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Approfondiamo le novità del Decreto Sicurezza Lavoro (badge digitale nei cantieri, sanzioni patente a crediti, obblighi di formazione per piccole imprese, tutele per studenti e apprendisti) e del bonus per lavoratrici madri, con domanda entro il 9 dicembre.
La Manovra 2026 potenzia il diritto dei genitori alla priorità nella trasformazione del contratto da tempo pieno a part-time e introduce un incentivo per i datori di lavoro che applicano questa disposizione senza ridurre il monte orario complessivo aziendale.
La norma si inserisce nell’ambito di un pacchetto di misure per la famiglia inserite in Legge di Bilancio che mirano a sostenere la genitorialità , in linea con una politica tradizionalmente portata avanti dal Governo Meloni. Vediamo esattamente come funziona.
Le lavoratrici e i lavoratori con figli hanno già una priorità nella trasformazione del rapporto di lavoro in part-time in base al comma 5 dell’articolo 8 del dlgs 81/2015. Attualmente però riguarda i genitori con un figlio convivente fino a 13 anni, oppure portatore di handicap senza limiti di età . Questa norma resta inalterata, ma la Manovra prevede che se i figli sono almeno tre questa priorità scatti fino al compimento dei dieci anni del minore. Il lavoratore può chiedere la trasformazione in tempo parziale, orizzontale o verticale, o la rimodulazione della percentuale di lavoro in caso di contratto a tempo parziale, che determina una riduzione dell’orario di lavoro di almeno quaranta punti percentuali.
L’incentivo per i datori di lavoro è previsto nel caso in cui l’azienda rispetti questo criterio di priorità per il tempo parziale concessa ai genitori ma senza riduzione del monte orario di lavoro complessivo, controbilanciandola ad esempio con nuove assunzioni.
In questo caso, potrà applicare ai contratti oggetto di trasformazione in part-time un esonero contributivo del 100%, fino a un tetto massimo di 3mila euro su base annua, per un massimo di 24 mesi.
Sono esclusi i contratti di lavoro domestico e i rapporti di apprendistato. Il beneficio contributivo non è cumulabile con altre agevolazioni contributive, mentre è cumulabile con la deduzione sul costo del lavoro in presenza di nuove assunzioni introdotta dal dlgs 216/2023. Un decreto attuativo ministeriale conterrà le disposizioni attuative.
Restano ferme le regole già previste dal dlgs 81/2025 per cui non si possono attuare comportamenti discriminatori nei confronti dei lavoratori che chiedono il part-time (licenziamento, demansionamento, trasferimento o misure organizzative penalizzanti). E resta la precedenza di questi dipendenti nelle assunzioni con contratto a tempo pieno per l’espletamento delle stesse mansioni o di mansioni di pari livello e categoria.
Naturalmente, per avere certezze sulla versione definitiva di questo beneficio bisogna attendere l’approvazione della Legge di Bilancio, attualmente in discussione in Senato. In manovra sono diverse le misure di sostegno ai genitori che lavorano. Fra le altre: c’è un incentivo alle assunzioni delle mamme lavoratrici, il rafforzamento del congedo parentale fruibile fino ai 14 anni di vita del figlio, e non più fino ai 12 anni, il prolungamento dei contratti a termine di sostituzione maternità .
La qualità della vita da pensionati non è uguale per tutti e a fare la differenza è anche il Paese in cui si sceglie di abitare. Secondo l’ultimo Global Retirement Index (GRI) sviluppato da Natixis, la Norvegia è la nazione dove ci si gode al meglio la pensione, mentre l’Italia deve accontentarsi di una ventinovesima posizione nella classifica mondiale.
Il GRI fa luce sui fattori principali che influenzano la sicurezza pensionistica, fornendo valutazioni relative a specifici indicatori come l’aspetto finanziario, il benessere materiale e la salute.
La top 10 dei Paesi del mondo dove si vive meglio da pensionati è dominata quasi completamente dall’Europa, con l’Irlanda e la Svizzera che ricoprono il secondo e terzo gradino del podio. A seguire Islanda, Danimarca, Paesi Bassi, Australia, Germania, Lussemburgo e Slovenia.
Per quanto riguarda l’Italia, la sua posizione nella graduatoria mondiale è cresciuta in modo discontinuo negli ultimi anni, passando dal 27esimo posto del 2023 al 31esimo del 2024, scendendo poi al 29esimo nel 2025.
I punteggi maggiori riguardano l’area della salute e della qualità della vita, ma a mostrare l’incremento più significativo è la sfera del benessere materiale, dove l’Italia guadagna ben cinque posizioni rispetto al passato.
Punto debole per i pensionati italiani, invece, restano le finanze.
La normativa vigente consente la creazione dell’identità digitale a favore di tutti i cittadini. Ma l’importante notizia è che da adesso anche i minori possono avere il proprio SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) che permette loro di accedere ai servizi online erogati dalla Pubblica Amministrazione e iniziare a partecipare attivamente alla vita sociale, creando un dialogo con le Istituzioni.
È chiaro che trattandosi di soggetti fragili, i minori necessitano di una tutela specifica riguardo ai loro dati personali. In questo senso, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) è il punto di riferimento al quale attenersi per garantire la protezione dei dati personali dei minori, tenendo conto della loro minore consapevolezza dei rischi e delle conseguenze legate al trattamento dei dati.
Il sistema SPID ai minori si applica in modo diverso a seconda dell’età del minore stesso. I ragazzi sopra i quattordici anni possono ottenere l’identità SPID per accedere ai servizi offerti dalla Pubblica Amministrazione. Invece, i più piccoli possono utilizzare lo SPID solo per i servizi online forniti dalle scuole, con i genitori che richiedono l’identità digitale per conto loro.
Di seguito vediamo in dettaglio quali sono i servizi ai quali possono accedere i minori utilizzando lo SPID, quali sono le tutele a loro riservate e la procedura che devono seguire i genitori per richiedere l’identità digitale per i propri figli, nonché cosa succederà quando compiranno la maggiore età .
Ls cosiddetta flat tax per i Paperoni, ossia la tassa piatta per i contribuenti con redditi elevati che trasferiscono la residenza fiscale in Italia, è destinata a diventare più costosa: lo prevede la Manovra 2026, che stabilisce un ulteriore aumento per l’imposta sostitutiva.
Il testo della nuova Legge di Bilancio, infatti, introduce un aumento di 100mila euro per la cedolare secca sui redditi provenienti dall’estero e prodotti dai “super ricchi” in Italia come residenti fiscali per almeno 15 anni.
In base alle novità della Manovra, questa particolare forma di flat tax cambierà come segue:
Per accedere al regime fiscale agevolato è necessario non essere stati fiscalmente residenti in Italia per almeno nove degli ultimi dieci anni fiscali.
Con la Manovra 2026 arrivano nuove formule di flat tax per i dipendenti. Riguardano determinate voci in busta paga come il lavoro notturni e i festivi, ma anche incrementi stipendiali legati ai rinnovi contrattuali. Potenziata anche la tassa piatta già esistente sui premi di produttività , incentivando questa forma di retribuzione legata fra l’altro alla contrattazione di secondo livello.
Non ci sono invece novità sui fringe benefit, per i quali restano le regole già previste nel 2025.
Vediamo esattamente come funzionano le nuove agevolazioni fiscali connesse al lavoro dipendente.
I dipendenti con redditi da lavoro fino a 28mila euro pagheranno un’aliquota fiscale pari al 5% sulla quota incrementale di salario in relazione agli aumenti retributivi legati all’entrata in vigore di un nuovo Contratto Collettivo. La tassa piatta sostituirà sia IRPEF ordinaria sia le addizionali regionali e comunali.
Lo sgravio si applica nel settore privato in relazione ai rinnovi CCNL stipulati nel 2025 e nel 2026.
Per fare alcuni esempi, vi rientrano i lavoratori delle imprese artigiane e delle PMI dell’Edilizia, i Dirigenti, Quadri Superiori e Professional delle PMI con contratto Federmanager e Confapi, nonché i lavoratori del settore elettrico, chimico e farmaceutico. In vista, nel 2026, c’è la firma del contratto nazionale dei metalmeccanici.
La tassazione agevolata del lavoro notturno e festivo, applicabile anche in questo caso solo nel settore privato (ad esclusione di esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, attività turistiche e stabilimenti termali), prevede un’aliquota piatta del 15% ma con limite annuo pari a 1.500 euro annui, sulle seguenti voci:
Sono esclusi da questa forma di flat tax gli straordinari in senso stretto, ossia le ore lavorate in più rispetto all’orario contrattuale. Non rientrano nell’imposta sostitutiva neppure compensi che, pur denominati come maggiorazioni o indennità , sostituiscono in tutto o in parte la retribuzione ordinaria.
Il beneficio si applica ai redditi da lavoro dipendente fino a 40mila euro, calcolati escludendo premi di risultato e partecipazione agli utili.
La tassazione separata sui premi di risultato viene potenziata. Negli anni 2026 e 2027 l’imposta sostitutiva è fissata all’1% su un premio che può arrivare fino a 5mila euro. In pratica, rispetto alle regole attuali, scende l’aliquota (dal 5 all’1%) e sale l’importo del salario di produttività (da 3mila a 5mila euro) a cui si può applicare la flat tax. Si applica ai dipendenti con RAL fino a 80mila euro.
La normativa di riferimento è il comma 182 della legge 208/2015 che, in via ordinaria, prevede un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle addizionali regionali e comunali che sarebbe pari al 10%, entro il limite di importo complessivo di 3mila euro lordi, sui premi di risultato legati a incrementi di produttività , redditività , qualità , efficienza ed innovazione, stabiliti in base a criteri oggettivi stabiliti dalla contrattazione di secondo livello, territoriale o aziendale. Negli ultimi anni sono poi intervenute deroghe straordinarie che hanno temporaneamente ridotto l’aliquota. Ora, la Manovra 2026 introduce per un biennio una ulteriore incentivazione.
La Legge di Bilancio 2026 prevede anche un bonus esentasse che va ad aumentare la retribuzione del lavoro notturno e straordinario per i dipendenti degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande e del comparto del turismo con reddito 2025 fino a 40mila euro, per il periodo che va dal 1° gennaio al 30 settembre 2026.
S tratta di un trattamento integrativo speciale che non concorre alla formazione del reddito, pari al 15% delle retribuzioni lorde corrisposte in relazione al lavoro notturno e alle prestazioni di lavoro straordinario.
Per ottenerlo, il lavoratore dovrà presentare domanda al sostituto d’imposta, attestando per iscritto l’importo del reddito di lavoro dipendente riferito al 2025.
I software di pagamento con intelligenza artificiale intervengono nei processi di acquisto con esperienze personalizzate, possono andare incontro anche alle esigenze aziendali, fornire casi d’uso business e garantire  funzionalità di sicurezza per prevenire possibili attacchi informatici: sono tutte novità presentate da Mastercard in occasione del Salone dei Pagamenti, all’insegna dell’integrazione fra nuove tecnologie e transazioni elettroniche.
Vediamo in dettaglio come funzionano.
Le novità dei prodotti Mastercard in ambito AI presentate al Salone dei Pagamenti si concentrano prima di tutto su Agent Pay, che è un software è in grado di effettuare acquisti in autonomia, di consigliare il cliente e di ottimizzare il pagamento anche a fronte di diversi acquisti effettuati online. Esempio: un utente vuole acquistare una bicicletta, l’agente gli chiede se ha anche bisogno di un casco oppure di altri articoli correlati e, alla fine, effettua direttamente le transazioni, anche su diversi canali con un unico pagamento.
E’ comunque sempre il titolare della carta che deve dare l’autorizzazione finale al pagamento, con un riconoscimento biometrico sicuro. Il pagamento così effettuato è tracciabile, quindi risulta quale agente ha effettuato la transazione, attraverso quali canali e per comprare cosa.
L’intelligenza artificiale agentica, che ha la caratteristica di assicurare un alto grado di autonomia negli acquisti, si affianca a quella conversazionale di Sofia, l’assistente virtuale che riesce a rispondere in tempo reale al cliente. Lanciata nel corso del 2025, è ancora in fase di prototipo. L’implementazione in corso consentirà di applicarla a svariati ambiti aziendali: customer service, onboarding, formazione, retail experience e comunicazione istituzionale.
Per le imprese Mastercard ha anche recentemente lanciato Fortech, una nuova carta carburante per i rifornimento aziendale. Conosce i dati dei veicolo, e traccia una serie di informazioni: chilometri percorsi, tipologia di rifornimento, dati delle fatture. Dialoga con il gestionale, per cui semplifica le operazioni di rendicontazione.
Su fronte cybersecurity si segnala il nuovo Mastercard Threat Intelligence, una sorta di sistema di rilevamento dei rischi. Se ad esempio il numero di una carta viene rilevato nel dark web, o comunque arrivano segnalazioni legate a potenziali rischi di sicurezza, Mastercard avverte la banca o la società che ha emesso fisicamente la carta. In questo modo, è possibile intervenire preventivamente, ad esempio bloccando la carta.
Infine, i pagamenti peer-to-peer: per concludere la transazione basta avvicinare due smartphone, grazie a tecnologie di Near Field Communication (NFC). Qui la soluzione si chiama Tap to Send, semplifica i trasferimenti di denaro che non necessitano più di dover inserire dati relativi al conto corrente o alla carta. Anche questa soluzione che può essere utilizzata dalle imprese.
Restano i più tradizionali servizi legati al mondo delle PMI: carte virtuali, carte business segmentate, programmi di sconti ad esempio sulle spese di trasferta (alberghi, ristoranti, viaggi).
Il sovraindebitamento è una realtà crescente in Italia, che non risparmia neppure chi ha un titolo di studio superiore. Secondo l’osservatorio di Bravo, l’81% di coloro che chiedono aiuto per ridurre l’esposizione debitoria ha almeno un diploma o una laurea. Questo dato contraddice la percezione comune che riguardi principalmente chi non ha completato il percorso educativo.
L’analisi sui profili di oltre 16.000 italiani a rischio mette in luce una situazione preoccupante, con conseguenze dirette sulla capacità di risparmio e di gestione del reddito delle famiglie italiane.
L’indagine rivela un profilo comune tra i debitori sovraindebitati: si tratta prevalentemente di uomini, con una fascia di età che va dai 45 ai 54 anni. Il 70% dei soggetti in difficoltà economica sono uomini assunti a tempo indeterminato (62%), in un contesto familiare con coniuge e figli. Con un reddito medio di circa 1.500-2.000 euro al mese, questi lavoratori si trovano ad affrontare debiti superiori ai 25.000 euro.
Il 40% dei diplomati e laureati in difficoltà ha almeno tre debiti contemporaneamente. Un dato che evidenzia la complessità di gestione di queste esposizioni finanziarie.
La situazione è peggiore per chi ha un reddito più basso e una maggiore esposizione al credito, con una concentrazione di debiti tra i 25.000 e i 50.000 euro per circa il 32% dei casi analizzati.
Il sovraindebitamento non colpisce tutte le regioni allo stesso modo. Le aree con la maggiore concentrazione di debitori diplomati e laureati sono la Lombardia, con il 17% del totale, seguita dal Lazio (12%) e dalla Campania (9%). Le differenze regionali sono legate a fattori economici locali, tra cui il costo della vita, il livello di occupazione e la capacità di risparmio delle famiglie. Milano e Roma, con i loro alti costi e la presenza di un mercato del lavoro competitivo, registrano una maggiore incidenza di persone sovraindebitate.
Molti dei debitori sovraindebitati in Italia non sono persone prive di un reddito fisso. Al contrario, la maggior parte ha un contratto a tempo indeterminato (62%) e vive in una situazione familiare stabile. Tuttavia, l’educazione finanziaria sembra essere una delle cause principali della crescente difficoltà nel gestire il debito. Le persone che guadagnano di più tendono ad accumulare più debiti, ma senza gli strumenti per valutare la sostenibilità degli stessi nel lungo periodo.
Secondo gli esperti, un approccio più consapevole alla gestione del denaro potrebbe evitare che famiglie e professionisti finiscano in situazioni difficili. Investire nell’educazione finanziaria diventa quindi una priorità per ridurre il rischio di sovraindebitamento e migliorare la pianificazione economica personale.
A partire dal 1° novembre 2025 entreranno in vigore gli aumenti dei costi per conseguire la patente di guida, che non saranno più tarati in base alla distanza percorsa per raggiungere la sede di svolgimento dell’esame ma saranno uguali per tutti.
Da novembre, quindi, è previsto il pagamento di un importo fisso pari a 275 euro per ogni sessione di esame pratico (si tratta di 100 euro di rimborso spese ai quali si aggiungono 175 euro di straordinario), segnando un aumento di circa 10-15 euro a carico di ogni aspirante neopatentato.
A gennaio 2026, inoltre, sarà un decreto interministeriale a ritoccare i diritti della Motorizzazione, introducendo un ulteriore aumento per la patente B pari a circa 20 euro.
Altre novità in arrivo riguardano la riforma del Codice della Strada per quanto riguarda le ore di guida obbligatorie, che passeranno da sei a otto da svolgere con istruttore autorizzato e auto dotata di doppi comandi.
Questa modifica avrà ripercussioni sulla spesa per le lezioni di guida obbligatorie, che subirà un aumento non inferiore a 100 euro.
La Rottamazione quinquies inserita nella Legge di Bilancio 2026 non coinvolge i tributi degli enti locali come Comuni e Regioni, che però possono aderire su base volontaria. Per le multe, la definizione agevolata ricomprende automaticamente solo quelle irrogate dalle amministrazioni dello Stato.
Le Regioni e gli enti locali possono introdurre autonomamente forme di definizione agevolata che prevedono l’esclusione o la riduzione degli interessi o anche delle sanzioni. In questo caso, devono concedere ai contribuenti almeno 60 giorni di tempo dalla data di pubblicazione dell’atto nel proprio sito web istituzionale, per mettersi in regola.
Queste forme di rottamazione possono riguardare anche i casi in cui siano già in corso procedure di accertamento o controversie, nonché le entrate patrimoniali come l’IMU. Non possono invece ricomprendere IRAP, compartecipazioni e addizionali a tributi erariali. Infine, devono riferirsi a periodi di tempo circoscritti e consentire anche l’utilizzo di tecnologie digitali per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’applicazione delle relative disposizioni.
Possono anche aderire alle forme di pace fiscale previste dall’amministrazione centrale, come ad esempio la rottamazione quinquies. La formulazione di questa regola contenuta in manovra è la seguente:
nel caso in cui la legge statale preveda forme di definizione agevolata, le regioni e gli enti locali possono introdurre analoghe forme di definizione agevolata per assicurare ai contribuenti il medesimo trattamento tributario.
La Rottamazione quinquies ricomprende solo le cartelle esattoriali che si riferiscono a tributi statali. Vi rientrano anche le multe automobilistiche ma solo se irrogate dalla polizia stradale o dai carabinieri. Se invece la contravvenzione è stata emessa dai vigili urbani, non è rottamabile.
Scegliendo di ricorrere a una forma di definizione agevolata analoga a quella “nazionale”, nei termini sopra riportati, anche i Comuni possono concedere la rottamazione.
Con la pubblicazione di tre nuovi regolamenti sulla Gazzetta Europea, entrano in vigore le nuove soglie UE per gli appalti relative al biennio 2026-2027. A partire da gennaio saranno recepiti automaticamente anche in Italia, attraverso il Codice dei contratti pubblici, che rinvia ai valori definiti a livello europeo.
Le nuove soglie coinvolgono le procedure di gara e modificano rispettivamente la Direttiva 2014/24/UE sugli appalti nei settori ordinari, la Direttiva 2014/25/UE sugli appalti nei settori speciali e la Direttiva 2014/23/UE sulle concessioni.
Per quanto riguarda i settori ordinari, le nuove soglie sono le seguenti:
Per i settori speciali (dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali), invece, i valori massimi cambiano come segue:
Per le concessioni, infine, viene stabilita una soglia unica pari a 5.404.000 euro.
La nuova politica monetaria avviata dalla Banca Centrale Europea lo scorso giugno sembra destinata a prolungarsi a lungo termine, senza interventi significativi almeno fino al 2027.
Nella riunione del 30 ottobre tenutasi a Firenze, il Consiglio direttivo della BCE ha infatti deciso di mantenere i tassi di interesse invariati per la terza volta consecutiva, confermando il 2% per i depositi, il 2,15% per le operazioni di rifinanziamento principali e il 2,40% per le operazioni di rifinanziamento marginale.
Le decisioni seguono la linea già sostenuta in considerazione dell’andamento inflazionistico e di crescita europea nel più vasto quadro di macro-economia mondiale:
Secondo la stima rapida preliminare dell’Eurostat pubblicata oggi l’economia è cresciuta dello 0,2% nel terzo trimestre dell’anno. Il settore dei servizi ha continuato a crescere, stimolato dal vigore del comparto turistico e in particolare dall’espansione dei servizi digitali. Le indagini rivelano che tale espansione riflette i maggiori sforzi compiuti da molte imprese per modernizzare le proprie infrastrutture informatiche e integrare l’intelligenza artificiale nella propria operatività . Al tempo stesso, la produzione manifatturiera è stata frenata dall’aumento dei dazi, dall’incertezza ancora elevata e dal rafforzamento dell’euro.[…] Gli indicatori dell’inflazione di fondo restano coerenti con il nostro obiettivo del 2% a medio termine. Se da un lato si assiste alla ripresa degli utili delle imprese, dall’altro il costo del lavoro dovrebbe moderarsi ulteriormente a seguito dell’aumento della produttività e di un rallentamento delle retribuzioni. Gli indicatori prospettici, quali l’indice salariale della BCE e le indagini sulle aspettative relative ai salari, segnalano una crescita delle retribuzioni più lenta nel resto dell’anno e nella prima metà del 2026.
A prevedere il prolungamento di questo trend per un altro biennio sono numerosi analisti ed economisti, come conferma un’indagine condotta da Bloomberg che mette in luce previsioni ottimiste per i prossimi due anni.
Il 72% degli analisti è concorde nel ritenere che nel 2025 non ci saranno ulteriori variazioni nei tassi, mentre più della metà pensa che la stessa linea di cautela sarà mantenuta anche per il prossimo anno. A pensarla diversamente è solo il 17% degli interpellati, che ipotizza almeno un nuovo incremento nel 2026.
Nel disegno di Legge di Bilancio 2026 spunta una novità che interessa i professionisti che collaborano con la Pubblica Amministrazione: il pagamento dei compensi sarà subordinato alla presentazione di documentazione comprovante sulla regolarità contributiva e fiscale, una sorta di certificato attestante l’assenza di debiti nei confronti di INPS e Casse previdenziali professionali sulla falsa riga del DURC per le imprese che prendono appalti.
Nello specifico, il comma 10 dell’art. 129 del ddl depositato in Senato stabilisce che il pagamento dei compensi da parte delle PA sia subordinato alla verifica della regolarità contributiva e fiscale del professionista.
Il regolare adempimento degli obblighi fiscali e contributivi da parte dei liberi professionisti che rendono prestazioni nei confronti delle amministrazioni pubbliche è condizione per il pagamento di compensi per attività professionale da parte delle medesime amministrazioni. A tal fine il libero professionista produce la predetta documentazione comprovante la regolarità fiscale e contributiva unitamente alla presentazione della fattura per le prestazioni rese.
Una disposizione che cambia le dinamiche dei pagamenti pubblici ma che solleva anche dubbi operativi.
Lo schema di Manovra 2026, a partire dal primo gennaio, impone dunque ai professionisti che offrono consulenza o altre prestazioni alle amministrazioni pubbliche di allegare alla fattura una sorta di attestato che dimostri la loro regolarità fiscale e previdenziale. Questo certificato potrebbe essere rilasciato dalle rispettive Casse previdenziali (come Inarcassa per gli ingegneri, Cassa Forense per gli avvocati, e così via), nonché dall’INPS nel caso di contributi generali, per quanto non sia meglio specificato nel testo di legge.
L’obbligo riguarda tutti i professionisti che collaborano con la Pubblica Amministrazione, inclusi liberi professionisti, consulenti, tecnici, avvocati, architetti e ingegneri, che operano nell’ambito di appalti, consulenze, incarichi professionali, o qualsiasi altro tipo di contratto con enti pubblici.
In particolare, questa disposizione colpisce anche i professionisti iscritti alle Casse previdenziali professionali, che non sono tenuti a presentare il tradizionale DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) ma un certificato specifico rilasciato dalla propria Cassa di appartenenza. In caso di mancanza di tale documento, il pagamento non potrà avvenire.
La misura si inserisce in un contesto più ampio di trasparenza e lotta contro l’evasione fiscale, e si propone di evitare che i pagamenti pubblici vengano effettuati a professionisti che non rispettano gli obblighi contributivi.
Sebbene la finalità sia indubbiamente positiva, la nuova regola solleva alcune perplessità , soprattutto in termini di praticità e impatto sulle tempistiche di pagamento.
La nuova misura potrebbe introdurre complessità burocratiche eccessive sia per i professionisti – che per ogni fattura alla PA dovranno procurarsi un certificato aggiornato – sia per le amministrazioni, che dovranno attuare un ulteriore passaggio nei processi di saldo fatture.
Peraltro, i professionisti che non sono iscritti a Casse previdenziali specifiche o che operano in settori dove le regole sono meno chiare, potrebbero dover affrontare molte difficoltà pratiche nell’ottenere il certificato richiesto.
Una delle principali preoccupazioni riguarda in realtà i potenziali ritardi nei pagamenti. Oltre al rischio che i professionisti possano trovarsi in difficoltà nel procurarsi il certificato, infatti, si teme che gli enti possano procrastinare il saldo a causa di eventuali incongruenze nei documenti allegati.
Il fatto che il certificato di regolarità contributiva debba essere aggiornato ogni volta che si emette una fattura potrebbe comportare un carico aggiuntivo per le amministrazioni e per i professionisti, rallentando ulteriormente i tempi di pagamento.
Le reazioni delle categorie professionali sono state prevalentemente negative. Alcuni ordini professionali hanno espresso preoccupazione per l’ulteriore complicazione burocratica, soprattutto per le professioni che operano in modo occasionale o per progetti brevi. Altri, invece, hanno sottolineato come la misura possa effettivamente favorire una maggiore trasparenza e correttezza nelle transazioni con la PA, allineandosi alla normativa europea.
Il disegno di legge della manovra potrebbe subire modifiche prima della sua approvazione ed è già chiaro che questa disposizione sarà al centro del dibattito nell’ambito degli emendamenti. Le criticità sollevate sono infatti legittime e, se non adeguatamente gestite, potrebbero comportare rallentamenti nei pagamenti e difficoltà operative per i professionisti.
Resta quindi da vedere come il Governo e le amministrazioni locali gestiranno la fase attuativa della norma e se sarà possibile semplificare l’intero processo, evitando che le nuove regole diventino un ostacolo anziché una leva di miglioramento per il sistema.
Attenzione ai finti analisti e consulenti che propongono investimenti che sembrano molto convenienti e che in realtà sono delle vere e proprie truffe. La Consob mette in guardia i risparmiatori da questo fenomeno sempre più diffuso, che in genere viene portato avanti attraverso proposte inviate tramite social network o app di messaggistica.
Uno schema particolarmente diffuso e insidioso si chiama pump and dump. I truffatori inviano messaggi usando loghi di marchi di imprese di investimento conosciute, e in alcuni caso si spacciano anche per esponenti della Consob.
Il risparmiatore dopo aver aderito viene invitato a mandare uno screenshot come prova dell’operazione eseguita. A questo punto scatta un rialzo artificioso del prezzo, e poi i finti promotori vendono in massa i titoli provocando un improvviso ribasso. L’investitore perde così interamente la somma investita.
Questo schema viene spesso proposto con riferimento a criptoattività che vengono scambiate su piattaforme dedicate, oppure vengono proposte azioni quotate sul mercato americano Nasdaq.
Ecco lo schema della truffa pump & dump:

Per difendersi, bisogna imparare a riconoscere immediatamente i messaggi sospesi e non aderire a questi investimenti truffaldini. Ecco come si riconoscono le iniziative malevole: arrivano messaggi non richiesti o comunicazioni sui social network contenenti indicazioni di investimento, spesso accompagnate da inviti a entrare in gruppi su WhatsApp o Telegram.
Prospettano guadagni elevati su titoli poco conosciuti o di recente quotazione, fanno pressione per investire subito, chiedono dati personali e invio di screenshot, talvolta con la falsa promessa di rimborsi in caso di perdite.
A fronte di queste caratteristiche il consiglio quindi è sempre quello di non cliccare sui messaggi e comunque di non procedere con le operazioni. Prima di effettuare qualsiasi investimenti, la Consob insiste sul concetto che bisogna sempre verificare con certezza i seguenti elementi:
Arrivano le linee guida per regolare l’uso dell’Intelligenza Artificiale da parte dei funzionari impegnati nei processi di elaborazione dei dati fiscali dei contribuenti. Un provvedimento volto a garantire un utilizzo corretto e consapevole degli strumenti di IA all’interno dell’Agenzia delle Entrate.
A fare il punto è stato il direttore Vincenzo Carbone, nel corso di un’audizione presso la Commissione di vigilanza sull’Anagrafe tributaria.
L’utilizzo dell’IA per le attività AdE deve avvenire in funzione strumentale e di supporto all’attività provvedimentale, rispettando l’autonomia e il potere decisionale della persona, che resta “l’unica responsabile dei provvedimenti e dei procedimentiâ€.
Il rischio più grande è infatti quello di commettere errori nella gestione dei dati fiscali dei contribuenti, attribuendo alla AI un potere decisionale.
Questa tecnologia, quindi, è presente nelle postazioni di lavoro dei funzionari che possono sfruttarne le funzionalità avanzate (elaborazione linguistica, generazione automatica di contenuti, supporto alla scrittura, sintesi informativa), senza però consentirne l’intervento negli atti amministrativi relativi all’attività istituzionale dell’Agenzia delle Entrate.
Per quanto concerne l’analisi del rischio fiscale, il ricorso all’IA è limitato alla fase istruttoria mentre la gestione dei controlli resta in capo al personale.
L’individuazione dei contribuenti su cui effettuare controlli o a cui inviare lettere di compliance avviene con processi digitali ma che non fanno necessariamente ricorso all’Intelligenza Artificiale quanto piuttosto soluzioni di machine learning, text mining e network analysis.
L’Agenzia delle Entrate è intervenuta in diverse occasioni per chiarire quale aliquota IVA deve essere applicata sui dispositivi medici. E come si evince anche dalle ultime risposte fornite a due diversi interpelli, sottolinea come quelli a base di sostanze utilizzate per cure mediche, la prevenzione delle malattie e i trattamenti medici e veterinari, rientrino tra i beni cedibili con imposta al 10%.
Nello specifico, con la risposta n. 88/2025,  viene ribadito il concetto già fornito in precedenza con l’interpello n. 483/2022: l’IVA ridotta si applica solo ai DM classificati nella voce 3004 della Nomenclatura combinata, competente esclusivamente all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Il riferimento è la norma di interpretazione autentica fornita con l’articolo 1, comma 3, della Legge di Bilancio 2019. Tale disposizione fa rientrare i dispositivi medici sopra indicati tra i beni le cui cessioni sono soggette all’aliquota IVA del 10% prevista dalla Tabella A allegata al Decreto IVA (parte III, n. 114) per i medicinali pronti per l’uso umano o veterinario, compresi i prodotti omeopatici.
L’IVA ridotta si applica dunque alle sostanze farmaceutiche e agli articoli di medicazione che le farmacie devono offrire in via obbligatoria (come previsto dalla Circolare 10 aprile 2019 n. 8/E).
Di contro, i dispositivi medici che non rientrano nella voce 3004 della Nomenclatura combinata non godono dell’imposta agevolata. Si tratta ad esempio di quelli che ricadono nelle voci 3002, 3005, e 3006, che sono invece escluse.
L’ultimo chiarimento delle Entrate riguarda anche le competenze del caso: in base al paragrafo 9 della Circolare n. 32/2010 la classificazione merceologica di questi prodotti spetta all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Fondo per la prevenzione del fenomeno dell’usura, gestito dal Dipartimento del Tesoro: elenco dei gestori che concedono garanzie statali per l’accesso al credito di imprese e cittadini.