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News da PMI.it - Informazione ICT e Business per piccole e medie imprese

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INPS
Assegno di Inclusione ADI e SFL: scattano le verifiche INPS
Sì del Garante Privacy ai controlli INPS per verificare i requisiti di accesso all’Assegno di Inclusione e al Supporto per la Formazione e Lavoro.

Dal Garante della Privacy arriva il via libera alle attività di verifica operate dall’INPS sul possesso dei requisiti per l’accesso all’Assegno di Inclusione e al Supporto Formazione e Lavoro.

Con il parere favorevole del Garante, l’Istituto Nazionale d Previdenza Sociale è autorizzato a utilizzare le informazioni necessarie per i controlli sulla concessione dell’Assegno di Inclusione (ADI) – che prevede requisiti di cittadinanza, residenza, soggiorno, reddito familiare, ISEE – e del Supporto Formazione e Lavoro (SFL) – che prevede requisiti di cittadinanza, residenza, soggiorno e reddito –  ma sempre nel rispetto della privacy dei richiedenti soprattutto in tema salute, minori e sentenze di condanna.

Le misure di garanzia approvate dal Garante Privacy consentiranno quindi all’Istituto di utilizzare, a fini di controllo sul possesso dei requisiti, i dati provenienti dai propri database e quelli messi a disposizione dalle altre amministrazioni, evitando così che l’erogazione dell’assegno di inclusione venga destinato a chi non ne ha diritto.

I dati che potranno essere oggetto di scambio tra l’INPS e le amministrazioni competenti (tra cui Comuni, Ministero dell’Interno, ACI, Agenzia delle Entrate, Ministero della Giustizia e Ministero dell’Istruzione e del Merito) saranno limitati alle informazioni strettamente necessarie al fine di eseguire le verifiche a norma di legge.


Data articolo: Thu, 24 Oct 2024 08:17:48 +0000
Fare impresa
Pianificazione finanziaria: il business plan
Business plan: un documento per la banca o per l’imprenditore?

In un periodo come quello attuale, caratterizzato da forti turbolenze di natura economica e geo-politica, il tema della pianificazione finanziaria è diventato sempre più un aspetto cruciale per le aziende e di riflesso, per i loro principali finanziatori, ovvero gli istituti di credito.

L’incremento del costo del denaro da un lato e l’acuirsi delle dinamiche competitive sui mercati internazionali dall’altro, hanno aumentato la consapevolezza del management aziendale sull’importanza di valutare (in ottica preventiva o forward looking) le conseguenze attese delle proprie scelte strategiche ed imprenditoriali, al fine di valutarne l’impatto sul bilancio, sulle dinamiche economico-patrimoniali e finanziarie e non da ultimo sulla sostenibilità del debito aziendale.

Esigenze odierne di pianificazione aziendale

Proprio nell’ottica di valutare la sostenibilità del debito (bancario, operativo e fiscale/tributario) il tema della pianificazione è divenuto cruciale anche nell’alveo del Codice della Crisi di impresa e dell’insolvenza (CCII) ex D.lgs 14/2019, il quale ha introdotto l’obbligo per gli imprenditori di dotarsi dei c.d. “strumenti di adeguato assetto organizzativo†tra i quali all’art. 3 comma 3 paragrafo b) viene annoverata l’esplicita richiesta di “verificare la sostenibilità dei debiti e le prospettive di continuità aziendale almeno per i dodici mesi successivi “ proprio con l’intento di normare ex lege delle best practice di pianificazione che dovrebbero essere di dominio comune nel mondo imprenditoriale.

Ma non è tutto. Le esigenze di pianificazione non sono una prerogativa esclusiva delle imprese, ma anche dei loro principali finanziatori, ovvero gli istituti di credito.

Il mondo bancario già da tempo ha recepito nella propria normativa e nei propri regolamenti (si pensi al principio IFRS 9 o alle linee guida EBA-LOM) la necessità di adottare un approccio forward looking ai fini della valutazione del merito creditizio dei clienti; ciò significa che ai fini della valutazione della sostenibilità dei clienti, sia nella fase di concessione di un prestito, sia nel successivo monitoraggio periodico, il focus ai fini della valutazione del merito creditizio non è più centrato esclusivamente sulle garanzie fornite o sui risultati storici conseguiti, ma è sempre più rivolto ad una valutazione attuale e futura della capacità del cliente di adempiere alle proprie obbligazioni, ponendo conseguentemente “enfasi su una stima realistica e sostenibile del reddito e del flusso di cassa futuro del clienteâ€.

Il business plan oggi: a cosa serve veramente

Nel contesto di questa duplice esigenza di pianificazione derivante dalle necessità di imprese ed istituti di credito, assume assoluta rilevanza lo strumento del business plan.

Predisporre un business plan significa realizzare un processo di pianificazione di medio/lungo periodo della specifica aziendale, che richiede un’elevata verticalizzazione ed approfondimento, al fine di individuare quali siano le variabili chiave o le assumptions che possano originare il successo (o l’insuccesso) futuro dell’impresa, al fine di simulare gli andamenti attesi delle tre dimensioni dell’analisi dell’impresa, ovvero:

  • La dimensione reddituale, mediante la predisposizione di conti economici prospettici che siano in grado di evidenziare la struttura dei costi (fissi e variabili) attesi dell’impresa oltre ad una stima dei ricavi previsionali.
  • La dimensione patrimoniale, mediante la predisposizione di stati patrimoniali prospettici, che contemplino tra le altre cose gli investimenti previsionali (in attivo fisso ed in capitale circolante) e le relative fonti di finanziamento.
  • La dimensione finanziaria, mediante la predisposizione di rendiconti finanziari prospettici che esprimano il cash flow generato (o assorbito) dalle gestioni aziendali.

Attenzione però. L’attività di business planning non deve ricondursi meramente ad una compilazione di un foglio di calcolo per adempiere il proprio compito ed “accontentare†le banche e gli investitori al fine di ottenere un determinato finanziamento. È ancora molto frequente riscontrare nell’operatività dei business plan che, alla prova della realtà, appaiono come un “libro dei sogniâ€, conditi da fatturati con tassi di crescita a doppia cifra e marginalità operative completamente scollegate dalla storicità dell’azienda e dalle metriche di settore.

Il business plan dovrà necessariamente essere calato nel contesto macroeconomico sulle dinamiche d’impresa: sarà infatti mai credibile un business plan che non contempli alcun adeguamento di oneri finanziari in ipotesi di tassi crescenti? Potrà essere credibile un business plan che preveda una generale diminuzione dei costi operativi in ipotesi di dinamiche inflazionistiche? Sarà mai realistico un business plan senza la stima della dinamica fiscale?

Molto probabilmente no. In fin dei conti gli stessi istituti di credito dinnanzi a piani reputati “non realistici†o “non credibili†predispongono da sé le proprie proiezioni finanziarie dei clienti, utilizzando le medesime per confutare le proiezioni fornite dai clienti stessi, con il rischio, non essendo del settore, di giungere a conclusioni troppo affrettate.

Come redigere un business plan davvero efficace

Redigere un business plan richiede di effettuare da parte dell’imprenditore una profonda riflessione sullo stato di salute della propria azienda, valutandone i punti di forza e di debolezza, così come le opportunità e le minacce, sia attuali che prospettiche; trattasi a tutti gli effetti di un processo che muove sì dalla direzione aziendale o dal top management, ma coinvolge l’azienda a 360 gradi, interessando ovviamente anche l’area commerciale (la quale ad esempio sarà chiamata a restituirci informazioni in merito agli ordinativi e sul sentiment di mercato e della concorrenza) e la produzione (che dovrà restituirci i vincoli di capacità produttiva).

Si tratta in estrema sintesi di effettuare delle previsioni economiche, patrimoniali e finanziarie in base ad un preciso set di assumptions fondato, ragionato e dimostrabile.

Attenzione però; questo non significa che il business plan debba essere in grado di prevedere il futuro o quello che accadrà tra “n†anni. La pretesa non è certo quella di avere una sfera di cristallo, quanto piuttosto quella di avere a disposizione uno strumento nelle mani dell’imprenditore, che funga da “simulatore di volo†e che sia in grado di restituire informazioni prospettiche al verificarsi (o meno) di determinate ipotesi.

Il business plan è altresì uno strumento utilizzabile “al contrario†ovvero è possibile stimare un livello di impegni finanziari e costi fissi per il prossimo futuro e “chiedere†al business plan quale sia il livello di valore della produzione necessario per coprire tali esigenze. In questo ultimo caso si parla di muovere da un business plan revenues driven a un business plan cost driven.

Come reagire quindi dinnanzi all’incertezza che giocoforza grava sul futuro?

Mediante la realizzazione dei c.d. “stress tests†ovvero diverse simulazioni ed analisi di scenario, che possono essere ottenute variando una (o più) assumptions alla base del piano, magari quelle maggiormente soggette a stime o di difficile presidio da parte dell’impresa.

Conclusioni

Giunti alla conclusione, una domanda sembra quindi doverosa: a chi serve il business plan? Alla banca o all’imprenditore?

La risposta corretta è “ad entrambiâ€, ma in primis certamente all’imprenditore, in quanto deve servire da vero e proprio strumento di gestione e di valutazione delle scelte strategiche aziendali, imponendo molto spesso un “bagno di realtà†dinnanzi a progetti di investimento non sostenibili con le dinamiche prospettiche dell’azienda; se così non fosse, il rischio di scadere nel famigerato “libro dei sogni†risulta molto elevato.


Data articolo: Thu, 24 Oct 2024 08:00:11 +0000
Servizi INPS
Pensioni: EcoCert, come ottenere l’Estratto Conto Certificativo INPS
L'Ecocert è l'Estratto Conto Certificativo che quantifica la pensione futura: per dipendenti pubblici e privati si ottiene su richiesta all'INPS.

I lavoratori delle gestioni private e pubbliche INPS possono richiedere online l’estratto conto certificativo ECOCERT ai fini della domanda di pensione. La stessa richiesta si può anche effettuare di persona recandosi presso un ufficio o sede territoriale o rivolgendosi a Caf e Patronati.

Vediamo come procedere, in questa guida passo dopo passo alla richesta dell’estratto conto INPS per la pensione.

ECOCERT pensione INPS: cos’è

L’Estratto Conto Certificativo (ECOCERT /ECOMAR) contiene tutti i dati sulla propria posizione assicurativa e tutti i contributi della vita lavorativa. Il documento è diverso dalla stampa dell’Estratto conto contributivo o previdenziale disponibile online, perché ha valore legale. A tal fine, necessita della verifica da parte di un operatore INPS prima del suo rilascio.

Situazione contributiva per il calcolo pensione

Il documento riporta i contributi versati nelle diverse gestioni. Quelli AGO sono contenuti nell’Estratto conto previdenziale mentre quelli in Gestione Separata sono contenuti nell’Estratto conto parasubordinati. Il documento riporta i versamenti previdenziali con le seguenti caratteristiche:

  • periodo di riferimento;
  • tipologia di contributi versati (da lavoro dipendente, artigiano, commerciante, ecc.);
  • contributi utili (espressi in giorni, settimane o mesi) per la misura (il calcolo della pensione) e per il diritto;
  • retribuzione;
  • riferimenti del datore di lavoro;
  • eventuali note.

Estratto conto previdenziale INPS

L’ECOCERT serve dunque a verificare se effettivamente sono registrati presso l’INPS tutti i requisiti contributivi per andare in pensione. Non solo: con questo documento, si ottiene anche il conteggio della pensione futura, ossia l’importo del trattamento quantificato in tempo reale dall’INPS.

CALCOLA LA TUA PENSIONE

A cosa serve l’ECOCERT?

L’ECOCERT serve per fare domanda di pensione. Il soggetto in possesso dei requisiti per richiedere la pensione di vecchiaia o quella anticipata/anzianità, utilizza il servizio di richiesta ECOCERT INPS per farsi inviare l’estratto conto certificativo sui propri contributi versati, in base ai quali calcolare importo e decorrenza pensione.

Come ottenere l’Estratto Conto Certificativo?

Puoi richiedere il proprio modello EcoCert si può procedere online dal sito INPS (www.inps.it) con credenziali personali di accesso all’area riservata, oppure rivolgersi al patronato che esegue la richiesta per conto del cittadino. Per farne richiesta online, si utilizza l’apposito servizio INPS denominato Domanda Pensione, Ricostituzione, Ratei, ECOCERT, APE Sociale e Beneficio precoci e raggiungibile, previa registrazione e accesso con proprie credenziali personale.

Quanto tempo ci vuole per il rilascio del Modello?

L’ECOCERT INPS è pronto entro 55 giorni. I tempi medi di rilascio possono variare nel caso in cui sia necessario effettuare operazione di ricongiungimento dei contributi, che richiedono tempi tecnici ulteriori.

Cosa significa ECOCERT negativo o positivo?

L’ECOCERT, al momento del suo rilascio, attesta in tempo reale la posizione assicurativa del richiedente. Dopo la richiesta, entro 55 giorni l’esito è visibile nella propria area riservata (MyINPS). La richiesta può dare un risultato positivo o negativo.

  • ECOCERT positivo significa che l’estratto conto contributivo richiesto è stato emesso e in breve tempo sarà disponibile.
  • ECOCERT negativo significa che l’INPS non ha potuto ricostruire la carriera contributiva del lavoratore, così da non poter emettere il certificato completo e quantificare l’importo della futura pensione in base al montante versato.

Qui il link diretto al servizio INPS.


Data articolo: Thu, 24 Oct 2024 07:41:56 +0000
Mutui
Mutui in calo entro dicembre: verso un nuovo taglio dei tassi
Christine Lagarde ottimista riguardo l’andamento dell’inflazione: ipotesi di nuovo taglio dei tassi di interesse già entro dicembre 2024.

L’inflazione nell’Eurozona è in forte calo e la stessa BCE si mostra finalmente ottimista riguardo all’immediato futuro, tanto da lasciar ipotizzare un nuovo taglio dei tassi di interesse a dicembre, con un impatto immediato sul costo del denaro ed un conseguente calo graduale anche della rata dei mutui.

L’ipotesi auspicata dagli esperti è quella di una riduzione di mezzo punto percentuale, per quanto sia più verosimile che la BCE preferisca muoversi per step e proseguire sul cammino del “quarto di punto” per ogni ulteriore taglio.

La presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, ha infatti sottolineato come l’obiettivo di riportare l’inflazione al 2% potrebbe essere raggiunto prima di quanto previsto inizialmente.

Significa che ci sono margini per allentare ulteriormente la stretta di politica monetaria degli scorsi anni e proseguire nel processo di graduale apertura avviato nel corso del 2024, anno in cui la corsa inflazionistica è rallentata in modo significativo consentendo alla BCE di attuare nel giro di pochi mesi un radicale ridimensionamento dei tassi.

Non a caso, il mercato dei mutui e quello immobiliare stanno ripartendo.

Segnali positivi per quanto riguarda il mercato dei mutui in Italia sono stati registrati anche dall’ABI, che ha rilevato la costante discesa dei tassi applicati dalle banche per i finanziamenti ipotecari ed un lieve aumento della richiesta di prestiti per acquisto di abitazioni, anche se a ritmi contenuti.


Data articolo: Thu, 24 Oct 2024 07:36:24 +0000
Manovra
Detrazioni fiscali tagliate sopra i 75mila euro di reddito
Nel 2025 si introduce un limite alla spesa detraibile con nuovi massimali, fasce di reddito e quoziente familiare: le novità nello schema di Manovra.

Con il varo della Legge di Bilancio 2025 cambieranno i limiti relativi alle spese detraibili, attraverso l’introduzione di nuovi massimali e regole più rigide rispetto al passato.

Nell’ultima bozza della Legge di Bilancio, infatti, è inserito un nuovo meccanismo per l’accesso alle detrazioni fiscali nel Modello 730, che impone nuovi limiti per l’utilizzo delle agevolaioni IRPEF risultanti dalla dichiarazione dei redditi.

A tal fine, nell’ultima bozza della Manovra 2025 – in attesa che il testo del ddl sia pubblicato sul sito web della Camera dei Deputati, dopo la firma del Capo dello Stato avvenuta il 23 ottobre – si individuano due soglie di reddito complessivo da prendere a riferimento ai fini dell’accesso pieno o parziale alle proprie detrazioni, che comunque restano applicate secondo le consuete soglie (dal 19 al 50%) ed i consueti requisiti: 75mila euro e 100mila euro.

Gli importi delle detrazioni fruibili salgono inoltre in presenza di figli, divenendo massime con più di due figli o di un figlio disabile. I tetti massimi, oltre i quali non sono più erogate le detrazioni eventualmente spettanti, risultano: 14mila euro per i redditi tra 75mila e 100mila euro e 8mila euro oltre i 100mila euro.

In base al ddl della Manovra 2025, il coefficiente (il cosiddetto quoziente familiare) da utilizzare ai fini del calcolo della soglia è pari a:

  • 0,50 senza figli,
  • 0,70 con un figlio,
  • 0,85 con due figli
  • 1 con oltre due figli.

Applicando tali coefficienti alle due fasce di reddito, si ottengono i seguenti tetti:

  • i redditi che superano i 75mila euro portano in detrazione un importo massimo pari a 7mila euro in caso di assenza di figli, 9.800 euro in presenza di un figlio e 11.900 euro in caso di due figli.
  • i redditi superiori a 100mila euro, invece, subiscono una soglia di sbarramento ai rimborsi IRPEF da 730 al superamento di 4mila euro senza figli, 5.600 euro con un figlio e 6.800 euro con due figli.

Ai fini del computo, è escluso il reddito della prima casa e non rilevano le spese sanitarie così come quelle relative ai mutui stipulati fino a dicembre 2024, alle ristrutturazioni e agli interventi di riqualificazione energetica effettuati fino a dicembre 2024.


Data articolo: Thu, 24 Oct 2024 06:40:06 +0000
Riscatto pensione
Quota 103 con il riscatto di laurea
Ho 61 anni di età e 36 di contributi: se riscatto quattro anni di università posso andare in pensione nel 2025 con la Quota 103? Ho 61 anni di età e 36 di contributi: se riscatto quattro anni di università posso andare in pensione nel 2025 con la Quota 103?
Data articolo: Thu, 24 Oct 2024 06:32:52 +0000
Riforma Pensioni
Manovra 2025, sale a 67 anni la pensione di vecchiaia in tutto il pubblico impiego
La Manovra 2025 armonizza i limiti ordinamentali dei dipendenti pubblici con i requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia. Bonus Maroni anche sulle pensione anticipate.

La Legge di Bilancio 2025 alza a 67 anni il requisito per la pensione di vecchiaia di tutti i dipendenti pubblici  perchè sparisce il limite ordinamentale a 65 anni, elevato fino alla soglia anagrafica del trattamento di vecchiaia nei casi in cui erano previste distinzioni, torna la possibilità di trattenimento in servizio fino a 70 anni e il bonus Maroni viene esteso ai dipendenti del privato che raggiungono il requisito per la pensione anticipata ma che scelgono di restare a lavoro.

Attenzione: bisogna aspettare l’inizio dei lavori alla Camera per avere certezze sui testi ufficiali. Ma, in base alle ultime bozze della Manovra 2025, queste sono le misure che tendono a stimolare la permanenza nel mondo del lavoro dei lavoratori anziani, sia nel pubblico sia nel privato.

Alcune, come il potenziamento del Bonus Maroni, sono su base facoltativa, quindi danno al lavoratore la possibilità di scegliere se ritirarsi oppure restare in servizio. Altre, come l’innalzamento dell’età della pensione di vecchiaia per i dipendenti pubblici, non consentono invece alcuna discrezionalità.

Limiti ordinamentali e pensione di vecchiaia nella PA

Dal 1° gennaio 2025 anche i dipendenti pubblici dovranno aspettare i 67 anni per andare in pensione.

Attualmente, ci sono limiti ordinamentali diversi per ciascuna amministrazione, per cui spesso l’età per la pensione di vecchiaia è pari a 65 anni. La misura li equipara al requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia e pertanto, di fatto, alza il requisito per l’età pensionabile per tutte le pubbliche amministrazioni, equiparandolo a quello del privato.

Non solo: sembra destinato a decadere anche il divieto di accettare la richiesta di trattenimento in servizio del dipendente pubblico. L’attuale legislazione prevede obbligatoriamente che nel pubblico impiego i lavoratori si debbano ritirare quando raggiungono il limite ordinamentale, sempre che abbiano un numero di contributi necessari per andare in pensione. Ora invece c’è una sorta di marcia indietro, per cui il dipendente pubblico può sempre chiedere, facoltativamente, di non ritirarsi.

In questo caso il datore di lavoro, quindi la pubblica amministrazione, potrà concedere il trattenimento in servizio fino a 70 anni. Entro determinati paletti: sembra che ci sia un limite pari al 10% delle nuove assunzioni autorizzate. Questo deve avvenire su base volontaria, nel senso che la PA non può obbligare un lavoratore a restare in servizio dopo aver maturato il diritto a pensione.

Bonus Maroni anche sulla pensione anticipata

Anche per i dipendenti privati c’è una norma che tende a stimolare la permanenza nel mondo del lavoro. Si tratta di un potenziamento del Bonus Maroni, che consente di non versare più la quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore dipendente facendoli invece riconoscere in busta paga. Attualmente questa possibilità è prevista solo per chi matura il diritto alla Quota 103, dal 2025 è invece estesa anche a coloro che raggiungono il diritto alla pensione anticipata con i requisiti ordinari.

Quindi, dal 2025, sia i lavoratori che raggiungono 62 anni di età e 41 anni di contributi per la Quota 103, sia coloro che maturano 42 anni e dieci mesi di contributi (per gli uomini) o 41 anni e dieci mesi (per le donne), possono chiedere al datore di lavoro di non versare più la quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore. Questi importi, invece che all’istituto previdenziale, confluiranno nella busta paga del lavoratore, andando quindi ad aumentare lo stipendio.

La quota di contributi a carico del datore di lavoro continuerà invece ad essere riconosciuta. Il montante contributivo, in base al quale si calcola la pensione, continuerà perciò a crescere sebbene in misura inferiore.


Data articolo: Wed, 23 Oct 2024 16:39:59 +0000
Welfare aziendale
Benefit esentasse di 5mila euro per i trasferimenti di lavoro in Manovra 2025
La Legge di Bilancio defiscalizza il rimborso dell'affitto al dipendente neoassunto che deve trasferirsi oltre i 100 km: esenzione fino a 5mila euro.

Benefit aziendale con esenzione fiscale fino a 5mila euro per due anni sull’affitto rimborsato o pagato dall’impresa al neodipendente trasferito a oltre 100 km di distanza dalla sua abitazione.

E’ una delle novità inserite tra le misure per il lavoro e il welfare in Legge di Bilancio 2025, che sta iniziando il consueto iter di approvazione parlamentare.

Sconto fiscale sul trasferimento dei neo assunti

Si tratta di una delle disposizioni in Manovra 2025 relative ai benefit aziendali per i lavoratori dipendenti, che però riguarda esclusivamente i nuovi assunti nel corso del 2025, e che nell’anno precedente avevano un reddito non superiore a 35mila euro.

Prevede un’agevolazione fiscale a beneficio dei lavoratori che si trasferiscono per motivi di lavoro a seguito di una nuova assunzione che comporti un trasferimento di almeno 100 km, con relativo pagamento dell’affitto o il rimborso da parte dell’azienda. I requisiti sono i seguenti:

  • assunzione a tempo indeterminato nel 2025;
  • reddito 2024 non superiore a 35mila euro;
  • trasferimento di 100 chilometri.

Il benefit aziendale è esentasse fino a 5mila euro, dunque non concorre alla formazione del reddito (con defiscalizzazione al 100%) entro tale soglia e si applica alle cifre erogate o rimborsate dai datori di lavoro per il pagamento del canone di affitto e per le spese di manutenzione dell’abitazione.

Attenzione: l’imponibile contributivo resta comunque invariato e le somme relative al benefit rilevano comunque ai fini ISEE e per l’accesso a prestazioni previdenziali e assistenziali.

Le altre misure sui fringe benefit aziendali

Fra le altre misure in Manovra relative ai fringe benefit aziendali, si conferma l’innalzamento a mille euro della soglia esentasse, e a 2mila euro per chi ha figli.

Non è chiaro come questa misura si coordini con il nuovo sconto fiscale per l’affitto dei neo-assunti che si trasferiscono. La norma non sembra prevedere incompatibilità, quindi le due agevolazioni dovrebbero potersi sommare.

Infine, l’aliquota fiscale sui premi di produzione resta al 5% fino al 2027.


Data articolo: Wed, 23 Oct 2024 12:25:10 +0000
Pensioni
Requisiti minimi per la pensione di vecchiaia 2025
Vorrei sapere se per la pensione di vecchiaia nel 2025 ci vorranno ancora 20 anni di contributi. Vorrei sapere se per la pensione di vecchiaia nel 2025 ci vorranno ancora 20 anni di contributi.
Data articolo: Wed, 23 Oct 2024 12:02:29 +0000
Manovra
Legge di Bilancio 2025 alla Camera: le ultime novità
Legge di Bilancio 2025 alla Camera: tra le misure più calde la riforma delle detrazioni IRPEF e l'innalzamento a 67 anni dell'età per le pensioni pubbliche.

La Legge di Bilancio 2025 approvata in Consiglio dei ministri lo scorso 15 ottobre è stata firmata dal presidente della Repubblica e inizia il suo iter parlamentare alla Camera dei Deputati.

Come di consueto, il testo passerà al vaglio di entrambi i rami del Parlamento, incamerando eventuali correttivi, con approvazione entro fine anno per entrare in vigore il primo gennaio 2025.

Vediamo intanto le novità dell’ultima ora e le misure principali.

Manovra 2025 alla Camera: novità e conferme

Le misure più rilevanti di questa Manovra continuano a essere la conferma del taglio del cuneo fiscale, rimodulato e strutturale e l’accorpamento dei primi due scaglioni IRPEF, anch’esso definitivo e non semplicemente prorogato per un anno. La vera rivoluzione è tuttavia la riforma delle detrazioni IRPEF, per le quali viene introdotto un nuovo meccanismo legato alle fasce di reddito e alla composizione del nucleo familiare. E c’è anche un’importante misura pensionistica, che alza a 67 anni l’età per la pensione di vecchiaia nella pubblica amministrazione, equiparandola a quella dei dipendenti del privato.

Fra le ultime novità spicca invece un taglio agli stipendi dei dirigenti pubblici, che non potranno superare i 160mila euro (attualmente il tetto è a 240mila euro).

Tetto agli stipendi dei manager pubblici

In base alle ultime anticipazioni sugli stipendi dei manager della PA, la misura inserita nel disegno di legge di Bilancio 2025 riduce il tetto di questi compensi dagli attuali 240mila a 160mila euro. Resterebbero però escluse le partecipate quotate in Borsa o che emettono strumenti finanziari scambiati sul mercato, come Cdp o le Ferrovie dello Stato, le autorità amministrative indipendenti come l’Antitrust o l’Agcom, le agenzie fiscali.

La nuova soglia massima si inserisce in un pacchetto di spending review che vede anche un taglio lineare del 5% sulle spese dei ministeri.

Pensioni: aumenti e uscite anticipate

Sulle pensioni, novità importanti per i dipendenti pubblici: sale a 67 anni l’età per la pensione di vecchiaia per tutti, con i limiti ordinamentali attualmente in vigore dal 2015 equiparati a quelli del settore privato. Viene anche ripristinato il trattenimento in servizio, possibile fino a 70 anni e nei limiti del 10% delle nuove assunzioni autorizzate.

Per i dipendenti del privato, potenziato il Bonus Maroni ed esteso anche a chi matura la pensione anticipata ordinaria e sceglie di restare a lavoro.

Per il resto, si confermano le proroghe per gli attuali strumenti di flessibilità in uscita (APE Sociale, Opzione Donna e Quota 103) alle stesse condizioni.

Si torna poi alla rivalutazione ordinaria degli assegni. Le pensioni minime 2025 subiranno invece un nuovo adeguamento extra, pari a +2,7% come avvenuto quest’anno, con ulteriore scatto (ma più esiguo) nel 2026.

Pacchetto famiglia e lavoro

Un capitolo sul quale il Governo insiste particolarmente è quello relativo alle misure per la famiglia, con la reintroduzione del bonus bebè (Carta nuovi nati) e il potenziamento del congedo parentale, con l’aumento a tre mensilità retribuite all’80%.

Confermate alcune agevolazioni fiscali sul lavoro dipendente, come l’innalzamento della soglia esentasse dei fringe benefit e l’aliquota al 5% sui premi di produzione, prorogata per tre anni fino al 2027. Istituitoaì anche un nuovo benefit esentasse fino a 5mila euro per i neo-assunti a basso reddito che si trasferiscono di 100 km

Il taglio del cuneo fiscale

Il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti che guadagnano fino a 35mila euro lordi annui viene reso strutturale, anche se cambia in realtà il meccanismo. Sopra i 20mila euro di reddito, la decontribuzione diventa infatti una defiscalizzazione. L’impatto in busta paga promette di essere analogo, con un aumento lordo intorno ai 100 euro al mese.

C’è anche un ampliamento della platea, nel senso che c’è un impatto positivo, a scalare, anche sui redditi fra 35mila e 40mila euro.

Riforma IRPEF: scaglioni e detrazioni

Diverse le novità in materia di riforma IRPEF, tra cui spicca la modifica al meccanismo delle detrazioni in dichiarazione dei redditi introduce invece nuovi tetti massimi di agevolazione utilizzabile (si riducono con il progredire del reddito) e un quoziente familiare favorevole per i nuclei più numerosi.

In base alle ultime anticipazioni si parla di due soglie di reddito: 75mila euro e 100mila euro, rapportate al numero dei figli. I tetti massimi di spesa detraibile dovrebbero essere pari, rispettivamente, a 14mila euro e 8mila euro. Resterebbero comunque fuori dal computo le spese sanitarie e quelle dei mutui stipulati entro la fine del 2024.

Diventa poi strutturale l’accorpamento dei primi due scaglioni, con aliquota al 23% fino a 28mila euro di reddito, ma nel corso del passaggio parlamentare – risorse permettendo – poterebbe essere ridotta l’aliquota del secondo scaglione dal 35 al 33%, estendendo questa fascia di reddito fino a 60mila euro.

Legge di Bilancio 2025: l’iter parlamentare

Nelle prossime ore conosceremo nel dettaglio le misure definitive del ddl approvato dal Governo, atteso alla Camera.

Fra i temi che promettono di essere maggiormente dibattuti c’è senz’altro la riforma delle detrazioni. Ma non mancano polemiche anche sulle misure relative ai compensi dei manager PA. E in materia di IRPEF potrebbe esserci una riduzione delle tasse e un ampliamento del secondo scaglione, finanziato con le entrate del concordato preventivo biennale che però al momento non sembra riscuotere un particolare successo.


Data articolo: Wed, 23 Oct 2024 11:04:00 +0000
Proprietà industriale
Contraffazione Made in Italy: pioggia di sequestri e sanzioni
Un bilancio a 9 mesi dal varo della Legge Made in Italy: oltre 2mila sanzioni, sportelli e desk di supporto per la tutela della proprietà industriale.

Il MIMIT traccia un primo bilancio sull’applicazione della tutele previste dalla nuova legge sul Made in Italy (Legge 350/2023), che a nove mesi dall’entrata in vigore ha generato una pioggia di controlli, sequestri e sanzioni, nel più vasto quadro di misure anticontraffazione previste dal nuovo quadro normativo, che intereressa anche le Dogane ed il fronte e-commerce.

Il rapporto sulle attività fin qui svolte per la lotta alla contraffazione dalle Amministrazioni competenti riporta le principali azioni intraprese e i risultati ottenuti, a tutela delle imprese e dei marchi.

Vediamo i numeri e i trend principali che ne sono emersi.

Azioni di contrasto alla contraffazione

L’azione di contrasto alla contraffazione nel primo semestre 2024 ha riguardato tre ambiti: il presidio aree doganali, il controllo economico del territorio e l’attività investigativa. Previsto anche il contrasto alla contraffazione online, con il monitoraggio della rete tramite strumenti dedicati.

Sul fronte anticontraffazione, la Guardia di Finanza, nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2024, ha portato a termine 2.725 interventi, che hanno condotto al sequestro di circa 28 milioni di prodotti.

  • Sono stati 2.357 i casi interessati: circa 100 hanno reso necessaria la distruzione delle merci contraffatte sequestrate, mentre oltre in 2.200 situazioni sono scattate le nuove sanzioni pecuniarie, incrementate rispetto al passato.
  • I settori merceologici con i sequestri pià numerosi vedono un podio costituito da “giocattoli e giochi†(43,4%), “accessori di abbigliamento†(22,3%) e “apparecchiature elettriche ed elettroniche†(4%).
  • Sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria 1.394 responsabili, di cui 14 sottoposti a provvedimenti cautelari.

Azioni a tutela del Made in Italy

Con riferimento alla tutela del Made in Italy (art. 4, comma 49-bis, della Legge del 24 dicembre 2003, n. 350), la GdF ha effettuato 455 interventi nel primo semestre 2024, con il conseguente sequestro di circa 3 milioni di prodotti e la denuncia all’Autorità Giudiziaria di 108 soggetti.

Contrasto alle violazioni di proprietà industriale

A tutela della proprietà industriale delle imprese italiane, sono state raccolte 447 segnalazioni di possibili violazioni ed è stato avviati  sportelli di supporto all’individuazione di tecnologie anticontraffazione, nonché desk di assistenza e tutela della proprietà intellettuale per la gestione delle richieste di assistenza.


Data articolo: Wed, 23 Oct 2024 10:28:06 +0000
Incentivi imprese
ZES Sud: credito d’imposta per nuovi investimenti
Incentivi ai nuovi investimenti realizzati fino al 15 novembre 2024 nella ZES Unica Sud, tramite comunicazione integrativa per il credito d’imposta.

Nella comunicazione integrativa necessaria per ottenere il credito d’imposta relativo alla ZES Unica Sud è possibile inserire anche l’aumento degli investimenti effettuati, al fine di ottenere un incentivo di importo più elevato. A prevedere questa nuova possibilità nell’ambito del Bonus ZES è il decreto collegato alla Legge di Bilancio 2025, in vigore dal 20 ottobre.

La novità del Decreto Anticipi prevede l’inserimento degli investimenti ulteriori realizzati nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna.

A prevedere la comunicazione integrativa era stato il Decreto Omnibus, mentre il modello da utilizzare è stato predisposto dall’Agenzia delle Entrate ma si attende ora un suo aggiornamento in base a quanto riportato nell’articolo n. 8 del DL 155/2024:

Fermo restando quanto previsto  dal  secondo  periodo,  mediante  la comunicazione integrativa di cui al  primo  periodo,  possono  essere indicati anche investimenti realizzati nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2024 e il 15  novembre  2024,  ulteriori  rispetto  a  quelli risultanti dalla comunicazione presentata ai sensi  dell’articolo  5, comma 1, del citato decreto ministeriale, ovvero di importo superiore rispetto a quello risultante dalla citata  comunicazione, unitamente all’ammontare  del  maggior  credito  d’imposta   maturato   e   alla documentazione probatoria di cui al secondo periodo.

La comunicazione da inviare dal 18 novembre al 2 dicembre avrebbe dovuto inizialmente contenere le spese sostenute senza superare quelle inserite nella comunicazione iniziale: la modifica, invece, introduce la possibilità di indicare nella comunicazione integrativa anche spese di importo maggiore, sostenute tra il 1° gennaio e il 15 novembre 2024.

Si attende dunque l’aggiornamento del modello redatto dall’Agenzia delle Entrate.


Data articolo: Wed, 23 Oct 2024 10:04:13 +0000
Pensioni
Opzione Donna dopo il licenziamento: i casi ammessi
Ho presentato domanda per Opzione Donna perchè licenziata da un’azienda posta in liquidazione ma è stata rigettata perché l’impresa non aveva aperto un tavolo per la gestione della crisi. Ma il mio non è un caso peggiore? Ho presentato domanda per Opzione Donna perchè licenziata da un’azienda posta in liquidazione ma è stata rigettata perché l’impresa non aveva aperto un tavolo per la gestione della crisi. Ma il mio non è un caso peggiore?
Data articolo: Wed, 23 Oct 2024 09:35:30 +0000
Incentivi imprese
Incentivi alle imprese: modello unico per gli aiuti statali
Nuovo codice incentivi e riforma degli aiuti alle imprese: regole e bandi uniformi, agevolazioni concesse in base ai risultati e strumenti digitali.

Il Governo ha approvato lo schema di riforma degli incentivi alle imprese con l’obiettivo di semplificare gli adempimenti e renderli uniformi per tutte le agevolazioni di volta in volta decise a favore delle aziende.

Il decreto legislativo, attuativo della legge delega 160/2023 è stato approvato in Consiglio dei Ministri e individua una sorta di modello definito di riferimento valido per tutte le agevolazioni.

Codice incentivi imprese: cosa prevede la riforma

Il dlgs è attuativo delle previsioni contenute nell’articolo 3, commi 1 e 2, lettera b), della legge 160/2023, che delega il Governo a definire “un sistema organico per l’attivazione del sostegno pubblico mediante incentivi alle imprese nelle forme più idonee ed efficaci” stimolando la crescita negli ambiti strategici delle politiche industriali e ottimizzando la spesa pubblica dedicata. E ad armonizzare “la disciplina di carattere generale in materia di incentivi alle imprese, coordinandola in un testo normativo principale, denominato codice degli incentivi”.

Sistema incentivi Italia: ciclo di vita unico e bando tipo

Il decreto legislativo sul nuovo codice degli incentivi prevede un ciclo di vita standard per ogni agevolazione: programmazione, progettazione, attuazione, pubblicità e valutazione dei risultati.

Queste cinque fasi devono prevedere anche strumenti di accesso e regole comuni. A tal fine, saranno potenziati il Registro Nazionale degli aiuti di Stato e la piattaforma MIMIT Incentivi.gov.it.

In vista, spiega il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, c’è però anche la messa a punto di un insieme di nuovi servizi a supporto delle diverse fasi del ciclo di vita, che andranno a formare il “Sistema incentivi Italia“.

Tra le altre disposizioni rivolte a creare una cornice uniforme spicca la previsione di un bando tipo (per l’accesso standard alle agevolazioni pubbliche) e la razionalizzazione delle cause di esclusione (identificandone alcune fondamentali valide per tutti gli incentivi).

Programmazione incentivi in funzione dei risultati

Nello schema del nuovo Codice degli incentivi alle imprese ci sono anche norme che mirano a razionalizzare le scelte del decisore politico, con strumenti di programmazione in funzione dei risultati.

Le attività di valutazione saranno dunque alla base della definizione di un Programma Triennale degli incentivi.


Data articolo: Wed, 23 Oct 2024 09:15:17 +0000
Sostenibilità
Bonus investimenti sostenibili: domande dall’11 novembre
Agevolazioni imprese per investimenti produttivi sostenibili: domanda incentivi dal’11 novembre per contratti di sviluppo in ottica di transizione green.

Lo sportello per la presentazione delle domande di agevolazione volte alla promozione di investimenti sostenibili aprirà il prossimo 11 novembre 2024, come annunciato dal MIMIT.

Si tratta del nuovo sportello “Sottoinvestimento 7.1 PNRR†– Investimenti finalizzati alla produzione di energia da fonte rinnovabile per l’autoconsumo e la trasformazione sostenibile dei processi produttivi.

Nuovo sportello Contratti di sviluppo

Con apposita circolare attuativa, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha reso note le tempistiche relative alle richieste di incentivo per le spese di efficienza energetica e la sostenibilità dei processi di produzione rinnovabile finalizzati all’autoconsumo e alla trasformazione green.

Le risorse disponibili, che ammontano a 350 milioni di euro stanziati nell’ambito del “Sottoinvestimento 7.1 PNRRâ€, sono erogate per finanziare Contratti di sviluppo che devono avere a oggetto un programma concernente un’iniziativa imprenditoriale finalizzata alla salvaguardia dell’ambiente.

I progetti d’investimento possono riguardare ad esempio interventi di efficientamento energetico e di decarbonizzazione dei processi produttivi, anche mediante l’utilizzo dell’idrogeno.

Le istanze di accesso alle risorse possono essere presentate a partire dalle ore 12:00 del giorno 11 novembre 2024, secondo le modalità che saranno rese disponibili nell’apposita sezione dedicata ai Contratti di sviluppo del portale web di Invitalia.

La circolare direttoriale 18 ottobre 2024, n.42927 fornisce le istruzioni operative sui programmi ammissibili e sull’applicazione delle disposizioni di cui al Titolo II del decreto MIMIT 14 settembre 2023 e del regime SA.109439 (2023/N) – Italy.

Contrattidi sviluppo: i precedenti sportelli

Dal 22 ottobre al 5 novembre il ministero ha disposto temporaneamente la chiusura dei seguenti sportelli per migrare le piattaforme di gestione dello strumento “Contratti di Sviluppo” dal sito del MIMIT a quello di Invitalia:

Dal 23 ottobre sarà quindi possibile registrarsi sulla nuova piattaforma per gli incentivi di Invitalia. Dal 5 novembre si potrà di nuovo accedere ai dati delle domande già trasmesse sul precedente applicativo.


Data articolo: Wed, 23 Oct 2024 08:59:14 +0000
Stipendi
Bonus Maroni in busta paga a novembre
Bonus Maroni in pagamento assieme allo stipendio: incentivo economico alternativo alla pensione Quota 103 in busta paga a novembre per l'ultima tranche.

Nel cedolino paga di novembre 2024, i dipendenti delle PA che hanno il trattamento pensionistico liquidato da una Gestione diversa da quella esclusiva dell’AGO, avranno insieme allo stipendio anche il cosiddetto Bonus Maroni.

Si tratta dell’ultima tranche di pagamento prevista per i beneficiari dell’incentivo alternativo alla pensione flessibile, previsto dalla Manovra economica.

La somma aggiuntiva spetta a coloro i quali hanno maturato la pensione con la Quota 103 ma che hanno scelto e richiesto di restare a lavoro. E nel 2025 sarà replicata ed eventualmente potenziata.

Vediamo come funziona, come ottenerla e quando arriva.

A chi spetta il Bonus alternativo a Quota 103

Il Bonus Maroni (incentivo al posticipo del pensionamento, di cui all’articolo 1, comma 286, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, rinnovato dalla Legge di Bilancio 2024), si traduce nella mancata applicazione della ritenuta previdenziale sulla retribuzione in busta paga di chi non ha usufruito della Quota 103 pur avendone diritto. Può raggiungere un massimo del 9,19%, andando quindi ad aumentare lo stipendio netto mensile.

Dunque, è un’agevolazione contributiva che offre un incentivo economico per chi rimane nel mondo del lavoro fino alla maturazione della pensione Fornero, aumentando lo stipendio netto.

Il Bonus corrisponde infatti ad un esonero dai contributi previdenziali relativi all’assicurazione generale per l’invalidità, le vecchiaia e i superstiti (trattenuta IVS).

Bonus Maroni: le date di decorrenza INPS

Per ottenere il Bonus Maroni (concesso soltanto tramite domanda) è necessario essere in possesso di specifici requisiti, tra cui avere almeno 62 anni di età, non avere ancora diritto alla pensione di vecchiaia Fornero e non essere titolari di assegno di invalidità, oltre ad aver accumulato almeno 41 anni di contributi versati.

I dipendenti che maturano il diritto alla pensione anticipata flessibile (Quota 103) ma scelgono di proseguire con l’attività lavorativa, possono scegliere di rinunciare all’accredito contributivo di questa quota dei contributi previdenziali a loro carico, ottenendola in forma liquida in busta paga.

Il bonus in busta paga è accreditato con la stessa decorrenza della pensione con Quota 103, anche se la domanda era stata fatta prima.

Il calendario degli accrediti, per chi ha fatto domanda entro il 31 luglio è differenziato per i dipendenti del settore privato e per gli statali ed anche in base alla gestione:

  • agosto: lavoratori dipendenti di un datore di lavoro privato, ove il trattamento pensionistico sia liquidato a carico della Gestione esclusiva dell’AGO;
  • settembre: lavoratori dipendenti di un datore di lavoro privato, ove il trattamento pensionistico sia liquidato a carico di una Gestione diversa da quella esclusiva dell’AGO;
  • ottobre: dipendenti delle PA ove il trattamento pensionistico sia liquidato a carico della Gestione esclusiva dell’AGO;
  • novembre: dipendenti delle PA ove il trattamento pensionistico sia liquidato a carico di una Gestione diversa da quella esclusiva dell’AGO.

Se la domanda è presentata successivamente alla prima decorrenza utile per la pensione con Quota 103 secondo la propria gestione (in base alle date sopra indicate), allora l’incentivo in busta paga sarà erogato dal mese successivo a quello di richiesta.

Le istruzioni per la domanda telematica del lavoratore sono contenute nel Messaggio n. 2426/2023 mentre le indicazioni per i datori di lavoro (adempimenti previdenziali connessi all’incentivo al posticipo del pensionamento).nella Circolare 82/2023.


Data articolo: Wed, 23 Oct 2024 08:29:19 +0000
Manovra
Manovra 2025: le misure nel Documento Programmatico di Bilancio
La Manovra 2025 punta su riforma fiscale, pensioni flessibili, sostegno alle imprese, incentivi per l'occupazione e investimenti per la crescita economica sostenibile del Paese.

Il nuovo DPB (Documento Programmatico di Bilancio), inviato dal Governo alla Commissione Europea a margine dell’approvazione dello schema di Manovra 2025, delinea la strategia economica programmata dall’Esecutivo Meloni per sostenere la crescita del Paese, tra equilibrio socio-economico e sostenibilità della finanza pubblica.

La politica di bilancio per il 2025 prevede misure che si sviluppano in continuità con le scelte attuate nell’ultimo biennio e con il nuovo Piano Strutturale di Bilancio di medio termine (con orizzonte settennale).

Vediamo in dettaglio, a partire dalle indicazioni contenute nel documento.

La politica di bilancio per il 2025

Nel Documento Programmatico di Bilancio messo a punto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e inviato a Bruxelles trova posto un capitolo dedicato alla politica di bilancio per il prossimo anno. Si tratta in sintesi delle misure che trovano posto della Manovra 2025.

La Legge di Bilancio, in base a quanto si legge nel documento, riflette la continuità delle politiche economiche e sociali del governo Meloni, con interventi che mirano a rafforzare il welfare, sostenere famiglie e imprese, e garantire una finanza pubblica stabile.

Meno pressione fiscale sul lavoro

Dal 1° gennaio 2025 diventano strutturali gli effetti della riforma IRPEF, con l’accorpamento delle precedenti prime due aliquote oggi articolate su tre scaglioni. Significa che si proroga “a regime” la riduzione da quattro a tre degli scaglioni di reddito e delle corrispondenti aliquote progressive di tassazione del reddito delle persone fisiche. Si confermano anche gli sgravi fiscali per i dipendenti e la proroga della maxi-deduzione sulle nuove assunzioni.

Queste misure mirano a ridurre il carico fiscale sulle famiglie a reddito medio-basso e rafforzano il sostegno ai lavoratori e contribuenti, consolidando un percorso di riduzione della pressione fiscale avviato nei primi anni di governo.

La proroga della riforma IRPEF e le altre misure di riduzione del carico fiscale sul lavoro si accompagna al riordino delle tax expenditures, che terrà conto del numero dei familiari a carico nel computo delle detrazioni, nel più vasto quadro degli obiettivi finali della legge delega di riforma fiscale.

Stretta sulle detrazioni fiscali

Le entrate previste per finanziare la Manovra derivano da misure a carico di banche, assicurazioni e concessioni sui giochi, insieme al riordino delle tax expenditures, che terrà conto del reddito e del numero di familiari a carico nella concessione delle detrazioni fiscali entro soglie massime.

Sul fronte spending review, il governo punta a una razionalizzazione dei costi nei ministeri e negli enti territoriali, utilizzando le risorse già allocate per l’attuazione della riforma fiscale.

Misure per famiglie e fasce deboli

La Manovra 2025 potenzia le politiche a sostegno delle famiglie, con nuovi stanziamenti per i congedi parentali e misure in favore dei nuovi nati. Incrementate anche le risorse a favore del bonus asilo nido.

Sono poi rifinanziati il Fondo di garanzia per la prima casa e il Fondo per le non autosufficienze.

Si conferma anche il contributo per l’acquisto di beni alimentari essenziali tramite la Carta Dedicata a Te, garantendo così supporto alle famiglie più fragili.

Pensioni: aumento minime e flessibilità in uscita

Nella Manovra 2025, un breve capitolo è dedicato anche al sistema pensionistico, con l’obiettivo di concedere per un altro anno una certa flessibilità in uscita. In particolare, si prorogano  per il 2025 APE Sociale, Opzione Donna e Quota 103.

  • APE Sociale: è l’indennità ponte rivolta ai lavoratori che si trovano in situazioni di disagio, come disoccupati, invalidi, caregiver o chi svolge lavori gravosi. Lo strumento consente il pensionamento anticipato a partire dai 63 anni di età, con almeno 30 o 36 anni di contributi a seconda della categoria di appartenenza. La proroga permette a chi rientra in queste fasce più svantaggiate di beneficiare ancora di un’uscita anticipata dal mondo del lavoro.
  • Opzione Donna: consente alle lavoratrici di andare in pensione in anticipo rispetto all’età ordinaria, a fronte di un ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico. Nel 2025, continuerà a essere possibile per le donne accedere alla pensione a 58 anni per le lavoratrici con almeno due figli, a 59 anni con un solo figlio e a 60 anni in assenza di figli, a patto di avere maturato almeno 35 anni di contributi.
  • Quota 103: questa misura, che permette il pensionamento con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi, viene confermata anche per il 2025. È uno strumento pensato per garantire maggiore flessibilità, pur restando lontano dalla soglia dei 67 anni prevista per la pensione di vecchiaia.

In prospettiva, il documento programmatico lascia intravedere la possibilità di ulteriori riforme strutturali del sistema pensionistico, che potrebbero essere elaborate in vista dei prossimi anni, con l’obiettivo di garantire sia la flessibilità in uscita sia la sostenibilità della spesa pensionistica a lungo termine.

Pensioni minime

Il governo ha anche confermato il prolungamento degli interventi sulle pensioni minime, incrementando gli importi per i pensionati con assegni particolarmente bassi. Questa misura si inserisce in un quadro di protezione sociale rivolto alle fasce più deboli della popolazione e rappresenta un impegno che il governo Meloni ha perseguito fin dal suo insediamento.

Il secondo obiettivo è quello di sostenere le fasce più deboli della popolazione. Il governo ha deciso in questo senso di prorogare misure che, negli ultimi due anni, hanno fornito sostegno a categorie di lavoratori in condizioni di difficoltà. Per dare sostegno ai pensionati in condizioni disagiate, in particolare, è prevista la proroga per il 2025 degli interventi per l’aumento delle pensioni minime.

Misure per la permanenza al lavoro

Oltre alle opzioni di pensionamento anticipato, il governo introdurrà incentivi per chi decide di proseguire l’attività lavorativa anche dopo aver maturato i requisiti anagrafici per la pensione. Si tratta di più strumenti, volti tutti a ridurre il numero di pensionamenti anticipati, incoraggiando la permanenza nel mercato del lavoro con benefici economici e contributivi.

Tali misure hanno infatti una doppia funzione: da un lato consentono di garantire la sostenibilità del sistema previdenziale, dall’altro mirano a preservare l’esperienza e la produttività di lavoratori più anziani, fornendo un contributo attivo all’economia

Gli incentivi per la permanenza al lavoro al raggiungimento dell’età pensionabile, ritardando l’uscita aumentano il montante contributivo per assegni meno esigui. E contengono la spesa pubblica destinata alle pensioni.

Pubblico impiego e sanità

Risorse aggiuntive sono stanziate per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego per il triennio 2025-2027.

Il Fondo sanitario nazionale vede un incremento delle risorse per sostenere il personale e far fronte alla crescita della spesa, con un tasso di crescita superiore a quello previsto per la spesa pubblica netta.

Sicurezza e investimenti pubblici

Nel settore della sicurezza, vengono rifinanziate le missioni di pace e le operazioni Strade SicureeStazioni Sicure. In parallelo, il Fondo per le emergenze nazionali (FEN) è incrementato per affrontare rischi climatici e altre emergenze, e viene creato un fondo per le spese di ricostruzione.

In parallelo, il governo intende mantenere il livello degli investimenti pubblici almeno pari a quelli registrati durante il periodo del PNRR, con particolare attenzione ai settori difesa, sviluppo e coesione territoriale.

Supporto imprenditoria e occupazione

Il sostegno alle imprese è uno dei pilastri centrali della Manovra 2025, con interventi mirati a stimolare la crescita, favorire gli investimenti e incentivare l’occupazione. Il governo punta a rilanciare la competitività del sistema produttivo italiano, soprattutto nelle aree più svantaggiate come il Mezzogiorno, e a favorire la transizione verso un’economia più innovativa e sostenibile. Vediamo nel dettaglio le principali misure previste per le imprese.

Rifinanziamento della Nuova Sabatini

Una delle misure chiave del pacchetto imprese in Manovra 2025 è il rifinanziamento della Nuova Sabatini, strumento che si è dimostrato efficace nel supportare le piccole e medie imprese (PMI) negli investimenti in beni strumentali, soprattutto quelli legati all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione.

La Nuova Sabatini prevede contributi statali per abbattere i tassi di interesse su finanziamenti concessi per l’acquisto o il leasing di macchinari, impianti, attrezzature e software. Con la manovra 2025, lo stanziamento di nuove risorse permetterà di continuare a sostenere le imprese nell’acquisizione di tecnologie avanzate, facilitando la loro crescita e competitività.

Proroga Bonus ZES Sud

Il credito d’imposta per le Zone Economiche Speciali (ZES), introdotto per incentivare gli investimenti nel Mezzogiorno, viene prorogato anche per il 2025.

Lo strumento consente alle imprese operanti in queste zone di beneficiare di agevolazioni fiscali significative sugli investimenti in beni strumentali.

La proroga mira a sostenere lo sviluppo economico delle regioni del Sud Italia, incentivando l’apertura di nuove attività produttive e l’ammodernamento di quelle esistenti.

Incentivi occupazione per giovani, donne e svantaggiati

Le imprese beneficeranno anche di misure per incentivare l’occupazione di giovani, donne e lavoratori svantaggiati. Queste misure puntano a ridurre il costo del lavoro, favorendo l’inclusione di categorie che storicamente incontrano maggiori difficoltà di accesso al mercato del lavoro.

Per le imprese che assumono giovani sotto i 36 anni o donne in condizioni di svantaggio, è previsto un esonero parziale o totale dei contributi previdenziali, per incentivare la creazione di posti di lavoro stabili favorendo una maggiore partecipazione al mondo del lavoro di queste categorie.

Nel capitolo in Manovra 2035 dedicato alle misure a favore delle imprese c’è anche la proroga dell’esonero contributivo a favore dei giovani fino a 35 anni di età e delle lavoratrici svantaggiate. Ancora: estensione delle misure di esonero contributivo per incentivare lo sviluppo occupazionale della ZES e delle imprese avviate da giovani.

Detassazione dei premi di produttività e welfare aziendale

La Manovra 2025 proroga e rafforza gli sravi contributivi e si introducono nuove misure di detassazione dei premi di produttività e welfare aziendale per sostenere le imprese e migliorare la competitività del lavoro.

Le imprese che riconoscono ai dipendenti premi legati all’incremento della produttività potranno beneficiare di una tassazione agevolata, incentivando così una maggiore efficienza e migliorando i risultati aziendali.

Il welfare aziendale, che include benefit come servizi per la salute, buoni pasto o supporto alla famiglia, viene ulteriormente incentivato con agevolazioni fiscali, rendendo le imprese italiane più competitive e migliorando il benessere dei lavoratori.

Transizione ecologica e innovazione

Un altro tema chiave è il supporto alle imprese nella transizione ecologica e nella innovazione digitale. La manovra prevede incentivi per le aziende che investono in tecnologie a basso impatto ambientale e in processi produttivi più sostenibili. Ciò è in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 e con le strategie europee per il Green Deal, che puntano a ridurre le emissioni e promuovere un’economia più verde. Le imprese che innovano potranno contare su credito d’imposta e su finanziamenti agevolati per investimenti in tecnologie digitali e green, favorendo la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Sostegno all’internazionalizzazione

La manovra prevede anche nuove risorse per sostenere i processi di internazionalizzazione delle imprese italiane, facilitando l’accesso a mercati esteri e aumentando la competitività del “Made in Italy”. Il supporto include finanziamenti per missioni commerciali all’estero, accesso agevolato ai fondi per la partecipazione a fiere internazionali e altre iniziative volte a promuovere le esportazioni italiane. Le PMI, in particolare, potranno usufruire di questi incentivi per ampliare la propria presenza sui mercati globali.


Data articolo: Wed, 23 Oct 2024 08:03:00 +0000
Servizi online
Patente e Tessera Sanitaria nei Documenti su APP IO: parte IT-Wallet
Dal 23 ottobre si possono caricare su APP IO patente, tessera sanitaria e Disability Card con valore legale: come funziona e quando arriva per tutti.

Caricare sulla App IO la propria patente di guida, la tessera sanitaria e la Carta Europea della Disabilità INPS, per avere sempre a portata di mano questi documenti sul cellulare, in formato elettronico ma con pieno valore legale: è possibile dal 23 ottobre per 50mila utenti coinvolti nel primo rilascio del servizio Documenti.

Si procede poi per scaglioni, con l’estensione a tutti dei nuovi documenti nell’IT Wallet, il cosiddetto “portafoglio digitale italiano”.

Documenti su IO: come funziona

Documenti su IO è la nuova funzionalità dell’App IO che permette di aggiungere al Portafoglio dell’applicazione per smartphone la versione digitale dei propri documenti personali. Segna anche il debutto del Sistema IT-Wallet italiano, istituito all’art. 64-quater del Codice dell’Amministrazione Digitale.

In questa prima fase i documenti hanno piena validità legale ma solo nel mondo fisico, mentre per utilizzarli online sono necessarie implementazioni tecnologiche ancora non disponibili.

A regime, ci sarsnno anche ulteriori funzionalità online abilitate dalla versione digitale dei documenti: partiranno nel 2025 con l’operatività a regime dell’IT Wallet.

Documenti elettronici con valore legale

La nuova funzionalità permette infatti di disporre della versione digitale certificata dei documenti originali, per cui ne conservano il valore legale. Ad esempio, la patente potrà essere mostrata in caso di controllo di polizia contrariamente ad una semplice fotografia del documento, che invece non ha valore legale.

Come caricare i propri documenti

Per accedere alla App IO e ai documenti digitali, autenticandosi con credenziali SPID o CIE (Carta d’Idenitità Elettronica), bisogna visitare la sezione denominata Portafoglio, nella quale si possono caricare e visualizzare i documenti. Al momento questo è possibile per quelli seguenti:

  • Patente di guida,
  • Tessera Sanitaria – Tessera europea di assicurazione malattia,
  • Carta Europea della Disabilità.

NB: deve essere l’utente a caricare i propri documenti cartacei in corso di validità. Le versioni digitali di questi documenti risulteranno pertanto copie autentiche dei documenti fisici, salvate all’interno dell’applicazione, utilizzabili a norma di legge.

Quando arriva per tutti

Dopo la fase sperimentale avviata a luglio e questo primo rilascio di ottobre, il calendario prosegue con l’allargamento progressivo della platea. Dopo quello del 23 ottobre, il prossimo rilascio è previsto il 6 novembre per altre 250mila cittadini. Si prosegue il 20 novembre con 1 milione di cittadini e, infine, entro il 4 dicembre dovrebbe essere completata l’operazione.

Una comunicazione sull’app IO sarà inviata agli utenti coinvolti quando Documenti su IO sarà per loro disponibile (messaggio in app o banner informativo), se sono attive le notifiche push.

Entro fine anno tutti i titolari di una patente di guida, di un tesserino sanitario o di una disability card potranno caricarli e conservarli sulla App IO.

Nel corso del 2025 sarà possibile caricare anche la tessera elettorale, il passaporto e il proprio titolo di studio.


Data articolo: Wed, 23 Oct 2024 07:49:54 +0000
Successioni
Rimborsi 730 agli eredi dopo la successione
Come sbloccare un modello 730 già inviato dalla persona deceduta per l’accesso ai rimborsi IRPEF da parte dell’erede autorizzato? Come sbloccare un modello 730 già inviato dalla persona deceduta per l’accesso ai rimborsi IRPEF da parte dell’erede autorizzato?
Data articolo: Wed, 23 Oct 2024 07:32:33 +0000
Rivalutazione pensioni
Rivalutazione Pensioni 2025: di quanto aumentano gli assegni per fascia
Nel 2025 le pensioni saranno rivalutate con indicizzazione di circa l’1,6% utilizzando 3 o 4 fasce di perequazione: ecco tutti gli aumenti per scaglione.

La rivalutazione delle pensioni prevista per il 2025 dovrebbe essere pari a circa l’1,6%, una percentuale nettamente inferiore rispetto al valore di riferimento per il 2024 lo scorso anno, quando l’ISTAT registrava un +5,4% di indicizzazione piena degli assegni rispetto al costo della vita.

Secondo i nuovi dati forniti dall’ISTAT, infatti, il tasso di inflazione molto più contenuto condurrà ad un aumento degli assegni pensionistici decisamente inferiore rispetto all’ultimo biennio, permettendo così di ritornare al sistema ordinario per il calcolo della perequazione.

Vediamo tutte le stime in dettaglio.

Vecchie e nuove fasce di perequazione pensioni

Nel 2023 e nel 2024, il Governo Meloni ha ridotto la rivalutazione sgranando gli assegni in più fasce di importo e applicando un’aliquota ridotta per le pensioni più elevate (il 22% dell’indice di perequazione), tutelando la rivalutazione piena soltanto per quelle più esigue, con particolare attenzione alle pensioni minime (+2,7% dell’importo).

Per legge, invece, ogni anno si dovrebbe applicare un adeguamento delle prestazioni previdenziali rapportate all’aumento del costo della vita secondo i tre scaglioni di reddito previsti dall’articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448:

  • 100% per le pensioni fino a quattro volte (all’incirca fino a 2.100 euro lordi al mese) il minimo INPS (TM);
  • 90% dell’indice di rivalutazione per le pensioni tra quattro e cinque volte (da 2.100 e fino a 2.600 euro lordi) il trattamento minimo;
  • 75% dell’indice di rivalutazione per le pensioni superiori a cinque volte (da 2.600 e fino a 3.100 euro lordi) il trattamento minimo.

Sono le fasce a cui si ritorna il prossimo anno. Significa che una pensione di 1.000 euro al mese aumenterà nel 2025 di 16 euro lordi.

Aumento pensioni minime 2025 e 2026

Nel 2025, per la rivalutazione delle pensioni minime, nelle bozze di Manovra che circolano in Rete si prevede poi una perequazione extra pari al 2,2% dell’importo dell’assegno attuale per il 2025 e dell’1,3% per l’importo della pensione  2026.

Le pensioni arriveranno quindi a 617,9 euro dai 614,77 attuali perché la base di calcolo non tiene conto del 2,7% extra di quest’anno.

Da capire se interverranno ulteriori correttivi per aumentarle.

Aumento pensioni 2025: le fasce di rivalutazione

Quest’anno l’inflazione è così bassa che si può dunque tornare al sistema a tre fasce, anche se gli aumenti saranno comunque di appena pochi euro. Applicando le tre fasce ordinarie e le relative percentuali di perequazione rispetto all’indice annuo stimato (1,6%) si ottengono i seguenti incrementi:

  • per le pensioni fino a 4 volte il minimo INPS (2.100 euro lordi) la rivalutazione è al 100% con aumento dell’1,6% (33 euro per la soglia massima);
  • per le pensioni tra 4 e 5 volte il minimo (tra 2.100 e 2.600 euro lordi) l’aumento sarà il 90% dell’1,6%, quindi l’1,44% dell’assegno (37 euro per la soglia massima);
  • per le pensioni oltre 5 volte il minimo (2.600 euro lordi) l’aumento sarà il 75% dell’1,6%, ossia l’1,2% (31 euro per la soglia minima).

Perequazione pensioni estere 2025

Nella bozza di Manovra 2025 circolante in rete si prevede anche una misura disposta in via eccezionale per il prossimo anno: la rivalutazione dei trattamenti pensionistici non sarebbe riconosciuta ai pensionati residenti all’estero se i loro assegni superano il trattamento minimo INPS. Nello specifico, in base a questa bozza (ancora non ufficiale), la perequazione automatica:

non è riconosciuta ai pensionati residenti all’estero, per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori al trattamento minimo INPS con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi. Qualora il trattamento pensionistico complessivo sia superiore al predetto importo e inferiore a tale limite aumentato dell’incremento disciplinato dal presente comma l’incremento è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato.

Qualora il trattamento pensionistico complessivo sia superiore al predetto importo e inferiore a tale limite aumentato dell’incremento disciplinato dal presente comma l’incremento è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato.

Si attende la pubblicazione del testo della Manovra 2025 sul sito web della Camera per avere conferme o smentite sulle simulazioni e le anticipazioni sopra riportate.


Data articolo: Wed, 23 Oct 2024 06:28:10 +0000

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