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Sept Ă  Huit
Essere Brad Pitt: quando le immagini servono alla truffa

La vicenda di Anne, designer di interni francese benestante cinquantatreenne sedotta e truffata da un finto Brad Pitt sotto le spoglie delle immagini AI, sembra uscita dalla penna di Charlie Kaufman

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Essere Brad Pitt, farsi scudo di sleali immagini artificiali e sperare nel profitto sotto l’anonimato. Sembra il soggetto perfetto per la penna di Charlie Kaufman, magari per il sequel di un film gigante come Essere John Malkovich, saggio sul desiderio di essere altro di un’America agli epiloghi del Novecento.

E il warholiano quarto d’ora di celebrità nel film di Spike Jonze aveva inizio da una porticina di un cupo ufficio newyorkese, soglia per entrare nella psiche e nelle fattezze di John Malkovich. Presentiva un inconscio collettivo agli albori del digitale (qualcuno ha detto Dream scenario?), fatto di immagini bugiarde, dall’inafferrabile verità lungo il flusso di questo secolo. Diventano presto l’ultima arma dell’inganno, quando essere qualcun altro non è più un desiderio ma una comoda occasione.

Lo sa bene la cinquantatreenne francese Anne (il suo vero nome è rimasto nascosto), benestante designer di interni, che credeva di essere la nuova fiamma di Brad Pitt e invece era l’ultima vittima di romance cam. Null’altro che una truffa romantica sotto le mentite spoglie dei social, dove basta fingersi un fine corteggiatore sdolcinato per entrare nelle grazie di un bersaglio dall’animo debole e il portafoglio pieno.

Poi, se la falsa identità scelta è quella di un divo dal fascino senza tempo come Brad Pitt, allora la strada è ancora più in discesa.

Tutto ha inizio nel febbraio 2023, quando Anne viene contattata su Facebook dalla sedicente madre dell’attore. “Sei la donna perfetta per mio figlio” le scrive come a sancire un’elezione. Poi la palla passa a Brad Pitt o, meglio, alla sua imitazione Ai, che riempie la chat di Anne con il garbo di seducenti parole. “Sono pochi gli uomini che ti scrivono in questo modo. Sapeva come parlare alle donne ed era molto ben fatto“, ha detto la designer ai media francesi.

Una volta rotto il ghiaccio, il falso Brad Pitt passa alla seconda fase del piano: le invia beni di lusso come regalo in segno del suo amore. Anne non deve far altro che occuparsi delle spese doganali, niente poco di meno che novemila euro per una borsetta.

Nel frattempo, i due continuano la loro conoscenza fatta di promesse, dolci dediche scritte in chat e neanche l’ombra di una telefonata. A questo punto, il truffatore affonda il colpo con la carta di vaghe foto e video AI del malconcio Brad Pitt, su un letto di ospedale e alle prese con un cancro ai reni. Ora la star ha bisogno di soldi per curarsi dal suo “reale” malore, dopo che l’ex moglie Angelina Jolie ha congelato i suoi conti bancari. Per la prima volta Anne assapora il dubbio di un raggiro. Dubbio subito sciolto dal “medico” della finta star, che in una e-mail le spiega le condizioni precarie di Pitt, sul filo della sopravvivenza.

 

A questo punto la cinquantatreenne si convince, e con l’ingenuità di un benefattore frettoloso invia ben 830.000 euro su un conto in Turchia. Il bonifico arriva al destinatario e la love story vede i titoli di coda. Niente più moine o lusinghe, solo un silenzio lungo quasi un anno.

Nell’estate scorsa, infatti, quando Brad Pitt è stato immortalato con la sua attuale compagna Inès de Ramon, Anne ha capito tutto, vedendo crollare in un batter d’occhio il suo castello di amore e seduzione. “Mi chiedo perchĂ© abbiano scelto me per fare un danno del genere, queste persone meritano l’inferno“, ha detto disperata la donna al programma francese Sept Ă  Huit, in onda domenica 12 gennaio.

La vicenda ora ha una potenza virale, circolando prepotentemente tra tutte le testate internazionali. Ma tra condannare il truffatore senza un (vero) volto e farsi beffe della vittima, ora zimbello di internet, l’opinione pubblica ha giĂ  scelto la seconda strada, con l’ondata di goliardico cyberbullismo nei confronti di Anne. Su tutti, Netflix France ha promosso in un post X “quattro film da vedere con Brad Pitt (davvero) gratis“. TouchĂ©.

 

D’altronde, “non c’è niente di più comico dell’infelicità” direbbe Beckett, e così l’assurdo diverte e rassicura, mentre ci fidiamo senza sosta delle centinaia di immagini che scorrono sugli schermi del nostro tempo.

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Data articolo: Thu, 16 Jan 2025 13:08:59 +0000
sierra maestra
L’omaggio a Marina Piperno su OpenDD

La piattaforma di cinema indipendente e documentario ODDB omaggia la produttrice Marina Piperno con una retrospettiva sui suoi lavori piĂą famosi, in streaming dal 16 febbraio 2025

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Marina Piperno, classe 1935, è stata una giornalista de Il Paese e una produttrice cinematografica. Prima donna italiana a fondare una casa di produzione, la REIAC Film nel 1962, ha 25 anni quando produce il suo primo film col quale ottiene la nomination all’Oscar: 16 ottobre 1943, sulla razzia tedesca del ghetto ebraico di Roma e la deportazione ad Auschwitz di oltre mille persone. Come produttrice, percorre le strade del cinema antropologico e storico che nessuno allora praticava, producendo ad esempio Diario di bordo e Labanta negro. Per finanziare il proprio cinema di ricerca, produce film industriali e pubblicitĂ , aprendosi alla collaborazione con la Rai per inchieste innovative e film sperimentali. Il suo primo film di fiction è Sierra Maestra, con la regia di Ansano Giannarelli. Inoltre, con Luigi Faccini fonda la casa di produzione Ippogrifo Liguria, proseguendo nella raccolta di testimonianze contadine e operaie che diventano libri o documentari. Di recente, Marina Piperno ha firmato una corposa autobiografia, Eppure qualcosa ho visto sotto il sole e ha prodotto il film La valigia della Storia, regia Luigi Faccini, da mesi in tour nelle universitĂ . Nel 2011 le viene conferito il Nastro d’Argento alla carriera.

OpenDDB, piattaforma specializzata nell’ambito del cinema documentario e indipendente, ha deciso quindi di dedicarle un omaggio caricando molti dei suoi film piĂą importanti: Il Cinegiornale della pace, Sierra Maestra, Diario di bordo e Labanta negro. I film sono in streaming da oggi, il 16 gennaio 2025. Di seguito, una breve introduzione ai quattro lavori.

Il Cinegiornale della pace si ispira ai Cinegiornali liberi di Cesare Zavattini per parlare di pace e della prospettiva di un eventuale conflitto atomico: tra testimonianze, interviste e inchieste, il cinegiornale si compone di diversi servizi, tra cui l’intervista con Jean-Paul Sartre.

Sierra Mastra, il suo primo film di finzione, parla del giornalista Franco: viene arrestato in Venezuela dalle truppe regolari che combattono la guerriglia e accusato di essere un rivoluzionario. Un giorno, vengono condotti nella sua stessa cella due uomini, un fotografo di moda e un guerrigliero. Tra sofferenze comuni e umiliazioni, i tre prigionieri diventano amici.

Diario di bordo racconta i giorni della primavera del 1965, quando dal porto di Mazara del Vallo salpò il peschereccio d’altura “Brasilia Quinci”, diretto oltre Gibilterra verso le coste africane del Senegal. A bordo, oltre all’equipaggio e alla ciurma dei pescatori, erano saliti anche i due registi Ansano Giannarelli e Piero Nelli, il cui scopo era documentare un’inedita avventura, umana e professionale. Gireranno Dakar in Senegal ed entreranno in Guinea Bissau per documentare le violenze dei portoghesi sulla popolazione che invoca indipendenza e liberazione dal giogo coloniale.

Legato a Diario di bordo è Labanta negro, l’immersione di Piero Nelli nella lotta di liberazione guineiana e nelle esperienze comunitarie che la caratterizzavano fecero del film un documento eccezionale. Il documentario è stato presentato all’ONU da Amilcare Cabral tra le prove delle violenze subite dalla sua gente.

Inoltre, lunedì 27 gennaio 2025 Marina Piperno sarà al cinema Modernissimo di Bologna alle ore 18 con con Le valigie dell’attore, docufilm del 2023.

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Data articolo: Thu, 16 Jan 2025 12:58:26 +0000
Xavier Fagnon
Toys – Giocattoli alla riscossa, di Jérémie Degruson

Ricco di riferimenti all'universo Pixar, il film ragiona sul valore dell'immaginazione, nonché sul potenziale dell'analogico e del 2D come rimedi a una creatività preconfezionata.

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Cosa accadrebbe se, all’improvviso, i nostri giocattoli prendessero vita e cominciassero a pensare e agire in modo autonomo? Da questo incisivo, per quanto semplice, quesito prendeva il via ormai 30 anni or sono la parabola di una delle case di produzione cinematografica piĂą importanti degli ultimi decenni. E non è un caso che Toys – Giocattoli alla riscossa, film d’animazione di produzione franco-belga-spagnolo diretto da JĂ©rĂ©mie Degruson e disponibile in sala a partire da oggi, strizzi piĂą di un occhio a quello che, ancora oggi è giustamente considerato uno dei principali pilastri della storia di Pixar Animation Studios.

Non ci sono però solo Woody e i suoi affezionati compagni tra le traiettorie animate rintracciabili all’interno dell’intreccio narrativo di Degruson. Perchè la storia della marionetta Don, burattino di Don Chisciotte dalla fervida immaginazione, e del cane peluche rapper DJ Doggy Dog – incontratisi a Central Park a seguito di un allontanamento dalle rispettive realtĂ  di appartenenza e imbarcatisi in mirabolanti imprese nel bel mezzo di cunicoli, fogne e trafficatissime vie metropolitane – porta con sĂ© tutta una serie di riferimenti ad altre celebri opere dell’epoca d’oro della Pixar. A partire dalle caratterizzazione di Flik in A Bug’s Life, che rivive nel protagonista Don e nella suo incompreso desiderio di riscatto, e arrivando alla dimensione on the road mutuata, tra gli altri, da Alla ricerca di Nemo (senza contare dinamiche alla buddy movie che, nell’immaginario cinematografico e letterario tutto, hanno ben piĂą di un modello).

Lungi però dal rivelarsi un semplice cumulo di vecchie idee basato sulla riproposizione di paradigmi animati riconoscibili, Toys – Giocattoli alla riscossa funziona soprattutto nella misura in cui sceglie di ragionare apertamente sul significato e sul valore dell’immaginazione. Che qui, offertaci nella prospettiva di Don, ci si presenta con le “vecchie” sembianze dell’animazione 2D; inserendosi di diritto nella tendenza animata degli ultimi anni (volta a un calibrato dosaggio delle due tecniche) e intraprendendo  un piĂą ampio discorso che, al di lĂ  di quella che potrebbe apparire come una banale condanna del progresso (ad un certo punto il protagonista parla apertamente delle “insidie della tecnologia moderne”), è invece un semplice, ma caloroso invito alla riscoperta di un passato che, espresso anche nella favolosa materialitĂ  analogica di una marionetta, può ancora dire la sua.

Al servizio di un potenziale creativo che, se adeguatamente gestito, è addirittura in grado di liberare la contemporaneità di una fantasia preconfezionata e preregistrata. Alla faccia di chi, come i due ladruncoli che fungono da villain del racconto, ha perduto stupore e capacità di sognare.

Titolo originale:  Les inséparables
Regia: Jérémie Degruson
Voci originali: Eric Judor, Jean-Pascal Zadi, Ana Girardot, Chris Marques, Serge Biavan, Kaycie Chase, Philippe Frécon, Xavier Fagnon Laurence Huby, François Lescurat

Distribuzione: Plaion Pictures
Durata: 99′
Origine: Belgio, Francia, Spagna, 2023

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Data articolo: Thu, 16 Jan 2025 12:37:36 +0000
Marvel
Online il trailer della serie Daredevil: Rinascita

Il reboot Marvel arriva su Disney+ il 5 marzo. Il trailer mostra l'avvocato di Hell's Kitchen alle prese con Kingpin e il Punitore, non risparmiando allo spettatore la visione di tante ossa rotte

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Disney+ lancia finalmente il trailer ufficiale di Daredevil: Rinascita, la nuova serie Marvel che uscirà in piattaforma il prossimo 5 marzo. In Daredevil: Rinascita Matt Murdock, un avvocato non vedente con abilità potenziate, combatte per la giustizia, mentre l’ex boss mafioso Wilson Fisk è impegnato nei suoi impegni politici a New York. La lotta tra i due diventa inevitabile quando affioreranno le loro identità passate. 

Le nuove avventure di Daredevil, raccontate in 9 episodi, indagano più nel profondo le caratterizzazioni dei due protagonisti, rispettivamente interpretati da Charlie Cox e Vincent D’Onofrio. Il reboot si differenzia dal suo predecessore in quanto approfondisce le dinamiche più umane dei suoi personaggi chiave, allontanandosi dalla complessità delle trame interconnesse. L’adattamento di Born Again, la graphic novel di Frank Miller, esplora tematiche più mature, quali la rinascita e la redenzione, che giocano dei ruoli chiave per la crescita dei personaggi. 

Nei due minuti di trailer troviamo condensati alcuni momenti salienti della serie, partendo dalla prima scena in cui vediamo tornare a quello stesso tavolo Matt Murdock e Wilson Fisk, uno di fronte all’altro. Mentre nella città regna sovrano il caos e l’ex boss mafioso sembra aver fatto grandi passi avanti nella politica, Daredevil sembra non indossare da un po’ la sua maschera. 

Il filmato anticipa anche l’esordio di Muse, lo psicopatico serial killer che si cimenta in opere d’arte allestite con i corpi delle sue vittime e del supereroe Tigre Bianca, alias Hector Ayala. Un grande ritorno è invece quello di Jon Bernthal nei panni di The Punisher, che vediamo comparire con una folta barba. Nella serie TV, The Punisher affronterà alcuni poliziotti corrotti che utilizzano impropriamente il simbolo del Punitore per avanzare abusi di potere, perpetrare violenze ed atteggiamenti razzisti.

Di forte impatto sono le cruente scene di combattimento, corredate di fratture scomposte e spargimenti di sangue, che non risparmiano la sensibilitĂ  dello spettatore. La plasticitĂ  dei movimenti, come rappresentato in maniera apicale in John Wick 4, sembra avvicinare le scene ad opere di video arte. Le movenze dinamiche hanno infatti la simile brutalitĂ  coreografica della saga di Stahelsky e dell’antesignano The raid, di Gareth Evans. 

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Data articolo: Thu, 16 Jan 2025 12:37:03 +0000
wicked
BAFTA 2025 – Tutte le nominations

Annunciate le candidature ai BAFTA Awards, che si terranno il 16 febbraio 2025. Dominano in quasi tutte le categorie Emilia Peréz e Conclave mentre Wicked e Nosferatu svettano in quelle tecniche

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Finalmente sono uscite le nominations dei BAFTA Awards, i prestigiosi premi britannici che celebrano il cinema e i film più importanti. A trionfare nelle nominations più importanti sono Emilia Peréz e Conclave, mentre Wicked e Nosferatu dominano nelle categorie tecniche.

 

Di seguito le candidature per i film:

Miglior film:

A Complete Unknown, di James Mangold

Anora, di Sean Baker

Conclave, di Edward Berger

Emilia Peréz, di Jacques Audiard

The Brutalist, di Brady Corbet

Miglior film britannico:

Bird, di Andrea Arnold

Blitz, di Steve McQueen

Conclave, di Edward Berger

Il Gladiatore II, di Ridley Scott

Hard Truths, di Mike Leigh

Kneecap, di Rich Peppiatt

Lee, di Ellen Kuras

Love Lies Bleeding, di Rose Glass

The Outrun, di Nora Fingscheidt

Wallace & Gromit: Le piume della vendetta, di Nick Park e Merlin Crossingham

Miglior regia:

Sean Baker, Anora

Edward Berger, Conclave

Denis Villeneuve, Dune: Parte 2

Jacques Audiard, Emilia Peréz

Brady Corbet, The Brutalist

Coralie Fargeat, The Substance

Miglior attore:

Timothée Chalamet, A Complete Unknown

Ralph Fiennes, Conclave

Hugh Grant, Heretic

Colman Domingo, Sing Sing

Sebastian Stan, The Apprentice

Adrien Brody, The Brutalist

Miglior attrice:

Mikey Madison, Anora

Karla Sofìa Gascòn, Emilia Peréz

Marianne Jean-Baptiste, Hard Truths

Saoirse Ronan, The Outrun

Demi Moore, The Substance

Cynthia Erivo, Wicked

Miglior attore non protagonista:

Edward Norton, A Complete Unknown

Kieran Culkin, A Real Pain

Yuri Borisov, Anora

Clarence Maclin, Sing Sing

Jeremy Strong, The Apprentice

Guy Pearce, The Brutalist

Miglior attrice non protagonista:

Isabella Rossellini, Conclave

Selena Gomez, Emilia Peréz

Zoe Saldaña, Emilia Peréz

Felicity Jones, The Brutalist

Jamie Lee Curtis, The Last Showgirl

Ariana Grande, Wicked

EE Rising Star Award (voto del pubblico):

Marisa Abela

Jharrel Jerome

David Jonsson

Mikey Madison

Nabhaan Rizwan

Miglior debutto britannico di un regista, sceneggiatore, produttore:

Hoard

Kneecap

Monkey Man

Santosh

Sister Midnight

Miglior film in lingua non inglese:

All We Imagine as Light, di Payal Kapadia

Emilia Peréz, di Jacques Audiard

I’m Still Here (Ainda Estou Aqui), di Walter Salles

Kneecap, di Rich Peppiatt

The Seed of the Sacred Fig, di Mohammad Rasoulof

Miglior documentario:

Black Box Diaries, di Shiori ItĹŤ

Daughters, di Angela Patton e Natalie Rae

No Other Land, di Yuval Abraham, Basel Adra, Rachel Szor e Hamdan Ballal

Super/Man: The Cristopher Reeve Story, di Ian Bonhôte e Peter Ettedgui

Will & Harper, di Josh Greenbaum

Miglior film d’animazione:

Flow – Un mondo salvare, di Gints Zilbalodis

Inside Out 2, di Kelsey Mann

Il robot selvaggio, di Chris Sanders

Wallace & Gromit: Le piume della vendetta

Miglior sceneggiatura originale:

A Real Pain

Anora

Kneecap

The Brutalist

The Substance

Miglior sceneggiatura adattata:

A Complete Unknown

Conclave

Emilia Peréz

Nickel Boys

Sing Sing

Miglior audio:
Blitz

Dune: Parte 2

Il Gladiatore II

The Substance

Wicked

Miglior casting:

A Complete Unknown

Anora

Conclave

Kneecap

The Apprentice

Miglior fotografia:

Conclave

Dune: Parte 2

Emilia Peréz

Nosferatu

The Brutalist

Migliori costumi:

A Complete Unknown

Blitz

Conclave

Nosferatu

Wicked

Migliori scenografie:

Conclave

Dune: Parte 2

Nosferatu

The Brutalist

Wicked

Miglior trucco:

Dune: Parte 2

Emilia Peréz

Nosferatu

The Substance

Wicked

Miglior colonna sonora:

Conclave

Emilia Peréz

Nosferatu

The Brutalist

Il robot selvaggio

Migliori effetti speciali:

Better Man

Dune: Parte 2

Il Gladiatore II

Il regno del pianeta delle scimmie

Wicked

Miglior montaggio:

Anora

Conclave

Dune: Parte 2

Emilia Peréz

Kneecap

Miglior film per famiglie:

Flow – Un mondo da salvare

Il robot selvaggio

Wallace & Gromit: Le piume della vendetta

Kensuke’s Kingdom

Miglior cortometraggio britannico:

Marion, di Joe Weiland

Milk, di Miranda Stern

Rock, Paper, Scissor, di Franz Böhm

Stomach Bug, di Matty Crawford

The Flowers Stand Silently, Witnessing, di Theo Panagopoulos

Miglior cortometraggio britannico d’animazione:

Adiòs, di José Prats

Mog’s Christmas, di Robin Shaw

Wander to Wonder, di Nina Gantz

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Data articolo: Thu, 16 Jan 2025 11:49:01 +0000
Train de Vie
Amerikatsi, di Michael A. Goorjian

Il protagonista dalla finestra della sua cella segue le vicende familiari di un suo carceriere. Commovente favola di resistenza nell’Armenia Staliniana post bellica.

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Designato dall’Armenia per la corsa al Premio Oscar 2024 come Miglior Film Internazionale e rientrato nella Short List Finale, Amerikatsi è una favola di resistenza post Seconda Guerra Mondiale, nell’Armenia Staliniana. Il protagonista, Charlie, soprannominato dai suoi carcerieri Charlie Chaplin, è scampato al genocidio, riuscendo a scappare da ragazzino negli Stati Uniti, dopo aver visto giustiziare tutta la sua famiglia durante i rastrellamenti dei turchi nel 1915. Nel 1948 torna in Armenia e trova la realtà del comunismo sovietico, finendo ingiustamente in prigione, nonostante avesse trovato l’ala protettrice di una donna, compagna di un importante ed influente graduato. Proprio quest’ultimo, facendo credere alla moglie di avergli trovato un impiego, lo fa accusare di essere una spia americana, perché parla soltanto inglese, e di divulgare in pubblico il proprio credo religioso, solo per aver fatto il segno della croce. Della sua terra di origine ricorda soltanto una vecchia canzone che sentiva cantare in casa dai suoi genitori.

Charlie, interpretato dallo stesso regista, lo statunitense di origini armene Michael A. Goorjian che ha voluto dedicare l’opera a suo nonno, si ritrova in galera, in una cella lurida e gelida, con una finestrella senza vetro ma con le sbarre. Quella apertura sul mondo affaccia sul muro di cinta, ma grazie ad un evento non calcolato quel muro viene giù in parte, quel tanto che basta per aprire la visuale e lo sguardo su un appartamento abitato da una coppia che rappresenterà per l’americano il film della sua forzata detenzione, fatto di storie romantiche, comiche, drammatiche. In quell’appartamento ci vive una guardia della prigione, una volta artista e pittore, costretto a nascondere la sua vocazione per via dei suoi soggetti preferiti, le chiese. Charlie, destinato a terminare la sua esistenza in Siberia, torturato e umiliato quotidianamente, non smarrisce mai lo spirito giusto per lottare, nella speranza di mostrare come si possa trovare l’energia necessaria affinché si trovi la strada dell’elaborazione di un lutto atroce, uno dei più efferati delitti della Storia riguardante la diaspora armena.

Amerikatsi, seguendo la linea immaginaria ideale di La vita è bella o Train de vie, attraversa questo percorso funesto con grazia, ironia, umorismo, sentimento e trasporto drammatico all’unisono. Il protagonista è fermo, ma viaggia con la mente, in attesa agognante che al suo unico campo, in cui il monte Ararat si staglia all’orizzonte, si contrapponga il controcampo dell’uomo in divisa, una volta pittore, protagonista anch’egli involontario e ignaro. Il punto di vista sta all’interno di una cella e arrivano le immagini del fuori, dell’oltre i confini dei muri, dove tutto nel tempo si consuma e muore. Da quella cella, anno dopo anno, si scorgono uomini e donne che si amano, consumano pasti, hanno figli, ci si lascia, ci si ritrova e poi si vive. Il racconto non è cronologico, avanza e arretra in un tempo che fugge e che la memoria della guerra torna ad evocare. Commuove Charlie e commuove anche il tormento vissuto dal suo protagonista seriale. Se poi tutto fosse un’illusione, una favolistica illusione, sarebbe comunque una umanissima illusione.

 

Titolo originale: id.
Regia: Michael A. Goorjian
Interpreti: Michael A. Goorjian, Hovik Keuchkerian, Nelli Uvarova, Narine Grigoryan, Mikhail Trukhin, Jean-Pierre Nshanian, Aram Karakhanyan
Distribuzione: Cineclub Internazionale
Durata: 115’
Origine: Armenia, 2022

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Data articolo: Thu, 16 Jan 2025 09:32:31 +0000
Zac Chandler
Wolf Man, di Leigh Whannell

L’origine del male, in aperto dialogo con il trauma familiare e il rifiuto della mascolinità. Iperviolento e cupo, feroce e doloroso, il film più compiuto del regista.

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Prima, la cupa riflessione sul transumanesimo, abilmente camuffata da vengeance movie sci-fi e low budget di Upgrade, poi quella sulla violenza di genere del notevole L’uomo invisibile, ancora una volta sprofondata nei meccanismi e linguaggi propri del cinema horror. Con Wolf Man, prodotto da Ryan Gosling e BlumHouse, Leigh Wannell a distanza di cinque anni dal precedente lungometraggio, riflette su uno dei temi più dibattuti del momento: la mascolinità fragile e il travagliato rapporto coi padri, destinato a lasciare tracce scomode e dolorose sulla memoria e i corpi degli uomini, plasmandoli e segnandoli per sempre.

Come accaduto in occasione di Insidious 3 – L’inizio e L’uomo invisibile, Wolf Man torna ancora una volta al cinema horror, osservando il dramma e la ferocia propria degli istinti d’abbandono e ancora d’isolamento, che in misura differente, consapevolmente o meno, accomunano ciascuno di noi. Nonostante poi, sia nella disperata e cruda indagine sulle ragioni e radici della mascolinitĂ  qui messa in discussione, che Whannell rintraccia la svolta. Nella fragilitĂ  appunto, cui segue un processo di cambiamento e forse addirittura di completa e definitiva trasformazione, destinato a svelare che il male non è l’unica destinazione possibile e le sfaccettature dell’uomo e così dell’amore, sono sempre piĂą varie.

Christopher Abbott – lo ricordiamo nel controverso e seducente Sanctuary – incarna appieno questo concetto di mascolinità taciuta e sofferta ed il suo Blake è un uomo che non si è mai potuto sentire realmente tale, a causa di un modello distruttivo, relegato al passato, che inevitabilmente fa capolino anche nel presente. Vestendo i panni, dapprima confusi e poi logori di uno scrittore e padre di famiglia fuggito dalle montagne dell’Oregon, alla ricerca di una vita familiare armoniosa e soddisfacente, Abbott passa nuovamente per i codici di Sanctuary, seppur declinati in chiave horror e inaspettatamente drammatica.

Wolf Man, di Leigh Whannell

Poiché Blake ha già visto cosa significa essere “uomini veri” e ne rifiuta l’appartenenza. Le circostanze della vita però, lo riportano lì, ai luoghi delle origini e poi della fuga, dove l’incubo è iniziato e così il cambiamento. Con lui, Charlotte (Julia Garner), la moglie ormai in rotta, la figlioletta Ginger e la presenza che da quelle montagne non se ne è mai andata, restando in attesa del suo ritorno. Cos’è che gli impedisce di essere forte? A chi appartiene il verso, che lo ha sempre tenuto prigioniero di quelle montagne?

Whannell compie un impeccabile lavoro d’atmosfera e narrazione di luogo – ogni pianta, roccia e frammento boschivo, sembra essere un temibile rifugio del male – rispetto al quale la costruzione dei personaggi, svolge un interessante e inedito ruolo di supporto, senza mai superare tale limite. Tutto è a servizio dell’ambiente, ulteriormente amplificato da un sound design che richiama per certi versi The Village di M. Night Shyamalan e per altri The Ritual di David Bruckner, lavorando in sottrazione rispetto alla carnalitĂ  del male, che diviene concreta e dichiarata, solo nella seconda parte del  del film. Altrimenti suggerita e per questa ragione, ancor piĂą inquietante, curiosa e ambigua.

Al quarto lungometraggio da regista, Leigh Whannell realizza il suo film piĂą compiuto, feroce e doloroso, che forte di un lavoro sul body horror realmente crudo e ripugnante, ne rende l’accessibilitĂ  inevitabilmente limitata in termini di pubblico, nonostante recenti casi di grande fama. Deve molto a John Carpenter e Sam Raimi, eppure quelli di Whannell sono linguaggi – ed estetiche – sorprendentemente nuovi. Tali da permetterci d’osservare la nascita, di una nuova forma cinema, che nel riflettere sull’horror, i corpi e piĂą in generale la paura, affonda denti e sguardo nel reale, tornando ai traumi familiari, genitoriali e ancora sull’emotivitĂ , che appartiene ai luoghi, tanto fisici, quanto dell’anima. Gli stessi ai quali Blake sceglie di tornare e così anche noi.

 

Titolo originale: id.
Regia: Leigh Whannell
Interpreti: Christopher Abbott, Julia Garner, Sam Jaeger, Matilda Firth, Benedict Hardie, Ben Prendergast, Zac Chandler, Beatriz Romilly, Milo Cawthorne
Distribuzione: Universal Pictures Italia
Durata: 103′
Origine: USA, 2025

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Data articolo: Thu, 16 Jan 2025 07:42:10 +0000
vision du réel
Raoul Peck ospite d’onore di Visions du Réel

Il festival svizzero dedicato al cinema documentario accoglierĂ  il regista haitiano, protagonista di una retrospettiva e di una masterclass

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Visions du RĂ©el, il festival svizzero dedicato al cinema documentario, ha annunciato che Raoul Peck sarĂ  l’ospite d’onore della 56ÂŞ edizione, in programma a Nyon dal 4 al 13 aprile 2025. Il regista haitiano, noto per il suo impegno politico, sarĂ  protagonista di una retrospettiva con le sue opere non-fiction e terrĂ  una masterclass esclusiva. Tra gli appuntamenti piĂą attesi, l’anteprima del suo ultimo lungometraggio Ernest Cole: Lost and Found.

Raoul Peck, regista di I Am Not Your Negro, candidato agli Oscar e acclamato a livello mondiale, è famoso per il suo sguardo critico e il suo cinema attivista, spaziando tra lungometraggi e documentari che mettono in discussione il predominio culturale eurocentrico. Nato ad Haiti nel 1953, Peck è cresciuto tra Congo, Francia, Germania e Stati Uniti. Dopo studi in economia, giornalismo e fotografia, si è formato a Berlino. Dal 1995 al 1997 è stato inoltre Ministro della Cultura della Repubblica di Haiti. Tra i lavori più noti di Peck troviamo Lumumba, Moloch Tropical e la serie HBO Exterminate All the Brutes, un viaggio nella storia del colonialismo europeo, premiata con un Peabody Award. Il suo ultimo lavoro, Ernest Cole: Lost and Found, è stato presentato a Cannes 2024.

Per Emilie Bujès, direttrice artistica del festival: “Accogliere Raoul Peck è un onore immenso. Le sue opere rappresentano un modo alternativo e impegnato di pensare il mondo e la sua storia, raccontate con forza cinematografica e impatto politico straordinari”. Insieme a Werner Herzog, Claire Denis, Lucrecia Martel, Jia Zhangke, Marco Bellocchio, Claire Simon ed Emmanuel Carrère, Raoul Peck si colloca tra gli Ospiti d’Onore degli ultimi anni.

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Data articolo: Wed, 15 Jan 2025 17:00:50 +0000
warner media
Iris Knobloch confermata Presidente del Festival di Cannes

L'ex direttrice di WarnerMedia Francia è stata riconfermata per un secondo mandato alla presidenza del festival francese, rinnovando l'impegno nel sostenere il cinema femminile

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Iris Knobloch, prima donna a presiedere il Festival di Cannes nel 2022, è stata rieletta dal Consiglio di amministrazione dell’Associazione francese del festival all’unanimità per un altro mandato, che avrà inizio il prossimo luglio e coprirà le edizioni 2026, 2027 e 2028.

“Un segno di rinnovato sostegno, questa decisione saluta il lavoro svolto, garantisce la stabilità della direzione e continua i progetti strategici del Festival” si legge nel comunicato stampa. La dirigente nata in Germania, ma residente a Parigi da anni, continuerà a lavorare al fianco di Thierry Frémaux, storico delegato generale e direttore artistico del Festival di Cannes.

Knobloch ha trascorso 25 anni presso la WarnerMedia ed è stata presidentessa di WarnerMedia Francia, Benelux, Germania, Austria e Svizzera fino alla metà del 2021. Ha rivestito diversi ruoli dirigenziali anche a Los Angeles, Londra e Parigi.

“Continueremo a lavorare fianco a fianco per dare vita ed evolvere questo magnifico Festival, uno spazio unico dove tutte le opere, tutte le voci e tutti i talenti trovano il loro posto.” ha detto Knobloch ringraziando i membri del consiglio di amministrazione. Prosegue: “Desidero inoltre riaffermare il mio impegno a rendere il Festival un luogo di uguaglianza e riconoscimento per tutti, con particolare attenzione alle donne, affinché possano mettere in luce la loro incredibile creatività”.

La 78a edizione del Festival di Cannes si terrĂ  dal 13 al 24 maggio. La selezione ufficiale sarĂ  svelata verso metĂ  aprile.

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Data articolo: Wed, 15 Jan 2025 16:45:25 +0000
report
Franco Maresco torna in tv a Report

Il regista, nell'ambito di un'inchiesta sul legame Berlusconi - Cosa Nostra, rievoca l'incontro con Marcello Dell'Utri per Belluscone - Una storia siciliana, segnato da una profonda "palermitudine"

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Sono passati piĂą di 10 anni ormai dall’uscita di Belluscone – Una storia siciliana, in cui Franco Maresco ripercorreva, a modo suo (ovvero attraverso l’indimenticabile volto di Ciccio Mira, impresario nell’ambito dei festini di piazza e della musica neomelodica), i rapporti tra Silvio Berlusconi e la mafia palermitana. Non era passata inosservata al tempo la scena in cui Marcello Dell’Utri viene intervistato dal regista palermitano, in quanto mediatore tra Cosa Nostra e il Cavaliere.

In attesa che il documentario di Franco Maresco (Premio speciale della giuria Orizzonti alla 71ÂŞ Mostra del cinema di Venezia) possa essere riscoperto come uno dei film italiani piĂą importanti del decennio, è proprio l’intervista all’ex deputato e senatore di Forza Italia a tornare al centro dell’attenzione. Lo scorso 12 gennaio è infatti andato in onda su Report, nel corso di un’inchiesta legata proprio ai rapporti Berlusconi – mafia (giĂ  finita nella bufera dopo le reazioni di Marina Berlusconi e della politica), un servizio in cui il regista palermitano ha mostrato alcune parti inedite del suo incontro con Dell’Utri.

Quest’ultimo appare, come già nel film, seduto solennemente su un gigantesco trono e avvolto da una profonda oscurità. Qui parla di Palermo come di una matrigna e scherza sull’aldilà, affermando con certezza che Berlusconi sarebbe andato, una volta morto, direttamente in paradiso: “E possibile pensare che possa andare al di sotto di quel personaggio?” afferma, indicando il cielo. Non sono questi spezzoni inediti, in cui onestamente viene affermato poco di rilevante, a segnalarsi però nel servizio di Report. Anzi, è proprio la testimonianza di Franco Maresco il vero fulcro del discorso.

Il regista, in una rarissima apparizione televisiva, rievoca quindi proprio le ore passate con Dell’Utri, segnate da quella che lui stesso definisce palermitudine: “Fatta di codici, devi intendere e devi essere pronto a capire al volo che quello che sto dicendo significa un’altra cosa. La palermitudine è quelle cose che vengono lasciate fuori”. Vengono allora in mente le battute dell’ex senatore a proposito dei pentiti – “Non dire quella parola che mi evoca l’orticaria” – o il ghigno con cui evita la domanda sul suo legame con Stefano Bontate. Nel corso dell’intervista sembrò perfino disposto a sbilanciarsi a proposito di una presunta veritĂ  custodita da Berlusconi sull’omicidio Mattei, salvo poi essere salvato dal malfunzionamento del registratore audio.
Proprio nei mesi precedenti alla distribuzione di Belluscone – Una storia siciliana, Marcello Dell’Utri sarebbe stato condannato in via definitiva a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, con il suo ruolo di mediatore tra Berlusconi e la mafia riconosciuto dalla sentenza passata in giudicato.

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Data articolo: Wed, 15 Jan 2025 15:05:20 +0000

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