per nove giorni in onore del dio Frey. Dalle notizie che si ricavano da Adamo di Brema(vissuto nell'XI secolo d.C., autore dei Gesta hammaburgensis ecclesiae pontificum), a sua volta attinte da un testimone oculare, venivano sacrificati animali ed uomini. Saxo Grammaticus (1150-1216 autore di una storia della Danimarca, Gesta Danorum) ci informa degli aspetti orgiastici del culto, durante il quale si svolgevano danze effeminate. La stessa notizia viene da Adamo di Brema che non trascrive gli inni cantati nel rito, perché erano troppo immorali. In questa festa di fine ciclo venivano uccisi e appesi agli alberi del bosco sacro 9 vittime, tra uomini, cani e cavalli, per ognuno dei giorni della festa.
Queste feste con l’andare del tempo, con le modificazioni e le stratificazioni delle culture, con l’avvento di altri credo dominanti e di altre concezioni dell’oltretomba vennero in parte dimenticate e in parte demonizzate. Nel racconto di cui si tratta è rimasta la voglia di festa da parte degli orchi. Queste feste che tentano di organizzare sono fortemente malvagie perché nella tavola si vorrebbe bandire carne umana. Merita un commento a parte il cunto Corvetto del Pentamerone in cui è previsto un convito, un convito che è incerto se doveva o meno essere cannibalesco, in quanto Corvetto non era stato ne preso prigioniero, ne messo all’ingrasso.

Dio norreno Frey col cinghiale animale a lui sacro

Tutti gli articoli su Tridicinu