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Dall'ultima di copertina del primo volume: Partendo dalla teoria del rispecchiamento, che per Lukács è costitutiva del materialismo dialettico, egli intende per peculiarità del fatto estetico il modo particolare con cui l’arte rispecchia la realtà . Occorre quindi anzitutto definire le caratteristiche del pensiero che riflette l’esperienza della vita quotidiana e da cui lentamente si differenziano da una parte il pensiero scientifico, dall’altra il rispecchiamento artistico. Questo viene colto nella sua genesi dal mondo della magia e seguito e analizzato nelle forme della sua piena consapevolezza. Una volta definite le peculiarità oggettive della mimesi artistica, Lukács passa ad esaminare il modo in cui esse si manifestano nel soggetto, differenziando l’esperienza artistica dalle altre, e per questo si serve di indagini psicologiche derivanti (con notevoli modifiche) dalla psicologia pavloviana. La teoria della mimesi estetica abbisogna a questo punto di un approfondimento per quanto concerne quei casi limite – musica, architettura, ecc. – cui essa a prima vista non sembra potersi applicare. L’opera si conclude con un capitolo sulla funzione emancipatrice dell’arte. La sua autonomia, il suo «essere per sé» – in cui si assommano le sue differenze con le altre forme di rispecchiamento – implicano il riconoscimento del mondano e la negazione della trascendenza. Perciò l’alternativa simbolo-allegoria non è una scelta indifferente tra diversi strumenti espressivi, ma è quella tra l’accettazione o il rifiuto di questa funzione immanentistica dell’arte, per cui essa contribuisce a liberare l’uomo dalla religione, additando sulla terra quella possibilità di una vita piena che la religione situa soltanto nell’aldilà .
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