Oggi è Giovedi' 18/09/2025 e sono le ore 15:36:34
Nostro box di vendita su Vinted
Nostro box di vendita su subito.it
Condividi questa pagina
Oggi è Giovedi' 18/09/2025 e sono le ore 15:36:34
Nostro box di vendita su Vinted
Nostro box di vendita su subito.it
Condividi questa pagina
Nostra publicità
Compra su Vinted
Compra su Vinted
#PMI.it #informazione #ICT #imprese #medie #piccole
I tagli alla rivalutazione delle pensioni, applicati egli ultimi 15 anni, hanno penalizzato il ceto medio e la classe dirigente, continuando a farlo anche in futuro: ad esempio un assegno previdenziale da 2mila 500 euro lordi al mese, a causa del mancato adeguamento all’inflazione, perderà nei prossimi 10 anni circa 13mila euro.
La penalizzazione aumenta proporzionalmente all’importo dell’assegno: una pensione da 10mila euro al mese, che corrisponde a circa 6mila euro netti, si svaluterà in dieci anni per una somma pari a 115mila euro.
Le cifre sono contenute nel report “La svalutazione delle pensioni in Italia” a cura di Itinerari Previdenziali e CIDA (dirigenti e alte professionalità ). Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, propone un esempio riferito al 2023: «un pensionato con una rendita tra 2mila 627 e 3mila 152 euro si è visto rivalutata l’intera pensione al 4,3% (a fronte di un tasso di inflazione definitivo dell’8,1%) e non la sola quota eccedente le 5 volte il TM».
«In trent’anni le pensioni medio-alte hanno perso oltre un quarto del loro potere d’acquisto» segnala il presidente dell’associazione CIDA, Stefano Cuzzilla, che ricorda:
le pensioni non sono un privilegio, sono salario differito, il frutto di una vita di lavoro e tasse pagate. Sono anche il più grande patto intergenerazionale che un Paese possa stipulare: chi lavora oggi sostiene chi ha lavorato ieri, nella certezza che domani il proprio impegno sarà riconosciuto. Chiediamo una scelta politica chiara: regole stabili, certezza del diritto e rispetto del merito.
Nel 2025 è tornata la rivalutazione a scaglioni, ma questo non compensa la precedente perdita di reddito. Vediamo perchè.
Nel 1996 le pensioni si rivalutavano al 100% fino a due volte il minimo, al 90% fra due e tre volte il minimo e al 75% per importi superiori, sempre con un meccanismo a scaglioni, L’anno dopo sono state bloccate le perequazione per i trattamenti fino a cinque volte il minimo. Nel biennio successivo è stato poi applicato un meccanismo leggermente più favorevole, bloccando l’indicizzazione sopra le otto volte il minimo, mentre nel 2001 è stata ripristinata la situazione iniziale.
Il decennio seguente ha visto diversi interventi, relativamente limitati, mentre la riforma del 2012 ha prodotto un nuovo taglio importante, con il blocco della rivalutazione pensionistica per i trattamenti sopra le tre volte il minimo. Un giro di vite eccessivo, su cui il Governo ha dovuto poi fare marcia indietro nel 2015 a causa di un pronunciamento di illegittimità della Corte Costituzionale.
Dal 2016 sono infine seguiti una serie di nuovi interventi, che nella maggior parte dei casi hanno sostituito il meccanismo a scaglioni con quello a fasce di reddito pensionistico, che penalizza l’intera somma e non solo la parte eccedente i diversi scaglioni. Ecco una sintesi dei tagli applicati nel corso degli anni, così come evidenziata nel report:
Negli ultimi 14 anni, in base ai calcoli CIDA e Itinerari Previdenziali, le pensioni più elevate (oltre le dieci volte il minimo) hanno perso il 21% di potere d’acquisto. Due esempi:
Cuzzilla segnala una contraddizione evidente: «1,8 milioni di pensionati con redditi da 35mila euro in su, poco meno del 14% del totale, garantiscono da soli il 46,33% dell’IRPEF dell’intera categoria, eppure sono proprio loro i più colpiti dai tagli e dalla mancata rivalutazione». Poi prosegue: «sostenere i più fragili è un dovere, e la classe dirigente non si è mai sottratta a questa responsabilità , ma diventa un’ingiustizia quando la solidarietà ricade sempre sugli stessi mentre l’evasione resta impunita. Ogni anno il Fisco perde circa 90 miliardi di euro, con il 65% dell’IRPEF che non arriva all’Erario: finché questa voragine non sarà chiusa, non potrà esserci un sistema previdenziale né giusto né sostenibile».
Anche per la CIDA, il blocco della perequazione automatica viene ormai utilizzato dallo Stato come leva contabile per fare cassa, alla stregua di un prelievo forzoso, mettendo in discussione la certezza del diritto.
Il tema della rivalutazione è stato a più riprese portato all’attenzione della Corte Costituzionale, che con poche eccezioni ha però sempre ritenuto legittime le misure approvate. Da ultimo, con sentenza 19/2025, le misure previste dalle Manovra 2023 e 2024. In occasione di precedenti pronunce, tuttavia, la stessa Consulta aveva «raccomandato che il “taglio†subito dalle pensioni di importo medio-alto fosse di breve durata, proporzionato e non ripetitivo».
L’associazione CIDA saluta pertanto con favore la decisione del Tribunale di Trento di rimettere nuovamente la questione dei tagli 2023-2024 nella mani della Corte Costituzionale, in particolare sul passaggio dal meccanismo a scaglioni a quello a fasce.
Si chiede anche una decisione al legislatore in vista della prossima Legge di Bilancio, considerato che le penalizzazioni previste negli ultimi 30 anni «rappresentano di fatto e in negativo un unicum tra i Paesi OCSE».
Sul sito del Consiglio del Notariato è possibile consultare il calendario aggiornato delle aste relative alle dismissioni immobiliari attive sul territorio nazionale, che comprende numerosi immobili messi all’asta dall’INPS.
Il nuovo elenco di prossime dismissioni immobiliari comprende diversi bandi aperti per altrettante aste in programma nella seconda metà di settembre e nel mese di ottobre. La procedura di partecipazione è semplice e prevede il contatto diretto tra i potenziali acquirenti e gli studi notarili che fanno parte della Rete Aste Notarili (RAN).
Nel mese di giugno ammontano a 589 i bandi pubblicati che hanno portato all’aggiudicazione di 2.738 su 6.210 lotti disponibili, per un valore complessivo di circa 611 milioni di euro.
Per quanto riguarda le dismissioni INPS, ecco il calendario delle aste telematiche in programma dal 24 settembre al 28 ottobre 2025:
Oltre alle dismissioni INPS segnaliamo quelle INAIL, ATER, ANBSC e SIAE.
Tutti i bandi, con l’elenco dettagliato dei lotti in asta, sono pubblicati sul portale ufficiale del Consiglio del Notariato.
Qual è l’operatore telefonico che garantisce una migliore qualità della rete mobile sul territorio nazionale? Per rispondere a questa domanda è possibile fare riferimento alla recente classifica stilata da Altroconsumo, che ha reso noti i risultati del suo consueto monitoraggio periodico.
Considerando la velocità di navigazione, download e upload nonché la qualità di visione dei contenuti video, è Vodafone a conquistare il primo gradino del podio, che tiene conto della qualità della rete mobile in modo complessivo, comprendendo 4G e 5G. Dietro Vodafone si collocano Fastweb e Tim e, ad una certa distanza, WindTre e Iliad.
Focalizzando l’attenzione sul 5G, Altroconsumo sottolinea i benefici che derivano da questa banda in grado di garantire una velocità media di download circa tre volte più alta rispetto al 4G, a prescindere dall’operatore.
Il 5G, in ogni caso, si sta diffondendo progressivamente su tutto il territorio, tanto che Altroconsumo rileva un aumento dei test effettuati dagli utenti della App CheBanda rispetto allo scorso febbraio (dal 20% al 30%), segno evidente di una copertura più ampia.
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Presidente del Consiglio datato 30 luglio 2025, entra nel vivo il Fondo indennizzi per le vittime di frodi finanziarie basato su uno stanziamento di risorse pari a 204,5 milioni di euro.
Obiettivo del Fondo è quello di concedere risarcimenti alle vittime di frodi finanziarie, compresi i risparmiatori danneggiati dal default dei “tango bondâ€, i titoli obbligazionari della Repubblica argentina. Per le vittime di truffa finanziarie sono previsti indennizzi nella misura del 50% del danno accertato, con un tetto massimo che non può superare i 20mila euro.
A gestire il Fondo sarà la CONSAP, chiamata ad attivare una piattaforma ad hoc per la presentazione delle richieste di indennizzi, concessi tenendo conto dell’esistenza di alcune condizioni:
Il 30 settembre prende il via la seconda fase della sperimentazione della riforma della disabilità , prevista dal decreto legislativo n.62/2024, attuata con l’ampliamento delle zone del territorio coinvolte nell’attivazione del nuovo sistema di accertamento semplificato.
È l’INPS ad annunciare il coinvolgimento di altre province in aggiunta a quelle presso cui è partita la nuova procedura lo scorso gennaio: si tratta di Alessandria, Genova, Isernia, Lecce, Macerata, Matera, Palermo, Teramo e Vicenza, Regione autonoma Valle d’Aosta e Provincia autonoma di Trento. Le prime erano state Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste.
Con la riforma, l’accertamento della condizione di disabilità o invalidità viene affidato interamente all’INPS in tutti i asi di legge e l’attivazione del processo di richiesta avviene con la trasmissione telematica del nuovo “certificato medico introduttivoâ€.
La nuova disciplina in materia prevede anche l’ampliamento delle patologie ammesse, introducendo nello specifico anche: artrite reumatoide, cardiopatie, broncopatie e malattie oncologiche, oltre disturbi dello spettro autistico, diabete di tipo 2 e sclerosi multipla già inserite inizialmente.
L’entrata in vigore della riforma a pieno regime è stata posticipata dal 1° gennaio 2026 al 1° gennaio 2027, prolungando pertanto la fase di sperimentazione fino al 31 dicembre 2026.
Si estende a livello nazionale la nuova iniziativa volta a garantire l’accesso alle prestazioni INPS attraverso sportelli fisici e virtuali chiamati PUE (Punti Utente Evoluti) e PCS (Punti Cliente di Servizio), gestiti direttamente dai Comuni, soprattutto in quelli interni o che si trovano nelle isole minori. Sono infatti ben 4mila 500 le amministrazioni locali in cui ad oggi non sono presenti sedi INPS, con la conseguenza di doversi spostare fisicamente per poter gestire di persona le proprie pratiche.
Grazie al protocollo di intesa firmato con l’ANCI (l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), prende dunque il via la graduale creazione di una rete di sportelli fisici e virtuali (finora sperimentati in sette Regioni), per il cui completamento è previsto un orizzonte temporale di tre anni.
L’idea è quella di rendere più capillare il servizio sul territorio, in aggiunta alla continua evoluzione dei servizi online. In questi punti di accesso saranno infatti presenti funzionari comunali in grado di aiutare gli utenti nello svolgimento delle pratiche INPS.
Questo, anche in relazione alle finalità del Progetto “INPS in rete per l’inclusioneâ€, che fa riferimento ad un altro accordo di collaborazione (che coinvolge Caritas, Comunità di Sant’Egidio e Croce Rossa) sottoscritto lo scorso marzo e finalizzato a valorizzare e rafforzare la rete di protezione sociale in favore dei soggetti in difficoltà sociali ed economiche.
Un nuovo modello di servizio, centrato sulla consulenza e sulla capacità di accompagnare i cittadini in scelte sempre più complesse, che sa unire innovazione digitale e contatto umano, per ridurre il digital divide e dare risposte rapide anche a chi vive nei luoghi più remoti.
Lo definisce così il Presidente dell’INPS, Gabriele Fava, mentre per il presidente dell’ANCI, Gaetano Manfredi, è «particolarmente utile per le persone anziane, per coloro che non hanno familiarità con gli strumenti digitali, o per chi vive in luoghi dove recarsi in una sede INPS fisica è complicato», e «rappresenta un modello virtuoso di collaborazione istituzionale che mette al centro il cittadino».
I Punti Cliente di Servizio (PCS) sono sedi fisiche che fungono da interfaccia diretta per l’accesso ai servizi INPS. Sono gestiti dagli enti locali, in questo caso da funzionari del Comune, ma permettono di svolgere le varie pratiche INPS anche laddove non sono presenti sedi territoriali dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.
I servizi erogati sono tutti dettagliati nella Circolare n.104/2016: Estratto contributivo, Pagamenti prestazioni, Domus, Certificazione Unica per pensioni e prestazioni a sostegno del reddito, ObisM.
I PUE sono invece degli sportelli virtuali, presso i quali è possibile mettersi in contatto con gli operatori INPS tramite videochiamata. Sono gestiti dai Comuni ma in questo caso il ruolo svolto è quello di mediazione.
Per contattare i funzionari INPS si presenta infatti la richiesta direttamente al Comune, tramite il Modulo MV80.
Il PUE funge anche da collettore di documenti INPS, che può provvedere a stampare (certificati, bollettini, ISEE, ecc.)
Il Senato italiano ha approvato il testo definitivo del DDL AI, ossia il disegno di legge dedicato alla regolazione dell’intelligenza artificiale in Italia. Dopo oltre due anni di iter parlamentare, il provvedimento – giunto alla sua terza lettura, a seguito delle modifiche introdotte alla Camera e delle osservazioni delle commissioni competenti – ha finalmente incassato il disco verde finale.
Il DDL AI, già approvato alla Camera il 25 giugno e passato in seconda lettura al Senato lo scorso marzo, introduce una serie di regole per disciplinare la produzione, l’utilizzo e la gestione dei sistemi di intelligenza artificiale, con particolare attenzione alla sicurezza, alla tutela dei diritti e agli investimenti pubblici e privati.
Il provvedimento, composto da 28 articoli suddivisi in sei Capi, delega il Governo a emanare una serie di decreti legislativi per disciplinare l’intelligenza artificiale, definendo i principi generali per l’utilizzo sicuro e responsabile di queste tecnologie.
A livello di governance istituzionale, il DDL istituisce il “Comitato di coordinamento delle attività di indirizzo su enti, organismi e fondazioni che operano nel campo dell’innovazione digitale e dell’IA†e designa l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) e l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) quali Autorità nazionali competenti.
“L’Italia è il primo Paese UE con un quadro nazionale pienamente allineato all’AI Act. Alle imprese diciamo con chiarezza: investite in Italia. Troverete una governance affidabile, regole trasparenti e un ecosistema pronto a sostenere progetti concreti in tutti i settori chiave del Paeseâ€, ha dichiarato il Sottosegretario Alessio Butti dopo l’approvazione del DDL.
Il testo, già modificato dalla Camera, aveva ricevuto alcune critiche da parte dell’opposizione per la lunghezza del processo legislativo e per la complessità delle norme. Le commissioni competenti del Senato – 8a (Ambiente e lavori pubblici) e 10a (Sanità e lavoro) – hanno concluso l’esame del provvedimento lo scorso 30 luglio.
L’approvazione definitiva rappresenta quindi un passaggio cruciale per la regolamentazione dell’intelligenza artificiale in Italia, allineando il quadro normativo nazionale agli standard europei.
Con l’approvazione del DDL AI, le imprese italiane, in particolare quelle del settore tecnologico e digitale, potranno operare in un contesto normativo chiaro e sicuro, favorendo lo sviluppo di soluzioni AI innovative. Le pubbliche amministrazioni avranno linee guida definite per l’adozione di sistemi intelligenti, con la possibilità di utilizzare infrastrutture cloud esterne e garantire la sicurezza dei dati sensibili dei cittadini.
Fino al 30 settembre è possibile accettare/modificare e inviare la Precompilata, dal quale si potrà subito evincere se per quest’anno si è a credito o a debito con il pagamento delle tasse annuali.
Nel primo caso si ottiene il rimborso a conguaglio (in busta paga, dal sostituto d’imposta o direttamente dall’Agenzia delle Entrate), nel secondo anno si dovrà pagare quanto non anticipato con le trattenute già subite, effettuando un ulteriore versamento d’imposta.
Ad ogni modo, se la dichiarazione dei redditi presentata mediante Modello 730 risultasse a debito, il versamento delle tasse dovute al Fisco potrà comunque essere effettuato anche a rate.
Vediamo una breve guida sull’opzione di rateazione delle imposte a debito, per dilazionarne il pagamento.
Nel tradizionale discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato davanti al Parlamento UE, la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha insistito sulla necessità di difendere i valori fondanti dell’Unione Europea, inserendosi nel solco individuato dai due rapporti dello corso anno di Mario Draghi ed Enrico Letta.
Parlando di tecnologie, Intelligenza Artificiale, industria pulita e Green Deal, ha ripercorso molte delle misure messe in campo o annunciate negli ultimi anni annunciando anche alcune novità , come l’allentamento dei target che impongono lo stop nel 2035 alla vendita di nuovi veicoli ad alimentazione tradizionale ed il nuovo piano per le citycar elettriche Made in Europe. Annunciata anche una nuova politica sull’acciaio, con uno strumento destinato a sostituire le attuali misure.
Focus anche in merito all’accordo sui dazi Usa al 15%, definendo il migliore possibile in un clima di guerra commerciale.
Partiamo dall’auto, settore in crisi ma che continua a rappresentare milioni di posti di lavoro. E sul quale sono stati fatti importanti annunci. «Qualche mese fa abbiamo concesso più flessibilità per raggiungere gli obiettivi settoriali per il 2025: sta funzionando», esordisce Von der Leyen. Il riferimento è alla normativa europea che prevede lo stop alla vendita di auto a benzina o diesel dal 2035, con obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni per le case automobilistiche. Quest’ultimo vincolo è stato allentato nei mesi scorsi. La presidente UE annuncia altre due misure: «per quanto riguarda la neutralità tecnologica, stiamo preparando il riesame del 2035». Non ci sono altri dettagli, per cui non è chiaro in cosa potrà consistere questo cambiamento. In secondo luogo, «proporremo all’industria di collaborare a un’iniziativa su auto di piccole dimensioni a prezzi contenuti». Si tratta di un piano per la produzione di e-car, dove la “e” sta per ecologica, economica, europea.
In generale, l’Europa si pone l’obiettivo di agevolare l’attività imprenditoriale, e questo significa anche ridurre la burocrazia. Le proposte della Commissione UE fin qui presentate prevedono «una riduzione dei costi burocratici per otto miliardi di euro all’anno». In vista ci sono nuovi pacchetti Omnibus, che si concentreranno sul settore militare e sul digitale.
La presidente dell’esecutivo comunitario ha dedicato anche un capitolo alla formazione del mercato unico. «Come evidenziato nella relazione Letta, il mercato unico rimane principalmente incompleto in tre settori: servizi finanziari, energia e telecomunicazioni», rileva. Cita le stime del FMI in base alle quali gli ostacoli interni equivalgono a tariffe del 45% sulle merci e del 110% sui servizi. E infine propone una roadmap precisa: «presenteremo una tabella di marcia per il mercato unico da qui al 2028, che riguarderà i capitali, i servizi, il settore energetico, le telecomunicazioni, il 28° regime e la quinta libertà per la circolazione della conoscenza e dell’innovazione».
Von der Leyen ha sottolineato il lavoro che la Commissione sta facendo sul 28esimo regime per startup e imprese innovative, volto a creare un contesto uniforme in tutta Europa. Annunciata la creazione del Fondo Scaleup Europe, per favorire il finanziamento e l’accesso ai capitali di nuove imprese magari concentrate su settori strategici, come la fisica quantistica, l’IA o le biotecnologie. Il Fondo prevede che la Commissione collabori con gli investitori privati, avrà «una dotazione di diversi miliardi di euro», e «contribuirà a realizzare ingenti investimenti in imprese giovani e in rapida crescita che operano in settori tecnologici critici».
Queste iniziative sosterranno anche il necessario salto tecnologico di cui l’Europa ha bisogno: «per assicurare la nostra indipendenza futura è essenziale istituire un’IA europea, che contribuirà a potenziare le nostre industrie e le nostre società , dall’assistenza sanitaria alla difesa». Le iniziative in cantiere o in corso di implementazione: l’atto legislativo sullo sviluppo del cloud e dell’IA, lo spazio di sperimentazione per la quantistica (Quantum Sandbox), gli investimenti nelle giga-fabbriche di IA europee.
La Commissione UE continua poi a spingere sul patto per l’industria pulita, impegnandosi ad accelerarne l’attuazione. «Vareremo un pacchetto di sostegno per le batterie (Battery Booster). Il pacchetto metterà a disposizione 1,8 miliardi di euro di equity per potenziare la produzione in Europa». Per stimolare la domanda di leadership industriale europea nelle tecnologie pulite, «introdurremo negli appalti pubblici un criterio relativo al Made in Europe». Nell’ambito degli investimenti in infrastrutture del Global Gateway, «offriamo ai partner forti incentivi per comprare europeo». C’è anche un annuncio che riguarda invece il settore dell’acciaio: «la Commissione proporrà un nuovo strumento commerciale a lungo termine che si sostituirà alle misure di salvaguardia sull’acciaio, ormai prossime alla scadenza».
Tecnologia pulita e industria pulita significa anche economia circolare, innanzitutto per favorire l’approvvigionamento di materie prime senza doversi rivolgersi all’estero. «Dobbiamo avanzare più spediti con l’atto legislativo sull’economia circolare e procedere nei settori che sono pronti». Ad esempio, la Commissione proporrà «un atto su un acceleratore industriale per i settori e le tecnologie chiave strategici».
Sull’energia, Von Der Leyen sottolinea innanzitutto che «oltre il 70% della nostra energia elettrica proviene da fonti a basse emissioni di anidride carbonica. Siamo leader mondiali per numero di brevetti di tecnologie pulite, davanti agli Stati Uniti e testa a testa con la Cina». E «in termini di capitale di rischio stiamo recuperando terreno rispetto agli Stati Uniti e siamo in netto vantaggio sulla Cina». Conclusione: «siamo decisamente sulla buona strada per centrare l’obiettivo di ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030». Ma bisogna proseguire nella produzione di energia pulita, e investire sull’energia nucleare per assicurare la stabilità della rete. Fra le misure in vista, «un nuovo pacchetto sulle reti per rinforzare l’infrastruttura di rete e accelerare l’iter autorizzativo», una nuova iniziativa sulle autostrade energetiche, l’abbattimento di otto punti critici di congestione nelle infrastrutture individuati, dallo stretto di Øresund al canale di Sicilia».
Altro settore al centro di iniziative di politica economica comune, il food. Qui, la presidente UE annuncia iniziative a favore degli agricoltori, perché possano vendere a prezzo equo i propri prodotti. L’idea è di intervenire contro pratiche commerciali sleali, e di incrementare il bilancio destinato alla promozione dei prodotti alimentari europei, con una nuova campagna “Buy European food“.
Sui media: «intendiamo avviare un nuovo programma per la resilienza dei media (Media Resilience Programme), che sosterrà il giornalismo indipendente e l’alfabetizzazione mediatica», aumentando le risorse destinate all’informazine nel bilancio europeo e stimolando anche il capitale azionario privato con l’obiettivo di sostenere i media indipendenti e locali.
Infine, i dazi USA. Von Der Leyen esplicita la propria totale contrarietà alle barriere doganali, ma insiste nel difendere l’accordo sui dazi al 15%, perché «garantisce una stabilità cruciale nelle nostre relazioni con gli Stati Uniti in un periodo di grave insicurezza globale». Ora però bisogna intensificare gli sforzi per diversificare i mercati di destinazione delle merci europee: dopo le recenti intese bilaterali con Messico e Mercosur, entro fine anno sarà ultimato l’accordo con l’India.
Dal Parlamento UE arrivano le prime contro-proposte sulla riforma degli aiuti PAC, che chiedono un argine ai tagli suggeriti e l’introduzione di nuove misure a sostegno degli agricoltori, anche attraverso semplificazioni e favorendo il rinnovamento generazionale.
Di fatto, le risorse per la Politica Agricola Comune 2028-2034, nell’ambito della proposta di Quadro Finanziario Pluriennale avanzata dalla Commissione Europea, ha lasciato tutti profondamente scontenti.
Lo scorso luglio, la Commissione Europea ha presentato la sua proposta di Politica Agricola Comune finanziata dal bilancio europeo per il periodo 2028- 2034, con una riduzione dei finanziamenti di oltre il 20% per quanto concerne gli aiuti al settore.
Non solo: i fondi non sarebbero più dedicati ma fusi assieme ad altre politiche (coesione, politiche sociali, gestione delle frontiere ecc.) nel nuovo pilastro denominato Piano di Partenariato Nazionale e Regionale, con un budget di 295 miliardi riservati alla PAC.
Nella nuova visione ogni Stato Ue potrebbe definire le proprie misure in ottica di semplificazione, con l’eliminazione dell’attuale divisione in pagamenti diretti (da Bruxelles) e sviluppo rurale (dalle Regioni) e con le condizionalità ambientali declinate dai singoli Stati membro, sulla base di obiettivi comuni a livello europeo, raccolte in un unico Piano di partenariato nazionale e regionale (NRP) sull’uso dei fondi di coesione, dei sostegni PAC e pesca, nonché dei programmi Interreg, migrazione, gestione frontaliera ecc.
Per la PAC, la Commissione Europea propone poi importi massimi sulla base delle superfici, con un tetto di 100mila euro annui ad azienda all’anno, con l’abolizione dei fondi tramite Titoli, in considerazione del passaggio al criterio della superficie. Il pagamento di base al reddito (BISS) sarebbe sostituito con il pagamento degressivo per il sostegno al reddito parametrato ad ettaro e differenziato per aree geografiche e categorie di impresa: giovani, donne, nuovi agricoltori, aziende familiari, ecc. Il sostegno degressivo sarebbe ridotto:
Si propone l’esclusione dei pensionati dal sostegno diretto. Stop anche al pagamento diretto per i giovani ed a quello ridistributivo in considerazione del nuovo meccanismo. Di contro, si blinderebbe una parte del budget per il ricambio generazionale ma di fondo l’agricoltore attivo resterebbe l’unico ad avere diritto ai fondi.
Addio infine agli Esoschemi, fusi con altre misure agroalimentari, con un aiuto generico di 200mila euro per la transizione ecologica. Salvi invece i pagamenti accoppati e le misure settoriali.
Una serie di decisioni che hanno sollevato tutte pesanti proteste.
È stata pertanto approvata una risoluzione non vincolante per tenere gli incentivi PAC separati da altri settori di finanziamento, puntando anche sul sostegno al reddito da erogare a tutti gli agricoltori attivi e professionali sulla base della superficie agricola coltivata. Come ha commentato la relatrice Carmen Crespo DÃaz:
Non possiamo accettare tagli, né tentativi di nazionalizzare la PAC o di fondere i suoi finanziamenti con altri strumenti UE. Soprattutto, dobbiamo tutelare e garantire i pagamenti diretti agli agricoltori: essi rappresentano il fulcro del loro reddito e lo strumento più efficace per assicurare sicurezza alimentare ed equilibrio territoriale in tutta Europa.
Con l’obiettivo di semplificare la PAC, i deputati spingono piuttosto verso la riduzione degli oneri amministrativi per gli agricoltori e verso un sistema basato su incentivi per agevolare il raggiungimento di obiettivi ambientali e sociali.
Per quanto riguarda la digitalizzazione dell’agricoltura, il Parlamento focalizza l’attenzione sull’importanza dell’accesso a soluzioni innovative e digitali a supporto di quella sostenibile, anche nell’ottica di aumentare il reddito e ridurre il carico amministrativo.
L’attenzione è stata focalizzata anche sul rinnovamento generazionale nelle aziende agricole tenendo conto che il 58% degli agricoltori nella UE ha più di 55 anni e solo il 6% meno di 35.
Lo stop alla cessione del credito riguarda i beneficiari delle detrazioni edilizie secondo quanto previsto dal Dl n. 39/2024 a partire dal 17 febbraio 2023, mentre non coinvolge i crediti eventualmente presenti nel cassetto fiscale del cessionario.
L’Agenzia delle Entrate, con la risposta all’interpello 240/2025, ha affrontato il caso proposto da uno studio professionale che ha accettato come pagamento delle prestazioni la cessione dei crediti maturati da un’impresa edile, attraverso lo sconto in fattura.
Si tratta di una pratica consentita, in quanto lo stop alla cessione coinvolge le rate residue di detrazione non ancora fruite, mentre il divieto non è stato introdotto per i cessionari del credito corrispondente alle stesse detrazioni, che possono continuare a cedere i crediti presenti nel proprio cassetto fiscale e non ancora utilizzati in compensazione.
È sempre l’Agenzia delle Entrate a sottolineare come i crediti acquisiti nell’ambito delle prestazioni professionali effettuate costituiscono un provento percepito per attività lavorative, soggetto quindi a specifica tassazione.
Con una recente circolare, l’INPS fa il punto sulla normativa che regola la gestione del TFS e del TFR in caso di mobilità volontaria o d’ufficio per i dipendenti pubblici, che possono transitare tra diverse PA mantenendo comunque il regime previdenziale dell’amministrazione originaria.
Riepilogando la normativa e la casistica in materia di procedimenti di mobilità o di transito ad altro titolo, l’INPS chiarisce che sarà l’Ente subentrante a liquidare le prestazioni tenendo conto delle proprie regole, sebbene il trattamento non possa essere inferiore a quello maturato all’atto del trasferimento.
Per quanto riguarda il Trattamento di Fine Servizio (TFS), l’INPS espone i principi di carattere generale:
Il 15 settembre 2025 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto del Ministero del Lavoro del 7 agosto 2025, che stabilisce le regole per l’esercizio delle funzioni di vigilanza, controllo e monitoraggio sugli Enti del Terzo Settore (ETS).
Il provvedimento decreto definisce modalità , tempi e soggetti coinvolti nel processo di verifica, aggiornando il quadro normativo per garantire la trasparenza e la regolarità delle attività degli ETS.
Il decreto stabilisce che il Ministero del Lavoro, insieme agli Uffici del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS), avrà il compito di vigilare e monitorare l’attività degli enti iscritti. Il provvedimento chiarisce i criteri per l’autorizzazione all’esercizio delle attività di controllo da parte delle Reti Associative Nazionali (RAN) e degli enti accreditati come CSV (Centri di Servizio per il Volontariato) che ne facciano esplicita richiesta. Gli ETS che aderiscono a questi soggetti autorizzati devono dichiararlo al RUNTS, che verificherà la correttezza dell’affiliazione.
NB: il Decreto non si applica agli enti con qualifica di impresa sociale, né alle società di mutuo soccorso, che sono sottoposti a una diversa disciplina di vigilanza.
Le funzioni di controllo riguarderanno principalmente la registrazione e il rispetto delle normative fiscali e amministrative da parte degli enti. Le modalità di controllo sono definite per garantire una gestione efficiente e trasparente delle risorse, con un’attenzione particolare alla conformità rispetto agli obiettivi sociali e no-profit degli ETS. L’Amministrazione Finanziaria avrà in questo senso un ruolo fondamentale con la trasmissione degli elementi utili per l’adozione di provvedimenti contro gli ETS che non rispettano la normativa fiscale o che utilizzano in modo improprio le risorse pubbliche.
Il controllo avverrà in forma sistematica e riguarderà dunque non solo gli aspetti contabili ma anche la corretta destinazione delle risorse, la gestione delle attività e il rispetto degli obblighi fiscali. Il Ministero del Lavoro sarà incaricato di raccordarsi con gli altri enti competenti, come le Agenzie fiscali, per integrare il controllo su tutti gli aspetti operativi e legali degli ETS. L’obiettivo principale è garantire che gli enti operino in linea con la legislazione vigente, favorendo una gestione responsabile e trasparente delle risorse.
Nello specifico, gli Enti del Terzo Settore (ETS) saranno sottoposti a due tipologie di controlli: ordinari e straordinari. L’obiettivo principale è accertare la sussistenza e la permanenza dei requisiti necessari per l’iscrizione nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS), garantendo che gli ETS perseguano finalità civiche, solidaristiche o di utilità sociale e che adempiano agli obblighi derivanti dalla registrazione.
Per garantire un processo trasparente, entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto, l’Ufficio del RUNTS approverà i modelli di verbale per i controlli ordinari e straordinari. Le risultanze delle attività di controllo dovranno essere riportate esclusivamente attraverso i modelli di verbale appositamente approvati dal Ministero, assicurando che tutte le operazioni siano documentate in modo chiaro e coerente.
Per gli enti del terzo settore, il nuovo decreto rappresenta una fase di controllo più strutturato e rigoroso, che comporterà l’adozione di procedure più trasparenti e il miglioramento delle pratiche di gestione interna. Gli ETS dovranno adattarsi a questi nuovi requisiti, potenzialmente aumentando la loro responsabilità di fronte agli enti di controllo. Questo processo si allinea con l’obiettivo di rafforzare la fiducia nel sistema e incentivare l’integrità degli enti operanti nel settore sociale.
Una recente sentenza della Cassazione ha ribadito un principio fondamentale che regola l’accesso al Bonus Prima Casa, precluso in caso di comproprietà con il coniuge di un immobile situato nello stesso Comune in cui è situato l’immobile da acquistare.
Con la sentenza n. 24477/2025, infatti, la Corte ha ricordato i requisiti di accesso al Bonus Prima Casa, sottolineando come l’acquirente non debba essere titolare, neanche in comproprietà , di diritti reali su altri immobili a uso abitativo ubicati nello stesso Comune.
Non ha rilevanza, inoltre, la specifica forma di comproprietà con il coniuge che può essere legale o ordinaria, in quanto è la sola titolarità formale di una quota immobiliare a rendere vano il requisito di accesso al beneficio fiscale, mentre la decadenza può avvenire anche in presenza di separazione dei beni.
La sentenza, peraltro, sembra contraddire alcune decisioni passate che hanno invece sostenuto come solo la comunione tra i coniugi possa rappresentare un ostacolo all’agevolazione, mentre la titolarità di una quota di un appartamento in comunione non preclude il beneficio.
Si chiama AppLI il nuovo assistente virtuale con cui interagire in linguaggio naturale ricevendo servizi di orientamento e occupazione. Il web coach/chatbot conosce i trend di mercato e può offrire consigli su come predisporre un curriculum vitae, ricercare offerte di lavoro adatte al proprio profilo o corsi di formazione, prepararsi adeguatamente a un colloquio.
Per dirla in termini semplici, un’intelligenza artificiale specializzata nel mondo del lavoro. Si tratta di un’iniziativa del Ministero del Lavoro, che ne ha terminato la fase sperimentale e da settembre sarà utilizzabile, in primis dai NEET, ossia i giovani che non studiano e non lavorano.
AppLI è accessibile all’indirizzo https://appli.lavoro.gov.it. Nella fase iniziale è rivolto ai cittadini tra 18 e 35 anni in possesso di SPID o CIE, accompagnandoli in un percorso personalizzato di orientamento, formazione e inserimento lavorativo. Si può infatti interagire con il consulente virtuale (h24 e in diverse lingue), ottenendo orientamento su misura e opportunità di lavoro attinenti alle proprie competenze nelle aree territoriali di riferimento.
Grazie all’integrazione con la piattafroma SIISL, AppLI presenta anche le opportunità formative disponibili sul sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa. Non solo: è in grado di erogare formazione diretta attraverso sessioni brevi e mirate e quiz interattivi. Supporta poi la creazione e l’ottimizzazione del CV e delle lettere di presentazione, simulando infine colloqui di lavoro per accompagnare l’utente nella gestione delle proprie candidature.
La sperimentazione di AppLI condotta da gennaio e giugno 2025 ha coinvolto oltre 2mila giovani NEET. Il modello del co-design ha consentito di mettere a frutto i suggerimenti e i feedback di tutti gli utenti coinvolti, fra cui anche oltre 200 operatori dei CPI, per disegnare le funzionalità del servizio. L’intelligenza artificiale di AppLI garantisce il pieno rispetto della privacy e si inserisce nelle azioni promosse dal Ministero per valorizzare l’uso consapevole dell’IA con l’obiettivo di rendere i servizi pubblici più innovativi, accessibili ed efficaci.
L’obiettivo è quello di coinvolgere da settembre almeno 120mila giovani NEET che, in base ai dati del Ministero rappresentano circa il 10% dell’intera platea degli under 30 che non studiano e non lavorano. Successivamente, saranno ampliate le funzionalità dell’applicativo con strumenti di supporto per gli operatori dei Centri per l’Impiego e l’estensione a nuovi target strategici, per ampliare l’impatto e l’equità dei servizi.
Per la ministra del Lavoro Marina Calderone AppLI rappresenta «l’esempio concreto del ruolo che la Pubblica Amministrazione può ricoprire nell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale a favore delle persone. Il web coach del Ministero, grazie all’interazione tra utente e AI, accompagna i ragazzi che non studiano e non lavorano alla scoperta dei propri talenti e dei modi per trasformarli in partecipazione attiva nella società . Rende trasparenti, visibili, le opportunità del mondo del lavoro. La sua integrazione con gli altri strumenti, a partire dal nostro ufficio digitale del lavoro, il SIISL, renderà ancora più efficace la nostra azione di innovazione».
Il 19 e il 22 settembre 2025, l’Italia vivrà due giornate di sciopero generale indette dai sindacati di base in solidarietà con Gaza. Le mobilitazioni coinvolgeranno diversi settori, con modalità e orari variabili a seconda delle categorie e delle città .
Vediamo tutti i dettagli.
La Cgil ha proclamato uno sciopero generale per venerdì 19 settembre, con l’obiettivo di protestare contro le violenze in Palestina e sostenere le iniziative umanitarie a favore della popolazione di Gaza. L’astensione riguarda principalmente i settori privati, con modalità e orari decisi a livello territoriale. Non sono previsti disagi nei servizi pubblici essenziali, come trasporti, scuola e sanità , in quanto la legge 146/90 richiede un preavviso più lungo per queste categorie.
Il 22 settembre, una coalizione di sindacati di base ha indetto uno sciopero generale di 24 ore, coinvolgendo sia i settori pubblici che privati. Le motivazioni della protesta includono il sostegno alla missione umanitaria della Global Sumud Flotilla, la richiesta di sanzioni contro Israele e la denuncia dell’inerzia del governo italiano e dell’Unione Europea di fronte alle violenze subite dalla popolazione di Gaza.
Si consiglia ai cittadini e ai viaggiatori di verificare gli aggiornamenti sui siti ufficiali delle aziende di trasporto e delle amministrazioni locali per informazioni dettagliate su orari e servizi garantiti durante le giornate di sciopero.
Le imprese possono utilizzare il bonus INPS noto come Decontribuzione Sud anche per i dipendenti in smart working. L’Istituto di Previdenza ha fornito tale precisazione nell’ambito di un tavolo tecnico tenutosi con il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, durante il quale sono emersi numerosi chiarimenti applicativi su diverse misure agevolative destinate ai datori di lavoro.
Lo sconto contributivo in questione, lo ricordiamo, è rivolto a microimprese e PMI del Mezzogiorno che occupano lavoratori a tempo indeterminato nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna. L’agevolazione ha il dichiarato obiettivo di mantenere i livelli di crescita occupazionale nel Mezzogiorno e contribuire alla riduzione dei divari territoriali.
Prevede che l’esonero contributivo spetti ai datori di lavoro privati esclusivamente per i lavoratori occupati a tempo indeterminato con l’esclusione dell’apprendistato e dei settori agricoltura e lavoro domestico.
La circolare INPS 32/2025 precisa inoltre che «per sede di lavoro si intende l’unità operativa presso cui sono denunciati nel flusso Uniemens i lavoratori». Ai fini della verifica del requisito, rilevano quindi le denunce Uniemens e l’effettiva esistenza di un’unità operativa nel Mezzogiorno. Non rilevano, invece, il settore economico di appartenenza dell’azienda e il fatto che il luogo di effettivo svolgimento della prestazione lavorativa coincida effettivamente con una sede che si trova nel Mezzogiorno. Basta che il lavoratore sia in carico ad un’unità operativa collocata nelle Regioni svantaggiate del Sud sopra indicate.
Di conseguenza, lo smart working non preclude il diritto all’agevolazione, perché si tratta semplicemente di una modalità di svolgimento della prestazione lavorativa, svincolata dalla localizzazione geografica dell’ufficio o dell’azienda e caratterizzata da una flessibilità sia nell’organizzazione, sia nella modalità di svolgimento dell’attività .
Il Bonus Sud nel 2025 è pari al 25% dei contributi previdenziali complessivi, per un importo massimo di 145 euro su base mensile per 12 mensilità , per ciascun lavoratore assunto a tempo indeterminato alla data del 31 dicembre 2024. Negli anni successi al primo, le percentuali scendono con la seguente progressione, (e sempre con riferimento agli assunti a tempo indeterminato al 31 dicembre dell’anno precedente):