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Recensione: La raccolta, pubblicata postuma, comprende dieci poesie (otto in lingua italiana e due in inglese), tutte scritte tra l'11 marzo e il 10 aprile del 1950 a Torino e tutte inedite, ritrovate fortuitamente tra le sue carte dopo la sua morte, in duplice copia, nell'ordine in cui sono state pubblicate.
La raccolta, pubblicata dall'editore Giulio Einaudi nel 1951 comprende anche i versi appartenenti al gruppo La terra e la morte che furono composti nel 1945 a Roma e pubblicati precedentemente, nel 1947, sulla rivista Le Tre Venezie.
Si tratta di liriche d'amore permeate di una struggente nostalgia scritte con uno stile insolito per Pavese dedicate all'attrice statunitense Constance Dowling, l'ultimo suo amore, conosciuta alla fine del 1949 dalla quale era stato superficialmente abbandonato e che lo aveva lasciato in un completo sconforto.
Con la raccolta Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, che conclude l'arco pavesiano, l'autore riprende i temi già sperimentati nei componimenti più tardi di Lavorare stanca e nella raccolta poetica del 1945 La terra e la morte. La donna, la cui liricizzazione avviene attraverso le metafore dei grandi temi dell'autore come la terra, la vigna, il vento, la vita e la morte, è il motivo unico e assoluto che pervade tutte le liriche dell'opera e non è più e solo il termine di paragone della realtà simbolica, ma è la realtà , la speranza e la disperazione(Cesare Pavese, Gianni Venturi, La Nuova Italia, 1975, pag. 114).
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