Oggi è Giovedi' 03/10/2024 e sono le ore 12:00:35
Nostro box di vendita su Vinted
Condividi questa pagina
Oggi è Giovedi' 03/10/2024 e sono le ore 12:00:35
Nostro box di vendita su Vinted
Condividi questa pagina
Nostra publicità
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Recensione
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
TAG: trono di Pelope, Giochi di Olimpia, trono di Zeus, Frigi, Brigi, Amazzoni, Amazzoni poco numerose, Niobe, uso funebre, seppellimento dopo nove giorni, espansionismo frigio, monte Sipilo, montagna sede di divinità
Purtroppo si conosce ben poco della Frigia antica, dei loro miti originali,
dei loro costumi, in quanto la lingua delle popolazioni frigie, benché siano
state rinvenute dagli archeologi delle iscrizioni, rimane un enigma da risolvere
ancora. Quindi ci si rifà a quello che ci è pervenuto di loro
per mezzo dei mitografi greci. Fra l'altro non si conosce nemmeno la lingua
parlata da popolazioni
che abitarono presso la città di Troia, città che aveva trovato
nei Frigi, come è descritto da Omero nell'Iliade, degli alleati contro
gli antichi greci. E' quindi presumibile che in certo qual modo i Greci abbiano
frainteso o modificato
i miti originali frigi per riproporre la loro presunta superiorità nei
confronti dei barbari frigi. Ma dagli scavi archeologici si apprende che i
frigi oltre che nella ceramica grigia monocromatica e in quella più rafffinata
dipinta furono esportatori nei confronti dei micenei e dei greci stanziati
nelle colonie dell'Asia Minore di manufatti in bronzo(vedi I
Greci in Asia c/o Treccani).
Pare che gli archeologi abbiano effettivamente constatato che i Frigi provenissero
dai Balcani meridionali, come sosteneva Erodoto(VII, 73). Secondo Erodoto,
i Frigi a detta dei Macedoni,
erano i Brigi originari della Macedonia e mutarono
il loro nome in Frigi dopo essere emigrati in Anatolia, un movimento
che si ritiene sia accaduto tra il 1200 a.C. e l'800 a.C.(Borza, Eugene
N. All'ombra dell'Olimpo: la comparsa della Macedonia. Princeton, New Jersey:
Princeton University
Press, 1990) forse
a causa del collasso dell'età del bronzo, particolarmente con la caduta
dell'impero ittita e il vuoto di potere che si venne a creare.
Altra notizia sui Frigi, data da Erodoto(II, 2) riguarda la lingua frigia e
deriva da un racconto egiziano. Il
faraone
egiziano
Psammetico
II
mise
due
figli in isolamento per capire quale fosse la lingua originaria degli uomini.
Gli fu
riferito
che
i bambini pronunciassero bekos che in frigio significa "pane", così Psammetico
riconobbe che i frigi fossero un popolo più antico degli egiziani. Forse
era famoso un certo tipo di pane che facevano dalle parti della Frigia? Ma pare
che Ipponatte(VI secolo d.C.) sostenesse che anche a Cipro fosse chiamato così
il pane. E anche presso gli attuali albanesi il pane si dice bukë: e gli
albanesi sono un gruppo etnico dei Balcani e la loro lingua è molto antica. Altre
notizie sui Frigi riferisce Omero nell'Iliade. Secondo l'Iliade, i Frigi erano
alleati dei troiani durante la guerra troiana, guidati da Forci e Ascanio, simile
a un dio(Iliade, II, 862), quindi la Frigia sembra essere localizzata
nell'area
che
abbraccia
il lago
Ascanio
in Bitinia e
il corso settentrionale del Sangario, quindi molto meno estesa rispetto alla
Frigia classica. Inoltre sempre nell'Iliade Priamo rivolgendosi ad Elena che
gli aveva indicato il comandante degli Achei Agamennone come cognato così si
esprime riferendosi all'eroe acheo:
Così rispose, il vecchio lo guardò ammirato e disse:
"
Atride beato, uomo nato con buona sorte, felice,
davvero molti figli degli Achei erano sotto il tuo regno!
Sono stato una volta anche in Frigia ricca di vigne,
dove ho visto moltissimi
Frigi dagli agili cavalli,
gli eserciti di Otreo e di Migdone simili a un dio,
che allora muovevano guerra lungo le rive del Sangario;
ed io, che ero alleato, fui annoverato tra loro
il giorno in cui vennero le Amazzoni, forti come maschi:
ma nemmeno loro erano tanti quanti gli Achei dal vivido sguardo."(III
versi 181-190)
Quindi Omero pensava i Frigi nella regione "cavalcabile velocemente" della
Frigia per mezzo di cavalli, sulle rive del Sangario (adesso Sakarya), il terzo
fiume più lungo
nell'attuale Turchia, che scorre verso nord e ovest per sfociare nel Mar Nero.
Là vi era il re Otreo. Le osservazioni sulle Amazzoni collegate
in una certa qual maniera ai Frigi e soprattutto l'osservazione che Amazzoni
e forse Frigi messi insieme non erano paragonabili al numero degli Achei è
molto importante in questa monografia. E poi stride quel chiamar fortunato
e felice Agamennone con la sorte che gli sarebbe spettata al ritorno in patria.
C'è da domandarsi se l'Omero dell'Iliade sia lo stesso Omero dell'Odissea
e in questi versi parrebbe proprio di no. E probabilmente l'Omero dell'Iliade
non conosceva nemmeno il destino tragico dei Pelopidi come si desume dai versi
103 e seguenti del II libro che saranno esaminati in seguito. Altro riferimento
ai Frigi è il fratello della moglie di Priamo, Asio, il figlio di Dimante,
un frigio(Iliade, XVI, 715 ss.). Di lui Omero dice che il dio Apollo prese
le sue sembianze per spronare Ettore ad affrontare la battaglia visto che
l'eroe troiano si era fermato alle porte Scee indeciso sul da farsi.
A proposito di Omero o di chi per lui abbia ideato o cantato Iliade
ed Odissea già molti
altri studiosi hanno notato(vedi voce Tieste
su E. Treccani) che nell'Iliade non vi è alcun cenno alla saga
dei Pelopidi, a parte la tresca d'amore di Egisto e Clitennestra e l'uccisione
di Agamennone da parte dei due amanti e conseguente vendetta di Oreste(Odissea,
I 37-43, III 265-275). Fra l'altro nell'Iliade(II, 103 e ss.) a Pelope da lo
scettro di ànax, lo scettro della regalità,
Hermes(uno scoliaste commenta perfino che Hermes fosse il padre di Pelope).
Qualcuno osserva che nella poesia
di Omero non vi è posto per episodi di cannibalismo sia di tipo orgiastico(vedi
il mito di Tantalo)sia di tipo guerriero(vedi Tideo), ma vengono dimenticati
i giganti cannibali della terra dei Lestrigoni(Odissea libro X) e il cannibale
Polifemo. La constatazione di questi episodi di cannibalismo in Omero porta
alla considerazione
che i greci addebbitassero il cannibalismo a popoli barbari e ai confini dell'universo
conosciuto. Anche Erodoto cita popoli cannibali che vivono in posti lontanissimi,
spesso in territorio indiano come Callati(III 38) e Padei(III 99).
E allora si può fare una congettura. Gli abitanti dell'Anatolia occidentale dalla costa mediterranea fino alla Frigia vennero considerati solo fino a una certa epoca dei greci o dei vicini molto simili. La spiegazione è plausibile se si ritiene l'Iliade soprattutto un'opera poetica di carattere epico nella quale le diversità culturali trapelarono appena, rispetto alla comunanza dei caratteri bellicosi. Ma da quale epoca cominciarono ad essere considerati estranei alla Grecia? Probabilmente con l'istituzione e l'affermazione dei Giochi di Olimpia cui partecipavano città in cui si parlava il greco. Altro periodo che avrebbe portato inimicizia e rancori potrebbe essere ricavato dalla vita del poeta giambico del VI sec.a.C. Ipponatte(Suda: s.v. Alkmán; Hippônax, vedi anche O. Masson, Les fragments du poète Hipponax, Paris 1962, pp. 11-13; A. Farina, Ipponatte, Napoli 1963, pp. 11-16.). Pare che tra VII e VI secolo a.C. potenti famiglie di lydízontes(famigle autoctone che parlavano la lingua lidia) presero il potere in numerose città ioniche, condannando le aristocrazie locali alla perdita dei tradizionali poteri e privilegi, cosa per la quale anche la famiglia di Ipponatte si dovette trasferire da Efeso a Clazomene. Interessante per questo studio è l'osservazione di Erodoto(I, 6) circa i rapporti del re Creso di Lidia e i greci . Secondo Erodoto Creso(vissuto nel VI sec. a.C. 596 ca-546), figlio di Aliatte e re dei popoli al di quà del fiume Halys, fu il primo re dei barbari che assoggettò popolazioni greche che abitavano sulle coste mediterranee dell'Anatolia. Ma questo re usò misure diverse, assoggettò al pagamento di un tributo gli Ioni e gli Eoli, mentre si fece amici i Lacedemoni. Fino ad allora i Greci dell'Asia erano liberi e la spedizione dei Cimmerii, avvenuta in un periodo antecedente, era stato un saccheggio e non rappresentò un assoggettamento delle città. Questa notazione ci dice forse che tra Lidii-Frigi e Lacedemoni corressero dei buoni rapporti come nel tempo mitico che precedette la guerra di Troia.
Verso l'inizio
del V secolo a.C. venne
progettato il grande tempio di Zeus a Olimpia nell'Elide, tempio terminato
nell'anno 456 a.C. La particolarità di questo tempio era la statua
di Zeus sul trono, in oro e avorio eretta da Fidia, alta 13 metri, una delle
sette meraviglie
del mondo. Probabilmente la fecero così grande per non sfigurare con
quel fenomeno naturale che nel monte Sipilo vicino l'odierna Smirne era considerato
come
il trono di Pelope. Certo è difficile datare l'uso di chiamare con quel
nome il trono di pietra del Sipilo. E' certo invece che tale tradizione, presente
in Asia Minore, di considerare la sommità di un grande monte sede di
una divinità,
è di gran lunga anteriore alla tradizione religiosa greca di considerare
l'Olimpo come sede degli dei celesti. Può essere successo che questa
tradizione, insieme a molte altre, sia pervenuta nel Peloponneso attraverso
dei forti contatti
culturali e commerciali con qualche territorio dell'Asia Minore, la Troade,
la Lidia,
la
Frigia e
altri popoli dell'Anatolia. Fra l'altro l'anteprima e la scintilla della mitica
guerra di Troia deriva da rapporti intensi tra Sparta e Troia, e l'occasione(visita
di ambasciatori della città di Troia al re di Sparta) dell'amore corrisposto
di Paride verso Elena rientra in questo alveo di rapporti. Poi bisognerebbe
fare uno studio su quale tempo, quale epoca Omero immaginasse si svolgessero
le vicende narrate. E' molto probabile che Omero si sia affidato a memorie
tramandate per via orale risalenti a qualche generazione prima: tra 50
e 120 anni prima.
Comunque dall'ideazione dell'Iliade passa qualche secolo e il nume Apollo,
partigiano dei troiani nel poema epico, quel dio che si presentava ad Ettore
sotto le
spoglie del frigio Asio, si dimostra
crudele con Marsia, guardacaso seguace della dea Cibele, detta anche Sipilena
perché il Sipilo è una sua montagna, che lo ha osato sfidare
in una gara musicale; inoltre Niobe di cui nell'Iliade(XXIV 602
e ss.trad. Calzecchi Onesti)
si parla,
senza
attribuirle dei genitori, a proposito della sua hybris nei confronti
di Latona e di una sua grande immagine dolente sul monte Sipilo, diventa figlia
di un
mitico re di Frigia Tantalo, figlio a sua volta dell'oceanina Pluto o di altre
donne semidivine. A Niobe viene affiancato Pelope, che diventa figlio di Tantalo
e re della Paflagonia(un
territorio immenso rispetto a tutta l'Elide e anche a tutto il Peloponneso),
venuto chissà perché in Elide, similmente come Melanthos, re
della Messenia, fu accolto ad Atene e ne divenne un soldato e poi anche il
re. Ma nel caso
di Melanthos il passaggio dalla Messenia, una piccola regione del Peloponneso,
da cui fu scacciato ad opera degli Eraclidi, all'Attica è verosimile,
non così per Pelope dalla Paflagonia ad Elide.
Il trono di Zeus a Olimpia è ricordato dai Greci, oltre che per l'imponenza
e la ricchezza, anche per i bassorilievi, nella parte bassa, che mostravano
Apollo e Artemide lanciare saette mortali ai figli e alle figlie di Niobe.
Lo scultore Fidia o chi per lui, ovvero il committente, affida alla statua
di
Zeus un messaggio
che
poteva
essere
colto
da coloro che
conoscevano
l'Iliade
e l'episodio in cui Achille riconsegnando il corpo di Ettore al padre Priamo
gli ricorda che pur se il dolore rimarrà per sempre è bene mangiare
come fece Niobe dopo la morte dei suoi 12 figli. Nell'episodio dell'Iliade è ben
messa in evidenza la natura umana che ha due destini combacianti: il destino
di morte
e quello della necessità di mangiare per sopravvivere. Solo chi è mortale
ha bisogno di mangiare e di bere e chi mangia e beve è destinato a morire
prima o poi, al contrario degli dei che si nutrono di nettare e ambrosia. Questo
almeno doveva essere il messaggio dato da Fidia al suo tempo alle menti colte
e ai religiosi ortodossi. Mentre nell'Iliade è pure sensato interpretare
il mangiare dopo la morte di un caro come uso funebre che porta rispetto all'anima
o ombra del morto che per un certo tempo non deve essere seppellito: per non
affrettare probabilmente il suo trapasso considerato che potrebbe, nonostante
sembra esanime, anche riprendere a vivere. Infatti nell'Iliade si accenna al
fatto
che i figli
di Niobe non trovano sepoltura per 9 giorni, ma anche Ettore è sepolto
al decimo giorno dalla riconsegna del suo corpo a Priamo(XXIV, 664-667). Questo
uso funebre era molto probabilmete connesso pure alla religione
della
Grande Madre. E probabilmente il trono di Zeus doveva far venire alla mente
il trono di Sipilo a Pelope il cui padre, nella mitologia più propriamente
degli dei olimpici, aveva rubato il nettare e l'ambrosia dalla mensa degli
dei. Ma c'è un rovescio della medaglia da considerare: e cioè che
tutti i miti riguardanti Tantalo e Pelope potrebbero essere considerati
originari miti frigi che i rapsodi greci e poi gli scrittori di miti greci
modificarono adattandoli al trionfo della religione di Zeus.
Infatti il mito di Pelope potrebbe essere interpretato come un mito che celebrava
l'espansione dei Frigi in territorio greco. Ed i Frigi pare, dagli scavi archeologici
e
da alcune notizie a noi pervenute, che il regno di
Frigia sorse tra il IX e l'VIII secolo a.C. con la sua capitale a Gordio
e che successivamente si estese verso est invadendo il regno
di
Urartu, discendente dagli Hurriti, precedentemente rivali degli Ittiti(vedi
Wikipedia). Anche la conquista amorosa di Elena da parte di Paride può
essere interpretata come un primitivo mito che celebrava la potenza inarrestabile
dei regni alleati, Troia, Frigi e Lidii, di gran parte dell'Anatolia; e può
essere che quell'unione non sia stata originariamente una unione passionale,
ma semplicemente un matrimonio che sanciva l'amicizia
e l'alleanza tra qualche
re della Lidia-Frigia e qualche re Lacedemone.
Sopra il trono di Pelope sul monte Sipilo in Anatolia vicino a Smirne e una ricostruzione del trono di Zeus nel tempio di Zeus ad Olimpia.