Recensione: L'autore di questo libro appartiene a quel nucleo di intellettuali o artisti che, sfuggendo alla vita delle grandi città, ricerca nelle zone più sperdute del mondo un tipo di esistenza libera e anticonvenzionale. Dopo aver soggiornato a lungo nel Messico, egli nel 1955 inizia un fantastico viaggio, non del tutto privo di rischi, che lo porta nel cuore della foresta peruviana, e qui incontra la tribù degli Akarama, uomini selvaggi, non toccati dalla civiltà. Con loro raggiunge un rapporto quasi affettivo, tanto da partecipare ai riti pagani e diventare cannibale. Il soggiorno di circa 7 mesi presso la tribù degli Akarama inizia quando l'autore viene a sapere che un suo amico peruviano, Manolo, di una missione cattolica nelle foreste del Perù, si era recato presso gli Akarama per essere divorato ritualmente. Tobias inorridisce quando apprende la notizia, ma poi si consola quando legge una lettera che Manolo gli aveva lasciato tra i manoscritti lasciatigli in eredità. In quella lettera Manolo spiegava che era stato sempre un suo sogno rendersi utile al prossimo. Avrebbe voluto farlo in modo amoroso, sensuale, ma una notte aveva sognato di essere mangiato dagli Akarama e si era entusiamato al pensiero di donarsi agli altri come alimento, tanto che aveva avuto un orgasmo. Da precisare che sia l'autore, sia l'amico Manolo avevano tendenze omosessuali. Tobias Schneebaum(1922-2005) poi nel 1973 fece un altro viaggio e soggiornò presso la popolazioni Asmat di Papua, Nuova Guinea occidentale , Indonesia allora conosciuta come Irian Jaya, fondando e raccogliendo materiale per un museo della cultura Asmat.