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A pochi giorni dal nuovo anno, si conferma il quadro delle nuove regole sulle pensioni 2026, con l’addio ufficiale di alcune misure di flessibilità in uscita per anticipare il pensionamento rispetto alle regole e requisiti ordinari della Legge Fornero: Opzione Donna e Quota 103. Resta invece l’APE Sociale, strumento di welfare pubblico che accompagna il lavoratore fino al raggiungimento dell’età pensionabile.
Ridotte in Manovra 2026 anche le risorse per accedere alla pensione agevolata per addetti a mansioni usuranti e la Quota 41 per i lavoratori precoci.
La pensione di vecchiaia non cambia il requisito rispetto a quest’anno, non essendo previsti adeguamenti alle speranze di vita. Richiede 67 anni di età e 20 anni di contributi. La pensione anticipata piena ha una differenziazione fra uomini e donne. I lavoratori devono avere 42 anni e dieci mesi di contributi, le lavoratrici un anno in meno, quindi 41 anni e dieci mesi. Prevede una finestra mobile di tre mesi fra il momento in cui si matura il diritto, determinato dai requisiti appena descritti, e la prima decorrenza della pensione. In entrambi i casi, il riferimento normativo è la riforma Fornero, articolo 24 del dl 102/2011.
Per gli addetti a mansioni usuranti, ovvero lavoratori che svolgono lavori particolarmente faticosi, sono necessari 35 anni di contributi e un’età minima di 61 anni e sette mesi, perfezionando però il requisito delle quote, che sommano quello anagrafico con quello contributivo. Esempio: un lavoratore che ha 62 anni e 35 anni di contributi, raggiunge quota 97. La quota minima per ritirarsi è pari a 97,6.
Le attività usuranti sono elencate nel dl 67/2011:
Sono poi ricompresi i lavori con turni notturni di almeno sei ore per 64 giorni lavorativi, o di almeno tre ore fra mezzanotte e le cinque del mattino per l’intero anno. Ammessi anche gli addetti alla catena di montaggio. Queste mansioni devono essere svolte per almeno sette anni negli ultimi dieci di attività lavorativa, oppure per almeno la metà della vita lavorativa complessiva.
Nonostante la drastica riduzione di fondi pubblici disponibili per finanziare questa prestazione, resta percorribile nel 2026 anche la possibilità di ritirarsi con la pensione precoci, che richiede 41 anni di contributi, di cui almeno uno versato entro il compimento dei 19 anni. E’ necessario però rientrare in una delle quattro categorie previste: disoccupati, invalidi almeno al 74%, caregiver, addetti a mansioni gravose. A quelle sopra elencate che danno diritto alla pensione usuranti, si aggiungono:
Anche in questo caso, le mansioni gravose devono essere svolte per almeno sette anni negli ultimi dieci di attività lavorativa, oppure per almeno la metà della vita lavorativa complessiva.
Resta inalterata la possibilità riservata ai lavoratori con primo accredito contributivo successivo al primo gennaio 2026 di optare per la pensione anticipata con 64 anni di età e 38 anni di contributi. Questa forma di previdenza richiede di aver maturato un assegno pari almeno a 3 volte il trattamento minimo INPS, requisito che scende a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte in presenza di due o più figli.
Opzione Donna e Quota 103 saranno utilizzabili nel 2026 solo da chi ha già maturato i requisiti con le vecchie regole.
Attenzione: se la Quota 103 era già stata raggiunta nel 2023, non è previsto il ricalcolo contributivo e l’assegno può raggiungere le cinque volte il minimo INPS, tornando poi pieno al compimento dell’età per la pensione di vecchiaia.
Online il calendario dei pagamenti dell’Assegno Unico e Universale (AUU), comunicato dall’INPS con apposito messaggio: gli accrediti relativi alle prestazioni in corso di godimento, senza variazioni, avverranno a partire in date specifiche, che variano di mese in mese.
Nel caso di prima erogazione dell’assegno, il pagamento della prima rata avviene generalmente nell’ultima settimana del mese successivo alla presentazione della domanda.
Nella stessa data vengono accreditate eventuali somme a conguaglio, sia a credito che a debito.
Guida dell’Agenzia delle Entrate alle agevolazioni per disabili e alle regole da seguire per poterle richiedere. Aggiornamento 2025-2026.
Fra le misure della Legge di Bilancio 2026 che maggiormente interessano i contribuenti c’è la Rottamazione quinquies. Le regole definitive sono le stesse previste dal testo originario della manovra ma con una piccola modifica inserita in sede di esame parlamentare: in caso di pagamento rateale gli interessi scendono al 3% annuo, rispetto alla precedente previsione del 4%.
I debiti possono essere comunque essere sanati pagando anche interamente la somma originaria, senza interessi e senza sanzioni. Si pagano sempre, invece, le spese relative a procedure esecutive e notificazione.
La nuova definizione agevolata delle cartelle esattoriali riguarda i carichi affidati all’agente della riscossione fra il 2000 e il 2023.
Il contribuente dovrà comunicare all’Agenzia delle Entrate – Riscossione (AdER) la propria adesione entro il 30 aprile 2026, utilizzando la procedura che sarà appositamente predisposta, attesa entro gennaio (più precisamente, entro 20 giorni dall’entrata in vigore della Manovra).
Dal momento in cui il contribuente presenta la domanda, il Fisco scatta la sospensione delle attività di riscossione, con il congelamento delle eventuali procedure esecutive precedentemente avviate, a meno che non si sia già tenuto il primo incanto con esito positivo. Sempre a partire dalla comunicazione, sono sospesi i termini di prescrizione.
Nella comunicazione di adesione, il contribuente indica l’eventuale opzione per il pagamento a rate (che però non possono essere inferiori a 100 euro). Entro il 30 giugno il Fisco invierà poi una comunicazione con il totale dovuto, l’ammontare e le scadenze delle singole rate.
Il primo o unico pagamento deve poi avvenire entro il 31 luglio 2026. Se il contribuente sceglie di rateizzare la somma, può diluirla in 54 rate bimestrali, completando il pagamento in nove anni con interessi pari al 3% annuo. Le scadenza delle rate sono:
Si decade dalla Rottamazione se non si pagano due rate, anche non consecutive.
Tabelle nazionali dei costi chilometrici di esercizio di autovetture e motocicli elaborate dall’ACI in base all’articolo 51, comma 4, lettera a) del DPR 22 dicembre 1986, n. 917.
I disoccupati con diritto alla NASpI che scelgono il versamento dell’intera somma per avviare un’attività professionale o imprenditoriale non percepiranno più il dovuto in un’unica soluzione ma in due rate.
La Legge di Bilancio 2026 prevede questa modifica e stabilisce anche che le due rate non siano di pari importo: la prima sarà pari al 70% e la seconda al restante 30%.
La novità riguarda il cosiddetto incentivo all’autoimprenditorialità , regolato dall’articolo 8 del dlgs 22/2015. Questa norma consente al lavoratore con diritto alla NASpI di richiedere la liquidazione anticipata dell’importo complessivo del sussidio di disoccupazione spettante. Si tratta di un incentivo all’avvio di un’attività lavorativa autonoma o di impresa individuale, oppure per la sottoscrizione di una quota di capitale sociale di una cooperativa come socio lavoratore.
Al momento, questa somma viene liquidata dall’INPS in un’unica soluzione. Dal 2026, invece, verrà pagata in due rate: la prima pari al 70% la seconda al 30%. Il versamento avviene non oltre il termine di sei mesi dal momento in cui l’avente diritto presenta la domanda.
Per ottenere la NASpI anticipata, anche nel 2026 restano valide le altre regole, quindi:
La prestazione è incompatibile con un rapporto di lavoro subordinato e quindi, nel caso in cui il lavoratore venga assunto come dipendente prima della scadenza del periodo per cui è riconosciuta la liquidazione anticipata della NASpI, è tenuto a restituire per intero l’anticipazione ottenuta, salvo il caso in cui il rapporto di lavoro subordinato sia instaurato con la cooperativa della quale ha sottoscritto una quota di capitale sociale.
Su questo punto è intervenuta la sentenza della Corte Costituzionale 90/2024, che ha stabilito un’eccezione, recepita dall’INPS con Circolare 35/2025: il lavoratore non deve restituire l’anticipazione NASpI se l’attività autonoma o imprenditoriale termina per cause di forza maggiore, a lui non imputabili.
Il Senato ha approvato la Legge di Bilancio 2026 dopo che il Governo aveva posto la questione di fiducia, blindando quindi il testo uscito dalla commissione Bilancio. I lavori dell’Aula di Palazzo Madama si sono pertanto limitati al voto: 110 voti favorevoli, 66 contrari e 2 astensioni.
Alla Camera dei Deputati la Manovra è in calendario per il 28 dicembre. I tempi sono stretti perché deve essere approvata in tempo per l’entrata in vigore il 1° gennaio 2026. Per questo Montecitorio inizierà l’esame di domenica, per concluderlo prevedibilmente martedì 30 dicembre.
Anche alla Camera l’Esecutivo Meloni chiederà la fiducia, per evitare modifiche che comporterebbero la mancata approvazione nei tempi previsti e il conseguente esercizio provvisorio, che scatta in mancanza di una Legge di Bilancio votata dal Parlamento.
L’iter di questa Manovra è stato particolarmente controverso: nel corso dell’ultima settimana di esame in Commissione Bilancio al Senato, il Governo ha presentato e poi ritirato diversi emendamenti surriscaldando il dibattito.
Dal Parlamento uscirà una manovra da 22 miliardi, in aumento rispetto ai 18,5 miliardi del testo approvato dal Governo ad ottobre. La differenza è rappresentata da 3,5 miliardi stanziati per finanziare la continuità degli incentivi alle imprese esauriti anzitempo a inizio dicembre.
Fra le ultime modifiche apportate in Senato, segnaliamo anche un taglio alle risorse per le pensioni precoci e usuranti, il potenziamento del silenzio assenso sulla destinazione del TFR alla previdenza complementare per i neo assunti, la cedolare secca sugli affitti brevi che resta al 21% sul primo immobile ma che richiede di aprire partita IVA a partire dal terzo, ed infine l’allargamento della platea di dipendenti con diritto alla detassazione degli aumenti da rinnovo contrattuale.
Il piatto forte della Legge di Bilancio 2026 resta rappresentato da una delle misure non modificate in sede di dibattito parlamentare, ossia la riforma IRPEF, con il taglio dell’aliquota del secondo scaglione dal 35% al 33%. C’è anche la Rottamazione quinquies sulle cartelle affidate dal 2000 al 2023 e, tra le misure più rilevanti sul lavoro, l’introduzione di diverse forme di tassazione agevolata in busta paga: dalla flat tax sui rinnovi CCNL nel settore privato firmati dal 2024 al 2026 sul lavoro notturno e festivo, nonché un ulteriore alleggerimento della tassa piatta sui premi di produttività .
Sul sito dell’Agenzia delle Entrate sono disponibili i modelli provvisori per la dichiarazione dei redditi 2026, per quanto riguarda il Modello 730/2026, la CU, il Modello Redditi PF e altri ancora.
Nella sezione dedicata ai modelli, l’Agenzia delle Entrate ha già reso disponibili diversi modelli provvisori utilizzabili per la dichiarazione dell’anno prossimo. Le bozze disponibili comprendono:
Per quanto riguarda il Modello 730/2026, il Modello Redditi PF e la CU, in particolare, sono previste alcune novità relative ai nuovi benefici a favore dei lavoratori a basso e medio reddito, oltre alla detassazione di specifiche spese abitative.
Ecco cosa cambia nella campagna dichiarativa 2026:
Il Ministero del Lavoro ha pubblicato il Decreto direttoriale 135/2025 che dispone le nuove tabelle retributive relative al costo medio orario del lavoro, coinvolgendo gli stipendi dei lavoratori dei settori logistica, trasporto merci e spedizioni.
Le tabelle retributive sono valide da gennaio 2025 e prevedono aggiornamenti progressivi programmati per gennaio 2026, gennaio 2027 e giugno 2027.
Si tratta di un provvedimento che riguarda tutte le figure professionali dei rispettivi comparti:
Le tabelle rappresentano un parametro di riferimento per determinare la congruità del costo del lavoro nell’ambito degli appalti pubblici (facendo riferimento ai valori previsti dal CCNL Logistica, Trasporto Merci e Spedizione rinnovato il 6 dicembre 2024) e consentono anche di valutare eventuali anomalie dell’offerta, oltre a monitorare il rispetto dei minimi salariali e contributivi.
Il calendario delle festività 2026 offre diverse occasioni per programmare vacanze più lunghe utilizzando pochi giorni di ferie. La disposizione delle ricorrenze nel corso dell’anno consente infatti di sfruttare ponti strategici, soprattutto tra primavera ed estate, con benefici concreti per chi lavora.
Nel 2026, le occasioni non mancano, soprattutto per chi riesce a muoversi con un minimo di flessibilità .
Il 2026 si apre con l’Epifania che cade di martedì 6 gennaio. Con un solo giorno di ferie, lunedì 5 gennaio, è possibile ottenere un fine settimana lungo di quattro giorni, dal 3 al 6 gennaio. Più complicato, invece, costruire ponti più estesi nella primissima parte dell’anno.
La primavera è uno dei periodi più interessanti del calendario 2026. La Pasqua cade domenica 5 aprile, con Pasquetta lunedì 6 aprile. Prendendo pochi giorni di ferie a ridosso delle festività è possibile programmare una pausa più lunga.
Il 25 aprile cade di sabato, mentre il 1° maggio sarà venerdì. Questo significa che, utilizzando alcuni giorni di ferie nella settimana precedente o successiva, si possono ottenere periodi di stop più ampi, ideali per una vacanza primaverile.
Nel periodo estivo le festività offrono meno opportunità di ponte. Il 2 giugno cade di martedì, consentendo un possibile allungamento del weekend con un solo giorno di ferie. Il Ferragosto, invece, sarà di sabato 15 agosto, riducendo le possibilità di combinazioni favorevoli.
Resta comunque centrale il periodo delle ferie tradizionali, soprattutto tra luglio e agosto, quando molte aziende concentrano le chiusure.
L’autunno 2026 è meno generoso sul fronte dei ponti. Ognissanti cade di domenica 1° novembre, mentre le festività non consentono particolari estensioni dei fine settimana senza ricorrere a più giorni di ferie.
Il periodo natalizio torna a essere uno dei più interessanti. Il Natale cade di venerdì 25 dicembre e Santo Stefano di sabato 26 dicembre. Con pochi giorni di ferie nella settimana precedente o successiva, è possibile costruire una pausa prolungata tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027.
| Festività | Giorno | Ferie da prendere | Giorni di vacanza |
|---|---|---|---|
| Capodanno | Giovedì 1 gennaio | 2 (venerdì 2 e lunedì 5) | 6 giorni (1–6 gennaio) |
| Pasqua e Pasquetta | Domenica 5 e lunedì 6 aprile | 3 (7–9 aprile) | 9 giorni (4–12 aprile) |
| 25 aprile | Sabato | 5 (20–24 aprile) | 9 giorni (18–26 aprile) |
| 1° maggio | Venerdì | 0 | 3 giorni (1–3 maggio) |
| 2 giugno | Martedì | 1 (lunedì 1) | 4 giorni (30 maggio–2 giugno) |
| Ferragosto | Sabato | 5 (10–14 agosto) | 9 giorni (8–16 agosto) |
| Natale | Venerdì 25 dicembre | 3 (28–30 dicembre) | 9 giorni (24 dicembre–1 gennaio) |
In breve
La cessione di una quota di proprietà di un immobile non può consentire il trasferimento dei Bonus edilizi, che possono essere trasmessi solo in concomitanza con una cessione totale.
Per il proprietario di un immobile che ha sostenuto le spese di ristrutturazione beneficiando delle agevolazioni in edilizia non è possibile, infatti, trasferire il diritto alla detrazione se si cede solo una quota.
Come precisa la circolare n.25/2024 dell’Agenzia delle Entrate, nello specifico, tuttavia, la parte residua della detrazione fiscale che spetta in materia di ristrutturazioni del patrimonio edilizio si trasmette all’acquirente non solo in ipotesi di cessione dell’intero immobile, ma anche nel caso in cui la cessione pro-quota consenta a chi acquista di diventare proprietario esclusivo dell’immobile.
La residua detrazione Irpef spettante in materia di ristrutturazioni del patrimonio edilizio, si trasmette alla parte acquirente non solo in ipotesi di cessione dell’intero immobile, ma altresì qualora, per effetto della cessione pro-quota, la parte acquirente diventa proprietaria esclusiva dell’immobile, parimenti verificandosi, in tale ultima ipotesi, i presupposti richiesti dalla riportata disposizione normativa.
Le imprese che non sono in regola con il DURC o con l’obbligo di polizze catastrofali dal 2026 non potranno accedere agli incentivi pubblici diretti; se l’agevolazione riguarda investimenti effettuati nel territorio nazionale, decadono le imprese che delocalizzano. Sono alcune novità contenute nel Codice degli Incentivi (Dlgs 184/2025) in vigore dal primo gennaio. In particolare, l’articolo 9 fissa le regole sull’esclusione dai benefici.
Ferme restando le eventuali cause di esclusione previste dai singoli incentivi e relativi bandi, il Codice integra nuove fattispecie tra cui le irregolarità DURC e le violazioni degli obblighi sull’assicurazione CatNat.
Per quanto riguarda il DURC, dal 2026 sono negati gli incentivi pubblici in presenza di violazioni delle norme in materia di contributi previdenziali e assistenziali ostative al rilascio del documento. Più nel dettaglio, la concessione delle agevolazioni è disposta solo entro il termine di validità dello stesso, pari a 120 giorni. I soggetti che non hanno l’obbligo di iscrizione a INPS, INAIL e Cassa edile devono rendere un’apposita dichiarazione per attestare la regolarità contributiva.
Tendenzialmente, possiamo dire che questa regola nella gran parte dei casi è già prevista dai vari bandi incentivanti, ma ora diventa una norma strutturale per la fruizione di qualsiasi incentivo.
Sulle polizze catastrofali, la causa di esclusione riguarda tutte le imprese che non rispettano l’obbligo di contratti assicurativi a copertura dei danni, come previsto dall’articolo 1, comma 101, della legge 213/2023. Quest’ultima è la norma che ha sancito l’obbligo, con entrata in vigore scaglionata. Le imprese che, pur essendo tenute, non accendono una polizza CatNat, non possono accedere agli incentivi, con alcune eccezione. La causa di esclusione non opera nei confronti di benefici contributivi e incentivi fiscali che non prevedono attività istruttorie valutative, per i quali resta ferma l’applicazione della disciplina di settore, e quelli in materia di accisa, che a loro volta restano disciplinati dalla legislazione di settore.
Ci sono poi regole specifiche in relazione ai benefici legati agli investimenti nel territorio nazionale: a fronte di una delocalizzazione in favore di un’altra unità produttiva situata in ambito nazionale, UE o Spazio Economico Europeo, può scattare la decadenza dall’incentivo se avviene verso un’area non ricompresa da un beneficio legato a una specifica parte del territorio nazionale. E comunque, entro cinque anni dalla concessione dell’agevolazione.
Se invece la delocalizzazione avviene fuori dall’Unione Europea, è sempre prevista la decadenza dall’incentivo se l’operazione avviene entro cinque anni, che salgono a dieci per le grandi imprese.
Ecco infine quali sono le altre cause di decadenza:
Ammonta a 590 milioni di euro nel periodo 2027-2031 il plafond di contributi messo a disposizione dal Ministero dei Trasporti, per il rinnovo dei veicoli commerciali in chiave green.
Il riparto del Fondo per la strategia di mobilità sostenibile è previsto dal decreto interministeriale pubblicato in GU e destinato allo stanziamento di incentivi per le imprese di autotrasporto iscritte al Registro elettronico nazionale (REN) e all’Albo nazionale degli autotrasportatori.
L’obiettivo è favorire la transizione verso un parco veicolare più efficiente, con mezzi elettrici, ibridi o endotermici di ultima generazione, al fine di assicurare benefici per l’intera filiera.
Come si legge nella nota del MIT, le modalità operative per la presentazione dei programmi di rinnovo della flotta da parte delle imprese e per l’accesso agli incentivi saranno definiti nei prossimi mesi.
Per il datore di lavoro, il conguaglio IRPEF di fine anno o di cessazione del rapporto non è solo un adempimento formale ma un passaggio che può avere diretto sui flussi di cassa dell’azienda e sull’importo dello stipendio del lavoratore.
Quando dalle operazioni di ricalcolo emerge che le ritenute operate sui dipendenti sono state superiori all’imposta effettivamente dovuta, è necessario effettuare il rimborso al lavoratore e poi procedere al recupero delle somme versate in eccesso, tramite compensazione fiscale; in caso contrario si applica una maxi-trattenuta in busta paga nel cedolino di gennaio con le competenze di dicembre.
L’eccedenza di ritenute IRPEF emerge a seguito delle operazioni di conguaglio, che il datore di lavoro effettua a fine anno o alla cessazione del rapporto di lavoro. Le situazioni che più frequentemente possono far emergere la necessità di un conguaglio sono il riconoscimento di detrazioni non applicate nei mesi precedenti oppure le variazioni reddituale del dipendente, la cessazione anticipata del rapporto con ricalcolo dell’imposta dovuta o, ancora, la verifica di più rapporti di lavoro nel corso dell’anno.
Quando dal conguaglio emerge un credito IRPEF, il datore di lavoro deve rimborsare il dipendente, di norma direttamente in busta paga. Il rimborso è un passaggio obbligato e precede qualsiasi recupero fiscale in compensazione. Solo dopo aver restituito l’eccedenza al lavoratore, infatti, il sostituto d’imposta può procedere al recupero delle somme anticipate al Fisco.
Il recupero avviene attraverso la compensazione nel modello F24 delle ritenute Irpef versate in eccedenza. Dal punto di vista operativo, l’eccedenza (indicata come credito nella sezione Erario dell’F24) può essere utilizzata per compensare altri tributi o contributi dovuti per l’anno corrente, ossia quello in cui si è formato il credito a seguito del conguaglio. Il codice tributo utilizzato per questa operazione è il 1627, che consente di imputare correttamente il recupero delle ritenute da lavoro dipendente.
Per recuperare l’importo per le annualità successive, e dunque dopo aver presentato il modello 770, si deve invece utilizzare il codice tributo 6781.
Se dal conguaglio IRPEF emerge un debito d’imposta per il lavoratore, il datore di lavoro è tenuto a trattenere le somme dovute direttamente sulla retribuzione.
La trattenuta avviene, di regola, sulla prima busta paga utile successiva al conguaglio. Qualora la retribuzione non sia sufficiente a coprire l’intero importo dovuto, il residuo viene trattenuto nei periodi di paga successivi, fino a completa estinzione del debito.
Nei casi di cessazione del rapporto di lavoro, se le somme dovute non possono essere interamente trattenute sulle competenze di fine rapporto, il sostituto d’imposta ne dà evidenza nella certificazione rilasciata al dipendente, che sarà tenuto a versare l’importo residuo in sede di dichiarazione dei redditi.
Con l’inizio del nuovo anno arrivano anche le prime scadenze fiscali da rispettare. Il mese di gennaio 2026 concentra numerosi obblighi che interessano famiglie, privati cittadini, imprese, imprenditori, professionisti e partite IVA, in particolare su IVA, ritenute, contributi previdenziali e adempimenti legati al lavoro.
Per evitare sanzioni o ritardi nei versamenti, in questo articolo forniamo il calendario con le principali scadenze fiscali di gennaio 2026, suddivise per tipologia di contribuente e per area di adempimento, così da facilitare la consultazione degli obblighi e e la programmazione degli adempimenti.
Gennaio 2026 non è un mese particolarmente denso di adempimenti per i privati, ma presenta alcune scadenze chiave da non sottovalutare, soprattutto per evitare addebiti automatici o per continuare a beneficiare di agevolazioni e bonus. In particolare, l’attenzione va posta sul canone RAI, sul rinnovo dell’ISEE e sulle eventuali possibilità di regolarizzazione tramite ravvedimento operoso.
Entro il 31 gennaio 2026, i cittadini intestatari di un’utenza elettrica residenziale che non possiedono un apparecchio televisivo devono presentare la dichiarazione sostitutiva di non detenzione per ottenere l’esonero dal pagamento del canone RAI per l’intero anno.
A partire dal 1° gennaio 2026 è possibile rinnovare l’ISEE, documento indispensabile per continuare a percepire prestazioni e benefici come assegno unico, bonus sociali sulle bollette, agevolazioni scolastiche e altre misure legate al reddito familiare. In assenza di un ISEE aggiornato, molte prestazioni vengono sospese o ridotte al minimo.
Il mese di gennaio rappresenta anche una finestra utile per chi deve regolarizzare versamenti fiscali non effettuati nel 2025, come IMU, IRPEF, cedolare secca o altre imposte personali. Attraverso il ravvedimento operoso è possibile sanare le irregolarità beneficiando di sanzioni ridotte rispetto a quelle ordinarie.
Gennaio rappresenta un mese ricco di adempimenti fiscali per il mondo business. Imprese, professionisti e partite IVA sono chiamati a gestire numerosi obblighi legati all’IVA, alle ritenute, ai contributi previdenziali e alla gestione del personale, oltre a specifiche comunicazioni settoriali. Una corretta pianificazione delle scadenze è essenziale per partire con il piede giusto nel nuovo anno.
Gennaio è il mese per il pagamento di diverse imposte IVA. Vediamo nel dettaglio i vari obblighi:
15 gennaio:
16 gennaio
31 gennaio:
Il 16 gennaio è il termine per il pagamento di diverse imposte sostitutive e ritenute da parte dei sostituti d’imposta. Ecco le scadenze:
Gennaio 2026 porta con sé obblighi di versamento per i contributi previdenziali. Ecco gli adempimenti più importanti.
16 gennaio:
31 gennaio:
Ci sono anche alcune scadenze specifiche per settori e attività particolari. Ecco quelle da non perdere:
| Data | Tipologia di adempimento | Soggetti interessati |
|---|---|---|
| 15 gennaio 2026 | Fatturazione differita e registrazione corrispettivi | Partite IVA, imprese, ASD e associazioni in regime L. 398/1991 |
| 16 gennaio 2026 | Liquidazione e versamento IVA mensile | Contribuenti IVA mensili e piattaforme di vendita a distanza |
| Ritenute e imposte sostitutive | Sostituti d’imposta, datori di lavoro, intermediari | |
| Contributi previdenziali INPS | Datori di lavoro, committenti, imprese | |
| Imposte settoriali (Tobin Tax, intrattenimenti) | Banche, intermediari finanziari, operatori del settore | |
| 20 gennaio 2026 | Comunicazione canone TV | Imprese elettriche |
| 26 gennaio 2026 | Elenchi Intrastat mensili e trimestrali | Soggetti IVA con operazioni intracomunitarie |
| 31 gennaio 2026 | Dichiarazione IVA IOSS | Operatori e-commerce iscritti al regime IOSS |
| Adempimenti lavoro e Cassa Integrazione | Datori di lavoro e imprese industriali | |
| Dichiarazione di non detenzione Canone RAI | Famiglie e privati cittadini |
Nel mese di gennaio 2026 il calendario dei pagamenti INPS presenta alcune particolarità , dallo slittamento delle pensioni per le festività di inizio anno all’aggiornamento degli importi per Assegno Unico e ISEE.
Vediamo dunque le finestre temporali in cui l’INPS effettua gli accrediti per pensionati e beneficiari di NASpI, ADI, SFL e altre prestazioni legate al reddito.
La regola generale prevede che le pensioni vengano pagate il primo giorno bancabile del mese ma a gennaio l’eccezione normativa sposta l’accredito al secondo giorno bancabile: con il 1° gennaio festivo, infatti, la liquidazione slitta al primo giorni lavorativo utile. Dunque, a gennaio l’accredito avverrà in ritardo di alcuni giorni rispetto alle abitudini, con un divario tra chi riscuote alle Poste e chi attende il bonifico in banca, generalmente di 2–3 giorni. In particolare, sul conto corrente l’accredito arriverà il 5 gennaio, mentre alle Poste si potrà riscuotere l’assegno previdenziale a partire dal 3 gennaio, con il seguente calendario:
Nel cedolino di gennaio i pensionati troveranno gli effetti della nuova perequazione 2026, il rientro o l’aggiornamento delle addizionali comunali e regionali e l’eventuale conguaglio fiscale di fine anno, elementi che incidono sull’importo netto in pagamento.
Il dettaglio delle voci può essere consultato tramite il portale INPS, accedendo con credenziali SPID, CIE o CNS al “Fascicolo previdenziale del cittadinoâ€, sezione “Cedolino pensioneâ€, dove sono disponibili anche gli storici dei mesi precedenti e le comunicazioni ufficiali.
Per l’Assegno Unico e Universale, il calendario prevede i pagamenti nella seconda metà del mese, con una finestra ordinaria tra il 17 e il 20 per chi è già in possesso della prestazione e date differenziate per i primi accrediti. Nel mese di dicembre 2025 INPS ha disposto un anticipo dell’ultima mensilità dell’anno, mentre per la rata di gennaio 2026 si prevede un ritorno alle consuete finestre di accredito nell’ultima decade del mese, tenendo conto dei tempi tecnici del nuovo anno.
Per quanto riguarda gli importi, dal 1° gennaio 2026 scatta la rivalutazione collegata all’inflazione, con aumenti sugli importi base e sulle maggiorazioni, ma gli aggiornamenti si rifletteranno concretamente dai pagamenti di febbraio, con recupero degli arretrati relativi a gennaio sulle mensilità successive, in linea con quanto indicato dalle analisi di settore.
Resta centrale la presentazione della nuova DSU ISEE 2026 entro il 28 febbraio: in assenza di aggiornamento, l’Assegno Unico viene progressivamente ricalcolato sui livelli minimi, con conguagli successivi una volta acquisita la nuova attestazione.
Le famiglie possono verificare importi e date di pagamento nella sezione dedicata all’Assegno Unico sul sito INPS, accedendo al fascicolo e consultando la sezione “Pagamentiâ€, che riporta la data valuta e l’IBAN o la carta su cui avviene l’accredito.
Gli assegni per il nucleo familiare tradizionali (ANF) restano operativi solo per categorie residuali, come alcuni lavoratori agricoli o situazioni particolari non coperte dall’Assegno Unico, con pagamenti che continuano a seguire le regole della busta paga o dei flussi di disoccupazione. In questi casi, le date di accredito di gennaio 2026 coincidono normalmente con quelle degli stipendi o delle indennità collegate, salvo ritardi dovuti a festività e chiusure di inizio anno.
Per NASpI e DIS-COLL il calendario INPS non fissa date uniche uguali per tutti, ma una finestra indicativa collocata nella prima metà del mese, con tempistiche che dipendono dalla lavorazione delle singole domande e dalla chiusura delle competenze mensili. Chi percepisce regolarmente l’indennità può attendersi l’accredito di gennaio 2026 in linea con i mesi precedenti, salvo lievi slittamenti dovuti ai giorni festivi di inizio anno e ai tempi tecnici di aggiornamento dei flussi di pagamento.
Per conoscere la data esatta, è necessario accedere al fascicolo previdenziale sul sito INPS, sezione “Prestazioni – Indennità di disoccupazioneâ€, dove compaiono per ogni mensilità lo stato del pagamento, la data valuta e il riferimento al conto o alla carta su cui viene accreditata la somma.
L’Assegno di Inclusione segue un calendario che, nel 2025, ha previsto in modo ricorrente una prima finestra intorno al 15 del mese per i primi pagamenti e gli arretrati e una seconda finestra verso fine mese per le ricariche successive al primo accredito, schema che può essere considerato il riferimento operativo anche per l’avvio del 2026. In gennaio 2026, pertanto, le famiglie già in pagamento dovrebbero ricevere la ricarica nella parte finale del mese, mentre i nuovi beneficiari potrebbero vedere il primo accredito dopo le verifiche sui requisiti e la sottoscrizione dei Patti previsti dalla normativa.
Le date ufficiali vengono confermate di volta in volta da INPS tramite messaggi e avvisi sul sito istituzionale, nonché nell’area personale dei beneficiari, dove è possibile visualizzare importo, data valuta e stato delle mensilità ADI.
Il Supporto per la Formazione e il Lavoro mantiene una logica di pagamento legata allo svolgimento delle attività previste (formazione, progetti di attivazione, percorsi di politica attiva) e alle comunicazioni delle piattaforme digitali, con accrediti di norma concentrati nella seconda metà del mese. Anche per gennaio 2026 si prospetta una finestra di pagamento analoga a quella del 2025, con accrediti dopo la validazione della partecipazione alle attività e l’allineamento dei flussi informativi tra INPS, centri per l’impiego e soggetti attuatori.
Il beneficiario può controllare lo stato dei pagamenti SFL nella propria area personale INPS, sezione dedicata alle misure di attivazione lavorativa, dove vengono riportati i periodi indennizzati e le relative date valuta.
La Carta Acquisti continua a essere ricaricata su base bimestrale, ma non sono previsti accrediti a gennaio: gli 80 euro bimestrali arriveranno a febbraio.
La Carta Dedicata a Te è invece legata a rifinanziamenti annuali e a specifici decreti attuativi. Pur essendo stata rifinanziata per il 2026 e il 2026, a gennaio non sono previste ricariche. Gli importi erogati in autunno dovranno tuttavia essere utilizzati entro febbraio 2026, a patto di aver effettuato il primo pagamento entro il 16 dicembre 2025, pena la decadenza del beneficio.
| Prestazione | Quando arriva a gennaio 2026 | Note |
|---|---|---|
| Pensioni (conto corrente) | 5 gennaio 2026 | Accredito sul conto con slittamento per festività di inizio anno. |
| Pensioni (riscossione in contanti alle Poste) | Dal 3 gennaio 2026 (scaglionato per cognome)
|
Calendario alfabetico per sportello/Postamat; importi con perequazione e conguagli nel cedolino. |
| Assegno Unico e Universale | Seconda metà del mese (finestra ordinaria 17–20 gennaio per chi è già in pagamento) | Primi accrediti con date differenziate; rivalutazione da inflazione con effetti concreti da febbraio (con arretrati). |
| Assegni familiari (ANF) e prestazioni collegate | Date variabili (in genere allineate a stipendio o indennità collegate) | Restano per categorie residuali; possibili slittamenti per festività /chiusure di inizio anno. |
| NASpI / DIS-COLL | Prima metà del mese (nessuna data unica) | Dipende dalla lavorazione della domanda e dai flussi di pagamento; verificare nel fascicolo previdenziale. |
| Assegno di Inclusione (ADI) | Indicativamente metà mese (primi pagamenti/arretrati) e fine mese (ricariche successive) | Schema ricorrente già visto nel 2025; date confermate da INPS e visibili in area personale. |
| Supporto Formazione e Lavoro (SFL) | Seconda metà del mese | Accredito dopo validazione delle attività e allineamento dei flussi (INPS–CPI–soggetti attuatori). |
| Carta Acquisti | Nessuna ricarica a gennaio (prossima a febbraio) | Ricarica bimestrale da 80 euro. |
| Carta Dedicata a Te | Nessuna ricarica a gennaio | Utilizzo delle somme già erogate: in genere entro febbraio 2026 (con condizioni su primo utilizzo). |
Nel cedolino di gennaio 2026 confluiscono le novità dell’anno nuovo: rivalutazione assegni, incremento pensioni più basse, aggiornamento maggiorazioni sociali e conguagli IRPEF. A gennaio cambiano anche le date di pagamento, con un calendario diverso rispetto al resto dell’anno. Vediamo tutto.
Le novità sono state illustrate dall’INPS con Circolare n. 153/2025, che disciplina il rinnovo pensioni e prestazioni assistenziali per il 2026.
Dal 1° gennaio 2026 le pensioni sono rivalutate sulla base dell’indice provvisorio Istat FOI pari a +1,4%, come stabilito da decreto MEF recepito dall’INPS. L’aumento è applicato con meccanismo di perequazione a fasce, che prevede percentuali differenziate in base all’importo complessivo dei trattamenti pensionistici:
La rivalutazione è applicata sul cosiddetto cumulo perequativo e resta provvisoria, con eventuale conguaglio negli anni successivi in base all’inflazione definitiva.
Dal rinnovo 2026 emerge anche l’aggiornamento del trattamento minimo INPS, che dal 1° gennaio è pari a 611,85 euro lordi mensili (7.954,05 euro annui). Questo valore rappresenta il riferimento per soglie, limiti reddituali e prestazioni collegate al reddito.
Per le pensioni pari o inferiori al minimo è confermato anche per il 2026 l’incremento straordinario dell’1,3%, introdotto negli anni precedenti e prorogato dalla normativa. L’aumento massimo riconosciuto è pari a 7,95 euro mensili, per un importo complessivo che può arrivare fino a 619,80 euro lordi al mese.
Nel 2026 prosegue inoltre il rafforzamento delle maggiorazioni sociali destinate ai pensionati con redditi più bassi. È previsto un aumento di 12 euro mensili, che si aggiunge agli 8 euro già riconosciuti nel 2025, nel rispetto dei limiti reddituali previsti dalla normativa.
Questi adeguamenti si riflettono direttamente sul cedolino di gennaio, dove possono comparire anche eventuali arretrati legati a ricalcoli definitivi o ad aggiornamenti intervenuti a fine 2025.
Gennaio è anche il mese in cui l’INPS effettua il conguaglio IRPEF, ricalcolando l’imposta dovuta sui redditi pensionistici effettivamente percepiti nel 2025. Il risultato può tradursi in un rimborso oppure in trattenute aggiuntive.
Nel cedolino di gennaio tornano inoltre a regime le addizionali regionali e comunali, che possono attenuare l’effetto netto dell’aumento derivante dalla rivalutazione.
Il pagamento delle pensioni avviene ordinariamente il primo giorno bancabile del mese ma a gennaio fa eccezione e l’accredito è disposto nel secondo giorno bancabile, a causa delle festività di inizio anno:
Per il ritiro in contanti agli sportelli postali è previsto il consueto scaglionamento alfabetico:
Dal mese di febbraio 2026 si torna al calendario ordinario, con pagamento nel primo giorno bancabile del mese.
La circolare INPS richiama anche la disciplina dei pagamenti annuali e semestrali per pensioni di importo molto contenuto:
Per il 2026 le soglie operative sono:
Nel cedolino pensione di gennaio 2026 è possibile verificare:
Il cedolino è consultabile online nel Fascicolo previdenziale del cittadino sul sito INPS, accessibile con SPID, CIE o CNS, generalmente a partire dalla seconda metà di dicembre. Dalla stessa area è possibile scaricare lo storico dei cedolini e la Certificazione Unica.