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di Salvatore La Grassa
TAG: Giuseppe Pitré, Fiabe novelle e racconti popolari siciliani, Agatuzza Messia, Giovambattista Basile, Pentamerone, Giovanni Patuano, Matri-drau, tipo Amore e Psiche, Il ceppo d'oro, Il tronco d'oro, Marvizia, Lu re d'amuri
TAG: Marvizia, pietà della picuraredda verso la matri-drau, dono di cibi culturali, picurara massara, matrimomio clanico o matrimonio imposto dai genitori, matrimonio per amore, moglie e buoi dei paesi tuoi, Tuoni-e-lampi personaggio violento, uccidere fidanzata per senso esagerato dell'onore
Il racconto Marvizia non fu accolto da Italo Calvino nella sua raccolta
di Fiabe Italiane e neanche il racconto del Pentamerone del Basile Il ceppo
d'oro(V, 4), probabilmente perché questi due racconti popolari hanno un fondo
non etico, sono percorsi da atteggiamenti fatalistici che negano la possibilità
del cambiamento verso il bene, verso la concordia e il vivere civile. Nel racconto
"Marvizia" il dono di cibi culturali della figlia del pecoraio
a mamma-draga non viene attentamente inquadrato. La mamma-draga dice che per
una volta una persona ha avuto pietà di lei, ma non si va dentro al problema. Era
meglio, per non confondere l'ascoltatore, che si raccontasse un vero episodio
di cannibalismo della mamma-draga, in modo da fare apparire falsa o semplicemente finalizzata
a un certo scopo la sua frase umana nei confronti della pecoraia. Questa è
essenzialmente una donna massara che potrebbe vivere anche da sola,
ovvero non ha bisogno del sostegno del maschio o del marito. Probabilmente
lo sposalizio tra la pecoraia e Uccello Verde aveva un fondamento clanico, rappresentato
da mamma-draga. I due si devono sposare perché così vuole il
clan, non perché si amano. Il messaggio del racconto era la vittoria dell'amore reciproco tra
Marvizia e Uccello Verde, amore spontaneo. Ma il racconto si è impelagato nella
demonizzazione del clan e nel rendere poco gradevole la cultura pastorale.
La figlia del pecoraio è fitusa, troppo inferiore il suo stato rispetto a quello di Uccello
Verde, figlio di una reggina e a quello di Marvizia, figlia di un principe.
Ma se il nome della protagonista è quello che le ha affibbiato la mamma-draga, non è peregrino
immaginare che ella non fosse figlia di principessa, ma fosse nativa della
tribù della mamma-draga e che si fosse innamorata di un giovane non
facente parte del sottoclan di corrispondenza nuziale. Se si ammette che Uccello verde sia un
vero figlio di mamma-draga, allora il racconto potrebbe benissimo rappresentare
il dissidio tra matrimonio tradizionale di tipo clanico o matrimonio cercato
e imposto dai genitori e il matrimonio per amore, a prescindere dall'origine dei due
fidanzati che si amano.
Ma nel racconto tradizionale della Messia questo contrapporsi dei due sistemi
matrimoniali non poteva sussistere, in quanto il proverbio "Moglie
e buoi dei paesi tuoi" avrebbe fatto propendere la vicenda verso il matrimonio tradizionale.
Allora la novella prende altra via: la suocera diventa una mamma-draga e non
è la vera madre di Uccello Verde. Il racconto può quindi evolversi e far trionfare
l'amore spontaneo, ma gli interpreti novellatori che hanno raccontato nel
tempo la storia hanno tralasciato di sminuire i forti legami della suocera
con la famiglia del pecoraio e questa dimenticanza costringe la Messia a considerare
"fitusa" nella parte finale la figlia del pecoraro.
Nel cunto "Il ceppo d'oro" del Basile (Pentamerone, V,
4) c'è una simile contrapposizione tra matrimonio tradizionale, cercato e voluto dai
genitori, e matrimonio per amore. In questo cunto l'uomo di cui si è innamorata
la protagonista, Parmetella, è effettivamente figlio dell'orca o mamma-draga.
Questa orca ha pure sette figlie femmine, ed anche una sorella con una figlia
piccola. Parmetella ha conosciuto il figlio dell'orca, "Tuoni-e-lampi" scendendo
in un cunicolo trovato sotto il ceppo di un albero d'oro. Il cunto del Basile
descrive Tuoni-e-lampi come persona doppia, sia nella realtà fisica,
di giorno è uno schiavo di pelle scura, di notte si trasforma in un bellissimo giovane di
pelle chiara, sia nella sfera morale: non esita a consigliare a Parmetella di buttare sul fuoco
la figlia piccolina della zia, sorella della madre, in quanto carne di orca,
dimenticando di far parte della stessa famiglia. E' evidente che il cunto
del Basile ha come riferimento il racconto di Amore e Psiche, ma il personaggio
maschile risulta riprovevole. La fidanzata che l'orca madre gli ha riservato è fortemente brutta. Egli preferisce
la bellissima Parmetella, ma per levarsi di torno la brutta non trova altra
soluzione che ucciderla per un senso esagerato dell'onore. C'è nel cunto una scena
che si ripete due volte. Tuoni-e-lampi già fidanzato dalla madre con la ragazza
brutta chiede a Parmetella di avere un suo bacio, ma Permetella si rifiuta
dicendo: "Dio me ne scansi, lontano sia! Bella roba che hai accanto!
Dio te la mantenga di qui a cent'anni, con salute e figli maschi!". La
sposa brutta le risponde che ha torto a non baciare un bell'uomo come Tuoni-e-lampi,
mentre, dichiara davanti al fidanzato, lei si è fatta baciare da un
pecoraio per tre castagne. Dopo il pranzo nuziale Tuoni-e-lampi,
parlando con la brutta sposa, le ricorda che Parmetella le ha negato un bacio e quella gli ripete
le stesse parole che aveva rivolto a Parmetella. Tuoni-e-lampi vede
rosso come il toro cornuto e la uccide con un coltello, sotterrandola in cantina.
In questo cunto la sposa voluta per il figlio dall'orca non sa tenere a freno
la bocca; se Parmetella ha il difetto della curiosità, questa ha due
difetti, oltre ad essere brutta: ha tendenza a concedersi e, cosa ancora peggiore,
parla troppo.
C'era ironia nel cunto originario scritto dal Basile?
C'è il dubbio sensato che il Basile abbia scritto o trascritto questo
cunto come parodia umoristica della vicenda di Amore e Psiche. Parmetella,
dopo aver consumato sette paia di scarpe di ferro, ritrova l'uomo amato nel regno
sotterraneo. Quest'uomo ha doti magiche innegabili e sicuramente conosce il
linguaggio degli animali e dimostra di saperli dominare, ma è indubbiamente
un violento. Parmetella dovrà convivere oltre che con lui anche con
le sette cognate orchette. Quindi Parmetella passava dalla padella(povertà
e miseria presso la casa paterna) alla brace. Probabilmente l'ultimo ordinatore
dei cunti del Pentamerone, pubblicato postumo, si è accorto
che qualcosa nel finale non quadrava, cioè che lo scenario futuro di
Parmetella non era proprio roseo: per questo forse ha aggiunto che Parmetella
aveva rinsaldato l'amicizia con le sette sorelle di Tuoni-e-lampi.