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#PMI.it #informazione #ICT #imprese #medie #piccole
Gli interventi normativi che nel corso del 2024 hanno coinvolto IRPEF, Reddito di Cittadinanza, Assegno di Inclusione e altre indennità , hanno impattato in modo più o meno evidente sul reddito delle famiglie italiane.
L’ISTAT, diffondendo i dati relativi alla redistribuzione del reddito in Italia nel 2024, ha messo in evidenza gli effetti sui redditi disponibili delle famiglie generati dalle politiche redistributive introdotte.
Per circa 11,8 milioni di famiglie con almeno un percettore di reddito da lavoro dipendente, ad esempio, gli effetti della riforma IRPEF e delle due forme di decontribuzione hanno generato un miglioramento del reddito per un ammontare medio annuo di 586 euro.
Sono circa 300mila, invece, le famiglie che hanno registrato un peggioramento pari in media a 426 euro, dovuto soprattutto alla perdita del diritto al trattamento integrativo IRPEF sui redditi da lavoro dipendente (l’ex Bonus Renzi).
Per quanto riguarda il passaggio dal RDC ad ADI c’è stato un peggioramento dei redditi disponibili per circa 850mila famiglie, con una perdita media annua è di circa 2mila 600 euro. Per circa 300mila famiglie, invece, questo cambiamento non ha comportato alcuna variazione del reddito disponibile. In 100mila nuclei ci sono stati vantaggi, legati alla presenza di disabili in famiglia.
Un dato interessante riguarda infine l’indennità una tantum di 100 euro concessa ai lavoratori dipendenti, che secondo l’ISTAT ha raggiunto circa 3 milioni di famiglie generando una variazione del reddito pari mediamente allo 0,2%.
Le agevolazioni fiscali legate all’acquisto della prima casa possono essere applicate in caso di residenza all’estero dell’acquirente? Con la nuova risposta all’interpello n. 28/2025, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito l’applicabilità del bonus in questa circostanza, definendo tutti gli aspetti da valutare ai fini del diritto.
Per fruire del bonus prima casa, fermi restando tutti i requisiti del caso, l’immobile deve essere localizzato in un Comune in cui il soggetto è stato residente in passato oppure abbia svolto la sua attività . Ma non deve necessariamente rappresentare l’ultima residenza prima del trasferimento all’estero.
Per accedere all’agevolazione è poi necessario rispettare tutte le condizioni previste dal regime agevolativo e, con riferimento al luogo in cui è situato l’immobile, come detto, deve trattarsi di:
Comuni rispetto ai quali il soggetto ha manifestato, nel corso del tempo, interessi personali, familiari o lavorativi, avendovi risieduto o svolto attività .
Dunque, interpretazione a maglie larghe da parte del Fisco, che apre ad acquisti immobiliari in Italia laddove si possano configurare una sorta di radici storiche (familiari o lavorative) da preservare. Tutti i dettagli nella risposta 28/2025.
Le pagine sui social network, le foto, i documenti e i messaggi di posta elettronica, le chat: tutte queste estensioni online della nostra identità fisica hanno fra le altre cose la caratteristica di restare anche dopo la morte di una persona. L’evoluzione della tecnologia e la complessità dell’identità digitale pongono nuove questioni anche in materia di eredità .
Come preoccuparsi di gestire l’identità digitale dopo la morte di una persona? La domanda sembra filosofica ma in realtà è molto pratica. Se l’è posta in Consiglio Nazionale del Notariato, che ha redatto e pubblicato apposite linee guida per dare risposte a chi sente il bisogno di decidere cosa fare di questo patrimonio. Si tratta di beni evidentemente immateriali, ma che possono entrare a far parte della volontà testamentaria.
Ecco dunque il decalogo per gestire anche questi aspetti delle proprie ultime volontà .
Non esiste un quadro giuridico sull’eredità digitale perché la materia è relativamente nuova e in costante evoluzione. Esistono però singoli diritti che possono essere esercitati, quello quelli sull’oblio e la tutela della privacy, fino ad arrivare alle più recenti normative in ambito Intelligenza Artificiale.
File, software e documenti informatici creati o acquistati dalla persona defunta e nomi a dominio associati a siti internet sono risorse offline. Sono invece risorse online quelle che si riferiscono più specificamente a contenuti in rete o account che consentono di accedere a servizi digitali: posta elettronica, social network, account di natura finanziaria, siti di e-commerce, forme di pagamento elettronico.
Di tutte queste voci di patrimonio digitale e beni virtuali, comprese le criptovalute (data la loro natura di beni digitali), si può disporre nel proprio testamento.
Sono invece esclusi: password, firma elettronica e contenuti concessi in licenza per i quali si paga un canone. Questo non significa che non vadano adeguatamente tutelati, ad esempio affidando le password a persona di fiducia come chiavi di accesso per gestire la propria identità digitale post mortem.
Una persona può quindi decidere di affidare un mandato post mortem a una persona di fiducia per gestire questi beni o compiere determinate azioni: cancellare gli account, distruggere i dati, affidarli a qualcuno.
Il mandato è ammesso dal nostro diritto per dati e risorse digitali con valore affettivo, familiare e morale. E può essere inserito nel testamento.
Si può scaricare il decalogo da qui.
Nel contesto delle politiche di inclusione sociale, il Reddito di Cittadinanza (RDC) ha rappresentato una delle misure più significative degli ultimi anni in Italia. Sostituito dall’Assegno di Inclusione (ADI) secondo l’ISTAT, ha lasciato fuori circa 850mila nuclei familiari.
Le simulazioni ISTAT hanno confermato che il passaggio al nuovo sistema ha avuto un impatto negativo sulle famiglie con reddito più basso. Le evidenze della stima sono contenute nel rapporto sulla redistribuzione del reddito in Italia.
Il Reddito di Cittadinanza, introdotto con il Decreto-legge 4/2019, ha visto la sua fase di applicazione raggiungere risultati positivi per molte famiglie italiane, contribuendo a ridurre la povertà e incentivare l’inclusione lavorativa. Tuttavia, il sistema ha presentato anche alcuni limiti che hanno portato alla necessità di riforma.
Il nuovo Assegno di inclusione è una nuova misura pensata per supportare in modo più strutturato le famiglie vulnerabili e quelle che vivono in condizioni di disagio economico. Con l’introduzione di questa nuova forma di assistenza sociale, il governo italiano ha voluto di orientare meglio le risorse e rafforzare l’inclusione sociale, puntando invece a un supporto a lungo termine per i “soggetti occupabili”, avviati al reinserimento lavorativo con il Supporto Formazione e Lavoro.
Una delle modifiche principali dell’ADI rispetto al RDC è stata l’introduzione di nuovi requisiti di accesso, soglie di reddito e modalità di calcolo, che, rispetto al passato, hanno visto un maggior controllo sugli importi concessi e un rafforzamento dei criteri di selezione.
Con il passaggio da RDC ad ADI, l’ISTAT calcola un peggioramento dei redditi disponibili per circa 850mila famiglie (3,2% di quelle residenti).
Il passaggio dal Reddito di cittadinanza (RdC) all’Assegno di Inclusione (AdI) ha comportato una grossa perdita economica per circa 850.000 nuclei familiari.
In molti casi, la causa di questa perdita è legata al fatto che migliaia di famiglie hanno perso completamente il diritto a qualsiasi forma di sussidio. Ciò è stato dovuto principalmente al calcolo più restrittivo dell’AdI, che ha escluso un gran numero di persone, in particolare quelle con redditi medi e bassi.
La perdita media annua è di circa 2mila 600 euro. In tre quarti dei casi, sono nuclei che hanno perso il diritto al beneficio mentre nel restante quarto di nuclei penalizzati in termini di importo del contributo.
Per circa 400mila famiglie, invece, non è cambiato nulla. Infine, per circa circa 100mila c’è stato un beneficio dal passaggio da RDC ad ADI, che si traduce in un guadagno di circa 1.200 euro in considerazione della presenza di disabili nel nucleo (avvantaggiati dal nuovo metodo di calcolo della scala di equivalenza).
Nonostante il danno economico per molti, alcuni beneficiari dell’Assegno di Inclusione hanno visto un aumento dell’importo rispetto al Reddito di cittadinanza, soprattutto grazie ai nuovi calcoli previsti per le persone disabili. Tuttavia, questi casi rappresentano una minoranza rispetto alle 850.000 famiglie che hanno visto peggiorare la loro condizione economica.
In generale, l’Assegno di Inclusione si è rivelato un strumento utile per chi era già in condizione di grave disagio e che aveva difficoltà a rientrare nel mondo del lavoro, ma ha creato disuguaglianze tra chi riceveva il Reddito di cittadinanza e chi non è riuscito ad accedere all’AdI.
I contribuenti a partita IVA soggetti agli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale, hanno a disposizione i 172 modelli ISA 2025 per comunicare i dati rilevanti da utilizzare per il periodo d’imposta 2024, come parte integrante della Dichiarazione dei Redditi.
Fra le novità spicca la nuova funzione dell’applicativo RedditiOnLine , che permette di importare i dati direttamente dal modello Redditi.
Devono presentare gli ISA le Partite IVA che esercitano, in via prevalente, una delle attività economiche dei settori agricoltura, manifattura, servizi, attività professionali e commercio per i quali sono approvati gli Indici di affidabilità fiscale.
Devono presentarli anche gli esclusi dall’applicazione degli ISA nel caso in cui esercitino due o più attività di impresa non rientranti nel medesimo Indice e che dichiarano ricavi superiori al 30% del totale da attività prevalenti non prese in considerazione.
Infine, sono chiamati all’adempimento coloro i quali svolgono attività d’impresa, arte o professione e partecipano a un gruppo IVA di cui al DPR 633/1972.
Al solo fine di acquisire le informazioni utili all’elaborazione dei relativi ISA, determinate categorie di professionisti, fra cui ingegneri, commercialisti esperti contabili, consulenti del lavoro, architetti, veterinari, avvocati, devono compilare i seguenti nuovi modelli, appena approvati:
La presentazione ISA avviene barrando la relativa casella presente sulla prima pagina del Modello Redditi, e inviando il modello ISA contestualmente alla presentazione della dichiarazione.
Come detto, c’è una semplificazione per chi utilizza l’applicativo “RedditiOnLine†che consente di importare direttamente i dati dei modelli nel software, avvalendosi di un apposito sistema informatico di precompilazione. Questo dove c’è corrispondenza tra i dati contabili presenti nel modello Redditi 2025 e gli omologhi dati richiesti nei modelli Isa 2025.
I nuovi modelli sono stati approvati con Provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 17 marzo 2025, unitamente a istruzioni, specifiche tecniche e procedura di controllo. A questo link la modulistica completa.
L’invio della Certificazione Unica 2025 può rivelare a volte delle inesattezze. In caso di errori è possibile segnalarlo tempestivamente al sostituto d’imposta ed ottenere una nuova CU di rettifica, pagando le eventuali sanzioni in caso di ritardi.
Se la rettifica si effettua in modalità telematica entro 5 giorni dai termini non sono invece previste sanzioni. I cinque giorni decorrono dalla data di invio per le CU accettate oppure dalla data indicata nella notifica di scarto nei casi di CU con errori di trasmissione.
In relazione poi alla verifica della tempestività delle comunicazioni presentate per via telematica, si considerano tempestive le comunicazioni trasmesse entro i termini previsti, ma scartate dal servizio telematico, purché ritrasmesse entro i cinque giorni successivi alla data contenuta nella comunicazione che attesta il motivo dello scarto.
La nuova Certificazione Unica può infatti essere emessa nei seguenti casi:
Qualora si renda necessaria una rettifica oltre i 5 giorni previsti, invece, l’invio della CU 2025 è soggetto a sanzioni specifiche.
È possibile beneficiare del ravvedimento operoso per regolarizzare errori e omissioni a un costo ridotto. Lo prevede la Circolare 12 /2024, che permette ai sostituti d’imposta di mettersi in regola pagando meno: la sanzione di 33,33 euro è ridotta a 3,71 euro (1/9) nel primo caso e quella di 100 euro è ridotta a 11,12 euro (1/9) nel secondo.
La ricostituzione della pensione permette di aumentare l’importo dell’assegno previdenziale richiedendo all’INPS che nel conteggio del montante vengano accreditati nuovi contributi dopo la decorrenza pensionistica.
Cosa significa? Vuol dire che si può ottenere il ricalcolo della pensione facendo aumentare l’importo del rateo pensionistico.
=> Calcola la tua pensione online
In alcuni casi l’operazione è effettuata d’ufficio, qualora le variazioni siano automatiche, ma in genere è su richiesta, ad esempio dopo un riscatto di laurea o dei contributi. Vediamo assieme come funziona la procedura.
La normativa di riferimento per la ricostituzione della pensione è l’articolo 5 del Decreto Presidente della Repubblica 488/1968, che ha lo scopo di:
mantenere indenne il lavoratore da ritardi dei datori di lavoro nell’adempimento dei propri obblighi assicurativi, [tutelarlo] da eventuali difficoltà incontrate nel procurarsi la documentazione necessaria per l’accreditamento dei contributi figurativi [e di conteggiare] i contributi versati in ritardo come se fossero stati versati anteriormente alla data di decorrenza della pensione.
Una volta ottenuta la ricostituzione, l’assegno è riliquidato con effetto retroattivo, dalla data di decorrenza originaria, secondo le norme in base alle quali essa è stato calcolato (applicando i coefficienti di perequazione dall’origine). Pertanto, è anche possibile che questo determini il passaggio da una pensione con sistema misto a un sistema retributivo (ad esempio, se si riscattano periodi antecedenti il 1996).
La ricostituzione si differenzia dal supplemento di pensione perché, in questo secondo caso si conteggiano i contributi versati successivamente alla decorrenza della pensione, mentre con la ricostituzione si ottiene la valorizzazione di quelli versati prima ma non ancora riconosciuti e/o conteggiati (per vari motivi).
Il ricalcolo e la ricostituzione della pensione sono spesso ottenuti tramite l’utilizzo di un riscatto di accrediti figurativi, di contributi silenti non computati in fase iniziale, periodi non ricongiunti, contributi volontari, variazioni reddituali, subentro di pensione ai superstiti, variazioni nelle percentuali di invalidità .
È il caso di contributi non presi in considerazione per il calcolo originario (esempio: eventuali ricongiunzioni), oppure da variazione di reddito (esempio: variazione dei tetti per le maggiorazioni sociali), o da differenze sulla percentuale di invalidità riconosciuta.
Ad esempio, la ricostituzione della pensione è dovuta ai dipendenti pubblici e privati nei seguenti casi:
Come e quando chiedere la ricostituzione della pensione? La procedura può avvenire su domanda di ricalcolo pensione da parte del beneficiario, utilizzando l’apposita procedura e modulistica disponibile sul sito dell’INPS, oppure d’ufficio (ad esempio, in alcuni casi di ricalcolo sulle pensioni militari, di cui all’art. 54 del DPR n. 1092/1973).
Sul portale INPS è disponibile uno specifico servizio online dedicato alla ricostituzione della pensione per presentare la domanda (fino a qualche anno fa si usava apposito modello). In alternativa ci si può rivolgere a un patronato o chiamare il Contact Center (803164 da rete fissa, oppure 06164164 da mobile a pagamento).
Per il riconoscimento del diritto alla ricostituzione della pensione per fatti sopravvenuti non sono previsti termini di decadenza. Infatti, è importante sottolineare che in entrambi i casi (contribuzione accreditabile su domanda oppure d’ufficio), non ci sono termini di scadenza: la pensione è sempre riliquidata a partire dalla decorrenza originaria.
In caso di errore di calcolo in fase di prima liquidazione della pensione, invece, la domanda di ricostituzione della pensione, si può fare al massimo entro tre anni per non perdere il riconoscimento del diritto, altrimenti si avrà diritto solo ai ratei del triennio antecedente al ricorso.
Restano i limiti di prescrizione (ma solo per il riconoscimento degli arretrati, mentre il calcolo dei ratei si effettua sempre dall’inizio della pensione). In particolare, le somme liquidate a titolo di arretrati sono regolamentate dall’articolo 38 del Decreto Legge n. 98/2011, convertito con modificazioni in Legge n. 111/2011, che ha ridotto a cinque anni i termini di prescrizione dei ratei dei trattamenti pensionistici e delle differenze dovute a seguito di riliquidazioni (ricalcolo dell’importo della pensione), in particolare per i ratei maturati dal 6 luglio 2011.
Per i contributi prescritti si può chiedere la costituzione di una rendita vitalizia, di cui all’articolo 13 della legge 12 agosto 1962, n. 1338, regolamentati anche dalla recente Circolare INPS n.25/2020. Si tratta però di una procedura che richiedere il versamento di un’onere.
Si ricorre alla rendita, ad esempio, per farsi riconoscere periodi di contributi omessi dal proprio datore di lavoro ed ormai caduti in prescrizione. I contributi così riconosciuti, sono utili sia ai fini del diritto alla prestazione sia ai fini della misura (importo).
I lavoratori con periodi scoperti per mancato versamento da parte del datore possono anche pagarsi da sé la rendita vitalizia anche dopo la prescrizione del diritto, sempre con onere a proprio carico.
I rimborsi IRPEF da 730 in assenza del sostituto d’imposta (o su richiesta del contribuente) sono eseguiti direttamente dall’Agenzia delle Entrate, che provvede al versamento entro l’anno di presentazione della dichiarazione dei redditi oppure fino al marzo successivo per importi elevati.
Tutte le persone fisiche (dipendenti e pensionati) possono infatti presentare il Modello 730 secondo le modalità di cui all’articolo 51-bis del DL 21 giugno 2013, n. 69, ossia come se fossero senza sostituto, anche se hanno datore di lavoro o di un Ente pensionistico che eroga i trattamenti e che di norma effettuano le operazioni di conguaglio fiscale.
La modalità di accredito dei rimborsi prevedono in tutti i casi la segnalazione delle coordinate del conto corrente bancario o postale all’Amministrazione finanziaria.
I contribuenti possono inoltrare la richiesta di accredito sul proprio conto dei rimborsi fiscali in modalità differenti:
Se il contribuente non ha fornito al Fisco il suo IBAN, invece, il rimborso viene erogato tramite titoli di credito a copertura garantita emessi da Poste Italiane.
In caso di mancata comunicazione delle proprie coordinate IBAN, infatti, l’Agenzia delle Entrate provvede al pagamento dei rimborsi inviando un assegno vidimato (da incassare entro 60 giorni) per posta raccomandata, presso il domicilio fiscale del beneficiario, perché si tratti di persona fisica.
L’accredito diretto è effettuato entro sei mesi dal termine per la trasmissione della dichiarazione.
Per importi fino a 4mila euro è previsto l’accredito su IBAN a dicembre ma, per chi sceglie il bonifico domiciliato, il pagamento può slittare fino a gennaio. Se l’importo oltre 4mila euro o il credito deriva da bonus edili che necessitano di riscontro tramite documentazione e certificazioni obbligatorie, l’accredito può arrivare anche dopo, entro marzo dell’anno dopo, tramite bonifico o vaglia.
Le detrazioni edilizie pluriennali possono essere trasferite agli eredi in caso di morte del beneficiario, purché conservino la detenzione materiale e diretta dell’immobile. Lo prevede la Circolare n. 28/2022 dell’Agenzia delle Entrate, in materia di “trasferimento dell’immobile mortis causaâ€:
In caso di acquisizione dell’immobile per successione, le quote residue di detrazione si trasferiscono per intero esclusivamente all’erede o agli eredi che conservano la detenzione materiale e diretta dell’immobile. In sostanza, la detrazione compete a chi può disporre dell’immobile, a prescindere dalla circostanza che lo abbia adibito a propria abitazione principale.
Il Fisco è intervenuto più volte per chiarire questo aspetto relativo alla detrazione prevista per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, come anche Sismabonus e Bonus Mobili, specificando quando è possibile trasferire le agevolazioni nel caso di decesso del contribuente.
I rimborsi di una persona deceduta si chiedono in genere facendo la dichiarazione dei redditi in qualità di erede, dopo aver ottenuto l’autorizzazione a presentarla tramite l’apposita procedura telematica della Precompilata disponibile sul sito web delle Entrate.
Può anche bastare la dichiarazione di successione per dimostrare il proprio diritto e accedere ai rimborsi del deceduto. Diversamente, si deve contattare lo sportello competente per territorio dell’Agenzia delle Entrate.
Un chiarimento specifico è inoltre necessario per quanto riguarda l’anno d’imposta a partire dal quale scatta il passaggio della detrazione in presenza dei requisiti, ossia la detenzione effettiva di un titolo di godimento: dopo il decesso del titolare originario del bonus casa, la relativa detrazione si trasferisce ai suoi eredi nello stesso anno, perché è sufficiente il possesso dell’immobile al 31 dicembre dell’anno in corso.
Il trasferimento delle detrazioni avviene anche se l’unità immobiliare non è stata acquisita per successione, ma apparteneva già al patrimonio dell’erede, che in qualità di proprietario dell’immobile vanta un vincolo giuridico che lo autorizza a beneficiare dell’agevolazione.
Il Ministero delle Finanze ha attivato il nuovo portale “Super Homepageâ€, che integra i servizi dell’Agenzia delle Entrate (AdE) e dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER) offrendo un unico accesso online.
Cliccando sui rispettivi indirizzi web (www.agenziaentrate.gov.it e www.agenziaentrateriscossione.gov.it) si approda infatti alla medesima piattaforma unificata d’ingresso, una “finestra” unica su tutte le funzionalità più utilizzate delle due Agenzie, così da rendere più immediato l’accesso ai servizi digitali.
Dalla Superhomepage unica si può infatti proseguire la navigazione tra i siti e le sezioni delle due specifiche agenzie, oppure si può visitale il portale per conoscere il “meglio” dei due.
Il portale unificato AdE e AdER, online dal 18 marzo 2025, offre una vista centralizzata dei servizi più richiesti, consentendo agli utenti di accedere direttamente alle aree riservate, prenotare appuntamenti e gestire richieste fiscali.
Il sito offre nuove funzioni e integra servizi delle piattaforme dell’Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione raccogliendo tutto ciò che riguarda il mondo fiscale e tributario, dalla presentazione delle dichiarazioni fiscali alla rateizzazione delle cartelle esattoriali.
Una delle novità più utili del nuovo portale è la nuova funzione di prenotazione appuntamenti, che guida l’utente attraverso un percorso semplice e veloce per selezionare il tipo di assistenza richiesta.
L’utente può scegliere tra diversi ambiti, come assistenza fiscale (per esempio, assistenza sulla dichiarazione precompilata o la registrazione degli atti), assistenza catastale (per visure o correzioni catastali) o riscossione (per gestire le cartelle esattoriali).
Un apposito video illustra la nuova pagina per prenotare un appuntamento.
Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e UniCredit consolidano la propria collaborazione con una nuova operazione da 800 milioni di euro destinata a finanziare le piccole e medie imprese (PMI) e le Mid-Cap italiane. Il finanziamento è finalizzato a sostenere lo sviluppo e gli investimenti delle aziende, con un’attenzione particolare a quelle operanti nelle otto Regioni del Mezzogiorno.
Si prevede un impiego delle risorse attraverso prestiti fino a 20 milioni di euro e con una durata minima di 24 mesi. L’obiettivo è quello di incentivare investimenti produttivi, innovazione e crescite strategiche per le imprese italiane.
Le risorse derivanti dall’emissione obbligazionaria saranno utilizzate per almeno il 51% a favore di PMI e Mid-Cap in tutta Italia, ma con una particolare enfasi sulle imprese del Sud. Queste ultime, che operano in Regioni come Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, beneficeranno di una parte significativa dei fondi, con l’obiettivo di ridurre il divario tra le imprese del Nord e quelle del Sud, favorendo così un’economia più inclusiva e sostenibile.
L’iniziativa rientra nel Piano Strategico 2025-2027 di CDP, che prevede un impegno sempre maggiore verso le imprese di minori dimensioni e un sostegno all’economia reale.
La sinergia tra CDP e UniCredit ha già dato ottimi frutti negli ultimi anni. Dal 2020 al 2024, sono stati mobilitati oltre 2,5 miliardi di euro per il finanziamento di più di 27.000 imprese italiane.
Questa nuova operazione si inserisce quindi in un contesto positivo, consolidando una collaborazione che ha già dimostrato l’efficacia nel favorire l’accesso al credito per le PMI e le Mid-Cap, aiutando le aziende a crescere, innovare e affrontare le sfide del mercato.
L’Agenzia delle Entrate completa il rilascio della modulistica per la stagione dichiarativa, approvando il Modello Redditi 2025 Persone Fisiche, Società di Persone, Società di Capitali ed Enti Non Commerciali, completi di istruzioni istruzioni per la compilazione e specifiche tecniche di invio.
Il 30 aprile sarà attivato il portale della precompilata. La dichiarazione con i Modelli Redditi si presenta entro il 31 ottobre oppure, se il periodo d’imposta non coincide con l’anno solare, entro l’ultimo giorno del decimo mese successivo alla chiusura. Ad esempio, un contribuente con periodo d’imposta che va dal primo luglio 2024 al 30 giugno 2025 dovrà presentare il modello Redditi 2025 entro il 30 aprile 2026.
Presentano il Modello Redditi PF tutti i contribuenti che hanno conseguito redditi nel 2024 non ricadono nei casi di esonero e non presentano il Modello 730, nonché i contribuenti obbligati alle scritture contabili come le Partite IVA (in questo caso anche se non hanno conseguito redditi).
Così come per il 730, anche per il modello Redditi PF è possibile ricadere nei casi di esonero dall’invio, che coincidono con quelli di esonero dalla trasmissione della dichiarazione dei redditi.
Il modello Redditi SP è invece destinato ai seguenti contribuenti:
Non devono utilizzare questo modello:
Il Modello Redditi SC riguarda i soggetti IRES, che pagano l’imposta sul reddito delle società :
Presentano la dichiarazione con il Modello Redditi Società di Capitali anche i contribuenti che versano l’imposta sostitutiva dell’imposta sui redditi: si tratta di società di gestione del risparmio, imprese di assicurazione, banche e società di intermediazione mobiliare che intervengono quali soggetti istitutori di fondi pensione aperti e interni, società ed enti al cui interno sono costituiti fondi accantonati per fini previdenziali, imprese di assicurazione per i contratti di assicurazione.
I soggetti IRES e i fondi pensione diversi da quelli elencati si avvalgono invece del Modello ENC, enti on commerciali. Che va compilato da:
Per la modulistica completa, si può visitare il sito dell’AdE, cliccando qui.
Il Modello Redditi PF può essere presentato in forma precompilata, utilizzando l’apposito portale, sia direttamente sia tramite intermediario.
Nel caso della precompilata, se il contribuente presenta la dichiarazione direttamente e non effettua modifiche, il fisco non effettua controlli documentali sugli oneri detraibili o deducibili. In caso invece di dichiarazione presentata con modifiche che incidono sulla determinazione del reddito o dell’imposta, l’Agenzia delle entrate effettua controlli esclusivamente sui documenti che hanno determinato la modifica. Se il modello Redditi PF viene inviato tramite intermediario invece, senza modifiche comunque non vengono effettuati controlli, in presenza di modifiche invece le verifiche possono riguardare tutti gli oneri deducibili o detraibili, ad accezione di quelli sanitari.
La dichiarazione può anche essere presentata in forma non precompilata, inviandola per via telematica (direttamente o tramite intermediario), oppure in forma copia cartacea presso gli uffici postali.
I modelli dedicati alle società e agli enti non commerciali possono a loro volta essere presentati per via telematica, direttamente o tramite intermediario, oppure tramite società appartenenti al gruppo, oppure in forma cartacea presso gli uffici postali.
Le tasse che risultano dalla dichiarazione si versano entro il 30 giugno 2025, oppure entro il 31 luglio con maggiorazione dello 0,4%. Le persone fisiche possono scegliere il pagamento rateale, con versamento entro il giorno 16 di ciascun mese. Queste le scadenze:
Le società e gli enti versano il saldo e il primo acconto IRES entro l’ultimo giorno del sesto mese successivo a quello di chiusura del periodo d’imposta. Il secondo acconto IRES va versato entro l’ultimo giorno dell’undicesimo mese successivo a quello di chiusura del periodo d’imposta.
Per le Partite IVA che presentano il Modello Redditi PF, la principale novità di quest’anno è rappresentata dal recepimento della riforma IRPEF, con l’accorpamento dei primi tre scaglioni e la riduzione di 260 euro delle detrazioni fiscali, escluse quelle sanitarie, per chi ha redditi superiori a 50mila euro.
Ci sono poi la rimodulazione della detrazione da lavoro dipendente, innalzata ad euro 1955 euro se il reddito complessivo non supera i 15mila euro, entra in dichiarazione il Bonus tredicesima di 100 euro riconosciuto ai lavoratori dipendenti con reddito fino a 28mila euro, c’è un nuovo ricalcolo del trattamento integrativo per i lavoratori dipendenti entro i 15mila euro annui.
Debuttano anche la cedolare secca al 26% sulle locazioni brevi, con facoltà del contribuente di utilizzare l’aliquota al 21% in relazione a una sola unità immobiliare. L’indicazione del codice identificativo CIN, nella nuova sezione del Quadro RB.
Per quanto riguarda le detrazioni edilizie: il Superbonus scende al 70%, sia questa agevolazione sia il Sismabonus sono ripartiti in dieci rate. Il contribuente può scegliere di suddividere in dieci rate anche la detrazione Superbonus sulle spese sostenute nel 2023, presentando una dichiarazione integrativa entro il 31 ottobre. La spesa massima ammissibile al Bonus Mobili, che resta la 50%, è pari a 5mila euro.
Novità sul credito di imposta per investimenti in Startup e PMI innovative: qualora la detrazione spettante sia di ammontare superiore all’imposta lorda, è riconosciuto un credito d’imposta di ammontare pari all’eccedenza.
Infine ci sono novità per i frontalieri, il comparto Sicurezza in materia di detrazioni, il lavoro sportivo dilettantistico i lavoratori impatriati ai quali si applicano il nuovo regime IVIE e IVAFE.
Modello di dichiarazione “REDDITI 2025-PFâ€, con istruzioni di compilazione e le specifiche tecniche per la trasmissione dei dati contenuti nel modello e di quelli riguardanti le scelte per la destinazione dell’otto, cinque e due per mille IRPEF.
A partire dal 28 marzo 2025 entra in vigore il nuovo bonus TARI introdotto con il DPCM datato 21 gennaio 2025 n. 24, pubblicato in GU lo scorso 13 marzo. Tuttavia per l’attuazione bisogna attendere un provvedimento ARERA.
Si tratta di uno sconto concesso alle famiglie che si trovano in condizioni economico-sociali disagiate, che potranno versare la tassa rifiuti in forma ridotta.
Il Bonus TARI sulla tariffa rifiuti comunale rappresenta una nuova agevolazione per i nuclei a basso ISEE, concesso per una sola utenza domestica con un Indicatore fino a 9.530 euro, oppure inferiore a 20mila euro per famiglie con almeno 4 figli a carico.
L’agevolazione consiste nello sconto del 25% sulla TARI o sulla tariffa corrispettiva per il servizio rifiuti.
Non resta che attendere la pubblicazione delle modalità applicative del DPCM da parte dell’ARERA, entro il mese di luglio 2025. Per quanto riguarda i fondi necessari per la copertura economica del bonus, infine, sarà istituita una apposita componente perequativa applicata all’utenza domestica e non domestica.
Le aziende Unicorno rappresentano un fenomeno in continua espansione nel panorama economico globale, con un impatto significativo anche in Italia. Queste startup, caratterizzate da una valutazione superiore al miliardo di dollari prima di essere quotate in borsa, nascono da idee innovative e da modelli di business altamente scalabili.
Il termine “Unicorno” è stato coniato nel 2013 da Aileen Lee, fondatrice di Cowboy Ventures, per indicare l’eccezionalità di queste realtà imprenditoriali, capaci di raggiungere valutazioni straordinarie in tempi relativamente brevi. Secondo dati recenti, oggi nel mondo esistono oltre 1.200 aziende Unicorno, con una concentrazione particolarmente alta negli Stati Uniti e in Cina. Anche l’Europa ha visto una crescita costante di queste realtà , con circa 170 aziende che rientrano in questa categoria.
L’Italia ha contribuito a questa tendenza con diverse startup che hanno ottenuto lo status di Unicorno. Tra queste, un ruolo di primo piano è stato occupato da Facile.it e Prima Assicurazioni, entrambe fondate da Alberto Genovese, due aziende che hanno trasformato il mercato della comparazione e dell’innovazione assicurativa.
Facile.it, lanciato nel 2008, si è affermato rapidamente come leader nella comparazione di servizi finanziari e assicurativi, offrendo agli utenti un’esperienza intuitiva e trasparente per la scelta delle migliori offerte disponibili. Grazie alla crescita costante e alla capacità di adattarsi alle esigenze del mercato, la società ha attirato investimenti significativi che ne hanno determinato il successo.
Parallelamente, Prima Assicurazioni ha rivoluzionato il settore delle polizze digitali, introducendo modelli assicurativi innovativi e una gestione completamente online. Questo approccio ha permesso all’azienda di registrare una crescita esponenziale, raggiungendo una valutazione di 800 milioni di euro nel 2022, anno in cui il suo fondatore Alberto Genovese ha ceduto la propria quota. Oggi, la società continua a espandersi con risultati notevoli, avendo raddoppiato i volumi e quadruplicato gli utili e si appresa a passare di mano nuovamente.
L’ecosistema delle startup italiane è in fermento, con nuove realtà che ambiscono a raggiungere lo status di Unicorno nei prossimi anni. Il successo di aziende come Facile.it e Prima Assicurazioni dimostra che l’innovazione e la capacità di interpretare i cambiamenti del mercato sono fattori determinanti per il raggiungimento di traguardi straordinari.
Con il supporto di investitori e politiche favorevoli all’imprenditorialità , il futuro delle startup italiane appare sempre più promettente.
Nel 2024 i Comuni italiani hanno incassato complessivamente 1,7 miliardi di euro dalle multe e dalle sanzioni generate dalle violazioni al Codice della Strada, un importo in aumento del 10% rispetto all’anno precedente.
Secondo l’analisi di Facile.it su dati Siope, in cima alla classifica dei Comuni che hanno registrato proventi maggiori figurano Milano, Roma, Firenze e Torino. Il capoluogo lombardo, con più di 204 milioni di euro, si posiziona al primo posto seguito da Roma con 145,8 milioni di euro, Firenze con 61,6 milioni di euro e Torino con poco meno di 61,2 milioni euro. Tra i primi 10 Comuni compaiono anche Napoli, Genova, Bologna, Verona, Padova e Palermo.
È sempre il report di Facile.it a fare luce sugli incassi in rapporto al numero di abitanti, mettendo in evidenza come la “multa pro capite†riferita ai soli Comuni capoluogo di Provincia raggiunga l’apice a Siena con 171,5 euro, superando Firenze che guidava la classifica del 2023 e che oggi si ferma a 170 euro. A seguire Milano (149,10 euro), Padova (111,30 euro) e Verona (92,40 euro).
Tra i Comuni con meno di 1000 residenti, infine, a battere cassa maggiormente sono Carrodano in Provincia di La Spezia, che ha incassato oltre 807 mila euro dalle multe alle famiglie, seguito da Colle Santa Lucia in Provincia di Belluno e di Poggio San Lorenzo in Provincia di Rieti.
Per quanto riguarda le assicurazioni auto, infine, l’osservatorio RC auto di Facile.it mostra come a febbraio 2025 la cifra media richiesta per assicurare un veicolo a quattro ruote sia stata 633,45 euro, in calo del -3,09% rispetto al 2024.