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di Salvatore La Grassa
TAG: Giuseppe Pitré, Fiabe novelle e racconti popolari siciliani, Agatuzza Messia, Giovambattista Basile, Pentamerone, Giovanni Patuano, Matri-drau, tipo Amore e Psiche, Il ceppo d'oro, Il tronco d'oro, Marvizia, Lu re d'amuri
TAG: Prova della separazione delle granaglie confuse in 12 sacchi, tale prova risulta enigmatica in un contesto cannibalico, motivo H1091.1.(Stith Thompson Motif-index of folk-literature" Helsinki 1932), motivo F531.1.5.1.: Gigantesse lanciano i loro seni alle loro spalle(Stith Thompson), mondo alla rovescia, rito panspermia, costumi sessuali dei Muria, secondo i pitagorici chi mangiava fave poteva essere considerato un cannibale, matrimoni combinati risultano solidi presso i Muria, orchi manciafasola
Ci sono diversi motivi molto simili in questi racconti, ma spesso sono dei
manierismi: come per esempio le prove imposte dall'orca alla protagonista.
Potrebbero essere il residuo delle prove iniziatiche imposte alle fanciulle
nelle culture tribali divise in clan. Ma di queste prove ne trovo molto interessante
una: quella di separare 12 sacchi di granaglie in cui erano confusi
insieme cicerchie, ceci, fagioli, fave, lupini, piselli, riso, lenticchie.
In effetti questa prova sta, tra i racconti oggetto di questo studio,
solo nel cunto del Pentamerone. Ma questa prova è abbastanza diffusa
nei racconti popolari tanto che Stith Thompson l'ha codificata nel motivo
H1091.1.(Stith Thompson Motif-index of folk-literature" Helsinki 1932). Il motivo si
trova esattamente oltre che nel Basile in 1)Clouston Tales I 238f.; 2)R. Köhler
e J. Bolte I 397; 3)Canada francese: Sister Marie Ursule; 4)Spagna: Espinosa Jr. No.
130; 5) India: raccolta di Thompson-Balys; 6)Indonesia: Dixon 217; 7)Giappone:
Hiroko Ikeda; 8)Corea: Zong in-Sob 17.
A questo punto sorge spontanea una domanda: "Come è possibile
conciliare il regime alimentare del cannibale(a base di carne) con la conservazione
di derrate alimentari di legumi e riso? E' raro che nei racconti popolari si accenni a orchi che mangiano
legumi o minestre di legumi con riso. Quasi sempre gli orchi e le orchesse
sono mangioni che si sbafano interi animali, che trangugiano interi barili
di vino, ma è veramente raro nei nostri racconti popolari trovare un
orco che uccide e mangia un essere umano. Ma nel Pentamerone c'è un cunto, La pulce(I, 5) in cui l'orco organizza un pranzo, in occasione del suo sposalizio con la figlia del re d'Altomonte, in cui per antipasto e per dolce vengono serviti ceci e fave secche. Più avanti spiegheremo la possibile motivazione dell'agire dell'orco di cui già ci siamo occupati in un commento al cunto.
Probabilmentee il raccontatore di fiabe ha solitamente una idea vaga dell'orco e si limita molto spesso a ripetere
il racconto come gli è stato riferito, senza rielaborarlo.
Da un punto di vista storico questi sacchi di granaglie confuse ricordano
la "panspermia" (semi
cotti di tutte le specie), che si offriva nelle cosiddette "pentole chiamate chytroi" a Hermes ctonio, a Dioniso, a tutti i partecipanti, con esclusione dei sacerdoti,
compresi i bambini, ed ai morti, che si credeva fossero presenti, nelle antichissime
feste greche chiamate Antesterie, ed anche "Antiche Dionisie" in
onore di Dioniso, feste che si celebravano nel mese di antesterione, a cavallo
dei nostri febbraio e marzo. Sul rito della panspermia è utile ricordare che
numerosi studiosi lo hanno connesso a una pratica che riportava indietro la
comunità al tempo del diluvio universale. Si volevano imitare i sopravvissuti
al diluvio che si nutrirono di granaglie non macinate cotte e amalgamate col
miele. Dopo questa considerazione si può tracciare un parallelo tra orchi
e gruppi privi di tecnica dopo il diluvio universale. Fra l'altro qualche
studioso ritiene che la panspermia
era riservata solo a Hermes infero e ai morti (vedi questo articolo): ipotesi che mi pare azzardata. Che non fosse mangiata dai sacerdoti pare logico,
in quanto le leguminose erano cibo destinato ai mortali, mentre per esempio
i sacerdoti di Demetra probabilmente speravano in una vita oltremondana dopo
aver partecipato
al rito di Eleusi, durante il quale era proibito mangiare leguminose. D'altronde
c'era la credenza che i morti si potessero riprodurre attraverso le leguminose,
e si riteneva che le donne che trattenevano le corregge, dovute alla manducazione
di legumi, avessero più possibilità di generare figli sani o meglio di dare
ai nascituti lo pneuma vitale. Se i legumi avevano questa implicanza con le
donne in grado di procreare, per gli uomini invece era risaputo che i legumi
cotti potessero agire da afrodisiaco. Le connessioni tra legumi e nascita
dei bambini e la connessione tra legumi cotti e afrodisiaco si trovano nelle
commedie di Aristofane. Quindi se in qualche modo il rito della panspermia
era legato ai superstiti del diluvio, il mangiare la panspermia era una sorta di rito magico per la ricrescita, per la ripopolazione della terra. I sacerdoti mitologhi, rappresentanti della religione olimpica di Zeus, avevano
affidato alla coppia anziana Deucalione e Pirra, unici supestiti al diluvio,
il compito di rigenerare il genere umano gettando delle pietre alle loro spalle, oppure, come suggerì l'oracolo di
Temi in un'altra versione del mito, gettando dietro le spalle le ossa della
Grande Madre. Me le ossa della Grande Madre possono essere intesi anche come semi
delle piante o meglio come i noccioli della frutta. Sia in greco antico, sia nei nostri dialetti si chiamano ossa i noccioli della frutta e questi noccioli una volta piantati sulla terra mettono radici e possono diventare nuovi alberi. Quindi la connessione del rito della panspermia con l'epoca mitica post diluvio è abbastanza fondata. A questo proposito danno ancora più forza a questa connessione le considerazioni di Porfirio(filosofo vissuto
nel III secolo d.C.)sulle fave, considerazioni espresse in Vita di Pitagora, una sua biografia del filosofo e matematico della Magna Grecia. Per Porfirio il divieto di nutrirsi di fave nasce proprio da una stessa originaria putredine,
all’inizio della storia del mondo, si erano infatti generati sia gli esseri viventi che le piante e, in particolare,
sia gli uomini che le fave. Le fave quindi, mistura di principio vitale maschile e femminili, miscuglio
di sperma e sangue, lontani parenti del genere umano, rappresenterebbero la generazione
stessa e mangiarle sarebbe un atto di cannibalismo in quanto vita in potenza(Vita di
Pitagora, 44). Per questa via si dilegua pure l'interrogativo circa la connessione della dieta
carnea e cannibalesca degli orchi con il consumo o la conservazione dei legumi. Considerata la connessione tra cannibalismo e il cibarsi di legumi si potrebbe rivedere la genesi fantastica di certi tipi di orchi. Mi riferisco agli orchi presenti in due cunti del Basile, La pulce(I, 5) e Viola(II, 3). Un simil orco potrebbe essere pure il re di Altomonte, il padre di Porziella, che concede in sposa la figlia all'orco. Questi orchi si potrebbero chiamare orchi manciafasola.
Probabilmente il cunto del Basile, Il Ceppo d'oro, affonda le radici in un contesto culturale
greco, ma fortemente critico verso la religione di Zeus.
E' possibile che nemmeno gli antichi greci tenessero separate le granaglie, a parte il grano e l'orzo che serviva per fare il pane. Infatti scavi effettuati in Argolide e in Tessaglia in siti archelogici risalenti all'età del bronzo hanno evidenziato che molte leguminose si trovavano negli stessi contenitori (vedi studio di Massimiliano
Marazzi).
Altro rimarchevole motivo, presente sia nel cunto Il ceppo d'oro, sia
nel racconto Lu re d'amuri è stato catalogato da Stith Thompson
col codice F531.1.5.1.: Gigantesse lanciano i loro seni alle loro spalle. Tale
motivo, che già presenta un quadro di mondo alla rovescia ( seni di donne che pendono indietro sulle spalle invece
che davanti), lo associo alla violenza che l'eroina, una piccola donna, pratica alla mamma-draga o orca suocera. Su consiglio delle cognate orchette, l'eroina deve stringere questi seni all'orca fino a farle male e fino a quando non giurerà che
non la mangerà sulla vita del figlio(Tuoni-e-lampi nel Basile, Re d'amuri nel racconto siciliano del Patuano). In questo atto di violenza che il debole fa al forte, e nel giuramento di una capa all'altima arrivata, c'è un innegabile sentore di mondo alla rovescia. Il mondo alla rovescia è tipico delle feste di fine e inizio ciclo, per esempio del Capodanno: il caos, tipico del mondo alla rovescia, tende alla rigenerazione magica e quindi prelude a un nuovo periodo o ciclo di floridezza. Nei due racconti questo mondo alla rovescia preludeva probabilmente ad un cambio al vertice della cerchia delle orche o di una società segreta femminile, oppure all'ingresso in essa di una neofita; ma in
seguito col tramandamento orale dei racconti, col tramandamento che quasi sempre li riattualizza, avviene il trionfo del
matrimonio d'amore sul matrimonio regolamentato da consuetudini claniche ed anche sul matrimonio imposto dai genitori.