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#PMI.it #informazione #ICT #imprese #medie #piccole
Analizziamo l’ultima tornata elettorale con il voto in Veneto, Campania e Puglia. Un approfondimento completo su candidati, coalizioni, regole e sconti viaggio per gli elettori. Nella seconda parte, focus sul Bonus Elettrodomestici 2025, con voucher fino a 200 euro.
Investire nelle tecnologie sostenibili per potenziare l’efficienza energetica rappresenta non solo una scelta responsabile dal punto di vista ambientale, ma anche un vantaggio competitivo che consente alle imprese di essere più attrattive sul mercato. Ottimizzando i consumi e riducendo al minimo gli sprechi, infatti, è possibile abbassare i costi operativi e favorire maggiore sostenibilità , rafforzando la reputazione aziendale e aumentando il potenziale attrattivo verso clienti e investitori.
Implementare impianti fotovoltaici, sistemi di illuminazione LED, pompe di calore e colonnine di ricarica per la mobilità a basso impatto, quindi, significa proiettarsi verso un futuro energetico sempre più green che mette al centro le fonti rinnovabili.
Il mercato nazionale offre diverse opportunità in ambito sostenibile. Il Governo infatti si è mosso in questa direzione attivando il Piano Transizione 5.0, che fino alla fine del 2025 offre sostegno alla trasformazione energetica e digitale delle imprese concedendo un credito d’imposta per i progetti innovativi effettuati nel biennio 2024-2025 che comportano una riduzione dei consumi energetici, relativi alla struttura produttiva o ai processi coinvolti.
Nel 2026 poi le aziende potranno contare sugli incentivi messi a disposizione dal Conto Termico 3.0, programma destinato a diventare un vero e proprio volano per agevolare il fotovoltaico integrato. Per la prima volta, la misura coprirà fino al 65% i costi di installazione di impianti fotovoltaici con batterie di accumulo e colonnine di ricarica per veicoli elettrici, abbinati alla sostituzione di impianti di riscaldamento con pompa di calore.
In questo nuovo scenario si inserisce anche Würth Green Solution, la proposta Würth pensata proprio per favorire risparmio e sostenibilità . Una risorsa efficace che si aggiunge agli incentivi statali rendendo più facile e conveniente l’adozione di strategie di efficientamento energetico.
La Business Unit Würth Green Solution nasce per accompagnare le imprese verso la sostenibilità con un approccio completo, indipendente dalle logiche dei bonus temporanei. Il modello si basa su un supporto completo, che accompagna l’azienda in tutte le fasi della sua transizione green: dalla consulenza, anche in ambito di finanza agevolata, all’analisi energetica, progettazione e fornitura, fiano all’installazione e collaudo. Il cliente ha un unico interlocutore, senza dover coordinare fornitori, installatori o studi tecnici: Green Solution gestisce l’intero progetto consentendogli di compiere concreti passi avanti verso il raggiungimento di ambiziosi obiettivi ambientali ed energetici.
Con la formula chiavi in mano, inoltre, le imprese possono accedere a un’ampia gamma di servizi su misura e soluzioni professionali che includono impianti fotovoltaici, pompe di calore, illuminazione LED e colonnine di ricarica elettriche.
Rispondendo alle singole esigenze delle imprese, Würth Green Solution offre soluzioni finanziarie su misura che permettono di ottenere un risparmio realmente tangibile, scegliendo tra l’acquisto diretto, il leasing e l’innovativo noleggio operativo.
La formula del noleggio operativo, offerta direttamente da Würth Green Solution, è un’alternativa conveniente e flessibile che permette di risparmiare nell’immediato, evitando l’esborso di costi iniziali.
Il costo della rata per il progetto, infatti, sarà comunque inferiore a quello pagato in bolletta: al termine del periodo di noleggio, che ha una durata pari a 7 anni, inoltre, i costi energetici si azzerano quasi completamente, assicurando un vantaggio che permane nel tempo.

=> Scopri tutte le soluzioni del progetto Würth Green Solution per potenziare l’efficienza energetica in azienda
I crediti d’imposta da bonus edilizi con sconto in fattura possono essere trasferiti nel passaggio da ditta individuale a Srl. A confermarlo è l’Agenzia delle Entrate con la risposta n. 281/2025, che chiarisce regole e limiti. La trasferibilità dei tax credit legati ai lavori edilizi, in caso di conferimento d’azienda da impresa individuale a società di capitali, è legittima sebbene questa operazione debba essere considerata straordinaria e non ripetibile.
La trasferibilità dei crediti da sconto in fattura in occasione del conferimento, infatti, non può avvenire in caso di ulteriori e successive cessioni da parte della nuova Srl.
Tuttavia, l’operazione straordinaria di conferimento non determina una successione universale nei diritti e doveri del soggetto conferente. Questo significa che i crediti non possono essere oggetto di un’ulteriore e successiva cessione da parte della Srl neocostituita.
Questo perché l’operazione di conferimento non può essere assimilata alla trasformazione, alla fusione o alla scissione, avvicinandosi invece alla cessione che dal punto di vista fiscale non comporta alcuna successione universale dei diritti e doveri del soggetto conferente.
Il trasferimento, quindi, incide sul numero massimo di cessioni ”libere” previsto dall’articolo 121 del Dl n. 34/2020: i crediti maturati sono cedibili ad altri soggetti senza facoltà di successiva cessione, fatta salva la possibilità di tre ulteriori cessioni solo se effettuate a favore di banche e intermediari finanziari iscritti all’Albo.
La Manovra 2026 sta prendendo forma definitivamente: si sono chiuse le audizioni in Senato e da martedì 11 novembre è previsto l’avvio della discussione generale del disegno di legge in Commissione Bilancio del Senato, che si dovrebbe concludere nei due giorni successivi.
Il testo del Disegno di Legge di Bilancio 2026
Il calendario è fitto di impegni per deputati e senatori. La 5a Commissione ha fissato alle ore 10:00 di venerdì 14 novembre il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti mentre entro martedì 18 dovranno essere esposti i correttivi segnalati dai gruppi parlamentari e valutati da maggioranza e opposizioni.
Dopo aver definito le modifiche alla Manovra, si attende tra poco più di un mese la consegna del testo finale, che visti i tempi potrebbe anche essere sottoposto al voto di fiducia dell’Aula, intorno al 15 dicembre in Senato.
A quel punto anche la Camera avrà solo il tempo di ratificare il testo della Legge di Bilancio entro la fine dell’anno in corso. L’iter parlamentare si deve infatti concludere entro il 31 dicembre, al fine di assicurare l’entrata in vigore della Manovra a partire dal 1° gennaio 2026.
Nel frattempo, si attende un acceso dibattito per limare il disegno di legge. Per quanto riguarda gli emendamenti, tra i nodi ancora da sciogliere ci sono le regole per la cedolare secca gli affitti brevi con aliquota al 26%, l’ampliamento della platea dei beneficiari del congelamento dell’innalzamento dell’età pensionabile previsto dal 2027 e la tassazione sui dividendi.
Un altro punto ancora incerto riguarda il pagamento dei compensi agli autonomi dalla PA solo dopo la verifica della loro regolarità fiscale e contributiva, una norma definita discriminatoria nei confronti degli autonomi da alcuni esponenti politici.
Nel corso di questo fine anno 2025, il mercato dell’energia in Italia presenta segnali di moderata stabilizzazione dopo un periodo caratterizzato da forte volatilità , influenzata da dinamiche internazionali su materie prime e trasformazioni nei sistemi energetici. I prezzi dell’energia elettrica e del gas, pur soggetti a fluttuazioni legate all’andamento del mercato globale, mostrano una tendenza leggermente più contenuta rispetto ai picchi degli anni precedenti. Tuttavia, l’avvicinarsi della stagione invernale spinge a una maggiore attenzione sia nei consumi che nella scelta delle tariffe, per controllare al meglio la spesa energetica.
Per risparmiare efficacemente sui consumi di luce e gas, è consigliato adottare alcune semplici ma efficaci strategie:
Vediamo, a seguire, le classifiche dettagliate delle migliori offerte del mese di novembre 2025 per utenze domestiche e business, suddivise per tipologia di tariffa: dual fuel a prezzo fisso e monorarie, a prezzo indicizzato e fasce orarie, nonché offerte Placet standard, così da fornire un quadro completo e aggiornato per orientare la scelta più vantaggiosa e adeguata alle diverse esigenze di consumo e bilancio.
Il servizio Bonus nido nell’App INPS Mobile permette ora la consultazione dei pagamenti per il contributo mensile nei mesi richiesti in fase di domanda: lo ha comunicato l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, in relazione all’incentivo potenziato dal decreto Omnibus (dl 95/2025) e reso operativo con la Circolare 123/2025, che ne ha illustrato le nuove procedure.
La nuova funzionalità mostra gli esiti dei pagamenti mensili evidenziando lo stato della singola pratica: in attesa di documentazione, con domanda protocollata, in fase di lavorazione o con richiesta accolta. Un nuovo collegamento direttamente nella home page del servizio “Bonus nido†permette inoltre di accedere subito alla sezione da cui allegare la documentazione sul pagamento.
Per le domande presentate dal 1° gennaio 2026, lo ricordiamo, la validità è confermata fino al compimento dei 3 anni del figlio (scadenza per il diritto all’agevolazione).
Vediamo tutto
L’ampliamento della tipologia di strutture educative ammesse è contenuto nel comma 1 dell’articolo 6-bis del decreto 95/2025. In base al quale oltre ai tradizionali asili nido pubblici e privati sono ammessi al bonus anche i micronidi per bambini dai 3 ai 36 mesi, le sezioni primavera per bambini dai 24 ai 36 mesi, e i servizi integrativi come spazi gioco per bambini, servizi educativi domiciliari e centri per bambini e famiglie.
In pratica, sono ammesse solo le strutture elencate nell’articolo 2, comma 3, lettere a), b) e c), numeri 1, 2 e 3, del decreto legislativo n. 65/2017. Sono invece esclusi i centri per bambini e famiglie, che accolgono bambini e bambine nei primi di mesi di vita con un adulto accompagnatore, i servizi ricreativi, e i servizi pre-scuola e post-scuola.
Considerata la variegata offerta di servizi per l’infanzia, l’INPS a fronte della domanda deve sempre verificare che la struttura sia ricompresa fra quelle aventi diritto, utilizzando gli elenchi pubblicati dalle Regioni o dagli Enti locali, oppure in caso di dubbi rivolgendosi direttamente all’ente locale competente per attestare che la tipologia sia tra quelle previste dalla legge. Infine, se la struttura emette una semplice ricevuta, è necessaria una dichiarazione del rappresentante legale che specifichi la normativa in base alla quale la struttura può non emettere fattura.
Il successivo comma 2 dello stesso articolo 6 bis del dl 95/2025 dispone che dal prossimo primo gennaio 2026, la domanda accolta produca effetti anche per gli anni successivi previe verifica dei requisiti e prenotazione delle mensilità per ciascun anno solare. Di conseguenza, chiarisce la circolare INPS, le domande 2026 restano valide fino al mese di agosto dell’anno del compimento dei tre anni di età del bambino, fermo restando la permanenza degli altri requisiti.
Negli anni successivi a quello di presentazione della domanda il genitore deve solo accedere al servizio per prenotare le risorse finanziarie relative al nuovo anno, indicare le mensilità per le quali richiede il contributo, e allegare la documentazione comprovante il pagamento di almeno una retta relativa a uno dei mesi per i quali si richiede il beneficio. Per gli asili nido pubblici che prevedono il pagamento delle rette posticipato rispetto al periodo di frequenza, bisogna allegare la documentazione da cui risulti l’iscrizione o l’avvenuto inserimento in graduatoria del bambino.
Infine, le famiglie che richiedono il contributo per pagare forme di supporto presso la propria abitazione devono indicare l’ulteriore annualità per la quale chiedono il bonus asili nido e allegare un’attestazione, rilasciata da un pediatra di libera scelta, che dichiari l’impossibilità del bambino a frequentare le strutture educative per la prima infanzia, per l’intero anno solare, in ragione di una grave patologia cronica.
Le regole contenute nella circolare INPS, si applicano anche alle domande 2025, per cui verranno accolte in autotutela anche quelle che precedentemente erano state respinte.
Ricordiamo che il Bonus Asili Nido consiste in un contributo per le famiglie con figli fino a tre anni, versato per 11 mensilità , parametrato all’ISEE, che può andare da 1.500 a 3mila euro annui per i bambini nati prima del 2024, e da 1.500 a 3mila 600 euro per i figli nati a partire dal primo gennaio 2024.
Le spese mediche e assistenziali relative alle cure di persone con grave e permanente invalidità o menomazione sono deducibili interamente, anche se sostenute da familiari caregiver, tuttavia, questa opzione non è sempre applicabile.
Come prevede il TUIR, infatti, le spese mediche sono interamente deducibili anche se sostenute dai familiari di persone con invalidità e anche nel caso in cui queste ultime non siano fiscalmente a carico.
Non è possibile beneficiare della deducibilità totale delle spese per familiari con invalidità , invece, se questi sono ricoverati presso strutture di assistenza: in queste situazioni, infatti, sono deducibili solo le spese mediche e di assistenza specifica, mentre la parte restante della retta pagata non rientra nell’agevolazione fiscale.
Per poter portare le spese in deduzione, in ogni caso, è fondamentale che i costi sostenuti siano indicati in modo chiaro e preciso nella documentazione rilasciata dalla struttura di ricovero.
Con apposito decreto direttoriale, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha comunicato l’esaurimento delle risorse destinate alla misura Transizione 5.0. Le domande presentate dalle imprese hanno infatti assorbito l’intera dotazione finanziaria disponibile, proveniente dai fondi del programma europeo REPowerEU collegati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Resta comunque possibile trasmettere prenotazioni fino al 31 dicembre 2025.
Anche in assenza di fondi immediatamente disponibili, la registrazione della domanda consentirà di mantenere la priorità temporale in caso di rifinanziamento. Le richieste inviate a partire dal 7 novembre al 31 dicembre 2025 saranno considerate validamente depositate e daranno luogo al rilascio di una ricevuta elettronica da parte del gestore della piattaforma. Le comunicazioni rimangono efficaci previa verifica della completezza della documentazione e della correttezza dei dati inseriti dalle imprese.
In caso di nuova disponibilità finanziaria derivante da scorrimento delle domande o dall’attivazione di ulteriori risorse nazionali o europee, dunque, il gestore della piattaforma provvederà a informare tempestivamente le imprese seguendo l’ordine cronologico di presentazione delle comunicazioni. Le aziende già in lista d’attesa potranno quindi ottenere il riconoscimento del beneficio in caso di riapertura dei fondi.
La misura Transizione 5.0, inserita nella revisione del PNRR, è stata pensata per accompagnare le imprese in un percorso di trasformazione tecnologica integrata con gli obiettivi di sostenibilità ambientale e riduzione dei consumi energetici. L’esaurimento delle risorse conferma il forte interesse del tessuto produttivo italiano verso gli investimenti in digitalizzazione, efficienza energetica e automazione. L’interesse dimostrato potrebbe facilitare, nelle prossime settimane, la decisione di rifinanziare la misura con ulteriori risorse REPowerEU o nuovi strumenti di incentivo. I riflettori sono in realtà puntati sulla Manovra 2026, che al momento prevede una formula di incentivo basato su iperammortamento per gli investimenti 4.0 e 5.0.
Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha confermato che il Piano Casa si farà . Questo, grazie alla disponibilità di 1,3 miliardi di euro finanziati attraverso il Fondo per il Clima, con ulteriori risorse provenienti dal Fondo Sviluppo e Coesione.
L’annuncio è arrivato durante l’audizione del titolare del MEF davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, nel corso dell’esame della Manovra economica 2026.
Pur non essendo collocata formalmente all’interno del testo della Legge di Bilancio 2026, la misura è stata confermata dal MEF come parte delle priorità del Governo per il prossimo anno, con un approccio integrato alle politiche per la casa e alla transizione energetica.
Il chiarimento arriva dopo le perplessità sollevate in Parlamento sulla disponibilità effettiva di fondi per l’avvio del programma. Giorgetti ha voluto rassicurare che “i soldi ci sono†e che la dotazione finanziaria sarà utilizzata per interventi strutturali a sostegno dell’edilizia abitativa e dell’accesso alla prima casa. “Il Piano Casa è finanziato con il Fondo Clima – ci sono 1,3 miliardi – e con le risorse riprogrammate del Fondo Sviluppo e Coesione destinate alla casaâ€, ha precisato il Ministro, ricordando che la gestione delle risorse sarà affidata ai dicasteri competenti.
Spetterà dunque ai ministeri interessati – in particolare Ambiente, Infrastrutture e Famiglia – definire i criteri di distribuzione dei fondi e le modalità di attuazione del piano. Secondo quanto anticipato, le risorse saranno impiegate per favorire politiche abitative mirate e per rafforzare gli strumenti di sostegno alla prima casa, in particolare per giovani, famiglie con redditi medio-bassi e nuclei numerosi.
Le risorse del Fondo Clima potranno essere destinate anche a progetti di rigenerazione urbana e riqualificazione energetica degli edifici residenziali.
Il Piano Casa, ha spiegato il Ministro, “nasce con l’obiettivo di affrontare il problema dell’abitazione in modo sistemico, sostenendo le famiglie e favorendo politiche di coesione territorialeâ€. Nei prossimi mesi sarà compito dei ministeri competenti delineare i criteri per l’utilizzo delle risorse, con l’obiettivo di creare un modello stabile di politiche abitative sostenibili.
Le risorse confermate da Giorgetti rappresentano in questo senso un primo passo, in attesa dei decreti attuativi che definiranno i progetti operativi e la tempistica di erogazione dei fondi.
La nuova strategia per la casa punta a un approccio più organico rispetto agli interventi del passato: sostegno ai mutui, recupero dell’edilizia pubblica e promozione di modelli di partenariato pubblico-privato per ampliare l’offerta abitativa.
Nel corso della stessa audizione, Giorgetti ha difeso la misura che prevede l’aumento della cedolare secca sulle locazioni brevi dal 21% al 26% per gli affitti gestiti tramite intermediari di mercato. “Siamo intervenuti sugli immobili affittati come B&B, non crediamo di aver danneggiato chi vive nella propria abitazioneâ€.
Il Ministro ha sottolineato che la misura punta a ridurre le distorsioni create negli ultimi anni dal maggiore vantaggio economico dell’affitto turistico rispetto a quello residenziale, incentivando così la disponibilità di alloggi per le famiglie.
Tutto pronto per il lancio del Bonus Elettrodomestici, il contributo per l’acquisto di apparecchi ad alta efficienza energetica che debutta a giorni e può essere richiesto anche attraverso la App IO.
Il MIMIT, lo ricordiamo, nei giorni scorsi ha dato il via alla prima fase dell’iniziativa, che prevede la registrazione di produttori e venditori sulla piattaforma dedicata. La seconda fase, rivolta agli utenti finali, partirà entro la metà del mese (si ipotizza il 12 novembre) e consentirà di inviare le richieste di contributo direttamente online, anche accedendo alla sezione Servizi della App IO. La procedura è semplice:
Lo sconto viene concesso sotto forma di voucher e si propone di incentivare la sostituzione di un vecchio elettrodomestico (da smaltire perché ormai vecchio o perchè consuma troppo) con un modello ad alta efficienza energetica, coprendo fino al 30% del costo di acquisto entro un massimo di 100 euro per nucleo familiare elevabili a 200 euro per quelli con ISEE inferiore a 25mila euro annui.
Per tutti i dettagli si possono visitare le pagine ioapp.it/bonus-elettrodomestici e www.mimit.gov.it/it/bonus-elettrodomestici.
Gli ultimi dati del Ministero delle Finanze confermano l’aumento del gettito fiscale, con un +2% fra gennaio e settembre 2025 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’andamento dipende soprattutto dall’incremento delle entrate tributarie sul lavoro autonomo e di quelle derivanti da attività di accertamento e controllo. In calo, invece, l’incasso delle tasse sul lavoro dipendente per effetto della riforma IRPEF che ha accorpato i primi due scaglioni ed elevato le detrazioni.
Vediamo con precisione i numeri del Bollettino MEF, analizzati dalla nota tecnica di accompagnamento.
Le entrate tributarie erariali nei primi nove mesi del 2025 ammontano a 426mila 951 milioni di euro, con un aumento di 8mila 396 milioni rispetto allo stesso periodo de 2024 (+2%). Sostanzialmente stabili le imposte dirette (+0,3%), salgono soprattutto quelle indirette: IVA +2,8%, imposta di registro +4,6%, imposta di bollo +28,8%, tasse e imposte ipotecarie +0,4%. In questo capitolo si registra anche la crescita delle accise sui prodotti energetici: oli minerali +1,7%, energia elettrica e addizionali +13,3%, metano +34,9%)
Il gettito legato alle imposte sui redditi, è diminuito del 2,1%. Una flessione imputabile alle ritenute sul lavoro dipendente. Si tratta dell’impatto delle misure rese strutturali dalla Manovra 2025: la riduzione da quattro a tre scaglioni (accorpando i primi due), l’innalzamento della detrazione sui redditi da lavoro dipendente fino a 15mila euro, l’introduzione di nuovi bonus per con redditi medio-bassi.
In salita, di contro, le entrate dalle tasse sul lavoro autonomo (+5,1%) e quelle che derivano dagli acconti su bonus e detrazioni (+9,6%). In aumento anche l’imposta sostitutiva sui redditi da capitale e sulle plusvalenze (+12,9%), attribuibile probabilmente al buon andamento del risparmio gestito.
Sul dato generale impattano positivamente gli incassi delle attività da accertamento, in crescita del 10,8%, soprattutto grazie all’apporto dell’incremento (19%) delle imposte dirette, pur contribuendo alla crescita anche quelle indirette (+3,4%).

Risulta modificata la composizione del gettito fiscale, che si sposta dall’IRPEF ad altre tipologie di tasse: nel 2024 il gettito IRPEF rappresentava il 41,7% delle entrate mentre nel 2025 la quota scende al 40%. Sale invece dal 15,9 al 16,7% l’apporto di altre imposte dirette, e qui il risultato si deve in particolare alle imposte sostitutive sui redditi da capitale. E aumenta anche l’apporto delle imposte indirette. L’IVA passa dal 29,6 al 29,8 per cento, le altre imposte indirette accrescono la propria quota dall’8,2 al 9,5%.

Istat e Banca d’Italia in audizione sulla Manovra 2026, concordano sul fatto che l’impatto del taglio sul secondo scaglione IRPEF è più evidente per i redditi medio alti. Per Via Nazionale l’effetto combinato delle misure fiscali e sociali del triennio 2022-2025 riequilibra comunque questa scompenso, con un risultato finale leggermente a favore dei redditi medio bassi. L’Istituto di statistica sottolinea poi l’inefficienza della riforma ISEE, che coinvolge solo marginalmente le famiglie meno abbienti.
In base alle cifre Istat, la riduzione al 33% dell’aliquota IRPEF sui redditi tra 28mila e 50mila euro coinvolge poco più di 14 milioni di contribuenti, con un beneficio annuo medio di 230 euro. Analizzando l’impatto per singole famiglie, la misura riguarda circa 11 milioni di nuclei, con un beneficio medio sale a 276 euro.
Il dato interessante riguarda però l’impatto per fasce di reddito: «sono interessate dalla misura oltre il 90% delle famiglie del quinto più ricco e oltre due terzi di quelle del penultimo quinto». In termini di ripartizione, «il guadagno medio va dai 102 euro per le famiglie del primo quinto ai 411 delle famiglie dell’ultimo. Per tutte le classi di reddito il beneficio comporta una variazione inferiore all’1% sul reddito familiare».
Su questa analisi concorda la Banca d’Italia: «la riduzione dell’aliquota IRPEF per il secondo scaglione di reddito favorisce i nuclei dei due quinti più alti della distribuzione, ma con una variazione percentualmente modesta del reddito disponibile».
Le cifre si spiegano nel seguente modo: la tassazione è progressiva, quindi la riduzione dell’aliquota impatta su tutti i contribuenti per la parte compresa fra i 28mila e i 50mila euro. Chi ha un reddito di poco superiore alla soglia, poniamo 30mila euro, ha un guadagno inferiore perché riduce l’aliquota su una quota più bassa (2mila euro). Chi invece è in uno scaglione più alto, riduce l’aliquota su 22mila euro di reddito.
La Manovra prevede un meccanismo compensativo, che sterilizza l’effetto positivo ma solo sopra i 200mila euro.
Per quanto riguarda l’ISEE, la Manovra alza da 52.500 a 91.500 euro il tetto del valore catastale sotto il quale la prima casa viene esclusa dal calcolo, introducendo anche modifiche nella scala di equivalenza favorevoli ai nuclei con figli. Il beneficio medio annuo calcolato dall’Istat è di 145 euro per circa 2,3 milioni di famiglie. Risulta più elevato per i nuclei meno ricchi, per i quali è pari a 263 euro. Ma queste famiglie, sottolinea in Senato il presidente dell’istituto di statistica Francesco Maria Chelli, rappresentano una quota molto esigua dei nuclei avvantaggiati dalla norma, «poiché generalmente già rientravano nei requisiti di accesso e ricevevano importi dei trasferimenti relativamente più elevati per le cinque misure considerate. Quasi il 70% delle famiglie avvantaggiate dalle modifiche si collocano nei quinti centrali (terzo e quarto) della distribuzione del reddito familiare equivalente». Quindi anche in questo caso, c’è una sorta di effetto redistribuivo distorto rispetto al principio della proporzionalità .
Bankitalia in realtà definisce trascurabile l’impatto redistributivo di queste riforme in Manovra. «Si può stimare che complessivamente le misure fin qui descritte non comportino variazioni significative della disuguaglianza nella distribuzione del reddito disponibile equivalente tra le famiglie» sintetizza il vice capo del Dipartimento di Economia e Statistica, Fabrizio Balassone.
Sull’IRPEF vale la considerazione sopra riportata, in base alla quale c’è un vantaggio più consistente sui redditi medio alti, ma di modesta entità . «Gli effetti dei principali interventi in materia di assistenza sociale si concentrano invece sui primi due quinti delle famiglie e sono anch’essi modesti». La modifica ISEE, tendenzialmente, favorisce le famiglie più numerose e quelle proprietarie dell’abitazione, mentre potenzialmente sfavorisce i giovani e i nuclei di cittadinanza straniera.
Detto questo, prosegue Bankitalia, gli interventi disposti nel periodo 2022-25 hanno «più che compensato, nel complesso, l’impatto negativo esercitato sui redditi delle famiglie dal drenaggio fiscale e dall’erosione dei trasferimenti». E «la differenza tra l’effetto delle misure di sostegno (rivolte principalmente ai redditi medio-bassi) e quelli del drenaggio fiscale e dell’erosione dei trasferimenti (che hanno inciso in modo più uniforme) è maggiore per i primi quattro quinti della distribuzione del reddito». Significa che questi contribuenti, che rappresentano l’80% della popolazione escludendo solo il 20% di reddito alto, hanno avuto un vantaggio leggermente superiore.
Banca d’Italia esprime infine una critica sulla detassazione del rinnovo dei CCNL, ovvero l’aliquota ridotta prevista nel 2026 sugli incrementi tabellari siglati nel 2025 e 2026, applicabile ai redditi da lavoro dipendente fino a 28mila euro, con l’obiettivo di sostenerne il potere d’acquisto.
Secondo Bankitalia, «è improprio assegnare al bilancio pubblico il compito di recuperare il potere d’acquisto perduto dai lavoratori, soprattutto quando la redditività delle imprese può consentire che questo avvenga attraverso la contrattazione». E comunque la capacità delle nuove norme di accelerare i rinnovi appare limitata: «circa il 40% dei dipendenti privati è coperto da accordi firmati prima del 2025 con scadenza successiva al 31 dicembre 2026 (inclusi quelli del commercio e turismo, settori che hanno sperimentato un’erosione del potere d’acquisto particolarmente marcata). I principali contratti collettivi nazionali che potranno beneficiare della misura riguardano soprattutto settori in cui le trattative per il rinnovo sono già avviate o che storicamente rinnovano con ritardi modesti».
Nel dibattito sulla Manovra 2026 torna al centro il tema dell’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita. Un meccanismo che, secondo Bankitalia, “sarebbe meglio non toccareâ€, perché rappresenta uno dei pilastri su cui poggia la sostenibilità del sistema previdenziale italiano.
L’intervento è arrivato nel corso dell’audizione di Fabrizio Balassone, vice capo del Dipartimento Economia e Statistica di Via Nazionale, di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.
Balassone ha richiamato l’attenzione su un doppio squilibrio: da un lato, la spesa pensionistica in rapporto al Pil, che in Italia è tra le più alte d’Europa; dall’altro, il crescente divario tra il tempo della vita trascorso al lavoro e quello in pensione. «C’è un problema di equità generazionale e l’aumento della spesa può complicare e molto la gestione della finanza pubblica».
Nel 2022, la spesa per pensioni ha raggiunto il 15,6% del Pil, contro una media europea dell’11,4%. Un dato che pesa su conti pubblici e sostenibilità futura, anche alla luce del progressivo aumento della longevità . L’età media effettiva di pensionamento è già cresciuta di oltre cinque anni tra il 2001 e il 2024, attestandosi a 64,6 anni, mentre il tasso di partecipazione al lavoro nella fascia 55-64 anni è più che raddoppiato, passando dal 28,2% al 61,3%.
Il disegno di Legge di Bilancio 2026 prevede un aumento graduale dei requisiti anagrafici dal 2027: un mese in più per la pensione di vecchiaia, che passerà così da 67 a 67 anni e un mese, e due mesi ulteriori nel 2028, portandola a 67 anni e tre mesi. Per i lavoratori impiegati in attività gravose, invece, l’adeguamento resterà sospeso fino al 2029.
Si tratta di un passaggio che rispetta la logica di progressività già fissata dalla Legge Fornero, ma che ha incontrato critiche politiche e sociali, soprattutto per l’impatto sulle carriere più lunghe e usuranti.
Secondo la Banca d’Italia, la correlazione tra età pensionabile e aspettativa di vita è un principio da preservare. L’istituto centrale ricorda che questo legame è stato introdotto proprio per garantire un equilibrio nel rapporto tra anni di lavoro e anni di pensione, distribuendo in modo equo il peso della spesa previdenziale tra le generazioni. In teoria, l’aggiornamento dovrebbe avvenire ogni due anni, ma negli ultimi cicli sono state introdotte eccezioni e sospensioni che hanno alterato la regolarità del sistema.
Un eventuale blocco del meccanismo, avverte Bankitalia, rischierebbe di far aumentare la spesa pensionistica in modo strutturale, aggravando la pressione sulla finanza pubblica in un contesto di invecchiamento della popolazione e crescita economica moderata. Per questo, il messaggio dell’istituto è chiaro: l’adeguamento all’aspettativa di vita è uno strumento indispensabile per assicurare la tenuta di lungo periodo del sistema previdenziale e tutelare le generazioni future.
Nel quadro complessivo della riforma previdenziale, il richiamo di Bankitalia invita a non trasformare la flessibilità in uscita in una scorciatoia. Con un’età media che continua a crescere e una popolazione attiva sempre più ridotta, mantenere un sistema di adeguamento regolare diventa un fattore di responsabilità collettiva. Solo così – conclude Balassone – sarà possibile «garantire un equilibrio intergenerazionale e contenere l’espansione della spesa pensionistica nei prossimi decenni».
Con l’entrata in vigore della Manovra 2026 e l’accredito della pensione di gennaio prossimo, già dal primo cedolino del nuovo anno per i pensionati vecchi e nuovi non mancheranno le sorprese. Per prima cosa scatta il conguaglio definitivo della perequazione 2025 e si applica la nuova rivalutazione provvisoria 2026 (stimata all’1,7%) con applicazione per fasce.
A seguire ci sono le novità della Legge di Bilancio, con interventi mirati sulle maggiorazioni per i trattamenti più bassi, una stretta sulla flessibilità in uscita (con la conferma della sola APE Sociale e lo stop alle misure temporanee non prorogate). Infine, nel corso del nuovo anno si concretizzano le indicazioni normative introdotte con la scorsa manovra economica in termini di decorrenza posticipata di alcuni specifici trattamenti.
Dal 1° gennaio 2026 è previsto un incremento fisso della maggiorazione sociale per i redditi più bassi (una platea che riguarda dunque i trattamenti minimi, l’assegno sociale ed eventualmente quello di invalidità , per i quali sono anche innalzati i limiti reddituali di accesso), pari a 20 euro lordi al mese, che si somma alla rivalutazione. Per le pensioni minime prosegue dunque l’impostazione a favore degli assegni inferiori ma non c’è una rivalutazione straordinaria, come era stato previsto lo scorso anno. C’è pertanto il ritorno al recupero perequativo ordinario e alle misure integrative secondo i limiti reddituali vigenti. Non ci sono tagli extra sulle pensioni d’oro.
La perequazione 2026 si applica come segue: 100% del tasso fino a 4 volte il minimo, 90% fra 4 e 5 volte, 75% oltre 5 volte. Con una stima dell’1,7%:
NB: gli importi sono stime lorde e variano in base alla quota in ciascuna fascia.
| Fascia di pensione | Rivalutazione | Aumento |
|---|---|---|
| Fino a 4x minimo | 100% del tasso (≈1,7%) | +17 € / +37 € fino alla soglia |
| Tra 4x e 5x minimo | 90% del tasso (≈1,53%) | quota eccedente rivalutata al 90% |
| Oltre 5x minimo | 75% del tasso (≈1,275%) | sovra-soglia rivalutata al 75% |
A gennaio 2026 confluiranno nell’assegno pensionistico sia il conguaglio perequazione 2025 (se l’indice definitivo 2025 differisce dal provvisorio applicato durante l’anno) sia la rivalutazione 2026 (provvisoria), applicata con il criterio a fasce. Per molti cedolini ciò comporterà un importo lordo più alto rispetto a dicembre. L’effetto netto dipenderà anche dal combinato della nuova IRPEF e dall’applicazione di detrazioni e addizionali locali.
Chi va in pensione dal 2026 vede il montante contributivo rivalutato al 31 dicembre 2025 con il tasso di capitalizzazione 2025 e trasformato in rendita con i nuovi coefficienti 2025–2026. Esempio: montante al 31/12/2024 = 200.000 €. Con capitalizzazione 2025 ~+4,0445% → montante al 31/12/2025 ≈ 208.089 €. Se pensionamento a 67 anni nel 2026, con coefficiente 5,608%, la quota contributiva annua ≈ 11.668 € (≈ 897 € lordi/mese su 13 mensilità ). Cambiando età /anzianità /retribuzioni il risultato varia.
Nel 2026 è prorogata l’APE Sociale (uscita a 63 anni e 5 mesi per platee tutelate con 30/36 anni di contributi e altri requisiti), mentre non risultano prorogate le misure temporanee come Quota 103 e Opzione Donna nella formulazione 2025. Eventuali nuovi canali strutturali (es. “quota†contributiva) sono oggetto di confronto politico, ma al momento l’unica misura confermata in Manovra è l’APE Sociale.
Le finestre mobili restano la regola: in via generale 3 mesi nel settore privato e 6 mesi nel pubblico per l’anticipata ordinaria; per la scuola continuano le uscite con decorrenza 1° settembre (domande entro i termini ministeriali).
Per PA/comparti ex-INPDAP valgono le finestre previste dalla Manovra 2025 in relazione alle uscite anticipate. Nel 2026 la decorrenza slitta di 5 mesi. Le finestre non si applicano alla vecchiaia (salvo specifiche dei singoli ordinamenti).
La Manovra 2026 conferma la ripresa del meccanismo di adeguamento automatico dei requisiti pensionistici alla speranza di vita, sospeso negli ultimi anni. Dal 1° gennaio 2027 l’età per la pensione di vecchiaia passerà da 67 anni a 67 anni e un mese, con un ulteriore scatto previsto dal 1° gennaio 2028, quando si arriva a 67 anni e tre mesi. Anche i requisiti per la pensione anticipata ordinaria subiranno un lieve incremento: per gli uomini si passerà da 42 anni e 10 mesi a 42 anni e 11 mesi di contributi, mentre per le donne da 41 anni e 10 mesi a 41 anni e 11 mesi.
Resteranno invece invariati i requisiti per chi svolge lavori gravosi o usuranti, esclusi dall’applicazione automatica dell’adeguamento nel biennio 2027-2028. La misura rientra nel quadro di sostenibilità del sistema previdenziale e punta a mantenere stabile il rapporto tra anni di contribuzione e anni di fruizione della pensione.
Nel mondo del lavoro autonomo si amplia la platea dei professionisti che operano fuori dagli ordini tradizionali: consulenti di management, formatori, designer, influencer, insegnanti di yoga e project manager. Tutti accomunati da un dato che fotografa una crescita imponente: tra il 2015 e il 2024 gli iscritti alla Gestione Separata INPS sono aumentati del 68%, raggiungendo quota 544.000. Di questi, quasi la metà (il 47%) sono donne, con un incremento del 91% nell’ultimo decennio.
Il dato emerge dal rapporto sui Professionisti in Gestione Separata INPS, presentato da Confcommercio Professioni a Roma. Secondo l’analisi, tuttavia, il quadro previdenziale di questa vasta categoria di lavoratori autonomi resta preoccupante.
Le simulazioni condotte mostrano che un professionista che inizia a contribuire a 30 anni e va in pensione a 67 riceverà un assegno pari a meno della metà del suo reddito finale. Il tasso di sostituzione lordo si ferma intorno al 45-46%, mentre quello netto scende al 40% per i redditi medi. E chi entra più tardi, ad esempio a 35 anni, vede ridursi ulteriormente la copertura, con pensioni che non superano il 37-41% dell’ultimo reddito percepito.
Un divario strutturale separa la contribuzione versata dalle tutele effettivamente riconosciute. Come evidenziato dalla presidente Anna Rita Fioroni, «le prestazioni di welfare garantite dalla Gestione Separata – come indennità di maternità , paternità e congedo parentale – restano nettamente inferiori rispetto ai contributi pagati». Per questo Confcommercio Professioni propone strumenti integrativi di previdenza complementare, a partire dal fondo Fon.te, già aperto su base volontaria ad autonomi e liberi professionisti.
La crescita è trasversale e coinvolge diverse fasce di età , con una età media stabile a 44 anni e oltre il 50% dei professionisti concentrati tra i 25 e i 44 anni. Nel 2024, gli iscritti esclusivi alla Gestione Separata sono 436 mila, ai quali si aggiungono 107 mila soggetti con posizioni contributive miste.
| Anno | Totale iscritti | Variazione rispetto all’anno precedente |
|---|---|---|
| 2015 | 323.172 | – |
| 2020 | 418.771 | +30% |
| 2024 | 544.118 | +68% (2015-2024) |
Il Rapporto evidenzia inoltre che oltre il 32% dei contributi versati non si traduce in prestazioni effettive, confermando la necessità di una revisione del modello di welfare. Le professioni coinvolte coprono ormai l’intero arco dei servizi moderni: dal management al benessere, dal digitale alla formazione, dalla consulenza alla sicurezza sul lavoro. Settori in crescita, ma ancora con tutele previdenziali limitate.
La componente femminile rappresenta il motore principale della crescita. Le donne iscritte sono quasi raddoppiate in dieci anni, avvicinandosi alla parità numerica con gli uomini. Parallelamente, cresce la presenza giovanile: più della metà dei nuovi iscritti ha meno di 45 anni. Tuttavia, la differenza di reddito medio resta marcata, e proprio le donne rischiano le pensioni più basse. Fioroni sottolinea la necessità di «un welfare che sostenga le nuove generazioni e le professioniste autonome, favorendo percorsi di lavoro stabili e formazione continua».
Nel corso del convegno “Professionisti al centro: è possibile un welfare più inclusivo?†sono stati discussi i nodi chiave per il futuro della categoria: aggiornamento, tutele sanitarie e previdenza complementare. Confcommercio Professioni richiama l’importanza dell’ISCRO – l’indennità di continuità reddituale – come strumento di protezione nei periodi di calo del reddito, ma ne segnala la scarsa diffusione per mancanza di formazione mirata. Da qui la proposta di un welfare moderno che unisca politiche previdenziali, sanitarie e di aggiornamento professionale.
La formazione permanente è indicata come condizione essenziale per competere in un mercato in rapida trasformazione, anche alla luce delle sfide poste dall’intelligenza artificiale. Confcommercio Professioni ribadisce l’obiettivo di costruire un sistema di diritti equo e inclusivo, in grado di riconoscere il valore dei professionisti non ordinistici come parte integrante del tessuto produttivo nazionale.
Il tema della sostenibilità delle pensioni dei professionisti della Gestione Separata resta aperto. L’obiettivo è colmare il divario tra contributi e prestazioni, potenziando la previdenza complementare e introducendo meccanismi di equità orizzontale tra professioni. In prospettiva, un riequilibrio strutturale dovrà passare anche da un aggiornamento dei parametri contributivi e da un uso più efficiente dell’avanzo di gestione, oggi in gran parte non redistribuito. L’auspicio, come ricorda Fioroni, è quello di «un welfare che riconosca dignità e stabilità a chi lavora in autonomia, senza sentirsi un lavoratore di serie B».
Rapporto Confcommercio sui professionisti in Gestione Separata INPS: numeri, caratteristiche demografiche ed economiche e KPI previdenziali.
In audizione parlamentare sulla manovra 2026 il ministero dell’Economia Giancarlo Giorgetti insiste sull’impostazione rigorosa della Legge di Bilancio, ne elenca i punti fondamentali, sottolineando che l’attenzione alle copertura continuerà ad essere il criterio da seguire anche in sede di valutazione degli emendamenti a cui dare attuazione.
La manovra vale circa 18 miliardi, «conferma la strategia seguita dal Governo negli ultimi tre anni», orientata alla stabilità dei conti pubblici. «Dispone interventi di carattere fiscale e di sostegno al potere di acquisto delle famiglie, iniziative in favore delle famiglie numerose e a supporto alla genitorialità , un ulteriore rifinanziamento del Servizio Sanitario Nazionale, misure a supporto delle imprese e di potenziamento degli investimenti pubblici, l’ampliamento della capacità di spesa degli enti territoriali».
Il ministro insiste sul fatto che il taglio IRPEF avvantaggia il ceto medio e dichiara che le politiche fiscali degli ultimi anni,, unitamente alla riduzione del cuneo fiscale, ha recuperato il fiscal drag per i redditi fino a 35mila euro. Istat, Ufficio Parlamentare di Bilancio e Banca d’Italia nel corso delle audizione hanno fornito stime invece più critiche sull’effetto redistributivo, evidenziando maggiori benefici per i redditi alti.
Gli interventi di carattere fiscale, «l’ambito di intervento quantitativamente più rilevante», rappresentano un passo avanti nella Riforma Irpef che dal 2025 coinvolge 13,6 milioni di contribuenti (il 32 per cento del totale) di cui 8,2 milioni lavoratori dipendenti. La riduzione dell’aliquota del secondo scaglione dal 35 al 33% è finanziata con 3 miliardi di euro. Per il contribuente, produce un beneficio medio atteso pari a 218 euro annui, con un massimo di 440 euro all’anno. Giorgetti risponde alle osservazioni di Istat, Ufficio Parlamentare di Bilancio, e Banca d’Italia, sull’effetto redistributivo del taglio fiscale, insistendo sul fatto che la misura «tutela i contribuenti con redditi medi». Va valutata nel più ampio contesto del taglio del cuneo contributivo attuato negli ultimi anni.
Dal 2022 ad oggi per i redditi più bassi la compensazione ha più che coperto il fiscal drag. Ampiamente coperto fino a 35mila euro.
Nel pacchetto fiscale rientrano anche la proroga 2026 della disciplina attuale sulle detrazioni per ristrutturazione edilizia, che restano al 50% per i lavori realizzati sulla prima casa e al 36% negli altri immobili. Viene inoltre prorogato per il 2026 il cosiddetto bonus mobili.
La rottamazione quinquies riguarda le cartelle esattoriali affidate all’agente della riscossione fra il 2000 e il 2023 e prevede il pagamento senza sanzioni e interessi diluito in un massimo di 54 rate. «Sebbene la regolazione rateale dei debiti possa comportare un costo teorico in termini di minori entrate riferite al primo anno di applicazione – spiega Giorgetti -, la spalmatura delle stesse su un periodo di 8 anni aumenta la loro probabilità di riscossione compensando il “costo†iniziale». Quanto alle ipotesi di un potenziamento della definizione agevolata in sede di dibattito parlamentare, esprime prudenza legata alle coperture.
Altri 2,8 miliardi vanno alle misure per sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori: aliquote fiscale agevolate su premi di produttività , indennità di lavoro notturno e festivo, rinnovi contrattuali, incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato. «In particolare, la manovra conferma l’attenzione già riservata lo scorso anno alla contrattazione relativa ai premi di produttività » riducendo l’aliquota dal 5 all’1%, e aumentando la soglia massima degli importi da 3 mila a 5 mila euro annui. Introduce un prelievo agevolato del 15% sulle somme erogate a titolo di indennità o di maggiorazioni per i lavoro festivo e notturno ai lavoratori con redditi entro i 40 mila euro, intervento «volto a rendere maggiormente attrattive attività che, in diversi casi, soffrono di una scarsità di offerta di lavoro».
Prevede «un’imposta sostitutiva del 5% sugli incrementi retributivi corrisposti ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 28mila euro, in attuazione di rinnovi dei contratti nazionali siglati sia nel 2025 sia di quelli che lo saranno nel 2026» Su questo si sono concentrate diverse richieste da parte dei sindacati e delle imprese per allargare l’ambito di applicazione a tutti i rinnovi e di mirare l’incentivo sui contratti maggiormente rappresentativi.
Infine, imposta sostitutiva del 15% anche sul salario accessorio corrisposto nel 2026 al personale non dirigenziale del pubblico impiego con redditi fino a 50mila euro, entro un limite di 800 euro.
Ci sono poi 3,4 miliardi nel triennio per il sostegno delle famiglie e il contrasto della povertà . Fra queste misure, la revisione della disciplina per il calcolo dell’ISEE, con maggiorazioni delle scale di equivalenza per i nuclei familiari con due o più figli e l’innalzamento della soglia di esclusione della casa di abitazione. «Le maggiorazioni delle scale di equivalenza vengono ora riconosciute anche alle famiglie con due figli (0,1 punti), mentre sono portate a 0,25 in caso di tre figli, 0,40 in caso di quattro figli e 0,55 con cinque figli. La soglia di esclusione dal calcolo dell’ISEE della prima casa di abitazione, in termini di valore catastale, è alzata a 91mila 500 euro, dai 52mila euro attuali. Inoltre, per tenere conto dei carichi familiari, la stessa è incrementata di 2mila 500 euro per ogni figlio convivente successivo al primo, anziché successivo al secondo come fino ad ora previsto».
Per la conciliazione vita-lavoro, proroga al 2026 e potenziamento dell’integrazione al reddito pari a 60 euro mensili per le lavoratrici madri di due o più figli, titolari di reddito da lavoro, dipendente o autonomo, non superiore a 40mila euro su base annua, «il rafforzamento dei congedi parentali e di malattia per i figli minori, quelli di promozione dell’occupazione delle madri lavoratrici nonché gli incentivi per la trasformazione dei contratti».
Due le misure fondamentali fra quelle destinate alle imprese: «la reintroduzione per il 2026 dell’iper-ammortamento, che si sostituisce ai crediti d’imposta Transizione 4.0 e Transizione 5.0 previsti fino a quest’anno, e il rifinanziamento nel triennio dei crediti d’imposta per la ZES Unica per il Mezzogiorno e per la ZLS».
L’iperammortamento sull’acquisto di macchinari e software garantisce «un beneficio fiscale superiore al credito d’imposta previsto per il 2025 (con aliquota del 20%)». E «la previsione di maggiorazioni decrescenti delle quote di ammortamento deducibili all’aumentare del valore dell’investimento e di un importo massimo dell’investimento agevolabile (20 milioni) consentono di allocare le risorse disponibili garantendo un beneficio fiscale più significativo alle imprese di piccole dimensioni, che costituiscono una componente rilevante del tessuto economico del Paese».
Rifinanziamento 2026 e 2027 della cosiddetta “Nuova Sabatiniâ€, «l’agevolazione volta a supportare l’acquisto o l’acquisizione in leasing di beni strumentali da parte delle micro, piccole e medie imprese». E «risorse aggiuntive sono stanziate per i contratti di sviluppo in favore delle imprese e per il sostegno e lo sviluppo delle filiere del settore turistico».
Il settore bancario e assicurativo fornirà risorse pari a circa 10 miliardi nel triennio, «ottenute attraverso un insieme di misure di carattere fiscale, che sono state il prodotto della proficua interlocuzione con le associazioni di categoria».
Si allunga la lista dei Comuni che offrono la possibilità di richiedere e rinnovare il passaporto presso gli uffici postali. Come informa Poste Italiane, il servizio è stato attivato in altri 375 uffici Polis che si aggiungono ai piccoli comuni e alle grandi città come Roma, Bologna, Verona e Cagliari, Milano, Napoli e Firenze, raggiungendo quota 3.215 (2.800 uffici postali Polis e 415 uffici postali di grandi città ).
Il servizio per la richiesta e il rinnovo del passaporto viene offerto anche nei Comuni al di sotto dei 15 mila abitanti in provincia di Brescia, Livorno, Trapani, Novara, e Vercelli. Sarà anche possibile ottenere il documento negli uffici di molti centri alpini, all’Isola d’Elba, a Capraia, a Favignana e a Pantelleria.
Ammontano a più di 119mila le richieste di rilascio o rinnovo pervenute finora, delle quali 86mila negli uffici postali Polis e 33 mila in quelli delle città . Il servizio sarà ampliato progressivamente fino a coprire l’intera rete nazionale.
Per ottenere il passaporto è sufficiente consegnare all’ufficio postale un documento di identità valido, il codice fiscale, due fotografie e pagare il bollettino da 42,50 euro consegnando una marca da bollo da 73,50 euro.
Il nuovo passaporto viene consegnato da Poste Italiane direttamente a domicilio.