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Sono state diramate da qualche minuto le formazioni ufficiali di Napoli e Juventus. La gara si giocherà tra meno di un’ora, alle 20:45 al Maradona e risulta essere molto importante per la classifica di entrambe le squadre. Di seguito le scelte dei due tecnici.
NAPOLI (3-4-3): Milinkovic-Savic, Beukema, Rrahmani, Buongiorno, Di Lorenzo, Elmas, McTominay, Olivera, Neres, Højlund, Lang. All. Antonio Conte
Uomini contati per Conte a centrocampo che sceglie il 3-4-3 con Elmas. In attacco confermatissimo Neres (cinque le sue partecipazioni ai gol nelle ultime sei partite), accanto a Hojlund e Lang.Â
JUVENTUS (3-5-2): Di Gregorio, Kalulu, Kelly, Koopmeiners; Cambiaso, McKennie, Locatelli, Thuram, Cabal; Conceição, Yildiz. All. Luciano Spalletti
Luciano Spalletti torna a Napoli da ex e sfida per la prima volta in carriera in partite ufficiali Antonio Conte. Dopo aver registrato gli infortuni di Gatti e di Vlahovic, sceglie Koopmeiners come difensore centrale di sinistra accanto a Kalulu e Kelly (non ci sono sostituti in panchina). A centrocampo Thuram con Locatelli e McKennie. In attacco invece David e Openda con Zhegrova restano in panchina. La panchina di David e Openda è una chiara bocciatura del mercato juventino.
L'articolo Napoli-Juventus: Conte si affida a Elmas, Spalletti boccia il mercato e manda in panchina sia David sia Openda sembra essere il primo su il Napolista.
Sia la Roma che il Napoli parrebbero interessati a Federico Chiesa, esterno del Liverpool ex Juventus e Fiorentina. L’italiano non trova molto spazio a Liverpool sin dall’anno scorso, però a giugno aveva espresso la volontà di mettersi in gioco e di restare. Slot aveva accolto di buon grado l’opzione, ma è pur vero che anche in un momento in cui i rapporti con Salah sono ai minimi termini l’ex campione d’Europa non trova chissà che spazio o continuità performativa. Ne parla Tuttomercatoweb.
Si legge così sul portale dedicato al mercato:
“Federico Chiesa può tornare in Italia? Le buone prestazioni dell’ultimo periodo hanno messo l’accento su come l’esterno italiano stia decisamente meglio rispetto a un anno fa, trovando comunque poco spazio nel Liverpool di Slot. Ieri è rimasto in panchina novanta minuti contro il Leeds, nel 3-3 che ha ulteriormente allontanato i Reds dalle posizioni di testa.
Nei giorni scorsi però ci sono stati due sondaggi, da parte di Roma e Napoli, per Chiesa. Il club di Gasperini sta cercando un esterno sinistro – che possa rientrare sul destro – per il proprio attacco. Se ci fosse un’apertura al prestito, ecco che sarebbe pronto a chiedere informazioni. Gli azzurri hanno meno spazio, ma può rientrare nelle idee di avere una panchina più lunga dell’attuale. Il problema è che Mohamed Salah, ieri, ha ha avuto parole che danno ombra su una sua possibile permanenza”
«Sicuramente qualche volta in questa stagione Federico ha avuto un buon impatto entrando dalla panchina, ma abbiamo molte alternative nella sua posizione»
L'articolo Chiesa torna in Italia? Roma e Napoli hanno effettuato dei sondaggi nella giornata di ieri (Tmw) sembra essere il primo su il Napolista.
Stando al Guardian, la Coppa d’Africa continua a occupare uno spazio ambiguo nel panorama del calcio globale: un torneo di enorme valore sportivo e simbolico che, soprattutto in Europa, viene ancora troppo spesso letto in funzione degli interessi dei grandi club e dei campionati occidentali. Tra slittamenti continui, pressioni della Fifa, scelte politiche discutibili e un calendario sempre più soffocato, il calcio africano sembra costretto a ritagliarsi margini sempre più stretti per esistere davvero come protagonista.
Ne scrive così il quotidiano britannico:
“Per uno che prima dell’ultimo Mondiale ha dichiarato di sentirsi africano, Infantino ha uno strano modo di dimostrarlo. Il presidente suona ancora la vecchia canzone anticoloniale tanto amata da João Havelange per radunare la sua base di sostenitori in Africa, ma sembra altrettanto indifferente alla mancanza di un posto per il torneo continentale quanto lo è stato per la morte di migliaia di lavoratori migranti in Qatar. […] Il disprezzo per l’Africa è palpabile. […] Con solo cinque squadre qualificate per la Coppa del Mondo fino all’ultima espansione, la Nations League rimaneva il modo migliore per generare entrate per gli altri 50 membri della Caf. Se l’Europa si oppone, con così tanti africani che giocano per club europei, deve trovare un altro modo per finanziare il calcio del continente.
Inoltre, il regolamento Fifa obbliga i club a svincolare i giocatori per un solo torneo internazionale all’anno. Nell’anno del Mondiale, i club europei avrebbero avuto il diritto di rifiutare di far partecipare i giocatori alla Nations League. Il compromesso è questa competizione di dicembre/gennaio, che può essere classificata come torneo del 2025 per evitare che i club si rifiutino di svincolare i giocatori, e che cade anche durante la pausa invernale della maggior parte dei campionati europei. […]
La perdita di Mohamed Salah sembra meno significativa per il Liverpool rispetto agli anni precedenti, mentre il suo compagno di squadra egiziano Omar Marmoush ha iniziato due partite di campionato con il Manchester City in questa stagione. La spinta offensiva del Manchester United sarà influenzata dall’arrivo di Amad Diallo e Bryan Mbeumo rispettivamente in Costa d’Avorio e Camerun […] Ma questa non è una storia sulla Premier League. È una storia sul calcio africano e su come, nonostante tutta la retorica di Infantino, sia stato relegato ai margini, su come, mentre l’avidità allunga il calendario, abbia dovuto faticare per ricavarsi un angolino in cui potersi infilare quasi a malincuore nel suo torneo di punta“.
L'articolo Nonostante la sua retorica, a Infantino interessa poco dell’Africa e della sua Coppa (Guardian) sembra essere il primo su il Napolista.
Nel pre partita di Lazio-Bologna, il presidente della Lazio Claudio Lotito è intervenuto ai microfoni di Sky Sport. Di seguito il suo intervento integrale.
«Penso che stanno trovando una quadra, un gruppo che si è cementato, che ha potenzialità . Possiamo dire la nostra contro tutte le squadre, secondo me è un problema di concentrazione. Poi Sarri ci dirà quello che serve per crescere ulteriormente. La società non ha nessun interesse a indebolire la squadra, per fugare qualsiasi preoccupazione inventata. Sono convinto che la nostra sia una rosa con potenziale. Con il lavoro di tutti si possono creare le condizioni per riprendere un percorso che ci ha sempre visto in qualche modo presenti in Europa. Non dobbiamo fasciarci la testa prima di rompercela, senza voli pindarici, ma consapevoli di avere un gruppo molto motivato, unito e che può dire la sua.»
Sul mercato a gennaio
«Ho detto che la Lazio a gennaio non verrà indebolita, c’è una logica. Altrimenti continuiamo a fare i ragionamenti sul mercato, non siamo al supermercato dove pago uno e prendo tre. Faremo le cose che necessitano per migliorare e non mortificare le persone che ci sono all’interno dell’organico. L’allenatore ci dirà se ha bisogno di ritocchi per la squadra. I nostri giocatori sono tutti appettiti da tante squadre, ma non li abbiamo messi sul mercato.»
Su Immobile
«L’ho acquisito io, ho puntato su di lui e l’ho trattato come uno di famiglia. Grande giocatore, poi ha scelto di non proseguire, una scelta fatta autonomamente. Purtroppo tutto ciò che ha un inizio ha una fine, il tempo determina i cambiamenti. Io sono 22 anni che faccio il presidente, il tempo passa per tutti»
Su Sarri
«Penso che la squadra stia esprimendo un buon gioco, ho avuto apprezzamenti da tante persone che ritengono la squadra esprima un bel gioco. C’è spirito di gruppo, compattezza e determinazione. Spero rimanga fino alla fine, questo consentirebbe a tutti i giocatori di esprimere le loro potenzialità . Stanno rientrando gli infortunati, così la squadra potrà mostrare il proprio valore con alla regia il sapiente allenatore che è Sarri.»
Ritorni di Luis Alberto o Milinkovic-Savic?
«No. La squadra non sarà indebolita. C’è un confronto sereno e costruttivo in società , tutto quello che necessiterà verrà messo in atto. Dobbiamo anche valorizzare il patrimonio che abbiamo. Ci sono giocatori che erano fuori dal progetto e che oggi invece hanno mostrato il loro valore. Dobbiamo far si che si raggiunga sempre il meglio per raggiungere i nostri obiettivi.»
L'articolo Lotito: «Ritorni di Luis Alberto o Milinkovic-Savic? No, la squadra non sarà indebolita» sembra essere il primo su il Napolista.
Ce l’ha fatta. Al termine della sua settima stagione in Formula Uno, Lando Norris è diventato campione del mondo britannico nella storia della Formula 1. Norris, com’è noto, non arriva dalle fatiche della provincia operaia come Damon Hill, Lewis Hamilton e Jenson Button. Arriva da un’altra dimensione, quella del privilegio. Un privilegio che però non gli ha fatto sconti: lo ha messo, semmai, davanti all’obbligo di dimostrare che tutto quello che aveva se l’era meritato davvero. Ne scrive la testa belga Dernier Heure.
Per Lando Norris spesi fino a 400.000 euro in una stagione per farlo vincere nei kart
A sette anni il piccolo Norris voleva correre in MotoGP, ma il padre lo indirizzò saggiamente verso le auto. Per la sua famiglia, il modo migliore per trasformare il loro prodigio in un futuro campione era semplice: guidare, guidare, guidare. Preferibilmente con le migliori squadre. Grazie alla fortuna di famiglia, Norris corre tutti i weekend in kart, disputando fino a tre campionati contemporaneamente in un solo anno, mentre la maggior parte dei suoi avversari può permettersene uno solo. Il suo entourage non esita a spendere fino a 400.000 euro per una singola stagione in un team di vertice. Ma i risultati arrivano: diventa campione del mondo di kart nella categoria regina KF a soli 14 anni.
Attorno a lui tutto è già organizzato come per un campione, benché abbia appena 14 anni. Lando viene introdotto al pilotaggio e alla meccanica, si allena con il fitness e segue una dieta rigorosa. Fraser Sheader, ex rivale di un certo Lewis Hamilton nel karting, veglia su di lui.
(…) Mentre Lando disputa le stagioni in Formula Renault, in parallelo accumula test al volante di una Formula 3 (oltre 1.500.000 euro solo nel 2016!). E anche se McLaren dà una mano grazie a Zak Brown, diventato nel frattempo il suo mentore, è sempre il padre a firmare gli assegni. L’obiettivo è chiaro: il titolo europeo, che Lando conquista prima ancora di compiere 18 anni.
Si arriva alla McLaren.
Nei paddock, Norris porta una ventata di freschezza, diventando rapidamente il beniamino dei fan più giovani che scoprono la F1 grazie a Netflix. Fa dirette su Twitch mentre gioca ai videogiochi e interagisce con gli utenti, canta nell’abitacolo trasformando quel motivetto in un inno, e la sua risata incontrollabile in conferenza stampa a Silverstone resta un momento cult. Inoltre forma un trio molto affiatato con George Russell e Alex Albon. I tre giovani lupi, tutti britannici almeno da parte paterna (Albon è thailandese da parte di madre), si erano battuti in F2 e sono tutti sbarcati in F1 nello stesso anno. Nel 2020 Norris e McLaren vogliono proseguire sulla loro scia positiva e Lando ottiene il primo podio della carriera al GP d’Austria. Una stagione segnata dal Covid.
Più che mai, Norris è considerato un futuro grande campione e in patria ci si aspetta ormai la sua prima vittoria. Per due volte nel 2021 la sfiorerà : a Monza e soprattutto a Sochi, dove Lando, temendo di veder svanire il suo primo successo, decide ostinatamente di restare in pista con gomme slick mentre aumenta la pioggia. Lì Norris mostra le sue debolezze, forse non ancora abbastanza “duro†per diventare campione del mondo. Segue poi un blocco di 18 mesi, tra 2022 e metà 2023, complice una McLaren meno competitiva. Anche quando la vettura migliora e torna a lottare per i podi, Norris trova sempre un ostacolo chiamato Max Verstappen, dominatore con la Red Bull. In Gran Bretagna cresce l’impazienza e tra i più cinici Norris diventa “Lando NoWinsâ€.
L'articolo Lando Norris fino a ieri figlio di papà e “Lando NoWinsâ€: una carriera costruita anche coi soldi sembra essere il primo su il Napolista.
Lo ha fatto di nuovo, e dire che era da un po’ che non segnava. L’impatto di Osimhen al Galatasaray  è stato notevole. Ha segnato due gol nella spettacolare vittoria per 3-2 contro il Samsunspor venerdì sera, una prestazione emblematica della sua influenza durante tutta la stagione. Dal suo debutto lo scorso settembre contro il Çaykur Rizespor, il Galatasaray ha segnato 160 gol in 69 partite, e Osimhen ne ha realizzati 48 in sole 55 presenze (56 se si considera tra gol e assist), rappresentando quasi un terzo del rendimento della squadra. Ne scrive Sporx Â
Solo in questa stagione, l’attaccante ha segnato 11 gol in 14 partite in tutte le competizioni. Sei di questi sono arrivati ​​in Uefa Champions League, dove è attualmente secondo nella classifica marcatori dietro Kylian Mbappé del Real Madrid, che ne ha segnati nove. Seguono Harry Kane del Bayern Monaco ed Erling Haaland del Manchester City con cinque a testa.
Ogni suo intervento in campo è diventato determinante. La rovesciata con la quale ha segnato la partita contro il Samsunspor è stata spettacolare. Osimhen non è più un semplice attaccante, ma un vero perno del progetto tecnico dei turchi.
Secondo le statistiche, circa il 30% dei gol del Galatasaray da quando è arrivato portano la sua firma. E con soli quattro gol in più, Osimhen supererebbe Bafetimbi Gomis, diventando il miglior straniero realizzatore nella storia del club. Un traguardo che certifica il suo peso specifico all’interno della squadra.
Fin dall’inizio, Osimhen non era destinato a essere uno dei tanti nel reparto offensivo. La sua costanza, le qualità tecniche e la capacità di incidere in ogni momento decisivo lo hanno trasformato in un vero e proprio “esercito da soloâ€. Non solo numeri: il suo impatto emotivo è notevole, motivando compagni e tifosi, e guadagnandosi il rispetto di tutto l’ambiente.
Oggi Victor Osimhen non è solo un attaccante: è il simbolo del Galatasaray contemporaneo. Numeri da fuoriclasse, prestazioni costanti e capacità di incidere con gol e assist lo rendono insostituibile. Dove c’è Osimhen, c’è speranza per la vittoria e la certezza di avere un giocatore in grado di guidare la squadra nei momenti più difficili.
L'articolo Osimhen osannato in Turchia, da solo è mezzo Galatasaray: 48 gol in 55 partite sembra essere il primo su il Napolista.
Gian Piero Gasperini, tecnico della Roma, è intervenuto a Dazn nel post-gara di Cagliari-Roma. Di seguito quanto dichiarato.
Espulsione? «Mi sembra tutto chiaro, a differenza di quello che abbiamo visto contro il Napoli o altre volte. Si è già visto tutto…».
Dopo l’inferiorità numerica avete fatto molta fatica a trovare lo sviluppo di gioco.
«Sì, effettivamente in 10 la partita è diventata difficile anche se per un bel pezzo siamo riusciti a non subire dei pericoli. Era difficile costruire qualcosa di più, c’è stata qualche situazione di ripartenza ma è chiaro che in quelle condizioni anche di vento diventa più una battaglia che una partita vera. Abbiamo sicuramente fatto qualche errore grossolano che ci è costato la partita anche in fase difensiva».
Sul Cagliari
«Il Cagliari giocava molto sulle palle lunghe, bisognava riuscire sul piano tecnico a fare qualcosa in più. Non era facile perché il Cagliari come molte squadre del fondo della classifica stanno producendo un grande sforzo dal punto di vista agonistico, noi non siamo riusciti a fare meglio sul piano tecnico. Nel primo tempo potevamo fare di più, nel secondo tempo c’erano tutte le condizioni per mettere la gara sul piano che avevamo preparato ma è chiaro che l’espulsione ha cambiato tutto».
Sulla fisicità della gara
«La partita ad un certo punto è diventata una battaglia, aveva poco di una partita di calcio. Non era una gara giocata, in queste condizioni noi non siamo riusciti a recuperarla. Avremmo potuto farlo in undici ma a volte ci sono partite così e bisogna adeguarsi, al massimo potevamo portare la partita al pareggio ma devo dire che i miei ci hanno messo impegno».
L'articolo Gasperini: «Il secondo tempo ha avuto poco di una partita di calcio, in undici avremmo fatto meglio» sembra essere il primo su il Napolista.
Cagliari-Roma termina con il risultato di 1 a 0 in favore dei sardi. Per i capitolini si tratta della seconda sconfitta di fila dopo quella contro il Napoli. Giallorossi in 10 dal 52esimo per l’espulsione di Celik. A segno l’ex Napoli Gianluca Gaetano. Alla fine, tutti i nodi vengono al pettine. Nodi che portano la firma dei Friedkin e di Massara, incapaci di allestire una squadra all’altezza delle ambizioni di Gasperini e di una città come Roma. La colpa più eclatante? Ovviamente l’assenza di un centravanti di peso, in grado di svoltare partite ostiche come quella dell’Unipol Domus. Ferguson è impalpabile e, ancora una volta, Gasp ha dovuto schierare Baldanzi falso nove. I risultati? Sotto gli occhi di tutti.
La Roma cerca di gestire il possesso palla con continuità , ma spesso è il Cagliari a risultare più pericoloso, grazie soprattutto a rapidi contropiedi orchestrati da giocatori come Borrelli, Folorunsho e Sebastiano Esposito. I giallorossi tentano di creare azioni offensive fino all’intervallo, ma, complice anche un attacco poco collaudato, faticano a costruire opportunità realmente pericolose. Il Cagliari, invece, viene contenuto più volte dai difensori Ndicka e dal portiere Svilar. All’intervallo dell’Unipol Domus il punteggio resta inchiodato sullo 0-0.
Nel secondo tempo, i giallorossi rimangono in 10 uomini per espulsione di Celik al 52esimo. In un primo momento era stato decretato un calcio di rigore per i padroni di casa a seguito di un contatto tra il turco e Folorunsho. Dopo l’intervento del Var, però, è emerso che il fallo era iniziato al di fuori dell’area: di conseguenza, viene assegnata solo una punizione. Per Celik, invece, scatta il cartellino rosso diretto.
Il goal di Gaetano arriva all’82. L’ex fantasista del Napoli porta in vantaggio i sardi segnando sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Il cross dalla bandierina arriva al secondo palo, dove Gaetano controlla di petto e, con un rapido tiro di controbalzo e un paio di leggere deviazioni, realizza il gol che sblocca la partita.
L'articolo La Roma è semplicemente una squadra mediocre, è cominciata l’inesorabile caduta sembra essere il primo su il Napolista.
La Fiorentina prende posizione dopo le gravi minacce ricevute dai propri calciatori e dalle loro famiglie a seguito della sconfitta per 3 a 1 contro il Sassuolo. Il comunicato ufficiale.
“Acf Fiorentina esprime piena solidarietà e piena vicinanza ai calciatori e alle loro famiglie, a seguito delle inaccettabili e vergognose minacce ricevute nelle ore successive alla sconfitta di Reggio Emilia contro il Sassuolo. Comportamenti di questo tipo non possono avere alcun posto nel calcio, né in nessun ambito della nostra società . Il Club si è messo subito in contatto coi propri tesserati e con le autorità competenti per garantire che vengano adottate tutte le misure necessarie a tutela della sicurezza e della serenità dei giocatori, dei membri dello Staff, dei loro cari e delle famiglie coinvolte.”
“Acf Fiorentina, nel ringraziare i tanti sostenitori che hanno già manifestato affetto e sostegno in merito a questi fatti incresciosi, ribadisce che non ci sarà mai spazio per intimidazioni, odio o violenza.”
“Il nostro impegno nella protezione dei nostri giocatori e delle loro famiglie rimane assoluto.”
Fiorentina, sempre peggio: le mogli dei calciatori minacciate dai tifosi sui social (CorSera)
Come riportato dal Corriere della Sera:
La Fiorentina sprofonda anche a Reggio Emilia e adesso guarda in faccia la serie B. Dopo Bergamo, Dzeko aveva chiesto aiuto al pubblico viola per uscire dalle sabbie mobili della classifica, ma gli oltre 3mila che hanno seguito la squadra, hanno assistito soltanto ad un’altra, sconcertante prova viola: le sconfitte in campionato adesso sono 8, con 24 gol presi (peggior difesa del campionato) e zero vittorie all’attivo.
L'articolo La Fiorentina condanna le minacce social alle famiglie dei calciatori: “Comportamenti di questo tipo non possono avere alcun posto nel calcio” sembra essere il primo su il Napolista.
Michael Owen, leggenda dei Reds, Pallone d’oro nel 2001, ha criticato su X lo sfogo di Mohamed Salah, arrivato dopo il pareggio per 3-3 rimediato contro il Leeds. Ricordiamo che per Momo si è trattata della terza panchina consecutiva.
“Posso immaginare come ti senti. Hai portato questa squadra sulle spalle per molto tempo e hai vinto tutto ciò che c’era da vincere. Ma questo è un gioco di squadra e non puoi semplicemente dire pubblicamente quello che hai detto. Tra una settimana sarai in Coppa d’Africa. Non ti conveniva  trattenere le parole, goderti l’opportunità di rappresentare il tuo paese e vedere come sarebbero state le cose al tuo ritorno?”
Il Liverpool ieri ha pareggiato 3-3 contro il Leeds e non riesce a venir fuori da una serie di risultati negativi in Premier League. Mohamed Salah è rimasto per tutta la partita in panchina, e subito dopo il pareggio si è sfogato in merito al suo rapporto con l’allenatore Arne Slot.
L’attaccante egiziano ha dichiarato a Tv2 Sport: «Per me non è accettabile stare in panchina. Ho fatto così tanto per questo club. Non devo lottare ogni giorno per la mia titolarità perché me la sono guadagnata. Avevo un buon rapporto con l’allenatore. All’improvviso non abbiamo più un rapporto. La società mi ha fatto grandi promesse in estate, e finora sono stato in panchina per tre partite. Tutto quello che posso chiedere è di mantenere le promesse».
Il Telegraph scrive a proposito delle dichiarazioni del calciatore:
Di tutte le cose che avrebbe potuto fare Salah, doveva sicuramente sapere che per un allenatore del Liverpool sotto pressione, e un club in difficoltà , parlare così era tra le cose più dannose di tutte. In dieci anni non aveva mai parlato così ai giornalisti. Il tema delle sue critiche era ciò che il Liverpool gli deve per essere il più grande marcatore della storia moderna del club, terzo nella lista di tutti i tempi. Ma l’unica cosa che nessuno ha di diritto incondizionatamente è un posto tra i titolari. Se l’accordo per mantenere un giocatore dello status di Salah è che deve giocare ogni partita, allora sta chiedendo l’unica cosa che nessun club serio può concedergli. Per quanto riguarda il rispetto, visto che il giocatore ha detto che sta mancando, questo è un club che ha rinnovato il suo contratto con lo stipendio più alto di quanto avesse mai pagato qualsiasi giocatore. Quindi non è chiaro il suo sfogo.
L'articolo Anche Owen critica lo sfogo di Salah contro Slot e il Liverpool: «Il calcio è un gioco di squadra» sembra essere il primo su il Napolista.
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