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La Commissione Europea ha pubblicato la bozza di revisione del Regolamento UE “Ecodesign†(Reg. 813/2013), con le regole sull’efficienza energetica degli apparecchi di riscaldamento. La consultazione pubblica, aperta fino al prossimo 23 gennaio 2026, conferma da un lato il divieto agli incentivi per le caldaie standalone ma dall’altro consente che le caldaie a gas e a gasolio rimangano sul mercato anche dopo il 2029 pur senza incentivi pubblici per l’acquisto.
Il chiarimento arriva in un contesto già complesso per gli Stati Membri, Italia inclusa, chiamati a rispettare la direttiva “Case Greenâ€, che vieta espressamente l’erogazione di bonus per le caldaie a combustibili fossili . La Commissione Ue ha infatti chiesto chiarimenti a Roma per la mancata eliminazione di alcuni strumenti incentivanti (previsti dal Conto Termico) e non è esclusa l’apertura di una procedura di infrazione.
La prima bozza diffusa nel 2023 prevedeva un criterio di efficienza al 115%, che avrebbe escluso dal mercato le caldaie tradizionali a gas e gasolio a partire dal 2029. La nuova versione rimuove quel limite e introduce parametri più aderenti allo stato delle tecnologie attualmente disponibili, consentendo dunque la permanenza in commercio delle caldaie a condensazione. Resta però il divieto di incentivi pubblici, limitati ai microgeneratori (anche a gas, ai generatori a biomassa ed ai sistemi ibridi (pompa di calore integrata in una caldaia a condensazione) assemblati in fabbrica e funzionanti in abbinamento tra loro.
La bozza introduce anche una nuova etichettatura energetica europea, con una scala da A a G simile a quella degli edifici. Le caldaie a gas e gasolio dovrebbero rientrare in classe F, mentre solo gli apparecchi di classe B e C potranno accedere agli incentivi pubblici. La classe A rimane “vuota†per ora, riservata a tecnologie future con prestazioni ancora più elevate. Questo criterio rafforza gli obiettivi della direttiva “Case Greenâ€, che già aveva vietato gli incentivi per le caldaie standalone a combustibili fossili a partire dal 2025. Proprio la mancata eliminazione degli ultimi residui incentivi pubblici, principalmente destinati ad alcune tipologie di edifici pubblici, è uno dei nodi contestati a Roma dalla Commissione europea.
L’annuncio della Commissione UE è stato accolto positivamente dai produttori. «La precedente versione era insostenibile per gran parte del settore – osserva Giuseppe Lorubio, presidente Assotermica –. La revisione apre un quadro più realistico, ma ancora poco chiaro per le imprese». Tuttavia si segnala una forte incertezza regolatoria. Come sottolinea Simone Bettini, presidente Federmeccanica, «le imprese hanno bisogno di regole stabili, obiettivi chiari e tempi certi per programmare gli investimenti». Le associazioni di categoria chiedono adesso più coerenza tra Ecodesign, direttiva Case Green e piani nazionali di decarbonizzazione.
L’ammorbidimento della bozza rischia peraltro di frenare la diffusione delle pompe di calore, tecnologia su cui Bruxelles punta per ridurre l’uso di combustibili fossili nel riscaldamento domestico. Secondo l’European Heat Pump Market Report 2025, nel 2024 il settore ha registrato un calo medio del 22% nelle vendite nell’UE. L’Italia resta il secondo mercato europeo per pompe di calore, ma la revisione della normativa potrebbe ostacolare nuovi investimenti. Aira Italia segnala che «una fase di incertezza regolatoria rischia di scoraggiare le famiglie e bloccare la transizione verso soluzioni elettriche più efficienti».
La consultazione sulla bozza del regolamento è aperta a cittadini, imprese e associazioni fino al 23 gennaio 2026. Il testo finale sarà adottato dalla Commissione e sarà vincolante per tutti gli Stati membri, con tempi di attuazione coordinati con la direttiva Case Green.
L’Organismo Agenti e Mediatori (OAM) diventa autorità di riferimento del settore degli intermediari del credito, acquisendo maggiori poteri in base a quanto previsto dal recepimento della II Direttiva sul credito al consumo.
I consumatori che stipulano contratti di credito per l’acquisto di beni o servizi con pagamento a rate (anche con formule di Buy now, pay later) presso le grandi catene commerciali, potranno interloquire con personale appositamente formato che dovrà anche adeguarsi ai criteri di trasparenza e correttezza previsti dalla Direttiva UE 2023/2225 (CCD II).
Una novità che si traduce in maggiori tutele per le dilazioni di pagamento concesse ai privati, come chiarito dal Presidente dell’OAM, Francesco Alfonso, a margine del convegno dedicato alla presentazione dello studio The European Framework of Credit Intermediaries, redatto in collaborazione con l’Università di Tor Vergata.
viene ricondotta alla Vigilanza dell’OAM un’area grigia della concessione di crediti al consumo, attraverso l’istituzione, presso l’Organismo, di un Registro ad hoc, nel quale dovranno iscriversi i grandi punti vendita che offrono dilazioni di pagamento in proprio o credito al consumo, tramite convenzioni con i soggetti finanziatori.
Da parte dell’OAM, quindi, viene attivata una vigilanza più efficace grazie all’estensione dei suoi poteri. Questo nuovo meccanismo potrà contribuire a contrastare comportamenti non rispettosi, elevando la qualità del mercato degli intermediari del credito.
Il regime agevolato dei lavoratori impatriati, così come le vecchie disposizioni sul rientro dei cervelli, sono soggette al de minimis. Significa che non possono eccedere determinate soglie affinché non si configuri una violazione della legislazione europea sugli aiuti di Stato.
La precisazione è stata fornita dal ministero dell’Economia in risposta a un’interrogazione parlamentare in commissione Bilancio alla Camera sull’applicazione dell’agevolazione da parte dei lavoratori autonomi.
Il dubbio interpretativo sulla corretta applicazione di questa forma di fiscalità agevolata è stato sollevato in relazione al tetto previsto per gli aiuti de minimis (300mila euro in un triennio). Chiedendo al Governo una sorta di interpretazione autentica sulla corretta applicazione del regime agevolativo contenuto nel decreto legislativo 209/2023. In base al quale il reddito dei lavoratori, dipendenti o autonomi, che trasferiscono la residenza in Italia dopo almeno tre anni all’estero, e la mantengono per almeno cinque periodi di imposta, riducono l’imponibile del 50% fino a un limite annuo di guadagni pari a 600mila euro.
Per i lavoratori dipendenti il problema degli aiuti di stato non si pone perché si tratta di una normativa europea che riguarda le regole sulla concorrenza delle imprese. Per gli autonomi, invece, i testi legislativi fanno esplicito riferimento al rispetto delle condizioni e dei limiti della vigente legislazione unionale in materia di aiuti di importanza minore, gli aiuti «de minimis».
«L’opzione del legislatore di ricondurre i richiamati regimi agevolativi temporanei nell’ambito della disciplina europea sugli aiuti de minimis – specifica il testo dell’interrogazione – appare coerente con la natura degli stessi, avuto riguardo alla configurazione dei lavoratori autonomi come soggetti svolgenti un’attività economica».
In pratica, quindi, il lavoratore autonomo o il professionista che applica l’agevolazione impatriati deve rispettare due diversi paletti: l’imponibile pari al massimo a 600mila euro e tetto alle agevolazioni previsto dalla disciplina degli aiuti di stato pari a 300mila euro nel triennio.
Attenzione: la istruzioni alla dichiarazione dei redditi chiariscono che il contribuente può assoggettare al regime impatriati solo una parte del suo reddito, indicando nel Modello Redditi PF l’eventuale quota che intendono escludere dall’agevolazione ed assoggettare integralmente ad imposizione, al fine di ricondurre l’ammontare dell’aiuto effettivamente fruito entro il limite previsto per gli aiuti “de minimisâ€.
A dicembre 2025 il mercato dell’energia elettrica in Italia si caratterizza per una certa stabilità dei prezzi dopo la forte volatilità degli anni precedenti, pur con oscillazioni legate alle condizioni internazionali dei mercati delle materie prime e alle dinamiche di domanda e offerta. Il prezzo dell’energia elettrica continua a essere influenzato dagli indici di mercato come il PUN (Prezzo Unico Nazionale), che determina le tariffe a prezzo variabile. Di conseguenza, la scelta della tariffa più adatta diventa fondamentale per le famiglie e le PMI che vogliono ottimizzare i costi energetici, soprattutto in vista del picco dei consumi durante la stagione invernale.
Per risparmiare efficacemente è consigliato valutare sia le offerte a prezzo fisso, che permettono di bloccare il costo unitario dell’energia per un periodo determinato, sia le tariffe variabili, che consentono di beneficiare di eventuali ribassi, pur richiedendo una maggiore attenzione agli andamenti del mercato. Le offerte a fasce orarie (biorarie o triorarie) rappresentano un’opportunità ulteriore per chi può concentrare i consumi nelle fasce serali e festive, dove il prezzo è più basso. È inoltre importante considerare la quota fissa mensile e le condizioni contrattuali, oltre ai servizi digitali offerti dai fornitori per monitorare e gestire i consumi in modo intelligente e consapevole.
Infine, prima di sottoscrivere una tariffa, si consiglia di confrontare le offerte, verificare la trasparenza delle condizioni economiche e controllare le recensioni sul servizio clienti, oltre a valutare la sostenibilità delle offerte, sempre più importante anche in termini di rispetto ambientale. Una scelta informata e mirata permette di ottenere risparmi significativi e una gestione più efficiente degli sprechi energetici.
Scalda i motori il nuovo incentivo “Voucher cloud e cyber security†per PMI e lavoratori autonomi, previsto dal decreto MIMIT del 18 luglio scorso: con un provvedimento datato 2 dicembre, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha avviato la procedura per costituire l’elenco dei fornitori abilitati a fornire soluzioni agevolabili nell’ambito della misura, disciplinando requisiti tecnici, certificazioni, servizi ammissibili e cronoprogramma per l’apertura dello sportello.
La creazione dell’elenco nazionale dei fornitori di tecnologia per le imprese parte da un’esigenza precisa: garantire che i servizi acquistabili con i voucher pubblici — finanziati con 150 milioni di euro del Fondo Sviluppo e Coesione — siano erogati da operatori qualificati secondo standard condivisi con l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN).
Il nuovo voucher, la cui disponibilità — in base alla tabella di marcia indicata nel provvedimento MIMIT — è prevista nella seconda metà del 2026, è destinato a sostenere la domanda di servizi digitali avanzati. Il decreto individua cinque categorie ammissibili, che comprendono:
Le imprese potranno acquistare o sottoscrivere abbonamenti di durata minima pari a 24 mesi. Tutte le spese dovranno comunque rientrare nei limiti temporali stabiliti dal decreto del 18 luglio 2025.
L’elenco, gestito dal MIMIT su una sezione dedicata del portale istituzionale, rappresenta il punto di accesso per chi intende offrire soluzioni cloud e di sicurezza informatica alle imprese beneficiarie. Il provvedimento prevede due percorsi di accreditamento:
L’iscrizione abilita a offrire esclusivamente i servizi dichiarati nell’istanza, ai quali verrà assegnato un codice identificativo univoco da riportare in tutta la documentazione delle future domande di agevolazione.
I soggetti interessati potranno presentare l’istanza dal 4 marzo al 23 aprile 2026. La procedura avverrà interamente online attraverso l’area dedicata del sito MIMIT. Le domande saranno sottoposte alle verifiche tecniche di Infratel Italia, incaricata di controllare la validità delle certificazioni e la corrispondenza dei servizi offerti alle cinque macro-categorie definite dal Ministero.
| Categoria | Certificazioni richieste |
|---|---|
| Hardware cybersecurity | ISO 9001, ISO/IEC 27001 |
| Software cybersecurity | ISO 9001, ISO/IEC 27001 |
| Servizi cloud IaaS e PaaS | ISO 9001, ISO/IEC 27001+27017 oppure CSA Star Level 2 |
| Cloud SaaS | ISO 9001, ISO/IEC 27001+27017 oppure CSA Star Level 2 |
| Servizi professionali | ISO 9001, ISO/IEC 27001 |
Entro 60 giorni dalla chiusura della finestra, il MIMIT pubblicherà l’elenco ufficiale dei provider abilitati. Solo dopo questa pubblicazione verrà adottato un ulteriore provvedimento con i termini e le modalità di apertura dello sportello destinato alle PMI e ai lavoratori autonomi.
Le risorse disponibili, pari a 150 milioni di euro, verranno gestite tramite Invitalia e Infratel, che supporteranno il Ministero nelle verifiche tecniche e amministrative. Le informazioni sui servizi, sui beneficiari e sui criteri di accesso saranno pubblicate anche sulla piattaforma Incentivi.gov.it, come previsto dalla disciplina sulla trasparenza degli aiuti.
Si chiude con una serie di impegni vincolanti il procedimento avviato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nei confronti di ATAC S.p.A., accusata di aver disatteso – in modo reiterato tra il 2021 e il 2023 – gli standard di qualità e quantità del servizio di trasporto pubblico locale a Roma. L’AGCM aveva contestato non solo la mancata regolarità delle corse, ma anche l’assenza di azioni correttive, ristori o adeguamenti tariffari a tutela degli utenti. Adesso scattano gli indennizzi per tutti i consumatori che risultavano titolari di abbonamento.
L’intervento dell’AGCM, in realtà , comporta l’attivazione di nuove politiche di tutela dei passeggeri e si traduce in un pacchetto di misure per migliorare la qualità del servizio di mobilità della Capitale.
Tutti i possessori di un abbonamento annuale Metrebus attivo almeno per un giorno nel 2024 riceveranno un risarcimento economico: si prevede un rimborso di 5 euro per ciascun abbonato annuale. Un ulteriore bonus di 5 euro scatta per chi abbia mantenuto l’abbonamento attivo in almeno un’altra annualità tra il 2021 e il 2023. La procedura sarà gestita direttamente tramite i canali digitali e le modalità operative saranno comunicate da ATAC agli utenti interessati.
La principale novità riguarda l’introduzione, tramite l’app di ATAC, di un sistema di rimborso automatico in caso di ritardo di oltre 15 minuti del mezzo sul quale intendono viaggiare, spettante per gli abbonati Metrebus quale forma di ristoro immediato per l’attesa eccessiva. Il rimborso è pari a 0,50 euro per singolo evento ed è accreditato in un “borsellino elettronico†presente nell’app. L’importo potrà essere utilizzato per acquistare titoli di viaggio, anche per terze persone.
ATAC si è impegnata a rafforzare il presidio delle stazioni della metropolitana attraverso l’assunzione di nuovi operatori e la formazione di personale già in organico destinato al ruolo di agente di stazione. L’investimento previsto ammonta a 2,6 milioni di euro annui.Le nuove risorse dovrebbero migliorare la gestione quotidiana delle stazioni e garantire maggiore assistenza, soprattutto nelle fasce di maggiore affluenza.
Tra gli impegni presi rientra anche un rafforzamento della comunicazione verso gli utenti, in modo particolare per quanto riguarda la visibilità sul sito ufficiale di comunicazioni su disservizi e variazioni e di funzioni utili (come il calcolo del percorso), nonché il miglioramento del servizio di prenotazione degli impianti di traslazione per le persone con mobilità ridotta.
Questi interventi mirano a rendere più trasparente e accessibile l’intera rete informativa, riducendo le difficoltà spesso riscontrate dagli utenti nel reperire aggiornamenti in tempo reale.
ATAC adotterà infine un programma di compliance interna finalizzato a prevenire violazioni dei diritti dei consumatori. Il modello comprenderà procedure di monitoraggio, formazione e meccanismi di segnalazione, con l’obiettivo di assicurare un controllo costante sulla qualità del servizio e di ridurre i rischi di future contestazioni.
E’ cominciata la pausa invernale per l’invio da parte del fisco di avvisi e comunicazione al contribuente. Come in agosto, anche in dicembre l’Agenzia delle entrate non invia una serie di atti, a meno che non ricorrano necessità di particolare urgenza. Le disposizioni relative al funzionamento di questo periodo di tregua fiscale sono contenute nel decreto Adempimenti del 2024 (articolo 10 dl 1/2024).
In base a questo provvedimento, dal primo al 31 dicembre il fisco sospende l’invio delle comunicazioni relative ai controlli automatizzati e ai controlli formali delle dichiarazioni, gli esiti della liquidazione delle imposte dovute sui redditi assoggettati a tassazione separata, e le lettere di compliance.
La sospensione opera solo in relazione agli adempimenti sopra descritti, ed è prevista l’eccezione nei caso in cui sussistono elementi di indifferibilità e urgenza. Per esempio, se stanno per scadere i termini di prescrizione l’Agenzia delle entrate può comunque procedere. In generale il contribuente deve tener presente che questa tregua fiscale è comunque diversa da quella estiva per cui ad esempio non sono sospesi i termini di pagamento che scadono in dicembre, come ad esempio il saldo IMU, le liquidazioni IVA o il pagamento delle rate IRPEF.
L’Agenzia delle entrate ha invitato i destinatari di lettere di compliance relative all’IVA di segnalare eventuali errori se le comunicazioni trasmesse nei giorni scorsi contenevano errori: ai contribuenti è stata infatti indicata una possibile incoerenza tra l’ammontare dell’IVA in detrazione e quella risultante dalle fatture elettroniche ricevute e dalle bollette doganali.
Le lettere ricevute non riportavano tutte le bollette doganali del 2022, mancanza che giustficherebbe l’incoerenza circa la detrazione. Il disguido probabilmente è dovuto a un problema tecnologico. Si possono segnalare eventuali errori utilizzando il canale telematico Civis.
Gli atti inviati sono comunque lettere di compliance che hanno il preciso obiettivo di favorire il dialogo con i contribuenti per risolvere per tempo eventuali incongruenze prima che vengano effettuati i controlli.
Entro il 20 gennaio 2026 dovrebbero essere operative le modalità di adesione alla Rottamazione quinquies. Il condizionale è d’obbligo, perchè i ritardi attuativi sono sempre dietro l’angolo, ma il testo della Legge di Bilancio prevede che l’agente della riscossione (AdER) renda operativa la procedura telematica per presentare la domanda entro 20 giorni dalla data di entrata in vigore della Manovra, prevista il 1° gennaio.
Ci sarà poi tempo fino al 30 aprile 2026 per presentare la richiesta di adesione alla nuova definizione agevolata delle cartelle esattoriali, che in questo caso riguarda i carichi affidati all’Agenzia delle Entrate-Riscossione dal 2000 al 2023.
Il termine a partire dal quale sarà ammessa l’adesione alla Rottamazione 5 è importante perché, dal momento in cui il contribuente invia la comunicazione, sono sospese le procedure di riscossione. Poi, con il pagamento della prima o unica rata entro il 31 luglio 2026, l’adesione di perfezionerà definitivamente. Viceversa, se il contribuente non effettua questo primo pagamento, riprenderanno automaticamente le procedure di riscossione sulle cartelle non rottamate. Queste scadenze valgono anche per coloro che stanno pagando le cartelle esattoriali a rate e che possono rientrare nella rottamazione: anche in questo caso è possibile interrompere i versamenti dal momento in cui viene inviata la richiesta di adesione; se poi non si perfeziona la rottamazione co il primo pagamento, bisogna pagare anche le rate arretrate.
La dichiarazione di adesione andrà inviata all’agente della riscossione, esclusivamente con modalità telematiche con una procedura che deve ancora essere messa a punto e che, come detto, dovrebbe essere attivata entro il 20 gennaio 2026 compilando il modulo che sarà predisposto dall’AdER, in cui il contribuente indicherà anche se intende pagare a rate oppure in un’unica soluzione.
A meno che non ci siano modifiche in sede di approvazione degli emendamenti alla Manovra 2026, la nuova rottamazione funziona nel seguente modo: si paga interamente la somma originariamente dovuta, senza però applicare sanzioni e interessi.
Il pagamento può essere dilazionato in 54 rate bimestrali, tutte di pari importo, con la prima che va versata entro il 31 luglio 2026 con le rate successive in scadenza il 30 settembre e il 30 novembre. Poi, per ciascun anno a decorrere dal 2027 i versamenti vanno effettuati il 31 gennaio, 31 marzo, 31 maggio, 31 luglio, 30 settembre e il 30 novembre.
Dal 2026 anche gli italiani residenti all’estero e iscritti all’AIRE potrebbero beneficiare dell’assistenza sanitaria sul territorio nazionale, pagando però un ingente somma di tasca propria. Lo prevede una proposta di legge (Fratelli d’Italia) attualmente al vaglio del Senato.
L’idea sarebbe quella di concedere a tutti coloro che risiedono in paesi non aderenti all’Associazione Europea di Libero Scambio (ETFA) ma iscritti all’Anagrafe degli italiani all’estero (AIRE) di accedere all’assistenza offerta dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN) previo rilascio della tessera sanitaria: questo step ha un costo pari a 2mila euro annuali (non frazionabili), gratuito per i minori.
Per evirare l’attivazione della tessera sanitaria solo in concomitanza con la necessità di cure urgenti, è previsto il versamento delle annualità passate non corrisposte in caso di richiesta non continuativa.
La proposta di legge prevede infine l’attivazione di sportelli informativi AIRE-ASL, oltre ad accordi tra il Ministero della Salute e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale al fine di varare un sistema di interoperabilità digitale tra registri anagrafici e sanitari.
Attivo il servizio online per presentare le domande di accesso all’incentivo previsto dal Decreto Coesione destinato ai disoccupati under 35 che avviano un’attività imprenditoriale nei settori strategici per lo sviluppo di nuove tecnologie e la transizione digitale ed ecologica.
Con il messaggio n. 3633/2025, l’INPS ha fornito le istruzioni per inoltrare l’istanza di contributo, pari a 500 euro al mese per tre anni. Per trasmettere la richiesta online si usa direttamente il portale web dell’Istituto di Previdenza Sociale, accedendo con la propria identità digitale SPID di almeno livello 2, oppure con credenziali CIE 3.0, CNS o ancora con quelle eIDAS. Il percorso da seguire prevede i seguenti passaggi:
“Sostegni, Sussidi e Indennità †> “Esplora Sostegni, Sussidi e Indennità †> selezionare la voce “Vedi tutti†nella sezione “Strumenti†> “Punto d’accesso alle prestazioni non pensionistiche†> â€Utilizza lo strumento†> “Incentivo Decreto Coesioneâ€.
È anche possibile rivolgersi agli Istituti di patronato, oppure richiedere il contributo attraverso il servizio di Contact Center Multicanale telefonando al numero verde 803 164 da rete fissa o al numero 06 164164 da rete mobile.
L’incentivo riguarda l’avvio sul territorio nazionale di attività d’impresa a decorrere dal 1° luglio 2024 e fino al 31 dicembre 2025, con scadenza della domanda entro 30 giorni a partire dall’avvio dell’attività stessa. In caso di apertura precedente al 28 novembre 2025 (data di rilascio della procedura telematica), è necessario calcolare il termine dei 30 giorni a decorrere da quest’ultima data.
A partire dall’8 dicembre si rinnova la gestione delle deleghe fiscali per accedere ai servizi online messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate e da quella delle Entrate – Riscossione: gli utenti potranno utilizzare l’apposita procedura online per delegare gli intermediari (fino ad un massimo di 2 professionisti) o revocare le deleghe esistenti, accedendo alla propria area riservata sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
La delega così attivata viene trasmessa direttamente dall’intermediario abilitato. La vera novità è che si potranno gestire con un’unica delega digitale tutte le autorizzazioni rilasciate. Ogni delega potrà inoltre essere conferita per tutti o soltanto per alcuni dei servizi, tra quelli AdE (Cassetto Fiscale, dati ISA e CPB, Fatturazione elettronica e corrispettivi telematici, ecc.) e AdER (posizione debitoria, domande di rateizzazione cartelle esattoriali, ecc.)
La prima data spartiacque è però quella del 5 dicembre: fino a venerdì si potranno infatti gestire con la vecchia procedura. A tal fine, l’AdE ha messo a disposizione degli intermediari l’elenco di tutte deleghe conferite con relativa data di scadenza (disponibile nella propria area riservata), così da poterle rinnovare entro tale data se lo ritengono opportuno.
Fino al 30 aprile 2026 è previsto un periodo transitorio, durante il quale gli intermediari potranno comunque trasmettere l’elenco dei loro deleganti per l’acquisizione massiva dei dati ai fini ISA e CPB per i periodi d’imposta 2025 e 2026.
In caso di vecchia procedura, le deleghe rinnovate fino al 5 dicembre 2025 avranno validità fino al 28 febbraio 2027, mentre con la nuova procedura ciascuna delega resterà attiva fino alla fine del quarto anno successivo alla data di conferimento.
Tutte le istruzioni sono contenute nel provvedimento attuativo della misura, che contiene le indicazioni operative sull’applicazione di quanto disposto dall’articolo 21 del dlgs 1/2024, assieme alle specifiche tecniche per la comunicazione dei dati sulla delega unica.
In vista della scadenza del 16 dicembre per la seconda rata a saldo 2025, tra le più agevolazioni IMU si conferma l’esonero per i coniugi con diversa residenza, quello sui beni merce e quello per immobili occupati abusivamente e per i quali sia stata presentata denuncia o avviata azione giudiziaria penale, con indicazione nella Dichiarazione IMU entro il 30 giugno.
Esenzione IMU anche per immobili di enti non commerciali destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, di ricerca scientifica, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive e culto, anche se concessi in comodato a un soggetto collegato, purché vi svolga le suddette attività . Tali immobili si intendono utilizzati quando sono strumentali alle destinazioni descritte, anche in assenza di esercizio, purché non si determini la cessazione definitiva della strumentalità .
Vediamo tutte le regole 2025 in materia di esenzione IMU, anche alla luce delle più recenti sentenze in materia.
Il pagamento della prima rata IMU è stato effettuato utilizzando le aliquote dell’anno scorso, mentre è previsto il conguaglio a dicembre in sede di saldo con la seconda rata, pagata in base alle nuove delibere: se però le nuove procedure previste dalla riforma (con adeguamento del Prospetto comunale) non sono state rispettate e non è stata emanata una delibera correttamente pubblicata entro i termini annuali, si applicano le aliquote di base anche per il saldo IMU.
Vediamo di seguito una panoramica delle casistiche che danno diritto all’esonero dal versamento dell’imposta sul possesso di immobili, in scadenza come prima rata lunedì 17 giugno 2024 (il 16 quest’anno cade di domenica).
L’IMU sulla seconda casa gode di esenzione se tale immobile di famiglia risulta essere la residenza anagrafica o la dimora abituale di uno dei due coniugi. Questo, in seguito alla decisione della Corte Costituzionale che, con sentenza n. 209/2022, ha stabilito una nuova definizione di abitazione principale. L’Ordinanza 1828/2023 della Cassazione ha pertanto stabilito il diritto all’agevolazione per entrambi i coniugi se si configurano i requisiti di legge per ciascuno di essi. Ad esempio, la separazione di fatto (anche solo per motivi di lavoro), purché comprovata, dà diritto all’esenzione IMU per l’abitazione principale di ciascun coniuge, poiché in base alla nuova definizione si slega il concesso di “abitazione principale” da quello di residenza anagrafica. Nel 2025, in realtà , ulteriori sentenze di Cassazione non sempre hanno confermato l’esenzione IMU per i coniugi con dimora separata mentre lo hanno fatto se risulta tale la residenza anagrafica.
Tra le più recenti novità in materia di esenzione IMU spicca poi l’esonero per i fabbricati rurali concessi in comodato a un imprenditore agricolo. Lo ha affermato la Corte di Giustizia Tributaria (con sentenza n. 1409/4/22), che ha riconosciuto la spettanza dell’agevolazione anche per questo tipo di immobili strumentali.
Come di consueto, è prevista anche l’esenzione per immobili che rientrano nella categoria catastale D3, quindi cinema, teatri, sale da concerto e discoteche. Il proprietario deve essere anche gestore dell’attività .
L’esenzione IMU sui beni merce riguarda gli immobili realizzati da un’impresa di costruzione e destinati alla vendita: per utilizzare l’esonero fiscale, tali beni immobiliari non devono essere affittati. La norma di riferimento è il comma 751 della legge 160/20219 (ossia la Manovra 2020, che aveva previsto uno sconto IMU fino al 2021 e poi l’esenzione a partire dal 2023). Secondo la nuova sentenza n. 49 della Corte Costituzionale (depositata il 17 aprile 2025), gli immobili destinati alla vendita, anche se non affittati, sono però soggetti a imposta perché rappresentano un indice di capacità contributiva.
Sono sempre esenti IMU i terreni agricoli posseduti e condotti da coltivatori diretti e IAP (Imprenditori Agricoli Professionali), oppure se si trovano nelle isole minori, in determinate aree montane o collinari, o se hanno immutabile destinazione agrosilvo-pastorale a proprietà collettiva indivisibile e inusucapibile.
Oltre all’esenzione IMU prima casa, possono fruire di esenzioni IMU i proprietari di immobili non prima casa che possono dimostrare l’inagibilità oppure che procedono con l’accatastamento come unità collabente. Per non pagare a vuoto l’imposta, si può anche procedere con la demolizione dell’immobile inabitabile o con la sua cessione. Infine, sono sempre esenti IMU i fabbricati rurali ad uso strumentale.
Anche per il 2025 è previsto uno sconto IMU per i pensionati esteri titolari di pensione maturata in regime di convenzione con l’Italia. Se hanno un casa di proprietà in Italia, non affittata e non in comodato d’uso, pagano il 37,5% dell’IMU dovuta. Significa che lo sconto IMU è del 62,5%, incrementato quindi rispetto allo scorso anno, quando era al 50%.
Ricordiamo poi che pagano l’IMU al 50% gli immobili concessi in comodato d’uso ai parenti di primo grado (genitori e figli), che lo utilizzano come abitazione principale e risiedono nello stesso Comune. Requisiti: il comodante non deve avere più di un immobile (o al massimo due, comprendendo la prima casa), nello stesso Comune, l’immobile in comodato non può essere di lusso, il contratto deve essere registrato presso l’Agenzia delle Entrate.
IMU ridotta del 25% per gli immobili dati in affitto a canone concordato.
Fra i capitoli della Manovra 2026 su cui la maggioranza di Governo sembra più favorevolmente orientata a intervenire c’è il nuovo iperammortamento. L’agevolazione per l’acquisto di macchinari e software digitali e sostenibili è oggetto di una serie di ipotesi di modifica, anche alimentate dalle richieste delle imprese. I tecnici del ministero sono al lavoro in primo luogo per aggiornare l’elenco dei beni agevolabili, materiali e immateriali. In secondo luogo, si concentrano sulla semplificazione dell’iter procedurale, dopo l’esperienza negativa del credito d’imposta 5.0. Vediamo le ultime novità .
L’agevolazione prevista dal testo delle ddl di Bilancio approvato dal Governo consiste in un iperammortamento sull’acquisto di macchinari e software, con aliquote differenziate in base all’entità dell’investimento e al risparmio energetico. Sono maggiormente incentivati i progetti che prevedono spese inferiori, per andare maggiormente incontro alle PMI che prevedibilmente hanno meno capacità di pesa. Salgono invece le percentuali di incentivo per acquisti che abilitano un maggior risparmio energetico.
Non sembra che le eventuali modifiche in preparazione da parte del Senato al testo della Manovra 2026 intendano intervenire sulle aliquote. C’è invece un lavoro sui beni agevolabili. In base al testo all’esame della Commissione Bilancio di Palazzo Madama, sono ricompresi nell’iperammortamento gli stessi beni già ammessi ai precedenti benefici Transizione 4.0 e 5.0. Tecnicamente si tratta dei beni materiali e immateriali inseriti negli allegati A e B alla legge di Bilancio 2027. In sede di audizione parlamentare le imprese hanno chiesto di aggiornare questo elenco rispetto ai nuovi trend tecnologici, in particolare con riferimento alle tecnologie di intelligenza artificiale.
Un emendamento presentato da forze di maggioranza vi inserisce sistemi di machine vision avanzata e dispositivi wearable per il supporto ergonomico. Un altro emendamento di opposizione (Azione), propone invece di inserire in elenco motori elettrici anche accompagnati da installazione o sostituzione di inverter, impianti per la climatizzazione degli ambienti in ambito industriale, con sistemi radianti ad alta temperatura, impianti di produzione dell’aria compressa, sistemi di aspirazione e/o del vuoto, anche accompagnati da installazione o sostituzione dei relativi inverter, trasformatori BT/MT, bassa tensione media tensione.
C’è poi un altro aspetto su cui non si escludono modifiche, e riguarda l’iter per ottenere gli incentivi. Il testo del ddl prevede già una procedura decisamente più semplice rispetto a quella sperimentata con Transizione 5.0, che richiedeva una serie di certificazioni ex ante ed ex post. Tendenzialmente, resta la competenza del gestore dei servizi energetici (GSE) nella gestione dell’incentivo, che va richiesto immettendo i dati in piattaforma, ma si tenta di sfrondare il più possibile altri adempimenti: la certificazione ex ante a carico dei richiedenti ed i numerosi passaggi attuativi da parte del GSE, in modo da rendere l’incentivo ì attivo dal 1° gennaio 2026.
Del resto, c’è meno esigenza di programmare con precisione la copertura finanziaria, perché contrariamente a Transizione 5.0 non ci sono più in vincoli del PNRR. Un altro vantaggio in questo senso è rappresentato dalla possibilità di accedere agli incentivi anche da parte delle aziende energivore escluse dal precedente incentivo in nome della clausola del DNSH (Do Non Significant Harm), che impediva di ammettere imprese eccessivamente dannose per l’ambiente.
Resta infine da concludere il capitolo coperture per gli attuali incentivi 4.0 e 5.0. In entrambi i casi, le domande delle imprese hanno superato le risorse disponibili. Per quanto riguarda Transizione 5.0, l’esecutivo ha anticipato il termine per la presentazione delle richieste al 27 novembre per poter stimare del finanziamento aggiuntivo necessario. Non si esclude che questo avvenga presentando un emendamento alla Manovra.
L’Agrivoltaico, mettendo assieme produzione agricola ed energetica, è in grado di generare vantaggi ambientali, economici e sociali che coinvolgono tutto il territorio nazionale, tanto da generare ricadute positive anche dal punto di vista occupazionale.
Stando agli esiti di uno studio commissionato da AIAS e realizzato da Althesys, in Italia i benefici economici sono stimati in 11,8 miliardi di euro nell’arco di vita degli impianti (2025-59), mentre i posti di lavoro stabili sono aumentati di circa 19mila unità . Per quanto riguarda il calo dei costi di produzione, invece, i principali risparmi riguardano l’agrivoltaico elevato, con una riduzione importante del costo medio per unità di elettricità generata (LCOE).
Guardando al futuro, con i suoi 7 GW previsti al 2030, l’Agrivoltaico rappresenta un tassello importante per lo sviluppo della produzione energetica green. È proprio per tracciare l’andamento del settore e per sostenere tutti i soggetti della filiera che è nato l’Osservatorio Althesys – Teha, sede interdisciplinare di monitoraggio e studio, di condivisione e confronto per migliorarne l’implementazione sul territorio.
Nel passaggio all’inverno 2025/2026 il mercato del gas resta caratterizzato da una volatilità strutturale, ma con livelli di prezzo mediamente più bassi rispetto ai picchi del biennio 2022‑2023. L’indice PSV, riferimento per il gas in Italia, si colloca su valori ancora superiori alla media pre‑crisi, ma in calo rispetto all’inizio del 2025, grazie a stoccaggi elevati, domanda leggermente ridotta e maggiore diversificazione delle forniture. Il contesto rimane però fragile: condizioni meteo più rigide del previsto, tensioni geopolitiche o problemi sulle forniture di GNL (Gas Naturale Liquefatto) possono tradursi rapidamente in rialzi dei prezzi all’ingrosso.
Per le utenze domestiche, il costo annuo del gas per una famiglia tipo con consumi intorno a 1.400‑1.600 Smc resta una delle principali voci di spesa energetica, ma risulta oggi più gestibile se si sceglie una tariffa coerente con il proprio profilo di consumo. Le imprese e le PMI, con fabbisogni di 5.000 Smc l’anno o superiori, risentono direttamente delle oscillazioni del PSV e devono coniugare stabilità di budget ed eventuali opportunità derivanti da fasi ribassiste del mercato. In questo scenario diventa strategico valutare con attenzione la struttura dell’offerta (fisso o variabile, libero o PLACET) oltre al semplice prezzo €/Smc.
Le tariffe a prezzo fisso permettono di bloccare il corrispettivo della materia prima per 12 o 24 mesi, trasferendo sul fornitore il rischio di eventuali rincari. Sono indicate per famiglie ed aziende che privilegiano la prevedibilità della spesa, hanno ridotti margini di manovra sul budget o non vogliono monitorare costantemente l’andamento del mercato. Il rovescio della medaglia è la possibile minore convenienza se, nei mesi successivi, i prezzi all’ingrosso dovessero scendere in modo significativo, rendendo più vantaggiose le offerte indicizzate.
Le offerte a prezzo variabile, indicizzate al PSV con uno spread fisso, seguono invece l’andamento dei mercati all’ingrosso: consentono di beneficiare dei ribassi nei periodi favorevoli, ma espongono a rincari in caso di picchi di domanda o tensioni sulle forniture. Sono adatte a utenti domestici e business che hanno margini di flessibilità sul budget, tengono sotto controllo bollette e andamenti del mercato, e sono pronti a cambiare offerta se le condizioni diventano meno convenienti. Per le imprese energivore, questa tipologia può essere interessante se accompagnata da strategie di copertura (fixing parziali, contratti misti, ecc.).
Nel quadro regolatorio italiano restano centrali le distinzioni tra mercato libero e offerte PLACET. Il mercato libero offre la massima varietà di tariffe e promozioni: corrispettivi competitivi, bonus di benvenuto, servizi digitali avanzati, soluzioni Dual Fuel e prodotti “greenâ€. Le offerte PLACET, invece, pur essendo anch’esse nel mercato libero, applicano condizioni contrattuali standardizzate e disciplinate dall’Autorità , con schemi chiari a prezzo fisso o variabile, e sono pensate per clienti domestici e piccole imprese che preferiscono massima trasparenza e semplicità , anche a fronte di uno spazio di sconto generalmente più limitato.
In vista dei mesi più freddi, la prima leva di risparmio resta sempre l’efficienza dei consumi: impostare correttamente la temperatura degli ambienti, effettuare la manutenzione periodica della caldaia, migliorare l’isolamento termico, usare in modo consapevole acqua calda e cottura.
La seconda leva è la scelta della tariffa: confrontare le offerte di dicembre 2025 valutando con attenzione prezzo della materia prima, quota fissa, durata del blocco e penali, distinguendo tra prodotti domestici e business. Per chi teme nuovi rialzi, un buon fisso competitivo può garantire tranquillità durante l’inverno; chi invece si aspetta uno scenario di prezzi moderati o in lieve calo può orientarsi su un variabile ben strutturato, eventualmente monitorando periodicamente la convenienza e programmando un cambio di fornitore quando necessario.
Le classifiche delle migliori tariffe del gas che seguono raccolgono le principali offerte di dicembre 2025 a prezzo fisso e variabile, nel mercato libero e tra le PLACET, distinguendo tra utenze domestiche e business. L’obiettivo è fornire uno strumento operativo per leggere i listini del momento, inquadrare il proprio profilo di consumo e scegliere consapevolmente la formula più adatta per affrontare la stagione invernale 2025/2026.
Con l’arrivo di dicembre 2025, si chiude l’anno con una nuova tornata di pagamenti INPS, che comprende pensioni, indennità , sussidi e contributi a sostegno di lavoratori e famiglie. Fra gli appuntamenti più attesi figurano l’erogazione delle pensioni, il pagamento dell’Assegno Unico per i figli a carico, le mensilità di ADI e SFL per i beneficiari dei sostegni all’inclusione e all’occupabilità , oltre alle indennità di NASpI e DIS-COLL destinate a chi ha perso il lavoro.
Di seguito una panoramica aggiornata con il calendario completo dei pagamenti INPS di dicembre 2025, utile per conoscere in anticipo le date di accredito e i riferimenti ufficiali.
Anche a dicembre, i pagamenti delle pensioni seguono il calendario mensile definito da INPS e Poste Italiane. La data di valuta per il cedolino di dicembre 2025 sarà lunedì 1 dicembre, primo giorno bancabile del mese. Il ritiro in contanti presso gli uffici postali avverrà con il consueto scaglionamento alfabetico:
A dicembre 2025 il cedolino pensione INPS sarà più ricco per effetto della corresponsione della tredicesima mensilità , che sarà accreditata lunedì 1° dicembre. La tassazione ordinaria IRPEF però è senza alcuna forma di detassazione o bonus extra; ciò significa che non sono applicate le addizionali regionali e comunali né le detrazioni previste per la busta paga mensile, rendendo la tassazione sulla tredicesima più severa rispetto al rateo ordinario. Eventuali conguagli fiscali residui derivanti da dichiarazioni 730 possono modificare l’importo netto finale.
Per i pensionati con trattamenti minimi e reddito personale fino a circa 7.844 euro, è confermato il riconoscimento del bonus natalizio di 154,94 euro, erogato insieme alla tredicesima, mentre la quattordicesima spetta a chi ha maturato i requisiti anagrafici e reddituali previsti.
L’Assegno Unico Universale sarà pagato in anticipo rispetto al consueto: le date di accredito per dicembre sono mercoledì 17, giovedì 18 e venerdì 19 dicembre 2025, per i beneficiari ordinari. Chi ha inoltrato domande aggiornate o variazioni riceverà l’importo entro la fine del mese.
L’Assegno di Inclusione sarà pagato a partire da sabato 20 dicembre 2025 per i rinnovi mensili, come da indicazioni INPS. In caso di nuove domande/arretrati spettanti l’erogazione è prevista il 15 del mese.
Anche l’accredito per il Supporto Formazione e Lavoro viene effettuato in contemporanea all’ADI, a partire da sabato 20 dicembre 2025 per erogazioni successive alla prima o il 15 di dicembre per le nuove domande presentate a novembre.
Le indennità di disoccupazione NASpI e DIS-COLL sono pagate generalmente da metà dicembre; la data di accredito effettiva dipende dalla tempistica di inoltro e può essere verificata tramite il portale INPS.
La Carta Acquisti è già stata ricaricata a novembre 2025 con l’importo cumulativo per i mesi di novembre e dicembre (80 euro totali). Quindi a dicembre non è prevista una nuova ricarica.
Ricordiamo che l’attestazione ISEE scade il 31 dicembre 2025. Il rinnovo va effettuato all’inizio del 2026 per continuare a ricevere le prestazioni collegate al reddito.
La Corte di giustizia tributaria si è recentemente espressa in merito al calcolo dell’imposta di registro in caso di assunzione del debito residuo di un mutuo casa, contestualmente alla vendita di un immobile gravato da ipoteca chiarendo la necessità di versamento anche sulla quota rimanente.
Secondo i giudici, ai fini della determinazione dell’imposta di registro relativa all’accollo del mutuo, il bene va considerato al lordo del debito residuo oggetto di accollo: l’assunzione del mutuo è a tutti gli effetti una forma di corrispettivo che aumenta la base imponibile. Questo perché l’assunzione del debito residuo rappresenta una dichiarazione di valore reale del bene, che deve sommarsi al corrispettivo di cessione.
In pratica, quando si compra un immobile e l’acquirente si accolla il mutuo residuo del venditore, quel debito non si può considerare “neutro” ma va considerato ai fini della tassazione come parte del prezzo effettivo pagato. Quindi, il valore reale su cui calcolare l’imposta di registro non è solo pari al prezzo di acquisto versato ma va anche considerato quanto già pagato dal venditore più il mutuo residuo.
Ad esempio, se l’atto di compravendita indica un prezzo di 200.000 euro e sull’immobile grava ancora un mutuo residuo di 50.000 euro che l’acquirente si accolla, ai fini dell’imposta di registro il valore del bene sarà pari a 250.000 euro (200.000 + 50.000).
Secondo i i giudici tributari, peraltro, non è possibile neppure fare riferimento all’art. 50 TUIR che permette la deduzione del valore oggetto dell’accollo in operazioni simili, poiché la norma si applica limitatamente alle operazioni di conferimento e alle condizioni specifiche previste dalla giurisprudenza di legittimità .
La Corte, nel caso in oggetto, ha quindi rigettato il ricorso dei contribuenti che sostenevano la parità tra il valore dell’immobile ceduto e quello dichiarato al netto del residuo mutuo. Tutti i dettagli nella sentenza dell’8 ottobre 2025 n. 295 (Sezione 2 – Corte di Giustizia Tributaria di primo grado di Lucca).
Che la pubblicità sui social media rappresenti ormai un aspetto fondamentale per il successo di aziende e professionisti è fuori discussione. Tuttavia, ciò che non sempre è chiaro riguarda il budget: quanto occorre investire in pubblicità sui social? Questa domanda se la pongono spesso piccoli brand e attività professionali che mirano a usare i social per ottenere nuove opportunità lavorative e un maggior numero di clienti. È vero che ormai non è più possibile destinare budget molto ridotti all’advertising sui social, data l’enorme concorrenza. Ma è altrettanto vero che questo tipo di pubblicità resta comunque molto conveniente e accessibile.
Cerchiamo quindi di quantificare in modo adeguato l’investimento necessario per ottenere risultati concreti.
Fino a qualche tempo fa, era possibile stanziare un budget contenuto per la pubblicità sui social media. Purtroppo, oggi non è più così: la concorrenza è aumentata e la portata organica dei post si è ridotta drasticamente. Questo significa che non possiamo più contare sulla visibilità dei post gratuiti, ma bisogna puntare tutto su quelli sponsorizzati.
In ogni caso, il marketing sui social media resta ancora oggi una delle forme di pubblicità più accessibili anche per piccole realtà .
Il budget da investire, ovviamente, dipende dal tipo di attività e dal suo raggio d’azione. In media, comunque, per le PMI e i professionisti che operano principalmente a livello locale, è possibile stanziare dai 150 ai 300 euro mensili in pubblicità social per ottenere risultati.
Per le PMI, per aumentare la notorietà del brand, possono essere sufficienti dai 3 ai 5 euro al giorno. Ma, in caso di obiettivi più articolati, come la vendita diretta, tuttavia, è bene stanziare dai 15 ai 30 euro al giorno.
È per questo motivo che, nel caso di pubblicità destinata ad eCommerce, è necessario stanziare un budget superiore, che potrebbe variare dai 2.000 ai 5.000 euro al mese. Un discorso analogo vale per aziende di grandi dimensioni.
Va ricordato, comunque, che le cifre appena considerate sono puramente indicative. Non esiste, infatti, un budget predefinito, ma tutto dipenderà dal settore e dagli obiettivi dell’impresa. Se il settore è altamente competitivo, innanzitutto, sarà necessario stanziare una spesa maggiore.
Inoltre, ogni impresa o attività professionale potrebbe avere obiettivi differenti rispetto alle altre.
In generale, gli obiettivi principali sui quali si intende investire in pubblicità social riguardano l’awareness, la generazione di lead e le conversioni.
Gli obiettivi si possono cioè suddividere in:
Il budget pubblicitario andrà suddiviso tenendo conto delle priorità dell’azienda. Tuttavia, di solito si tende a destinare parte dell’investimento a tutti e tre gli obiettivi, suddividendo il budget a disposizione in campagne diverse.
Una volta stanziato il budget da investire in pubblicità sui social media e individuati gli obiettivi delle campagne, dunque, bisognerà suddividere adeguatamente il budget stanziato.
Prendiamo come esempio un piccolo brand che desidera lavorare contemporaneamente sulla notorietà , sulla generazione dei lead, ma anche sulle vendite dirette.
Il 30% dei fondi pubblicitari dovrà essere destinato alle campagne per presentare l’azienda al pubblico: quelle, cioè, atte ad aumentare la brand awareness.
Anche i lead non vanno dimenticati: il 40% del budget va destinato alla loro generazione. Infine, il restante budget, il 30%, può essere sfruttato per adv destinate alle vendite dirette.
Questa divisione del budget rappresenta un’ipotesi realistica ma flessibile: ogni azienda può adattarla in base alle proprie esigenze, tenendo conto del settore in cui opera.
di Laura Caracciolo, Social media manager, AU di Emera