Oggi è Lunedi' 16/09/2024 e sono le ore 22:06:44
Nostro box di vendita su Vinted
Condividi questa pagina
Oggi è Lunedi' 16/09/2024 e sono le ore 22:06:44
Nostro box di vendita su Vinted
Condividi questa pagina
Nostra publicità
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Recensione
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
Compra su Vinted
TAG: Frigi, Gordio, Mida, rose straordinarie, giardiniere, nodo gordiano, tocco d'oro, asino d'oro, asino caca oro, segreto al vento, onagro, sterco di asino, orecchie d'asino
Un re Mida di Frigia o di Lidia, o di Macedonia si incontra
spesso, ma non si tratta dello stesso re, ma di re diversi perché
i re di Frigia si chiamavano alternativamente Gordio e Mida. Su qualche re
di Frigia che aveva per nome Mida o simili come Midas sono sorte delle leggende
che hanno soprattutto a che fare con la cultura greca ellenistica e non con
quella classica. Pare che il primo re di Frigia, probabilmente dopo un
periodo di anarchia e disordini, sia stato scelto a caso da un oracolo.
Quando era soltanto un povero contadino, Gordio rimase molto sorpreso vedendo
un giorno un'aquila reale appollaiarsi sul timone del suo carro trainato da
buoi. Poiché pareva
che l'uccello non avesse intenzione di muoversi, Gordio guidò il carro
verso Telmisso in Frigia, città che fa ora parte della Galazia, dove
si trovava un oracolo verace; alle porte della città si imbatté in
una giovane profetessa che, quando vide l'aquila appollaiata sul timone del
carro, volle che Gordio subito facesse sacrifici a Zeus re. «Lascia che
io ti accompagni, o contadino», aggiunse, «per accertarmi che tu
scelga le vittime acconce». «Senz'altro», rispose Gordio, «vieni
pure. Tu mi sembri donna saggia e avveduta. Saresti disposta a sposarmi?» «Non
appena avrai offerto i sacrifici», essa
rispose. Frattanto il re di Frigia
era morto all'improvviso senza discendenti e un oracolo annunciò: «Popolo
frigio, il tuo nuovo re sta arrivando con la sua sposa, seduto su un carro
di buoi!» Quando
il carro entrò nella piazza del mercato di Telmisso, l'aquila attirò subito
l'attenzione popolare e Gordio fu acclamato re all'unanimità. In segno
di gratitudine, Gordio consacrò a Zeus il carro unitamente al
giogo dei buoi, che egli aveva annodato al timone in un modo particolare.
Un oracolo dichiarò allora che chiunque
fosse stato capace di sciogliere quel nodo sarebbe divenuto signore dell'intera
Asia. Giogo e timone furono di conseguenza riposti nell'Acropoli di Gordio,
una città fondata da Gordio stesso, dove i
sacerdoti di Zeus li custodirono gelosamente, finché Alessandro il
Macedone sfrontatamente tagliò il
nodo con la sua spada(Robert Graves, I miti greci, 83, che ritraccia Giustino,
Epitome, XI 7 e in parte anche Arriano, Anabasi di Alessandro II 3).
Certo fa una certa sorpresa sentire che uno dei maggiori re di Frigia
sia stato un contadino allevatore di buoi, timoroso degli dei, che aveva sposato
una profetessa. Sappiamo da Omero come i Frigi fossero invece dei grandi allevatori
di cavalli, ottimi per la guerra. E' probabile che questa tradizione ci riporta
a una Frigia serena, lontana dalle guerre, dove contadini e profeti cercavano
la
pace e
un buon
rapporto con gli dei. E' probabile che questa aura di pace e serenità sia
dettata dall'esigenza di Giustino di contrapporre alla tracotanza di Alessandro
di
Macedonia il placido Gordio di Frigia.
Un re Gordio di Frigia è pure il padre di Adrasto. Quest'ultimo, reo
di avere ucciso il fratello, si reca dal re Creso di Lidia per farsi purificare(Erodoto,
I 35-45), ma nel corso di una caccia a un cinghiale uccide involontariamente
Ati il figlio del re. Questo re Gordio dimostra una grande bontà d'animo in quanto
non prova a rivalersi su Adrasto per la morte accidentale del figlio: è lo
stesso Adrasto che si uccide.
Più numerosi sono i riferimenti mitici al re Mida. Arriano racconta
diversamente l'episodio sopra riportato del re Gordio. Secondo la versione
di Arriano non
Gordio divenne re, bensì suo figlio Mida nato dal matrimonio del contadino
con la profetessa. Mida era già un uomo, bello e nobile, quando i Frigi
furono coinvolti in una guerra civile; avevano ricevuto un oracolo, secondo
il quale un carro avrebbe condotto da loro un re e questi avrebbe messo fine alla
lotta intestina tra di loro. Mentre ancora discutevano su queste cose, giunse
Mida con suo padre e sua madre e si fermò davanti all’assemblea
proprio sul carro. Interpretando l’oracolo, i Frigi riconobbero che
Mida era colui del quale il dio aveva detto che sarebbe stato portato da un
carro e lo proclamarono re; Mida mise fine alla loro guerra civile e il carro
del padre fu collocato nella rocca come ringraziamento a Zeus re che aveva
inviato l’aquila.
Secondo Erodoto(I, 14 e VIII 135) Gordio era padre di Mida, ma in Macedonia,
ed aveva un giardino in cui crescevano delle rose con 60 petali dal profumo
ineguagliabile. Pare che Sileno, narrano i Macedoni, fu preso proprio in quel
giardino(Erodoto VIII, 138). Il vecchio Sileno, educatore di Dioniso, venne
catturato, ubriaco, dai contadini della Macedonia(secondo altre versioni della
Lidia) e portato, coperto di ghirlande di fiori, dal re Mida
il quale riconoscendo in
lui il
compagno
di
Dioniso lo
trattò gentilmente e lo festeggiò per dieci giorni e dieci notti.
Durante questo soggiorno Sileno al re Mida raccontò storie strabilianti.
Poi lo riportò in
Lidia dal suo dio, Dioniso, il quale, felice di rivedere Sileno, offri a
Mida di appagare qualsiasi suo desiderio. Il re chiese di poter trasformare
in
oro
tutto ciò che toccava, e fu dapprima felice dei risultati ma la sua
gioia si trasformò in orrore quando capì che
anche il cibo e le bevande venivano automaticamente trasformati in oro. Pregò il
dio che lo liberasse dal sortilegio e Dioniso gli disse di lavarsi nel fiume
Pattolo, le cui acque da quel giorno furono piene di polvere d'oro(M. Grant-
J. Hazel, Dizionario della mitologia classica). C'è pure da rilevare
il presunto prodigio su Mida bambino.
Quand'era bambino, una processione di formiche fu vista salire sulla sua culla
e posargli chicchi di
grano tra le labbra mentre egli dormiva: un prodigio che i veggenti interpretarono
come presagio di grande ricchezza; e quando crebbe, Orfeo(tracio) ne assunse
la tutela(Robert Graves, I miti greci cap.83). Ma Valerio Massimo(Roma, I secolo
a.C. – Roma, post 31) su quell'episodio
mitico arriva a formulare delle interpretazioni di tipo filosofico-religioso(Factorum
et dictorum memorabilium libri IX, I 6 3): " Al fanciullo Mida, a cui
fu soggetta la Frigia, mentre dormiva delle formiche radunarono nella bocca
dei chicchi
di grano. Gli auguri, che i genitori interrogarono per conoscere il significato
di quel prodigio, dissero che il fanciullo sarebbe stato il più ricco
di tutti i mortali. Non fu vana la predizione: infatti Mida in vita superò in
abbondanza di ricchezza tutti i re. Anche su Platone narrano un incredibile
prodigio, che io giudico molto più mirabile. Dormendo nella culla il
fanciullo, delle api inserirono nella sua bocca del miele dolcissimo. Gli interpreti
dei prodigi, predissero il dolcissimo eloquio di Platone da questo prodigio.
Infatti dissero che quelle api non erano nutrite dal fiore dei timo del colle
Imetto ma dalla dottrina delle muse sui monti eliconi. Così io antepongo
le api di Platone alle formiche di Mida, poichè il vaticinio delle api
fu più ampio: le formiche infatti portarono una effimera e fragile felicità,
le api al contratio una felicità eterna e solida".
E' importante e anzi fondamentale riportare l'altro mito in cui Mida si rapporta
con Apollo. Un'altra leggenda narra di una sfida musicale tra Apollo e Pan
(oppure, secondo un'altra tradizione tra Apollo e Marsia). Quando Tmolo, il
giudice, diede la vittoria ad Apollo, Mida espresse la sua disapprovazione.
Apollo, per punirlo della sua follia, gli fece crescere un paio di orecchie
d'asino. Mida cercò di
nascondere le orecchie sotto un cappello frigio, ma dovette mostrarle al barbiere
a cui fece giurare che mai l'avrebbe rivelato ad alcuno. Il barbiere non riuscì tuttavia
a tenere il segreto per sé, pur sapendo che la punizione sarebbe stata
la morte: scavò infatti
una buca nella terra e alle sue profondità confidò il segreto,
poi la ricoprì. Sfortunatamente per Mida da quella buca nacque
un cespuglio di canne che, mosse dalla brezza, mormoravano la verità al
mondo intero: "Il re Mida ha le orecchie
d'asino"» (Michael Grant-John Hazel, ibidem).
Mida, dunque, preferisce alla lira del dio il flauto di Pan o Marsia, ossia
le seduzioni dei sensi all'armonia dello spirito o della ragione, la sensualità campestre
che porta a una condizione orgiastica (vedi il suono del flauto di Agdistis)
alla musica del tempio. Secondo colui che scrive c'è una opposizione,
nei miti che concernono Mida, tra una concezione rurale della religiosità,
molto legata al reale e alle pratiche agricole e alle feste ricorrenti nel
corso
delle stagioni, e una concezione misterica della religione che cerca di allontanarsi
dal reale, drammatizzando e, in una certa qual maniera, elevando i fatti che
presiedono alla produzione dei beni e che concorrono al quieto vivere. In termini
più spicci si dirà che i Greci, che si elevarono con i tragediografi
e i filosofi, non
avrebbero
mai
ideato
il mito, ne tanto meno il rituale sotteso, di Attys, ne avrebbero mai relegato
Dioniso solo in una festa come i Dionisia rurali o non lo avrebbero mai interpretato
semplicemente come
un dio
orgiastico.
Ma
piuttosto come un dio misterico, un dio i cui segreti devono essere mantenuti
e rispettati.
Mida, pur edotto o iniziato da Sileno, educatore anche di Dioniso,
sembra avere dimenticato
la
lezione e confida di avere le orecchie lunghe al barbiere, quindi non mantiene
il segreto che la stessa natura, un cespuglio di canne mosso dalla brezza, diffonderà
per sempre. Ma di quale segreto si tratterebbe? Che egli stesso abbia le orecchie
d'asino? E che per questo non sceglie il meglio, Apollo, ma il peggio, Marsia
o Pan? Non c'è nulla di rilevante in queste considerazioni. Ovvero manca il
sofismo
greco del segreto, l'acume spesso contadino della cultura arcaica greca. Probabilmente
era
un segreto per modo di dire, in quanto sicuramente i contadini lo conoscevano.
Gli
scrittori
antichi non ne parlarono perché probabilmente riferirlo era come profanare
la
religione e soprattutto le muse. La seguente teoria è solo un'ipotesi. Se
si
osservano
con
mentalità contadina
i
racconti
intorno
a Mida,
l'unico racconto che può avere connessione col mistero-segreto e con la
coltivazione
è quello relativo all'incontro con Sileno. Sileno fu preso proprio in
un giardino di Mida in cui crescevano rose ineguagliabili, rose con 60 petali
che
emanavano
un profumo straordinario. Sileno, ubriaco, fu preso e inghirlandato di fiori
fu
trasportato al cospetto di Mida. Sileno raccontò delle cose straordinarie
che
in fondo in fondo avevano per argomento la caducità della vita, un pò
come la caducità dei fiori: "Per
l’uomo
meglio di tutto è non
nascere, poi subito dopo morire al più presto"(secondo quanto scrisse
Cicerone,
Tusculanae disputationes I,48, ma in effetti è probabile che questa sia
una versione
razionalizzante posteriore).
Ma
Mida
non
comprese
la
lezione,
lezione
che
in fondo doveva
conoscere visto che era il giardinere di quel rosaio che dava rose portentose.
Il segreto di quelle rose si conosceva, ma nessuno ne aveva parlato perché allora
il pensiero creativo e poetico, ritenuto di origine divina, ne
sarebbe stato diminuito: le rose crescevano meglio se il terreno in cui erano
impiantate,
veniva
ingrassato
con sterco di asino. Probabilmente per questo motivo circolava un racconto popolare
sull'asino d'oro o caca-oro(vedi cunto del Pentamerone del Basile). Apuleio ne Le metamorfosi traccia una connessione
tra asino e rose. Lucio, il protagonista, divenuto asino per scambio di pozione
magica,
potrà
ritornare ad essere uomo dopo aver mangiato delle rose. Questa trasformazione
probabilmente sottintende l'altra e cioè che le rose nella coltivazione
si
nutrono,
in
un
certo senso, dello sterco d'asino che ingrassa il terreno su cui vengono piantati
i
rosai. Probabilmente la leggenda originale presentava un re contadino e ortolano
condannato
a
trasformare tutto quello che toccava in sterco, per la sua mentalidà di
tipo utilitaristico ed essenziale. Il presunto oro di Mida
e nel contempo la sua presunta discendenza contadina(era figlio del contadino
Gordio ed era giardiniere)
fece sì che fosse immaginata una nuova versione del racconto.
L'oro
di Mida era dovuto
all'intervento di Dioniso che gratificava un suo desiderio di accumulazione (desiderio
tipico del contadino che accumula roba che sa che dovrà lasciare alla sua morte),
per aver fatto stare in allegria Sileno (e il Sileno è un essere teriomorfo
di
natura equina, anche l'asino è un equino).
Mida,
avaro
e
calcolatore come un contadino, desidera possedere e accumulare oro,
e chiede il tocco magico che trasforma ogni
cosa
in oro. Quindi Mida viene rappresentato come un fedele che sbaglia l'impostazione
della richiesta del desiderio: semplicemente doveva dire a Dioniso che il tocco
magico per trasformare ogni cosa in oro fosse accompagnato da una
piccola
formula verbale, pena la sua validità.
Quindi è un asino(vedi un cunto del Pentamerone del Basile in cui ha molta importanza una formula magica e in cui un asino caca oro). Ma
questo non poteva accadere perché la storia la fanno i vincenti. Probabilmente
queste connessioni asino-sterco-rosai si conoscevano e forse si
esprimevano
per mezzo di circonlocuzione
o in forma
misterica. Comunque
nè l'oro, nè lo sterco sono commestibili.
La religione greca, nel periodo ellenistico,
quando
furono
stese
e
scritte
le storie del re mitico Mida, era pervenuta a una tale complessità, a
un
grado
misterico
talmente
notevole
e
aveva un
numero talmente poderoso di dei ed eroi da venerare per cui tutti i valori contadini,
ancora molto vivi nella commedia di Aristofane, furono sviliti. Proprio a cominciare
dal
periodo ellenistico comincia il forte afflusso di persone dalle campagne
verso le
città, anche per la diffusione del latifondismo, e allora gli abitanti
delle
città cominciarono a deridere i cafoni.
In sintesi Dioniso e Apollo rappresentano nei racconti sul re Mida
istanze religiose che vogliono elevare l'animo e la mente oltre le strette necessità
fisiche e fanno intravedere( vedi anche la posizione di Valerio Massimo nel confronto
tra
la formica e l'ape)
una
possibile
vita
futura
dopo la morte,
mentre il duo Gordio-Mida rappresenta un mondo attaccato alla terra e alle sue
risorse(vedi anche l'oro del fiume Pattolo) che non prevede una vita dopo la
morte, se non come ombra benevola nei confronti dei parenti sopravvissuti. Lo
sterco ed anche le leguminose, quest'ultime vietate ai misti durante
i Misteri, erano correlati alla corruzione dei cadaveri, alla morte, anche se
per i contadini e per la religiosità dei seguaci di Cibele la continuazione
della
vita sotto forma vegetale era considerata un buon destino.
C'è da aggiungere che l'avvicinamento di Mida all'asino può essere dipeso pure dalla diffusione e dall'uso dell'onagro, che rientra tra gli asini selvatici asiatici o emioni, nelle popolazioni che abitavano nella parte orientale dell'Anatolia. Questo animale, simile al nostro asino, è molto più veloce e resistente. L'onagro, nei miti della città di Ugarit(XII sec.a.C. non molto distante nel tempo e nello spazio dai Frigi di Troia), è l'animale usato come cavalcatura dalle dee e dalle eroine: per esempio da Pughat, sorella del giovane Aqhat(fatto uccidere dalla dea Anat) e figlia di Danil, oppure dalla dea Athirat, consorte di El l'Altissimo e madre degli dei (Paolo Xella, Gli antenati di Dio). Quindi essere asino poteva sottintendere essere servo della dea. Esopo(Favole, 236) e Fedro(Favole IV, 1) ricordano che i menagirti(sacerdoti mendicanti) di Cibele andavano in giro con un asino carico per le loro elemosine e che costruivano i loro tamburi con la pelle degli asini. Ma può essere successo che le divinità femminili dell'Anatolia lo tenessero in gran conto anche per la connessione sterco di equini con rose e fiori: da cui poi l'asino caca-oro delle novelle e fiabe popolari(vedi cunto del Pentamerone del Basile).
Sopra una statua rappresentante un Sileno. I Sileni sono genî teriomorfi, di natura però equina, con le orecchie e la coda di cavallo e spesso anche il caratteristico zoccolo degli equini.